Il fitting per Pozzovivo? Ne parliamo con Nalini

09.03.2022
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Una battuta di Pozzovivo tra le cose da fare prima di sentirsi completamente a posto alla Intermarché-Wanty-Gobert. «L’aspetto dei materiali. Il fitting dell’abbigliamento con Nalini, che per me non è banale, incluso il body da crono». Non basta una maglia con cui correre e Dio solo sa questa volta che fatica ci sia voluta per trovarla. Bisogna anche che sia perfettamente calzante. E Nalini cosa dice? In che modo lavorano con le squadre che seguono?

L’occasione per parlarne è una videoconferenza con Alessandra Agostini, responsabile marketing dell’azienda mantovana – lo sguardo severo ma la grande propensione al sorriso – e Martina Manzalini che segue direttamente i gruppi sportivi. Che cosa si fa quando la dotazione ai singoli corridori è completa e le linee di produzione si sono rivolte ad altro e di colpo arriva un atleta dell’ultimissima ora?

Da destra, Alessandra Agostini e Martina Manzalini a una prova del Nalini Road Series (foto Facebook/Nalini)
Da destra, Alessandra Agostini e Martina Manzalini a una prova del Nalini Road Series (foto Facebook/Nalini)

«Il lavoro con le squadre – spiega Agostini – inizia da lontano. Si comincia a parlare. Si valutano gli impegni economici e se si trovano l’accordo e la volontà di collaborare, è immediato e necessario un incontro in cui si parla di materiali. Abbiamo una gamma di modelli che viene rinnovata ed è dedicata all’uso dei pro‘, cui si aggiungono capi creati quasi da zero per le squadre. Vanno conciliate le esigenze tecniche e gli spazi commerciali. Posizionare tutti i marchi non è semplice. Non è semplice alla Intermarché perché sono tanti. E neppure al Team Dsm, dove si stavano provando tessuti nuovi e non facili da lavorare. Se la squadra vende gli spazi agli sponsor garantendo una determinata superficie, non è detto che starci dentro sia così semplice. Se gli interlocutori sono flessibili e capiscono che la qualità del prodotto viene prima delle esigenze commerciali è un conto. Altrimenti c’è da sudare…».

Si individua una collezione e si parte con la personalizzazione?

Si prepara prima un set di taglie, poi si raggiunge la squadra per prendere le misure. Martina con il Team DSM, Stella con la Intermarché. Un paio di giorni di lavoro per raggiungere la customizzazione corridore per corridore. Ogni squadra fa le sue scelte. Ci sono quelle che danno un prodotto ai professionisti e uno alle altre categorie. E altre, come la DSM che per far sentire tutti sullo stesso piano, ha previsto la stessa collezione per WorldTour, donne e continental.

I corridori non sono tutti uguali…

E’ complicato, ma abbiamo l’esperienza necessaria. C’è quello che ha bisogno della maglia S e del pantaloncino M. Ogni corridore ha i suoi capi su misura. Abbiamo sviluppato un software che elabora le misure ed è un bel vantaggio. Il problema semmai è che nella fase dell’anno in cui si fa il fitting, non sono tirati come quando iniziano le corse. Non tutti sanno valutare e accettano una maglia più stretta a dicembre. Alcuni sono bravi, altri li definiamo “capricciosi”.

Chi sono i corridori capricciosi?

Quelli che se un capo va bene per gli altri 25, loro chiedono comunque l’eccezione. Alla Intermarché c’è un italiano che chiedeva una modifica sul gambale. Voleva meno tessuto dietro al ginocchio e più spessore davanti. La modellista ha tentato in tutti i modi di fargli capire che per ottenerlo, avrebbe dovuto prevedere una cucitura dietro al ginocchio che gli avrebbe dato fastidio. Ma lui insisteva e alla fine glielo abbiamo fatto lo stesso.

Pozzovivo parla di body da crono: il vostro impegno passa anche per la galleria del vento?

Ad ora, viste le limitazioni Covid, abbiamo prodotto il body e lo abbiamo affidato alle squadre che hanno fatto i test in galleria del vento.

La necessità di accontentare un corridore come Pozzovivo in qualche modo crea difficoltà all’azienda?

Possiamo essere anche molto veloci. Lo dimostriamo, ad esempio, se uno dei nostri atleti vince una maglia importante e c’è da prepararla alla svelta. Per cui possiamo produrre due o tre kit completi anche in una sola settimana, ma sono operazioni che inchiodano l’azienda. Hai macchine da taglio che devono fermarsi da un lotto di 3.000 maglie per farne solo 6. Magari qualche consegna programmata potrebbe saltare. Il corridore che viene preso all’ultimo richiede una serie di considerazioni e una gestione moto attenta.

Quindi l’ideale è aver finito con le squadre prima della stagione agonistica e poi tornare alla produzione di tutti i giorni?

Esatto. Il fitting si fa normalmente a ottobre, anche se ad esempio la DSM è stata presa all’ultimo e lo abbiamo fatto a dicembre. Il primo kit deve essere pronto proprio per dicembre, quando c’è la presentazione della squadra. Poi ci sono le prime consegne per quando, ad esempio, si comincia a correre a gennaio.

Qual è l’utilità di avere delle squadre pro’ in termini di sviluppo?

I professionisti sono degli ottimi tester. Se un fondello va bene a loro, andrà bene anche agli amatori. Un capo che resiste ai tanti lavaggi di una maglia da pro’, non avrà problemi nella lavatrice di casa. Sono attenti al colletto e a dettagli che magari a un cicloturista non servono, ma accrescono il nostro know how.

Pozzovivo ha ricevuto un kit standard, la personalizzazione verrà semmai in primavera
Pozzovivo ha ricevuto un kit standard, la personalizzazione verrà semmai in primavera
Gli utenti cercano ancora le maglie replica dei team?

Sempre meno, purtroppo, anche perché forse manca il campione carismatico che renda la sua maglia un oggetto di culto. L’amatore si sta scollando dall’ambiente delle gare e non è un caso che ci siano grandi marchi di tendenza che non hanno squadre, ma fanno numeri molto alti.

Allora qual è la convenienza di avere queste squadre?

Il nostro titolare, Claudio Mantovani, ha un’affezione particolare per il mondo delle corse, perché anche suo fratello è stato corridore. Per questo investiamo sulle squadre, forse più per un aspetto sentimentale che per un effettivo ritorno.

Quanto materiale riceve un corridore?

Tutti i tipi di maglie, tre giacche, accessori, tutto quello che serve per le diverse tipologie di situazioni. Usano poco la calzamaglia. E non è detto che quel che ricevono a inizio anno basti per tutto l’anno. Per il consumo, ma anche perché magari prima del Tour si studia un cambio di grafica.

Avete le schede dei corridori con cui avete lavorato, come i telaisti hanno le loro misure?

Teniamo tutte le schede, ma il cambio dei modelli spesso rende necessario riprendere tutte le misure.

Quindi cosa si fa con Pozzovivo?

Per ora ha ricevuto la prima fornitura di materiale. Per il seguito, aspettiamo le indicazioni del team.

Sorride. Nonostante la grande concretezza della professionista, si capisce che far parte di questo mondo richieda elasticità e capacità di far fronte con immediatezza a situazioni imprevedibili. E tutto sommato uno scricciolo come Domenico non sarà una salita così dura da scalare.

Riprende dalla Spagna il viaggio di Pozzovivo. Ma che fatica…

15.02.2022
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Formalmente da ieri, giorno di San Valentino in cui festeggiava anche l’onomastico di sua moglie, Domenico Pozzovivo è diventato un corridore della Intermarché-Wanty-Gobert. Dieci giorni fa era andato da sé a prendersi la bici a Charleroi e da domani sarà in corsa alla Vuelta Andalucia-Ruta del Sol. Ma riavvolgendo il nastro, voi avete idea di cosa sia successo dal 29 novembre, quando Ryder Douglas lasciò liberi i corridori della Qhubeka-Nexthash? Ce lo siamo fatto raccontare da Raimondo Scimone, il suo agente, che al pari del piccolo lucano, non ha mai smesso di crederci.

«Per me oggi è il 2 gennaio – sorride l’emiliano – il 2021 è finito adesso, con l’ultimo obiettivo possibile finalmente raggiunto».

La collaborazione fra Pozzovivo e Scimone è iniziata nel 2005. A destra Valentina, moglie del lucano (foto Facebook)
La collaborazione fra Pozzovivo e Scimone è iniziata nel 2005, propiziata da Luca Mazzanti

La lunga attesa

La storia è complessa. Mentre tutti i corridori lasciati liberi dal team sudafricano si sono affrettati a trovare una nuova sistemazione, Pozzovivo ha scelto di dare fiducia al team e ha continuato ad allenarsi come se tutto fosse normale.

«Le ragioni per cui ha aspettato tanto – spiega Scimone – sono state fondamentalmente due. La prima è che in quella squadra si trovava bene. Domenico nota le cose che non vanno, non le manda a dire, ma lì disponeva di ottimo materiale e di un bel gruppo di lavoro. E poi c’era un contratto economicamente vantaggioso che si sarebbe rinnovato se la squadra avesse proseguito l’attività. Solo che il tempo passava. Dovete sapere che “Pozzo” è rispettato da tutti, ma poi quando si scendeva nel pratico, qualcuno discuteva per il fatto dell’età, qualcun altro per la posizione in bici dovuta all’incidente. Uno mi ha anche suggerito di farlo smettere. Ma siccome fino a metà novembre c’era la possibilità che Qhubeka facesse una professional, abbiamo aspettato. In realtà ci guardavamo già intorno, bisogna sempre farlo, ma la ricerca vera è iniziata quando Ryder Douglas ha mollato la presa».

Il confronto del Lombardia gli ha fatto capire di avere ancora qualcosa da dare
Il confronto del Lombardia gli ha fatto capire di avere ancora qualcosa da dare
In che direzione vi siete mossi?

Inizialmente verso squadre con organico non completo. Poi quelle cui mancasse un uomo per il Giro d’Italia, che per Domenico è sempre stato la corsa più importante. L’idea di essersi dovuto ritirare e lasciarlo dopo una settimana come nel 2021 non gli andava giù. E trovo che tornarci sia un’ambizione più che lecita, visto che delle sette top 10, solo una l’ha fatta alla Vuelta e le altre sono del Giro.

E quel suggerimento di farlo smettere?

Non abbiamo avuto bisogno di chiarirci, perché lo avevamo già fatto. Gli avevo detto di decidere liberamente e di sentirsi libero da ogni condizionamento nei miei confronti. Può smettere quando vuole e lo sa da tempo. Invece alla fine del Lombardia disse la frase che faceva capire che non ci pensasse minimamente.

Che frase?

«Questi giovani vanno come moto – mi disse – però oggi sulla salita su cui di solito faccio i test, pur andando in scioltezza ho fatto i wattaggi migliori di sempre, anche di quando la faccio a tutta». E il senso era che i vari Pogacar e gli altri lo stanno costringendo a migliorare e gli stanno allungando la carriera. Quindi siamo andati avanti. Il fatto di firmare tardi era qualcosa che avevamo già sperimentato.

Pozzovivo debutta al UAE Tour 2020 con la maglia NTT, alla ripresa dall’incidente di agosto
Debutta al UAE Tour 2020 con la maglia NTT, alla ripresa dall’incidente di agosto
Già nel 2020, alla ripresa dall’incidente, era successo qualcosa del genere, vero?

Quando venne fuori il progetto NTT, con Riis all’interno in un ruolo importante, ci arrivò l’okay verbale il giorno di Natale del 2019 e la firma il 27 dicembre, per non incappare nella regola dell’Uci per cui non si potrebbe firmare un contratto dopo il primo gennaio. Se non avessimo firmato quel contratto, probabilmente Domenico avrebbe smesso lì.

Quindi di base anche lui era tranquillo?

A novembre mi disse: «Raimondo, mi hai venduto quando ero zoppo. Perciò, ora sto bene, che problemi dovresti avere?». Non è facile avere la voglia di spingere ancora, evidentemente ce la siamo trasmessa a vicenda. Perché lui nel frattempo lavorava come se fosse tutto normale, ma con un mese di anticipo. Ha a febbraio i watt che di solito raggiunge a marzo. L’unica differenza è stata che, anziché andare sul Teide a Natale con Valentina, c’è andato da solo la settimana dopo per 12 giorni, passando un Natale normale in famiglia.

Finché l’occasione è arrivata…

A un certo punto si è capito che si andava materializzando qualcosa. C’era l’inghippo della regola UCI, bisognava aspettare che si riunissero per deliberare. Da un lato ero confidente che si superasse, ma insieme mettevo il pepe al manager della squadra perché facesse pressione. In fondo rischiavano di pagarlo senza farlo correre. E alla fine il contratto è stato firmato venerdì 11 febbraio e registrato il 14.

In attesa delle foto ufficiali, sul suo account Instagram c’è già da due giorni il logo del team
In attesa delle foto ufficiali, sul suo account Instagram c’è già da due giorni il logo del team
Ci hai sempre creduto?

Al 100 per cento, perché la logica dice che Pozzo dove lo metti sta. Trovato l’accordo, problemi non ce ne sono. Ci potevano essere altre squadre, comprese due professional, ma la WorldTour offre un calendario di livello che mette al riparo da ogni imprevisto. Scordiamoci il discorso economico, che comunque è dignitoso. Ci sono il calendario e lo spazio per correre bene. Però ci sarebbe, se posso, una persona da ringraziare…

Di chi si tratta?

Ero a telefono con Valentino Sciotti. Si parlava fra appassionati di vini e quando mi ha chiesto come stessi, gli risposi che avevo il cruccio di Pozzo ancora per aria. Disse che non era possibile e grazie a lui si è aperto il discorso con Israel-Premier Tech e Intermarche-Wanty (la Vini Fantini compare fra gli sponsor 2022 di entrambi i team, ndr). Quando è andato alla presentazione della squadra belga, mi ha chiesto se lo autorizzavo a spendere una parola per Domenico e di fatto è nata questa trattativa. Cercavano un corridore capace di fare bene al Giro e alla fine abbiamo chiuso anche in fretta.

Hai gestito tu oppure c’è sempre stato il contatto con Domenico?

Ad ogni passo, devo informare il mio cliente. Deve esserci un dialogo continuo, anche se dopo tanti anni (Scimone e Pozzovivo collaborano dal 2005, ndr) bastano uno sguardo o un whatsapp.

Il primo obiettivo del nuovo team con Pozzovivo sarà il Giro d’Italia
Il primo obiettivo del nuovo team con Pozzovivo sarà il Giro d’Italia
Quale reazione ha avuto quando gli hai comunicato che era fatta?

E’ stato un momento importante emotivamente. Ha cambiato tono di voce, ma si sentiva che era contento. Poi è iniziata la fase dell’attesa. Si è spazientito per le lungaggini dell’Uci, perché lui era pronto per correre. Da lì la corsa a Charleroi per prendersi la bici. Per uno che ha avuto il suo incidente, abituarsi alla posizione da strada e da crono è decisivo. Soprattutto per la crono è un gran meticoloso.

Domani si comincia?

Ieri alle 22 era a Malaga e ha annunciato che avrebbe iniziato a correre. Si è fatto scattare la foto da un meccanico (immagine di apertura, ndr). Se mi sentite dalla voce, sono contento anche io. Dopo tanti anni di collaborazione, si diventa anche amici. Può essere limitante, ma preferisco considerarlo un privilegio di questo tipo di attività. Oggi per me è il 2 gennaio. Adesso posso iniziare a programmarmi i viaggi per le prossime corse.

Ghirmay 2020

Minali, sei pronto a scommettere su Ghirmay?

05.10.2021
5 min
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C’è qualcosa che possiamo sapere in più su Biniam Ghirmay Hailu, vicecampione del mondo degli U23? Forse sì, anche se il suo nome nel ciclismo internazionale è gia un trend topic, ma abbiamo voluto provare a sentire chi lo conosce bene. E che prima della rassegna iridata ha fatto una scommessa con lui sul piazzamento finale.

Riccardo Minali è compagno del 21enne eritreo alla Intermarché Wanty Gobert: da agosto (dopo il passaggio dell’africano nella formazione belga) sono tornati ad essere nella stessa formazione dopo l’esperienza assieme l’anno scorso alla Delko.

«Per me è un fenomeno – dice – veramente. E’ molto veloce, tiene alla grande sulle salite di cinque chilometri e forse più. Ha un gran futuro, gli viene tutto molto semplice. È cresciuto nel centro Uci e nel 2018 da junior riuscì a battere l’imbattibile Evenepoel (che quell’anno conquistò 23 vittorie internazionali, ndr). Spero che non lo brucino e lo facciano maturare a dovere».

Il velocista veneto è fresco reduce dal Sparkassen Musterland Giro – semiclassica tedesca disputata il 3 ottobre che quest’anno è partita da Enschede in Olanda – e in questo ultimo scorcio di 2021 ha ancora qualche gara da disputare. E con loro la possibilità (e speranza) di guadagnarsi la riconferma o un nuovo ingaggio per l’anno prossimo.

Ghirmay Leuven 2021
L’argento iridato di Biniam Ghirmay è la prima medaglia maschile africana alla rassegna ciclistica mondiale
Ghirmay Leuven 2021
L’argento iridato di Biniam Ghirmay è la prima medaglia maschile africana alla rassegna ciclistica mondiale
Riccardo il tuo calendario finale cosa prevede?

Ho ancora tre corse sicure. Milano-Torino, Gran Piemonte e Serenissima Gravel. Quest’ultima però sappiamo che è una gara sui generis. Potrei correre anche il Giro del Veneto ma è da decidere. Spero comunque di fare bene perché la forma c’è.

Queste gare le correrai sapendo della tua attuale situazione contrattuale?

Ti dico la verità. Le farò col coltello fra i denti. Come del resto ho fatto da due mesi a questa parte, prima alla Vuelta e poi nelle ultime corse al Nord. Non ho ancora in mano un ingaggio per l’anno prossimo. O meglio, non credo che, salvo cambiamenti dell’ultimo istante, sarò riconfermato qui in Intermarché. So che stavano pensando ad altre soluzioni però aspettiamo, qualche contatto ce l’ho avuto. Onestamente non mi vedo senza squadra l’anno prossimo.

Che stagione è stata finora con la formazione belga?

È stata una buona annata, mi trovo benissimo. Sono migliorato tanto, è il primo anno che faccio le cose come Dio comanda. Ho fatto tanti buoni piazzamenti, diverse top ten alla Vuelta. Ad esempio nell’ottava tappa (vinta da Jakobsen, ndr) stavo bene, ero in ottima posizione ma ho dovuto fare i salti mortali per non finire sulle transenne negli ultimi 200 metri. Ho chiuso dodicesimo, peccato. Pensate che nei miei primi quattro anni da professionisti non avevo mai disputato un grande giro e quest’anno ne ho fatti due. Giro d’Italia e Vuelta, entrambi portati a termine, che non è semplice, ve lo assicuro. Queste due gare mi hanno fatto fare un salto di qualità.

Minali Intermarché 2021
Per Riccardo Minali una buona stagione, ma dove lo ritroveremo nel 2022?
Minali Intermarché 2021
Per Riccardo Minali una buona stagione, ma dove lo ritroveremo nel 2022?
Facciamo un rapido bilancio guardando le tue precedenti squadre.

All’Astana sono riconoscente perché mi ha fatto passare professionista (nel 2017, ndr). Ho fatto due anni di apprendistato, dove avevo tanto da imparare ma non era una formazione adatta ai velocisti, erano più da giri a tappe. In Israel (all’epoca Professional, ndr) ho vissuto l’annata peggiore di sempre perché ho avuto diversi infortuni ed ho sempre rincorso la condizione migliore senza mai trovarla. L’anno scorso in Nippo Delko è stata una stagione di transizione. Avevamo un determinato programma agonistico che poi, per un motivo o l’altro, non è stato portato a termine.

Torniamo a Ghirmay, come ti trovi con lui?

È un bravissimo ragazzo, quando è arrivato ad agosto è stato accolto bene da tutti. Ho un buonissimo rapporto con lui. È calmo ma in bici va forte, ha grinta e non guarda in faccia nessuno. Ha voglia di imparare e crescere. È molto metodico in allenamento e anche giù dalla bici è molto preciso, come sull’alimentazione. Però sono riuscito a farlo cedere (ride, ndr). Vi racconto questo aneddoto.

Ghirmay Laigueglia 2020
Biniam Ghirmay, il suo primo squillo al Laigueglia 2020, fra Rosa e Ciccone (poi vincitore su di lui)
Ghirmay Laigueglia 2020
Biniam Ghirmay, il suo primo squillo al Laigueglia 2020, fra Rosa e Ciccone (poi vincitore su di lui)
Spiegaci, siamo curiosi.

Il 12 settembre abbiamo corso il Gp Fourmies e alla sera siamo andati a Charleroi perché avremmo poi corso in Belgio. Dovevamo cenare, io ho proposto una pizza perché era più facile trovarla. Lui invece non voleva mangiarla, perché non la riteneva adatta al suo programma di avvicinamento al Mondiale. Voleva riso e pollo.

Come è andata a finire?

Alla fine lo convinsi ma mi disse tra il serio e il faceto “fra due settimane ho il Mondiale e se vado male sarà colpa tua”. Io accettai la scommessa. Gli risposi invece che avrebbe vinto o comunque fatto una grande corsa. E che se fosse andata così avrebbe dovuto dedicarmi pubblicamente la vittoria o la medaglia conquistata. Alla fine lo ha fatto solo nella chat della squadra e rideva di quell’episodio.

Quindi per te non è stata una sorpresa vederlo sul podio.

Assolutamente no, non avevo altri favoriti tranne lui. Ne ero certo che sarebbe andato fortissimo, gliel’ho ripetuto ancora prima della gara. Anzi devo dire che un po’ mi stupisce vederlo secondo perché io lo avevo pronosticato vincente. Poi merito a Baroncini che ha fatto un grande numero e tanto meglio per l’Italia però lui era lì. Vi assicuro che Ghirmay fra qualche anno sarà uno dei migliori in circolazione.

Debuttare al Giro a 33 anni. Le storie di Pasqualon

29.05.2021
5 min
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Tra i 58 debuttanti del Giro d’Italia di quest’anno c’era anche Andrea Pasqualon. Non solo, ma lui era anche il più esperto di questi con i suoi 33 anni e 127 giorni al via da Torino. Velocista atipico (anche ieri era in fuga verso l’Alpe di Mera), il corridore della Intermarché-Wanty-Gobert ciclisticamente parlando è molto più “straniero” che italiano. O almeno lo era fino a questo Giro.

Andrea Pasqualon ai massaggi dopo la frazione di Stradella
Andrea Pasqualon ai massaggi dopo la frazione di Stradella
Andrea, dicevamo debuttante al Giro a 33 anni suonati…

Eh già! Eccomi qui finalmente. Le squadre con cui militavo non mi portavano! Prima con la Wanty non ci invitavano, adesso che siamo WorldTour dobbiamo partecipare ed è abbastanza ovvio che un italiano che corre in un team belga sia portato al Giro. 

Tu corri all’estero già da un po’…

Alla Roth, una professional, non si facevano i grandi Giri. E quando ero con Reverberi al Team Colnago probabilmente ero troppo giovane ed inesperto per esserci. Avevo 21 anni. Però prima del Giro ho fatto tre Tour de France.

E infatti proprio di questo volevamo parlare. Eterna domanda: che differenze hai trovato tra le due corse?

Lo stress – risponde secco Pasqualon – al Tour ce n’è tantissimo ed è in tutto. Qui spesso si parte più tranquilli, al Tour per andare in fuga c’è una lotta totale. Anche se devo dire che anche qui al Giro più volte abbiamo lottato tantissimo. Verso Sega di Ala c’è voluta più di un’ora prima che la fuga partisse. E poi cambia il discorso mediatico e della gente. Al Tour quando sali sull’Alpe d’Huez c’è uno scenario unico. Anche se mi rendo conto che qui si risente ancora del Covid e il meteo non ha aiutato. Penso al tappone dolomitico dimezzato, alle presenze limitate sullo Zoncolan.

Pasqualon in fuga verso Sega di Ala è passato davanti a casa sua, Tesero (Tn)
Pasqualon in fuga verso Sega di Ala è passato davanti a casa sua, Tesero (Tn)
Cosa ti è piaciuto di questo Giro?

Mi è piaciuto che si vive con un po’ più di relax e questo consente delle tappe con più tattica, al Tour tutto è più calcolato. Qui invece la fuga spesso è arrivata. C’è più spazio per le inventive.

Se dieci anni fa Reverberi (diesse della Colnago) ti avesse fatto esordire, come sarebbe stato il tuo debutto?

Credo un po’ più facile. Dieci anni fa le medie erano un po’ più basse. Adesso sono tutti molto preparati, c’è la massima dedizione anche per le tappe più facili. Tra diesse e corridore c’è un rapporto diverso in gara. Sì, anche all’epoca già c’erano le radioline, ma adesso in ammiraglia c’è una tecnologia pazzesca tra App, software, tablet e di conseguenza la corsa è molto più tenuta sotto controllo. Per altri aspetti sarebbe stato invece per me un Giro più difficile. Adesso ho più esperienza. Vivo la corsa con più tranquillità. E tutto sommato quando decido di andare in fuga ci riesco.

Eri sia in quella di Sega di Ala che in quella verso l’Alpe Mera…

Sì, ma le ultime fughe sono andate via perché alcune squadre volevano così e non perché i corridori siano scappati di forza. Bora-Hansgrohe e Ineos-Grenadiers, ma soprattutto la Bora per difendere la maglia ciclamino di Sagan, hanno fatto il blocco davanti al gruppo. Nella tappa più lunga per esempio ho provato ad andare in fuga, avrò fatto 30 scatti, ma non ci sono riuscito, poi un mio compagno ne ha fatto uno e ci è entrato. Perché? Perché in quel momento hanno fatto il blocco, non facevano passare in testa al gruppo. Ho provato a rientrare dopo ma avevano già 200 metri e non sono più riuscito ad agganciarmi. Se io fossi in maglia ciclamino lotterei fino alla fine, ma evidentemente a loro va bene così.

Però! Dalla tv certe dinamiche si colgono meno, molto meno. Torniamo al tuo debutto. C’era una tappa che avevi cerchiato in rosso?

Sì, quella di Termoli. Lì ho fatto quinto, speravo almeno nel podio. Eravamo abbastanza ad inizio Giro e in molti avevano buone gambe, magari fosse arrivata adesso sarebbe stata diversa.

Pasqualon non ama fare gruppetto e infatti a Cortina, pur essendo un velocista, è arrivato 37°
Pasqualon non ama fare gruppetto e infatti a Cortina, pur essendo un velocista, è arrivato 37°
Perché?

Perché c’era quello strappo di 500 metri prima dell’ultimo chilometro, poi il falsopiano dove rilanciare e infine il rettilineo per fare la volata. Un finale duro come quelli che piacciono a me, perfetto per le mie caratteristiche. 

E il gruppetto?

Al Tour si fa molto poco, si forma quando il corridore proprio è sfinito e scivola indietro. Al Giro invece lo chiamano proprio, una cosa che ho scoperto qui. Ci sono quei 30-40 corridori che trovano un accordo e si chiama. Sinceramente non mi piace molto fare gruppetto. Lo faccio se il giorno dopo c’è una tappa particolarmente adatta a me e quindi cerco di risparmiare.

Tra pochi chilometri terminerà questo Giro, cosa ti porti via?

Ho scoperto di avere tanti tifosi per le strade ed è stato particolare. Bello. Sulle strade urlavano il mio nome e cognome in quasi tutte le tappe, al Nord soprattutto, ma anche Sud. Credevo che non mi conoscessero e questo mi rende fiero della mia carriera. Sapete, io non sono un corridore come poteva esserlo Pozzato che era spesso in tv e passava da eroe. Io sono sempre stato poco considerato dalla tv, dai giornalisti e in questo Giro mi sono accorto che non è così. Ho scoperto che molti si ispirano al tipo di corridore che sono. Ho ricevuto molti complimenti nelle interviste della Rai e di Eurosport per quello di positivo che trasmetto.

Tappa dopo tappa il pubblico è andato ad aumentare
Tappa dopo tappa il pubblico è andato ad aumentare
Alla fine sei un italiano al Giro. Il Tour non ti dà quella empatia o visibilità che può darti l’Italia…

Vero, il Giro è nostro. Gli italiani amano il Giro. Pensavo che il Tour fosse l’olimpo del ciclismo e che fosse così anche per il pubblico italiano. Invece mi sto accorgendo che se dico alla gente che ho fatto tre Tour gliene frega poco. Se invece gli dico che sto correndo il Giro: strabuzzano gli occhi e mi fanno: ma dai!

E quindi “ci” piace questo Giro d’Italia?

A questo punto dico che il Giro mi piace più del Tour e se ne prossimi anni ho la possibilità di scegliere quale fare scelgo il Giro. E poi vuoi mettere come si mangia, come sono belli gli alberghi e l’affetto della gente?

Effetto Mariposa Caffélatex meccanici Intermarché

Effetto Mariposa con la Intermarché-Wanty-Gobert

12.04.2021
3 min
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A partire da questa stagione Effetto Mariposa è sponsor tecnico della IntermarchéWanty – Gobert, formazione belga che proprio quest’anno ha fatto il suo ingresso ufficiale nel WorldTour. Il team è composto prevalentemente da corridori belgi e francesi, ideali per le corse del nord Europa. Fra loro però troviamo anche una buona rappresentanza italiana grazie ai nostri Pasqualon, Petilli, Rota e Minali. Un po’ d’Italia è presente poi nello staff tecnico grazie a Valerio Piva che ricopre ruolo di direttore sportivo.

Cercati dal team

A raccontarci come è nata la collaborazione con il team belga è Alberto De Gioannini, Presidente e titolare di Effetto Mariposa: «La scorsa estate siamo stati contattati da Mikey Von Kruiningen, responsabile dei meccanici della Intermarché-Wanty-Gobert, che ci ha chiesto la possibilità di poter provare Caffélatex, il nostro sigillante per pneumatici. Nella sua mail ci raccontava come già dal 2019 il tubeless si stava sempre più facendo spazio fra i team professionistici a discapito del tubolare ed erano quindi alla ricerca di un sigillante affidabile. Hanno fatto la stessa richiesta ad altre aziende produttrici di sigillanti, ma volevano provare anche il nostro. Abbiamo naturalmente risposto positivamente alla loro richiesta. A novembre siamo stati nuovamente ricontattati dalla squadra – prosegue lo stesso De Gioannini – e ci hanno comunicato che dopo una serie di test effettuati sul campo, il Caffélatex era risultato in assoluto il sigillante migliore».

Effetto Mariposa Caffélatex
Il sigillante per pneumatici Caffélatex
Effetto Mariposa Caffélatex
Caffélatex è il sigillante per i pneumatici prodotto da Effetto Mariposa

La fornitura di Effetto Mariposa

I meccanici della Intermarché-Wanty-Gobert hanno a loro disposizione, oltre al sigillante Caffélatex, anche Caffélatex Tubeless Strip, un nastro para-nipples tubeless molto leggero, a prova di foratura e trasparente, che rende le conversioni tubeless rapide e facili. Da non dimenticare poi la valvola Caffélatex Tubeless Valve ideale per ogni tipo di ruota tubeless. Con la sua base modulare, si adatta facilmente a qualsiasi profilo di cerchio.

Parola di meccanico

Mikey Von Kruiningen, responsabile dei meccanici del team, ci ha fornito un suo feedback in merito.

«Abbiamo utilizzato i prodotti Effetto Mariposa in tutte le corse fin qui disputate, in particolare per le gare in Belgio che prevedono uno stress notevole per le coperture. Il risultato è stato eccezionale. Abbiamo avuto in tutto una sola foratura. Siamo sempre più convinti della scelta di orientarci verso il tubeless ed avere al nostro fianco un partner affidabile come Effetto Mariposa per noi meccanici, ma soprattutto per i nostri ciclisti, è una garanzia di sicurezza assoluta».

Andrea  Pasqualon Gent Wevelgem 2021
Andrea Pasqualon impegnato all’ultima Gand-Wevelgem
Andrea  Pasqualon Gent Wevelgem 2021
Andrea Pasqualon della Intermarché-Wanty-Gobert impegnato alla Gand-Wevelgem 2021

Occasione per migliorarsi

Per Effetto Mariposa non si tratta della prima esperienza nel mondo dei professionismo. In passato c’erano state le collaborazioni a livello di categoria Professional con le formazioni italiane Vini Fantini e Bardiani. Con la Intermarché-Wanty-Gobert arriva il salto nel WorldTour a conferma della riconosciuta validità dei prodotti Effetto Mariposa. L’azienda si aspetta naturalmente di ricevere dal team feedback importanti per migliorare ulteriormente i propri prodotti ed eventualmente per realizzarne di nuovi.

Effetto Mariposa Giustaforza 2-18
La chiave dinamometrica Giustaforza
Effetto Mariposa Giustaforza 2-18
Giustaforza è la chiave dinamometrica di Effetto Mariposa

C’è anche Giustaforza

Ricordiamo che Effetto Mariposa è specializzata nella realizzazione di chiavi dinamometriche, accessori per pneumatici tubeless e per tubolari, pellicole protettive e molto altro. Tra questi merita sicuramente una menzione Giustaforza, la prima chiave dinamometrica sviluppata espressamente per il ciclismo. Dalla sua realizzazione sono passati oltre dieci anni ma ancora oggi continua ad essere un punto di riferimento nel settore delle chiavi dinamometriche.

effettomariposa.eu