La favola in rosa del friulano con i capelli rossi

11.05.2021
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Valentino Sciotti che gli corre intorno e gli grida che ce l’ha. Alessandro De Marchi che precipita fra le sue braccia. Che lo guarda. Che poi si butta sul manubrio, con la faccia fra le mani. Piove, ma nessuno sembra farci caso. Sciotti che continua a strattonarlo e abbracciarlo, mentre uno dopo l’altro arrivano gli altri componenti della Israel StartUp Nation. Il Rosso di Buja ha conquistato la maglia rosa. Non riesce a parlare. Pensiamo a Bressan e Boscolo a Udine, a quante bottiglie stapperanno stasera.

Un viaggio profondo

Il suo racconto è un viaggio profondo. Lo vedi che non si rende conto e che ha dentro qualcosa che lo scuote, ma non sa nemmeno lui con esattezza che cosa sia. Così parla, dando vita a un percorso interiore che sarà a volte perplesso, altre volte commosso.

«Per il modo di correre che ho io – dice – la percentuale dei tentativi che vanno a buon fine è sempre minore di quelli che riescono. Non credo di aver sbagliato o fatto delle scelte sbagliate in questi 11 anni, però è così. La generosità che ho sempre dimostrato era quasi scontato che finisse un po’ così, come ho detto anche altre volte. Alla fine però non bisogna mollare, perché le cose grandi a volte succedono anche a quelli come me».

Da soli non si beve, ma un brindisi a se stesso ci sta davvero tutto
Da soli non si beve, ma un brindisi a se stesso ci sta davvero tutto
Quelli come me?

Non lo so, una sensazione. Mi fa piacere che la gente possa essere contenta per la mia maglia rosa. Vuol dire che ho seminato bene in questi anni (trattiene a stento le lacrime, ndr). Forse questa cosa è ancora più gratificante della vittoria, dei risultati, magari addirittura più di questa maglia. Sapere che tante persone sono contente per quello che hai fatto e le cose che hai raggiunto… vuol dire che qualcosa di buono sono riuscito a fare».

Da bambino l’hai mai sognata?

In questi anni non avevo mai sfiorato e neanche mi era venuto in mente di pensarci. E’ un simbolo che quando un bambino inizia a pedalare è lì in alto. Non so esattamente perché, ma due giorni fa mi è venuta questa idea. E alla fine con una crono e due tappe in gruppo, siamo arrivati a oggi. Quello che ha fatto subito la differenza è stato capire nei primi chilometri che c’era battaglia. Non era una fuga a perdere, con la giusta situazione poteva crearsi questa opportunità.

Dombrowski lo attacca, Alessandro lo controlla: l’idea rosa prende corpo
Dombrowski lo attacca, Alessandro lo controlla: l’idea rosa prende corpo
Quando l’hai capito?

Alla fine. Primo ero concentrato su Oliveira e ovviamente sul riacchiappare i due fuggitivi. Nel momento in cui questo si stava sistemando, dalla macchina mi hanno detto di fare attenzione anche a Dombrowski, perché non potevo permettermi di farlo allontanare troppo. E quindi fino alla fine è stata una via di mezzo: ce l’ho, non ce l’ho. Una volta arrivato ho visto Valentino Sciotti che mi correva incontro e dalla faccia che mi ha fatto, ho capito che ero la nuova maglia rosa.

Cercavi qualcosa da dedicare a Silvia Piccini, la ragazza morta sulla strada poche settimane fa…

Sono pronto a portare qualcosa alla famiglia. Sarà un piccolissimo pensiero, ma è quello che possiamo fare noi, ora che lei non c’è più. Ho già risposto a tante domande, è il problema più vecchio del mondo. Siamo a volte molto incivili, non riusciamo ad avere il minimo rispetto per gli altri e ormai sulla strada questo è evidente. Silvia è l’ultima, ma purtroppo non lo resterà a lungo.

«Sono un padre, per questo mi espongo sulle questioni di diritto. Corro per Giulio Regeni»
«Sono un padre, mi espongo sulle questioni di diritto. Corro per Giulio Regeni»
Ci hai sempre messo la faccia…

Mi sono sempre espresso su temi che stanno al di sopra di ogni colore e schieramento. I diritti fondamentali, i diritti civili, cose che non hanno colore e non possono essere strumentalizzate. Più di qualcuno, anche persone care, mi hanno criticato su questo. Però prima che ciclista – ormai sono stufo di ripeterlo – sono un marito, un papà, un cittadino. Quindi domani vestirò ancora il braccialetto giallo per Giulio Regeni e parlerò ancora di sicurezza sulle strade, senza problemi. Non cambierò idea.

Resterai fedele anche al tuo modo di vedere il ciclismo?

Ho un modo di fare più romantico di quello che ti viene richiesto nel ciclismo attuale. Mi è sempre stato insegnato così, sin da quando sono passato professionista con il buon Gianni Savio. Forse c’è molto di quello stampo nel mio modo di fare. E’ anche vero però che il ciclismo va avanti e anche io mi devo scontrare con questo cambio di stile. Anche io devo fare attenzione a mangiare nel modo giusto, ad avere i vestiti giusti, a usare il body, ad avere il casco aerodinamico, ad avere una bicicletta leggera e veloce… Sono tutte cose che fanno parte delle regole del gioco di adesso. Probabilmente questo stile non è il più redditizio, utile a fare risultati e aumentare il numero di vittorie. Però…

Però?

Ci sono state tappe in cui ho passato la giornata in fuga e sono stato ripreso, in cui ero più soddisfatto di quando ho fatto un piazzamento. Io cercherò di continuare a interpretare il ciclismo in questo modo, fino a quando potrò farlo.

Taglia il traguardo, ma ancora non si rende conto dell’impresa
Taglia il traguardo, ma ancora non si rende conto dell’impresa
E intanto sei il faro per i ragazzi del Ct Friuli.

Sono stato il primo a sfruttare quello che è diventato un sistema e una squadra che non hanno niente da invidiare ai team professionistici. Lo dobbiamo a Roberto Bressan, Renzo Boscolo e ora Andrea Fusaz, Alessio Mattiussi e Fabio Baronti. Queste sono le persone che hanno dato il via a quella bellissima realtà che è il Cycling Team Friuli. E i ragazzi che arrivano adesso nel mondo del professionismo stanno sfruttando appieno questa squadra. Milan, Fabbro, Aleotti, Venchiarutti, i fratelli Bais. Ormai siamo in tanti ed è giusto che il mondo dei professionisti guardi sempre di più a questa realtà.

Non sarebbe male chiudere in Italia…

A parte i primi anni qua, ho subito intuito che purtroppo in Italia era difficile continuare a stare ad un certo livello. Sono felice di aver capito subito la necessità di partire. Ma è il segno che il mondo va in questa direzione, non possiamo essere troppo chiusi su di noi e le nostre piccole realtà. Ormai siamo interconnessi, siamo globali in tutto e anche il lavoro deve essere così. Spero di insegnare questo a mio figlio. Sono cresciuto in una famiglia che ha sempre avuto un occhio verso lidi diversi, mondi un po’ più lontani. Mio fratello vive in Nuova Zelanda da tanti anni ed è una cosa di cui i miei genitori vanno fieri, nonostante ci siano migliaia di chilometri. Avere sperimentato squadre di Paesi diversi è stimolante, ma sarebbe bello anche ritrovare una squadra italiana nel WorldTour in cui magari finire la carriera.

Lo sguardo di chi su quel palco rosa non c’è mai stato: che cosa mi aspetta?
Lo sguardo di chi su quel palco rosa non c’è mai stato: che cosa mi aspetta?

Ha raccontato. Si è commosso. Non ha avuto paura di mostrare le sue emozioni. Prima di lui, forse, soltanto Simoni era riuscito a entrare nel cuore della sua gente per la stessa cocciuta coerenza. Stasera si farà festa, magari con il vino dello sponsor. Da domani però il Rosso di Buja sarà sulla strada per difendere il suo sogno rosa e cercherà di portarlo il più avanti possibile. Ganna è passato con l’espressione sfinita ed è sfilato verso il pullman. Da stasera il Giro ha trovato un’altra storia da raccontare.

Ganna: «La popolarità mi piace, ma gli eroi sono altri»

09.05.2021
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Ganna ci ha preso gusto. Con il rosa e con la popolarità. Dice che l’anno scorso la gente forse non conosceva bene il suo nome e semplicemente salutava la maglia rosa. «Ma qui in Piemonte – dice dopo la tappa – mi hanno riservato un’accoglienza eccezionale e devo dire che lo trovo emozionante».

Come Nibali

Stamattina abbiamo capito che stesse per arrivare alla firma di partenza perché dal fondo della strada, al margine del giardino antistante la Palazzina di Caccia di Stupinigi, di colpo si è sentito montare un brusio, che è diventato un’eco e poi un urlo. Solo con Nibali fanno così. I suoi compagni erano già arrivati tutti, Pippo ha sistemato la bici sulla rastrelliera e nel frattempo stringeva le mani a tutti i colleghi che lo incrociavano.

Il dietro le qunte prima del via, fra presentazione e interviste
Il dietro le qunte prima del via, fra presentazione e interviste

Alla presentazione delle squadre, quando poi è venuto il momento del Team Ineos, Paolo Mei si è smesso a snocciolare i suoi risultati. Vincitore di cinque tappe al Giro. Campione del mondo della cronometro. Quattro volte campione del mondo dell’inseguimento. Egan Bernal, piccolino al suo fianco, lo ha guardato sorridendo come a prenderlo in Giro: sei davvero tu? I due si sono fati una risata e poi la tappa è potuta partire, con il passaggio di Filippo salutato dal pubblico. E mentre Nibali è un personaggio schivo, Ganna non ha paura di utilizzare la sua popolarità per il bene del ciclismo.

Spot per il ciclismo

«Siamo lo sport meno costoso che ci sia – dice – per vederci devi solo scendere in strada. Siamo online su mille piattaforme. Per vedere una corsa puoi prendere la famiglia e farti una passeggiata. Spero che tanta gente si avvicini al ciclismo e cominci a praticarlo».

In realtà, nonostante il suo essere estroverso, Ganna è un timido e la popolarità gli è arrivata addosso come una doccia bella fresca: piacevole, ma sarà meglio abituarsi gradualmente.

«Quando sono in corsa – dice – mi piace sentir chiamare il mio nome. Quando sono per i fatti miei in strada, può capitare invece che abbia la luna storta e allora essere riconosciuto non è così bello. Lo capisco che chiunque realizzi grandi cose nello sport per il suo Paese venga visto come una sorta di eroe, ma per me gli eroi sono altri. Ad esempio quelli che durante il primo lockdown erano in prima linea a combattere per gli altri».

Al via, davanti al 108 gigante per ricordare Weylandt ai 10 anni della morte
Al via, davanti al 108 gigante per ricordare Weylandt ai 10 anni della morte

Qualche sassolino

Eppure il gigante piace, anche per il suo essere diretto. E se deve togliersi un sassolino dalla scarpa, riprendendo il concetto già espresso ieri quando ha parlato delle pressioni dei media, non si tira indietro. Così quando un collega gli chiede che cosa intendesse giorni fa parlando “dell’effetto trattore” che si rischia dopo un periodo di lavoro molto duro, fa un sorriso sotto la mascherina e risponde dritto: «L’effetto trattore è quello che si è visto la settimana scorsa, quando avete cominciato a dire che Ganna non andava più». Ultima domanda, è tempo di andarsene. Domani altra tappa, ma più insidiosa di questa. Se piove, avranno grandi ispirazioni uomini come Ulissi e Sagan. Altrimenti si proverà ad arrivare nuovamente in volata.

Bottiglie Astoria per il Giro d'Italia

Il Prosecco DOC Rosé di Astoria sul podio del Giro

07.05.2021
3 min
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Il Giro d’Italia oramai in rampa di lancio da Torino “brinda” quest’anno – mai termine risulta essere più azzeccato – ad una ricorrenza molto, molto particolare.

Dieci anni di collaborazione

Astoria Wines festeggia difatti proprio con l’edizione 2021 il decimo anniversario della collaborazione e sponsorship con RCS Sport. L’azienda veneta di Crocetta del Montello (Treviso) ha in tutti questi anni beneficiato del traino e della visibilità, anche itinerante, concessa dal Giro d’Italia. In questo modo ha potuto promuovere il proprio Prosecco, e più in generale i propri vini, lungo le strade della Penisola, ma non solo, considerate le partenze dall’estero ed i numerosi sconfinamenti), e lo ha fatto sempre al fianco di grandi campioni delle due ruote.

Astoria è il primo vinificatore privato del Conegliano-Valdobbiadene DOCG
Astoria è il primo vinificatore privato del Conegliano-Valdobbiadene DOCG
Astoria è il primo vinificatore privato del Conegliano-Valdobbiadene DOCG
Astoria è nata nel 1987 ed è il primo vinificatore privato del Conegliano-Valdobbiadene DOCG

Tre bottiglie da collezione

E proprio per il Giro di quest’anno, quello appunto del decennale, il marketing di Astoria ha in serbo una serie di sorprese per poter festeggiare degnamente questo anniversario. Il vino, prima di tutto: sul podio, ed in ogni arrivo di tappa, si brinderà col Prosecco DOC Rosé, l’ultimo nato nel mondo degli spumanti, e realizzato con uve Glera e Pinot nero. Un vino che Astoria ha fatto esordire lo scorso ottobre e che conta già oggi molti estimatori. La bottiglia del Giro d’Italia rappresenta poi anche un oggetto da collezione, e per questo Astoria ne ha preparata una specifica serie che ne conta addirittura tre. La bottiglia ufficiale del Giro, nera in vetro intagliato e con grafiche rosa, riporta il riferimento alla edizione numero 104 della corsa rosa oltre ad un “10” ispirato al Trofeo Senza Fine che contraddistingue l’evento. Come da tradizione in occasione della Grande Partenza, nelle bottiglie delle 5 tappe piemontesi sarà impressa la Mole Antonelliana in omaggio appunto alla Regione Piemonte.

Filippo Polegato con Enrico Battaglin
Filippo Polegato con Enrico Battaglin
Filippo Polegato con Enrico Battaglin
Filippo Polegato, direttore vendite di Astoria con Enrico Battaglin

Una bottiglia solo per la maglia rosa

La maglia rosa invece brinderà con una bottiglia Astoria davvero molto speciale. Quest’ultima sarà difatti dipinta di rosa e sarà riservata solo ed esclusivamente per il leader della classifica generale. Alla fine del Giro d’Italia, il vincitore assoluto dell’edizione 2021 firmerà una serie limitata di 100 Jeroboam da 3 litri ciascuna che saranno messe in vendita sul web di Astoria. Attenzione, queste bottiglie sono già prenotabili online su astoriawineshop.com.

31.000 chilometri con la carovana

«Ho fatto un rapido calcolo – ha commentato Filippo Polegato, direttore vendite Astoria Wines – dal quale risulta che in questi anni abbiamo percorso oltre 31.000 chilometri con la carovana rosa. Più o meno un andata e ritorno dall’Italia al Polo Sud. Ma in questi dieci anni abbiamo avuto il privilegio di vivere tutto l’entusiasmo e la passione del popolo del ciclismo. Per celebrare questo bellissimo connubio attraverso la Special Edition 10 saremo in grado letteralmente di portare la festa del Giro a casa di 100 grandi appassionati. Di buon vino e di ciclismo naturalmente.”

astoriawineshop.com

Fate piano, guardate qua: è nata la Maglia Rosa…

19.04.2021
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Novant’anni di maglia rosa. Dal Giro d’Italia del 1931 è diventata l’oggetto del desiderio di qualunque corridore al via della corsa che attraversa lo Stivale per tre settimane. A introdurla fu Armando Cougnet, penna de La Gazzetta dello Sport. Il primo ad indossarla fu Learco Guerra, il 10 maggio di quell’anno. Ma a conquistarla al termine della diciannovesima edizione fu il piemontese Franco Camusso.

Un altro piemontese, Filippo Ganna, sogna di vestirla di nuovo il prossimo 8 maggio a Torino. Quel giorno sarà messa in palio per la prima volta la maglia 2021 ideata dall’azienda italiana Castelli, che dal 2017 realizza anche gli altri capi per i leader della classifica dei giovani (bianca), di miglior scalatore (azzurra) e a punti (ciclamino).

La fase ideativa è conclusa, bozzetti approvati: si entra in fase realizzativa
La fase ideativa è conclusa: si entra in fase realizzativa

Brainstorming

A raccontarci il dietro le quinte ci pensa Laura Zambon, Apparel Product Developer del marchio di abbigliamento che fa base a Fonzaso, in Veneto.

«La Maglia Rosa 2021 – dice – nasce come sempre da un brainstorming interno. Si parte dalla lettura della “Styleguide” che Rcs prepara ogni anno, poiché la maglia rosa ha una forte immagine ed è importante che comunichi in modo coerente. Al brainstorming interno, partecipiamo io, il brand manager Steve Smith e i graphic designer che si occuperanno del progetto».

Ogni singolo pezzo compone la maglia e le dà la giusta vestibilità
Ogni singolo pezzo compone la maglia e le dà la giusta vestibilità

Bozzetti e dettagli

Sono sempre i piccoli dettagli a fare la differenza. Come la frase scritta all’interno del colletto della maglia rosa 2021, “Disposto a salir a le stelle”. E’ l’ultimo verso della Cantica del Purgatorio della Divina Commedia di Dante Alighieri. Un omaggio al Sommo Poeta, a 700 anni dalla sua scomparsa. Laura ci racconta come si passa alla fase successiva.

«I graphic designer – dice – propongono quattro o cinque bozzetti. In parallelo, io mi occupo del design e dello sviluppo degli accessori come la tirazip con la forma del Trofeo Senza Fine, le etichette o altre applicazioni. Poi, insieme a Steve Smith e a Sitip, che è la partner del progetto, scegliamo i tessuti. A quel punto sta a me supervisionare tutta la fase di messa a punto della vestibilità. Ci sono molte ore di lavoro per l’industrializzazione del capo e riguardano diversi settori aziendali, perciò quantificarle è difficile».

L’impatto ambientale dei capi per i leader della Corsa Rosa 2021 sarà ridotto grazie all’utilizzo di filati riciclati al 100%, prodotti dall’azienda italiana Sitip.

Marchi e loghi sono stati stampati, il passo successivo è la cucitura
Marchi e loghi sono stati stampati, il passo successivo è la cucitura

Quasi mille

I bozzetti vengono visionati internamente e poi ricevono l’approvazione di Rcs. A questo punto l’ultima approvazione è quella degli sponsor delle singole maglie leader. E la Maglia Rosa comincia così a prendere forma.

«Questa è la parte è più bella – racconta Laura – perché la Maglia Rosa viene letteralmente plasmata sotto i miei occhi. Nonostante sia già il quarto anno che la facciamo, è sempre una grande emozione quando la confezioniamo nel nostro atelier interno. Per Rcs è prevista un’intera collezione di 8 prodotti che viene messa a disposizione dei detentori delle maglie di leader. Li vestiamo per tutte le condizioni atmosferiche o di gara. Ci sono le nostre famose Perfetto e Perfetto Long Sleeve. Il gilet Vest antivento. La maglia Premiazione e il body Crono, fino ai manicotti e, dall’anno scorso, anche la mascherina per la premiazione. In totale, forniamo a Rcs circa un migliaio di capi della collezione, per coprire il fabbisogno di tutta la durata del Giro».

Si fa tutto a mano: è nata la Maglia Rosa 2021
Si fa tutto a mano: è nata la Maglia Rosa 2021

Sfumature di rosa

Le sfumature di rosa sono davvero parecchie. «Le differenze tra i capi della collezione dipendono dal loro utilizzo. La maglia Premiazione, per esempio, ha una vestibilità più abbondante, per essere indossata quando l’atleta è sul podio sopra la maglia della propria squadra. La maglia Leader è pensata sia nei tagli, distribuzione dei tessuti e fit, per essere performante. Il body per le cronometro che noi chiamiamo Bodypaint 4.0 TT Suit sintetizza tutto il nostro know-how in fatto di performance e aerodinamicità. Mentre nelle prime due maglie citate i tessuti sono gli stessi, nel Bodypaint abbiamo privilegiato tessuti con modulo elastico maggiore per essere più aderente possibile e super lisci».

Tao Geoghegan Hart, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
E’ il momento più bello: la Maglia Rosa ha scelto il suo padrone: qui Tao Geoghegan Hart nel 2020
Tao Geoghegan Hart, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
Il momento più bello: la Maglia Rosa ha scelto il suo padrone

Fitting speciale

E’ una delle curiosità che assale ogni cicloamatore che voglia vestirsi di rosa: che taglie vestono i corridori?

«Le più usate sono le S e le M, ma ad esempio il nostro “TopGanna” indossa una L. La vestibilità delle maglie Leader è determinata da tutta la nostra esperienza in fatto di corporatura del ciclista professionista medio. Essere fornitori del Team Ineos ci agevola in questo. In alcuni casi però, vengono fatti degli interventi prima di alcune gare, per esempio per le cronometro. Qualche atleta che non aveva mai indossato i nostri capi ha avuto bisogno di una sessione di fitting speciale (verifica di vestibilità). In questi casi siamo noi dell’ufficio R&D a raggiungerlo nelle località di tappa. Oppure i colleghi che seguono la gara verificano per conto nostro e ci mandano le informazioni. In pochissimo tempo, siamo in grado di ricreare nel nostro atelier un capo da far avere all’atleta».

La Maglia Rosa 2021 è pronta, ce ne sono di tutte le taglie e da mercoledì 21 aprile sarà possibile preordinarla sul sito www.castelli-cycling.com, così da cominciare a entrare in clima Giro.

Jay Hindley

Hindley: «Nella crono lotterò fino alla morte»

24.10.2020
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Jay Hindley non avrebbe mai pensato di arrivare a giocarsi il Giro e tantomeno di indossare la maglia rosa alla vigilia della crono finale. Dovrà lottare alla morte, ma non ha paura.

Il giovane scalatore australiano verso Sestriere ci ha provato. Appena il compagno di squadra Wilco Kelderman si è staccato ha capito che per lui si apriva un portone enorme. Una possibilità unica. E forse solo in quell’istante è davvero cambiato il suo Giro. Ad un tratto era il capitano della Sunweb. Onore ed oneri.

Forse Jay ha pagato un po’ anche la pressione. Se sul secondo passaggio al Sestriere si è sentito libero di fare la sua corsa, nella scalata finale dopo il traguardo volante aveva tutto il peso della corsa. E quelle maglie scure della Ineos-Grenadiers forse un po’ gli facevano paura.

Una pacca sulla spalla all’ex maglia rosa e compagno Kelderman
Una pacca sulla spalla all’ex maglia rosa Kelderman

Nessun rimpianto

Eppure l’aussie è sorridente. Abbozza persino qualche parola d’italiano imparata in quel 2015 in Abruzzo all’Aran Cucine. Ci mette poco a riprendersi.

«E’ incredibile indossare la maglia rosa – e la pizzica con pollice e indice – guardavo il Giro da bambino e ora ci sono io. Ammiravo tutti gli australiani, McEwen, Evans, Porte…».

Vista come è andata oggi, la mente scorre alla tappa dello Stelvio. Chissà se nella sua testa ci sono rimpianti? Quel giorno era palesemente il più forte.

«No, non ho rimpianti. Il piano era quello e io l’ho rispettato, anche se potevo andare via. E poi quel giorno abbiamo preso maglia rosa, bianca e tappa. Per la Sunweb è stata una buona giornata. Oggi dopo che Wilco si è staccato non ho potuto far altro che seguire i due della Ineos. Sull’ultima salita guardavo Geoghegan Hart per cercare di capire come stesse, se e quanto fosse stanco. Poi ci ho provato, più volte. Ci ho provato con tutte le mie forze ma non sono riuscito a staccarlo. Almeno io e Tao siamo amici e lottare con lui è bello».

In effetti dopo il traguardo il volto e l’affanno del respiro non combaciavano con la pedalata sciolta che invece è ormai tipica della sua azione. Il ragazzino di Perth è davvero bello da vedere in bici. E quando prende il manubrio con le mani basse dà l’idea di poter fare il vuoto da un momento all’altro. Però il finale di questo Giro è stato duro anche per lui evidentemente. E più passavano i chilometri e più Tao acquisiva sicurezza. L’inglese avrebbe perso meno tempo e aveva vicino (o poco dietro) un fantastico Rohan Dennis. L’esatto contrario di quel che provava Hindley.

Hindley con le mani basse sul manubrio. Un stile bello a vedersi ed efficiente.
Mani basse per Hindley anche in salita
Hindley con le mani basse sul manubrio. Un stile bello a vedersi ed efficiente.
Mani basse per Hindley anche in salita

Fino alla morte

E adesso? Mancano una notte e poche ore alla crono che deciderà il Giro e una grossa fetta della carriera di questi due ragazzi. Jay però non sembra spaventato.

«Per un giovane australiano lasciare la sua terra dall’altra parte del mondo e venire in Europa non è facile. Però sono testardo. Da quel giorno che vidi per la prima volta il Tour de France in tv a 6 anni e decisi che avrei fatto il corridore, sono arrivato sin qui.

«Domani sarà una crono particolare, nella quale non sarà avvantaggiato lo specialista ma chi starà meglio, chi avrà più energie. Io darò tutto fino alla morte».

A Valdobbiadene è stato più bravo Tao. A Palermo è andata meglio a Jay. Anche stavolta i due pretendenti alla maglia rosa sono (quasi) pari. Li dividono 86 centesimi.

Bramati si tiene stretta la maglia rosa

06.10.2020
3 min
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«Cercheremo di difendere questa maglia in ogni modo e se oggi (tappa di Villafranca Tirrena, ndr) sarà necessario al traguardo volante farò fare la volata con tutta la squadra», Davide Bramati non nasconde determinazione ed entusiasmo.

Il giorno prima Joao Almeida, giovanissimo, ha preso la maglia rosa. Ce l’ha sulle spalle per soli 28 centesimi di vantaggio su Jonathan Caicedo. Anche per il ragazzo della EF Pro Cycling l’occasione è ghiotta e quel traguardo volante appena in fondo alla discesa di Portella Mandrazzi sembra fatto apposta per le imboscate. Per di più il sudamericano è uno scalatore atipico: non è leggero se si pensa alla sua statura (164 centimetri per 62 chili) ed è anche “veloce”.

Artiglieria schierata

Così la Deceuninck-Quick Step di Almeida e Bramati corre guardinga. In fondo alla discesa i bianco-blu sono compatti e attenti. Caicedo avanza. Dall’ammiraglia il Brama che fiuta il pericolo decide di schierare l’armatura pesante. Mette la squadra davanti. Davide Ballerini, il più veloce dei suoi, farà la volata. Il primo posto è del fuggitivo Simon Pellaud, ma in ballo ci sono ancora i due secondi di abbuono per il secondo e un ulteriore secondo per il terzo. 

La Deceuninck anticipa Caicedo. Si sposta sul lato sinistro della strada. Davanti c’è Ballerini e a ruota Almeida. E’ fatta! Anzi no. I ragazzi del Brama fanno ancora meglio. Davide intuisce che Caicedo non può rimontare e si sposta facendo passare la maglia rosa e lui subito dietro. Un piccolo capolavoro tattico.

Davide Bramati
Il tecnico bergamasco è uno dei più apprezzati per il lavoro con i giovani
Davide Bramati
Il tecnico bergamasco è uno dei più apprezzati per il lavoro con i giovani

Dedizione e attenzione

Il significato di quello sprint è molto più grande. Ci dice di un ragazzo che ha voglia ed entusiasmo. Di una squadra sempre attenta anche quando non può essere al top. La Deceuninck infatti doveva schierare Remco Evenepoel, Fabio Jakobsen, Mattia Cattaneo… eppure anche con dei “ragazzini” come Almeida riesce sempre a lasciare il segno.

Bramati li sa motivare. E’ uno di quei Ds moderni ma con l’astuzia dei veterani.

«Il ciclismo sta cambiando. Questi ragazzi giovani vanno forte. Fanno le cose per bene e quando passano sono pronti. Almeida sono due anni che lo porto ai ritiri con noi. Che usa la bici da crono. Ha vinto la Liegi U23, è salito sul podio del Giro U23 del 2018… Certo perciò che questa maglia la difendo. Perché non dovremmo farlo?».

Contropiede rosa!

Non solo Almeida quel giorno ha salvato e rinforzato la maglia, ma l’ha tenuta anche nelle tappe successive. La maglia rosa, come lo stesso ragazzo portoghese ha detto, gli ha dato consapevolezza. Era sempre più sicuro. 

Andare in conferenza stampa ogni giorno, i media che all’improvviso ti conoscono, i numeri dei follower che balzano in alto, la squadra che tira per te… sono mattoni di una crescita.

Dove potrà arrivare Almeida? 

«Non lo so – dice Bramati – intanto fin che può restiamo in alto. La maglia rosa, ragazzi, è la maglia rosa».