Il viaggio lungo e bellissimo di Bertazzo sulla bici

24.10.2023
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L’appuntamento con Bertazzo è dopo il lavoro. Una volta girato l’interruttore, la vita del padovano ha cambiato decisamente strada e adesso si svolge nell’azienda di famiglia. La Veneto Classic è stata l’ultima corsa di un atleta che negli ultimi tempi ha dovuto penare per un infortunio alla schiena mai risolto del tutto e che comunque ha conquistato il mondiale dell’inseguimento a squadre nella fantastica nazionale di Marco Villa.

«Sono qui in ditta dei miei genitori – spiega – hanno un’azienda di pressostati per pompe per l’acqua. Adesso sono nel reparto produzione, nell’area dei torni. Seguo la catena di montaggio. Ho sempre fatto il ciclista, non ho una base tecnica, quindi è giusto che parta da zero. L’obiettivo di mio padre è quello di farmi capire prima di tutto il prodotto e poi le varie fasi della lavorazione. Quando avevo vent’anni, a volte venivo qua a lavorare perché mio padre non vedeva di buon occhio che andassi in vacanza. Invece quando a primavera ho deciso si smettere, ho cominciato subito a lavorare. Facevo un part time: la mattina mi allenavo e di pomeriggio venivo in azienda».

Sta rinascendo l’Italia del quartetto. Qui siamo ai mondiali di Minsk 2013, con Bertazzo, Scartezzini Coledan e Ignazio Moser
Sta rinascendo l’Italia del quartetto. Qui siamo ai mondiali di Minsk 2013, con Bertazzo, Scartezzini Coledan e Ignazio Moser
Come è maturata questa decisione? Hai appena 31 anni…

Diciamo che gli ultimi risultati non sono stati quelli che avrei voluto. In più, i giovani all’interno della nazionale spingevano forte, la schiena mi faceva diventare matto e i miei avevano bisogno di una mano. Un po’ di situazioni che, messe tutte assieme, mi hanno dato la spinta definitiva. E’ stato bello, ma a un certo punto bisogna essere obiettivi. Così mi sono detto che fosse tempo di cominciare a lavorare. Se non fosse stato quest’anno, sarebbe stato il prossimo: non cambiava molto.

Hai lasciato proprio alla vigilia dell’anno olimpico: credi che non avresti trovato il tuo spazio?

Non sarebbe stato facile. E poi il problema della schiena, che da fuori potrebbe sembrare di poco conto, in realtà mi ha cambiato parecchio (Bertazzo ha subito un intervento di microdiscectomia, dopo la caduta al Tour Colombia del 2019, ndr). Se non avessi avuto quel problema, forse ora sarebbe tutto diverso, ma non rimpiango niente.

Agli europei di Apeldoorn 2013, arriva la vittoria della madison in coppia con Viviani
Agli europei di Apeldoorn 2013, arriva la vittoria della madison in coppia con Viviani
La decisione l’hai presa a marzo, ma alla Veneto Classic l’emozione sembrava forte.

Quella domenica è stata una giornata molto dura per me. Un conto è deciderlo a marzo, ma non è stato facile vedere tutti i messaggi d’affetto, le persone che venivano a salutarmi. Ho cominciato a correre in bici a 12 anni e adesso ne ho 31, si è chiusa una grande parte della mia vita. In più la mia caratteristica è sempre stata quella di condividere ogni momento con le persone che avevo intorno e rendersi conto che certi momenti non torneranno più non è stato indolore.

Sei stato uno dei pionieri della pista azzurra, quando quasi non se ne sapeva più nulla…

Quello che ho vissuto con la nazionale è stato un percorso lungo e unico. Quando ho cominciato nel 2012, nessuno sapeva che esistesse la pista, la gente non sapeva neanche quanto fosse lunga. C’era Elia (Viviani, ndr) che ci faceva da timone e Marco Villa che ci ha creduto. Se siamo andati alle Olimpiadi di Rio è stato solo merito suo. Ci mandava sempre a fare le Coppe del mondo, anche se eravamo gli ultimi. Però così intanto arrivammo al nono posto del ranking e quando fu tolta la Russia, si aprì la porta per noi. E da quel punto di partenza, l’Italia è diventata la punta di diamante. Tutte le nazioni ci guardano, mentre prima il riferimento era l’Australia e questo mi fa sorridere. Provo già nostalgia, ma so di aver fatto la mia parte.

Com’è passare dalla sella di una bici al tornio?

Da un certo punto di vista è un altro mondo. Però il ciclismo, soprattutto nella gare a tappe, ti insegna che se sei senza gambe, devi arrivare in cima alla salita. E questo nella vita lavorativa ti dà una marcia in più. Quando sei stanco, riesci a gestirti a livello fisico e anche mentale. D’altra parte il mondo del lavoro è diverso, perché c’è lo stress fisico, ma anche quello mentale. Io sono ancora all’inizio, ma lo sport mi sta aiutando anche qui. Dico sempre che il ciclismo è una scuola di vita, perché ti insegna la fatica e ti insegna che in un modo o nell’altro, devi arrivare in cima alla salita.

Continuerai a usare la bici?

Pensavo che le mie ultime gare fossero state quelle di settembre in Bulgaria, quindi nell’ultimo mese e mezzo sarò uscito 5-6 volte. Finché non mi inserisco bene in azienda, preferisco dedicarmi al lavoro. Però la bici voglio tenerla. Mi piace usarla per vedere i posti in maniera più tranquilla. Prima vedevo le montagne con odio, adesso mi piace andarci per rilassarmi e godermi il paesaggio.

Il mondiale in pista di Roubaix è stato il momento più bello della carriera?

Bella domanda. Ci ho pensato parecchio, ma fortunatamente ho tanti bei ricordi. Ovvio, il mondiale è stato l’apice, però ne ho tanti legati anche solo alle semplici trasferte. Come dicevo, il mio obiettivo è sempre stato quello di condividere ogni piccolo momento. I primi tempi erano un’avventura, sempre in cerca di un risultato e ci divertivamo. Quindi se dovessi individuare il ricordo più bello, farei fatica. Dopo aver fatto le Olimpiadi di Rio, poi quelle di Tokyo e aver corso il Giro d’Italia, ho cercato di vivere ogni giornata davvero a fondo. Soprattutto in questo ciclismo così frenetico, bisognerebbe far capire che certe giornate non torneranno mai più, quindi bisogna vivere ogni momento, ogni persona e ogni situazione al meglio possibile.

Abbiamo letto sui social messaggi di auguri molto toccanti.

Anche qui, non ce n’è uno in particolare, però quelli della nazionale sono stati bellissimi. Quello di Marco Villa, che comunque ha sempre creduto in me e mi ha aiutato a passare professionista. Marco è sempre stato un punto cardine della mia carriera. Quando siamo partiti, anche Ganna all’inizio faceva fatica a entrare nel quartetto e adesso è diventato… Ganna. I loro messaggi mi hanno fatto capire che, al di là dell’ambito sportivo, mi sono stati vicino e possiamo sempre trovarci e stare insieme. Stessa cosa con Frassi, che mi ha aiutato tanto alla Corratec, perché dopo l’infortunio non stavo benissimo, mentre lui ha visto il mio potenziale e mi ha aiutato a ritornare. 

Ti vedresti ancora a fare qualcosa nel ciclismo?

L’anno prossimo mi piacerebbe salire qualche volta in ammiraglia con Frassi o magari seguire i ragazzi del Maloja Pushbikers (la sua ultima squadra, ndr) che in questi due anni è cresciuta tanto. Se poi davvero faranno il velodromo a Spresiano, allora sarò anche più vicino. Ma ogni cosa ha il suo tempo e di certo qui il lavoro non mi manca.

Pistard azzurri in Argentina, Bertazzo fa gli onori di casa

19.01.2023
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Caldo pomeridiano da 35 gradi e molta umidità. Così l’Argentina ha accolto la nazionale italiana di Marco Villa, in vista della Vuelta a San Juan che il tecnico italiano della pista ritiene essere un passaggio fondamentale per alcuni suoi ragazzi, nella rincorsa alla forma migliore per gli Europei di febbraio. Il posizionamento così anticipato della rassegna continentale ha costretto chi punta alla pista ad anticipare i tempi e il lavoro su strada è fondamentale. Una squadra, quella azzurra, che è un mix di esperienza e gioventù: da una parte Lamon, Bertazzo e Scartezzini, dall’altra Boscaro, Moro e Pinazzi.

Nei propositi la trasferta, che la squadra italiana aveva anticipato di una settimana rispetto all’inizio della corsa, doveva prevedere un programma diverso: «Ci eravamo trasferiti prima perché avevamo in programma di lavorare nella nuova pista di San Juan – racconta al telefono Bertazzo – ma l’impianto non era più disponibile. Questo ha quindi costretto a rivedere un po’ i piani: prima di imbarcarci per l’Argentina abbiamo quindi svolto i nostri lavori a Montichiari attraverso sedute molto intense. Prima della partenza della gara invece sono in programma sedute su strada, che serviranno per affinare la gamba».

Gli azzurri in allenamento sulle strade argentine. Sono arrivati lunedì, lavoro sin dal giorno dopo (foto Instagram)
Gli azzurri in allenamento sulle strade argentine. Sono arrivati lunedì, lavoro sin dal giorno dopo (foto Instagram)
Villa vi ha chiesto qualcosa di particolare per la gara?

E’ difficile anche pensare a che cosa poter fare. Questa è la prima gara dell’anno, è un po’ un’incognita per tutti. Sappiamo che al via ci sono corridori stellari come l’iridato Evenepoel, ma credo che anche per gli altri sarà tutta una scoperta. Nessuno sa realmente in che condizioni è, la gara è tutta un’altra cosa. Noi corriamo pensando alle nostre necessità, l’obiettivo è stare in gruppo senza troppe difficoltà, guardando molto alle nostre sensazioni. Se poi ci sarà la possibilità lavoreremo per la volata di Pinazzi.

Voi d’altronde avete impegni importanti anche prima degli altri…

E’ una stagione strana per chi lavora prevalentemente per la pista. Abbiamo subito gli europei, poi tre tappe di Coppa del Mondo fino ad aprile e sono tutti eventi importanti perché ci si gioca una fetta importante delle qualificazioni olimpiche quindi dovremo essere pronti. Ognuno dovrà farsi trovare pronto e a me questo sta bene.

Bertazzo con Villa. In vista degli Europei, sarà uno degli osservati speciali dal cittì
Bertazzo con Villa. In vista degli Europei, sarà uno degli osservati speciali dal cittì
Hai rivincite particolari da prenderti?

Diciamo che il 2022 non è stato un’annata così positiva per me, gli errori commessi agli europei hanno pesato, mi è spiaciuto non andare ai mondiali. Sull’altro piatto della bilancia ho visto che lo scorso anno sono migliorato molto su strada, non ho mai fatto un’attività così intensa, ma questo non basta a compensare le delusioni. E’ tutto carburante che ho messo nell’approcciarmi a questo nuovo anno.

In Argentina sarà presente quasi tutta la nazionale italiana su pista, considerando anche chi è nelle altre formazioni…

Effettivamente a parte Consonni e Milan ci siamo tutti. Ganna e Viviani correranno nel loro team, ma avremo modo di confrontarci ogni giorno e questo è molto importante, soprattutto per capire realmente come stiamo l’un l’altro. Abbiamo impegni importanti all’orizzonte, è importante che ne parliamo insieme e continuiamo a far gruppo.

Bertazzo aveva già corso in Argentina nel 2015, al Tour de San Luis sempre con la nazionale (foto Instagram)
Bertazzo aveva già corso in Argentina nel 2015, al Tour de San Luis sempre con la nazionale (foto Instagram)
Tu hai già corso in Argentina?

Qualche anno fa ho fatto il Tour de San Luis, era il 2015, ma era una gara in un territorio diverso, quindi non so che cosa aspettarmi come caratteristiche tecniche delle tappe. Rispetto alle gare australiane sono corse meno frenetiche, forse perché non c’è l’appartenenza al WorldTour, ma è anche vero che ci sono quasi tutte le squadre della massima serie e poi ci sono le formazioni locali, per le quali questo è come un mondiale. Per questo vengono sempre fuori gare molto combattute, probabilmente proprio perché tutti vogliono testarsi.

Una volta le prime gare della stagione servivano per affinare la condizione, ma oggi è un lusso che non potete permettervi…

No, assolutamente. Non puoi essere in una condizione insufficiente, non andresti avanti. Per questo dicevo che si tratta di un ciclismo più o meno frenetico. Anche nel nostro caso devi comunque essere in forma anche solo per stare nel gruppo senza soffrire, che è uno degli obiettivi che abbiamo.

Per il veneto un 2022 un po’ amaro, anche se ha aumentato le sue presenze su strada
Per il veneto un 2022 un po’ amaro, anche se ha aumentato le sue presenze su strada
Che cosa ti aspetti allora a livello personale?

Di dimostrare di avere raggiunto già una buona forma al punto da essere utile agli altri e convincere Marco che agli europei posso dare il mio contributo. Voglio correre ogni tappa senza subirla, soffrire il giusto accumulando quei chilometri necessari per migliorare la condizione ed essere poi pronto quando le corse avranno ben altra valenza. Gli europei sono alle porte e io voglio esserci.

Bertazzo riparte dal Maloja Pushbikers. E ci racconta tutto…

22.02.2022
5 min
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A volte capita che un oro non basti come biglietto da visita. La medaglia del metallo più prezioso conquistata da Liam Bertazzo nell’inseguimento a squadre agli ultimi mondiali su pista a Roubaix non gli è servita a mantenere un ingaggio, quanto meno, tra i team professional.

Il padovano di Tribano – fresco dei trent’anni compiuti il 17 febbraio – era in uscita dalla Vini Zabù, società con cui è stato nelle ultime sette stagioni e che si sapeva avrebbe chiuso a fine 2021. Prima della fine dell’anno anche la Federciclismo e Marco Villa avevano provato ad aiutarlo a trovare una squadra. «Se lo merita», aveva detto il cittì della pista. Ma niente fino a pochi giorni fa.

Ora Bertazzo un contratto ce l’ha. Lo ha firmato con la Maloja Pushbikers (formazione continental tedesca) e si è concretizzato grazie alla intercessione, diciamo così, della pista. Mentre sta rientrando dal ritiro della nazionale a Peschiera del Garda, Liam ci spiega tutto al telefono, commentando in diretta anche la sua partecipazione per i mondiali eSports sulla piattaforma Zwift del 26 febbraio insieme a Matteo Cigala, Martina Fidanza ed Elena Pirrone. «Quella – ci dice ridendo – non sarà una passeggiata, anzi sarà una vera sofferenza».

Bertazzo parla con Fortin, suo amico e futuro compagno. Gli farà da apripista nelle volate (foto Facebook/Maloja Pushbikers)
Bertazzo parla con Fortin, suo amico e futuro compagno (foto facebook Maloja Pushbikers)
Liam finalmente hai trovato una squadra, non potevi restare a piedi. Come è nata questa trattativa?

E’ stato un insieme di cose. Conoscevo già di fama il loro general manager Christian Grasmann, che è stato un ottimo pistard e aveva corso una Sei Giorni di Berlino con Villa. Poi ho scoperto meglio questa formazione grazie al mio compagno di allenamento Filippo Fortin, che aveva firmato con loro a ottobre e me ne parlava bene. A quel punto abbiamo approfondito i contatti e qualche settimana fa sono stato a Monaco di Baviera per firmare (la loro sede però è a Holzkirchen, 30 chilometri a sud del capoluogo bavarese, ndr).

Che impressione hai avuto?

E’ una squadra piccolina, ma ben organizzata. Hanno una bella mentalità, tanta voglia di fare e con un buon clima. Ragionano come un’azienda. Dopo sette anni in un team italiano, qui troverò un ambiente differente. Sarà una esperienza di vita. Avrò per lo più compagni tedeschi, poi uno statunitense ed uno neozelandese. Con loro potrò migliorare il mio inglese.

Abbiamo guardato sul loro sito e sui loro profili social per capire meglio alcuni aspetti tecnici. Sai qualcosa dei loro marchi?

Il team è supportato da belle realtà aziendali. Useremo biciclette Wiawis. Sono sudcoreane e già le conoscevo perché la loro nazionale le utilizza in pista e vedevo i mezzi nelle varie competizioni internazionali. So che hanno già pronto un telaio per me. Maloja, che è il main sponsor, invece è un brand di abbigliamento tecnico, principalmente da outdoor (sono i fornitori ufficiali della nazionale di biathlon degli Stati Uniti che ha partecipato alle Olimpiadi invernali di Pechino, ndr). Le nostre divise saranno arancio-grigie, esteticamente colpiscono. Sono prodotte proprio da Maloja e ogni anno le hanno cambiate anche per un discorso di marketing.

Liam Bertazzo veste già i colori arancio-grigio del suo nuovo team (foto Facebook/Maloja Pushbikers)
Liam Bertazzo veste già i colori arancio-grigio del suo nuovo team (foto Facebook/Maloja Pushbikers)
Perché hai scelto questa squadra?

Per un po’ di fattori. Voglio continuare a puntare sulla pista. Parigi 2024 è un mio obiettivo dopo che per me è stato un onore essere riserva a Tokyo. Però volevo tornare a fare strada ed essere competitivo. Grazie a Grasmann, che conosce bene entrambe, ho pensato che la sua squadra fosse quella giusta per me per ripartire dopo la chiusura della Vini Zabù.

Che calendario avrai?

Lo vedremo poco alla volta, però fino alla fine di aprile ce l’ho già pianificato. Esordirò il 2 marzo al Trofeo Umag in Croazia, dove farò un altro paio di corse fino al 13. Poi correremo a Rodi sia il 20 marzo che dal 24 al 27. Infine dal 21 al 24 aprile ci saranno le prime prove di Nations Cup su pista a Glasgow. Dovrò calibrare bene gli impegni tra le due attività nel resto della stagione.

Che obiettivi ti sei prefissato?

Non ne ho uno in particolore, in pratica riparto da zero. Vorrei recuperare il tempo perso a causa dell’infortunio alla schiena per il quale mi avevano dovuto operare per forza due anni fa (una microdiscectomia, ndr) dopo la caduta nella gara a tappe in Colombia ad inizio 2019. Non riuscivo quasi più a camminare. Adesso sto decisamente meglio. Vorrei ritrovare un po’ di feeling con la volata, tornare a comparire in qualche ordine d’arrivo. Ma soprattutto aiutare Fortin, che sarà il velocista principale.

Nel Velodromo di Montichiari Bertazzo ha provato la bici Wiawis che userà nel Maloja Pushbikers (foto Facebook)
A Montichiari, Bertazzo ha provato la bici Wiawis che userà nel Maloja Pushbikers (foto Facebook)
Come mai nessun’altra formazione ti ha cercato?

Non c’è stato tanto interesse da parte di alcuna professional, sia italiana che straniera. La Federazione ha provato ad aiutarmi e la ringrazio tanto, però non ha sortito alcun effetto. Sinceramente non so il perché ma non accuso nessuno. Le motivazioni potrebbero essere diverse. Un po’ perché si sapeva che ho corso poco per i problemi alla schiena. E quindi ho avuto risultati scarsi. Oppure perché in Italia, malgrado abbiamo campioni come Consonni, Ganna, Viviani e Milan, ancora non c’è una grande considerazione per la doppia attività strada-pista. Peccato, perché nei velodromi adesso si possono svolgere tanti lavori in sicurezza che portano frutti su strada. E viceversa.

Chiudiamo Liam, siamo contenti di sentirti carico. Sei pronto ad iniziare?

Assolutamente sì. Andremo in ritiro da oggi al 27 febbraio (sul Lago di Garda, ndr). Prima però ho fatto una visita nella sede della squadra e della ditta Maloja (a Rimsting, sempre in Baviera, ndr). E’ nuova e bellissima, ero molto curioso di vederla. Loro vogliono crescere e io voglio dare il mio contributo al loro progetto.