Podio Lombardia U23 2025: Callum Thornley, Elliot Rowe, Antoine l'Hote

Nel giorno dell’europeo U23, Thornley si prende il Lombardia

04.10.2025
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OGGIONO – Le nuvole grigie e il cielo che sembra sfiorare le teste dei corridori hanno portato un vero clima autunnale sulle strade del Lombardia U23. Ha vinto Callum Thornley, cronoman scozzese della Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, con una volata dove contava avere testa e lucidità. Ha battuto gli altri tre contendenti alla vittoria: Elliot Rowe, Antoine l’Hote (i due sono insieme al vincitore nella foto di apertura) e Mattia Negrente .Una volta appoggiata la bici al muro giallo pastello di una casa qualunque Thornley non sta più fermo, cammina a destra e sinistra, esulta, urla e sorride felice. La sua prima vittoria in linea da under 23 coincide con una classica della categoria, arrivata alla sua 97ª edizione e che ha lanciato grandi nomi del ciclismo professionistico.

«Vincere qui è davvero speciale – dice con un sorriso largo così dall’alto dei suoi 190 centimetri – lunedì ho parlato con il diesse del team e abbiamo deciso che sarei venuto qui con l’obiettivo di vincere. Riuscirci è davvero surreale, anche perché è la prima vittoria su strada in una gara difficilissima. La Federazione della Gran Bretagna non ha partecipato agli europei U23, quindi sono venuto qui in una gara di grandissima importanza per questa categoria».

Un cronoman sul Ghisallo 

La giornata è stata caratterizzata da una fuga uscita quando all’arrivo mancavano oltre cento chilometri. Tanti per pensare di arrivare fino alla fine, ma i quattordici corridori che si sono avvantaggiati durante i giri iniziali hanno trovato l’accordo giusto e da dietro il gruppo ha potuto solamente guardare la corsa scivolare via. Per tutti il momento cruciale sarebbe stata la salita del Ghisallo. In un certo modo lo è stata, perché da dietro nessuno si è mosso e così la gara davanti è continuata. Si trattava di resistere, stare davanti e non sprecare troppe energie e così Thornley ha fatto.

«Quando siamo entrati sui fuggitivi – continua a raccontare il corridore della Red Bull-BORA-Hansgrohe nel retro podio – ho guardato il computerino e ho visto che mancavano ancora 110 chilometri all’arrivo. Ho capito subito che sarebbe stata una giornata lunga. La penultima salita (Colle Brianza, ndr) era durissima, molto più del Ghisallo, lì ero ancora in controllo».

«E’ un bel modo per salutare la categoria U23 – dice Thornely – l’anno prossimo sarò promosso nel WorldTour. Questa vittoria era l’ultima cosa che dovevo fare prima di diventare professionista. Molti pensano sia un cronoman, ma non so nemmeno io che corridore posso diventare, spero solo di lavorare bene per il team il prossimo anno». 

La generosità di Negrente

Il più attivo nella giornata di oggi è stato sicuramente Mattia Negrente, il veneto della XDS Astana Development Team ha corso in maniera generosa, forse troppo in certi momenti. Ha rischiato, poi si è staccato ed è rientrato con uno sforzo incredibile. Quando ha lanciato la volata finale ha però sbagliato il momento cui alzarsi sui pedali, e questo è il suo unico rammarico di oggi. 

«Dopo cinquanta chilometri io e un ragazzo del team Tirol – racconta all’arrivo – abbiamo lanciato la fuga giusta. E’ stata un’azione nata per caso, perché non mi sentivo benissimo e volevo provare a sbloccare le gambe. Poi quando sono rientrati anche gli altri abbiamo trovato l’accordo, ci siamo guardati quasi ridendo e siamo andati».

«Nel finale, su uno strappo, mi sono staccato – continua – ma perché pensavo che la salita fosse più lunga e volevo gestire le forze. Una volta rientrato, insieme a due ragazzi della Decathlon AG2R LA Mondiale, non c’era un grande accordo. Ho tirato tanto, e ho tentato anche un allungo, ma evidentemente li ho pagati. Allo sprint sono arrivato poco lucido, penso di non aver mai sbagliato una volata in questo modo. Ho visto l’arrivo e sono partito, quando ho alzato gli occhi sui cartelli ero ai 300 metri e mi sono detto: «Basta, l’ho persa».

L’europeo della discordia

Il Lombardia U23, così come la Coppa Agostoni domani, e oggi il Giro dell’Emilia Donne, si svolgono in concomitanza con le prove su strada degli europei. In Francia i migliori atleti sono in lotta per il titolo continentale, un danno non da poco per alcune delle corse di riferimento del calendario italiano e non solo. 

«Le squadre non sono mancate – racconta a fine corsa Daniele Fumagalli, Presidente del Velo Club Oggiono, società organizzatrice del Lombardia U23 – anche i nomi. Thornley era uno dei favoriti e non ha deluso, purtroppo la sovrapposizione di date ci ha in qualche modo penalizzati. Abbiamo parlato con la Federciclismo ma ci hanno detto che non potevano fare nulla, sono decisioni che spettano all’UCI e al UEC. In settimana ho anche chiesto alla Federazione di lasciare Lorenzo Finn libero dal campionato europeo per farlo correre qui in maglia iridata. Ci hanno detto che non sarebbe stato possibile, è stato un altro schiaffo che abbiamo preso ma noi andiamo avanti e cerchiamo di fare sempre tutto al meglio».

Negrente riparte dalla Grecia, ma quel pari tempo non va giù…

06.03.2025
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Se lo scorso anno l’inizio di stagione di Mattia Negrente era stato incoraggiante, questo 2025 ha preso il via ancora meglio per il diciannovenne del devo team della XDS Astana. L’anno scorso aveva colto la terza piazza al Visit South Aegean Islands, in Grecia, questa volta ha fatto ancor meglio con la seconda piazza condita però da una vittoria di tappa. Ma in generale è tutta la sua corsa che ha destato molta sensazione, come se anche nel suo caso fosse in corso una vera evoluzione, al pari di altri corridori del “team madre” kazako.

Lo scorso anno Negrente ha colto una vittoria in Slovenia e 7 Top 10. Un bilancio da migliorare
Lo scorso anno Negrente ha colto una vittoria in Slovenia e 7 Top 10. Un bilancio da migliorare

La protezione del team

Questa volta però il veronese aveva avuto già occasione per rompere il ghiaccio partecipando alle 4 corse di Mallorca nelle file del team WT, lavorando per i compagni, ma evidentemente quel lavoro ha avuto buon influsso.

«Ho sentito subito che la gamba girava bene – afferma da Rodi dove tornerà in gara sabato – avevo belle sensazioni, ma la corsa positiva è stata anche che sul percorso della prima tappa, pieno di su e giù, la squadra ha corso davvero bene. Mi hanno permesso di risparmiare molte energie stando a ruota e quelle forze mi sono venute utili quando a una trentina di chilometri dal traguardo abbiamo ripreso la fuga. Sull’ultima salita i compagni mi hanno aiutato a chiudere un importante buco e a mettermi in buona posizione per la volata finale. Parte della vittoria è anche loro».

Alla fine però, nella classifica generale hai perso dal danese Hansen pur essendo a pari tempo. Quanto ti è dispiaciuto?

Enormemente, qualche parolaccia quando l’ho saputo mi è uscita… E’ come perdere per mezzo millimetro e stai lì a chiederti dove potevi guadagnare, recuperare, se hai fatto qualche sbaglio… Non era certo una gara WorldTour, però dispiace sempre, perché una vittoria ci sarebbe servita. Probabilmente nella seconda tappa eravamo in tanti e ho perso qualche posizione, dovendo partire così presto. Abbiamo chiuso con Mellano quarto e io quinto. Hansen era davanti, con poco potevamo batterlo. Ma come team siamo andati bene, abbiamo anche vinto la classifica a squadre, quindi nel complesso non ci possiamo lamentare.

La volata vincente di Koskinou, battendo Hansen che però lo befferà il giorno dopo (Cyclingphoto.gr)
La volata vincente di Koskinou, battendo Hansen che però lo befferà il giorno dopo (Cyclingphoto.gr)
La sensazione è che però ci troviamo di fronte a un Negrente diverso dallo scorso anno…

Sicuramente l’inverno è stato molto proficuo, abbiamo lavorato molto con il nuovo staff. In generale tante differenze non ci sono, io ero con loro già lo scorso anno e devo dire che avevo visto subito un’organizzazione di prima qualità. La cosa che apprezzo molto è che non ci mettono pressione, chiaramente la nostra situazione è diversa da quella del team principale dove c’è da fare i conti con il ranking.

Tu però hai “assaggiato” anche l’attività principale, hai trovato qualche cambiamento?

Diciamo che noi del devo team prendiamo un po’ ispirazione, perché si vede come riescano a correre di squadra. Per noi sono uno stimolo e così cerchiamo di replicare quell’affiatamento. Inoltre, non è cosa di poco conto che quasi la metà della squadra sia italiana, quindi si è formato un bel gruppo, ma non solo con noi, anche con i russi, i kazaki, il danese Wang.

In Grecia fondamentale è stato l’affiatamento nel team, con Delle Vedove e Vinokourov a proteggerlo (Cyclingphoto.gr)
In Grecia fondamentale è stato l’affiatamento nel team, con Delle Vedove e Vinokourov a proteggerlo (Cyclingphoto.gr)
E’ questione anche di lingua? Spesso si dice che un ostacolo per molti che vanno all’estero è riuscire a superare l’ostacolo della comunicazione…

Questo è un tema interessante. Noi parliamo principalmente inglese perché ormai nel ciclismo se non lo sai sei davvero in difficoltà. Poi è chiaro che nel nostro gruppo riusciamo a intenderci più rapidamente con l’italiano, ma bisogna dire che molti dello staff lo sanno parlare. Il massaggiatore è italiano, il meccanico è russo ma parla quasi meglio l’italiano dell’inglese. Le riunioni si fanno comunque sempre in inglese, questa è una regola di base.

Tu avevi ottenuto buoni risultati anche lo scorso anno, ti è rimasto qualche rammarico per essere ancora nella development?

Assolutamente no, sono convinto che sarebbe stato troppo presto. Mi ero ripromesso che mi servivano almeno un paio d’anni fra gli Under 23, per imparare, capire bene e infatti vedo che già rispetto al 2024 la differenza da questo punto c’è, ma mi sento ancora un “work in progress”. Vedremo come andranno le cose quest’anno, ma se alla fine mi diranno che serve ancora una stagione nel team accetterò di buon grado.

Negrente ha iniziato la sua stagione correndo le 4 corse di Mallorca, insieme al team maggiore
Negrente ha iniziato la sua stagione correndo le 4 corse di Mallorca, insieme al team maggiore
Avrai ancora occasione di correre con il team principale?

Sicuramente, come ho già fatto in Spagna e come avevo fatto lo scorso anno. Andrò ad esempio alla Settimana Coppi e Bartali dove sarò al servizio di chi sarà scelto come leader, poi da aprile a giugno avremo tanta attività di categoria e lì spero davvero di tirare fuori qualcosa di buono. Non mi pongo obiettivi particolari, non c’è una gara che mi piace più di altre. Voglio solo tirare il colpo quando ci sarà l’occasione per avvicinarmi sempre più a quel grande traguardo di fine stagione…

Delle Vedove al devo team Astana: ha vinto la voglia di cambiare

04.01.2025
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Dopo un lungo periodo di silenzio Alessio Delle Vedove ha tolto il velo sulla stagione 2025. Il veneto di Mirano, che tra poco più di un mese compirà ventuno anni correrà nel devo team della XDS Astana Team. Messa alle spalle l’esperienza con la Intermarché-Wanty è ora di concentrarsi su questa nuova avventura. Le feste sono trascorse serenamente, in compagnia della fidanzata, tra Milano e la Valle d’Aosta. Nei prossimi giorni sarà tempo di chiudere nuovamente la valigia per partire alla volta del secondo ritiro stagionale. 

«Sto andando in stazione a prendere il treno – ci racconta subito – tra poco sarò a casa. Durante queste vacanze ho pedalato, con calma e tranquillità. Nonostante fossi in posti di montagna non faceva nemmeno troppo freddo, si stava sui cinque o sei gradi».

Nella XDS Astana Development Team i ragazzi italiani sono sei sui sedici totali
Nella XDS Astana Development Team i ragazzi italiani sono sei sui sedici totali

Il nuovo mondo

Un italiano nel devo team kazako, il sesto sui sedici ragazzi che ne vanno a comporre la rosa. Si fa presto a chiedere come sia stato per Delle Vedove, ragazzo italiano cresciuto negli ultimi due anni in Belgio, tornare a respirare aria di casa. 

«Mi sono trovato subito bene – ci dice – è vero che il clima qui è familiare, disteso. La squadra mi piace molto, nel primo ritiro eravamo tutti insieme nella stessa struttura. Solo durante gli allenamenti eravamo divisi. Anche a tavola mi è capitato spesso di trovarmi seduto accanto a corridori del team WorldTour. Una cosa che in Intermarché difficilmente accadeva, la divisione era più netta. Cambiare lingua e passare dal belga all’italiano è bello. La comunicazione è più facile e diretta, anche dopo cena capita di restare a parlare e scherzare. Mentre in Intermarché si tornava subito in stanza».

Delle Vedove arriva nel team kazako dopo due anni con la formazione di sviluppo dell’Itermarché (Photo Gomez)
Delle Vedove arriva nel team kazako dopo due anni con la formazione di sviluppo dell’Itermarché (Photo Gomez)
Conoscevi già qualcuno?

Negrente e Romele. Con loro ho corso spesso insieme da juniores. Nel ritiro di dicembre ero in stanza con Negrente. Ci siamo confrontati tanto, abbiamo parlato di molte cose. Arrivo in un momento in cui mi sento in vena di nuove esperienze e con tante motivazioni.

Quali sono gli stimoli che ti muovono?

In generale l’aria che si respira in squadra. E’ arrivato lo sponsor nuovo e si vede la qualità maggiore dei materiali e la cura dei dettagli. Sono stato un’ora e mezza a fare dei plantari e ho speso lo stesso tempo per sistemare la posizione in bici. 

Il corridore veneto ha corso tanto nel Nord Europa (foto Flanders Tomorrow Tour)
Il corridore veneto ha corso tanto nel Nord Europa (foto Flanders Tomorrow Tour)
Come arrivi in questo nuovo anno?

Il 2024 non è stato il migliore, ma ho imparato tanto. Non si scoprono cose nuove solo quando si vince, ma anche quando si perde. Vedo i miei valori aumentati e voglio partire da questa cosa. 

Il contatto con Astana quando è avvenuto?

A luglio. Mi cercavano da un po’. Ne ho parlato con il mio procuratore e avevamo pensato che potesse essere una bella occasione. Poi anche in Intermarché mi sono trovato bene, non lo posso negare. Ma la scelta è arrivata per il gusto di provare e vedere qualcosa di nuovo. 

Delle Vedove vorrebbe tornare in Belgio per correre le classiche U23 da protagonista
Delle Vedove vorrebbe tornare in Belgio per correre le classiche U23 da protagonista
Per questo hai corso poco nella seconda metà della scorsa stagione?

Può essere. Ho terminato le gare a settembre, non l’ho scelto io però me ne sono fatto una ragione. Nonostante non corressi più ho comunque continuato ad allenarmi fino al 20 ottobre, concentrandomi su di me. Grazie al preparatore ho messo insieme un bel blocco di lavoro e sento che ha dato i suoi frutti. 

Come ti senti in vista del 2025?

Più maturo, sento di stare facendo i passi giusti sia in gara che fuori. In vista della stagione sono fiducioso, correrò subito con i professionisti in Spagna, poi forse all’AlUla Tour. Al di là di tutto tornerò a correre in Italia, mi era mancato. Mi piacerebbe correre il Giro Next Gen, ma vedremo come andrà la selezione. 

Che aria si respira in squadra, vista anche la classifica UCI?

Un po’ si capisce che ci sono dei pensieri a riguardo, d’altro canto siamo in un momento in cui vedo tutti concentrati per fare le cose al meglio

Nel suo primo anno da U23 ha vinto tre corse, tutte nel Nord Europa (foto DirectVelo)
Nel suo primo anno da U23 ha vinto tre corse, tutte nel Nord Europa (foto DirectVelo)
A livello atletico c’è stato qualche cambiamento?

In bici no. I lavori e gli allenamenti che si fanno sono sempre gli stessi, non ho visto cambiamenti nemmeno sull’intensità. La cosa diversa è la cura della palestra, dove sto facendo più ripetute sulla parte alta. Infatti fisicamente mi sento meglio, più definito. Anche nella pedalata mi sento più stabile, con più forza nella parte della schiena. 

Prossimi appuntamenti?

Tra poco partiremo per il secondo ritiro, sempre in Spagna. Non vedo l’ora, anche perché poi inizieremo a correre!

Esordio in Grecia per Negrente e arrivano subito risultati

07.03.2024
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Esordio migliore non ci poteva essere per Mattia Negrente, che alla sua prima esperienza agonistica in assoluto nel devo team dell’Astana Qazaqstan ha portato subito a casa podi importanti. Soprattutto per il suo morale, dimostrando da subito che la nuova dimensione, all’esordio fra gli U23, si adatta perfettamente a lui, come un vestito fatto su misura.

Negrente si è presentato al via della Visit South Aegean Islands, una gara a tappe greca (anche se chiamarla “gara a tappe” è un po’ un azzardo avendo caratterizzato solo il weekend) portando a casa una piazza d’onore nella prima tappa e il 10° nella seconda che gli sono valsi il podio assoluto finale e soprattutto la vittoria nella classifica dei giovani. Nella successiva chiacchierata però, Negrente parte da spunti diversi rispetto alla classifica nuda e cruda.

«Sono tornato dalla Grecia con ottime sensazioni, davvero soddisfatto ed esaltato perché ho ottenuto molto più di quel che immaginavo in termini di prestazioni. Ero partito senza obiettivi specifici, anche perché non ero al massimo, recentemente ho anche avuto problemi al tendine di un ginocchio. Quando siamo partiti avevo paura di spingere, invece poco a poco ho visto che rispondevo sempre meglio e alla fine sono venute fuori prestazioni davvero importanti».

La premiazione a Salakos, Negrente è stato il miglior giovane, finendo 3° assoluto (foto Instagram)
La premiazione a Salakos, Negrente è stato il miglior giovane, finendo 3° assoluto (foto Instagram)
Per te era una prima assoluta: nuovo team, nuova categoria, nuovo modo di correre…

E’ cambiato davvero tutto e ho avuto un assaggio di quel che sarà, visto che il nostro team farà tutte prove internazionali. Il livello è davvero alto e penso che si alzerà sempre di più, soprattutto se, come spero, avrò occasione di confrontarmi con i pro’ e di correre con la squadra maggiore. Dopo due sole gare è difficile sbilanciarsi, ma posso dire che l’organizzazione del team è davvero al top, non manca nulla.

Cambia davvero il sistema di corsa rispetto a quello a cui eri abituato?

Per quel che ho visto sì. Qui ti trovi all’inizio che parte la fuga, guadagna minuti e nessuno se ne preoccupa. Bisogna cambiare il proprio schema mentale, non farsi prendere dal nervosismo. Nella prima tappa hanno raggiunto anche i 7’30” di vantaggio, ma a 30 chilometri dall’arrivo eravamo già tutti insieme. Questo perché i team sono molto più compatti e organizzati.

La volata della prima tappa in Grecia, con il veronese battuto dal norvegese Drege (foto Nassos Triantafyllou)
La volata della prima tappa in Grecia, con il veronese battuto dal norvegese Drege (foto Nassos Triantafyllou)
Com’erano dal punto di vista tecnico e climatico le due corse greche?

Non durissime, al di là del chilometraggio. Percorsi sicuramente abbordabili, giusti per essere a inizio stagione, anche se in fin dei conti il dislivello non era male, 1.700 metri. Alla vigilia della partenza pensavo che, essendo in una piccola isola, le gare sarebbero state caratterizzate dal vento, invece non è stato così, abbiamo anche trovato il sole e temperature di 20°, anche se il secondo giorno alla partenza ci siamo presi una bella grandinata…

Che cosa dici dei chilometraggi così lunghi? Non ci eri abituato…

No, infatti cambia molto e pensavo fosse lo scoglio principale da superare, perché non sapevo come avrebbe reagito il mio fisico a sforzi così prolungati. Con i compagni dicevo che mi sarebbe bastato finire le due tappe per essere a inizio stagione, invece non ho avuto problemi e ho chiuso sempre con molte energie ancora in corpo.

Per Negrente i ritiri con la squadra in Spagna sono stati fondamentali, accumulando molti chilometri in più
Per Negrente i ritiri con la squadra in Spagna sono stati fondamentali, accumulando molti chilometri in più
Hai cambiato preparazione in vista del cambio di categoria?

Non in maniera particolare. Ho iniziato prima, questo sì, sia con la bici che con la palestra. La differenza l’hanno fatta i due ritiri fatti con la squadra in Spagna, dove abbiamo macinato un gran numero di chilometri e infatti rispetto a prima ne ho molti di più nelle gambe.

Come ti trovi con i compagni?

Molto bene. In squadra ci sono altri 3 italiani (Romele, Toneatti e Zanini, ndr) con i quali abbiamo formato un bel gruppo, per il resto uno spagnolo, un francese, un tedesco e tutti kazaki. Ci siamo integrati bene anche nella comunicazione, poi in Grecia si è aggiunto a noi il britannico Max Walker, appena arrivato. L’hanno messo in camera con me e abbiamo subito legato. Anche il gruppo fuori dalle gare credo che contribuisca ai risultati.

Il veneto è uno dei 4 italiani del devo team Astana, il gruppo più numeroso dopo i kazaki
Il veneto è uno dei 4 italiani del devo team Astana, il gruppo più numeroso dopo i kazaki
A tal proposito, questa era la tua prima trasferta all’estero in un team che non fosse la nazionale. Quanto cambia?

Quando viaggiavo con la squadra azzurra avevo compagni con i quali ci conoscevamo, si lavorava insieme ma per un breve periodo di tempo, poi a casa tutti uno contro l’altro com’è normale che sia. In un club è diverso, si è più propensi a lavorare l’uno per l’altro, sei più spinto a dare una mano al compagno. E’ come se davvero la squadra fosse una cosa sola perché si cementifica settimana dopo settimana. In nazionale segui le direttive del cittì, ma è un po’ diverso.

Ora torni a viaggiare?

Sì, dal 17 al 24 marzo sarò in Slovenia per quattro corse d’un giorno, poi tornerò a casa e con il team affronteremo le prime classiche internazionali: Belvedere, Recioto, Piva. A quel punto si farà un primo quadro della situazione per decidere come andare avanti. Spero per allora che il mio bilancio sia ancor di più in attivo…

Negrente e Astana Development: un vero colpo di fulmine

05.01.2024
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La rosa dell’Astana Qazaqstan Development Team ha visto l’ingresso di altri due italiani. Il primo è stato Alessandro Romele, che ci ha già raccontato il suo passaggio. L’altro, invece, è Mattia Negrente: si tratta di un altro ragazzo che, finita la categoria juniores, entra nel mondo dei Devo Team. 

Il suo 2023 è stato costante, con vittorie dall’inizio alla fine della stagione su strada. Risultati che gli hanno permesso di arrivare a vestire l’azzurro dell’Astana. Dal primo gennaio è ufficialmente un loro corridore, ma Negrente questo deve ancora realizzarlo, come ci racconta lui stesso. 

«Sono stanco – attacca subito a raccontare – oggi (ieri per chi legge, ndr) ho fatto un lungo. Mi sto allenando da casa, la squadra ci manda il programma e io lo seguo alla lettera. Oggi (sempre ieri, ndr) erano previste cinque ore e così ho fatto. Ho approfittato che la Assali Stefen Makro, la mia squadra fino al 31 dicembre, era in ritiro e mi sono allenato con loro. Poi le ultime due ore le ho fatte da solo».

Negrente, a sinistra, è andato in ritiro con l’Astana Devo in Spagna per dieci giorni (foto Instagram)
Negrente, a sinistra, è andato in ritiro con l’Astana Devo in Spagna per dieci giorni (foto Instagram)
Che cosa hanno detto vedendoti con la nuova maglia?

Erano contenti, vedono i progressi di quel che abbiamo fatto insieme. Per me è ancora strano guardarmi allo specchio con questa divisa. A volte quando pedalo mi giro verso le vetrine e non vedo più il verde e il nero, ma l’azzurro. Sono ancora nella fase dell’innamoramento, ho proprio gli occhi a cuoricino. Alla fine pedalo con la nuova maglia dal primo gennaio, quindi non sono ancora abituato. 

A dicembre sei andato in ritiro con l’Astana, com’è stato?

Sì siamo stati in Spagna dal 10 al 20 dicembre. Eravamo nello stesso hotel del team WorldTour. Era la prima volta che andavo a pedalare al caldo, devo dire che è stato bello tutto. Ci allenavamo con i pantaloncini corti e al massimo con la giacca primaverile. Anche se per un paio di giorni siamo andati in giro con il completo estivo perché c’erano picchi di 27 gradi. 

La vittoria del Buffoni è stata la certezza definitiva che serviva all’Astana per puntare su di lui
La vittoria del Buffoni è stata la certezza definitiva che serviva all’Astana per puntare su di lui
Eri abituato a prendere la bici fin da subito in inverno?

No, gli anni scorsi a inizio dicembre non pedalavo. Solitamente montavo in bici alla fine del mese, dopo Natale. Invece quest’anno sono arrivato in ritiro che la bici la usavo da un po’ di giorni. Anche perché gli allenamenti si sono intensificati, in Spagna abbiamo messo insieme tanti chilometri. 

Hai già un calendario?

Non ancora, ci sarà tempo per farlo. Dovrei iniziare a correre a fine febbraio. Durante il prossimo ritiro, che inizierà il 17 gennaio, avrò delle certezze. Penso che mi terranno tranquillo, essendo il mio primo anno tra gli under 23 e considerando che ho la scuola da finire. Sono stato io a chiedere alla squadra di non perdere troppi giorni di scuola, ho la maturità a luglio e mi piacerebbe finire bene il mio percorso accademico. Dal giorno dopo gli esami potrò stare via tutta l’estate, senza problemi (dice ridendo, ndr). 

Per Negrente c’è ancora un senso di novità nel vedersi con la divisa della nuova squadra (foto Astana Qazaqstan Team)
Per Negrente c’è ancora un senso di novità nel vedersi con la divisa della nuova squadra (foto Astana Qazaqstan Team)
L’ultima volta che ci siamo sentiti accennavi che saresti andato in un Team Development, quando è arrivata l’ufficialità dell’Astana?

Mi avevano contattato prima del Trofeo Buffoni (corso e vinto da Negrente il 10 settembre, ndr). Da dopo la corsa abbiamo iniziato a parlarne seriamente, tenendoci costantemente in contatto. Ho parlato prima con Mazzoleni, che si è presentato e mi ha spiegato le intenzioni del team. Poi il mio procuratore ha portato il tutto a termine. 

Che mondo hai visto in casa Astana?

Pazzesco, arrivo da una realtà piccola e arrivare in una squadra così grande ha un effetto importante. Si nota che c’è un budget elevato e che la struttura è super organizzata. Fin dal ritiro siamo stati trattati come dei professionisti. Per mia fortuna poi è una squadra tanto italiana. Come compagni ho Toneatti, Zanini e Romele, sui quali fare grande affidamento. Mi hanno già dato dei consigli, tranquillizzandomi sul fatto che sono al primo anno e nessuno ha ambizioni troppo grandi. 

Il gruppo dei corridori è unito, si ride e si scherza insieme anche se si conoscono da poco (foto Astana Qazaqstan Team)
Il gruppo dei corridori è unito, si ride e si scherza insieme anche se si conoscono da poco (foto Astana Qazaqstan Team)
Gli altri compagni?

Era la prima volta che interagivo con compagni stranieri. Parlo bene inglese e spagnolo, quindi non ho difficoltà di comunicazione. Sono tutte persone simpatiche, ci scriviamo tutti i giorni. Abbiamo una chat seria con lo staff e una solo di noi ragazzi dove scherziamo e ci divertiamo. Sono davvero felice e sereno, senza alcuna pressione.  

Negrente: tra azzurro, europeo e futuro all’estero

20.09.2023
4 min
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Mattia Negrente è una delle “novità” di questa nazionale juniores che il cittì Salvoldi guiderà alla caccia dell’europeo. Il corridore veronese ha ricevuto la convocazione dopo la bella vittoria al Trofeo Buffoni. Una conferma, quella arrivata dopo il successo in terra toscana, come conferma lui stesso. 

«In base a come sto andando – racconta Negrente – mi aspettavo di essere convocato da Salvoldi. I miei allenatori hanno parlato con il cittì, la condizione è ottima e quindi la convocazione per l’Olanda è arrivata quasi di conseguenza».

Per Negrente, in maglia gialla al centro, quella del Buffoni è stata la terza vittoria internazionale del 2023 (foto Trofeo Buffoni)
Per Negrente, in maglia gialla al centro, quella del Buffoni è stata la terza vittoria internazionale del 2023 (foto Trofeo Buffoni)

Terza vittoria 

I successi in stagione per Mattia Negrente sono 5, di cui 3 arrivati in campo internazionale. Quella del Buffoni è stata, per molti aspetti, la ciliegina sulla torta, che però ora aspetta il viaggio verso Drenthe. 

«Il Trofeo Buffoni – riprende – è stata la terza vittoria in una corsa internazionale. A inizio anno era arrivato il Giro di Primavera a San Vendemiano. Come stagione la posso considerare positiva, visto che sono riuscito a tenere una buona condizione per tutto l’anno. Non ho mai avuto un picco di forma vero e proprio e questo mi ha permesso di restare sempre sulla cresta dell’onda».

L’esordio con la maglia della nazionale è arrivato alla Corsa della Pace in Repubblica Ceca (foto Corsa della Pace)
L’esordio con la maglia della nazionale è arrivato alla Corsa della Pace in Repubblica Ceca (foto Corsa della Pace)
La vittoria del Buffoni è arrivata nel momento giusto…

Ad essere sincero non me l’aspettavo, ne sono rimasto abbastanza sorpreso. Arrivavo da un Giro della Lunigiana corso sottotono perché prima di partire avevo preso la gastroenterite. Infatti, la corsa non l’ho nemmeno finita. 

Ad una settimana di distanza hai risposto bene.

Avevo tanta voglia di riscattarmi, sulla salita di Fortezza, che abbiamo ripetuto sei volte, avevo male alle gambe, ma sono riuscito a resistere. Ho sofferto davvero tanto ma sono riuscito a rimanere con i primi. Poi, una volta sul rettilineo finale sono partito lungo con la volata, ai 300 metri. Era un arrivo che saliva un po’ e uno sprint così anticipato era difficile da portare a termine, ma ce l’ho fatta. 

Anche a Drenthe ci sarà un arrivo simile, possiamo dire che hai preso le misure?

Dai possiamo dirlo (ride, ndr), ma sarà completamente diverso, credo. 

Con la maglia della nazionale quest’anno hai già vinto…

Avevo questo desiderio di correre con la maglia azzurra e l’ho coronato. Ho corso prima alla Corsa della Pace e poi alla Nation Cup in Slovacchia, dove ho vinto. Quella in Olanda però è una convocazione diversa, ci si gioca un titolo, in una corsa secca. 

Come ci si sente con la maglia azzurra addosso?

Bene, anzi benissimo. E’ un onore e ti viene voglia di portarla il più in alto possibile, vincere con questa divisa è un’emozione unica. Vale di più perché hai una grande maglia addosso. 

Poche settimane dopo in Slovacchia è arrivato anche il primo successo con la maglia azzurra (foto Slovensky Zvaz Cyklistiky)
Poche settimane dopo in Slovacchia è arrivato anche il primo successo con la maglia azzurra (foto Slovensky Zvaz Cyklistiky)
Hai già guardato qualcosa del percorso di Drenthe?

Nel ritiro fatto a Montichiari abbiamo studiato qualcosa, ma adesso possiamo visionarlo dal vivo. 

Cosa avete fatto in ritiro?

Siamo stati quattro giorni, da lunedì a giovedì. Ci siamo allenati bene e siamo pronti. Partecipare al ritiro ha reso tutto molto più concreto. Siamo arrivati oggi. Abbiamo fatto una sgambata per togliere le tossine del viaggio e ora seguiremo il programma di Salvoldi. 

E per la prossima stagione hai già qualche notizia?

Ho preso la decisione di non dire in che squadra andrò. Sarà un team straniero, una development. Ho sempre avuto questa idea di andare all’estero, le squadre ti seguono molto e in più ti avvicini al mondo del professionismo. Respiri l’aria della massima ambizione per un ciclista. Questo lo devo anche al mio procuratore Alessandro Mazzurana, che mi ha permesso di farmi conoscere all’estero. 

Salvoldi e l’Italia hanno voglia di rivincita: rotta su Drenthe

19.09.2023
4 min
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L’ultimo impegno che attende le nostre nazionali è quello dell’europeo di Drenthe, in programma dal 20 al 24 di settembre. La prova che assegnerà la maglia di campione europeo della categoria juniores verrà assegnata il 23 settembre. Fino all’ultimo le scelte sono state difficili per Dino Salvoldi, i tempi stringevano e le gare per selezionare i sei partecipanti anche. 

«Sono stati fondamentali i giorni di ritiro che abbiamo fatto a Montichiari – dice il cittì degli juniores – per la strada abbiamo optato per: Bessega, Montagner, Mottes, Negrente, Sierra e Giaimi. Bisogna capire come quest’ultimo reagisce alla caduta. Probabilmente per lui la più grande problematica sarà la cronometro, visto l’infortunio al gomito potrebbe far fatica a tenere la posizione sul manubrio».

Sierra ha centrato il quarto posto nel mondiale juniores, ora cerca il riscatto all’europeo
Sierra ha centrato il quarto posto nel mondiale juniores, ora cerca il riscatto all’europeo

Riscatto europeo

La medaglia di legno di Sierra ancora brucia se ci ripensiamo, quell’episodio sfortunato però deve essere la miccia che accende l’europeo azzurro. La voglia di riprovarci è mischiata alla consapevolezza di potersi giocare certe occasioni, e per di più da protagonisti.

«E’ tutto l’anno – afferma Salvoldi – che vedo i ragazzi più vicini ai loro coetanei stranieri: come mentalità e di conseguenza come prestazioni. Non sono timidi e non hanno paura di correre a ritmi elevati fin dai primi chilometri, ed è giusto così. All’europeo arriveremo mentalmente stanchi, la stagione è stata lunga per tutti. Ad eccezione magari di qualche ragazzo che si è fermato per infortuni o altri motivi. Fisicamente ci si può arrivare bene, i tempi per recuperare e preparare l’evento ci sono stati. E’ l’ultimo grande sforzo della stagione e troveremo le forze per fare bene, ne sono sicuro. D’altronde la maglia in palio è importante».

Mottes si è meritato la qualificazione agli europei dopo un’estate super
Mottes si è meritato la qualificazione agli europei dopo un’estate super

L’esordiente Mottes

Nel costruire la squadra che si giocherà il campionato europeo Salvoldi ha dovuto aspettare ed attendere tante conferme. I nomi erano previsti per il lunedì dopo il Trofeo Buffoni, l’11 settembre, ma le convocazioni sono slittate in avanti di una settimana.

«Dopo il Trofeo di Vertova e il Trofeo Paganessi – dice Salvoldi – c’è stato un virus e molti corridori non sono riuscito a visionarli. Così anche al Giro della Lunigiana ho fatto fatica a vedere i ragazzi e capire le loro reali condizioni. Sono state fondamentali le ultime gare: il Trofeo Buffoni e le ultime corse nazionali disputate nel weekend».

Tra i nomi spicca quello di Lorenzo Mottes, che nell’ultimo periodo è andato davvero forte e si è meritato questa convocazione.

«Lui è andato davvero bene nell’ultimo mese – afferma Salvoldi – la vittoria di tappa al Lunigiana e il terzo posto finale gli hanno permesso di guadagnarsi questa convocazione. Durante il ritiro di Montichiari ho avuto modo di vederlo dal vivo e ha risposto davvero molto bene».

Negrente è un velocista che può risultare molto utile alla nazionale di Salvoldi (photors.it)
Negrente è un velocista che può risultare molto utile alla nazionale di Salvoldi (photors.it)

Qualche certezza

Rispetto al mondiale di Glasgow qualche corridore è cambiato, i motivi sono diversi: il percorso in primis e la voglia di Salvoldi di dare a tutti i ragazzi un’occasione.

«Dopo il mondiale – dice ancora Salvoldi – la volontà era quella di fare una rotazione e dare un po’ di spazio ai primi anni. Uno su tutti è Bessega, che ha fatto una grande stagione e si è meritato la convocazione. Poi ho comunque dovuto fare delle scelte anche legate al percorso e alla condizione: Sierra e Negrente rientrano tra questi. Dei ragazzi presenti a Montichiari ho dovuto escludere Sambinello e Chinappi, mi è dispiaciuto molto, ma quando si deve scegliere purtroppo è così. Si parte mercoledì e inizieremo il nostro appuntamento europeo, nella giornata di giovedì dovremmo fare la ricognizione del percorso. Questi i vari impegni: le prove a cronometro il 20 e 21 settembre, mentre la gara su strada sarà il 23».

Negrente erede di Herzog. Ma la scuola viene prima

17.04.2023
5 min
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Quando vinci il Giro di Primavera a San Vendemiano, hai già dimostrato di valere. Non serve neanche andare tanto indietro nel tempo e nell’albo d’oro, lo scorso anno a vincere fu un certo Emil Herzog, che qualche mese dopo si sarebbe laureato campione del mondo juniores. Forse le aspirazioni di Mattia Negrente non andranno così lontano, ma se vinci come ha vinto lui, significa che la stoffa c’è, tanto è vero che non sono pochi i team che ci hanno messo gli occhi sopra.

Negrente a questa gara ci teneva tantissimo, era il suo obiettivo sin dallo scorso anno: «Ero arrivato 14°, ma secondo fra quelli del primo anno e considerando la partecipazione straniera sapevo che era un risultato importante. Domenica è stata la vittoria più importante e bella, perché ci avevo puntato tanto, sapevo che il suo percorso così nervoso mi si addiceva e non ho sbagliato nulla».

Il podio del Giro di Primavera, con Negrente fra Turconi e il francese Decomble (foto Italiaciclismo)
Il podio del Giro di Primavera, con Negrente fra Turconi e il francese Decomble (foto Italiaciclismo)
Come l’hai interpretata?

Ho lasciato che nei primi giri lavorassero le altre squadre, sono rimasto nel gruppo pensando a risparmiare più energie possibili, poi quando la corsa si è accesa, ho aperto il gas e mi sono fatto trovare pronto al penultimo giro, quando è nata la fuga decisiva. Eravamo in tre e ci siamo dati cambi regolari, questo ci ha favorito, poi in volata ho fatto valere le mie doti da pistard.

Nell’ambiente dicono che, oltre che per le tue doti prettamente fisiche, ti stai mettendo in evidenza per come sai dirigere la squadra, per l’acume tattico che dimostri…

Penso sia una dote importante se si ambisce ad avere un futuro in questo sport. Nel team (la Assali Stefen Makro, ndr) siamo soprattutto Thomas Capra ed io gli uomini deputati a puntare al risultato, i compagni si sono sempre dimostrati disponibili perché le vittorie sono prima di tutto effetto del lavoro di tutti. Domenica ha funzionato davvero tutto alla perfezione.

Come sei arrivato a questo punto?

Seguendo le orme di mio fratello, come tanti. Ha 8 anni più di me, per seguirlo i miei genitori mi portavano da piccolo così ho iniziato a correre già da G2. Ho provato anche altri sport, il tennis, il calcio, ma se devo dirla tutta con il ciclismo è stato amore a prima vista e mai tradito…

Negrente, veronese nato il 28 maggio 2005, è considerato un ottimo leader nel suo team
Negrente, veronese nato il 28 maggio 2005, è considerato un ottimo leader nel suo team
Dal punto di vista tecnico ti sei fatto un’idea di che corridore puoi essere?

Bella domanda, il fatto è che non lo so ancora… Sicuramente vado bene sulle salite, quando non sono troppo lunghe e altrettanto sicuramente sono veloce, anche per arrivi di gruppo, ma un conto è esserlo a questi livelli e alla mia età, un altro è capire quale potrà essere il futuro.

Hai accennato alle tue doti di pistard…

La pista mi piace tantissimo e l’ho sempre ritenuta una parte importante dell’attività, tanto quanto la strada. L’ho fatta già da giovanissimo, come allievo ho fatto collezione di titoli regionali in più discipline, lo scorso anno ho vinto il titolo italiano nel quartetto. Quest’anno ho già frequentato l’ambiente della nazionale e non vedo l’ora che arrivino i campionati italiani.

Quali sono le discipline dove ti trovi più a tuo agio?

Innanzitutto il quartetto dell’inseguimento, grazie alle mie doti di recupero. Quando faccio una tirata, mi basta poco stando dietro ai compagni per recuperare ed essere pronto per un’altra tornata a tutta. Poi amo l’omnium, perché ha tante discipline tutte diverse fra loro, dove devi essere anche scaltro nella gestione delle energie.

Il quartetto veneto tricolore nel 2022, con Negrente anche Favero, Rosso e Delle Vedove
Il quartetto veneto tricolore nel 2022, con Negrente anche Favero, Rosso e Delle Vedove
Quanto è difficile abbinare il ciclismo con i suoi tempi alla scuola?

Tantissimo, è questo il vero sacrificio. Per fortuna ho le agevolazioni come studente-atleta per cui posso uscire un’ora prima due volte a settimana. Inoltre ho le interrogazioni programmate e questo mi aiuta molto per la gestione dei tempi. Spesso, considerando gli allenamenti pomeridiani, mi preparo la sera il riso e in questo modo pranzo a scuola per essere poi pronto per andarmi ad allenare appena tornato a casa e cambiato.

Che cosa dicono i tuoi compagni di scuola, vedono questi come privilegi?

No, ormai sono al quarto anno e sanno quel che faccio, anzi mi sono di sostegno, mi aiutano con le interrogazioni e nella gestione del tempo. Non ho mai riscontrato invidie particolari.

E il team?

Mai avuto problemi neanche con la squadra. Sanno che, se serve, meglio saltare un allenamento e pensare a studiare. La scuola viene prima, lo dicono sempre e anch’io la penso così.

Il veneto ha iniziato a vincere da giovanissimo. Qui nel 2019 a Bionde di Salizzole (Photobicicailotto)
Il veneto ha iniziato a vincere da giovanissimo. Qui nel 2019 a Bionde di Salizzole (Photobicicailotto)
Sei al secondo anno junior e la vittoria di San Vendemiano non è passata inosservata. Si è fatto avanti qualche team per il passaggio di categoria?

Sì, ma anche prima c’erano contatti, in questi giorni però mi hanno chiamato molti dirigenti. Io comunque voglio stare tranquillo, non voglio scegliere per ora. Magari nelle prossime settimane arriva qualche altra chiamata, la stagione non è certo finita a San Vendemiano…

Anche team esteri? Il fatto di avere pochi riferimenti qui in Italia non è uno svantaggio?

Secondo me no, non solo dal punto di vista professionale, ma anche di crescita personale. Andare all’estero significa crescere, confrontarsi con altre culture, essere costretti a parlare inglese e quindi entrare in un mondo più globalizzato. E’ un’esperienza che dà molti stimoli, se ci sarà la possibilità non dirò certo di no. Inoltre ci si confronta con metodologie differenti che si vede bene che portano risultati.

Dopo aver centrato il tuo primo obiettivo, ora a che cosa pensi?

Vorrei vestire la maglia azzurra, sarebbe un onore enorme, lo sogno da tanto tempo e voglio provare quelle sensazioni. Spero di meritarmela, per mondiali o europei, su pista o su strada. Va bene qualsiasi cosa…