Giro e Tour per Ciccone. Coach Larrazabal ci spiega il piano

05.02.2022
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Giro d’Italia e Tour de France: è la doppietta che aspetta Giulio Ciccone questa estate. L’abruzzese della Trek-Segafredo quando ci sono nuove sfide, quando c’è da buttare il cuore oltre l’ostacolo non si tira mai indietro e, come sempre, il suo entusiasmo è già alle stelle. Anzi, quasi quasi, ascoltando Josu Larrazabal, il suo preparatore, bisogna frenarlo!

“Cicco” però non viene da un super periodo. La scorsa stagione si era conclusa con il ritiro alla Vuelta a causa dei problemi ad un ginocchio dopo una caduta, sempre in Spagna. E anche per questo la sua sosta è stata più lunga del solito.

L’abruzzese riparte da qui, dal ritiro alla Vuelta 2021: Giulio sa trarre la grinta da momenti difficili
L’abruzzese riparte da qui, dal ritiro alla Vuelta 2021: Giulio sa trarre la grinta da momenti difficili

Partenza tranquilla

La sua pausa invernale è stata più lunga del solito. Lui stesso ha detto di aver faticato più degli anni passati a riprendere il ritmo. Ma la stagione è lunga e questo non lo preoccupa. Ciccone ha parlato molto con il suo preparatore Josu Larrazabal e anche con il team manager Luca Guercilena.

«Abbiamo lavorato molto sulla resistenza – ha detto Ciccone – e con Josu abbiamo deciso di rimandare il lavoro di qualità. L’obiettivo è una crescita graduale perché quello che mi aspetta è un calendario molto impegnativo».

Un qualcosa di logico se il Giro e il Tour sono i tuoi obiettivi principali. Eventi da affrontare uno alla volta: prima il Giro e poi il Tour.

«Se iniziassi a pensare già ad entrambe le gare, non riuscirei a lavorare con la giusta serenità. Dopo il Giro traccerò una linea e mi concentrerò sul Tour».

Cicco non fa dichiarazioni specifiche di vittorie, di podi, di questa o quella tappa, ma vuol tornare ai suoi livelli. A rendere al massimo e, chiaramente, anche a vincere.

Josu Larrazabal, tecnico basco della Trek-Segafredo segue la preparazione di Ciccone (foto Jamie L. Forrest)
Josu Larrazabal, tecnico basco della Trek-Segafredo segue la preparazione di Ciccone (foto Jamie L. Forrest)

Parola a Larrazabal

Ma tutto ciò lo analizziamo proprio con coach Larrazabal. Ci sono molti aspetti che ci incuriosiscono al riguardo. Come per esempio la scelta di fare Giro e Tour. C’è un progetto di crescita dietro?

«Certo che c’è un progetto di crescita – dice Larrazabal – “Cicco” continua il suo percorso per fare vedere che sta crescendo. Per far vedere che è pronto a nuove sfide. Già nel 2019 quando arrivò in squadra fece Giro e Tour, quindi non è la prima volta, ma quello che cambia è l’approccio. Nel 2019 li fece entrambi in appoggio ad altri corridori, ma con la libertà di andare a caccia di tappe. Ne ha vinta una al Giro e ha fatto secondo in un’altra al Tour dove ha preso la maglia gialla.

«Nel 2020 poi per il Covid, non c’era tempo per fare due grandi Giri. Quella di quest’anno perciò non è una scelta a caso. E lo stesso fu nel 2019 quando arrivò da noi: alla Bardiani Csf Faizanè già aveva tre Giri nelle gambe. Nel 2021, ha fatto due grandi Giri (Giro e Vuelta): in entrambi ha provato a fare classifica ma è dovuto tornare a casa per una caduta».

«Fare due Giri uno dopo l’altro puntando alla classifica è troppo. E si è visto anche con campioni affermati. Con Giro e Vuelta lo puoi fare, con Giro e Tour no. In questo caso puoi fare classifica in uno e puntare alle tappe nell’altro. Il tutto senza limitare il suo fiuto nell’andare alla ricerca delle tappe, visto il suo buon finale e la sua capacità vincente».

Larrazabal ha cercato di tenere tranquillo Cicco negli allenamenti invernali (foto @rossbellphoto)
Larrazabal ha cercato di tenere tranquillo Cicco negli allenamenti invernali (foto @rossbellphoto)

Una base solida

Ciccone quindi, come era pronosticabile, cercherà di fare classifica in Italia e sarà un battitore libero in Francia. Ma per questa sfida così corposa, come detto, serve un’ottima base di partenza. Larrazabal ci spiega bene come ha impostato la preparazione invernale.

«Non siamo partiti più piano per resettare il suo motore, ma per lavorare sulle sue parti meno forti. Durante l’inverno si hanno tempi più lunghi per modificare la preparazione. Ciccone, anche per carattere, ha la tendenza di fare ritmi alti, di scattare, di “giocare in bici”…

«Questa è la sua forza durante le gare, ma non è ideale per la preparazione invernale dove si ha invece l’opportunità di fare il contrario, di lavorare sulla base, di aumentare il carico di lavoro a ritmi più bassi. E questo ti permette di migliorare la tua endurance e la tua efficienza per costruirci poi il lavoro specifico successivo. E qui lui si trova a suo agio».

Ciccone si gode ogni uscita in bici… (foto Instagram)
Ciccone si gode ogni uscita in bici… (foto Instagram)

Giulio l’indomabile?

Ma questo è un lavoro di lungo corso a quanto pare.

«Abbiamo cercato di farlo sin dal 2019, da quando Giulio è arrivato in Trek-Segafredo. E’ stato motivo di discussione costante durante l’inverno. Giulio faceva fatica ad allenarsi con calma. Ma crescendo ha trovato delle conferme in queste strategie di lavoro vedendone i benefici e finalmente quest’anno ha svolto bene questo lavoro appunto. E siamo sicuri che ci darà dei frutti durante la stagione».

Larrazabal parla con passione. Di sicuro il coach spagnolo ha scoperto quanto sono tosti gli abruzzesi! Ma come lui stesso ha detto, questa cocciutaggine è anche la sua forza. In fin dei conti il motore c’è. Eccome…

«Il motore di Cicco è da scalatore top – afferma Larrazabal – ha un alto consumo di ossigeno e una soglia elevata. La sua soglia si trova in una percentuale alta del Vo2 Max (il massimo consumo di ossigeno, ndr) ed è quello che fa la differenza negli sport di endurance».

La sfida con Ballerini al Tour de Provence lo scorso anno. Larrazabal vuole esaltare lo spunto dell’abruzzese
La sfida con Ballerini al Tour de Provence lo scorso anno. Larrazabal vuole esaltare lo spunto dell’abruzzese

Ma lo spunto veloce…

«La sua caratteristica – riprende il coach spagnolo – è che oltre ad essere uno scalatore potente, ha un bello scatto, un bel finale. Riesce a sviluppare alte velocità che gli permettono di fare un testa a testa con Ballerini come al Tour de Provence, o come battere Hirt in volata a Ponte di Legno, o di duellare con Bernal a Campo Felice. Nel ciclismo di oggi in cui c’è grande parità di livello, avere lo spunto veloce ti consente di fare la differenza e di diventare un corridore speciale».

Infine una bella chiosa da parte di Larrazabal, una chiosa che ci fa incrociare le dita per il Giro d’Italia. Quest’anno con poca crono e tanta salita, l’occasione è d’oro.

«Da un annetto – conclude il tecnico spagnolo – stiamo lavorando molto anche sulla bici da crono per le classifiche generali. E questo sarà un passaggio importante per la sua crescita. Ma la cosa più importante è riuscire a farlo correre secondo lo stile del suo carattere: vivace, reattivo, appassionato».

Due iridati italiani alla Trek. Josu, come li gestirete?

28.10.2021
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Con Josu è un piacere parlare. Il capo degli allenatori della Trek-Segafredo ha la capacità di coinvolgere con i suoi ragionamenti. E se già con lui avevamo parlato della nuova preparazione di Nibali, mai come adesso, con due campioni del mondo italiani che approdano nella squadra americana, i suoi pensieri rivestono per noi una grande importanza. Elisa Balsamo e Filippo Baroncini, ciascuno con il suo bagaglio e la sua storia, dal 2022 saranno alla corte di Guercilena, per cui capire quale idea si è fatto colui che sovrintenderà alla loro preparazione potrebbe offrire una scheggia di futuro.

«Due ottimi corridori – dice nel suo italiano, probabilmente migliore del nostro spagnolo – di cui ho conoscenza diversa. Baroncini lo seguo da più tempo, Elisa invece l’ho conosciuta dopo il Lombardia in una giornata che abbiamo fatto tutti insieme, ma ho i report di chi l’ha osservata e ho visto i suoi test…».

La Trek ha seguito Balsamo anche a Leuven con il diesse Bronzini, che ha poi lasciato il team
La Trek ha seguito Balsamo anche a Leuven con il diesse Bronzini, che ha poi lasciato il team
Allora partiamo da lei, campionessa del mondo delle elite: in proporzione la Alaphilippe delle donne…

E’ già al livello top, la conosciamo. Forte in pista e su strada, in un periodo del ciclismo in cui si riesce a brillare di qua e di là. Penso a Ethan Hayter, che tiene in salita, vince le volate di gruppo, poi arriva al mondiale su pista senza prepararlo troppo e vince un oro. Il passaggio per gli atleti dotati è facile. I discorsi di Wiggins sui tanti chili da perdere per me sono una cortina di fumo. Qualsiasi fisico ha un solo modo di dare il massimo. Se ti permette di combinare più specialità, vai bene ovunque. Sennò no.

Non la stai facendo troppo facile?

Non c’è niente di facile. C’è ad esempio un parametro distanza e ritmo. Se esci dal Tour de France e vai subito in pista, non hai un buon adattamento. Se fai pista fino a febbraio, alle prime classiche ti mancherà la distanza. Elisa dovrà fare una bella base, poi decideremo gli obiettivi e in base a quelli affineremo la preparazione.

Alla presentazione del Tour, Balsamo con il collega iridato Alaphilippe e Pogacar
Alla presentazione del Tour, Balsamo con il collega iridato Alaphilippe e Pogacar
Il suo tecnico Arzeni dice che potrebbe fare bene anche in corse più dure di quelle vinte finora.

Tutti i corridori, crescendo, acquistano più resistenza. Se già adesso in allenamento fa salite di 4-5 chilometri, in corsa potrà fare delle belle performance su scalate di 7-8 chilometri. Un range in cui rientrano tutte le corse delle ragazze, fatte salve alcune giornate di Giro e Tour. Ma al Brabante ha fatto vedere che tiene una giornata con dieci salite ripide e brevi, quindi ha le capacità di endurance per ripetere più volte lo sforzo. E al Womens Tour è arrivata seconda nella penultima tappa e ha vinto l’ultima.

Cosa significa?

Che non è andata in calando, ma ha la maturità fisica per emergere nelle ultime tappe. E poi su Elisa va detto che ha vinto ogni anno, questo è molto importante. Può vincere il Fiandre, perché lassù sembra trovarsi davvero bene. Mentre Freccia e Liegi potrebbero essere la sua sfida per i prossimi anni, per vedere dove può arrivare. Non sarà mai una scalatrice, ma in salita può migliorare. Di una cosa siamo certi…

La vittoria dell’ultima tappa al The Women’s Tour dimostra che Elisa ha il fondo giusto
La vittoria dell’ultima tappa al The Women’s Tour dimostra che Elisa ha il fondo giusto
Quale?

Può diventare un’atleta importante, di riferimento mondiale. Le altre big della squadra la proteggeranno e lei non avrà addosso la pressione delle gare. Parliamo di miglioramenti da fare nel medio periodo. E’ giovane, ma in questo ciclismo che mischia le junior con le elite, i suoi 24 anni sono abbastanza perché si possa emergere al top. Sei matura, anche sei hai tanta strada da fare.

Obiettivo Baroncini

Su Baroncini, Josu ha un’altra consapevolezza. Lo ha conosciuto direttamente da molto prima. Lo ha osservato. Ci ha parlato. Ed è rimasto colpito da diversi fattori del romagnolo iridato.

«A livello strutturale – dice e ride di gusto – Filippo è una bestia. E’ fortissimo. Non è solo un ciclista, è un atleta ed è molto completo. Avevamo già buoni riferimenti quanto ai suoi valori, ma la decisione di prenderlo è venuta da un report di Irizar, che da quando ha smesso è diventato il nostro talent scout. Per cui segue il Giro d’Italia U23, il Tour de l’Avenir, gli europei e i mondiali».

Prima del via della cronometro dei mondiali, Baroncini parlava di bici con De Kort e Irizar della Trek
Prima del via della cronometro dei mondiali, Baroncini parlava di bici con De Kort e Irizar della Trek
Che report ha fatto?

Era al Giro U23 per seguire i nostri, quindi ad esempio Hellenmose che abbiamo preso dal Mendrisio. Solo che nel suo report a Guercilena e a me, a un certo punto è saltato fuori il nome di questo Baroncini, che aveva vinto la crono, ma capace di tirare ogni giorno per Ayuso. Non so se senza di lui, avrebbe vinto la maglia rosa tanto facilmente. Da quel feedback abbiamo cominciato a raccogliere informazioni. Abbiamo visto test. Abbiamo scoperto che il centro Mapei lo aveva già conosciuto. Abbiamo iniziato a parlarci e a giugno abbiamo finalizzato il discorso.

Amore a prima vista, insomma?

Il bello di “Baro” è che è forte da tutte le parti, pur dovendosi ancora sviluppare. Non lo prendi perché ha vinto il mondiale U23, insomma, in lui vediamo molto di più. Non per niente lo abbiamo fatto firmare prima. Lo avete guardato negli occhi?

Al mondiale ha corso pensando solo a questa azione. Lo aveva detto agli uomini Trek e ha vinto…
Al mondiale ha corso pensando solo a questa azione. Lo aveva detto agli uomini Trek e ha vinto…
Vuole vincere!

Ha un carattere competitivo. Gli piace la gara e non si fa schiacciare dalla pressione. Due giorni prima del mondiale, il giovedì sera siano andati a salutarlo. Ci ha detto che il percorso gli piaceva e che per vincere bisognava aspettare l’ultimo giro. Ci ha detto coma avrebbe corso e lo ha detto anche a Nizzolo, che era lì con noi. In corsa ci sono state due situazioni in cui poteva buttarsi dentro, perché sembravano importanti. Invece è rimasto freddo. Ha aspettato l’ultimo giro, ha attuato il suo piano e ha vinto il mondiale. Questi sono dettagli da cui vedi il carattere. E dentro ha tanto che ancora non si è visto.

Uno così va buttato subito dentro?

Faremo i programmi a novembre. Con i giovani comunque abbiamo sempre seguito un inserimento progressivo, con un’alta percentuale di gare non WorldTour oppure gare non troppo difficili. Come Uae Tour o Tour de Pologne in cui i big non ci sono. Con i giovani facciamo una periodizzazione a blocchi.

Che cosa significa?

I leader per il Giro o per il Tour hanno il loro calendario, fatto di poche corse tutte mirate al raggiungimento della condizione. Con i giovani non puoi farlo, perché mentalmente sono strutturati diversamente. Devono correre. Staccare. Recuperare. Correre e via così. Con Tiberi nel 2021 abbiamo fatto sei cicli brevi. L’importante è che imparino ad andare forte da febbraio a ottobre. Anche se Filippo ha un potenziale enorme, non cambieremo questo modo di fare.

Alla Coppa Sabatini, quarto dopo aver provato a vincere contro Colbrelli, Valgren e Moscon
Alla Coppa Sabatini, quarto dopo aver provato a vincere contro Colbrelli, Valgren e Moscon
Un po’ di Belgio?

Quello non mancherà, per lui vedo un approccio graduale con più gare di un giorno che a tappe. Le corse lassù vanno sempre sulle stesse strade, che lui dovrà conoscere a memoria prima di puntare alle grandi classiche. Ma se dovesse andare molto bene, già al primo anno potrebbe mettere il naso alla Gand, che delle tante è la meno dura.

Ci sarà un giorno in cui potrà fare la corsa?

Mi ha impressionato a Peccioli, dove ha fatto quarto perché ha cercato di vincere. Se voleva vincere, ha sbagliato tattica e gliel’ho detto. Ha attaccato da lontano. Ha chiuso un buco che non toccava a lui. Era in mezzo a corridori WorldTour di prima fascia, ma ha corso per vincere. Se fosse stato più prudente avrebbe potuto fare centro o arrivare secondo. Sono certo che nella gara giusta, proverà a fare qualcosa di bello. Quando hai quella testa, la paura non esiste.

Prima l’orgoglio e poi il corpo: la ripresa di Ciccone

19.10.2021
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Puoi fare tutti i programmi che vuoi, certe volte la cosa migliore è fermarsi e prendersi il tempo che serve perché tutto torni a posto. E’ il motivo per cui in estate si è fermato Giovanni Visconti ed è il motivo per cui ha dovuto farlo anche Giulio Ciccone, nell’anno in cui avrebbe dovuto lasciare i primi segni importanti. Causa di tutto è stata la caduta della Vuelta, che sembrava cosa di poco conto e invece ha innescato reazioni imprevedibili.

«Il problema più evidente – ha spiegato il medico della squadra, Gaetano Daniele – nell’immediato sembrava il trauma contusivo al ginocchio destro e la ferita profonda, nella parte interna, causata dal dente di una corona, a cui si sono aggiunti altre contusioni, in particolare alla spalla destra. Gli accertamenti svolti in Italia hanno però evidenziato un trauma distorsivo, con conseguente risentimento a carico del legamento collaterale mediale. Un problema che, di fatto, ha imposto riposo assoluto per quasi tre settimane».

Il giorno prima di fermarsi, Ciccone era arrivato 5° a El Barraco, primo del gruppo dei migliori
Il giorno prima di fermarsi, Ciccone era arrivato 5° a El Barraco, primo del gruppo dei migliori

Punto e a capo

Punto e a capo, per questo la stagione si è fermata alla 16ª tappa della Vuelta, la prima corsa a tappe in cui sarebbe stato leader della Trek-Segafredo. Per lui, oltre al riposo, il programma alternativo alle corse ha visto trattamenti fisioterapici e una blanda ripresa degli allenamenti che da un lato hanno subito acceso le speranze di un ritorno alla piena efficienza, ma dall’altro hanno fatto propendere per la chiusura anticipata.

«Prima di pensare al 2022 – ha commentato l’abruzzese – il mio obiettivo è ristabilirmi completamente e conto di completare questa fase prima dell’inizio dell’off season, a novembre. Seguirà un lavoro più di testa, di programmazione e analisi, per rimettere insieme i pezzi della stagione conclusa e fissare i traguardi di quella nuova. Ho avuto la conferma di essere cresciuto, di aver fatto passi in avanti, ma soprattutto di avere ancora margine. Ho compreso meglio i miei punti deboli, sui quali devo lavorare, e quelli di forza, sui quali devo insistere».

Sfortuna anche a Tokyo per Ciccone, caduto e costretto al cambio di bici
Sfortuna anche a Tokyo per Ciccone, caduto e costretto al cambio di bici

Un nuovo inizio

L’anno prossimo sarà più importante di quello appena concluso e sulle spalle di Giulio, al netto delle tutele che gli si vorranno concedere, la partenza di Nibali e l’assenza di un grande leader per le corse a tappe, potrebbe fare di lui il riferimento del team Trek-Segafredo.

«Per preparare il Giro e la Vuelta – ha detto – c’è stato un grande lavoro di squadra, del quale vado orgoglioso e felice. In primis con Josu, il mio preparatore, e poi con lo staff medico. C’è stato un lavoro di analisi e comprensione per capire dove indirizzare la crescita. Questa sarà la mia forza, il mio stimolo più grande. Non ho chiuso la stagione solo con performance deludenti. Di questo siamo convinti. Sarà il nuovo punto partenza».

Un anno importante

Eppure nell’ambiente, in questo mondo che ha perso la capacità di aspettare, serpeggiano da un po’ voci di sfiducia su un ragazzo che non può fare altro che piegare il capo e promettere di rifarsi. I suoi dati non sono deludenti, i risultati sì, ma sono legati a episodi incontestabili. L’allenamento fatto male puoi coprirlo con una scusa, ma certe cadute come fai a negarle?

Quarto nel tappone di Cortina al Giro d’Italia, Ciccone con ottime sensazioni anche sul Giau
Quarto nel tappone di Cortina al Giro d’Italia, Ciccone con ottime sensazioni anche sul Giau

«E’ stata comunque una stagione importante – ha spiegato il coach Josu Larrazabal – perché il lavoro di analisi delle performance indica che ci sono stati progressi. Non siamo alla ricerca di alibi per la mancanza di risultati, un’analisi lucida e obiettiva deve tenere conto di tutti gli elementi. Al Catalogna ha avuto un problema alla schiena causato da un’infiammazione al ginocchio. Al Giro d’Italia, la caduta e l’infezione. Poi la trasferta a Tokyo, con la caduta. Infine la rincorsa della condizione alla Vuelta e un’altra caduta. Però sono emersi dei segnali positivi. Non vittorie né punti UCI, ma indicazioni fondamentali per un corridore che ancora non ha espresso il suo massimo potenziale. Ha imparato la gestione di un Giro come uomo di classifica ed è migliorato a cronometro, grazie all’aiuto di Trek. Questi sono dati misurabili che ci aiutano a comprendere la stagione e segnano il punto di ripartenza per il 2022».

Con le dita incrociate perché le cose prendano il corso voluto e sperando che la iella iniziata con il Covid nel 2020 si decida a lasciarlo in pace. I 27 anni bussano alla porta, l’età giusta per venire fuori e dimostrare che i margini ci sono e la sua non è una traiettoria in fase di stallo. Conoscendo il suo spirito, in questo momento di ripresa e riassetto, il dolore più grande gli arriva dall’orgoglio.

Vincenzo, il nuovo corso e la caduta…

15.04.2021
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Nibali è caduto, oggi si opererà. La foto di apertura l’ha postata lo stesso Vincenzo sui suoi profili social. L’appuntamento con Josu Larrazabal l’avevamo preso prima che accadesse, per farci spiegare dal capo dei preparatori della Trek-Segafredo in che modo sia cambiata la preparazione dello Squalo da quando ha scelto di non lavorare più con Slongo. La voce del basco è rassegnata, ma insieme affiora l’esperienza di chi ne ha viste altre e ha lavorato per trovare nuovi obiettivi e soluzioni di emergenza. E’ chiaro che tutti vorremmo Nibali al via del Giro, ma è bene che qualcuno stia già pensando alle alternative possibili per arrivare comunque bene alle Olimpiadi.

«Le fratture del polso – dice – sono una cosa strana. C’è chi dopo dieci giorni era di nuovo in corsa come la Van Vleuten ai mondiali di Imola e chi è diventato matto. Ci sono tanti ossicini e non ne sapremo nulla fino all’operazione. Perciò per ora ci teniamo questo punto di domanda e in giornata ne sapremo di più. E speriamo che tutto il lavoro fatto finora non sia stato per nulla…».

Josu Larrazabal, basco di 39 anni, è il capo dei preparatori Trek-Segafredo
Josu Larrazabal, basco di 39 anni, capo dei preparatori Trek-Segafredo

Schema collaudato

E allora, nell’attesa di sapere, il discorso torna su quel lavoro fatto sul Teide e nelle settimane precedenti, con la sensazione che alla fine i cambiamenti non siano poi così epocali.

«Ma infatti – sorride Josu – alla fine cambia poco. Vincenzo è un atleta esperto e da anni segue lo stesso programma. Il Giro lo prepara con due ritiri in altura, la Tirreno e il Tour of the Alps. Sono strutture di preparazione collaudate in tanti anni. Lui ormai è uno specialista dei ritiri in quota e arrivati a questo punto, non era certo il momento di cambiare in maniera radicale».

Vincenzo sul Teide con Slongo, suo fratello Antonio e Mosca, per preparare il Giro
Vincenzo sul Teide con Slongo, il fratello Antonio e Mosca
Però qualcosa l’avrete pur cambiata, no?

Con le dinamiche diverse che vediamo in gara, abbiamo pensato fosse necessario aggiungere un po’ di intensità. I lavori che prima faceva nell’avvicinamento alle gare, questa volta ha iniziato a farli da prima. Io do un’occhiata a tutti i corridori del team, non mi concentro sul singolo giorno, ma sul lavoro nel medio periodo, dando uno sguardo di insieme. Quando di Nibali si occupava Slongo al 100%, facevo meno, ora lo seguo di più. Ma non gli faccio le tabelle, semmai verifico che non si facciano cambiamenti assurdi. Lui propone e io aggiusto il tiro.

Quindi è Vincenzo che decide la sua preparazione?

Al Teide c’è la linea della squadra, con un programma per tutti i ragazzi del team. Paolo è stato lì con loro, non è che adesso non si parlino più o non lavorino più insieme. Semplicemente c’è più distanza di prima.

Hai detto che non era questo il momento di cambiare: perché siamo a primavera inoltrata o per un fatto di età?

Quando hai una carriera di così tanti anni, più che l’età si valuta l’esperienza. Questi corridori hanno ripetuto per una vita lo stesso programma, sapendo di avere una strada collaudata per il Giro e una per il Tour. Prendi il modello che ti ha dato i risultati migliori, valuti l’esperienza e poi magari aggiungi una modifica in base ai percorsi di gara. Ad esempio, visto che il Giro parte con una crono, lavori di più sull’intensità, per essere pronto subito.

Se coltivi un campo sempre con la stessa coltura, la resa cala. Non è forse lo stesso con gli atleti?

Esatto, uno dei principi dell’allenamento è la variabilità dello stimolo, sennò il corpo si adatta e smette di rispondere.

Finora Nibali era in tabella verso il Giro, ora dipenderà tutto dall’intervento al polso
Finora Vincenzo era in tabella verso il Giro d’Italia
E allora perché non sostituire le due settimane sul Teide con una Volta a Catalunya?

Perché le gare non possiamo controllarle, per cui magari lavoreresti sull’intensità, trascurando però altri aspetti. Anche se è vero che gli atleti più esperti hanno bisogno soprattutto di aumentare l’intensità per raggiungere il massimo livello. Lo abbiamo visto prima con Zubeldia, poi con Mollema. Bisogna aumentare i lavori brevi e intensi, controllando però che non esagerino e per questo la corsa non sarebbe perfettamente gestibile.

Quindi scartiamo la gara?

In gara arrivi prima alla forma, ma trasformi troppo in fretta il lavoro di base che hai fatto e magari ti ritrovi con una condizione priva di grosse basi. L’allenamento è come il salto in lungo.

Che cosa vuoi dire?

Non è detto che se hai più metri per la rincorsa e aumenti la velocità, salterai necessariamente più lontano. Ognuno ha la sua rincorsa, che per noi è la preparazione, il tempo in cui lavori per ingrandire il motore crescendo in modo progressivo. Fai prima dei passi brevi, poi aumenti la falcata e alla fine anche velocità e intensità. Il salto è il momento in cui vai in gara. Perché la rincorsa sia stata azzeccata, deve esserci equilibrio tra le varie fasi.