«Tao? In netta ripresa e punta al Tour», parola di Larrazabal

02.03.2025
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Diciamo la verità, di notizie attorno a Tao Geoghegan Hart non ce ne sono state sin qui. Dell’inglese non si sapeva molto, né del suo calendario e né del suo stato di forma. Ma a venirci in soccorso è stato Josu Larrazabal. Il tecnico spagnolo, a capo della performance della Lidl-Trek, con la sua consueta gentilezza ci ha chiarito un bel po’ di cose circa l’ex maglia rosa.

Quel che possiamo dire è che in Portogallo hanno iniziato la stagione non solo Vingegaard e Roglic, di cui vi abbiamo raccontato, ma anche Tao Geoghegan Hart. E anche lui come i suoi illustri colleghi tutto sommato se l’è cavata bene. Alla fine ha chiuso nono nella generale a 54″ dallo stesso Vingegaard e appena un secondo dietro a Roglic.

L’inglese è alla seconda stagione alla Lidl-Trek, squadra che crede moltissimo in lui. A partire da coach Larrazabal
L’inglese è alla seconda stagione alla Lidl-Trek, squadra che crede moltissimo in lui. A partire da coach Larrazabal
Josu, Tao ha iniziato la stagione in Algarve. Come lo hai visto?

E’ andata molto bene, ci aspettavamo un attimo in più nella crono per come lo vedevamo, come si sentiva e come andava in allenamento. Il primo arrivo in salita a Foia ha confermato le nostre aspettative, ma sulla salita finale ha pagato un po’ l’entusiasmo di voler fare bene. Ha interpretato lo sforzo con troppa intensità e alla fine ha ceduto qualcosa, ma un piazzamento in top 10 è un bel punto di partenza considerando da dove veniamo.

“Da dove veniamo”: quanto è stato importante per lui aver portato a termine la Vuelta lo scorso anno?

Ha integrato e capito quanto fosse difficile il processo di recupero in cui si trovava. L’anno scorso, all’Algarve, aveva chiuso quindicesimo e pensava di essere già più avanti. Poi alla Tirreno ha capito che c’era ancora tanto lavoro da fare. Abbiamo dovuto rifare il programma, saltare il Catalunya, e sfruttare i Paesi Baschi per preparare il Romandia, dove ha fatto una top 10 e si era un po’ ripreso.

E poi di nuovo la caduta al Delfinato…

Esatto, con la frattura delle costole, il Tour saltato, un’altra caduta a Burgos, e infine la Vuelta iniziata con problemi fisici. Ma finirla è stato essenziale per lui e per questa stagione. Anche se non l’ha finita da protagonista. E per un corridore del suo livello, affrontare un grande Giro senza incidere è difficile da accettare, ma ha capito l’importanza del processo che la Vuelta significava. L’anno scorso il suo inverno era stato di riabilitazione, quest’anno è stato un inverno da ciclista e la differenza è enorme.

Algarve: nella tappa in salita Tao è arrivato a 3″ da Vingegaard e appena davanti a Roglic (foto @gettysport)
Algarve: nella tappa in salita Tao è arrivato a 3″ da Vingegaard e appena davanti a Roglic (foto @gettysport)
Il tuo ruolo non è solo legato ai numeri e alle tabelle. Quanto conta l’aspetto mentale con Tao?

Assolutamente tanto. L’anno scorso ci sono state delle discussioni con lui. Noi cercavamo di fargli capire che ci voleva tempo, ma lui voleva subito il risultato. Noi ovviamente vogliamo che ottenga risultati, ma sappiamo anche che i processi di recupero richiedono tempo. Tao non era sempre d’accordo con questo messaggio, ma il tempo ci ha dato ragione… purtroppo. Sarebbe stato bello se avesse potuto subito ottenere grandi risultati, ma infortuni come il suo richiedono pazienza. Adesso siamo in una situazione completamente diversa, sia fisicamente che mentalmente. E quando un corridore come lui sta bene, i risultati arrivano, anche se non sempre (e non subito) sono vittorie.

Se dovessi dare una percentuale, quanto sta meglio rispetto all’anno scorso?

Possiamo dire che ha già pareggiato i migliori valori dello scorso anno, appena partito: numeri che lo scorso anno aveva toccato al Romandia e prima della caduta al Delfinato. Questo è un riferimento che dà fiducia. Non ho il dato esatto per dire se è un 5 o un 10 per cento meglio, rispetto a 12 mesi fa, ma appunto aver già toccato quei picchi a febbraio è stato molto, molto importante.

Qual è il suo programma per i prossimi mesi? Lo vedremo al Giro d’Italia o al Tour?

L’obiettivo di Tao è il Tour de France, con un programma simile a quello dell’anno scorso. Ieri ha corso l’Ardeche Classic (si è ritirato per un problema meccanico mentre esplodeva la corsa e ha finito di vedere la gara dal bus, ndr), una novità rispetto al 2023 quando preparava la Tirreno. Quest’anno non farà la Corsa dei Due Mari, ma il Catalunya e successivamente il Romandia. Abbiamo parlato con lui di lasciare aperta una porta per il Tour of the Alps, una corsa che gli piace e che ha già vinto, ma per ora resta solo un’opzione. Dopo il Romandia farà una pausa, andrà in quota e poi seguirà il classico percorso con il Delfinato, ancora un periodo in altura e infine il Tour.

Pochi giorni prima dell’Algarve Geoghegan Hart aveva preso parte alla Figueira Champions Classic, corsa di un giorno sempre in Portogallo
Pochi giorni prima dell’Algarve Geoghegan Hart aveva preso parte alla Figueira Champions Classic, corsa di un giorno sempre in Portogallo
Non avete mai pensato di mandarlo al Giro? Il percorso sembrava adatto alle sue caratteristiche

Tao ama il Giro d’Italia e lo guarda sempre con la coda dell’occhio. Ovviamente con lui è un discorso che si può sempre aprire, ma la Lidl-Trek gli ha dato la possibilità di fare lo step che non aveva potuto fare alla Ineos Grenadiers, ovvero preparare il Tour da leader. Questo è il piano originale e per il momento è quello su cui siamo concentrati. Lui ha un legame forte con il Giro, ma direi con l’Italia in generale. Ha vinto tante da voi e ha un ottimo feeling con il pubblico italiano, ma al momento il focus è sul Tour.

Josu, visto che prima abbiamo parlato di aspetti mentali: come lo vedi dal punto di vista della determinazione? Ha voglia di tornare più forte di prima ora che sta bene?

L’ho visto sempre cattivo. Lo era anche l’anno scorso quando le cose non andavano bene. E appunto da qui nascevano le discussioni… Adesso però lo è ancora di più, perché non gli è piaciuto avere un anno difficile e senza vittorie. Non gli piace non essere stato protagonista. Anche il piccolo errore commesso nella crono dell’Algarve è forse una conseguenza di questa voglia di fare, di dimostrare. Noi siamo qui per supportarlo e fargli capire che tutto arriva, basta aspettare il momento giusto.

Tao al Delfinato: «Ora è in tabella», parola di Larrazabal

01.06.2024
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Abbiamo ancora il Giro d’Italia in circolo nel sangue e nella testa, ma con l’inizio del Delfinato domani ci si sposta già sul Tour de France. E inevitabilmente si finisce a parlare dei suoi interpreti. Tra questi ci sarà anche  Tao Geoghegan Hart.

Attorno l’inglese, quest’anno approdato alla Lidl-Trek c’è tanta curiosità. E parte di queste curiosità ce le siamo tolte proprio al Giro quando una mattina abbiamo incontrato Josu Larrazabal, capo del settore performance della squadra americana.

Ricordiamo che Tao Geoghegan Hart era caduto rovinosamente proprio lo scorso anno durante la corsa rosa. Un infortunio terribile, tra le varie fratture anche quella del femore. Una riabilitazione lunghissima e un ritorno incerto o quantomeno complicato. Sin qui l’ex maglia rosa ha disputato 24 giorni di corsa facendo anche vedere qualche buona prestazione, ma certo la strada per lottare con Pogacar, Roglic e Vingegaard appare lunga.

Josu Larrazabal è il capo dei preparatori in casa Lidl-Trek
Josu Larrazabal è il capo dei preparatori in casa Lidl-Trek
Josu, come sta Tao?

Sta andando bene, ovviamente ci ha messo un po’ più di tempo… Che poi non so neanche se dire “più tempo” sia giusto o sbagliato, perché non si sapeva da dove Tao ripartisse dopo un intervento del genere. Però è vero che l’inverno è andato molto bene, forse anche per questo motivo ci aspettavamo già di vedere qualcosa al Catalunya. Ma quello che non abbiamo visto al Catalunya l’abbiamo visto al Romandia un mese più tardi.

Dunque ora è in tabella di marcia?

Diciamo che sin qui eravamo con un mesetto di ritardo. Adesso Tao è nel pieno della preparazione del Tour, è a Sierra Nevada (è sceso giusto un paio di giorni di fa, ndr) con la squadra. Secondo me al Delfinato vedremo ancora un altro step rispetto al Romandia e saremo pronti per il Tour.

Dopo un incidente importante come il suo, Josu, hai notato qualche momento di flessione? Non solo fisica, ma anche a livello morale?

Non conosco il corridore così bene, perché è arrivato quest’anno. Lo sto conoscendo. Nelle conversazioni con lui c’era quel tratto d’incertezza su se stesso, che va alla ricerca di una continua conferma. A dicembre, in ogni test vedevamo che aveva, tra virgolette, lo stress di confermare che fosse in ripresa, che andava benissimo. Lui voleva sempre di più. Mettiamoci anche che nel ciclismo di oggi tutto viene misurato e i ragazzi hanno continui riferimenti numerici. Lui ci badava moltissimo e abbiamo cercato di tirarlo fuori da questo aspetto.

L’inglese è stato a Sierra Nevada tre settimane con la squadra. Da domani sarà al Delfinato (foto X)
L’inglese è stato a Sierra Nevada tre settimane con la squadra. Da domani sarà al Delfinato (foto X)
E come?

La nostra aspettativa nella prima parte di stagione era tornare, tornare a correre. Metterlo in una squadra, farlo lavorare. E questo Tao lo ha fatto molto bene. Ai Paesi Baschi ha lavorato per Skjelmose dando un contribuito da leader importante e poi al Romandia si è fatto vedere lui. Un risultato che è sotto il suo standard, ma visto da dove veniva è stata un’ottima top 10 (ha chiuso 9° a 1’02” da Carlos Rodriguez, ndr). Lì ha avuto belle conferme e  belle sensazioni. Ora però non basta.

Cioè?

Non abbiamo ancora chiuso il cerchio. Secondo me per lui sarà importante misurarsi al Delfinato, per arrivare al Tour con la fiducia al top.

Josu, abbiamo parlato di numeri, cosa gli è venuto a mancare di più dopo l’incidente? Picchi di potenza, resistenza, recupero?

Efficienza dico io. Alla fine con l’allenamento limi, limi ogni giorno qualcosa e porti tutte le componenti ad un livello di eccellenza. Un livello che ti permette di arrivare alla fine della corsa più fresco possibile e con più possibilità di fare i numeri massimali. Quando tu fai un test massimale i dati sono lì, ma il ciclismo non è cosa fai quando sei fresco, il ciclismo è cosa fai dopo 5 ore. E’ quella fatigue resistance che perdi quando subisci un intervento del genere.

Tra nuovi materiali e rincorsa della forma quest’anno Tao Geoghegan Hart non è stato super a crono. Tuttavia al Romandia è andato meglio
Tra nuovi materiali e rincorsa della forma quest’anno Tao Geoghegan Hart non è stato super a crono. Tuttavia al Romandia è andato meglio
L’efficienza in generale, in corsa…

Il fisico perde quelle tante piccolezze che sono necessarie. Il ciclismo è un sport tecnico e non solo tattico. La pedalata è un movimento che si ripete mille volte ed è lì che sta l’efficienza. E’ lì che una buona efficienza fa la differenza. E se tu per ognuna di quelle mille pedalate perdi anche solo un pochino, dopo 4-5 ore il gap che devi colmare è enorme.

Avete lavorato anche un po’ in palestra? O meglio, visto il muscolo da recuperare l’avete portata avanti nel corso della stagione?

Sì, ci abbiamo lavorato tanto. La palestra è stata la base della sua riabilitazione. Tao ha fatto un grande lavoro ad Amsterdam, in questo centro dove hanno fatto l’intervento. Hanno lavorato molto in monopodalico, cioè con la gambe separate affinché tutto tornasse al top, misurando ogni valore della forza di quell’arto. E infatti da quel punto di vista già in inverno era ben messo però, una cosa è come sei tu a livello fisico in un test, tra l’altro non specifico, e un’altra cosa è come sei tu in bici pedalando con tutte e due le gambe insieme, con quella coordinazione necessaria. Ecco che si ritorna al discorso dell’efficienza.

Lidl-Trek: Larrazabal e i problemi della panchina lunga

28.12.2023
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CALPE (Spagna) – Dopo aver ascoltato molti dei ragazzi della Lidl-Trek, i quali ci hanno illustrato i loro programmi, chiudiamo la “carrellata spagnola” con Josu Larrazabal, capo dei preparatori e responsabile della performance del team americano.

Larrazabal ha spiegato i progetti della squadra con chiarezza. La posta in palio è sempre più alta. La Lidl-Trek, stando alla classifica UCI 2023, è la quinta forza in carica, alle spalle di UAE Emirates, Jumbo-Visma, Soudal-Quick Step e Ineos Grenadiers. Va detto però che la squadra di Guercilena è salita di ben sette posizioni nell’ultima stagione e il gap con la terza, la Soudal, si è ridotto. Visto l’imponente ciclomercato è lecito pensare che la Lidl-Trek sia pronta al salto che la proietterebbe sul podio.

Prima del Tour il cambio di sponsor. Con l’arrivo di Lidl si sono aperti nuovi scenari per la squadra di Larrazabal
Prima del Tour il cambio di sponsor. Con l’arrivo di Lidl si sono aperti nuovi scenari per la squadra di Larrazabal
Josu, una squadra molto rinnovata e anche molto rinforzata. Cosa ne pensi?

Tra le grandi, siamo la squadra che ha cambiato di più, è vero. Questo è stato possibile anche grazie all’arrivo del nuovo sponsor avvenuto nel corso dell’anno. Da un secondo sponsor, siamo passati ad un innesto che è diventato il primo nome, Lidl. E questo ha cambiato la misura del progetto, permettendoci di fare uno step in avanti. Siamo dunque potuti intervenire con forza sul mercato.

E con quale criterio?

Definendo il profilo dei corridori che ci mancavano. E lo abbiamo fatto sia guardando alle classiche, che alle volate. Alla fine avevamo solo Mads (Pedersen, ndr) per gli sprint. Ma direi anche per i grandi Giri, grazie all’arrivo di Tao Geoghegan Hart soprattutto.

Da italiani siamo curiosi della gestione di Consonni e Milan, sia su strada ma anche su pista. Sappiamo che hai avuto anche un incontro con Villa. Cosa puoi dirci?

Quando si fa un progetto a lungo termine con un leader quale diventerà Milan, era necessario portagli un uomo di fiducia per la volata. C’erano sul piatto alcuni nomi e alla fine quello di Simone ci è parso ideale, sia per i suoi numeri di potenza, ma anche per gli aspetti tecnici e per il loro feeling. Simone lo conoscevo un po’, quando ci s’incontrava nei vari ritiri a Sierra Nevada. Notavo un certo modo di porsi, il suo lato umano e questo nella filosofia Lidl-Trek è importante.

Dopo Milan, la Lidl-Trek ha preso anche Consonni. Un duo che ha feeling tecnici e di amicizia
Dopo Milan, la Lidl-Trek ha preso anche Consonni. Un duo che ha feeling tecnici e di amicizia
Simone era dunque il profilo perfetto?

Sì e infatti la trattativa è stata piuttosto veloce. Senza contare che lui e Milan faranno un programma simile. E vogliamo che rispettino anche la pista. Anche se Trek non ha la bici da pista, la nostra squadra può perseguire obiettivi importanti come le Olimpiadi. Serviva una buona coordinazione con Marco Villa e l’allenatore degli azzurri Diego Bragato, con i quali abbiamo parlato.

Questo primo anno di Milan e Consonni in Lidl-Trek sarà di adattamento visto che ci sono le Olimpiadi?

Non è un anno per fare troppi cambiamenti. Abbiamo già diviso i vari periodi, tra cui l’avvicinamento a Parigi con qualche gara a tappe. Vogliamo arrivare alle Olimpiadi nel modo migliore. Poi è chiaro che vincere è importante. Però conta anche l’approccio. Come ho detto prima questo è un progetto a lungo termine. Intanto partiamo con questa bozza di lavoro, poi vedremo. Io per esempio penso al treno, ai ruoli, alle posizioni.

Chi ci sarà in questo treno?

Chiaramente Consonni, ma anche Edward Theuns. Loro due saranno sempre al fianco di Milan. Poi altri corridori cambieranno. Magari nelle classiche, che vedono altri modi di correre, ci potrebbero essere altri uomini, ma in corse più lineari da volata loro due non mancheranno mai. Nelle altre corse, per esempio, penso che un Jacopo Mosca potrebbe essere utile per tirare tanti chilometri quando si è lontano dal traguardo. E in questo lui è il numero uno. Senza contare che è un corridore versatile.

Lo scorso anno Pedersen ha lavorato sodo anche per Ciccone, oltre che per le sue volate. Quest’anno stesso spirito, ma “panchina più lunga”
Lo scorso anno Pedersen ha anche lavorato sodo anche per Ciccone. Quest’anno stesso spirito, ma “panchina più lunga”
Ciccone ci ha detto che sarà il leader al Giro d’Italia, però poi ci saranno anche il velocista, Milan, e il cacciatore di tappe, Bagioli. Come farai a trovare il giusto equilibrio?

Trovare l’equilibrio è il mio ruolo e quello dei diesse. E’ chiaro che non siamo i favoriti per vincere il Giro e come quelle squadre che non hanno il leader unico per la generale, ci deve essere almeno il secondo obiettivo. Possiamo curare altri aspetti. Noi abbiamo già analizzato tutte le tappe del Giro. Abbiamo una bozza di quante frazioni possono arrivare in volata, in quante può arrivare la fuga… Questo ha un impatto sulla formazione. 

Chiaro…

Quello che ci manca ora, ma non potremo saperlo prima di marzo inoltrato, è sapere come andranno i corridori nel corso della stagione. Questo ci servirà per le ultime conferme ed arrivare al meglio al Giro. Il bello della corsa rosa è che ti consente di fare alcuni cambiamenti senza perdere la stagione. Penso proprio a Ciccone l’anno scorso. Si è ammalato di Covid proprio prima del Giro e con qualche aggiustamento è riuscito a fare un Tour eccezionale. Per ora abbiamo una bozza di titolari, ma se qualcuno non dovesse andare, il “Piano B” deve essere al pari del “Piano A”, senza variare il ruolo del corridore che intendevamo portare.

E’ la panchina lunga del calcio…

Se vogliamo crescere è così. Se si ammala il gregario per la salita, devo avere un altro gregario che sia allo stesso livello del “titolare” o appena meno. Ma per queste ultime decisioni, servono le gare. Una cosa è certa: Cicco dovrà avere sempre almeno due uomini per le tappe di salita e uno per quelle di pianura che lo aiuti a tenere la posizione e a stare fuori dai pericoli. Pensando alle volate poi in una tappa piatta, non saremmo i soli a voler arrivare allo sprint. Possiamo condividere il lavoro con gli altri.

Larrazabal crede molto in Geoghegan Hart: l’inglese può far fare lo step definitivo alla Lidl-Trek (foto Instagram)
Larrazabal crede molto in Geoghegan Hart: l’inglese può far fare lo step definitivo alla Lidl-Trek (foto Instagram)
Come sta Tao?

La sua riabilitazione è andata molto bene. Tutte le misure fatte sul suo corpo sono risultate ottimali. So che si sente bene. Ovviamente deve riportare in alto la condizione. Ma queste saranno conferme che arriveranno strada facendo. I tanti parametri di oggi ci consentono di avere dati sempre aggiornati e validi. Lui è un leader naturale. E’ un capitano. E non è un caso che lo abbiamo preso. Quando Tao sarà apposto si definiranno i suoi obiettivi.

E in Lidl-Trek non mancano neanche i giovani. Giovani già pronti: pensiamo per esempio a Skjelmose e Nys.

Matias Skjelmose è in una crescita costante e neanche noi sappiamo dove potrà arrivare e in che direzione. Se farà un altro step come nel 2023, non avrà grossi limiti. Abbiamo visto che è molto competitivo nelle gare di un giorno, penso alle Ardenne, ma anche in quelle a tappe. Thibau Nys è stato un bella sorpresa. E’ un giovane “non giovane”: si vede che a casa ha un bel professore! Suo papà, Sven, ha fatto un bel lavoro in termini di educazione generale e tecnica. Per loro due vedo una crescita più esponenziale che lineare. E non sono i soli giovani forti che abbiamo.

Insomma hai problemi di panchina lunga!

Bellissimi problemi – ride Larrazabal – comunque è vero, alla fine andiamo proprio nella direzione del calcio. 

Quanto vale Gaia Realini? Risponde “capo” Josu

10.03.2023
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Sapete quanto tempo ha impiegato Gaia Realini per ambientarsi nella grande Trek-Segafredo? Meno di zero. E questo dà esattamente l’idea dello stupore con cui nella squadra americana stiano scoprendo l’abruzzese che al UAE Tour ha selezionato le più forti in salite e ha poi vinto il Trofeo Oro in Euro a Cinquale.

«Per come è fatta – spiega Josu Larrazabal – si è inserita nel gruppo in modo velocissimo. L’hanno accolta tutti come la giovane che devono curare e un po’ anche proteggere. Ha imparato l’inglese alla svelta e si buttava dentro senza problemi a parlare con tutte, anche quando magari non era ancora padrona della lingua. E questo ha fatto tanto a livello sociale, nel gruppo. Mentre per le prestazioni, mi ha stupito che sia riuscita a vincere così presto».

Josu Larrazabal è il responsabile dei preparatori della Trek-Segafredo
Larrazabal è il responsabile dei preparatori della Trek-Segafredo

Josu è il coordinatore dei preparatori della Trek-Segafredo: sovrintende il lavoro degli interni e coordina il lavoro degli esterni. Così come prima cosa ci tiene a dire che l’allenatore di Gaia Realini è Matteo Azzolini, tecnico di Mapei Sport in appoggio al team americano. Poi si accinge a raccontarci la Realini che ha conosciuto e sta ancora scoprendo corsa dopo corsa, test dopo test.

Che idea ti sei fatto di questa atleta?

La prima cosa è che ha un grosso talento di scalatrice a livello internazionale. Quello magari si sapeva dai risultati e quanto ha già mostrato. Però quando l’ho conosciuta, mi ha stupito il suo approccio al lavoro, la sua capacità di far fatica. Sono le cose che trovi nel profilo degli scalatori e quelli che sono adatti a fare classifica in certe gare. Rispetto al velocista, lo scalatore magari ha una diversa proporzione tra lo sforzo che profonde e il numero di vittorie. Gaia sa che per vincere deve far fatica e a allenarsi più di altre. Ma poi quando la vedi in salita, ti dà l’impressione di essere nel gruppo del WorldTour da tre anni e non da pochi mesi

In salita Realini ha dimostrato di avere il livello delle prime al mondo
In salita Realini ha dimostrato di avere il livello delle prime al mondo
Nel ciclismo maschile lo scalatore puro sparisce davanti ad atleti molto più potenti. Fra le donne, un’atleta come Realini può dire la sua?

Tra le donne non c’è il livello di specialità che c’è nel ciclismo degli uomini. Nel gruppo maschile, lo scalatore piccolino in certe tappe soffre di più, perché la differenza è troppo grossa. Uno scalatore minuto in una tappa di ventagli ha una differenza di watt troppo evidente e rischia grosso. La specializzazione è troppo alta. Il ciclismo delle donne si sta sviluppando molto velocemente, ma la differenza di livello tra gli specialisti non è così evidente.

Motivo per cui Gaia si è vista davanti nei ventagli del UAE Tour?

Il fatto che si sia difesa bene laggiù non è la conferma di questo ragionamento, perché i ventagli del UAE Tour vengono fatti in strade larghe dove non si deve lottare così tanto per la posizione. Non sono come i ventagli su strade strettissime delle gare in Francia, però averla vista così davanti fa capire che lei è forte e si ritaglierà il suo spazio molto più facilmente di quanto accadrebbe a uno scalatore uomo della sua taglia.

In che modo aver fatto ciclocross l’ha aiutata a essere così forte?

Non è una cosa che si vede nei valori, ma certamente serve. I vantaggi che derivano da un’altra disciplina non si vedono nei test, soprattutto se si tratta di sforzi così diverso. La gara di cross è uno sforzo di 45-60 minuti a tutta e quello le ha dato l’endurance e la tecnica che per una scalatrice è sempre preziosa. Però a volte sottovalutiamo il ciclismo su strada. Sembra che se uno è bravo nel ciclocross, sappia far già tutto anche su strada. Ovviamente sei bravissimo a gestire la bicicletta, però il ciclocross si corre tutto sotto i 20 all’ora, mentre in bicicletta si fanno le discese a 80 all’ora che è una cosa completamente diversa. Allora il cross aiuta, la fa più completa. Ma nel ciclismo su strada deve ancora crescere e svilupparsi in modo più completo. Anche la strada ha la sua tecnica e non è per niente scontato.

Cosa vi aspettate da questo primo anno?

Come con tutti i ragazzi appena arrivati, anche con Realini facciamo un programma a lungo termine. Devono fare un incremento nel carico di lavoro, adattarsi a una struttura più sviluppata di di lavoro, con più supporto da parte del direttore sportivo, dell’allenatore, del dottore, dello psicologo, del nutrizionista. Lei adesso sta facendo questi step di adattamento, sapendo di avere davanti un programma di 3-4 anni di sviluppo. Per questo dico che mi ha stupito il fatto che abbia già vinto e in genere sia andata così forte.

Sangalli e Realini alla Valenciana: il cittì azzurro pensa a Gaia per il Tour de l’Avenir
Sangalli e Realini alla Valenciana: il cittì azzurro pensa a Gaia per il Tour de l’Avenir
Un fatto di tempi, quindi?

Ha ottenuto molto velocemente queste performance, sia nel UAE Tour, sia a Cinquale, andando in fuga con Amanda Spratt. Mi sarei aspettato certe cose più avanti, invece sono state una bellissima sorpresa. Però guardiamo sempre lungo termine: dato quello che abbiamo visto, sappiamo che Gaia è già pronta per darci qualcosa subito. Se una ragazza è capace di una partenza così, sono sicuro che arriverà qualcos’altro. Ragionare a lungo termine significa essere consapevoli che potrà diventare un’atleta di riferimento.

Il cittì Sangalli pensa a lei per il Tour de l’Avenir: per Trek-Segafredo andrebbe bene?

Per dire se potrà lottare per vincerlo, bisognerà valutare il percorso. Se c’è dentro una crono piatta magari no, ma se c’è una cronoscalata partirebbe come favorita. A prescindere dal percorso, dovrà imparare ad essere un’atleta completa su tutto. Parlando del suo potenziale, l’abbiamo vista andare in salita al livello di Elisa Longo Borghini che è un riferimento mondiale. Per cui correre contro le più giovani all’Avenir potrebbe metterla nella condizione di fare bene. E se anche il percorso non fosse adatto a lei, andrebbe bene ugualmente se partecipasse. Certe corse fanno crescere a prescindere.

Tesfatsion: una crescita con passi piccoli, ma decisi

30.01.2023
6 min
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Tra le piacevoli novità del 2023 c’è il passaggio di Natnael Tesfatsion alla Trek-Segafredo. L’eritreo dopo un periodo di apprendistato tra continental e professional ha fatto il salto nel mondo dei grandi. Ha ventitré anni e con la WorldTour americana ha esordito in Australia al Santos Tour Down Under con un buon sesto posto nella terza tappa. La crescita di “Natalino”, così soprannominato nel suo periodo italiano, prosegue e la curiosità di sapere cosa hanno visto in lui alla Trek si fa forte

Al Tour Down Under è avvenuto l’esordio ufficiale in maglia Trek Segafredo per “Natalino”
Al Tour Down Under è avvenuto l’esordio ufficiale in maglia Trek Segafredo per “Natalino”

Seguito da tempo

Alziamo il telefono e dall’altra parte risponde Josu Larrazabal, capo del team performance alla Trek. E lui, nonostante il nome ispanico, risponde in perfetto italiano.

«Natnael – inizia a raccontare da un bar poco fuori Madrid – ha delle grandi caratteristiche, lo seguiamo da quando era nel Team Qhubeka. Da tempo Luca (Guercilena, ndr) lo aveva nel mirino. Al primo anno in Androni l’interesse era forte, ma probabilmente era ancora presto, Tesfatsion aveva bisogno di un altro anno in una professional per crescere e maturare. L’Androni per fare ciò è davvero un’ottima squadra che crea le condizioni ideali per far crescere i corridori promettenti. Tesfatsion con loro ha avuto occasione anche di correre in gare WorldTour come il Giro d’Italia, facendo vedere ottime cose. Le fughe nelle quali è entrato, solo per fare un esempio, sono state di qualità, di quelle che serve gamba per acchiapparle».

Ad inizio 2022 Natnael Tesfatsion ha vinto il suo secondo Tour of Rwanda, il primo era arrivato due anni prima
Ad inizio 2022 Natnael Tesfatsion ha vinto il suo secondo Tour of Rwanda, il primo era arrivato due anni prima

L’esordio australiano

La prima corsa disputata da Tesfatsion in maglia Trek è stato, come detto in precedenza, il Tour Down Under. Gara WorldTour con un parterre di corridori di qualità, un “battesimo di fuoco” potremmo dire. 

«Ha fatto sesto in una tappa – continua a raccontare Larrazabal – non avrà bisogno di un grande adattamento, visto anche il percorso fatto gli anni prima. Il risultato ci ha quasi sorpreso, perché il suo inverno non è stato calibrato per essere competitivo fin dalla prima gara. L’obiettivo è quello di una crescita graduale per arrivare pronto alle prossime gare».

Per il coach della Trek la volata in cima al Monte Grappa all’AIR è l’esempio dell’esplosività di Tesfatsion
Per il coach della Trek la volata in cima al Monte Grappa all’AIR è l’esempio dell’esplosività di Tesfatsion

Crescita costante

In queste righe Josu ci dice una frase importante: «Quasi sorpreso» come mai quel “quasi”. Cosa ha visto il preparatore?

«E’ una scalatore con una grande motore e una resistenza elevata. Inoltre, ha anche un buono spunto veloce, una cosa che nel ciclismo moderno è utile. Il livello generale si è alzato anche in salita e fare la differenza sul passo è difficile. Anche per queste sue caratteristiche è stato giusto lasciarlo alla Drone Hopper un anno in più. Lo spunto veloce è una qualità che deve essere sempre allenata, altrimenti si perde, e puoi farlo al meglio solamente in gara».

Natnael è arrivato in Italia con il Team Qhubeka grazie a Daniele Neri
Natnael è arrivato in Italia con il Team Qhubeka grazie a Daniele Neri

Le prime impressioni

Nel ritiro invernale la Trek ha avuto modo di testare i suoi corridori, un lavoro importante soprattutto per i ragazzi nuovi. Così da poterli inquadrare.

«Non c’è nulla di più importante di un test – continua Josu – ad inizio stagione e dei risultati che ne derivano. I test indoor fatti a Tesfatsion hanno confermato un grande potenziale. Quando poi lo abbiamo messo in strada si è vista anche la cattiveria agonistica, ha una grande voglia di fare. Negli allenamenti con situazioni di “picco” o delle mini gare faceva il massimo per vincerle e a volte ci riusciva anche. La strada toglie subito i dubbi, non c’è storia. Natnael ha un carattere forte e lo ha portato subito in squadra, si è integrato immediatamente».

Josu Larrazabal, tecnico basco della Trek-Segafredo ha avuto buone impressioni sull’eritreo (foto Jamie L. Forrest)
Josu Larrazabal, tecnico basco della Trek-Segafredo ha avuto buone impressioni sull’eritreo (foto Jamie L. Forrest)

Con il freno tirato

Le aspettative sono alte per il corridore eritreo, ma la crescita e l’apprendimento non sono ancora finiti. Questa prima stagione alla Trek-Segafredo gli servirà per imparare ancora molto. 

«E’ vero – dice – non bisogna dimenticare che è al suo primo anno nel WorldTour, dovrà imparare. I meccanismi sono diversi sia in gara che in gruppo. Lui arriva da una squadra nella quale aveva libertà di fare: anche qui avrà le sue chance, ma ci saranno delle corse nelle quali sarà di supporto al capitano. Fa parte del processo di crescita, perché quando si troverà a dover gestire la squadra, sarà stato utile aver vissuto prima il ruolo da gregario. Nelle corse minori, quelle del calendario italiano, che già conosce, potrà avere delle occasioni».

Con il passaggio nel WorldTour, Tesfatsion sarà chiamato ad un altro step nella sua crescita
Con il passaggio nel WorldTour, Tesfatsion sarà chiamato ad un altro step nella sua crescita

Il ruolo del preparatore

Come si approccia un preparatore ad un corridore del genere? In che modo lo aiuta a crescere e migliorare?

«Noi allenatori – spiega Larrazabal – dovremo essere bravi a lavorare e farlo salire gradino per gradino. Il motore Natnael ce l’ha, ma bisogna incrementare la capacità di carico, è tutto parte del processo di maturazione. Quando sei in una continental fai 15.000 chilometri all’anno, da professional 25.000 e nel WorldTour 30.000. Anche le corse e i focus cambiano, alla Drone Hopper dopo il Giro d’Italia ha corso l’Adriatica Ionica e il campionato nazionale. Qui da noi il calendario è più intenso, dopo la corsa rosa arrivano il Delfinato o il Giro di Svizzera, si ha un incremento considerevole ed i giovani a volte questa cosa tendono a sottovalutarla.

«Le caratteristiche fisiche ed atletiche di Tesfatsion – conclude sorseggiando il caffè – gli permettono di essere un corridore da corse di un giorno. Le corse delle Ardenne sono gare nelle sue corde, come quelle del calendario italiano: un esempio è il Giro dell’Appennino dove ha fatto secondo nel 2022. Però anche in questo caso bisogna andare con i piedi di piombo. Tesfatsion ha una buonissima resistenza, ma va comunque allenata, sia per quel che riguarda le grandi distanze, come le corse da 250 chilometri. Tuttavia va allenata anche quella che è la capacità di fare fatica per più giorni consecutivi. Di Natnael siamo soddisfatti, crescerà e si farà vedere».

Giro e Tour per Ciccone. Coach Larrazabal ci spiega il piano

05.02.2022
6 min
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Giro d’Italia e Tour de France: è la doppietta che aspetta Giulio Ciccone questa estate. L’abruzzese della Trek-Segafredo quando ci sono nuove sfide, quando c’è da buttare il cuore oltre l’ostacolo non si tira mai indietro e, come sempre, il suo entusiasmo è già alle stelle. Anzi, quasi quasi, ascoltando Josu Larrazabal, il suo preparatore, bisogna frenarlo!

“Cicco” però non viene da un super periodo. La scorsa stagione si era conclusa con il ritiro alla Vuelta a causa dei problemi ad un ginocchio dopo una caduta, sempre in Spagna. E anche per questo la sua sosta è stata più lunga del solito.

L’abruzzese riparte da qui, dal ritiro alla Vuelta 2021: Giulio sa trarre la grinta da momenti difficili
L’abruzzese riparte da qui, dal ritiro alla Vuelta 2021: Giulio sa trarre la grinta da momenti difficili

Partenza tranquilla

La sua pausa invernale è stata più lunga del solito. Lui stesso ha detto di aver faticato più degli anni passati a riprendere il ritmo. Ma la stagione è lunga e questo non lo preoccupa. Ciccone ha parlato molto con il suo preparatore Josu Larrazabal e anche con il team manager Luca Guercilena.

«Abbiamo lavorato molto sulla resistenza – ha detto Ciccone – e con Josu abbiamo deciso di rimandare il lavoro di qualità. L’obiettivo è una crescita graduale perché quello che mi aspetta è un calendario molto impegnativo».

Un qualcosa di logico se il Giro e il Tour sono i tuoi obiettivi principali. Eventi da affrontare uno alla volta: prima il Giro e poi il Tour.

«Se iniziassi a pensare già ad entrambe le gare, non riuscirei a lavorare con la giusta serenità. Dopo il Giro traccerò una linea e mi concentrerò sul Tour».

Cicco non fa dichiarazioni specifiche di vittorie, di podi, di questa o quella tappa, ma vuol tornare ai suoi livelli. A rendere al massimo e, chiaramente, anche a vincere.

Josu Larrazabal, tecnico basco della Trek-Segafredo segue la preparazione di Ciccone (foto Jamie L. Forrest)
Josu Larrazabal, tecnico basco della Trek-Segafredo segue la preparazione di Ciccone (foto Jamie L. Forrest)

Parola a Larrazabal

Ma tutto ciò lo analizziamo proprio con coach Larrazabal. Ci sono molti aspetti che ci incuriosiscono al riguardo. Come per esempio la scelta di fare Giro e Tour. C’è un progetto di crescita dietro?

«Certo che c’è un progetto di crescita – dice Larrazabal – “Cicco” continua il suo percorso per fare vedere che sta crescendo. Per far vedere che è pronto a nuove sfide. Già nel 2019 quando arrivò in squadra fece Giro e Tour, quindi non è la prima volta, ma quello che cambia è l’approccio. Nel 2019 li fece entrambi in appoggio ad altri corridori, ma con la libertà di andare a caccia di tappe. Ne ha vinta una al Giro e ha fatto secondo in un’altra al Tour dove ha preso la maglia gialla.

«Nel 2020 poi per il Covid, non c’era tempo per fare due grandi Giri. Quella di quest’anno perciò non è una scelta a caso. E lo stesso fu nel 2019 quando arrivò da noi: alla Bardiani Csf Faizanè già aveva tre Giri nelle gambe. Nel 2021, ha fatto due grandi Giri (Giro e Vuelta): in entrambi ha provato a fare classifica ma è dovuto tornare a casa per una caduta».

«Fare due Giri uno dopo l’altro puntando alla classifica è troppo. E si è visto anche con campioni affermati. Con Giro e Vuelta lo puoi fare, con Giro e Tour no. In questo caso puoi fare classifica in uno e puntare alle tappe nell’altro. Il tutto senza limitare il suo fiuto nell’andare alla ricerca delle tappe, visto il suo buon finale e la sua capacità vincente».

Larrazabal ha cercato di tenere tranquillo Cicco negli allenamenti invernali (foto @rossbellphoto)
Larrazabal ha cercato di tenere tranquillo Cicco negli allenamenti invernali (foto @rossbellphoto)

Una base solida

Ciccone quindi, come era pronosticabile, cercherà di fare classifica in Italia e sarà un battitore libero in Francia. Ma per questa sfida così corposa, come detto, serve un’ottima base di partenza. Larrazabal ci spiega bene come ha impostato la preparazione invernale.

«Non siamo partiti più piano per resettare il suo motore, ma per lavorare sulle sue parti meno forti. Durante l’inverno si hanno tempi più lunghi per modificare la preparazione. Ciccone, anche per carattere, ha la tendenza di fare ritmi alti, di scattare, di “giocare in bici”…

«Questa è la sua forza durante le gare, ma non è ideale per la preparazione invernale dove si ha invece l’opportunità di fare il contrario, di lavorare sulla base, di aumentare il carico di lavoro a ritmi più bassi. E questo ti permette di migliorare la tua endurance e la tua efficienza per costruirci poi il lavoro specifico successivo. E qui lui si trova a suo agio».

Ciccone si gode ogni uscita in bici… (foto Instagram)
Ciccone si gode ogni uscita in bici… (foto Instagram)

Giulio l’indomabile?

Ma questo è un lavoro di lungo corso a quanto pare.

«Abbiamo cercato di farlo sin dal 2019, da quando Giulio è arrivato in Trek-Segafredo. E’ stato motivo di discussione costante durante l’inverno. Giulio faceva fatica ad allenarsi con calma. Ma crescendo ha trovato delle conferme in queste strategie di lavoro vedendone i benefici e finalmente quest’anno ha svolto bene questo lavoro appunto. E siamo sicuri che ci darà dei frutti durante la stagione».

Larrazabal parla con passione. Di sicuro il coach spagnolo ha scoperto quanto sono tosti gli abruzzesi! Ma come lui stesso ha detto, questa cocciutaggine è anche la sua forza. In fin dei conti il motore c’è. Eccome…

«Il motore di Cicco è da scalatore top – afferma Larrazabal – ha un alto consumo di ossigeno e una soglia elevata. La sua soglia si trova in una percentuale alta del Vo2 Max (il massimo consumo di ossigeno, ndr) ed è quello che fa la differenza negli sport di endurance».

La sfida con Ballerini al Tour de Provence lo scorso anno. Larrazabal vuole esaltare lo spunto dell’abruzzese
La sfida con Ballerini al Tour de Provence lo scorso anno. Larrazabal vuole esaltare lo spunto dell’abruzzese

Ma lo spunto veloce…

«La sua caratteristica – riprende il coach spagnolo – è che oltre ad essere uno scalatore potente, ha un bello scatto, un bel finale. Riesce a sviluppare alte velocità che gli permettono di fare un testa a testa con Ballerini come al Tour de Provence, o come battere Hirt in volata a Ponte di Legno, o di duellare con Bernal a Campo Felice. Nel ciclismo di oggi in cui c’è grande parità di livello, avere lo spunto veloce ti consente di fare la differenza e di diventare un corridore speciale».

Infine una bella chiosa da parte di Larrazabal, una chiosa che ci fa incrociare le dita per il Giro d’Italia. Quest’anno con poca crono e tanta salita, l’occasione è d’oro.

«Da un annetto – conclude il tecnico spagnolo – stiamo lavorando molto anche sulla bici da crono per le classifiche generali. E questo sarà un passaggio importante per la sua crescita. Ma la cosa più importante è riuscire a farlo correre secondo lo stile del suo carattere: vivace, reattivo, appassionato».

Due iridati italiani alla Trek. Josu, come li gestirete?

28.10.2021
7 min
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Con Josu è un piacere parlare. Il capo degli allenatori della Trek-Segafredo ha la capacità di coinvolgere con i suoi ragionamenti. E se già con lui avevamo parlato della nuova preparazione di Nibali, mai come adesso, con due campioni del mondo italiani che approdano nella squadra americana, i suoi pensieri rivestono per noi una grande importanza. Elisa Balsamo e Filippo Baroncini, ciascuno con il suo bagaglio e la sua storia, dal 2022 saranno alla corte di Guercilena, per cui capire quale idea si è fatto colui che sovrintenderà alla loro preparazione potrebbe offrire una scheggia di futuro.

«Due ottimi corridori – dice nel suo italiano, probabilmente migliore del nostro spagnolo – di cui ho conoscenza diversa. Baroncini lo seguo da più tempo, Elisa invece l’ho conosciuta dopo il Lombardia in una giornata che abbiamo fatto tutti insieme, ma ho i report di chi l’ha osservata e ho visto i suoi test…».

La Trek ha seguito Balsamo anche a Leuven con il diesse Bronzini, che ha poi lasciato il team
La Trek ha seguito Balsamo anche a Leuven con il diesse Bronzini, che ha poi lasciato il team
Allora partiamo da lei, campionessa del mondo delle elite: in proporzione la Alaphilippe delle donne…

E’ già al livello top, la conosciamo. Forte in pista e su strada, in un periodo del ciclismo in cui si riesce a brillare di qua e di là. Penso a Ethan Hayter, che tiene in salita, vince le volate di gruppo, poi arriva al mondiale su pista senza prepararlo troppo e vince un oro. Il passaggio per gli atleti dotati è facile. I discorsi di Wiggins sui tanti chili da perdere per me sono una cortina di fumo. Qualsiasi fisico ha un solo modo di dare il massimo. Se ti permette di combinare più specialità, vai bene ovunque. Sennò no.

Non la stai facendo troppo facile?

Non c’è niente di facile. C’è ad esempio un parametro distanza e ritmo. Se esci dal Tour de France e vai subito in pista, non hai un buon adattamento. Se fai pista fino a febbraio, alle prime classiche ti mancherà la distanza. Elisa dovrà fare una bella base, poi decideremo gli obiettivi e in base a quelli affineremo la preparazione.

Alla presentazione del Tour, Balsamo con il collega iridato Alaphilippe e Pogacar
Alla presentazione del Tour, Balsamo con il collega iridato Alaphilippe e Pogacar
Il suo tecnico Arzeni dice che potrebbe fare bene anche in corse più dure di quelle vinte finora.

Tutti i corridori, crescendo, acquistano più resistenza. Se già adesso in allenamento fa salite di 4-5 chilometri, in corsa potrà fare delle belle performance su scalate di 7-8 chilometri. Un range in cui rientrano tutte le corse delle ragazze, fatte salve alcune giornate di Giro e Tour. Ma al Brabante ha fatto vedere che tiene una giornata con dieci salite ripide e brevi, quindi ha le capacità di endurance per ripetere più volte lo sforzo. E al Womens Tour è arrivata seconda nella penultima tappa e ha vinto l’ultima.

Cosa significa?

Che non è andata in calando, ma ha la maturità fisica per emergere nelle ultime tappe. E poi su Elisa va detto che ha vinto ogni anno, questo è molto importante. Può vincere il Fiandre, perché lassù sembra trovarsi davvero bene. Mentre Freccia e Liegi potrebbero essere la sua sfida per i prossimi anni, per vedere dove può arrivare. Non sarà mai una scalatrice, ma in salita può migliorare. Di una cosa siamo certi…

La vittoria dell’ultima tappa al The Women’s Tour dimostra che Elisa ha il fondo giusto
La vittoria dell’ultima tappa al The Women’s Tour dimostra che Elisa ha il fondo giusto
Quale?

Può diventare un’atleta importante, di riferimento mondiale. Le altre big della squadra la proteggeranno e lei non avrà addosso la pressione delle gare. Parliamo di miglioramenti da fare nel medio periodo. E’ giovane, ma in questo ciclismo che mischia le junior con le elite, i suoi 24 anni sono abbastanza perché si possa emergere al top. Sei matura, anche sei hai tanta strada da fare.

Obiettivo Baroncini

Su Baroncini, Josu ha un’altra consapevolezza. Lo ha conosciuto direttamente da molto prima. Lo ha osservato. Ci ha parlato. Ed è rimasto colpito da diversi fattori del romagnolo iridato.

«A livello strutturale – dice e ride di gusto – Filippo è una bestia. E’ fortissimo. Non è solo un ciclista, è un atleta ed è molto completo. Avevamo già buoni riferimenti quanto ai suoi valori, ma la decisione di prenderlo è venuta da un report di Irizar, che da quando ha smesso è diventato il nostro talent scout. Per cui segue il Giro d’Italia U23, il Tour de l’Avenir, gli europei e i mondiali».

Prima del via della cronometro dei mondiali, Baroncini parlava di bici con De Kort e Irizar della Trek
Prima del via della cronometro dei mondiali, Baroncini parlava di bici con De Kort e Irizar della Trek
Che report ha fatto?

Era al Giro U23 per seguire i nostri, quindi ad esempio Hellenmose che abbiamo preso dal Mendrisio. Solo che nel suo report a Guercilena e a me, a un certo punto è saltato fuori il nome di questo Baroncini, che aveva vinto la crono, ma capace di tirare ogni giorno per Ayuso. Non so se senza di lui, avrebbe vinto la maglia rosa tanto facilmente. Da quel feedback abbiamo cominciato a raccogliere informazioni. Abbiamo visto test. Abbiamo scoperto che il centro Mapei lo aveva già conosciuto. Abbiamo iniziato a parlarci e a giugno abbiamo finalizzato il discorso.

Amore a prima vista, insomma?

Il bello di “Baro” è che è forte da tutte le parti, pur dovendosi ancora sviluppare. Non lo prendi perché ha vinto il mondiale U23, insomma, in lui vediamo molto di più. Non per niente lo abbiamo fatto firmare prima. Lo avete guardato negli occhi?

Al mondiale ha corso pensando solo a questa azione. Lo aveva detto agli uomini Trek e ha vinto…
Al mondiale ha corso pensando solo a questa azione. Lo aveva detto agli uomini Trek e ha vinto…
Vuole vincere!

Ha un carattere competitivo. Gli piace la gara e non si fa schiacciare dalla pressione. Due giorni prima del mondiale, il giovedì sera siano andati a salutarlo. Ci ha detto che il percorso gli piaceva e che per vincere bisognava aspettare l’ultimo giro. Ci ha detto coma avrebbe corso e lo ha detto anche a Nizzolo, che era lì con noi. In corsa ci sono state due situazioni in cui poteva buttarsi dentro, perché sembravano importanti. Invece è rimasto freddo. Ha aspettato l’ultimo giro, ha attuato il suo piano e ha vinto il mondiale. Questi sono dettagli da cui vedi il carattere. E dentro ha tanto che ancora non si è visto.

Uno così va buttato subito dentro?

Faremo i programmi a novembre. Con i giovani comunque abbiamo sempre seguito un inserimento progressivo, con un’alta percentuale di gare non WorldTour oppure gare non troppo difficili. Come Uae Tour o Tour de Pologne in cui i big non ci sono. Con i giovani facciamo una periodizzazione a blocchi.

Che cosa significa?

I leader per il Giro o per il Tour hanno il loro calendario, fatto di poche corse tutte mirate al raggiungimento della condizione. Con i giovani non puoi farlo, perché mentalmente sono strutturati diversamente. Devono correre. Staccare. Recuperare. Correre e via così. Con Tiberi nel 2021 abbiamo fatto sei cicli brevi. L’importante è che imparino ad andare forte da febbraio a ottobre. Anche se Filippo ha un potenziale enorme, non cambieremo questo modo di fare.

Alla Coppa Sabatini, quarto dopo aver provato a vincere contro Colbrelli, Valgren e Moscon
Alla Coppa Sabatini, quarto dopo aver provato a vincere contro Colbrelli, Valgren e Moscon
Un po’ di Belgio?

Quello non mancherà, per lui vedo un approccio graduale con più gare di un giorno che a tappe. Le corse lassù vanno sempre sulle stesse strade, che lui dovrà conoscere a memoria prima di puntare alle grandi classiche. Ma se dovesse andare molto bene, già al primo anno potrebbe mettere il naso alla Gand, che delle tante è la meno dura.

Ci sarà un giorno in cui potrà fare la corsa?

Mi ha impressionato a Peccioli, dove ha fatto quarto perché ha cercato di vincere. Se voleva vincere, ha sbagliato tattica e gliel’ho detto. Ha attaccato da lontano. Ha chiuso un buco che non toccava a lui. Era in mezzo a corridori WorldTour di prima fascia, ma ha corso per vincere. Se fosse stato più prudente avrebbe potuto fare centro o arrivare secondo. Sono certo che nella gara giusta, proverà a fare qualcosa di bello. Quando hai quella testa, la paura non esiste.

Prima l’orgoglio e poi il corpo: la ripresa di Ciccone

19.10.2021
4 min
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Puoi fare tutti i programmi che vuoi, certe volte la cosa migliore è fermarsi e prendersi il tempo che serve perché tutto torni a posto. E’ il motivo per cui in estate si è fermato Giovanni Visconti ed è il motivo per cui ha dovuto farlo anche Giulio Ciccone, nell’anno in cui avrebbe dovuto lasciare i primi segni importanti. Causa di tutto è stata la caduta della Vuelta, che sembrava cosa di poco conto e invece ha innescato reazioni imprevedibili.

«Il problema più evidente – ha spiegato il medico della squadra, Gaetano Daniele – nell’immediato sembrava il trauma contusivo al ginocchio destro e la ferita profonda, nella parte interna, causata dal dente di una corona, a cui si sono aggiunti altre contusioni, in particolare alla spalla destra. Gli accertamenti svolti in Italia hanno però evidenziato un trauma distorsivo, con conseguente risentimento a carico del legamento collaterale mediale. Un problema che, di fatto, ha imposto riposo assoluto per quasi tre settimane».

Il giorno prima di fermarsi, Ciccone era arrivato 5° a El Barraco, primo del gruppo dei migliori
Il giorno prima di fermarsi, Ciccone era arrivato 5° a El Barraco, primo del gruppo dei migliori

Punto e a capo

Punto e a capo, per questo la stagione si è fermata alla 16ª tappa della Vuelta, la prima corsa a tappe in cui sarebbe stato leader della Trek-Segafredo. Per lui, oltre al riposo, il programma alternativo alle corse ha visto trattamenti fisioterapici e una blanda ripresa degli allenamenti che da un lato hanno subito acceso le speranze di un ritorno alla piena efficienza, ma dall’altro hanno fatto propendere per la chiusura anticipata.

«Prima di pensare al 2022 – ha commentato l’abruzzese – il mio obiettivo è ristabilirmi completamente e conto di completare questa fase prima dell’inizio dell’off season, a novembre. Seguirà un lavoro più di testa, di programmazione e analisi, per rimettere insieme i pezzi della stagione conclusa e fissare i traguardi di quella nuova. Ho avuto la conferma di essere cresciuto, di aver fatto passi in avanti, ma soprattutto di avere ancora margine. Ho compreso meglio i miei punti deboli, sui quali devo lavorare, e quelli di forza, sui quali devo insistere».

Sfortuna anche a Tokyo per Ciccone, caduto e costretto al cambio di bici
Sfortuna anche a Tokyo per Ciccone, caduto e costretto al cambio di bici

Un nuovo inizio

L’anno prossimo sarà più importante di quello appena concluso e sulle spalle di Giulio, al netto delle tutele che gli si vorranno concedere, la partenza di Nibali e l’assenza di un grande leader per le corse a tappe, potrebbe fare di lui il riferimento del team Trek-Segafredo.

«Per preparare il Giro e la Vuelta – ha detto – c’è stato un grande lavoro di squadra, del quale vado orgoglioso e felice. In primis con Josu, il mio preparatore, e poi con lo staff medico. C’è stato un lavoro di analisi e comprensione per capire dove indirizzare la crescita. Questa sarà la mia forza, il mio stimolo più grande. Non ho chiuso la stagione solo con performance deludenti. Di questo siamo convinti. Sarà il nuovo punto partenza».

Un anno importante

Eppure nell’ambiente, in questo mondo che ha perso la capacità di aspettare, serpeggiano da un po’ voci di sfiducia su un ragazzo che non può fare altro che piegare il capo e promettere di rifarsi. I suoi dati non sono deludenti, i risultati sì, ma sono legati a episodi incontestabili. L’allenamento fatto male puoi coprirlo con una scusa, ma certe cadute come fai a negarle?

Quarto nel tappone di Cortina al Giro d’Italia, Ciccone con ottime sensazioni anche sul Giau
Quarto nel tappone di Cortina al Giro d’Italia, Ciccone con ottime sensazioni anche sul Giau

«E’ stata comunque una stagione importante – ha spiegato il coach Josu Larrazabal – perché il lavoro di analisi delle performance indica che ci sono stati progressi. Non siamo alla ricerca di alibi per la mancanza di risultati, un’analisi lucida e obiettiva deve tenere conto di tutti gli elementi. Al Catalogna ha avuto un problema alla schiena causato da un’infiammazione al ginocchio. Al Giro d’Italia, la caduta e l’infezione. Poi la trasferta a Tokyo, con la caduta. Infine la rincorsa della condizione alla Vuelta e un’altra caduta. Però sono emersi dei segnali positivi. Non vittorie né punti UCI, ma indicazioni fondamentali per un corridore che ancora non ha espresso il suo massimo potenziale. Ha imparato la gestione di un Giro come uomo di classifica ed è migliorato a cronometro, grazie all’aiuto di Trek. Questi sono dati misurabili che ci aiutano a comprendere la stagione e segnano il punto di ripartenza per il 2022».

Con le dita incrociate perché le cose prendano il corso voluto e sperando che la iella iniziata con il Covid nel 2020 si decida a lasciarlo in pace. I 27 anni bussano alla porta, l’età giusta per venire fuori e dimostrare che i margini ci sono e la sua non è una traiettoria in fase di stallo. Conoscendo il suo spirito, in questo momento di ripresa e riassetto, il dolore più grande gli arriva dall’orgoglio.

Vincenzo, il nuovo corso e la caduta…

15.04.2021
4 min
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Nibali è caduto, oggi si opererà. La foto di apertura l’ha postata lo stesso Vincenzo sui suoi profili social. L’appuntamento con Josu Larrazabal l’avevamo preso prima che accadesse, per farci spiegare dal capo dei preparatori della Trek-Segafredo in che modo sia cambiata la preparazione dello Squalo da quando ha scelto di non lavorare più con Slongo. La voce del basco è rassegnata, ma insieme affiora l’esperienza di chi ne ha viste altre e ha lavorato per trovare nuovi obiettivi e soluzioni di emergenza. E’ chiaro che tutti vorremmo Nibali al via del Giro, ma è bene che qualcuno stia già pensando alle alternative possibili per arrivare comunque bene alle Olimpiadi.

«Le fratture del polso – dice – sono una cosa strana. C’è chi dopo dieci giorni era di nuovo in corsa come la Van Vleuten ai mondiali di Imola e chi è diventato matto. Ci sono tanti ossicini e non ne sapremo nulla fino all’operazione. Perciò per ora ci teniamo questo punto di domanda e in giornata ne sapremo di più. E speriamo che tutto il lavoro fatto finora non sia stato per nulla…».

Josu Larrazabal, basco di 39 anni, è il capo dei preparatori Trek-Segafredo
Josu Larrazabal, basco di 39 anni, capo dei preparatori Trek-Segafredo

Schema collaudato

E allora, nell’attesa di sapere, il discorso torna su quel lavoro fatto sul Teide e nelle settimane precedenti, con la sensazione che alla fine i cambiamenti non siano poi così epocali.

«Ma infatti – sorride Josu – alla fine cambia poco. Vincenzo è un atleta esperto e da anni segue lo stesso programma. Il Giro lo prepara con due ritiri in altura, la Tirreno e il Tour of the Alps. Sono strutture di preparazione collaudate in tanti anni. Lui ormai è uno specialista dei ritiri in quota e arrivati a questo punto, non era certo il momento di cambiare in maniera radicale».

Vincenzo sul Teide con Slongo, suo fratello Antonio e Mosca, per preparare il Giro
Vincenzo sul Teide con Slongo, il fratello Antonio e Mosca
Però qualcosa l’avrete pur cambiata, no?

Con le dinamiche diverse che vediamo in gara, abbiamo pensato fosse necessario aggiungere un po’ di intensità. I lavori che prima faceva nell’avvicinamento alle gare, questa volta ha iniziato a farli da prima. Io do un’occhiata a tutti i corridori del team, non mi concentro sul singolo giorno, ma sul lavoro nel medio periodo, dando uno sguardo di insieme. Quando di Nibali si occupava Slongo al 100%, facevo meno, ora lo seguo di più. Ma non gli faccio le tabelle, semmai verifico che non si facciano cambiamenti assurdi. Lui propone e io aggiusto il tiro.

Quindi è Vincenzo che decide la sua preparazione?

Al Teide c’è la linea della squadra, con un programma per tutti i ragazzi del team. Paolo è stato lì con loro, non è che adesso non si parlino più o non lavorino più insieme. Semplicemente c’è più distanza di prima.

Hai detto che non era questo il momento di cambiare: perché siamo a primavera inoltrata o per un fatto di età?

Quando hai una carriera di così tanti anni, più che l’età si valuta l’esperienza. Questi corridori hanno ripetuto per una vita lo stesso programma, sapendo di avere una strada collaudata per il Giro e una per il Tour. Prendi il modello che ti ha dato i risultati migliori, valuti l’esperienza e poi magari aggiungi una modifica in base ai percorsi di gara. Ad esempio, visto che il Giro parte con una crono, lavori di più sull’intensità, per essere pronto subito.

Se coltivi un campo sempre con la stessa coltura, la resa cala. Non è forse lo stesso con gli atleti?

Esatto, uno dei principi dell’allenamento è la variabilità dello stimolo, sennò il corpo si adatta e smette di rispondere.

Finora Nibali era in tabella verso il Giro, ora dipenderà tutto dall’intervento al polso
Finora Vincenzo era in tabella verso il Giro d’Italia
E allora perché non sostituire le due settimane sul Teide con una Volta a Catalunya?

Perché le gare non possiamo controllarle, per cui magari lavoreresti sull’intensità, trascurando però altri aspetti. Anche se è vero che gli atleti più esperti hanno bisogno soprattutto di aumentare l’intensità per raggiungere il massimo livello. Lo abbiamo visto prima con Zubeldia, poi con Mollema. Bisogna aumentare i lavori brevi e intensi, controllando però che non esagerino e per questo la corsa non sarebbe perfettamente gestibile.

Quindi scartiamo la gara?

In gara arrivi prima alla forma, ma trasformi troppo in fretta il lavoro di base che hai fatto e magari ti ritrovi con una condizione priva di grosse basi. L’allenamento è come il salto in lungo.

Che cosa vuoi dire?

Non è detto che se hai più metri per la rincorsa e aumenti la velocità, salterai necessariamente più lontano. Ognuno ha la sua rincorsa, che per noi è la preparazione, il tempo in cui lavori per ingrandire il motore crescendo in modo progressivo. Fai prima dei passi brevi, poi aumenti la falcata e alla fine anche velocità e intensità. Il salto è il momento in cui vai in gara. Perché la rincorsa sia stata azzeccata, deve esserci equilibrio tra le varie fasi.