Gusta, pedala, riparti. Sono queste le tre parole chiave che identificano l’efficace slogan di Gabelò, il marchio legato al mondo del caffè che ben evidenzia la passione per il ciclismo dei suoi proprietari: Sara e Gianfranco Gabellini.
In Gabelò c’è tutta la qualità italiana di Gabellini GroupIn Gabelò c’è tutta la qualità italiana di Gabellini Group
Insieme all’Astana-PremierTech
Gabelò, anche quest’anno “coffee partner” del team WorldTour Astana-PremierTech, è un brand di Gabellini Group. E’ un’azienda presente sul mercato da oltre quarant’anni ed attiva nel settore della commercializzazione di caffè e bevande. Vi fanno riferimento marchi quali: Caffitaly, Essse Caffè, Lavazza, Manuel Caffè, Gaggia Milano e Saeco. Con il trascorrere del tempo, e maturata l’esperienza necessaria, la gamma dei prodotti Gabellini Group si è ampliata. L’obiettivo è stato quello di soddisfare in modo sempre più specifico le esigenze di famiglie, aziende e hotel. Ad arricchire il servizio reso nei confronti dei propri clienti, Gabellini Group può contare anche sulla presenza fisica di tre propri negozi monomarca Caffitaly. Questi spazi commerciali, a Rimini e Riccione, sono divenuti in poco tempo dei veri e propri punti di riferimento per i consumatori di caffè in capsula in Romagna, l’area dove l’azienda opera prevalentemente.
E proprio dall’esperienza di Gabellini Groupè nato Gabelò: un caffè dall’aroma intenso pensato appositamente per chi, come i ciclisti, non si ferma mai! E’ inoltre importante ricordare che Gabelò ha segnato una partnership ufficiale in occasione dei campionati italiani di ciclismo 2020: l’edizione di Cittadella che vinse Giacomo Nizzolo.
Boaro, dell’Astana, gusta il suo caffè GabelòBoaro, dell’Astana, gusta il suo caffè Gabelò
Le soluzioni per il Business
Un settore fondamentale per Gabellini Group è ovviamente, e come già anticipato, quello legato al business. Tutte le soluzioni commerciali rivolte a questo comparto sono create “ad hoc”. Si vuole soddisfare qualsiasi tipologia di esigenza personale ed aziendale: dal “semplice” caffè e alla pausa pranzo. L’ampia gamma di prodotti di alta qualità, abbinata alla creatività dei produttori, garantisce un elevato grado di serietà e professionalità.
Tra gli ulteriori servizi offerti da Gabellini Group ricordiamo la spedizione e la consegna in 48 ore, la formazione sull’utilizzo delle macchine da caffè, l’assistenza tecnica alle macchine 7 giorni su 7 e la consulenza sulla scelta dei prodotti.
«Alla Zalf – sorride Boaro – se avevi la barba troppo lunga, c’era la multa. Insomma, alla fine l’ho tagliata. Era cresciuta durante il lockdown perché non avevo voglia di tagliarla, ma di recente c’è stato da fare le foto della squadra e bisognava essere presentabili. Però va riconosciuto che con il freddo riparava parecchio il viso».
Boaro ama le crono. Nel 2011 arriva 2° ai tricolori dietro Malori, terzo si piazza MarangoniNel 2011, Boaro è 2° ai tricolori crono dietro Malori
Riserva
Pomeriggio domestico per il veneto dell’Astana, in uno di quei giorni tutti uguali di inizio stagione in cui normalmente ci saremmo incontrati in Australia o Colombia o chissà dove ci avrebbero condotto le rotte del ciclismo. Invece siamo di nuovo a rimescolare carte e programmi, sperando che almeno a marzo in Italia si riesca a partire nel modo giusto.
«I miei compagni che dovevano iniziare dalla Spagna – dice – sono sul Teide. Sarei andato volentieri, mi piace fare le cose per bene. Poi sarei dovuto partire al Tour de la Provence, ma per fare posto a quelli più importanti, mi hanno messo di riserva. Per cui se tutto va bene, comincerò dallo Uae Tour. E intanto sto a casa, a godermi le bimbe, a capire tante cose che altrimenti mi sarei perso».
Nel 2014 fa parte della guardia italiana per Contador, con Tosatto e BennatiNel 2014 accanto a Cntador, con Tosatto e Bennati
La verità
Manuele sta per compiere 34 anni, debuttò a 23 nella Saxo Bank di Contador, Tosatto, Majka e Porte, ma soprattutto di Bjarne Riis che lo ha guidato per i primi sei anni. Quella che va iniziando è la sua 11ª stagione da professionista, a capo di un breve inverno di buon lavoro, con i preparatori che a gennaio in ritiro si sono detti contenti della condizione e i mille dubbi per il rischio di un contagio non voluto o quarantene a sorpresa. E’ la vita al tempo del Covid, dovremmo esserci abituati, ma evidentemente non è così.
«Basta che cominciamo – dice – senza troppe storie. Rcs si sta dando un gran da fare per partire bene in Uae, ma già sento gente scontenta per la logistica. Piove e ci si lamenta perché piove. C’è il sole e ci si lamenta perché è caldo. Organizzano un charter solo per noi e non va bene. Ragazzi, qua bisogna piantarla. Al Giro ho parlato spesso con Vegni, continuava a chiedere che facessimo fronte comune per arrivare a Milano. E nel giorno dello sciopero cosa si fa? Ci si attacca al meteo. Sarebbe stato meglio dire la verità, anche Salvato al Processo con la De Stefano. Io non c’ero, sono caduto il giorno prima. Era da inizio Giro che ci si lamentava per la tappa troppo lunga. Ma per lamentarsi e non dire la verità, abbiamo fatto una bella figura di… ».
Nel 2015 si corre per Sagan capitano, al primo irideNel 2015 si corre per Sagan capitano, al primo iride
Cosa ti pare di questo ciclismo?
E’ molto cambiato. Con Riis si stava benissimo. A volte ho invidia di squadre come la Ineos che hanno tutto organizzato, perché credo che ancora si debba cambiare per portare più spettacolo. Il fatto è che ci sono team con tanto budget e altre che ce l’hanno risicato. La CCC sembrava dovesse fare chissà cosa e si è fermata. La McLaren doveva essere la nuova Sky e dopo un anno è sparita. In più ci sono questi giovani…
Fanno paura?
Sono il futuro, noi vecchi possiamo essere un riferimento. Vogliono vincere subito, non stanno ai classici tempi di crescita. Non si fanno problemi. Quando passavo vicino a Cancellara, giravo alla larga per paura di ostacolarlo. Questi vanno dritti, non si frena più. Vittorie e anche subito. Glielo mettono in testa manager e procuratori. Sono tutti della loro età, si trovano facilmente. E a 30 anni ti viene da pensare che sei vecchio. E’ un ciclismo difficile.
La stagione di Boaro era iniziata al Tour Down Under a gennaio e si è chiusa a fine ottobre col GiroLa stagione di Boaro era iniziata al Tour Down Under
Non solo atleticamente, quindi?
Guardate Dumoulin, che penso avesse un contratto buono, no? Questa vita sta diventando uno stress. Un ritiro dietro l’altro. La super preparazione. La super alimentazione. Le squadre hanno bisogno di portare a casa i risultati e spremono i corridori. Io non credo che questi ragazzi arriveranno in bici ai miei 34 anni. Rischiano di smettere a 28, quando sono ancora nel pieno delle forze. Ne parlo con Tosatto. Alla Ineos cercano di tutelarli, ma se ti trovi senza Froome e Thomas cade il terzo giorno, poi tocca ai ragazzi.
Loro hanno tanti possibili vincitori.
Ma il modo di correre sta cambiando. Ineos ha vinto il Giro e un terzo delle tappe, mandando Ganna in fuga e tirando sullo Stelvio con Dennis. La Deceuninck ha tirato per tre settimane e ha avuto la maglia rosa tanto a lungo, pur non essendo una squadra da corse a teppe. Avrei voluto vedere con Evenepoel, poteva andare anche più forte. E’ stato un Giro strano.
Voi avreste dovuto avere Lopez e Vlasov.
Con loro poteva cambiare qualcosa. Dopo la caduta di Thomas, Fuglsang aveva preso morale. Poi c’era Nibali, che pareva dovesse vincere facile. Non si aspettavano quello che stava per succedere. Siamo andati fortissimo, anche perché era ottobre e tanti erano ancora in cerca di contratto.
Boaro in testa per Fuglsang verso Roccaraso. Lopez e Vlasov sono già a casaBoaro in testa per Fuglsang verso Roccaraso
Ti diverti ancora?
Mi diverto tanto, anche se è pesante. Ormai si ragiona per file, di allenamento e di corsa. Sei seguito quando lavori a casa, sei analizzato dopo gli arrivi.
C’è ancora posto per gli uomini?
Ho un ruolo e devo rispettarlo. Sono un gregario. Al Giro ero in fuga e sono stato fermato perché il mio capitano poteva aver bisogno. Non avrei vinto, sarei arrivato quarto, ma per me un quarto posto significava morale. Mi chiedono perché non faccio più le crono. Perché devo tirare e devo farle piano, certo che mi piacerebbe. Ero in scadenza di contratto, aspettare troppo sarebbe stato un rischio ed è giusto non guardare solo i soldi.
Hai avuto offerte?
Fa piacere che altre squadre mi cerchino, ma non valeva la pena inseguire 20 mila euro in più per ritrovarsi in una squadra che dopo un anno mi avrebbe lasciato a piedi perché non convinta. Io sono cresciuto accanto a Contador, a Basso e Sagan. Sono stato fortunato. Grazie a loro e grazie a Riis sono diventato quello che sono. Tanti mi chiedono cosa farò dopo aver smesso, ma preferisco non pensarci.
Boaro e il gruppo in decollo dalla base di Rivolto: si arriva a Piancavallo, il Giro sta per svoltareBoaro in decollo: si sale a Piancavallo
Perché no?
Non voglio fare come Luis Leon Sanchez, che ha 38 anni e ogni volta a fine stagione dice che smette, poi lo rivedi in ritiro e dice che semmai va avanti ancora un paio d’anni. Dillo che vuoi arrivare a 40 anni, se ne hai le forze! Lo capisci subito se testa e corpo dicono basta. Io allora corro e mi coltivo buoni rapporti, poi si vedrà.
Buoni rapporti con chi?
Con tutti. Mi piace parlare con gli sponsor, ma senza secondi fini. Parlo con Wilier, ma anche con Limar che ci dà i caschi. Mi piace tessere una rete, così quando sentirò che è arrivato il momento, non mi ritroverò da solo. Ma adesso sono corridore e voglio cominciare a correre, non è facile giocare con la condizione. Dopo Uae, programma italiano fino alla Sanremo e poi ci sarà da capire se Giro oppure Tour. Sono sempre pronto, non dico mai di no. Sanno che possono chiamarmi all’ultimo momento, ho la valigia sempre pronta.
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