Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)

Da Malta a… Malta: il primo anno da pro’ di Crescioli

04.11.2025
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Un anno dopo, Ludovico Crescioli è tornato dal viaggio a Malta insieme ai compagni di squadra della Polti VisitMalta. Si è trattato del primo ritiro, per vedere e conoscere i ragazzi che dal 2026 entreranno ufficialmente a far parte del team. A ottobre dello scorso anno era il corridore toscano a trovarsi nella loro situazione, infatti Crescioli dopo la parentesi alla Technipes #InEmiliaRomagna aveva fatto il grande salto tra i professionisti insieme alla formazione di Ivan Basso e Fran Contador (in apertura foto Maurizio Borserini). 

Adesso, 365 giorni dopo, è il momento di guardarsi indietro e fare un bilancio della prima stagione vissuta tra i pro’. 

«Sono ancora in vacanza – ci racconta Crescioli – dopo il viaggio a Malta sono tornato a casa, quest’anno le vacanze le passerò tra parenti e amici. Non riesco a vederli spesso e passare con loro del tempo, quindi ne approfitto e mi godo un po’ di riposo. Ho ancora una settimana di stacco, poi riprenderò la bici e inizierò a fare qualche giro. La mia stagione è finita alla Veneto Classic, il 19 ottobre, queste tre settimane di stacco erano necessarie».

Che cosa ci dici di questa prima stagione da professionista?

Tutto sommato dire che è andata bene, c’è stato qualche intoppo soprattutto all’inizio. Ho avuto un problema al ginocchio che mi ha tenuto fermo per un mese abbondante. Dopo l’esordio in Spagna a fine gennaio sono rientrato alle corse in Calabria a metà aprile. Ho messo insieme quarantotto giorni di gara, tutti concentrati da aprile in avanti. 

Senti di aver fatto i giusti miglioramenti?

Credo di non aver avuto una crescita graduale, ma sono sicuramente migliorato anche perché nel finale di stagione ho visto dei passi in avanti. Nelle gare di settembre e ottobre riuscivo spesso a restare con i migliori.

Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Tour of Slovenia
Crescioli ha preso parte a quattro corse a tappe, l’obiettivo per il 2026 è aumentarne il numero
Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Tour of Slovenia
Crescioli ha preso parte a quattro corse a tappe, l’obiettivo per il 2026 è aumentarne il numero
Quali sono state le difficoltà maggiori?

Capire questo nuovo modo di correre, in alcuni momenti di gara mi sono reso conto che mi mancasse quel tocco di esperienza che mi avrebbe aiutato a fare qualcosina in più. Nelle ultime corse dell’anno avrei potuto fare meglio. 

Raccontaci…

Alla Tre Valli Varesine, dove sono arrivato ventesimo, ho peccato di esperienza e di visione di gara. Ero riuscito a rimanere con il gruppetto all’inseguimento di Pogacar, ma in una rotonda abbiamo preso la classica “frustata” e ci siamo divisi. Nel rientrare abbiamo fatto una fatica immensa, che ho pagato nello sprint finale. Magari sarei potuto entrare nei primi dieci, che alla Tre Valli è sempre un buon risultato

Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Giro dell'Emilia (foto Maurizio Borserini)
Crescioli al Giro dell’Emilia, con il passare delle corse il suo finale di stagione è stato in crescendo (foto Maurizio Borserini)
Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Giro dell'Emilia (foto Maurizio Borserini)
Crescioli al Giro dell’Emilia, con il passare delle corse il suo finale di stagione è stato in crescendo (foto Maurizio Borserini)
Su quali aspetti devi ancora lavorare?

Il prossimo anno mi piacerebbe fare qualche corsa a tappe in più. Nel 2025, complice l’infortunio di inizio stagione, non ho avuto modo di correrne tante. Però mi sono reso conto che correndo tanti giorni di fila il fisico risponde bene. Sempre alla Tre Valli Varesine ho fatto una delle mie migliori prestazioni e arrivavo da tre giorni di gara consecutivi. 

Il prossimo anno mancherà un pilastro come Piganzoli, avete caratteristiche simili, pensi di poter prendere il suo posto?

Replicare la stagione e gli ultimi anni di “Piga” vorrebbe dire andare davvero forte, perché lui in primis ha fatto vedere di valere tanto. Io voglio ottenere i migliori risultati possibili, non sarà semplice, ma vorrei fare altri passi in avanti. Sarebbe bello fare qualche gara a tappe per lavorarci e crescere in vista del prossimo futuro. Quest’anno ho visto che riesco a dare il mio contributo anche nelle corse di un giorno.

Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Giro d'Abruzzo
Crescioli vuole fare il passo necessario per provare a vincere e fare un ulteriore salto di qualità
Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Giro d'Abruzzo
Crescioli vuole fare il passo necessario per provare a vincere e fare un ulteriore salto di qualità
Con il sogno del Giro d’Italia?

Ancora non sappiamo nulla, c’è il discorso delle wild card e di avere risposta riguardo agli inviti. La direzione principale è quella di migliorarmi per quanto riguarda le brevi corse a tappe, ma un’esperienza come il Giro darebbe una grande continuità. Vedremo, perché il calendario quest’anno proporrà tante nuove gare a tappe e molte di queste saranno proprio in Italia.

La Polti riparte e Basso ha fatto scelte mirate

Il mercato del Team Polti: scelte mirate e talenti da valorizzare

30.10.2025
5 min
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Fine stagione, è tempo di consuntivi. In casa Polti Visit Malta a dir la verità l’analisi è iniziata tempo fa, a stagione ancora nel pieno, tanto è vero che la formazione Professional italiana è stata tra le più attive nella prima fase del ciclomercato. Facendo anche scelte lontane dai riflettori, ma che hanno fatto anche discutere.

Di carne al fuoco ce n’è tanta e il team manager Ivan Basso (in apertura insieme all’altro titolare Alberto Contador) non si nasconde, anzi affronta anche argomenti scottanti a viso aperto, come faceva quando correva e vinceva in giro per il mondo: «Per noi è stata una stagione dove abbiamo raggiunto due obiettivi importanti, uno è quello del mantenimento della classifica internazionale ed è ogni anno più difficile arrivare nella top 30 del ranking. La seconda essere comunque la prima italiana in classifica con la ciliegina della vittoria nella Coppa Italia delle Regioni che ha sicuramente un significato, oltretutto con la maglia dei giovani andata a Piganzoli».

Davide Piganzoli lascia il Team Polti: ha firmato un triennale con la Visma-Lease a Bike
Davide Piganzoli lascia il Team Polti: ha firmato un triennale con la Visma-Lease a Bike
Davide Piganzoli lascia il Team Polti: ha firmato un triennale con la Visma-Lease a Bike
Davide Piganzoli lascia il Team Polti: ha firmato un triennale con la Visma-Lease a Bike
E che cosa metti sull’altro piatto della bilancia?

Tantissimi piazzamenti che avrebbero potuto essere vittorie. I nostri due atleti più veloci, che sono Lonardi e Penalver, hanno fatto più di 20 podi. Questo io lo devo vedere come risultato positivo in termini di prestazione. Ma voglio che questi podi possano diventare vittorie, quindi dobbiamo lavorare sulla ricerca delle cose da migliorare per poter trasformare prestazioni di assoluto livello in vittorie, fare quel piccolo passo che ancora manca. Dopo ovviamente c’è anche un’autocritica, perché abbiamo alcuni atleti della squadra che dovevano andare meglio, ma stiamo già lavorando su quello e sta anche a chi dirige, a me in primis, prendersi le responsabilità.

Dove si esprime questa responsabilità?

Quando hai degli atleti, devi fare in modo che la loro individualità sia parte di un quadro generale nel quale contribuiscono tutti. Quindi quando si parla di fare meglio, gli parli di una cosa che loro conoscono. La consapevolezza è già il primo colpo di pedale del 2026 soprattutto dai corridori che non hanno performato come dovevano. Di questo il primo responsabile sono io e quindi ci stiamo lavorando insieme all’atleta, ai direttori sportivi, ai preparatori per cercare di capire che cosa non ha funzionato e che cosa cambiare.

Al suo primo anno alla Polti, Ludovico Crescioli ha fatto 48 giorni di corsa con 6 Top 10
Al suo primo anno alla Polti, Ludovico Crescioli ha fatto 48 giorni di corsa con 6 top 10
Al suo primo anno alla Polti, Ludovico Crescioli ha fatto 48 giorni di corsa con 6 Top 10
Al suo primo anno alla Polti, Ludovico Crescioli ha fatto 48 giorni di corsa con 6 top 10
Voi siete una delle squadre più attive sul ciclomercato e state prendendo anche molti under 23, che però non potranno più gareggiare nelle internazionali di categoria? Questo comporta anche un minor contributo in termini di punti…

La questione dei punti è complessa e ci sarebbe da discutere per ore. Noi abbiamo preso sei giovani del quarto anno, che quindi passano di categoria e l’abbiamo fatto perché li vediamo già pronti per correre le gare maggiori. E’ chiaro che è un tema delicato che stiamo discutendo anche tra le società, perché la decisione ci è piovuta addosso all’improvviso. Cercheremo di capire meglio e poi vedremo che cosa fare.

Stagione notevole quella di Lonardi con 78 giorni di gara conditi da 2 vittorie e ben 10 podi
Stagione notevole quella di Lonardi con 78 giorni di gara conditi da 2 vittorie e ben 10 podi
Stagione notevole quella di Lonardi con 78 giorni di gara conditi da 2 vittorie e ben 10 podi
Stagione notevole quella di Lonardi con 78 giorni di gara conditi da 2 vittorie e ben 10 podi
Avete preso corridori per classiche, corridori per corse a tappe, corridori che possono dare una mano…

Apprezzo che si sia vista quest’operazione di prendere corridori mirati per le nostre esigenze. Ritengo che stiamo facendo un ottimo ciclomercato anche se non si nota il nome di spicco, anzi si sottolinea spesso che questo nome è in uscita ed è Piganzoli. Corridore per cui provo una stima infinita. L’abbiamo preso di poco maggiorenne e lo lasciamo con una personalità importante. Ma io ritengo che Crescioli sia un’eccellente successore. Non dimentichiamoci che ha fatto dei risultati importanti da under 23, mettiamoci in testa che i talenti non sono solo gli juniores che vanno forte. Possono essere anche i terzi, quarti anni o anche quinti anni, se magari uno ha avuto dei problemi. La storia degli atleti bisogna conoscerla bene, bisogna parlare con le squadre giovanili, con la famiglia dei corridori, capire bene che cosa c’è dietro. Perché ora se andiamo a cercare solo quelli di 16-17 anni che mostrano di essere i migliori al mondo commettiamo un grave errore.

Una vittoria per l'iberico Penalver in Cina, ma anche tanti piazzamenti
Una vittoria per l’iberico Penalver in Cina, ma anche tanti piazzamenti
Una vittoria per l'iberico Penalver in Cina, ma anche tanti piazzamenti
Una vittoria per l’iberico Penalver in Cina, ma anche tanti piazzamenti
C’è qualche nome in particolare sul quale ti senti di puntare fra i nuovi arrivati?

Ad esempio i due gemelli Bessega che avevamo nel settore giovanile e che hanno continuato il loro percorso di crescita. Poi Belletta, uno dei migliori talenti che abbiamo. Inoltre ritengo che Crescioli si evolverà ancora, come Lonardi, come Penalver. Non bisogna solo dirlo che si deve rispettare il talento, ma bisogna anche saper aspettare. Ma c’è anche altro…

Cioè?

Ho dovuto fare una scelta sofferta perché se avessi le possibilità di allargare il roster lo farei senza pensarci. Ma non è una questione di budget, è una questione di organizzazione. Perché se hai 30 corridori poi devi andare anche a correre e non possiamo ancora avere un calendario adeguato a questi numeri. Ci sono corridori di quarto-quinto anno che avrei preso volentieri: Arrighetti, Bortoluzzi, Olivo. Corridori che secondo me sono meritevoli di fiducia e solo perché hanno avuto problemi non sono riusciti ancora a emergere.

Per Dario Igor Belletta nuovo cambio di team. Basso crede molto nella sua crescita
Per Dario Igor Belletta l’approdo al Team Polti. Basso crede molto nella sua crescita
Per Dario Igor Belletta nuovo cambio di team. Basso crede molto nella sua crescita
Per Dario Igor Belletta l’approdo al Team Polti. Basso crede molto nella sua crescita
A proposito di Belletta, pensi che vada ricostruito non solo tecnicamente e fisicamente, ma soprattutto dal punto di vista psicologico, riportato un po’ nella dimensione vera di corridore?

Ho conosciuto Dario Igor a casa mia, nel mio studio. L’ho guardato negli occhi, ho parlato a lungo con lui, non credo che ci sia da ricostruire niente. C’è semplicemente da riprendere un percorso di crescita. Io vedo dove può arrivare, il mio compito sarà quello di far credere anche a lui che può farlo. Spesso gli atleti per tanti motivi perdono la visione finale di dove vogliono arrivare. Io ho il compito con i miei collaboratori di far credere anche a lui che lì può arrivarci. E’ pronto e ha solo una gran voglia di iniziare.

Caro Crescioli, com’è cambiata la tua vita tra i pro’?

19.03.2025
5 min
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La prima stagione di Ludovico Crescioli con la Polti VisitMalta sta procedendo un po’ a rilento. Dopo i primi appuntamenti in Spagna, dai quali è scaturito anche un ottavo posto all’esordio, è arrivato un piccolo stop a rallentare il tutto. In questi mesi il toscano, alla sua prima annata tra i professionisti ha comunque assaggiato un mondo diverso e con il quale ha già imparato a prendere le misure (in apertura foto Maurizio Borserini). 

«Si tratta solo di un leggero dolore al ginocchio – racconta Crescioli – ma piano piano sto recuperando, la squadra mi sta dando una grande mano e non mi fa mancare nulla. E’ un peccato perché avevo iniziato bene, sia nei ritiri di dicembre e gennaio che nelle prime gare tutto stava andando alla grande. Il team era contento e anche io lo sono, in particolare dopo l’esordio alla Classica Camp de Morvedre».

Crescioli ha esordito in maglia Polti VisitMalta alla Classic Camp de Morvedre cogliendo un ottimo ottavo posto (foto Maurizio Borserini)
Crescioli ha esordito in maglia Polti VisitMalta alla Classic Camp de Morvedre cogliendo un ottimo ottavo posto (foto Maurizio Borserini)

Sempre meglio

Come cambiano la vita e la quotidianità di un ragazzo che passa da under 23 a professionista? Il salto non è solamente sportivo e atletico, ma anche nella gestione di tanti piccoli dettagli. 

«Già lo scorso anno – racconta Crescioli – che correvo in una formazione continental ho avuto una buona impostazione sia per il calendario che per l’organizzazione. Tra tutti i vari impegni ho corso una ventina di gare tra i professionisti con la Technipes #InEmiliaRomagna. Quindi quello che ho trovato ora con la Polti VisitMalta non è totalmente nuovo, ma tutto sta diventando sempre più specifico. Con il modo di correre dei professionisti ho già avuto modo di confrontarmi e mi trovo bene».

I primi giorni di ritiro sono serviti per conoscere il nuovo ambiente (foto Maurizio Borserini)
I primi giorni di ritiro sono serviti per conoscere il nuovo ambiente (foto Maurizio Borserini)
E nella tua routine?

Nei due ritiri che abbiamo fatto questo inverno si vede l’organizzazione del team. Tutto è curato affinché noi ciclisti possiamo fare la vita dell’atleta. Dovevamo solo preoccuparci di fare colazione, uscire in bici e riposare in vista del giorno successivo. Poi c’erano momenti in cui, anche se era giornata di scarico, le ore si riempivano comunque con foto per gli sponsor, riunioni con lo staff, ecc…

Sei passato in una squadra con molte più persone all’interno…

Sia con i compagni che con lo staff ti trovi a rapportarti con tante persone nuove. I primi giorni si fa un più fatica ma poi inizi a conoscere tutti e si trovano le misure. Nel team la lingua principale è l’italiano, ma si parla anche tanto spagnolo. 

Gli shooting aiutano a creare un legame con i compagni (foto Maurizio Borserini)
Gli shooting aiutano a creare un legame con i compagni (foto Maurizio Borserini)
Ora che hai avuto bisogno di fare alcune visite come ti sei organizzato?

Il medico della squadra Giulio Tempesti, che tra l’altro è toscano, mi ha indicato le strutture alle quali rivolgermi. La comodità è sapere che tutto viene gestito comunque dallo staff del team.

Come ti sei trovato con tutte le attività esterne in ritiro?

Mi sono piaciute, senti di far parte di un gruppo e di essere nel mondo dei professionisti. Sono un ragazzo molto tranquillo ma queste attività mi fanno piacere, così come le varie interviste. Il nostro fotografo, Maurizio Borserini, è davvero bravo e simpatico. Quando organizziamo i vari set per fare tutti i contenuti degli sponsor ci mette sempre a nostro agio. Anzi, a volte sembra che non voglia disturbarci, è molto attento da questo punto di vista. 

Nei ritiri invernali non mancano le visite degli sponsor, colonna portante per l’attività dei corridori (foto Maurizio Borserini)
Nei ritiri invernali non mancano le visite degli sponsor, colonna portante per l’attività dei corridori (foto Maurizio Borserini)
In che modo vivi tutto?

E’ bello, anche perché è un modo per socializzare e conoscere i compagni sotto altri aspetti. E’ vero che passiamo tanto tempo in bici, ma non esiste solamente questo. In ritiro c’è il tempo di conoscersi e di stare tutti insieme. Quando si va alle gare si è sempre in sette o otto corridori e si è tanto concentrati sulla prestazione, com’è giusto che sia. 

Che sponsor hai incontrato?

Al ritiro di gennaio sono venuti dei rappresentanti di Kometa e Francesca Polti (Presidente e Amministratrice Delegata presso Polti Group, ndr). Sono iniziative belle, che ti fanno conoscere le persone dietro al nome sulla maglia. 

Altri particolari sono cambiati?

In gara, ad esempio, c’è da prendere la sacchetta ai rifornimenti mentre da under 23 non capitava così spesso. Un’altra cosa diversa sono le radioline, gli anni scorsi qualche volta le ho usate ma ora sono parte della routine

Crescioli ha corso anche alla Classica Valenciana prima dello stop per l’infiammazione al ginocchio (foto Maurizio Borserini)
Crescioli ha corso anche alla Classica Valenciana prima dello stop per l’infiammazione al ginocchio (foto Maurizio Borserini)
A proposito di sacchette del rifornimento, per l’alimentazione in corsa è cambiato qualcosa?

Non tanto. La quantità di carboidrati che assumo è molto simile all’anno scorso, già da under 23 facevo molto caso a questi dettagli. 

Ci sono altre cose che ti hanno emozionato?

Beh quando ho ricevuto lo scatolone con tutto il materiale tecnico è stato bello: magliette, kit per allenamenti, giacche e tutto il resto. Anche salire sul pullman del team è stato particolare, fin da bambino sei abituato a vederli da fuori, entrarci è stata un’emozione. La riunione tecnica si fa con VeloViewer e i diesse ci mostrano tutte le insidie del percorso e i punti cruciali. Tante cose che fanno capire che sono arrivato tra i professionisti.

Maestri riparte con nuove consapevolezze e l’occhio sui giovani

04.02.2025
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Mirco Maestri la polvere dalle ruote l’ha già tolta il 25 gennaio quando ha corso alla Classica Camp de Morvedre. Il corridore emiliano ha iniziato così la sua quarta stagione nel team di Ivan Basso, che nel frattempo ha cambiato nome passando da Eolo-Kometa a Polti VisitMalta (in apertura foto Maurizio Borserini). 

«Ho corso quella gara classificata come .2 sul calendario – spiega Maestri – perché la squadra aveva bisogno di un corridore esperto da affiancare ai giovani. In corsa non c’erano le radio e avevano bisogno di un punto di riferimento che coordinasse il tutto. In quell’appuntamento è andato molto bene Crescioli, che è arrivato ottavo. E’ un bel corridore con tanti margini di crescita, l’ho visto bene e sono fiducioso di quello che può fare».

La stagione di Maestri è partita dalla Spagna con la Classica Camp de Morvedre
La stagione di Maestri è partita dalla Spagna con la Classica Camp de Morvedre

Quattro giorni di carico

La presenza estemporanea alla Classica de Morvedre non era di certo prevista, ma Maestri ci ha sempre mostrato una grande predisposizione al sacrificio e all’aiuto, così quando è arrivata la chiamata “Paperino” non si è tirato indietro. 

«Coordinare tutto – continua a raccontare – non è facile, ma vedere che i ragazzi ti seguono e ti ascoltano è bello, dà soddisfazione. Fare il diesse in gara è sempre un ruolo delicato, soprattutto se non ci sono le radioline, se poi si sbaglia si devono fare i conti con i capi in ammiraglia (ride, ndr). Io arrivavo direttamente dal ritiro, eravamo in Spagna e serviva un corridore esperto. La sera stessa sono tornato in hotel e poi ho fatto una “tripletta”, altro che riposo (altra risata, ndr)».

Eccoli i giovani della Polti VisitMalta alle spalle dell’esperto Maestri, diesse in gara
C’è anche una bella foto di te con tutti i ragazzi intorno.

L’obiettivo era correre uniti e scortarli fino all’ultima salita, tenendoli sempre lontani dai pericoli e assicurandomi di non far andare via fughe numerose senza uno dei nostri dentro. In quella foto li stavo tenendo al riparo dal vento, ho detto loro: «Sto io davanti, voi dietro al riparo».

Ora tocca a te fare sul serio…

Si parte tra poco, domani con la Volta a la Comunitat Valenciana. E’ stata la mia gara tra i professionisti, nove anni fa. Durante l’inverno ci siamo preparati bene, ma come dice Zanatta: «Puoi fare tutti i test del mondo ma poi si vede in gara come stanno le gambe». E ha ragione. 

Maestri ha esordito alla Volta a la Comunitat Valenciana nel 2016
Maestri ha esordito alla Volta a la Comunitat Valenciana nel 2016
La squadra come sta?

Bene! Sono arrivati anche due rinforzi molto importanti: Tonelli e Zoccarato. Quest’ultimo l’ho voluto con tutto me stesso e sono contento che sia qui. Mentre Tonelli avevo provato a convincerlo due anni fa di venire qui alla Polti. Lo conosco da tanti anni, siamo sempre stati amici anche con maglie diverse. Basta guardare alle ultime Sanremo, eravamo sempre in fuga insieme

Allora quest’anno proverete a tornarci con la stessa maglia?

Magari (ride, ndr). Ormai in queste corse devi partire con la consapevolezza che di spazio ce ne sarà poco. Tonelli è uno che va forte anche in salita, e sarà un ottimo rinforzo per dare una mano a Piganzoli.

Una delle figure di riferimento per la Polti VisitMalta per la stagione 2025 sarà Piganzoli
Una delle figure di riferimento per la Polti VisitMalta per la stagione 2025 sarà Piganzoli
Ripensare a quella prima Valenciana cosa ti provoca?

Un ricordo dolce-amaro. Ricordo che alla prima tappa alzai lo sguardo e c’era la Sky in testa a tirare e ho pensato: «Cavolo, ma sono davvero qui?». In quella stessa giornata ero andato in fuga con un corridore della Quick Step (Dan Martin, ndr) che mi staccò all’ultimo giro. Lui vinse, mentre io fui ripreso negli ultimi 200 metri. Ora però queste gare le preparo diversamente, con il passare degli anni ho cambiato ruolo. Sono sempre di supporto ai compagni ma mi metterò alla prova nelle corse più impegnative. 

Arrivi da una stagione di conferme da questo punto di vista…

Ne parlavo con Basso qualche giorno fa. La seconda metà del 2024 mi ha dato tante risposte positive, a partire dal Giro del Lussemburgo nel quale sono andato forte. Tutte prestazioni che mi hanno permesso di guadagnarmi la prima convocazione in nazionale agli europei. 

Maestri riparte in questa stagione con nuove conferme e la solita voglia di imparare e mettersi in gioco
Maestri riparte in questa stagione con nuove conferme e la solita voglia di imparare e mettersi in gioco
Dal 2025 cosa ti aspetti?

Metterò la stessa mentalità, una pagina bianca nella quale non dovranno mancare voglia di migliorare e imparare. Non si deve mai dare nulla per scontato, dopo la scorsa stagione ho più consapevolezza nei miei mezzi. Ne parlavo con Zanatta, che è stata una figura di riferimento nella mia carriera, ora si devono provare le fughe che possono andare. Bisogna ponderare le scelte e non sprecare energie. 

La Polti VisitMalta sembra una squadra ben equilibrata e pronta a una bella stagione…

Ci sono tanti giovani, ognuno in un momento diverso della carriera ma tutti di valore. Piganzoli è forte, molto, e ha iniziato bene questo 2025. Restare con noi un altro anno gli darà la possibilità di provare e farsi valere. Poi se si consacrerà definitivamente sarà il momento giusto di lasciare il nido e provare a spiccare il volo. 

Secondo Maestri il nome che dovrà emergere in questa stagione è quello di Tercero
Secondo Maestri il nome che dovrà emergere in questa stagione è quello di Tercero
Ci sono anche talenti appena arrivati e altri da lanciare.

Uno di quelli appena arrivati è Crescioli che nell’esordio stagionale mi ha sorpreso davvero. Tuttavia credo che questo sia l’anno giusto per provare a far emergere il talento di Tercero. Ci sono le prospettive per renderlo uno dei nostri uomini di punta. Ha le qualità per farlo, il 2024 è stato un anno difficile visti i tanti problemi fisici. Ma ora è il suo momento. 

Il Lunigiana di Della Tommasina: emozioni a fior di pelle

01.02.2025
5 min
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Daniele Della Tommasina è uno dei volti del Giro della Lunigiana, lo ha corso quando era junior nelle edizioni del 1994 e 1995. La maglia era quella della Rappresentativa Ligure, praticamente questa corsa è sempre stata quella di casa. 

«Nella prima edizione che ho fatto da corridore – ci racconta Della Tommasina – il vincitore fu Danilo Di Luca, mentre l’anno successivo toccò ad Alessandro Brendolin. Io ho avuto la fortuna e la bravura di indossare per un giorno, nell’edizione del 1995, la maglia dei traguardi volanti. L’ho poi persa nelle tappe successive a causa di una foratura».

A sinistra Daniele Della Tommasina al Giro della Lunigiana del 1994
A sinistra Daniele Della Tommasina al Giro della Lunigiana del 1994

Cambiamenti

L’ultimo Giro della Lunigiana corso da Della Tommasina è stato esattamente trent’anni fa. Nel corso del tempo la gara ha subito dei cambiamenti e delle modifiche nel percorso, ma non nel significato che ricopre per chi la vive a due passi da casa. 

«Entrambi i percorsi – racconta ancora Della Tommasina – sia quello del 1994 che del 1995 erano molto impegnativi. Nel ‘94 una delle tappe arrivava in cima a Campo Cecina, una salita di venti chilometri sulla quale vinse Giuliano Figueras. Ora i percorsi sono meno duri. Inoltre noi correvamo su cinque giorni, non su quattro. Lo svolgimento era lo stesso e i chilometri per tappa erano simili. Chiaramente nel complesso erano di più. L’arrivo storico dell’ultima tappa era quello di Casano, dove hanno vinto figure come Evenepoel e tanti altri ragazzi poi diventati grandi campioni».

Dopo dieci anni dall’ultima volta Della Tommasina è tornato al Lunigiana come diesse
Dopo dieci anni dall’ultima volta Della Tommasina è tornato al Lunigiana come diesse
Cosa voleva dire per un ligure correre il Giro della Lunigiana?

Per me era un crescendo di tensione ogni volta. Anche noi avevamo il nostro albergo e facevamo una settimana tutti insieme. 

Sfruttavate il vantaggio di correre in casa?

Vivendo e allenandoci su quelle strade ogni giorno, avevamo la mappa stampata in testa, conoscevamo ogni curva. Cercavamo di sfruttare qualsiasi cosa in nostro possesso per avvantaggiarci. Durante la preparazione, un mese prima della corsa, facevamo la simulazione di tre o quattro tappe. I ragazzi della Rappresentativa Ligure che arrivavano da lontano, come Genova o Ventimiglia, restavano a dormire da me o da qualche diesse.

Questo lo storico traguardo di Casano, dove hanno vinto tutti i grandi del Giro della Lunigiana (foto Giro della Lunigiana)
Questo lo storico traguardo di Casano, dove hanno vinto tutti i grandi del Giro della Lunigiana (foto Giro della Lunigiana)
Tu poi ci sei tornato al Lunigiana come diesse dal 2006 fino allo scorso anno…

Anche dopo più di dieci anni, le emozioni erano le stesse. La tensione dei giorni prima, l’attesa, i preparativi… Anche dalla macchina la passione è rimasta uguale, anche se ho imparato man mano a gestire tutto. I primi anni da diesse non è stato semplice, con il passare delle edizioni ho imparato a gestire meglio la tensione sia mia che dei ragazzi. 

Quali sono le emozioni che ti ricordi maggiormente?

Se chiudo gli occhi mi rivedo ragazzo e mi viene la pelle d’oca. Ho sempre vissuto il ciclismo così, in maniera emotiva. Ricordo tutto: l’attesa per la tappa, la paura per le salite più impegnative. Sapete, non ero esattamente uno scalatore (ride, ndr). Forse il ricordo più doloroso è quando ho perso la maglia dei traguardi volanti. Quel giorno bucai e dovetti rincorrere per tutta la tappa e non ci fu modo di fare punti. 

Durante i tanti anni da diesse si sono susseguiti molti giovani che poi sono diventati grandi corridori

Durante i tanti anni da diesse si sono susseguiti molti giovani che poi sono diventati grandi corridori

Una volta salito in macchina che cosa hai cercato di portare?

Innanzitutto ci tengo a dire che i ragazzi di oggi vivono questa gara con lo stesso pathos, non è vero che manca la grinta e la voglia. In ammiraglia i primi anni portavo la stessa grinta che avevo sempre messo sui pedali. Inconsciamente ho provato a riappropiarmi di quella maglia che mi era sfuggita da corridore. In alcune occasioni siamo anche andati vicini alla vittoria, come con Crescioli nel 2021. 

Sfumata per poco.

Nella prima tappa Crescioli cadde e nel rientrare spese molte energie, cosa che pagò nel finale e perse venti secondi da Lenny Martinez. Quel divario rimase invariato fino alla fine, fu un grande rammarico perché senza la caduta chissà come sarebbe andata

Una delle sfide più appassionanti degli ultimi anni è stata quella tra Lenny Martinez e Ludovico Crescioli
Una delle sfide più appassionanti degli ultimi anni è stata quella tra Lenny Martinez e Ludovico Crescioli
Il tuo percorso da diesse è stato lungo, com’è cambiato?

I primi anni avevo mio padre accanto, poi con il Team Casano sono arrivati Di Fresco, Mansueto e Castagna. Si è costruita un’equipe completamente a sostegno dei ragazzi con tante figure importanti e tecniche.

Giovani e professionisti: qual è la chiave giusta? Ce lo dice Borgia

21.12.2024
5 min
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Le parole di Ludovico Crescioli, che passerà professionista con i colori della Polti-Kometa (dal 2025 Team Polti Visit Malta) riguardo al corso ACCPI pensato proprio per chi come lui entrerà nel mondo dei grandi sono rimaste in testa. Il toscano ha descritto la giornata introduttiva, passata a Milano, come una prima infarinatura di quello che sarà. Si è parlato di tanti aspetti, non ultimo quello psicologico. In questo campo è intervenuta Elisabetta Borgia, psicologa dello sport. Nel suo discorso ha toccato punti interessanti, come quelli legati al porsi i giusti obiettivi per non rimanere schiacciati da una macchina che per alcuni potrebbe essere ancora troppo grande

Il corso ACCPI vede ogni anno ragazzi sempre più giovani, le porte del professionismo si aprono presto
Il corso ACCPI vede ogni anno ragazzi sempre più giovani, le porte del professionismo si aprono presto

Sempre più giovani

L’età media dei ragazzi che diventano professionisti si abbassa, è un dato di fatto. A fronte di gambe già forti per correre Classiche Monumento o Grandi Giri ci sono personalità ancora da formare

«Per quanto un ragazzo possa andare forte – spiega Elisabetta Borgia – quando diventa professionista compie un salto verso l’ignoto. La riflessione giusta che si deve fare è legata a quali possano essere le sfide giuste per un giovane atleta. Quello che si vede spesso è che i ragazzi sono iperstimolati e focalizzati sul proprio cammino di crescita. Il mio consiglio è stato quello di cercare, all’interno delle varie squadre, delle figure che possano guidarli e restargli accanto».

E’ importante trovare nelle squadre delle figure di riferimento, come è stato Pellizotti per Tiberi nel 2024
E’ importante trovare nelle squadre delle figure di riferimento, come è stato Pellizotti per Tiberi nel 2024
Che obiettivi si pongono?

A breve termine e legati spesso al risultato. Molti pensano: «Mi alleno due mesi in questo modo così alla prossima gara posso vincere». Ma non è sempre così, soprattutto quando si diventa professionisti. Le gare cambiano, diventano più lunghe e impegnative. Gli avversari sono forti. Non sempre allenarsi al massimo porta il risultato sperato, ma fa parte del cammino. 

Il tuo consiglio qual è stato?

Di cercare obiettivi realistici e sfidanti che siano totalmente concentrati su loro stessi. Non per egoismo, ma perché sia un cammino di crescita personale. Non guardare agli altri, soprattutto se il paragone viene fatto con corridori esperti e che corrono da anni in questo mondo. I primi mesi sono quelli più complicati e se ci si paragona agli altri si mettono ancora più in evidenza le difficoltà. 

I giovani che passano professionisti sono sottoposti a tante pressioni e molto stress, non tutti reggono (in foto Leo Hayter)
I giovani che passano professionisti sono sottoposti a tante pressioni e molto stress, non tutti reggono (in foto Leo Hayter)
Come mai i primi mesi sono difficili?

Già il primo ritiro è sempre uno schock. Cambia tutto: da come ti approcci ai coach, allo staff e ai compagni. Senti di entrare in una nuova dimensione rispetto a quello che eri abituato a vivere prima. La cosa importante è trovare il giusto equilibrio, anche se non è mai semplice. 

Anche se arrivano con la giusta motivazione?

Non credo di aver mai trovato un ragazzo poco motivato o che non sia disposto a fare qualcosa in più per migliorare. Anzi, il rischio maggiore è che il ciclismo e la crescita diventino un’ossessione. La maggior parte delle volte la delusione per un obiettivo non raggiunto arriva perché ci si è posti male il traguardo.

Gli juniores passano direttamente nel WT, questo è Beloki che a 18 anni è arrivato nella EF Easy Post, un salto che può destabilizzare
Gli juniores passano direttamente nel WT, questo è Beloki che a 18 anni è arrivato nella EF Easy Post, un salto che può destabilizzare
Cioè?

Se metto l’asticella troppo in alto il rischio è di non saltarla. All’inizio del loro cammino da professionisti devono ragionare a lungo termine. Quello che dico loro è di cercare ciò che serve loro per crescere e migliorare. Se riescono a farlo anche il debriefing diventa un momento di crescita. 

Cos’è?

Il momento in cui si ragiona su cosa mi aspetto, cosa ho fatto per raggiungere l’obiettivo e cosa avrei potuto fare meglio. 

I ragazzi diventano professionisti sempre più giovani, c’è il modo di tutelarli.

A mio avviso sì. Innanzitutto i devo team nascono per avere un passaggio intermedio tra la categoria under 23 e il WorldTour. Un giovane atleta ha la giusta prospettiva di crescita, lo staff e il modo in cui si lavora è professionale ma non così tanto come tra i professionisti. Si tratta di fare un passo intermedio che colma un gap che per qualcuno potrebbe essere troppo ampio. Questo, in particolare, se passano da juniores a professionisti. 

La nascita dei devo team è un modo per attutire il colpo facendo entrare i ragazzi in questo mondo passo dopo passo (foto Lidl-Trek)
La nascita dei devo team è un modo per attutire il colpo facendo entrare i ragazzi in questo mondo passo dopo passo (foto Lidl-Trek)
Il corso però è dedicato ai neo professionisti, quindi il salto è già stato fatto…

Ogni squadra ha degli psicologi oppure delle figure di riferimento per questi ragazzi. Possono essere anche i diesse o qualche coach. Ci sono persone in grado di avere la giusta sensibilità per comprendere lo stato emotivo dell’atleta. La crescita tecnica va di pari passo a quella professionale e atletica. 

Quando parli con i ragazzi cosa noti?

Che c’è una necessità evolutiva del ciclismo, in ragazzi under 23 corrono e vanno forte, spesso questo accade anche tra gli juniores. Alcuni fanno numeri che permettono loro di poter vincere tra i professionisti, ma non rappresentano la media. Il percorso di crescita deve essere proporzionato all’età. Non ci sono solo i watt, ma un progresso generale. Te ne accorgi nei faccia a faccia, sono forti ma hanno le stesse insicurezze di ogni adolescente. D’altronde lo sono ancora.

Entriamo nel corso Accpi con Crescioli: lezioni, curiosità e aneddoti

09.12.2024
5 min
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Il corso dedicato ai corridori neo professionisti dell’Accpi che si è tenuto a Milano il 29 novembre era volto a introdurre i ragazzi nelle dinamiche del ciclismo, vissuto anche come un lavoro. Tra i diversi atleti che hanno partecipato c’era Ludovico Crescioli, il toscano che dalla prossima stagione correrà con la Polti-Kometa (dall’1 gennaio la squadra prenderà il nome di Polti-VisitMalta). 

«Siamo arrivati oggi in Spagna per il primo ritiro della stagione – racconta Crescioli – a Oliva, dove la squadra si raduna da qualche anno. Sono già stato a Malta qualche settimana fa con il team e ho avuto modo di conoscere qualcuno. Ora avrò modo di testare i vari materiali, vedere la bici e introdurmi pienamente in questo mondo».

Il corso Accpi 2024 si è tenuto il 29 novembre scorso
Il corso Accpi 2024 si è tenuto il 29 novembre scorso

Una giornata in classe

Negli anni la giornata dedicata ai neo professionisti ha visto un ribasso notevole dell’età media, tanti ragazzi arrivano direttamente dalla categoria juniores. E’ chiaro che in un ciclismo sempre più giovane il corso tenuto dall’Accpi diventi sempre più importante. Diventare professionisti non vuol dire correre gare di primo livello e avere materiale tecnico di alta gamma, ma è un vero e proprio lavoro, con diritti e doveri. Prima di entrare nel vortice è bene sapere cosa si trova al centro del ciclone. 

«E’ stata una giornata intera iniziata – dice Crescioli – alle 9,00 e terminata alle 17,00. Un buon corso nel quale ci hanno spiegato il mondo del professionismo. A partire dai controlli antidoping, per passare poi ai contratti e al loro funzionamento. C’è stato anche un intervento di Elisabetta Borgia, psicologa dello sport che lavora con la Federazione».

E’ intervenuta anche Elisabetta Borgia la quale ha spiegato come affrontare le sfide derivanti da questo salto di categoria
E’ intervenuta anche Elisabetta Borgia la quale ha spiegato come affrontare le sfide derivanti da questo salto di categoria
Partiamo dall’antidoping?

Ci hanno spiegato in che modo si tiene la reperibilità attraverso l’applicazione che fornisce la WADA. Ad esempio c’è una fascia di un’ora, che bisogna garantire ogni giorno, nella quale devi essere sempre reperibile. In poche parole devi farti trovare a casa, o dove alloggi in quel momento. Ogni spostamento deve essere segnalato, perché la WADA deve sapere dove dormi e in che posto sei. 

Si fa tramite cellulare?

Sì, il che rende tutto più semplice. Anche se questa è la parte più delicata del lavoro, perché non si può sbagliare di una virgola. L’applicazione ha un calendario che noi atleti dobbiamo completare di trimestre in trimestre. Ad esempio: ora i mesi che andranno da gennaio a fine marzo devono essere riempiti con i dati richiesti entro il 15 dicembre. Io so che dal 10 al 20 dicembre sono in ritiro a Oliva, quindi ho segnalato già la mia posizione per quel periodo. Chiaro che le cose possono cambiare, ma la WADA chiede comunque un preavviso. 

Cristian Salvato presidente dell’Accpi ha spiegato diritti e doveri del corridore derivanti dai contratti firmati
Cristian Salvato presidente dell’Accpi ha spiegato diritti e doveri del corridore derivanti dai contratti firmati
Come inizia questo controllo?

Ti arriva una mail che richiede di iscriversi. A me è arrivata a fine settembre, quindi era un mesetto che la utilizzavo. Però durante il corso mi sono tolto tutti i dubbi. 

Poi è intervenuta Elisabetta Borgia, giusto?

Ha parlato con noi per una mezz’ora abbondante ed è stato un intervento molto utile. Ci ha dato delle dritte su come affrontare questo grande passo

C’è stato anche spazio per parlare di sicurezza sulle strade
C’è stato anche spazio per parlare di sicurezza sulle strade
Tipo?

Ha detto di crearsi delle giuste aspettative, alla nostra portata, e di cercare una progressione graduale. Al corso c’erano tanti giovani, praticamente eravamo tutti under 23. Il mondo del ciclismo da questo punto di vista sta cambiando, e per fare in modo che ognuno trovi la propria dimensione serve avere il giusto approccio mentale. Il rischio è di cadere in loop negativi e di vivere questo sport come un peso. Poi però siamo passati anche alle cose pratiche.

Le fasi della corsa?

Marco Velo ci ha spiegato come ci si comporta in gara e ci ha insegnato come si riconosce la figura del giudice di corsa. E da chi è composta la giuria. Erroneamente pensiamo che tutti siano dei giudici, ma non è così. Insomma è diventato tutto più professionale, d’altronde ora questo è il nostro lavoro. Infine ha fatto un piccolo intervento anche Paolo Bettini.

Infine Paolo Bettini ha raccontato la sua esperienza personale, una bella lezione di vita
Infine Paolo Bettini ha raccontato la sua esperienza personale, una bella lezione di vita
Cosa vi ha detto?

CI ha raccontato la sua esperienza da neo professionista, erano altri tempi ma l’andamento è simile. Poi ha parlato della sua carriera, di come è diventato un corridore e di quando è passato professionista. E’ stata una bella lezione di vita, spontanea.

Crescioli: «Cara UCI, quanta confusione sui mondiali U23»

03.10.2024
4 min
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Durante i giorni di Zurigo, con i mondiali in corso e tutti gli occhi puntati sullo spettacolo offerto dai vari campioni e futuri campioni, si è aperto il tema degli under 23. Sia chiaro, è un problema tutto italiano sul quale bisogna riflettere internamente prima di cercare il colpevole all’esterno. In tanti si sono lamentati sul fatto che corridori professionisti abbiano preso parte alla prova riservata agli under 23. L’oggetto del dibattito è stato il fatto che la loro presenza abbia chiuso le porte ai ragazzi delle squadre continental e di club. L’UCI ha messo mano al regolamento e dal 2025 i mondiali U23 non vedranno i corridori di formazioni WorldTour e professional. Per essere chiari non vedremo Del Toro, ma nemmeno i nostri Busatto, De Pretto e Pellizzari. L’eccezione viene fatta verso i corridori dei devo team in quanto non professionisti ma appartenenti ad una formazione continental. 

Uno dei ragazzi esclusi da Marino Amadori per il mondiale di Zurigo è Ludovico Crescioli, il quale quest’anno ha corso per la Technipes #InEmiliaRomagna. Formazione continental che gli ha permesso di correre 20 dei 58 giorni di gara con i professionisti. 

«E ci correrò ancora – racconta Crescioli – visto che sabato sarò al Lombardia U23 e la domenica alla Coppa Agostoni. Dopo la caduta all’Avenir, nel quale ho vinto la seconda tappa, mi sono rimesso in sesto e ho corso il calendario professionistico tra Toscana, Emilia Romagna e Abruzzo».

Crescioli alla Coppi e Bartali, la prima delle sue tante gare con i pro’ nel 2024
Crescioli alla Coppi e Bartali, la prima delle sue tante gare con i pro’ nel 2024

Idee poco chiare

Insieme a lui commentiamo questo cambio di regolamento. Crescioli è uno di quei ragazzi che, se dovesse passare professionista nel 2025, non potrà correre il mondiale nonostante sia ancora a tutti gli effetti U23. 

«Non fare il mondiale mi è dispiaciuto – commenta – ma mi sono trovato completamente d’accordo con Amadori. Le regole erano chiare e l’Italia si è attrezzata per competere contro corridori di prima fascia, di cui la maggior parte provenienti dal WorldTour. La decisione presa dall’UCI mi sembra strana, perché se pensiamo all’Italia ci sono ragazzi che non potranno mai fare un mondiale under 23. I corridori della Bardiani, che da juniores passano professionisti, possono correre le gare internazionali under 23 ma non il mondiale. Mi sembra un controsenso. Il mondiale under 23 deve essere fatto per accogliere i migliori ragazzi della categoria. Tanto che a Zurigo ha vinto Behrens che arriva da una formazione development». 

I mondiali U23 sono stati vinti dal tedesco Behrens, che corre in un devo team, ovvero una continental
I mondiali U23 sono stati vinti dal tedesco Behrens, che corre in un devo team, ovvero una continental

Problema di calendario

Il punto centrale del discorso non è capire se la regola imposta dall’UCI sia giusta o meno. La domanda che sorge parlando con Crescioli è: i ragazzi under 23 che militano in una continental italiana fanno un calendario adeguato al titolo della loro squadra? In Technipes il toscano ha corso in egual modo tra professionisti e under 23, facendo un calendario completo.

«Alla fine i ragazzi dei devo team – continua – fanno diverse corse con i professionisti, quindi di esperienza ne accumulano. Chi milita in una formazione di sviluppo o una continental dovrebbe avere un calendario proporzionato al titolo della squadra. Io sarei rimasto per un’inclusione totale di tutti i ragazzi under 23. Anche perché, ripeto: un corridore juniores che passa alla Bardiani non può correre il mondiale fino ai 23 anni, in teoria. Però viene a fare il Giro Next Gen. Mi sembra solo un modo per creare ancora più confusione».

Ludovico Crescioli quest’anno ha vinto una tappa all’Avenir contro corridori WT
Ludovico Crescioli quest’anno ha vinto una tappa all’Avenir contro corridori WT

Esperienza

Le voci vedono Crescioli prossimo ad un passaggio tra i professionisti nel 2025, anche se lui svia e non vuole dire ancora nulla a riguardo. Il tema però rimane. 

«Se ciò dovesse accadere – conclude – mi troverei fregato due volte. Quest’anno sono stato escluso perché c’era la possibilità di portare i professionisti, mentre l’anno prossimo potrei non partecipare in quanto uno di loro. Alla fine credo che il mondiale sia un’esperienza e che debba essere alla portata di tutti. Poi consideriamo che all’Avenir, ad esempio, possono partecipare i corridori provenienti dal WorldTour. Mi sembra tutto un modo per creare confusione. Sarebbe stato meglio che i mondiali rimanessero una competizione aperta a tutti».

La fiammata di Crescioli. Che colpo all’Avenir…

21.08.2024
5 min
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Sono passate già alcune ore ma la sua voce trema ancora dall’emozione. Ludovico Crescioli, quasi non ci crede, invece è tutto vero: ha vinto una tappa al Tour de l’Avenir. Sono quasi le otto di sera e l’azzurro sta per scendere a cena.

«Ho finito proprio adesso i massaggi. Tra premiazioni, controlli e tutto il resto siamo andati un po’ lunghi», ha raccontato il toscano.

Crescioli ha così vinto la terza frazione di questo particolare Avenir, che da domani fino alla fine vedrà tanta, ma proprio tanta, salita. 

Ritmi folli in fase di avvio, alla fine la media finale è stata superiore ai 44 all’ora nonostante i circa 2.300 metri di dislivello (foto Tour Avenir)
Ritmi folli in fase di avvio, alla fine la media finale è stata superiore ai 44 all’ora nonostante i circa 2.300 metri di dislivello (foto Tour Avenir)

Tutto nel finale

Verso Plateau d’Hauteville il gruppo regala di nuovo una tappa corsa a ritmi supersonici. «Ben 48 media nelle prime due ore di gara e 44 alla fine, incredibile come vanno e che livello ci sia. Era dura… Morgado, non uno a caso, ieri ha preso quasi 8’», sottolinea il cittì Marino Amadori.

Alla fine la fuga parte. Scappano in sette e dentro c’è anche Pietro Mattio. Ma nel finale, impegnativo e tecnico, tutto si rimescola.

Scatta il tedesco Ole Theiler e su di lui piomba Ludovico Crescioli, che con una volata di gambe lo infilza nettamente.

«Mamma mia che bello – riprende Crescioli – meglio di così non poteva andare. Il finale era bello. Era tutto un saliscendi, insidioso e duro. Davanti non hanno più trovato l’accordo e dietro la Danimarca tirava forte. In più la strada prima di prendere la salita era stretta e così tutti volevano stare davanti. Questo ha contribuito molto a ridurre il gap sulla fuga. 

«Il tedesco ha allungato e io ho dovuto fare un grande sforzo per rientrare. Ho fatto tutto da solo, ho dato il massimo ma ci sono riuscito».

Buon lavoro degli azzurri che hanno centrato la fuga ed eseguito al meglio gli ordini del cittì (foto Tour Avenir)
Buon lavoro degli azzurri che hanno centrato la fuga ed eseguito al meglio gli ordini del cittì (foto Tour Avenir)

Avanti con fiducia

Questa è una vittoria pesante. Un successo all’Avenir vuol dire molto. Ci ritornano in mente le parole del suo diesse alla Technipes #InEmiliaRomagna, Francesco Chicchi, quando dopo il Giro della Valle d’Aosta ci disse che ormai a Ludovico mancava solo la vittoria. Chicchi era sicuro che sarebbe arrivata. Non si sbagliava.

«Una vittoria pesante è vero – dice sempre emozionato Ludovico – in effetti era un bel po’ che non vincevo (questa è la prima vittoria da under 23, ndr), mi mancava un risultato così. Lo avevo messo nel mirino ed ora averlo raggiunto è bellissimo».

«Da domani (oggi per chi legge, ndr) si riparte con una tappa regina. C’è davvero tanta salita e sarà tosta. Ma questa vittoria dà tanta spinta a me e anche agli altri ragazzi. Stiamo tutti pedalando bene. La motivazione è forte.

«In gruppo ne ho visti tanti pedalare bene. Credo che Jarno Widar sia il favorito, ma anche Blackmore mi ha impressionato, si capisce che sono in forma. Ma da domani (oggi, ndr) si vedrà».

Ludovico Crescioli (classe 2003) ha da poco vinto a Plateau d’Hauteville: un successo importantissimo per la sua carriera
Ludovico Crescioli (classe 2003) ha da poco vinto a Plateau d’Hauteville: un successo importantissimo per la sua carriera

Gioia Amadori

«Marino (Amadori, ndr) era contentissimo. Questa vittoria è di tutti gli azzurri», ha concluso Crescioli, ormai finalmente a cena con i compagni.

«Questo è un bel gruppo, alla faccia di chi ci ha criticato – dice Amadori – Non avremo il super leader, ma lo sapevamo, però posso garantire che questi sono i migliori uomini per la salita che abbiamo. Io sono contento, bisogna dargli tempo e ricordare che il nostro motto è: “Siamo qui per crescere e imparare”. Anche nella prima tappa in linea i ragazzi ci avevano provato, ma non erano riusciti a prendere la fuga. Ieri ce l’hanno fatta con Mattio. Pietro sapeva che queste prime due tappe erano le più adatte a lui. Da oggi farà fatica. Gli ordini erano proprio questi: entrare nelle fughe, soprattutto con Mattio».

«Ieri nel finale hanno lavorato in tanti e in pochi avevano le gambe per chiudere ancora, anche per questo Crescioli e il ragazzo tedesco sono riusciti a scappare. Ludovico lo ha rintuzzato. Sì, ha saltato qualche cambio, ma aveva fatto un grande sforzo per chiudere. E credetemi, è stato bravissimo, non era per niente facile visto come era partito».

Clima disteso per i ragazzi di Amadori ieri sera a cena
Clima disteso per i ragazzi di Amadori ieri sera a cena

Testa bassa

Al cittì chiediamo cosa poterci attendere da Crescioli. In fin dei conti è giunto terzo al Valle d’Aosta, gara piena zeppa di salite, e da oggi si prende quota con l’arrivo sulla Rosiere. Arrivo che gli azzurri hanno visionato durante i giorni del Sestriere.

«Crescioli – spiega Amadori – ha fatto un bel calendario quest’anno. Ha corso all’estero, ha fatto belle prestazioni… Ha steccato al Giro Next, ma poi ha fatto bene al Valle d’Aosta, questa vittoria dà morale ma restiamo con i piedi per terra. Ci vorrà pazienza. Inutile fare proclami adesso. Oggi si sale e si scende. Da stasera ne sapremo di più su chi lotterà per la classifica».