Lo scopritore Rodriguez e la corsa (quasi) perfetta di Del Toro

03.06.2025
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ROMA – Alejandro Rodriguez è forse colui che conosce meglio Isaac Del Toro. E’ il tecnico messicano che tanto si è battuto – e si sta battendo – per i giovani ciclisti del suo Paese. E’ in Italia ormai da diversi anni e dirige la Monex Pro Cycling, squadra under 23 sia maschile che femminile. Ed è anche grazie a lui se al Giro d’Italia abbiamo avuto questo grande protagonista.

Tanto entusiasmo, ma anche un po’ di delusione visto l’epilogo di Sestriere. «Non so cosa sia successo – ci dice Rodriguez all’ombra dei pini di Caracalla – davvero. Forse un po’ la tattica, non so cosa gli dicevano dall’ammiraglia, devo ancora vederlo. Forse non aveva tutte queste gambe, anche se non credo, visto come è andato nel finale. Però è finita così, è successo. Ma sono certo che da questa esperienza, Isaac si riprenderà e tornerà più forte».

Al netto di quanto accaduto nell’ultimo tappone, Del Toro si era comportato alla grande e con Rodriguez abbiamo fatto un’analisi tecnica del messicano durante questo Giro. Quanto è cresciuto Del Toro? Come ha corso? In sala stampa, fra i giornalisti, si notava come il capitano della UAE Emirates sembrasse crescere di giorno in giorno. Anche davanti ai microfoni. Timido le prime volte, più a suo agio poi.

Per un attimo dunque, mettiamo da parte il patatrac di Sestriere che, pur avendo condizionato la sua corsa, resta una parentesi in una competizione di 21 giorni vissuta al top.

Alejandro Rodriguez con i suoi ragazzi della Monex
Alejandro Rodriguez con i suoi ragazzi della Monex
Alejandro, come lo vedevi dalla TV?

Mi sembrava un ragazzo molto sveglio che sa correre, ben più maturo della sua età. Di certo non ho visto il ragazzino che era da noi. Ha fatto tante gare in Italia e iniziare a conoscere queste strade per me ha significato tanto per lui. L’altro giorno a Champoluc ha riconosciuto le salite e le discese che aveva percorso durante il Giro della Valle d’Aosta e per me era fiducioso. Sapeva cosa aspettarsi e cosa fare.

Ma quanto è cresciuto davvero?

Ha corso come un giovane, anche se attento, ma si vedeva la sua voglia di fare. Ha anche sprecato un pochino, ma in questa ultima settimana è davvero cresciuto, dev’essere cambiato qualcosa. Si vede che è diverso. Dobbiamo ricordare che la sua prima vittoria è stata quella al Col de la Loze all’Avenir 2023: prima di allora aveva fatto solo piazzamenti, secondo, quinto, terzo, quarto… Si vedeva che aveva qualcosa in più, eppure non aveva mai alzato le braccia. Questo perché non era preciso: commetteva sempre qualche errore tattico, di gestione dello sforzo o di posizione.

E come ti spieghi dunque questo cambiamento?

Credo sia semplice: fa parte della squadra migliore al mondo, la UAE Emirates. E ha vicino gente con tanta esperienza, uno su tutti Rafal Majka, col quale vedo che parla spesso. E poi si confronta molto con Piotr Ugrumov (tecnico della nazionale messicana, ndr). Lo segue dal 2021 ed è anche lui un uomo di esperienza. Non a caso, ho scelto l’Italia per correre coi giovani proprio perché qui s’impara molto.

Del Toro ha seguito moltissimo Majka durante questo Giro
Del Toro ha seguito moltissimo Majka durante questo Giro
Ti sei emozionato vedendolo in maglia rosa?

Eh – sospira Rodriguez – quando vinse l’Avenir, successo storico per noi, mi chiedevano perché non fossi emozionato. E io, come allora, rispondo che queste immagini nella mia testa le avevo già vissute. Me le immaginavo. Sapevo che prima o poi le avrebbe fatte e vissute. Magari non subito in questo Giro, ma ci sarebbe arrivato. Quindi in qualche modo non ho questo stupore, non sono del tutto sorpreso.

Un momento chiave è stata la reazione a Bormio. Il giorno prima si era staccato, poi ha risposto con una vittoria. E’ emersa la forza mentale del campione?

Quel giorno a Brentonico aveva perso del tempo, non so per quale motivo perché non mi intrometto, ma si è ripreso subito. E si è ripreso perché è giovane, perché Isaac ha un grande recupero. Posso immaginare che gli altri, che sono più esperti, abbiano gestito meglio il giorno di riposo (Brentonico veniva dopo il riposo, ndr), ma dopo quella faticaccia tutti si sono ristabilizzati e Isaac ha ripreso le sue forze. I livelli sono tornati quelli di prima del riposo.

Un punto di vista molto interessante…

Magari 20 anni fa non era possibile che un giovane facesse un Giro simile e che recuperasse così bene dopo una debacle, ma guardiamo anche a Giulio Pellizzari. Oggi con tutte le attenzioni che ci sono, i giovani rendono al meglio.

Del Toro e Pellizzari all’Avenir 2023. Quanto sono cresciuti da allora… (foto Tour Avenir)
Del Toro e Pellizzari all’Avenir 2023. Quanto sono cresciuti da allora… (foto Tour Avenir)
Torniamo alla tattica: hai citato l’esperienza di Del Toro al Giro della Valle d’Aosta. Anche lì salì sul podio, ma non vinse. Però un giorno recuperò oltre 4’ a Rafferty e ai primi…

Come ho detto prima è migliorato anche perché ha corso tanto in Italia. Voi stessi lo avete visto in azione in quel Valle d’Aosta. Era il più forte, ma non il più intelligente. Dormì un po’ quando partì la fuga buona. Adesso è stato spesso un gatto.

Magari è anche merito tuo se ora è migliorato, no?

Anche di Ugrumov… Diciamo che siamo soddisfatti. Ma la sua crescita non è finita. Ci fa sognare. E non sapete cosa significa per il Messico un atleta così. Il nostro Paese ha bisogno di eroi. Isaac ora è un punto di riferimento non solo per il ciclismo, ma per lo sport intero. Noi della Monex cerchiamo di far crescere i ragazzi, è il nostro DNA. Se poi ti capita un Del Toro capisci che puoi fare davvero qualcosa di buono. Non so cos’altro dire… (e qui traspare un po’ di orgoglio da parte di Rodriguez, ndr). Un anno prima dell’Avenir, Isaac aveva il femore rotto. Questa sua reazione racconta di una persona che sa superare le difficoltà e può essere un esempio per i ragazzi messicani.

Insomma, Alejandro Rodriguez se lo aspettava un Del Toro così?

Questo è il carattere di Isaac. Ricordo quando aveva 15 anni e reagiva con piglio alle difficoltà. E’ un leader e un leader sa leggere queste situazioni nella vita. Il giorno dopo che ha perso terreno rideva, perché sapeva che dentro di sé stava sfruttando una situazione positiva per lui. Ho pensato che era pazzo, ma evidentemente lui sapeva che si sarebbe ripreso e mi ha fatto capire che aveva qualcosa in testa… No, non credevo che avrebbe vinto il giorno dopo, ma sapevo che avrebbe fatto qualcosa. Quando ha detto: «Non ho niente da perdere», ho capito che avrebbe fatto bene. Perché chi non ha niente da perdere non ha limiti. E invece da perdere aveva la maglia rosa… Ma come ho detto, lui era così da quando era ragazzino.