L’occasione mancata: Cozzi, la Tudor e il Giro d’Abruzzo

14.11.2024
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Hai presente quel giorno che ti sei mangiato le mani per una situazione che poteva essere gestita meglio? Claudio Cozzi ascolta e non ci pensa un secondo. Ha già chiaro quello che vuole raccontarci e con lui inauguriamo questa serie di articoli in cui i diesse del gruppo ci porteranno a rivivere le situazioni che non sono stati capaci di gestire. Che non hanno colto, da cui sono stati sorpresi o che potevano finire in modo diverso.

Il direttore sportivo del Tudor Pro Cycling Team si sta rimettendo da un intervento ed essendo bloccato a casa, ha tutto il tempo per ricostruire, ricordare e ragionare. La sua memoria vola dritta a Magliano dei Marsi, seconda tappa del Giro d’Abruzzo.

«La tappa che ha vinto Jan Christen – dice Cozzi – che potevamo vincere noi con Voisard. C’era una salita, poi la discesa e l’arrivo, con un po’ di falsopiano. Io avevo puntato tanto su Voisard, ma pensavo che sarebbe rimasto davanti anche Marco Brenner. Lui aveva già fatto un bel lavoro per tenerlo coperto, ma davanti c’era anche Reichenbach, che però non è stato brillante nel chiudere i buchi. Perciò tira e molla, tira e molla e Christen se n’è andato. E noi abbiamo fatto quarto e quinto…».

Claudio Cozzi è dallo scorso anno alla Tudor: con lui nel 20213 il team ha centrato la prima vittoria
Claudio Cozzi è dallo scorso anno alla Tudor: con lui nel 20213 il team ha centrato la prima vittoria
Cos’è che si poteva fare di diverso?

Si poteva vincere la tappa. Nella riunione avevo detto di seguire solo la UAE. A Voisard ho detto: «Tu segui Yates, mentre a Reichenbach ho detto di seguire gli altri e di non tirare. E lui è rimasto a ruota, Voisard ha dovuto chiudere 3-4 buchi e poi Christen è partito in contropiede ed è andato. Sono arrivato senza voce, immaginate com’ero contento… Io speravo di avere anche Brenner, ma non potevo pretendere di più dopo tutto quello che aveva fatto in salita. Era la classica salita contro vento e lui si è messo davanti per tenere coperto il compagno. Alla fine ha fatto anche bene in classifica e ha vinto la maglia dei giovani, mentre Voisard ha fatto quinto nella generale, anche se io speravo arrivasse sul podio.

Dopo la tappa avete parlato di come è andata?

Abbiamo parlato, certo che abbiamo parlato. Voisard ha detto la sua e secondo me aveva ragione. Anche Reichenbach ha detto quello che pensava, però poi ho parlato anche io. Gli ho detto che avevamo fatto una cavolata, perché potevamo giocarci la tappa e bisognava stare più attenti. Bisognava seguire le disposizioni che ci eravamo dati nel meeting. Invece abbiamo buttato via tutto il buono. Avevamo preso bene la salita davanti. Avevamo fatto tutto bene. Eravamo in tre su nove corridori. avevamo deciso quale fosse la squadra da seguire e la perdiamo così? Alla fine il più forte è stato Lutsenko che ha vinto la corsa, però quel giorno lì per me con Yates, Ulissi e Christian, la UAE era la squadra più forte. Loro erano quattro, noi eravamo in tre e se Reichenbach avesse fatto la sua parte, noi vincevamo la tappa.

La seconda tappa del Giro d’Abruzzo a Magliano de’ Marsi l’ha vinta Jan Christen
La seconda tappa del Giro d’Abruzzo a Magliano de’ Marsi l’ha vinta Jan Christen
Si è preso una lavata di capo?

Non gliene faccio una colpa, però poteva anche svegliarsi. Forse avendo sempre lavorato per i capitani, tirando, non ha la brillantezza di chiudere i buchi e scattare in continuazione. Glielo dicevo alla radio. Gli dicevo di andare avanti e dare qualche cambio a Voisard, di non far tirare solo lui

E’ il tuo rimpianto principale del 2024?

Quella tappa sentivo che potevamo vincerla. L’avevamo studiata bene, preparata bene, avevamo corso bene fino a in cima alla salita. Avevamo fatto tutto quello che avevamo progettato. Stava venendo tutto come volevamo. Anche l’approccio alla salita non era stato facile. Si arrivava da una strada larga, con il vento di lato, poi si entrava in paese e c’era un po’ di toboga. Abbiamo fatto un bel lavoro per prendere la salita davanti, c’era davanti un corridore della UAE Emirates e poi c’eravamo noi. Quello è un rimpianto, soprattutto perché alla fine Voisard ha fatto quinto in classifica generale. Fino a Prati di Tivo era terzo, il podio era lì. Invece quando Lutsenko ha attaccato all’Aquila, si è staccato, è rientrato nel gruppetto e ha vinto la volata, però ormai il podio era scappato.

Lutsenko ha vinto la volata per il secondo posto alle spalle di Christen. Quarto Voisard: per Cozzi, un’occasione mancata
Lutsenko ha vinto la volata per il secondo posto alle spalle di Christen. Quarto Voisard: per Cozzi, un’occasione mancata
Perché hai tirato fuori proprio questa corsa?

Quando ci sono tappe che puoi vincere, le devi vincere. Non devi sbagliare, perché dopo le rimpiangi. Non mi sento di colpevolizzare i corridori, perché probabilmente ho sbagliato qualcosa anch’io. Quando succedono queste cose, uno deve prendere le sue responsabilità. Forse non ho fatto capire a Reichenbach quale fosse il suo lavoro. Gliel’ho detto mille volte, ho parlato in riunione e ho finito la voce nella radio. Però se sono con loro, devo ritenermi responsabile come loro. Non è che scappo dal bus, mi arrabbio, scendo e me ne vado. Sto nel bus con loro e vado in albergo con loro. Ascolto tutti i loro pareri, poi dico la mia, discutiamo e chiariamo la situazione.

E’ bello che ci si infervori anche per una gara piccola come l’Abruzzo e non solo per le grandi corse.

Noi siamo andati lì per far bene. Voisard stava preparando il Romandia, va bene. Però quando si può, dobbiamo fare risultato. Era venuto tutto bene e mi dà davvero fastidio averla buttata così.

Under 23: una corsa tra pioggia e dolore, l’Italia ci prova

27.09.2024
6 min
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ZURIGO (Svizzera) – Il mondiale dell’Italia under 23 si spegne insieme alle ultime energie che Giulio Pellizzari ha in corpo. Sullo strappo iniziale del circuito di Zurigo l’azzurro non tiene il ritmo dei migliori, più freschi e riposati. Il corridore della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè ha speso troppe energie nella rincorsa a Jan Christen. Per troppi chilometri si è trovato nel mezzo tra lui e il gruppetto dietro, guidato dal Belgio. 15 secondi, tanti ne sono mancati per scrivere una pagina diversa di questo campionato del mondo under 23. Ma le corse sono così, si vince e si perde per pochi metri, a volte anche meno.

«Che vogliamo dire – attacca subito Pellizzari mentre rimugina seduto sulle scalette del bus – è stato duro, anzi durissimo. Anche il tempo non è stato dei migliori, era previsto più sole ma succede. Fa parte del nostro sport». 

Tattica rispettata

Una gara con tanti protagonisti possibili, ma un unico vincitore. Dalla mischia e dalla selezione è uscito il nome del tedesco Niklas Behrens. Un omone di 195 centimetri forte e con due spalle larghe ben più del manubrio che ha battuto Martin Svrcek e Alec Segaert

«Sapevamo che i big si sarebbero mossi da lontano – continua Pellizzari – quindi noi abbiamo cercato di seguirli. Siamo stati bravi in pianura, abbiamo preso i rischi e abbiamo corso sempre davanti. Una volta entrati nel circuito finale dovevamo seguire i migliori, ci siamo messi di impegno ed è andata così. Non c’erano nomi da seguire, tanti erano i ragazzi forti in gara. Quando è partito Christen al penultimo passaggio ho provato a chiudere. Sulle pendenze di Bergstrasse ho faticato tanto, non era uno sforzo adatto alle mie caratteristiche. Serviva un corridore con un picco di potenza maggiore, ma poi sulla salita successiva mi sono avvicinato. Christen in discesa ha allungato e in pianura non riuscivo ad avvicinarmi. D’altronde ha fatto terzo al mondiale a cronometro. Non lo scopriamo oggi che in pianura ha un passo incredibile».

«Non pensavo – spiega infine Pellizzari – che dietro ci fossero così tanti belgi dietro a tirare. Nelle corse under è difficile trovare una squadra che tira quando sono solamente venti corridori. Speravo in un po’ di controllo e di prendere lo strappo davanti, poi magari mi avrebbero preso comunque ma più vicini all’arrivo».

De Pretto e Busatto sono stati spenti dal freddo e dalla pioggia, ma hanno dato comunque il loro apporto
De Pretto e Busatto sono stati spenti dal freddo e dalla pioggia, ma hanno dato comunque il loro apporto

Freddo pungente

Davide De Pretto e Francesco Busatto arrivano nello spiazzo del bus che ancora tremano dal freddo. Il primo in pantaloncini corti si ripara dietro qualche macchina e parla. 

«Si sapeva sarebbe stata una gara difficile da controllare – dice – abbiamo anche corso bene, rimanendo sempre davanti. Poi siamo entrati nel circuito e sapevamo che si sarebbe fatta la differenza fin da subito. In tanti hanno provato ad alzare il ritmo fin dal primo passaggio. Stavo anche bene, ho seguito Morgado in un allungo, poi in discesa ho preso freddo e mi si sono congelato. Se guardiamo comunque i primi sono tutti ragazzi pesanti, magari hanno sofferto meno il freddo rispetto a molti altri».

Busatto ha ancora il volto scavato dai chili persi in estate, in inverno dovrà recuperarli
Busatto ha ancora il volto scavato dai chili persi in estate, in inverno dovrà recuperarli

Ruoli giusti

Busatto arriva direttamente dalla corsa, appoggia la bici e sale a cambiarsi. La sensazione è che oltre al freddo gli sia rimasta indigesta la giornata “no” in un appuntamento così importante. Un malanno in estate gli ha fatto perdere tre chilogrammi, che non ha ancora ripreso. A guardarlo si vede che è molto magro, un fattore che oggi ha influenzato la sua prestazione. 

«Non ho potuto farci tanto – spiega – non ci aspettavamo un clima così freddo. I corridori come me, più leggeri, hanno patito. A due giri dalla fine, quando prima ero sempre lì pronto e attivo, mi sono trovato in coda senza gambe. Il piano alla partenza era di essere presenti nei tentativi di creare situazioni buone per la squadra. Dove ho visto opportunità mi sono buttato, alla fine il mondiale è imprevedibile. 

«Ci siamo supportati bene a vicenda. De Pretto e io siamo stati presenti sullo strappo più duro, mentre Pellizzari andava a chiudere sulla salita. Mattio, invece, ha fatto un grande lavoro nella parte iniziale, in pianura. Comunque c’eravamo sempre, fino al punto in cui siamo stati messi fuori gioco dal freddo. Credo che indubbiamente siamo stati una delle squadre più forti. Peccato, se fossimo riusciti ad arrivare in due o tre nel finale avremmo potuto giocarci le nostre chance. In questi casi vanno fatti i complimenti al vincitore e basta».

Amadori, qui a colloquio con Kajamini, si è detto rammaricato ma soddisfatto della prova dei suoi under
Amadori, qui a colloquio con Kajamini, si è detto rammaricato ma soddisfatto della prova dei suoi under

Il punto di Amadori 

Alla fine chi deve prendere in mano tutto, analizzare e parlarne poi con i ragazzi è il cittì Marino Amadori

«Come sempre – ammette – ho fatto la gara senza le radioline. E’ sempre il solito discorso, in certi frangenti servono ma non possiamo farci nulla. Il momento in cui mi sarebbe servita di più? Quando Pellizzari era a metà tra Christen e il gruppetto dietro. Gli avrei detto di rialzarsi e non spendere troppo. Abbiamo provato a forzare la giuria ma non ci ha fatto passare e purtroppo Pellizzari è rimasto nel mezzo. Si è praticamente finito lì, ci siamo giocati tutto. Mi dispiace perché andava forte, aveva una bella gamba.

Se avesse agganciato Christen avremmo visto un finale diverso, ma non si vive di ipotesi. Peccato per De Pretto e Busatto, con loro a pieno regime avremmo avuto delle alternative diverse per il finale, purtroppo non ce l’abbiamo fatta».

Durante le premiazioni il ricordo per la scomparsa della giovane svizzera Muriel Furrer
Durante le premiazioni il ricordo per la scomparsa della giovane svizzera Muriel Furrer

Tutto nel silenzio

Nel giorno della tragica morte di Muriel Furrer, la giovane junior svizzera venuta a mancare nel pomeriggio dopo la caduta nella prova femminile di ieri, il cielo non ha risparmiato acqua e freddo. L’UCI ha organizzato una conferenza stampa alle 17, in concomitanza con l’arrivo della prova under 23. Le gare devono andare avanti, ma la chiusura della mixed zone non ha permesso di raccontare la vittoria del tedesco. I ragazzi hanno corso senza sapere della notizia, il lutto della nazionale elvetica e della famiglia andava rispettato, vero, così come la fatica fatta dai ragazzi.

Guerciotti Lembeek Disc, la CX vincente per tutti

15.07.2023
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Guerciotti è da sempre un faro quando si parla di ciclocross. Lembeek Disc è uno dei suoi gioielli, una bici che si presta ad un utilizzo trasversale. Dalle categorie giovanili fino ad arrivare al mondo dei professionisti. Un esempio di come la crescita vada di pari passo con la performance. Non a caso la Lembeek Disc è diventata la bici iridata di Jan Christen ai campionati del mondo di ciclocross 2022 a Fayetteville. 

Disponibile in più allestimenti la Lembeek è un must del ciclocross
Disponibile in più allestimenti la Lembeek è un must del ciclocross

Versatile e performante

Veloce e affidabile con carbonio monoscocca, strategicamente rinforzato in speciali punti di torsione. La Lembeek Disc è resistente ma elastica, per aiutare il ciclista nelle azioni di rilancio e rappresenta un’ottima scelta sia per i giovani ciclocrossisti che per quelli più esperti.

I freni a disco regalano un’esperienza di frenata assolutamente efficace. Nel ciclocross, dove per vincere è necessario domare le caratteristiche condizioni di fango e bagnato, questo aspetto è fondamentale. I cavi idraulici sono completamente integrati all’interno del telaio: il risultato è una bici performante ed esteticamente pulita.

«La Lembeek Disc – spiega Alessandro Guerciotti – è un medio gamma in carbonio. Una bici con un ottimo rapporto qualità/prezzo, studiata soprattutto per le categorie giovanili. Va bene fin dall’esordiente, perché oggi come oggi l’utilizzo a livello agonistico di una bici in alluminio non ha più tanto senso. Tutti gli utilizzatori chiedono il carbonio, quindi abbiamo preparato questa bici per coprire una fascia che può arrivare fino agli under 23. Nel 2022 abbiamo vinto il mondiale juniores a Fayetteville con Jan Christen. Abbiamo quindi dimostrato che è un mezzo con elevate prestazioni e un ventaglio di utilizzo ampio».

La Lembeek DIsc ha dimostrato di essere vincente al mondiale CX 2022 con Jan Christen
La Lembeek DIsc ha dimostrato di essere vincente al mondiale CX 2022 con Jan Christen

Per crescere

La passione che da sempre Guerciotti nutre per il ciclocross, ha portato a lanciare una promozione rivolta a tutti i tesserati FCI e altri enti e volta ad avvicinare il maggior numero possibile di amanti delle due ruote a questa disciplina. L’utente finale che presenterà la propria tessera al rivenditore di riferimento, potrà infatti acquistare la bici completa Lembeek Disc montata con ruote in carbonio Ursus Orion Disc a partire da 2.520 euro IVA inclusa.

«E’ un’offerta – afferma Guerciotti – per dare la possibilità di garantire delle condizioni più favorevoli a tutti quelli che si vogliono avvicinare al ciclocross con una bici ottima. Questo perché negli ultimi anni si è visto che l’utente del CX sta crescendo come la stessa disciplina, anche lei in continua crescita. Ancora oggi tanti, soprattutto nelle categorie giovanili alcuni usano magari in gara la MTB o bici adattate. Il concetto è avvicinare più persone possibili al ciclocross agevolandoli con un prodotto ideale. 

«Nell’offerta – conclude – proponiamo vari gruppi che possano permettere di avere vari livelli di allestimento, come per esempio mono corona o doppia corona. Basti pensare a chi magari deve contenere il prezzo o viceversa per dare la possibilità ad un U23 di scegliere i componenti migliori. Inoltre può essere utilizzata anche come gravel, seppure con un assetto più racing ma che si adatta a chi durante l’inverno vuole pedalare ovunque. E’ una bicicletta che forniamo ai nostri team satellite come la Sanfiorese o la Sorgente Pradipozzo e per alcuni corridori del team Development Guerciotti».

Guerciotti

Christen, una croce per Gino sul traguardo di Cansiglio

17.06.2023
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PIAN DI CANSIGLIO – Per il Giro Next Gen sono le ultime pedalate prima della tappa finale, da Tavagnacco a Trieste. In gruppo l’atmosfera che si respira è particolare: sono molte le squadre ancora senza vittoria, le squalifiche hanno creato un certo nervosismo e la notizia della morte di Gino Mader ha scosso molti, tra staff e corridori, vicini al ciclista svizzero. La tappa parte regolarmente da Possagno, davanti allo spettacolare Tempio Canoviano. Prima del via, si osserva doverosamente un minuto di silenzio: tutto si ferma, i corridori si tolgono il casco e gli sguardi sono persi nel vuoto, ancora a chiedersi «perché?». 

Svizzero come Mader, stamattina Christen si è disegnato una croce sul braccio e l’ha portata al traguardo (foto LaPresse)
Svizzero come Mader, stamattina Christen si è disegnato una croce sul braccio e l’ha portata al traguardo (foto LaPresse)

Risposta svizzera

L’umore non è dei migliori, ma si parte comunque. La corsa procede regolarmente, ma tra coloro che ci credono e che ci provano in tutti modi c’è una persona speciale: Jan Christen. Jan non ha neppure 18 anni, è molto giovane ed è al Giro per la statunitense Hagens Berman Axeon. Nella sua carriera ha già vinto il campionato nazionale a cronometro juniores nel 2021 e nel 2022, conquistando, lo scorso anno, anche il titolo europeo nella prova in linea. E come abbiamo già raccontato, è… promesso al UAE Team Emirates per quattro anni a partire dal prossimo. Jan e Gino Mader si conoscevano, spesso si allenavano assieme: tutti e due infatti hanno sangue svizzero.

«Sono senza parole – racconta il vincitore Jan Christen – la vittoria significa molto per me. Questa notte non ho dormito molto, per via di quello che è successo ieri con Gino. Era un mio caro amico e conosco bene la sua famiglia. Forse è stato lui a darmi la forza di attaccare oggi. Questa vittoria è per lui, l’ho pensato molto durante tutta la tappa».

Maglia rosa vigile

Pronti, via e parte una fuga di dodici uomini. Il gruppo non gli concede molto spazio, finendo per riprenderli subito. Uno scatenato Gil Gelders si lancia in discesa assieme ad altri tre elementi: il loro vantaggio sale quasi fino ai tre minuti. Dietro la corsa è nervosa, il gruppo teme questi attaccanti, tanto che a prendere in mano la situazione è la maglia rosa Johannes Staune-Mittet in persona che allunga fino a raggiungere i tre fuggitivi.

E’ a quel punto che Jan Christen capisce la pericolosità dell’uomo Jumbo-Visma e parte in solitaria quando manca un chilometro al gran premio della montagna: nessuno riesce a raggiungerlo e sul Pian del Consiglio è lui il primo ad arrivare. Sulla sua gamba si vedono, tra l’altro, i segni di una caduta. Johannes Staune-Mittet, nel frattempo, arriva a 13 secondi ed è sempre più in rosa.

Staune-Mittet nel frattempo è sempre più rosa: per la Jumbo Visma, il secondo Giro dopo quello di Roglic (foto LaPresse)
Staune-Mittet nel frattempo è sempre più rosa: per la Jumbo Visma, il secondo Giro dopo quello di Roglic (foto LaPresse)

Una croce sul braccio

Sin da stamattina Jan Christen ha voluto ricordare Mader: sul braccio destro, si è disegnato con un pennarello nero una croce, proprio per Gino. Sul traguardo e durante le interviste Jan si è toccato spesso il braccio, come a voler dire: «Gino, sei qui con noi, questa vittoria è per te».

Ha alzato le dita al cielo e chissà cos’altro avrebbe voluto dirgli. Ha appoggiato la bici alle transenne a bordo strada e, ancora prima di abbracciare compagni e amici, si è lasciato andare ad un urlo liberatorio

Jan Christen è nato nel 2004 a Leuggern, dal 2024 al 2027 ha già un contratto con il UAE Team Emirates (foto LaPresse)
Jan Christen è nato nel 2004 a Leuggern, dal 2024 al 2027 ha già un contratto con il UAE Team Emirates (foto LaPresse)

Finiti tutti i convenevoli del post-tappa, mentre dal Giro di Svizzera rimbalza la notizia che anche Remco Evenepoel ha vinto e dedicato la vittoria a Mader, tra interviste, premiazioni e foto di rito, Jan prende il telefono in mano. La prima cosa che fa è postare su Instagram una storia. Poche parole: la sua foto, la sua impresa e la dedica “this is for you Gino”, “questa è per te Gino”, con un grande cuore rosso. 

Matxin presenta Christen: 18 anni, con il contratto fino al 2027

04.04.2023
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Joxean Matxin Fernandez è uno che ci ha sempre visto lungo. E quando ha notato quel giovane svizzero capace di emergere su qualsiasi bici montasse, ha deciso che fosse il caso d’investirci sopra. Jan Christen non è un corridore qualsiasi: ha appena 18 anni eppure ha già vinto titoli nazionali su strada, su pista, in mtb, nel ciclocross (dov’è stato anche campione del mondo junior). Ne ha parlato con il UAE TEam Emirates e così l’elvetico è già stato messo sotto contratto fino addirittura al 2027.

Una scelta inconsueta anche per il particolare ciclismo di adesso, alla perenne ricerca di talenti precoci. Su Christen i responsabili della squadra avevano messo gli occhi già da tempo, praticamente da quand’era ragazzino tanto da averlo fatto correre nel Pogi Team, struttura sportiva patrocinata da Tadej Pogacar. Tuttavia Mauro Gianetti, il CEO del team, all’atto dell’annuncio del suo ingaggio ha pensato bene di gettare acqua sul fuoco.

Jan Christen è nato ad Aargau (SUI) il 26 giugno 2004. Quest’anno è già stato 2° allo Umag Trophy
Jan Christen è nato ad Aargau (SUI) il 26 giugno 2004. Quest’anno è già stato 2° allo Umag Trophy

La Uae lo segue da sempre

«E’ un grande talento – ha detto Gianetti – e crediamo che abbia il giusto atteggiamento e le qualità necessarie per essere un valido membro del nostro team. Per prima cosa, si concentrerà per completare i suoi studi scolastici e nel contempo progredire gradualmente come ciclista. Non abbiamo fissato un momento per compiere il passo verso la squadra professionistica, non c’è fretta. Jan è ancora molto giovane e gli daremo tutto il supporto necessario, non mettendo alcuna pressione sulle sue spalle».

L’elvetico infatti è tesserato per Hagens Berman Axeon, una delle squadre più acclamate a livello U23, una scelta voluta anche da Matxin che lo segue con grandissima attenzione.

«Per me è uno dei migliori al mondo per la sua età – spiega – ha un enorme potenziale. E’ uno che va forte dappertutto, che può vincere in salita ma che è anche veloce, anche se non tanto da poter emergere negli sprint di gruppo. Forse questa è l’unica sua mancanza».

Matxin con Tadej Pogacar, che ha seguito direttamente gli inizi di Christen (foto Fizza)
Matxin con Tadej Pogacar, che ha seguito direttamente gli inizi di Christen (foto Fizza)
Che cosa ti ha colpito di lui?

E’ uno della nuova generazione, di quelli che non si fanno problemi a salire su qualsiasi tipo di bici. Trovatemi uno capace di vincere su strada, su pista, in mountain bike, nel ciclocross… Non c’è. E proprio per questo non voglio sentir dire quale può essere la sua specialità ideale. La verità è che è una domanda senza risposta, solo il tempo sa quale sarà.

Stupisce il fatto che su di lui sia stato fatto un investimento così a lunga scadenza…

Su ogni corridore bisogna fare un ragionamento diverso, non ci sono ricette univoche. Quando ho parlato con lui gli ho ricordato il caso di Ayuso, che è stato fatto crescere con calma, facendo i suoi dovuti passaggi nella categoria under 23 attraverso prove come Giro d’Italia e Tour de l’Avenir che sono stati passaggi fondamentali. Venire subito da noi non sarebbe servito alla sua causa, lavorare in un team continental gli servirà per crescere.

La sua più grande vittoria, il titolo mondiale juniores di ciclocross nel 2022
La sua più grande vittoria, il titolo mondiale juniores di ciclocross nel 2022
Il suo curriculum su strada non porta vittorie…

Attenzione a non commettere questo errore: alla sua età i risultati non dicono nulla. L’importante è migliorare costantemente le proprie prestazioni e non perdere il focus con la vittoria. Voglio che un concetto sia ben chiaro: alla sua età bisogna procedere con calma. Correre fra i pro’ ti fa sì fare esperienza, ma rischia anche di bruciarti. Affronti gente più esperta, che non conosci e non sai come va. Magari in una corsa vai anche bene, finisci 4° che sarebbe un risultato enorme, ma a cosa serve? Nessuno se ne accorge, nel ciclismo professionistico conta solo chi vince. Gareggiare fra i pari età, crescere, vincere serve molto di più.

Per questo avete scelto il team Hagens Berman Axeon?

Con Axel Merckx lavoriamo insieme da anni, siamo sempre in contatto, ho attraverso di lui un monitoraggio diretto sul ragazzo. Ho subito pensato a lui come all’interlocutore perfetto per questa scelta.

Il calendario lo decidete insieme?

Axel sa bene che cosa ci attendiamo dal ragazzo, ma poi le decisioni le prende lui in base alle esigenze del team. Non dimenticando che Jan ha anche impegni con la nazionale, quindi il suo calendario è calibrato in base alla sua età e alle sue esigenze. Nutriamo la massima fiducia in quello che fa il suo team.

Christen ha vinto il titolo nazionale anche nella mtb, battendo una concorrenza di altissimo livello (foto ZVG)
Christen ha vinto il titolo nazionale anche nella mtb, battendo una concorrenza di altissimo livello (foto ZVG)
Christen è ancora abbastanza sconosciuto dalle nostre parti. Ce lo puoi presentare?

E’ nato ad Aargau 18 anni fa, un corridore mentalmente vincente, che non ha paura e che su questa attività vuole investire tanto della sua vita. Ma non pensa solo al ciclismo: studia ingegneria e riesce a conciliare molto bene l’attività sportiva con lo studio, al quale tiene giustamente molto. E’ multilingue, ha anche una discreta competenza tecnica su tutto quel che riguarda la bicicletta.

Fisicamente?

E’ alto 1,82 per 62 chili di peso, un fisico asciutto che lo porta a emergere su vari tipi di terreno. Non mi stupisce che vada bene in ogni disciplina che fa.

Lo svizzero è sotto contratto con l’Hagens Berman Axeon per il 2023, poi dovrebbe passare alla Uae
Lo svizzero è sotto contratto con l’Hagens Berman Axeon per il 2023, poi dovrebbe passare alla Uae
Lo si può paragonare a qualcuno?

Chi mi conosce sa che non do mai risposte a questa domanda. Ogni corridore è qualcosa di unico, fare comparazioni sarebbe solo a suo danno perché l’altro sarebbe un corridore fatto e formato, che ha già vinto. E allora si potrebbe dire: «Ecco, quello ha vinto tanto e lui no». E poi io guardo alla storia: trovatemi un corridore multidisciplinare come lui. Ve l’ho detto: non c’è…

Corridore da corse a tappe o in linea?

Io dico che sicuramente è strutturato per essere un corridore da prove di più giorni perché sta acquisendo una grande resistenza e recupero, ma anche nelle classiche d’un giorno può dire la sua. E’ supercompleto, ma a me piace definirlo come un universo tutto da esplorare.