Analisi tecnica della Wiebes, “imbattibile” allo sprint

23.03.2022
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Con tre vittorie (di peso) e un terzo posto, Lorena Wiebes è la mattatrice di questo inizio di stagione tra le donne. La velocista olandese del Team DSM in volata sembra avere una certa supremazia. Almeno nelle volate di gruppo si è mostrata la più forte. Le corse veloci, se c’è lei, sono piuttosto segnate.

Di questo suo primeggiare negli sprint parliamo con Davide Arzeni, diesse della Valcar-Travel&Service. Tra la Cavalli “1.0”, la Balsamo e la Consonni, di volate e di treni il “Capo” (questo il suo soprannome) se ne intende.

Davide Arzeni è uno dei diesse più preparati, soprattutto per quel che concerne le squadre delle velociste
Davide Arzeni è uno dei diesse più preparati, soprattutto per quel che concerne le squadre delle velociste
Davide, partiamo da come la Wiebes prepara la sua volata. Le piace correre super nascosta e uscire all’ultimo o si espone anche?

Non è troppo nascosta, anzi… Non è una “succhiaruote” come si dice in gergo. Senza contare che è migliorata molto negli strappi, altrimenti non si vincono corse come Drenthe. In generale è migliorata in salita. Alla Valenciana l’ho vista fare molta fatica, ma erano altri percorsi. Credo che nelle classiche del Nord sarà dura staccarla. E poi la Dsm è cresciuta molto tatticamente.

Cioè?

Sanno di avere la velocista più forte e quando viene attaccata, tutta la squadra la protegge. Ma quel che ho notato è che ultimamente giocano d’anticipo e inseriscono sempre un’atleta di qualità nella fuga. Penso ad una Georgi o ad una Mackaij. In questo modo dietro non lavorano solo loro e si ritrovano con un treno più fresco. Questa tattica l’hanno già adottata due, tre volte quest’anno.

Lorena è una sprinter più “da treno” o sa cavarsela anche da sola saltando da una ruota all’altra?

In questo momento che è in forma va forte anche da sola, ma con il treno che le consente di risparmiarsi va ancora più forte e poi diventa difficile da battere. In più nella Dsm hanno Charlotte Kool che si sta dimostrando un’ottima pesce pilota. Lei stessa è molto veloce.

Molta forza, ma anche alta cadenza per la Wiebes, qui nella volata di Drenthe (sul pavè)
Molta forza, ma anche alta cadenza per la Wiebes, qui nella volata di Drenthe (sul pavè)
Quindi può vincere anche senza treno?

Sì, sì. Lo ha dimostrato l’anno scorso al Women’s Tour, dove tra l’altro ha battuto una delle nostre! Noi avevamo il treno e lei lo ha sfruttato.

Insomma ha anche coraggio…

Certo, una sprinter non può non averlo! Si butta dentro coi tempi giusti e non si esime dalla battaglia.

In merito invece al modo di fare la volata cosa ci dici?

Ha una frequenza di pedalata molto alta, ma con rapporti lunghi, il che significa che ha sì forza pura, ma anche forza rapida. Torno alla volata di Drenthe: è stata perfetta, potente e c’era vento contro. Se arriva allo sprint in queste condizioni è finita!

E allora dove potrebbe essere più battibile: nella volata corta o lunga?

Credo lunga.

Grande potenza per l’olandese (classe 1999)
Grande potenza per l’olandese (classe 1999)
Però! Essendo così potente avremmo detto volata corta…

Dico volata lunga perché magari non riesce a tenere per troppo tempo questa sua alta frequenza di pedalate. E quando la perde cala un bel po’.

Hai analizzato anche la sua posizione?

Sinceramente non è bellissima da vedere in bici, ma quel che conta è andare forte! E’ molto spesso fuori sella, anche in salita prima della volata. Però ha quasi sempre le mani basse il che vuol dire che è molto esplosiva. Insomma non è elegante, ma è efficiente. Probabilmente sono la sua forza e la sua esplosività che la rendono non troppo lineare (composta) quando spinge.

C’è qualche particolare tecnico che ti ha colpito?

Non mi sembra. Come tutte le altre, anche la Wiebes cerca la massima aerodinamicità. Quindi cerca di essere schiacciata, ha manubrio e casco aero. Ma spesso queste sono scelte che spettano alle ragazze. Io almeno lascio decidere a loro.

L’occhio della Wiebes sulle sprinter e sulla prima maglia gialla

15.12.2021
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Ve lo diciamo subito, per intervistarla in questo periodo di apparente calma, abbiamo dovuto prenderle la ruota e non mollarla di un millimetro. E lei, Lorena Wiebes, velocista ed astro nascente di professione, è stata piacevolmente al gioco. Come fosse uno sprint, in cui ormai è abituata ad essere marcata stretta.

Nei mesi scorsi avevamo già parlato della 22enne olandese del Team DSM che nei suoi quattro anni da elite ha già ottenuto 46 successi battendo tante avversarie. Ancora trafelata dal viaggio verso la Spagna, abbiamo trovato la Wiebes proprio durante i primissimi giorni del ritiro in Costa Blanca e le abbiamo chiesto un parere su alcune delle sue rivali, non prima di aver dato uno sguardo alla stagione appena conclusa e a quella che sta per iniziare.

Lorena in prima fila (la terza da sinistra) alla presentazione della Dsm
Lorena in prima fila (la seconda da sinistra) alla presentazione della Dsm
Lorena, in questa stagione hai alzato ulteriormente l’asticella. Com’è stato il tuo 2021?

L’annata ha avuto alcuni alti e bassi. L’inizio non è stato molto buono, ho avuto un brutto incidente alla HAT (Healthy Ageing Tour in Olanda a marzo, ndr). Come squadra però siamo rimasti motivati e ha funzionato. Infatti dopo la prima vittoria, ne sono seguite altre. Anche il mio primo Giro Donne è andato molto bene (due vittorie di tappa, ndr). E con il successo a Drenthe è stato bello chiudere la stagione.

Quali sono i tuoi obiettivi nel 2022?

Innanzitutto essere più forte dell’anno scorso. Voglio continuare a crescere ed essere la miglior velocista del mondo. Poi sicuramente il Tour de France sarà un bell’appuntamento. L’obiettivo primario sarà prendere la prima maglia gialla. Il mio programma agonistico ancora non c’è ma sto già aspettando con ansia l’inizio.

Qual è la corsa dei tuoi sogni, a parte il mondiale che di solito è il sogno di tutti?

Penso che per ora sarà la prima tappa del Tour. Ho una buona opportunità di prendere la maglia gialla. E poi è da quando sono junior che non vedo l’ora di correre sugli Champs Élysées.

La Wiebes ha un conto aperto con la Balsamo: 6 vittorie a 5 per l’olandese negli “scontri diretti”
La Wiebes ha un conto aperto con la Balsamo: 6 vittorie a 5 per l’olandese negli “scontri diretti”
Ti chiediamo un giudizio su alcune avversarie. Partiamo da Elisa Balsamo, con la quale hai un conto aperto. In 12 occasioni siete finite sul podio insieme: sei volte l’hai battuta in volata, cinque volte lei ha battuto te.

Conosco Elisa dalle juniores, già da quando è diventata campionessa del mondo a Doha nel 2016. Va molto forte: ha un bello sprint, ma è migliore di me in salita. Anche per questo lei ora è campionessa del mondo e io no. Penso che avremo delle belle sfide in futuro.

Emma Norsgaard?

Anche con Emma ho corso tra le junior. Era temibile già allora e quest’anno è stata davvero impressionante dall’inizio della stagione. Lei ora è anche cresciuta sia in salita che a cronometro. Quindi non vedo l’ora di correre contro di lei nei prossimi anni.

Lotte Kopecky?

Penso che Lotte abbia fatto anche dei grandi passi in avanti nelle ultime stagioni, soprattutto quest’anno in cui è andata alla grande. Credo che me la ritroverò molte volte negli sprint dei prossimi anni. Inoltre adesso è passata alla SD-Worx e sarà davvero un osso duro.

Jolien D’Hoore?

Anche con lei ho avuto molte battaglie negli ultimi anni. Era una velocista davvero tosta. Ha avuto una carriera favolosa (nel 2022 sarà la diesse della NXTG by Experza dove correrà Gaia Masetti, ndr).

Come la connazionale ed idolo, Marianne Vos, anche la Wiebes è impegnata spesso nel cross
Come la connazionale ed idolo, Marianne Vos, anche la Wiebes è impegnata spesso nel cross
Charlotte Kool? Un nome nuovo che sarà una tua prossima compagna di squadra.

Ho corso anche con lei da junior, soprattutto nelle gare olandesi. Ho fatto dei bei duelli con Charlotte. Sono impaziente di poter lavorare con lei nel nostro team. È una velocista potente e può ancora crescere molto. Penso che potremo aiutarci e rafforzarci a vicenda.

Marianne Vos?

L’ho sempre ammirata fin da quando ho iniziato a pedalare. Penso che sia davvero straordinario il modo in cui Marianne durante la sua carriera abbia fatto bene su strada, pista e ciclocross. Da quanto tempo è al top? Ed ancora vuole migliorare, incredibile. È stato un po’ speciale correre la prima gara in nazionale insieme a lei.

Giorgia Bronzini, che conosce bene la Vos e il ciclismo olandese, ci ha detto che puoi diventare l’erede di Marianne. È vero?

Credo di essere più veloce di lei (ride, ndr). Battute a parte, penso che la Vos sia un’atleta diversa, ma ovviamente spero di diventare sempre più come lei, voglio mantenere viva questa speranza. Per farlo dovrò migliorare a cronometro e diventare più incisiva in salita.

Lorena Wiebes, bestia nera della Balsamo, erede della Vos?

31.10.2021
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Chissà se in questi giorni si starà dedicando al kickboxing per scaricare un po’ di tensione e schiarirsi la mente. Oppure se starà navigando sui canali olandesi attorno a casa con la propria barca. Di sicuro Lorena Wiebes un po’ di meritato riposo se lo starà concedendo nella sua Mijdrecht ,grazie alle sue attività preferite ed alternative quando non pedala.

La 22enne “oranje” ha chiuso l’annata col botto vincendo il 23 ottobre la Ronde Van Drenthe (ultima gara del calendario Women WorldTour) davanti ad Elena Cecchini ed Eleonora Gasparrini, centrando così il 14° sigillo di un 2021 in cui spiccano anche due tappe al Giro d’Italia Donne, due al Women’s Tour in Gran Bretagna e diverse semi-classiche belghe.

Fenomeno olandese

Ormai è riduttivo considerare ancora la velocista del Team Dsm – nata il 17 marzo del 1999, che tiene bene sugli strappi e che ha nell’Amstel Gold Race la gara dei sogni – solo una giovane interessante o in rampa di lancio. E’ decisamente una certezza del panorama femminile sia in patria che nel resto del mondo.

Ha appena terminato la quarta stagione da elite ed il suo bottino conta già 46 successi. A parte “Sua Maestà” Marianne Vos – che nei primi quattro anni tra le big della categoria aveva già raggiunto 87 delle 295 attuali vittorie totali su strada – per trovare un’olandese con un impatto simile bisogna tornare indietro ai tempi di Leontien Van Moorsel, altra icona del movimento, che ne ottenne 42 tra il 1988 e il 1991. Già, perché le fortissime Van Vleuten, Van Dijk, Van der Breggen o Blaak si sono espresse ai massimi livelli solo nella seconda metà della loro carriera.

Adesso è il momento di recuperare, il 2022 sarà l’anno della conferma (foto Instagram)
Adesso è il momento di recuperare, il 2022 sarà l’anno della conferma (foto Instagram)

Ragazzina prodigio

Già tra le junior Lorena si è fatta conoscere vincendo il titolo nazionale nel 2016 e poi quello europeo ad Herning in Danimarca nel 2017, quando battè allo sprint la padrona di casa Emma Norsgaard e Letizia Paternoster. Aveva aperto la stagione a marzo conquistando a Cittiglio il Trofeo Binda davanti alla francese Clara Copponi e Martina Fidanza.

Passata elite nella Parkhotel Valkenburg, compie un’escalation vertiginosa. Undici successi (di cui 7 del calendario olandese) nel 2018 e 17 l’anno successivo, con le perle del campionato nazionale e della prova in linea dei Giochi Europei a Baku, entrambe davanti alla Vos. Non un nome a caso nella vita della bionda Wiebes.

Sebbene sia una velocista, nelle classiche ha sempre fatto bene
Sebbene sia una velocista, nelle classiche ha sempre fatto bene

Obiettivo classiche

La scorsa stagione, complice il Covid, solo quattro affermazioni, tre delle quali ottenute nella seconda parte della stagione con la Sunweb, squadra in cui è passata a giugno 2020 firmando un contratto fino al 2024.

«Lorena – dichiarò il suo direttore sportivo Hans Timmermans all’atto dell’ingaggio – è una delle cicliste più forti della sua generazione e ci aiuterà a portare il nostro programma al livello successivo. Ha fatto un grande sviluppo da junior a elite e le sue doti da sprinter le hanno dato un successo immediato. Sta continuando a fare progressi nelle classiche e ci rende fiduciosi per il futuro. E’ ancora giovane, deve maturare. Ma non vediamo l’ora di poterla supportare nel suo processo di crescita».

Spirito di squadra

Nonostante l’ottimo inizio di carriera, la sprinter della provincia di Utrecht è una persona motivata, che vuole sfruttare al meglio le proprie qualità tecnico-fisiche ed è più che felice di lavorare per le compagne di squadra se il terreno non le si addice più di tanto.

«Voglio fare i prossimi passi nella mia carriera – dice – continuando a migliorare e penso di poterlo fare con il Team DSM grazie al loro approccio professionale. Spero di poter vincere il più possibile come squadra e spero di poter aiutare il resto delle ragazze a vincere corse adatte a loro. Ad esempio uno dei miei ricordi preferiti del 2019 è stato quando sono stata in grado di aiutare Demi (Vollering, ndr) a vincere il Giro dell’Emilia».

Balsamo, conto aperto

Intanto, da quattro anni ad oggi, la 22enne olandese sta duellando con Elisa Balsamo. In 12 occasioni sono finite assieme sul podio: sei volte in cui la Wiebes ha battuto in volata l’attuale campionessa del mondo, cinque quelle dell’azzurra. Una volta invece sono finite a sorpresa, nell’ordine seconda e terza, dietro la vietnamita Thi That Nguyen nella Dwars door de Westhoek nel 2018.

Agli europei juniores del 2017 a Herning, ha battuto la padrona di casa Norsgaard e Paternoster
Agli europei juniores del 2017 a Herning, ha battuto la padrona di casa Norsgaard e Paternoster

Erede della Vos?

E pensare che Wiebes da ragazzina sembrava indirizzata verso altri sport quando praticava ginnastica acrobatica e calcio, tuttavia utilizzando la bici per andare agli allenamenti. Poi, piano piano, pedalare le è piaciuto sempre di più.

Le prime corse sono quelle nel fango nel ciclocross e nel 2013 ha iniziato a gareggiare anche su strada. Forse nell’ottobre di quell’anno scattò un’ulteriore scintilla quando, nella gara serale “Nacht van Woerden”, a 20 chilometri da casa, incontrò Marianne Vos in quel momento iridata sia su strada sia nel ciclocross. Perchè si sa, in Olanda tutto gira intorno alla Vos e anche se lei non ha ancora intenzione di smettere, Lorena Wiebes pare avere tutte le carte in regola per diventarne l’erede.

Carbonari, dalla fuga più folle del Giro è nata la fiducia

09.07.2021
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Dopo l’arrivo di Mortegliano ribolle tutto. Ribolle la strada, ribollono le panchine e ribollono gli sguardi delle velociste che dopo la riga hanno un diavolo per capello. La volata dell’ottava tappa del Giro d’Italia Donne è stata ben più confusa del solito, a capo di una tappa corsa a ritmi davvero frenetici sul filo dei 42 all’ora. E mentre nei vari capannelli le ragazze si dissetano, si spiegano e sbolliscono l’adrenalina, sul traguardo passa Anastasia Carbonari. La marchigiana ha attaccato dopo una cinquantina di chilometri e ha scelto il giorno più piatto e torrido per andare in fuga. Dopo una quindicina di chilometri l’hanno raggiunta altre due ragazze. Poteva essere un azzardo e per certi versi lo è stato. Ma alla fine per prenderle il gruppo ha dovuto tirare faticosamente fino ai 6,5 chilometri dall’arrivo. Lei ha l’aspetto sfinito e in quei 42 secondi di distacco c’è tutta la portata della resa. Quando non ce la fai nemmeno a restare a ruota, più che le gambe ha mollato la testa.

Alla partenza, due parole in tranquillità fra Lucinda Brand ed Elisa Longo Borghini
Alla partenza, due parole in tranquillità fra Lucinda Brand ed Elisa Longo Borghini

Un fatto di orgoglio

«I direttori sportivi ci avevano detto di provare – racconta – e nonostante fossimo stanche morte lo abbiamo fatto. Già essere qui è una grande cosa, sono contenta. La differenza fra le WorldTour e noi è ancora superiore a quello che succede fra gli uomini, perché qui manca anche una categoria under 23 che ci permetta di correre fra noi, senza subire la corsa delle più grandi e di conseguenza rischiare di bruciarci. Ma essere al Giro e aver preso la fuga di giornata per me è motivo di orgoglio. Una rivincita personale. Due anni fa fui investita da un’auto vicino casa. Sono rimasta a letto e poi per tre mesi col busto. Sono orgogliosa di me stessa».

Nel bar del grande hotel alle porte di Udine c’è silenzio. Anastasia racconta e la mascherina fa sì che i suoi occhi chiari sparino come fari. Il discorso va avanti, mentre fuori la luce parla ancora di caldo a non finire.

Le tre in fuga nel circuito di Mortegliano: il Veneto ha accolto bene il Giro
Le tre in fuga nel circuito di Mortegliano: il Veneto ha accolto bene il Giro

Somma di esperienze

Il primo Giro non si scorda mai e forse alla fine sarà davvero così. La differenza di livello è tangibile: inizia dai mezzi e si arresta brutalmente sul livello atletico delle ragazze.

«Venire qui al Giro per me è una grande esperienza – dice – non avevo mai fatto una corsa a tappe così dura. Di solito corriamo in Italia, fra le élite abbiamo fatto Cittiglio e Strade Bianche, è un altro mondo. Io dico che le prime fanno un altro sport. Venire qui significa soprattutto confrontarmi con la realtà che sognavo da bambina. Vedere come si muovono le big è un’esperienza. Per questo stamattina ero molto motivata, lo dovevo a me stessa. Mi sono detta che dovevo farcela, perché non sono inferiore a nessuna».

Le moto intorno

Così se ne è andata dopo il traguardo volante e in quei 15 chilometri da sola a un certo punto ha pensato di averne fatta un’altra delle sue.

«Mi capita spesso di fare attacchi da matta – sorride – ma quando ho visto che avevo davanti le moto e accanto la telecamera, davvero è il sogno di una bambina che stava avverando. Sapevo che ci avrebbero riprese, anche perché le energie erano al lumicino. Però a un certo punto ci ho sperato. La prima cosa che ho detto quando sono arrivata, è che non so se domani avrò la forza per ripartire, ma lo finirò questo Giro. E poi non so se mi mancherà, ma di certo un po’ mi riposerò e poi andrò a Livigno con le mie compagne».

Sul palco con Anna Van der Breggen c’è Yanira, mamma di Silvia Piccini
Sul palco con Anna Van der Breggen c’è Yanira, mamma di Silvia Piccini

E ora si cresce

Miracolo di una fuga ben fatta. Nello sguardo ha tanta fiducia quanta forse non ne avremmo visto neppure stamattina alla partenza. E adesso il suo calendario prevede il Tour de l’Ardeche, poi il Giro di Toscana e quello delle Marche organizzato dalla sua squadra, la Born to Win. Il presidente Baldoni oggi è arrivato in corsa e avrà trovato qualche buon motivo per essere a sua volta soddisfatto. La tappa a Mortegliano l’ha vinta Lorena Wiebes. Ma forse stasera abbiamo incontrato una ragazza più contenta di lei. Chissà se gli osservatori delle squadre più grandi avranno preso nota di quel numero 71 in fuga…