Catena KMC, dietro c’è un mondo di dettagli e studio

03.02.2024
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Le biciclette hanno una cosa che le accomuna, a prescindere dalla categoria del prodotto: la catena. Si parla e scrive spesso di una base tecnologica che ha cambiato completamente lo sviluppo della bicicletta e in questo rientra anche la catena.

Ne abbiamo parlato con Sylvie Bakker, Marketing Manager di KMC, azienda taiwanese leader del settore, fondata nel 1977 e che oggi si fa forza anche di una sede europea con base in Olanda.

Sylvie Bakker responsabile marketing KMC
Sylvie Bakker responsabile marketing KMC
Come possiamo definire KMC oggi?

E’ un’azienda che ha concentrato tutte le sue ricerche, lo sviluppo e le risorse, sulla produzione della catena. Si parla davvero della tecnologia di questo componente.

Dove si trova la sede?

Il quartier generale è a Taiwan, dove c’è anche la produzione, ma la sede europea, aperta nel 1995, ricopre un ruolo molto importante per tutto l’occidente. Di recente abbiamo rinnovato la struttura con un building di 3.000 metri quadrati.

La sede europea di KMC in Olanda (foto Wiep-KMC)
La sede europea di KMC in Olanda (foto Wiep-KMC)
Quanti dipendenti ha KMC nella sede europea?

Per ora siamo 18. Pochi, se consideriamo la mole di lavoro, ma un grande supporto arriva dai 250 distributori che abbiamo nella sola Europa.

Un incremento delle forze in campo dovuto ad una richiesta in crescita?

Una richiesta che è aumentata in modo esponenziale anche grazie al settore e-bike. Per quest’ultima categoria di prodotti abbiamo dedicato una fetta della produzione sviluppando anche i pignoni dedicati.

Quella olandese una sede logistica fondamentale per il mercato occidentale (foto KMC)
Quella olandese una sede logistica fondamentale per il mercato occidentale (foto KMC)
Quante catene vengono prodotte?

Il numero varia in base alla categoria. Posso dire che nel 2023 abbiamo prodotto oltre 10.000 chilometri di catena.

Si potrebbe pensare ad un numero anche maggiore di questo!

In realtà è una cifra molto alta, se consideriamo che la nostra catena si adatta alle trasmissioni di aziende diverse, ad eccezione fatta di Sram con le 12 velocità. Ma stiamo lavorando anche su questo.

La monocorona, sempre più diffusa in tutte le discipline
La monocorona, sempre più diffusa in tutte le discipline
E invece per quanto riguarda le trasmissioni con la monocorona?

Esistono già da tempo, ma solo in un periodo recente sono sbarcate e sdoganate nel mondo strada. Cambiano alcune fasi di studio del prodotto, per necessità tecniche diverse. Un esempio è l’aumento degli stress laterali che una catena subisce con la corona singola.

Quale è la parte più complicata da sviluppare?

Uno dei punti critici di qualsiasi catena e oggetto di studio da parte degli ingegneri è il pin di unione tra una maglia e la successiva. E’ una zona che sta cambiando anche per via dell’aumento delle trasmissioni con corona singola, ma anche per l’aumento dei diametri delle corone.

Gli studi della catena, diventano una vera e propria anatomia del prodotto
Gli studi della catena, diventano una vera e propria anatomia del prodotto
Quali caratteristiche deve avere allora la catena?

La catene di queste trasmissioni non solo devono essere flessibili, ma devono essere in grado di sostenere una curvatura maggiore senza rompersi. Quando si parla di catena si generalizza, eppure il dietro le quinte è molto complicato e laborioso. E poi c’è anche il processo di trattamento alla corrosione che adottiamo in KMC, che solo nelle fasi di test ha richiesto oltre 650 ore.

Risparmiare watt con la sola catena è possibile?

Sì è possibile, ma in questo caso entrano in gioco anche altri fattori tecnici, ovvero la manutenzione, la lubrificazione ed i trattamenti del prodotto originale. Alla base c’è sempre la qualità costruttiva della catena.

Giacomo Nizzolo

Per Nizzolo una Timemachine rigidissima

16.10.2020
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La bicicletta del Campione Italiano ed Europeo Giacomo Nizzolo è una BMC Timemachine Road dalle spiccate qualità aerodinamiche e molto rigida. Abbiamo approfondito gli aspetti tecnici di questa specialissima sia con il Responsabile di BMC che segue i team professionistici Simone Toccafondi che con lo stesso Giacomo Nizzolo.

Proprio Toccafondi ci ha subito svelato una qualità importante delle bici BMC.
«Il Timemachine Road – ha detto a bici.PRO – deriva direttamente dalla Timemachine da cronometro e presenta molti concetti aerodinamici a partire dai due portaboraccia integrati nel tubo obliquo e tubo verticale. Le forme dei tubi sono pensate per ottenere e mantenere le alte velocità».

Sterzo Bmc Nizzolo
Ben visibili le forme squadrate dei tubi del Timemachine
Sterzo Nizzolo
Ben visibili le forme squadrate del Timemachine, che favoriscono l’aerodinamica

Sintesi fra rigidità e comfort

Questa caratteristica rende in apparenza il Timemachine Road molto rigido, però Toccafondi aggiunge un aspetto importante: «Il Timemachine, così come tutti i modelli stradali di BMC compresa la gravel, gode della tecnologia TCC, Tuned Compliance Concept, che permette di trovare il giusto compromesso fra rigidità e comfort. Questa tecnologia si concretizza con un’applicazione specifica dei fogli di carbonio, che permette di assorbire meglio le vibrazioni verticali conferendo maggiore comfort al corridore, e al tempo stesso di ottimizzare il trasferimento della potenza e mantenere la bicicletta più aderente al terreno e quindi più scorrevole».

Nome Giaco
Il nome del campione lombardo ben in evidenza
Nome Giaco
Posto nella parte superiore del tubo orizzontale il nome del campione lombardo

Ruote Enve a profilo differenziato

Un altro punto forte della bici di Nizzolo sono le ruote Enve 5.6 con profilo differenziato fra anteriore e posteriore, il primo è più basso mentre dietro è maggiore. Lo stesso Nizzolo ci ha svelato il perchè di questa scelta.
«La ruota davanti più bassa – ha spiegato il milanese a bici.PRO – che impatta per prima con l’aria, assorbe meglio le turbolenze e fa arrivare un flusso d’aria più pulito alla ruota posteriore, inoltre le trovo un ottimo compromesso fra velocità e leggerezza utile in salita».
Anche in questo caso il risultato è una maggiore velocità e scorrevolezza.

La scelta dei tubeless Vittoria

Un altro punto molto interessante è nei pneumatici, infatti Nizzolo ci ha svelato che: «Sto usando i pneumatici tubeless di Vittoria, con i quali sento di avere un grip molto elevato e una scorrevolezza ottima».

Ampia Scelta di rapporti

Passando alla zona della trasmissione, il Team NTT equipaggia le sue biciclette con lo Shimano Dura Ace Di2, con la guarnitura Rotor e catena KMC. Nizzolo ci ha dichiarato: «Solitamente uso come rapporti un 52-42 all’anteriore e una cassetta posteriore 11-30, però quando devo affrontare una tappa alpina o una gara con delle salite lunghe e impegnative cambio il 42 con un 39 o 36, in modo da salvare meglio la gamba favorendo l’agilità e a volte cambio anche la bicicletta, utilizzando il Teammachine SLR che è un po’ più leggero e ha geometrie più adatte alle salite lunghe».

Volata Nizzolo
Il manubrio è più stretto nella parte alta
Volata Nizzolo
Dalla visuale frontale si vede bene il manubrio con gli appoggi chiusi verso l’interno

Un manubrio insolito

Infine il manubrio, un componente che ci ha incuriosito molto e di cui abbiamo chiesto informazioni sia allo stesso Nizzolo che a Simone Toccafondi. Se lo si guarda frontalmente salta subito all’occhio che le leve dei freni sono chiuse verso l’interno, un pò come usa fare anche il giovane Remco Evenepoel.
«Il manubrio che sto usando – ha confermato il campione europeo – ha una forma particolare, infatti è più stretto nella parte alta e più largo nella zona della presa bassa. Questa forma mi permette di essere più aerodinamico e di avere più leva quando sono in presa bassa durante una volata».
Se vogliamo estremizzare un po’ il discorso per capire meglio, riprende il concetto dei manubri gravel. Simone Toccafondi ha aggiunto che «pur non essendoci uno studio su larga scala che dica che il manubrio più stretto sia meglio, in realtà la tendenza va in questa direzione in quanto i corridori che l’hanno applicata hanno ottenuto ottimi risultati con numerose vittorie». Ovviamente con un manubrio di questo tipo gli appoggi superiori, dove ci sono le leve freni, sono montati seguendo la linea della curva manubrio e quindi assumono una forma a chiudersi verso l’interno. Che sia l’inizio, dopo i freni a disco, di una nuova evoluzione tecnica?