Sguardo a Sanremo: 300 chilometri e diabete, come fai?

23.03.2021
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Laura Martinelli ha dovuto riprendere i libri e ricominciare da capo a studiare il diabete. L’incarico al Team Novo Nordisk le ha lasciato parecchi aspetti da approfondire, ma studiare per la nutrizionista trevigiana dai capelli rossi non è mai stato un problema. Così, quando la stagione è entrata nel vivo e la sua squadra ha vissuto l’importantissima esperienza della Milano-Sanremo, ci siamo fatti vivi per farci raccontare che cosa abbia significato per degli atleti diabetici partecipare a una gara velocissima di 300 chilometri.

La mattina alla presentazione, con le nuove maglie con il numero 100
La mattina alla presentazione, con le nuove maglie con il numero 100

«Cominciamo col dire – inizia – che siamo tutti soddisfatti. L’obiettivo era farsi vedere e mostrare i nuovi colori della maglia, celebrativa dei 100 anni dalla scoperta dell’insulina, e ci siamo riusciti. La fuga ha preso il largo come volevamo e siamo stati noi a tirarla fuori. Sulla gestione alimentare della Sanremo, abbiamo fatto come si insegna sin dagli juniores, quando spieghi che per fare la strategia nutrizionale di una gara si parte da cronotabella e profilo, per pianificare la base glucidica necessaria e la cadenza a cui aggiungere poi barrette e gel. I prodotti che usano gli atleti diabetici cono gli stessi di sempre, cambia l’uso che se ne fa».

Prima della gara

Il pre-gara è la fase del carico di carboidrati che normalmente si inizia 36 ore prima, dopo una fase di scarico, che per l’atleta affetto da diabete è più delicata, perché la privazione di zuccheri porta al rischio di ipoglicemia.

Primo ostacolo, insomma…

L’atleta non diabetico per quelle ore può immaginare un regime privo di carboidrati, loro devono tenere un minimo apporto glucidico per evitare l’ipoglicemia notturna. Chiunque abbia il diabete l’ha sperimentata e ne ha paura, per questo tendono a mangiare un boccone di più. Lo scarico di carboidrati non viene enfatizzato, mentre nella fase di carico si utilizzano carboidrati a basso impatto glicemico, ovvero sia quei carboidrati che necessitano di meno insulina per essere assimilati. Ognuno di questi atleti ha un rapporto tutto suo fra insulina e glicemia e non sempre è facile trovare il giusto dosaggio.

Alla partenza, al sole di Milano, c’è anche Poli
Alla partenza, al sole di Milano, c’è anche Poli
Come fate?

Hanno la dose prima del via e i boli (il bolo è un quantitativo di insulina che viene somministrato al paziente diabetico, introducendo di volta in volta diverse unità di insulina, ndr) durante la corsa. A volte si sbaglia. In certi casi si tende ad evitare alimenti che non si conoscono, perché non si sa quale impatto avranno sulla glicemia.

Quindi ogni atleta fa storia a sé?

Si lavora individualmente. Devo dire che il gruppo tecnico/scientifico che ho trovato in questa squadra non ha eguali nel ciclismo. Abbiamo un centro a Berna e uno ad Atlanta, con esperti che danno indicazioni atleta per atleta per mantenere il corretto rapporto insulina/carboidrati. Inoltre c’è un grande supporto tecnico, tramite un’app che correla glicemia, unità di insulina e grammi di carboidrati. Tutto questo si traduce in pubblicazioni, dato che non esiste una letteratura su sportivi di alto livello affetti da diabete.

Pochi minuti al via: obiettivo portare via la fuga e farsi vedere
Pochi minuti al via: obiettivo portare via la fuga e farsi vedere

Durante la gara

Tanto dipende dalla strategia di gara: alla Sanremo l’obiettivo del Team Novo Nordisk era andare in fuga presto e per questo ci si è attrezzati.

Come cambia la strategia alimentare se vuoi andare in fuga?

Supponendo di avere dei buoni valori di glicemia prima e durante la gara, si dà un apporto maggiorato di energie nelle ore prima della gara e poi in corsa serve qualcosa di molto digeribile, perché si parte a fiamma. Anche i sacchetti contengono alimenti più consistenti perché andando in fuga ci sarà un consumo maggiore. Se invece il tuo obiettivo è il finale, cambi tutto e magari mangi anche diversamente.

Hai parlato dei valori della glicemia: come li controllate?

Abbiamo dei sensori che si tengono h24. Sono dei bottoncini con dei piccoli aghi, che trasmettono tramite bluethoot ai cellulari in ammiraglia e ai computerini dei ragazzi le variazioni dei valori glicemici. Sono posizionati all’altezza del tricipite. In ammiraglia si ha così un quadro d’insieme, ma il guaio è che a volte queste misurazioni hanno un ritardo e in quei casi, per evitare di fermarsi, si procede con il controllo stick della glicemia, in manuale.

Che cosa succede quando la glicemia va giù di tanto?

Utilizzano come soluzione di emergenza delle mini ampolle con 15 grammi di zuccheri ad assorbimento rapido, che rompono e mandano giù.

Come capiscono che la glicemia sta scendendo?

Si sentono intorpiditi, hanno mal di testa. Le cellule sono vuote. Il corridore ha fame, ma non può mangiare. Allora si danno barrette proteiche, per consentire al muscolo di tornare tonico e in equilibrio. La cosa singolare comunque è che nelle ore di corsa la condizione di diabete si attenua molto, anche se ci sono delle fragilità che restano.

Ad esempio?

L’aumento del rischio di disidratazione. Lo zucchero passa nelle urine, quindi la pipì è più concentrata. Ne consegue che ne fanno di più, espellono anche gli elettroliti e si crea un circolo vizioso, perché magnesio e potassio servono anche per assorbire l’insulina. Quindi devono bere di più sin dal giorno prima, mentre in gara avranno delle borracce più concentrate di sali.

Andrea Peron ha portato via la prima fuga della Sanremo
Andrea Peron ha portato via la prima fuga della Sanremo

Dopo la gara

Scordatevi di fare come quelli che dopo la corsa si avventano sulla pizza, oppure l’hamburger con le patatine e una bella birra. L’atleta diabetico può certo concedersi qualcosa, ma deve stare ugualmente attento.

Perché?

Perché bisogna considerare l’ipoglicemia tardiva. I tessuti sono sensibili all’insulina fino a 24-36 ore dopo la gara, anche se di solito il rischio maggiore c’è la notte successiva. Perciò la strategia di recupero è implementata, ma serve attenzione. Dopo Laigueglia, un corridore era con noi in ammiraglia ed è andato in ipoglicemia due ore dopo l’arrivo. In questi casi non è semplice stabilire quanta insulina fare, perché il fisico è sensibile. Per questo c’è sempre il medico, Rafael Castol, che mi sta dando una grandissima mano a calarmi nella parte. Ci sono dei protocolli, devi giostrare insulina e carboidrati, sapendo di dover considerare anche l’aspetto neurologico.

Prego?

Ci sono sbalzi dovuti alla tensione e allo stato emotivo e questo complica le cose. Ma devo dire che questi ragazzi hanno una forza di volontà notevole, sono devoti al lavoro, chiedono ogni dettaglio e si attengono alle nostre indicazioni.

Andrea Peron nella fuga andata avanti fino a poco prima della Cipressa
Andrea Peron nella fuga andata avanti fino a poco prima della Cipressa
Di quanti nutrizionisti ha bisogno il vostro team?

Siamo in due. Oltre me, c’è Nele Compernol.

Credi che un atleta con il diabete possa vincere una grande corsa?

Se il ragazzo iniziasse a correre da piccolo e sviluppasse le stesse abilità in gruppo che hanno i rivali, considerato che durante lo sforzo lo stato diabetico si riduce, potrebbe benissimo gareggiare al livello degli altri. Il fatto è che l’accesso al ciclismo nella nostra squadra avviene dalle provenienze più disparate, anche altri sport. Sarebbe interessante vedere all’opera un ragazzo cresciuto nelle categorie giovanili, anche perché il fatto di inserirlo in una squadra di atleti non diabetici manderebbe un messaggio davvero forte.

La giornata alimentare di Rebellin ai raggi X

08.02.2021
4 min
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L’articolo sulla giornata alimentare di Davide Rebellin non è passato affatto inosservato al pubblico. Ha sollevato anche un certo dibattito. C’è chi lo ha ammirato e chi lo ha criticato, di certo l’alimentazione del corridore veneto non è per tutti.

Noi l’abbiamo sottoposta al giudizio dell’ormai nota nutrizionista del Team Novo Nordisk, Laura Martinelli, la quale lo anticipiamo non “boccia” Rebellin.

Rebellin ad agosto farà 50 anni ed è pro dal 1992. Qui alla Freccia Vallone del 2009
Rebellin ad agosto farà 50 anni ed è pro dal 1992. Qui eccolo nel 2009

Rebellin e la sua età insolita

«Ne sento di tutti i colori – spiega la Martinelli – e sono abituata ad approcci non convenzionali. L’importante è che ognuno trovi il proprio equilibrio e credo che in qualche modo Rebellin ci sia riuscito. Partiamo col dire che con l’età si compensa meno in modo naturale, devi essere sempre più attento. E dove non arriva il fisico devi aiutarti dall’esterno. E infatti il suo modo di alimentarsi non è convenzionale, come non è convenzionale la sua età per fare professionismo».

«La sua colazione è ricca e sempre a base di cereali: quinoa, grano saraceno… che sono inusuali per un italiano. Un altro aspetto che mi ha incuriosito è che lui cena presto, il che di base non è sbagliato. Così facendo, Rebellin fa del digiuno intermittente continuato. Lui cena alle 17 e poi fa colazione verso le 6 del mattino, sono 13 ore di digiuno. Di questa pratica avevamo parlato, lui lo fa in modo blando, ma costante. Rebellin va continuamente a stimolare il metabolismo e la produzione di energia».

Laura Martinelli con i ragazzi della Novo Nordisk (foto Alice Podenzana)
Laura Martinelli con i ragazzi della Novo Nordisk (foto A. Podenzana)

D’accordo sulla carne

Con la dottoressa si passa poi ad analizzare quello che è un po’ il fulcro del mangiare di Rebellin, vale a dire l’assenza di carne.

«Io  – spiega la Martinelli – non sono una nutrizionista per gli estremi. Sono per la riduzione del consumo di carne, ma non per toglierla. Nella scelta della carne andrebbe valutata la provenienza: dove pascolava l’animale, come ha vissuto, cosa mangiava… In breve: andrebbe fatta una scelta qualitativa della carne dal “macellaio di fiducia”. Una scelta che a mio avviso dovremmo fare tutti, non solo i corridori. E’ una scelta sostenibile. Ma ripeto non va tolta a prescindere. Anche perché ci sono produttori e famiglie che allevano in modo corretto. Un po’ quel che avete scritto con la pasta Hammurabi. Senza contare che serve al fisico.

«In generale Rebellin non segue una dieta vegana totale. Lui ogni tanto mangia pesce ed uova e nel complesso tutto è ben gestito ed equilibrato. Il vegano deve integrare per forza con prodotti di sintesi, come la B12. Senza contare che le fonti proteiche naturali contengono carboidrati, tutte. Ed è difficile togliergli o ridurgli i carboidrati.

«Lui per esempio non scola l’acqua del riso. In quell’acqua c’è disciolto dell’amido vuol dire che vuol prendere tutti i nutrienti. Se avesse voluto perdere peso non sarebbe stato facile per lui».

Uova e pesce danno equilibrio all’alimentazione di Rebellin
Uova e pesce danno equilibrio all’alimentazione di Rebellin

Pesce e uova salvano tutto

Durante gli allenamenti abbiamo visto che Rebellin non fa uso di barrette e gel, ma preferisce utilizzare prodotti fatti in casa.

«Per me questo è un fattore collegato all’età. Per decine di anni il suo fegato è stato sottoposto ad un sovraccarico epatico, assumendo prodotti di sintesi. Quindi adesso cerca prodotti naturali. Io lo dico sempre ai miei atleti: sarebbe meglio preferire rice cake, paninetti… cose fatte in casa. E in tal senso i più reticenti sono i giovani. Essendo meno esperti preferiscono far riferimento alle classiche barrette confezionate i cui valori nutrizionali sono ben stampati sull’etichetta. E’ giusto provare in allenamento quella che sarà l’alimentazione in gara e pertanto i prodotti confezionati, ma una volta accertato che sono tollerati sarebbe meglio, almeno per me, mangiare al naturale, anche per il recupero. Preferisco dare il Parmigiano agli aminoacidi BCAA, lo yogurt greco al posto delle caseine…

«In generale – conclude la Martinelli – l’alimentazione di Rebellin è equilibrata. Se non avesse mangiato di tanto in tanto pesce e uova sarebbe cambiato tutto. Poi sì, è molto impegnativa da un punto di vista delle preparazione dei cibi e delle tempistiche, ma questo è un altro discorso. E se sta bene a lui e alla moglie che gliele prepara…sta bene a tutti!».

Allenamento a digiuno, qualche “chicca” da sapere

29.01.2021
4 min
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Lo diciamo subito: quel che leggerete potrebbe sembrarvi un paradosso, ma tant’è. Si può mangiare prima dell’allenamento a digiuno? Ancora una volta chiamiamo in causa per questo quesito Laura Martinelli, la nutrizionista della Bahrain Victorious e del Team Novo Nordisk.

Prima però ricordiamo cos’è l’allenamento a digiuno. Si tratta di una tipologia di seduta abbastanza stressante sia dal punto di vista fisico che mentale. Alzarsi al mattino ed uscire in bici con la pancia vuota non è piacevole, specie d’inverno, quando il più delle volte si passa dal caldo delle coperte al freddo della strada.

Alessandro De Marchi, Artegna, dicembre 2020
De Marchi, pronto ad uscire. Il friulano ricorre spesso all’allenamento a digiuno
Alessandro De Marchi, Artegna, dicembre 2020
De Marchi ricorre spesso all’allenamento a digiuno

La magia del burro di cocco

E allora è davvero un paradosso mangiare prima dell’allenamento a digiuno? 

«Dipende – dice la Martinelli – se l’atleta soffre particolarmente questo tipo di training o se deve fare una seduta abbastanza intensa. In questo caso deve assumere energia, ma non sotto forma di carboidrati, ma di grassi speciali. Questi sono gli MCT, che è l’acronimo inglese di trigliceridi a media catena, che hanno le caratteristiche dei grassi, ma non si emulsionano con gli acidi biliari. In pratica non passano per il fegato e vanno diretti nel sangue e di fatto il corpo li usa come carboidrati pur non essendo dei carboidrati appunto.

«Il burro di cocco contiene questi MCT e questo va a “riempire” la pancia e aiuta sia sul piano fisico che mentale».

Ma questo però non va ad annullare o a ridurre gli effetti dell’allenamento a digiuno, che si fa proprio per bruciare grassi e dimagrire? L’organismo non trovando zuccheri nel serbatoio va a cercare l’energia dai grassi.

«Parzialmente l’effetto di questo tipo di allenamento si riduce, ma è meno stressante e si brucerà qualche grasso in meno però è anche vero che con l’assunzione del burro di cocco si può allungare un po’ la seduta. Si può fare una mezz’oretta in più». 

Lo stimolo della caffeina

Ai corridori l’utilizzo del burro di cocco piace, ma fino ad un certo punto. Questo alimento ha un sapore piuttosto forte, è stomachevole, in alternativa ci sarebbe l’olio di MCT.

«Ma io preferisco consigliare sempre gli alimenti naturali. Per ovviare alla questione del gusto si può unire il burro di cocco con un caffè amaro. Si mescola col minipimer per 10″-15” e viene a crearsi un caffè molto cremoso. Un mix davvero interessante: low carb, ma con caffeina che stimola il metabolismo e l’utilizzo dei grassi»

Certo stiamo parlando di un argomento estremamente di nicchia. L’allenamento a digiuno è una pratica che ormai quasi tutti i pro’ attuano, ma che non è troppo amata. E anche doverci mangiare un alimento dal sapore non eccelso non aiuta di certo, anche se apporta dei benefici.

Un bullet coffee con burro di cocco
Un bullet coffee con burro di cocco

Alternative sì o no?

«Purtroppo – spiega la Martinelli – non ci sono alternative se non quella di sintesi che, come detto, è l’olio di MCT. Tuttavia anche questo si può mescolare con il caffé ed ottenere lo stesso risultato del caffé con burro di cocco. Una piccola alternativa per rendere il tutto più piacevole ? è possibile aggiungere un cucchiaino di cacao amaro in polvere (un po’ come si fa con il caffè marocchino) sul fondo della tazza. A parte, si mixa per quei 15 secondi caffè con un cucchiaino di burro di cocco. Successivamente si versa questa miscela nella tazza, sopra al cacao. Ed ecco “servito” un cappuccino energetico e low-carb».

Quindi prima di partire si assume il caffè al burro di cocco o solo il burro di cocco e si pedala, per un’ora e poi magari ci si ferma per fare colazione.

«Di solito è così – conclude la Martinelli – si fa un’ora o al massimo un’ora e mezza perché, va ricordato, senza carboidrati s’innesca un processo di catabolismo muscolare: in pratica si utilizzano le proteine del muscolo. Pertanto è importante non strafare. Poi ci sono alcuni corridori che hanno una buona efficienza lipidica, di solito gli scalatori, che già dalla sera possono ridurre i carboidrati, mentre ce ne sono altri, i velocisti, che patiscono molto questo allenamento e che la sera prima devono mangiare carboidrati».

Colazione pre-gara: verità e falsi miti…

23.01.2021
4 min
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La colazione nel giorno della gara: uno dei momenti più importanti che vanno ad incidere sulla prestazione. Tutto è in continua evoluzione e anche questo aspetto dell’alimentazione non è da meno. Con Laura Martinelli, nutrizionista del Team Novo Nordisk e della Bahrain Victorious, cerchiamo di analizzarne tutti gli aspetti.

Dottoressa Martinelli, dicevamo tutto in evoluzione. Partiamo dalle tendenze…

Quello inerente la colazione è un discorso molto ampio. E’ forse il pasto più standardizzato in quanto è un elemento che puoi controllare. Il corridore ha a disposizione un cuoco e la foodbox che contiene tutti quei cibi che sa di poter trovare: marmellate, cereali, pane di segale… Quindi la colazione è sempre la stessa ma varia nelle quantità, in base al soggetto e a quello che deve fare. 

Laura Martinelli ed Eros Capecchi (foto archivio 2020 team Bahrain)
Laura Martinelli e Capecchi (foto archivio 2020 team Bahrain)
Perché prima ha detto “un pasto che può controllare”. Cosa intende?

Ogni corridore ha il suo mix ideale, per cibi e quantità e questo in vista della gara è un aspetto rassicurante. Se per esempio ha un calo di zuccheri in gara so che non dipende dalla colazione. Questa va testata in allenamento fino a trovare la definizione ideale.

Le tempistiche: quando si fa?

Il manuale impone tre ore. E, salvo casi eccezionali, sono sufficienti per il trasferimento dall’hotel alla partenza. Cambia invece prima della crono.

Cioè?

Si fa la colazione in senso più tradizionale. Quindi caffè, cerali, pane e marmellata. Poi entrano in ballo anche le preferenze culturali. Gli italiani magari preferiscono pane e marmellata, gli inglesi un toast. In seguito si fa un pasto, che si si assume un paio d’ore prima del via, composto da riso (carboidrati), omelette (proteine e grassi) e bresaola (proteine). 

Invece in tappe normali, colazione e pasto pre-gara coincidono?

Sì, prima del via si fa un pasto solo. Se si parte tardi semmai si ritarda la sveglia. Se qualcuno è mattiniero piuttosto scende per un caffé, ma poi risale in camera e aspetta il momento giusto per mangiare.

E le verdure?

Niente verdure, anzi sono da evitare in quanto le fibre rallentano la digestione. Però può capitare che ci siano degli estratti alla carota. Alcune verdure come carota appunto, ma anche rucola, barbabietola, spinaci contengono molto nitrato. Questo diminuisce il consumo di ossigeno durante l’esercizio. L’estratto elimina le fibre.

L’omelette appartiene alle fonti proteiche della colazione
L’omelette appartiene alle fonti proteiche della colazione
Tempo fa, più che altro con l’avvento dell’allora Sky, si parlava molto del porridge…

La colazione deve essere basata su una fonte di carboidrati, la maggior parte, una fonte proteica in quantità media, e una lipidica, in dosi medio basse, a meno che non sia freddo o non ci siano da affrontare corse lunghe come la Sanremo o la Roubaix, in quel caso la parte lipidica aumenta un po’. In tutto ciò il porridge rientra tra le fonti di carboidrati, insieme al riso o alla pasta.

Le fonti proteiche?

Omelette, prosciutto cotto, formaggi magri. Per esempio la ricotta se siamo in Italia o il “queso de Burgos” se siamo in Spagna.

E quelle dei grassi?

Avocado, frutta secca e burro di cocco. Con quest’ultimo il cuoco ci può preparare direttamente le omelette. Il burro di cocco è un alimento particolare: pur essendo un grasso si comporta come un carboidrato. Nel senso che non viene “stoccato” ma utilizzato più facilmente, mentre gli altri grassi sono più difficili da utilizzare.

Pasta di grano antico, in Italia ce ne sono molte tipologie
Pasta di grano antico
E’ vero che si tende a mangiare meno pasta?

Purtroppo sì. Dico purtroppo perché si tende a semplificare. Si parla di glutine e questo è visto sempre in modo negativo. Invece bisognerebbe chiedersi che tipo di glutine ha quella pasta. Bisognerebbe leggere le etichette. Quello moderno, più complesso, che serve per la lavorazione a livello industriale è più difficile da digerire, ma ci sono molti grani antichi, per esempio la pasta di farro, che invece non danno problemi intestinali. Invece oggi si tende a “tagliare” anche per motivi di marketing e spesso si fa peggio.

Perché?

Perché il glutine è una proteina, e serve per dare struttura alla pasta, e al suo posto mettono la lecitina di soia, che invece è un grasso.

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Laura Martinelli: tre pilastri per dimagrire d’inverno

22.12.2020
4 min
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Inverno, croce e delizia di molti corridori. Delizia nel vero senso della parola perché ci si può concedere qualche sgarro alimentare. E croce perché comunque bisogna iniziare a fare i conti con la bilancia. Con Laura Martinelli nutrizionista della Bahrain-McLaren e anche del Team Novo Nordisk cerchiamo di capire, in modo concreto, quali sono i capisaldi dell’alimentazione del corridore che deve perdere peso in vista della stagione.

E’ vero che quella passata sembra finita l’altro ieri, ma è anche vero che fra un mesetto ci si riattaccherà il numero di nuovo. Quindi come dimagrisce un pro’ da qui alle prime gare di fine gennaio?

L’eccezione per la regola

«Facciamo una premessa – spiega Laura Martinelli – il fuori stagione è l’unico momento in cui il ciclista può concedersi di mangiare un po’ di più perché se deve stare in riga per 12 mesi l’anno e controlla ininterrottamente le calorie che ingerisce il suo metabolismo rallenta, cioè consuma di meno per fare lo stesso lavoro. Pertanto non è falso il mito secondo cui nella prima parte dell’offseason il corridore deve mangiare un po’ di più e mettere su qualcosa. Anche perché partono da una percentuale di grasso molto bassa».

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Meglio assumere le verdure 30′ prima del pasto
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Meglio assumere le verdure 30′ prima del pasto

«Quando noi nutrizionisti li andiamo a pesare per la prima volta dovremmo avere le misure peggiori di tutto l’anno. Quindi fa bene al metabolismo e anche alla testa “sgrarrare”. Lo dico espressamente ai miei corridori: ragazzi non posso mettervi nella dieta patatine fritte, vino, birre… nel pieno della stagione, quindi approfittatene adesso. Sono le eccezioni che poi aiuteranno a mantenere la regola. Sostanzialmente ci andiamo a creare del margine».

E’ poi importante calibrare bene i tempi del dimagrimento tenendo sempre a mente il debutto in gara e gli obiettivi, perché perdere tanto peso in poco tempo è controproducente.

«Se dimagrisci troppo velocemente perdi muscolo. Posto che questo si perde sempre, ma se il calo è graduale se ne perde meno. Quando si dimagrisce si eliminano tre cose: grasso, acqua e muscoli».

Idratazione

Ma andiamo con ordine ed elenchiamo i tre pilastri su cui si basa la dieta di un corridore moderno.

«La prima cosa è controllare bene l’idratazione, anche d’inverno – continua la Martinelli – Questa è un antinfiammatorio e aiuta nella preparazione in generale. Oltre ai liquidi assunti durante le sedute dico ai miei ragazzi di bere 2-2,5 litri di acqua al giorno. Posti i tre pasti canonici, colazione, pranzo e cena, devono prendere un bicchiere o due d’acqua mezz’ora prima di questi tre momenti. Anche perché se bevo molto durante i pasti vado a diluire i succhi gastrici e rallento la digestione.

«Non solo, ma per il pranzo e la cena consiglio di accompagnare quei bicchieri d’acqua con della verdura perché il volume delle fibre con l’acqua aumenta e si ha più senso di sazietà. Senza contare che si vanno a ridurre in modo naturale l’assorbimento degli altri cibi. Quindi si hanno due vantaggi: idratazione e minor assorbimento».

Sfruttare il lungo

«D’inverno si tende a partire più tardi perché fa più caldo, questopermette senza troppe difficoltà di saltare il pranzo. Bisogna fare una colazione normale, in sella ci si deve alimentare bene affinché l’allenamento sia qualitativamente valido e al ritorno, ormai nel pomeriggio, assumere dei frullati. A quel punto poi un po’ si stringono i denti e un po’ si anticipa l’orario della cena e il gioco è fatto.

«Ai miei ragazzi ho dato delle ricette per questi frullati – riprende la Martinelli – con 40 grammi di farina di avena una banana, un cucchiaino di cacao amaro, uno di burro di arachidi, 200 grammi di yogurt greco bianco magro. E a scelta a seconda dei gusti: miele o sciroppo d’agave. Poi acqua fino a densità desiderata. Come si può notare è completo: ci sono carboidrati, proteine e anche un po’ di grassi. Questi vanno bene per dimagrire se si salta i pranzo e per recuperare se invece già si è a posto col peso».

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Frullato a base di yogurt, le ricette sono ideate da Laura Martinelli stessa
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Frullato a base di yogurt, ricette ideate da Laura Martinelli

Digiuno intermittente

C’è poi una pratica un po’ più complessa che va ad integrare le due precedenti, vale a dire il digiuno intermittente. Un metodo che, sempre secondo Laura Martinelli, è molto richiesta dai pro’.

«E’ molto usato negli ultimi 4-5 anni e non è altro che uno stimolo metabolico. Per 16-18 ore non bisogna mangiare, chiaramente si deve bere. Per fare il digiuno intermittente bisogna sfruttare il lungo, che di solito viene al termine dei giorni di carico e prima del riposo (totale o attivo). Si esegue regolarmente l’allenamento. Quando si torna a casa si fa un pasto completo con primo, secondo, contorno e da quel momento si digiuna sino al giorno dopo. Non è solo una questione relativa alla diminuzione delle calorie, ma è anche e soprattutto uno stimolo per i mitocondri che in parole molto povere sono quelle particelle che producono energia. Gli studi rivelano che dopo uno stimolo così importante come quello del digiuno, i mitocondri fanno consumare di più successivamente, rendono il metabolismo più attivo del 15-20%.

«Chiaramente è una pratica stressante e si può fare al massimo una volta ogni 7-10 giorni e solo se si è integri fisicamente, già con un piccolo raffreddore va evitata, perché non è ottimale per il recupero. Ed è per questo che si fa prima del giorno di riposo o di scarico».

Alan Rozic, chef Team Bahrain-McLaren, Giro d'Italia 2020

Cosa si mangia nel riposo? Parla lo chef

19.10.2020
2 min
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Alen Rozic è lo chef del team Bahrain-McLaren, ha 43 anni e viene dalla Croazia. La sua teoria sul cucinare alle corse ha un tocco artistico: «In una corsa lunga e dura come il Giro, il cibo per i ragazzi è una nota di colore. Per questo, al netto delle indicazioni della nostra nutrizionista, cerco sempre di metterci un pizzico di creatività».

Alen parla inglese, ma a tratti sfodera un italiano da trincea con cui chiarisce i concetti più particolari. Lavora con la squadra dal primo training camp 2020 e l’anno in corso è il primo come cuoco nel ciclismo. In precedenza aveva lavorato fra il suo Paese e la Slovenia in supporto a varie società organizzatrici.

Scienza e gusto

I nutrizionisti danno gli input, lui esegue, cercando di mediare fra i dettami della scienza e il gusto degli atleti.

«Laura Martinelli – spiega – è molto professionale e siamo sempre in contatto. Lei dà indicazioni, ad esempio, sul fatto che per cena dovranno mangiare carne bianca o carne rossa e quale verdura, ma conosco io i gusti dei ragazzi e sta a me cucinare nel modo migliore quel che mi indicano. Dopo questi mesi con loro, conosco i loro gusti. So chi mangia e chi non mangia qualcosa».

pizza tonda margherita
Dopo la tappa di Piancavallo, pizza per i ragazzi della Bahrain-McLaren
pizza tonda margherita
Dopo Piancavallo, pizza per i ragazzi Bahrain

Pizza per cena

Ma i giorni non sono tutti uguali. Quello di riposo, quindi oggi, prevede la totale assenza di carboidrati.

«Meno carboidrati e più verdure – dice – anche perché ieri sera hanno mangiato pizza. Si usa alla vigilia del riposo e anche la pizza la faccio io, non la compriamo fuori. Altra differenza del riposo è che a colazione non mangiano pasta. Si limitano a corn flakes, cereali vari, porridge, prosciutto cotto, ricotta oppure omelette. Quelle le faccio con due bianchi e un rosso, così sono più ricche di proteine».

Nel menù di quello che prepara con le sue mani ci sono anche i dolci.

«Qui si va davvero a gusto – spiega – con cheesecake, tiramisù senza lattosio, muffin e quello che si riesce a mettere insieme di volta in volta».

Tonno per pranzo

A pranzo nel giorno di riposo, i ragazzi del Team Bahrain-McLaren hanno mangiato bistecca di tonno, buffet di insalata e dolce.

«Di solito quando arrivo in hotel – spiega – vedo se devo fare tutto sul camion o posso appoggiarmi alla cucina. Poi in base alle indicazioni che ho ricevuto, decido cosa e come fare. Di solito ci penso mentre guido e capita che ci sentiamo con la nutrizionista se ho necessità di cambiare qualcosa in base alla spesa che faccio. Ho qualcosa con me, ma ad esempio carne, pesce e verdure preferisco comprarle fresche. Per i miei atleti voglio solo il meglio».