Francesco Busatto è nato l'1 novembre 2002 a Bassano del Grappa ed abita a Mussolente (foto Fan Club Busatto)

Busatto tra fan club e compleanno prima di partire con la Alpecin

06.11.2025
5 min
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La serata col fan club di venerdì scorso ha tirato la volata al suo 23esimo compleanno del giorno successivo. Ad inizio novembre la modalità “off season” di Francesco Busatto è già ben attivata, apposta per trascorrere qualche ora assieme a tifosi ed amici. Da Liegi è arrivato pure il mitico Florio Santin, riferimento imprescindibile in Belgio per gli italiani e che cura la sezione locale dedicata al pro’ veneto. Il tempo dei bilanci è anche l’occasione stavolta anche per guardare al futuro che sarà con i colori della Alpecin-Deceuninck.

Manca ancora l’annuncio da parte della nuova squadra ed è singolare che ancora non sia arrivato, ma il suo trasferimento è un segreto di Pulcinella che ormai circola da diversi mesi. Incontrammo Busatto al Tour de Pologne e ci confidò che il passaggio nel team di Van der Poel e Philipsen era cosa fatta, però l’Intermarché-Wanty aveva in quel momento (ed ha tutt’ora) altre questioni più scottanti da risolvere legate alla fusione con la Lotto.

Forse in tutto ciò, tutte le parti in causa stanno attendendo che si sblocchi qualcosa per ufficializzare il passaggio di Francesco. Nel frattempo lui ha salutato e ringraziato la ex squadra attraverso un post su instagram, ricordando come l’esperienza di tre anni, prima nel devo team poi nella formazione WorldTour, sia stata indimenticabile e fondamentale per la sua crescita.

Busatto aveva trovato l'accordo con la Alpecin prima che ad agosto si parlasse della fusione Lotto-Intermarché
Busatto aveva trovato l’accordo con la Alpecin prima che ad agosto si parlasse della fusione Lotto-Intermarché
Busatto aveva trovato l'accordo con la Alpecin prima che ad agosto si parlasse della fusione Lotto-Intermarché
Busatto aveva trovato l’accordo con la Alpecin prima che ad agosto si parlasse della fusione Lotto-Intermarché

Giocata d’anticipo

Lo spettro dell’unione tra Lotto ed Intermarché ha cominciato a profilarsi attorno a metà stagione. Una fusione tra due team, lo abbiamo detto tante volte e a maggior ragione di questa entità, non è mai una notizia necessariamente positiva. Al di là dello status che prenderà il nuovo team (si lavora per mantenere la licenza WorldTour), il grosso guaio sono gli esuberi di atleti e staff da gestire, tenendo conto che entrambe hanno un devo team. In questo senso Busatto è riuscito ad oltrepassare l’ostacolo.

«Avevo il contratto in scadenza – spiega il ragazzo di Mussolente – ed avevo iniziato a guardarmi attorno, anche perché avevo ricevuto diverse proposte per il 2026. Personalmente non ho avuto troppe preoccupazioni per la chiusura della Intermarché, perché in pratica avevo già trovato la sistemazione prima delle voci relative anche alla fusione. Tuttavia mi è dispiaciuto vedere e vivere quel clima di poca serenità tra compagni, meccanici, massaggiatori e altre figure.

«Non è bello né semplice andare avanti – prosegue – quando non sai bene come sarà il futuro. Mi sono messo nei loro panni e non è una bella sensazione, anche perché non ci si aspettava una situazione del genere. E’ vero che abbiamo sempre avuto qualche problema di budget, ma è anche vero che la squadra è sempre stata in crescita. Ora spero per chi ancora non è sistemato che la situazione si risolva per il meglio».

Ottimizzare la crescita

Se il presente per Busatto parla ancora di recupero psicofisico, il prossimo biennio in Alpecin sarà focalizzato sulla definitiva consacrazione. I numeri ci sono tutti, ad esempio, per cercare la sua prima vittoria da pro’ e non solo.

«Quando abbiamo parlato – racconta – mi hanno spiegato le loro intenzioni nei miei confronti. Sono stati abbastanza chiari e diretti. Vorrebbero farmi diventare un corridore per le classiche più impegnative e dure laddove non ci sarà Van der Poel. Diciamo che dall’Amstel in poi, loro puntano su di me. Naturalmente sono molto contento della considerazione e spero di poterli ripagare in fretta.

«Credo – continua Francesco – che la Alpecin sia l’ambiente giusto per fare un bel salto di qualità. L’Intermarché è stata perfetta per crescere, però ora so che posso raccogliere di più o fare ulteriormente meglio. Avrò tanti campioni al mio fianco ed una squadra più improntata sulle classiche adatte a me e in generale. Ovviamente so che devo essere pronto ad essere un supporto importante per i compagni e anche questo è bello stimolo».

La Alpecin punta su Busatto per le classiche più dure in cui non sarà presente Van der Poel
La Alpecin punta su Busatto per le classiche più dure in cui non sarà presente Van der Poel
La Alpecin punta su Busatto per le classiche più dure in cui non sarà presente Van der Poel
La Alpecin punta su Busatto per le classiche più dure in cui non sarà presente Van der Poel

Ritiri e debutto

Nei reiterati paradossi del ciclismo ipermoderno, contrattualmente Busatto è ancora della Intermarché fino al 31 dicembre, ma in pratica può già partecipare ai raduni e ritiri della Alpecin che inizieranno fra qualche settimana pedalando sulla nuova bici ed indossando la divisa della ex squadra.

«Prima di firmare – aggiunge – avevo sentito qualche collega che corre già in Alpecin o che ci era stato. E’ stato però giusto uno scrupolo perché ero già convinto di aver fatto la scelta giusta, vedendo anche i tanti ragazzi che sono andati lì e hanno fatto un bello step in avanti. Insomma, tutto tornava perfetto per me.

«Il primo ritiro – conclude Busatto – lo faremo in Spagna a Benicasim dall’8 al 18 dicembre. Laggiù dovremmo anche stilare una bozza del mio calendario e molto probabilmente il mio 2026 potrebbe iniziare dall’Australia, proprio come ho fatto quest’anno. Sono pronto e motivato per cominciare col nuovo gruppo».

Il Lombardia 2025, Simone Petilli

Petilli dice addio: «Un viaggio incredibile che auguro a tutti»

18.10.2025
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COMO – Il Lombardia, come tutto il mese di ottobre in generale, ha visto la conclusione di tante carriere. Storie diverse legate insieme dalla passione verso il ciclismo, uno sport che ha donato tanto a ognuno di loro. A Como, al via dell’ultima Classica della stagione, il saluto del gruppo e del pubblico ha abbracciato diversi protagonisti che negli anni si sono messi alla prova sulle strade di tutto il mondo. Tra di loro c’è anche Simone Petilli

Per lui il Lombardia è stata una corsa speciale, l’ultima come per tanti altri, ma per un ragazzo che è nato sulla sponda lecchese del lago la Classica delle Foglie Morte acquista un significato differente. Profondo. 

L’abbraccio di parenti e amici

Il pullman dell’Intermarché-Wanty è nascosto dietro gli altri, in una vietta chiusa dove il pubblico fatica ad arrivare. A qualche metro da loro ci sono i mezzi del UAE Team Emirates e la folla attende che Tadej Pogacar e il suo ciuffo scendano quei pochi gradini. Così davanti al pullman della formazione belga ci sono pochi appassionati, ma tutti aspettano l’arrivo di Simone Petilli. Il lombardo nel frattempo è al foglio firma a salutare parenti e amici. 

«Insomma – ci racconta appena tornato – è l’ultima corsa della mia carriera. Fa uno strano effetto dirlo, però sono contento di terminare questo viaggio lungo dieci anni sulle strade di casa. Probabilmente me ne renderò conto con il passare dei giorni, però sono contento e soprattutto fiero di concludere la mia carriera dove tutto è nato».

Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Ecco Petilli al foglio firma del Lombardia, pronto per le foto di rito alla sua ultima corsa in carriera
Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Ecco Petilli al foglio firma del Lombardia, pronto per le foto di rito alla sua ultima corsa in carriera
Che viaggio è stato?

Bello, non mi sono quasi reso conto di quello che ho fatto in questi dieci anni da professionista, però ne sono più che orgoglioso. Auguro tutto ciò a qualsiasi ragazzo che inizi a correre in bici, auguro anche di vincere tante corse. Ho avuto la fortuna di conoscere tanti campioni in carriera e ognuno di loro mi ha dato qualcosa. 

Chi è quello che ti ha colpito maggiormente?

Tadej (Pogacar, ndr) avendo vinto insieme a lui la sua prima corsa alla Volta Ao Algarve nel 2019. Inoltre in questi anni siamo sempre rimasti in ottimi rapporti. Ma ce ne sono tantissimi altri, come Rui Costa, Diego Ulissi, Fabio Aru. 

Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Petilli è stato uno dei due corridori dell’Intermarché a concludere il Lombardia, terminato all’87° posto
Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Petilli è stato uno dei due corridori dell’Intermarché a concludere il Lombardia, terminato all’87° posto
Un aggettivo per ognuno di loro?

Dei campioni veri, direi: incredibili. 

E per Simone che viaggio è stato? 

Forse avrei augurato a me stesso sicuramente qualche risultato in più e qualcosa di meglio. Però se potessi tornare indietro non cambierei nulla perché grazie a questi dieci anni sono diventato quello che vedete oggi. Mi sono formato, ho accumulato tantissima esperienza e sono felice di questo

Vuelta Espana 2025, Simone Petilli, Fabio Aru
Vuelta 2025, Simone Petilli insieme a Fabio Aru, i due hanno corso insieme al UAE Team Emirates nel 2018 e nel 2019
Vuelta Espana 2025, Simone Petilli, Fabio Aru
Vuelta 2025, Simone Petilli insieme a Fabio Aru, i due hanno corso insieme al UAE Team Emirates nel 2018 e nel 2019
Cosa ti hanno donato questi dieci anni?

Tantissime persone, amici, campioni e soprattutto a non mollare mai. Non c’è un momento particolare, ho tantissimi ricordi piacevoli. Il ciclismo in questi anni è cambiato tanto, sono tutti più professionali e il livello medio si è alzato parecchio. D’altro canto devo ammettere che lo spettacolo che viene offerto agli spettatori sulle strade e a casa è aumentato parecchio. Ogni corridore merita dei sinceri complimenti, siamo tutti parte di questo progresso. 

Hai già pensato al post carriera?

Vorrei rimanere nell’ambiente. Ho studiato Scienze motorie e Scienze tecniche dello sport all’università, quindi mi vedrei bene in un ruolo di preparatore o coach. 

Volta ao Algarve 2019, Pogacar vince la sua prima corsa da pro’, l’abbraccio con Petilli è l’inizio della storia
Volta ao Algarve 2019, Pogacar vince la sua prima corsa da pro’, l’abbraccio con Petilli è l’inizio della storia
Qual è anche un po’ la filosofia che ti piacerebbe seguire?

Vorrei unire le mie esperienze da corridore a quello che ho studiato sui libri. Insomma, mettere insieme teoria e pratica, aspetto che nel ciclismo di oggi è fondamentale e che non tutti hanno. 

Com’è stato correre e studiare insieme?

Ho capito cosa c’è dietro un allenamento, una performance e questo mi ha dato una mano nel corso degli anni. Pedalare e studiare mi ha permesso di capire e di riuscire a distrarmi nei momenti in cui ero maggiormente sotto pressione. Capire quello che stavo facendo mi ha permesso di avere una prospettiva differente. 

Simone Petilli è stato un riferimento per i giovani italiani della Intermarché-Wanty, qui insieme a Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Simone Petilli è stato un riferimento per i giovani italiani della Intermarché-Wanty, qui insieme a Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Quando hai annunciato il ritiro tanti tuoi compagni, soprattutto i giovani come Gualdi, Busatto e altri hanno avuto parole di stima per te, che rapporto hai creato con loro?

Bellissimo. Ho sempre tenuto a trasmettere la mia esperienza ai più giovani, quindi sono fiero di quello che ho fatto e mi è piaciuto il ruolo che ho ricoperto in questi anni. E voglio continuare a trasmettere ai questa conoscenza, magari in un’altra veste. 

La corsa che ti porti nel cuore?

Giro d’Italia, Lombardia e Strade Bianche.

Gualdi fa il punto: le prove da scalatore e il WorldTour nel 2026

13.08.2025
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Il rumore di sottofondo durante la chiamata con Simone Gualdi è quello della sua macchina che lo sta riportando da Livigno a Trepalle. E’ ancora tardo pomeriggio e il corridore bergamasco sta rientrando da una merenda in paese. Questi giorni in altura, con il pensiero fisso sul Tour de l’Avenir, scorrono a tratti lenti. Tra le montagne della Valtellina Simone Gualdi ha trovato in Alessandro Borgo un ottimo compagno di allenamento. Anche il campione italiano under 23 sarà al via della corsa a tappe francese, ma i loro cammini di avvicinamento sono leggermente diversi. 

«Io sono salito qui a Trepalle – racconta Gualdi – il 26 luglio. Mentre Borgo è arrivato il 2 agosto, prima ha corso al Tour de Wallonie con i professionisti. Rimarremo ad allenarci da queste parti fino al 14 agosto per poi rientrare. Per quanto mi riguarda non farò giorni di gara prima del Tour de l’Avenir, al contrario Borgo dovrebbe correre a Capodarco».  

In questi giorni Simone Gualdi e Alessandro Borgo (insieme al centro) sono in ritiro a Livigno e nei giorni scorsi hanno scalato lo Stelvio
In questi giorni Simone Gualdi e Alessandro Borgo (insieme al centro) sono in ritiro a Livigno e nei giorni scorsi hanno scalato lo Stelvio
Come stanno andando questi giorni?

Bene, essere in altura con compagni che conosci è meglio. Tendenzialmente pedali sempre con qualcuno e in ogni caso anche nel pomeriggio ci facciamo compagnia. Abbiamo scelto un hotel qui a Trepalle per restare un po’ più alti di quota, rispetto al paese siamo qualche centinaia di metri più alti. Cerchiamo di non partire troppo presto la mattina, così da fare le cose con calma e in modo da non avere troppe ore libere al pomeriggio. Altrimenti diventa tutto monotono. 

Vi siete organizzati per allenarvi insieme?

Sì, Borgo mi ha mandato il suo piano di allenamento, io ho parlato con la squadra e ho fatto il mio programma per questi giorni. Non facciamo sempre le stesse cose, ma siamo riusciti a far combaciare i lunghi. Proprio ieri (mercoledì, ndr) ci siamo fatti cinque ore, almeno se siamo in due il tempo passa velocemente. 

Gualdi nel 2025 ha corso molto con i pro’ imparando a muoversi in gruppo
Gualdi nel 2025 ha corso molto con i pro’ imparando a muoversi in gruppo
Si avvicina il tuo primo Tour de l’Avenir, ti senti pronto?

Sono carico. Inizialmente il mio programma prevedeva una piccola pausa dopo il campionato italiano, giusto un paio di giorni, per poi riprendere ad allenarmi in vista del Giro della Valle d’Aosta. Purtroppo i giorni dopo il tricolore sono stato male e ho dovuto saltare l’unica gara che avevo in programma prima dell’Avenir. Quando riattaccherò il numero sulla schiena saranno passati due mesi dall’ultima volta. 

Hai qualche dubbio?

In realtà no, ho lavorato a casa sull’intensità. Restare fermo qualche giorno in più mi ha permesso di recuperare meglio. Qui in ritiro ho notato di avere buoni valori e ottime sensazioni. Penso di essere sulla strada giusta. 

Tra gli under 23 ha raccolto ottimi risultati, tra i quali un terzo posto al campionato italiano di categoria dietro Belletta e Borgo
Tra gli under 23 ha raccolto ottimi risultati, tra i quali un terzo posto al campionato italiano di categoria dietro Belletta e Borgo
E’ la prima volta che stai così tanto tempo senza correre durante la stagione?

Sì, non è facile allenarsi e basta, ma ho degli obiettivi in testa e so che sto lavorando per quelli. La motivazione di certo non manca. A livello mentale mi sento anche maggiormente carico, sono stato quasi un mese a casa. Una cosa che sicuramente non capita spesso durante la stagione e questo mi ha aiutato tanto a recuperare. 

Guardiamo un attimo indietro, quest’anno hai voluto testarti per curare la classifica generale…

Al Giro Next Gen ho provato a lottare per la classifica, vero. Ho notato che mi manca ancora qualcosa e non so nemmeno se è questo tipo di sforzo sia nelle mie corde. E’ stato un bel test, ci ho provato anche perché sono giovane e c’è da capire che tipo di corridore posso diventare da grande. Però all’Avenir non sarò io l’uomo di classifica, avremo Lorenzo Finn e Filippo Turconi che hanno dimostrato di andare forte in queste corse. Per quanto riguarda la mia corsa so che avrò anche i miei spazi, senza in mente la generale, però vedremo un po’ come sarò messo tappa dopo tappa. 

Tra i pro’ a inizio stagione ha dimostrato di sapersi difendere, qui al Laigueglia chiuso al decimo posto
Tra i pro’ a inizio stagione ha dimostrato di sapersi difendere, qui al Laigueglia chiuso al decimo posto
Secondo te vale la pena snaturarsi?

Vedremo un po’ quando riprenderò la preparazione durante il prossimo inverno quali saranno gli obiettivi della squadra. Anche perché dal 2026 faccio il salto (Gualdi passerà nel WorldTour con la Intermarché Wanty, ndr). Cambieranno anche tante cose, il livello si alzerà ancora di più e ci sarà sicuramente da lavorare. 

Il passaggio nel WorldTour era già siglato da tempo, ti senti pronto?

Direi di sì. So che non è mai arrivata la vittoria in questi due anni nella categoria under 23. Allo stesso tempo ho raccolto tantissimi risultati, come il terzo posto alla Liegi U23 o alla Corsa della Pace insieme alla nazionale. Credo sia il momento giusto per fare questo salto. Comunque ho già fatto molte esperienze con i professionisti in corse di livello. In un paio di occasioni, come al Laigueglia e in altre gare in Francia, sono riuscito a entrare nella top 10. Sono pronto e curioso per vedere come andrà tra i grandi.

Le voci intorno all’unione tra il team Intermarché-Wanty e Lotto Cycling in vista della prossima stagione rimangono senza conferme o smentite ufficiali. I corridori lavorano e rimangono vincolati ai contratti firmati, fino a quando qualcosa non si muoverà ci rimane solamente da aspettare e capire.

Dall’Abruzzo ecco Zimmermann. Che ci ha preso gusto

28.04.2025
5 min
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E’ mattina presto nel ritiro dell’Intermarché a Liegi. Georg Zimmermann è arrivato il giorno prima per dare il suo contributo alla Doyenne. L’appuntamento telefonico è fissato da tempo, ma si sente dalla sua voce che fa fatica a svegliarsi, a rimettersi in moto ed essere pronto per la ricognizione. A queste incombenze non era abituato, ma la vittoria al Giro d’Abruzzo ha cambiato la percezione che si ha del corridore tedesco. Destinato fino ad allora a essere uno dei tanti che girano nel mondo del ciclismo, quelli che lavorano per i capitani, che magari si fanno vedere qualche volta per fughe e che ogni tanto riescono anche a vincere. Ma quando trionfi in una corsa a tappe, seppur non di primo piano, qualcosa cambia…

Con un allungo nel finale verso Roccaraso, 3ª tappa del Giro d’Abruzzo, Zimmermann è andato a prendersi la maglia di leader
Con un allungo nel finale verso Roccaraso, 3ª tappa del Giro d’Abruzzo, Zimmermann è andato a prendersi la maglia di leader

A tanta attenzione, Zimmermann fatica ad abituarsi e un po’ di ritrosia c’è sempre, come nei dopo tappa abruzzesi, quando toccava a lui rispondere ai taccuini (anzi, agli smartphone…) dei giornalisti. Ma d’altronde molti pronosticavano proprio questo al tedesco quando passò professionista, sull’onda di importanti successi fra gli Under 23.

Qual è la tua storia di ciclista, come hai iniziato?

Abbastanza tardi, a 13-14 anni. Prima giocavo a calcio, ma non ero molto bravo. Poi ho iniziato ad andare in bici e ho visto che me la cavavo molto meglio, che ero più portato. Così ho smesso con il calcio e mi sono dedicato solo al ciclismo pensando di farne la mia professione.

Fondamentale per il tedesco è stato l’apporto del team, che lo ha protetto nella difficile tappa finale di Isola Gran Sasso
Fondamentale per il tedesco è stato l’apporto del team, che lo ha protetto nella difficile tappa finale di Isola Gran Sasso
Molti te lo hanno chiesto subito dopo la corsa a tappe: la vittoria al Giro d’Abruzzo è il momento più alto della tua carriera?

Non la reputo tale, ne ho trovati molti di traguardi di cui sono orgoglioso, ma è stato davvero bello per me. Mi sono goduto moltissimo l’accoglienza che ho avuto, il calore della gente, anche il fatto che è stata una vittoria di squadra, con il team che ha lavorato benissimo soprattutto l’ultimo giorno, preservandomi dal vento, aiutandomi a difendere la maglia. E’ stato un bellissimo successo, sì, uno dei più belli.

Con L’Italia hai sempre avuto un buon feeling sin da quando eri under 23, con le vittorie al Giro del Friuli nel 2018 e alla Coppa della Pace e al Trofeo Piva l’anno dopo. Come mai?

Ho fatto molte gare in Italia in passato. Ho corso anche per il Tirol Cycling Team che faceva molta attività in Italia. Poi si cresce molto dalle vostre parti, nel team ci sono più corridori italiani con cui vado molto d’accordo, ho avuto in Valerio Piva un ottimo direttore sportivo che mi ha insegnato molto. Mi piace sempre venirci, mi sono allenato molto sulle vostre strade e ci ho gareggiato tanto. Quindi sì, mi fa bene.

Zimmermann ha colto più vittorie in Italia da U23. Qui alla Coppa della Pace ’19, su Rastelli e Zana
Zimmermann ha colto più vittorie in Italia da U23. Qui alla Coppa della Pace ’19, su Rastelli e Zana
Pensi di essere arrivato al tuo punto più alto, alla tua piena maturazione?

No, non credo. Penso di poter essere davvero meglio di così, in un momento di evoluzione. Vedi, anche nelle gare più importanti devo alzare il mio livello, quindi se voglio davvero provare a fare una buona classifica generale, devo anche allenarmi di più e fare più gare.

Si dice che il ciclismo ormai è uno sport per giovanissimi. Quanto è stato importante stare in un team che ha saputo aspettare la tua maturazione?

Il fattore età secondo me è sopravvalutato. Ci sono ancora corridori di altissimo livello che hanno oltre trent’anni, campioni che hanno vinto anche a 40. Non importa quanti anni hai, devi solo farlo, lavorare bene, seguire tutte le tappe per crescere. Essere concentrati al 100 per cento sullo sport e poi puoi raggiungere grandi traguardi anche a 40 anni.

Per il teutonico tanta attenzione dei media è un po’ inaspettata…
Per il teutonico tanta attenzione dei media è un po’ inaspettata…
Visto il risultato in Abruzzo, pensi di essere diventato un uomo di classifica per brevi cose a tappe?

Forse sì. Io credo che possa essere la mia giusta dimensione, che possa fare davvero bene in corse come quella abruzzese, abbastanza dure ma non troppo lunghe. Aspetto con curiosità le prossime per vedere se riesco a ripetermi intanto come prestazioni.

Nel tuo programma c’è il Tour de France. Con che ruolo e obiettivi sarai alla Grande Boucle?

Più o meno il ruolo sarà lo stesso di ogni anno, quindi proteggerò Biniam Girmay il più possibile per gli sprint e cercherò di fare una buona tappa per trovare la fuga giusta, quindi ho deciso di concentrarmi su due obiettivi principali. Il Tour è la corsa più difficile di tutte, bisogna affrontarlo con idee chiare e target precisi, io credo che possiamo ricavarci il nostro spazio.

Il tedesco sarà al Tour de France per pilotare Girmay in volata e puntare a qualche fuga
Il tedesco sarà al Tour de France per pilotare Girmay in volata e puntare a qualche fuga
Ora che cosa ti aspetti da questa stagione?

Prima di tutto voglio finire il blocco di gare che stiamo affrontando. Cercando di fare davvero bene il mio dovere. lo sono in ottima forma. Quindi voglio fare una bella figura giovedì a Francoforte, nella corsa di casa. Poi mi prenderò un po’ di tempo per programmare bene l’estate ed essere pronto per il Tour. Avendo la gamba per tornare a correre davanti e farmi vedere.

Sono Hutchinson gli pneumatici della Intermarché-Wanty

18.01.2025
4 min
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Il brand francese Hutchinson, storico produttore di pneumatici per il ciclismo, distribuito commercialmente in Italia da Beltrami TSA, ha annunciato il proprio ritorno ai vertici del ciclismo professionistico attraverso una partnership pluriennale con il team belga WorldTour Intermarché-Wanty.

In qualità di fornitore ufficiale di pneumatici del team, Hutchinson equipaggerà sia la squadra principale Intermarché-Wanty che il devo team con i suoi prodotti strada alto di gamma, garantendo prestazioni eccellenti nelle gare più impegnative al mondo: dalle classiche di un giorno alle salite in alta quota dei tre Grandi Giri.

Una collaborazione che andrà oltre le gare, poiché Hutchinson e Intermarché-Wanty stanno già lavorando fianco a fianco nella ricerca e sviluppo. I feedback dei ciclisti del team saranno difatti fondamentali per sviluppare nuove aggiunte alla gamma di pneumatici da strada ad alte prestazioni di Hutchinson. Questa partnership tecnologica è iniziata con il team che utilizza prototipi di pneumatici di prossima generazione, progettati specificamente per le sfide del ciclismo d’élite. Questi nuovi pneumatici migliorano ulteriormente la velocità e l’aderenza del Blackbird, il modello di punta di Hutchinson, riaffermando il marchio francese come un protagonista per quanto riguarda le prestazioni degli pneumatici. I nuovi sviluppi debuttano al Santos Tour Down Under e, in seguito, saranno disponibili per i ciclisti di tutto il mondo come prodotto ufficiale Hutchinson.

170 anni di storia

La squadra belga Intermarché-Wanty rappresenta uno dei team più veloci del gruppo, avendo ottenendo nelle ultime stagioni vittorie e podi importanti negli eventi WorldTour. Conosciuto per il suo stile di corsa aggressivo e una rosa diversificata di talenti, tra cui Biniam Girmay, uno dei migliori velocisti al mondo, il team identifica la partnership con Hutchinson come un passo chiave per la stagione 2025.

Questa collaborazione si basa sulla ricca storia di successi di Hutchinson ai massimi livelli del ciclismo professionistico, con vittorie di tappe e classifiche generali al Tour de France nel corso dei 170 anni di storia del marchio. Tornare al WorldTour attraverso la partnership con Intermarché-Wanty rappresenta un’importante affermazione, mentre Hutchinson continua a sviluppare pneumatici tra i più performanti al mondo.

Sylvie Woroniecki, Global Communications & Brand Manager Hutchinson
Sylvie Woroniecki, Global Communications & Brand Manager Hutchinson

Verso nuovi traguardi

«Quando siamo passati agli pneumatici tubeless anni fa – ha affermato Mikey Van Kruiningen, il responsabile tecnico di Intermarché-Wanty – siamo stati tra i primi a ottenere un vantaggio significativo in termini di velocità. Ora che tutti i team utilizzano i tubeless, cercavamo un modo per recuperare il nostro vantaggio tecnologico. Con Hutchinson abbiamo trovato un partner disposto a lavorare con noi su pneumatici con una buona aderenza, che finora è stato il tallone d’achille del sistema tubeless, soprattutto in condizioni di bagnato. Basandoci sull’esperienza acquisita con lo sviluppo del Blackbird, stiamo ora lavorando su nuovi pneumatici tubeless del laboratorio Hutchinson Racing. Questi nuovi pneumatici larghi combinano leggerezza estrema, resistenza al rotolamento di alto livello e un’aderenza eccezionale: i nostri corridori li chiamano pneumatici MotoGP. Abbiamo iniziato presto test approfonditi dei prototipi con risultati eccellenti. Siamo molto soddisfatti di questa nuova partnership con Hutchinson e del nostro setup completo per il 2025. Le attrezzature con cui corrono i ciclisti Intermarché-Wanty sono di qualità assoluta, e continuiamo a lavorare a stretto contatto con tutti i nostri partner tecnici per poter migliorare continuamente». 

«Siamo entusiasti di collaborare con Intermarché-Wanty – ha ribattuto Sylvie Woroniecki, responsabile globale delle comunicazioni e del marchio di Hutchinson – un team che ha costantemente dimostrato resilienza, ambizione e incredibile spirito di squadra sulla scena globale. Il loro approccio rigoroso e la sete di vittoria ai massimi livelli ci aiuteranno a spingere oltre lo sviluppo dei nostri prodotti. Siamo fiduciosi che questa partnership svolgerà un ruolo fondamentale nel portare il team a nuovi traguardi».

Beltrami TSA

Caro Petilli: cosa ci racconti di questa Intermarché-Wanty?

15.01.2025
6 min
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In questo mese di gennaio i pedali girano in tutto il mondo, tra chi correrà al Santos Tour Down Under e chi, invece, vola in Spagna per preparare le corse europee di fine mese. Il gruppo così si divide tra chi già attacca il numero sulla schiena e chi deve ancora attendere un paio di settimane. La voglia di ciclismo però è alta, si respira e riempie i polmoni degli appassionati e dei corridori. Ognuno ha le sue motivazioni, c’è chi vuole riscattare un anno opaco, altri invece vogliono ripetere le imprese della passata stagione, ci sono anche i giovani, desiderosi di ritagliarsi un posto in questo mondo. E poi c’è Simone Petilli, che è arrivato al sesto anno con la maglia della Intermarché-Wanty, diventandone un faro per i giovani e una spalla sulla quale contare. 

«Noi che non correremo in Australia – dice allegro – partiremo per la Spagna a breve. I giorni tra i due ritiri (quello di dicembre e il prossimo, ndr) sono andati bene. Quest’anno ho rincominciato un pochino più tardi a causa di un intervento al piede che dovevo per forza fare. Per questo ho spostato in avanti la pausa di fine stagione e il conseguente inizio di preparazione. Nel 2025 sarò uno dei più vecchi in squadra, non anagraficamente ma faccio parte di uno zoccolo duro che è qui dal 2021 (primo anno in cui la formazione belga è diventata WorldTour, ndr)».

Simone Petilli è alle porte del sesto anno in maglia Intermarché-Wanty (foto cycling media agency)
Simone Petilli è alle porte del sesto anno in maglia Intermarché-Wanty (foto cycling media agency)

Crescita importante

Dal 2021 la Intermarché-Wanty è cresciuta molto, arrivando a conquistare grandi vittorie e tanti successi in gare di spessore. 

«Se pensiamo al cammino del team – continua Petilli – fa abbastanza impressione, in poco tempo siamo arrivati a vincere corse di grande calibro. Nel 2022 abbiamo vinto la Gent-Wevelgem con Girmay, e sempre con lui quest’anno abbiamo colto tre successi di tappa al Tour de France (e la maglia verde, ndr). E’ chiaro che dopo una stagione come quella passata sia doveroso cercare di ripetersi, ma nel ciclismo non c’è nulla di scontato. Ogni stagione il livello si alza e tutto diventa più difficile. L’ultimo obiettivo, per questo 2025, sarà mantenere la licenza WorldTour. Per farlo servirà non finire negli ultimi posti della classifica del triennio».

La sua ultima gara del 2024 è stata la Veneto Classic, il 20 ottobre
La sua ultima gara del 2024 è stata la Veneto Classic, il 20 ottobre
Siete comunque ben posizionati…

Mantenere la licenza era un obiettivo che avevamo fin dal primo anno in cui il triennio è ripartito, dal 2023. Abbiamo fatto due stagioni solide e quindi ora siamo abbastanza sereni. Sarà però importante partire bene e raccogliere il massimo fin dal Tour Down Under per toglierci il pensiero. 

Come hai visto i compagni che ora sono in Australia?

Bene, penso sia una corsa particolarmente adatta ad alcuni di loro. Uno tra i tanti che mi viene in mente è Busatto. Lo conosco da anni, fin da quando era nel devo team nel 2022. Siamo stati spesso compagni di stanza nei vari ritiri. Avevo il compito di insegnargli qualcosa, ma mi è parso fin da subito un ragazzo con una bella testa. 

Secondo Petilli uno dei giovani sul quale l’Intermarché può fare affidamento è Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Secondo Petilli uno dei giovani sul quale l’Intermarché può fare affidamento è Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Un altro italiano chiamato a fare bene dopo due stagioni un po’ complicate è Rota…

Lui è uno di quelli che è qui dal primo anno che siamo nel WorldTour e penso sia uno dei corridori più forti che abbiamo in rosa. Magari in tanti non se ne accorgono, ma lui è uno di quelli sempre presenti negli ordini d’arrivo. Manca davvero poco affinché arrivi il grande risultato e spero per lui che prima o poi gli capiti la giusta occasione. 

Per te il 2024 che anno è stato?

Uno dei peggiori, non sono contento delle prestazioni fatte. Ho avuto parecchi alti e bassi senza essere mai a un livello ottimo. Il mio ruolo è di dare supporto alla squadra, fare il regista in corsa

Petilli riconosce il valore di Rota, e spera che nella prossima stagione possa trovare l’occasione per affermarsi
Petilli riconosce il valore di Rota, e spera che nella prossima stagione possa trovare l’occasione per affermarsi
Qual è stata la parte più amara della scorsa stagione?

In alcune corse, in particolare in quelle dove avrei potuto fare qualcosa a livello personale. Non sono mai riuscito arrivare pronto al 100 per cento. Era andato tutto liscio fino ad aprile, poi una caduta mi ha messo fuorigioco e ho dovuto saltare il Giro. Da lì mi sono trovato a rincorrere la condizione. Sono andato alla Vuelta, ma non ero al massimo delle mie possibilità. 

Nel 2025 che obiettivi hai?

Mi piacerebbe tornare al Giro e fare buona parte del calendario italiano. In primavera dovrei fare il Trofeo Laigueglia e la Strade Bianche. Mentre a fine stagione dovrei chiudere con le solite corse che ci sono a settembre e ottobre da noi. Da un lato spero di fare due grandi corse a tappe: Giro e Vuelta.

La crescita dell’Intermarché negli ultimi anni è stata costante, nel 2024 è arrivata la maglia verde al Tour con Girmay
La crescita dell’Intermarché negli ultimi anni è stata costante, nel 2024 è arrivata la maglia verde al Tour con Girmay
Non avete una squadra di scalatori, quindi nelle corse a tappe avete più libertà…

In particolare in quelle di tre settimane. Anche se, quando c’è Girmay, la squadra è costruita intorno a lui. Però sì, non curando la classifica generale siamo sempre abbastanza liberi. Alla fine si è visto che fare classifica è un rischio. Da un lato correre contro Pogacar e Vingegaard non è facile. In più basta un inconveniente per veder sfumare tutto il lavoro fatto. Lo abbiamo visto con Meintjes al Tour dello scorso anno e alla Vuelta del 2021. In entrambi i casi una caduta lo ha costretto al ritiro quando era nella top 10. 

Forse cambia qualcosa nelle corse di una settimana?

In realtà no. Ormai il livello è così alto che ci si gioca ogni secondo, anche quelli dei traguardi volanti. Meglio andare per le singole tappe oppure per corse di un giorno. Poi ci sono corridori come Girmay, i quali si sostengono sempre, perché possono vincere ovunque. 

Petilli vorrebbe tornare al Giro, l’ultima volta che lo corse per intero era il 2021 (foto cycling media agency)
Petilli vorrebbe tornare al Giro, l’ultima volta che lo corse per intero era il 2021 (foto cycling media agency)
Quando scoprirai i tuoi impegni?

Nel prossimo ritiro, tra pochi giorni. A dicembre avevamo accennato qualcosa. Vorrei riscattare la stagione, soprattutto nelle gare in cui posso avere maggiore libertà.

Non resta che augurarti buona fortuna, aspettando di incontrarci sulle strade…

Grazie, a presto!

Verso l’esordio in Australia: la settimana tipo di Busatto

07.01.2025
6 min
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Mancano due settimane esatte all’inizio della stagione, come ogni anno il gruppo partirà ufficialmente dall’Australia, con il Santos Tour Down Under. La prima prova WorldTour del 2025 porta con sé parecchi pensieri. Innanzitutto si deve riallacciare il filo dopo la pausa invernale, inoltre il parterre sarà subito agguerrito. Una delle difficoltà maggiori, come abbiamo visto anche negli ultimi anni, è il caldo estivo che i corridori troveranno nella terra dei canguri. Temperature che vanno dai 28 ai 32 gradi centigradi, nettamente superiori alle medie che troviamo in Europa. 

Francesco Busatto è pronto a iniziare il suo secondo anno nel WT con la Intermarché-Wanty (foto cycling media agency)
Francesco Busatto è pronto a iniziare il suo secondo anno nel WT con la Intermarché-Wanty (foto cycling media agency)

Il peso? Non è un’ossessione

I corridori che faranno il loro esordio in Australia saranno quindi chiamati a fare uno sforzo ulteriore, ovvero quello di acclimatarsi al caldo soffocante. Ma come si arriva pronti a questo appuntamento? Ne parliamo con Francesco Busatto, che ci descrive la sua settimana tipo prima di partire per un lungo viaggio, che lo porterà ad Adelaide. Pronto per iniziare la sua stagione (in apertura foto cycling media agency). Partiamo dal peso, che in questo periodo dell’anno non deve essere un’ossessione.

«In questo inverno – racconta Busatto appena uscito dalla palestra – sono riuscito a prendere quei tre chili che avevo perso in estate a causa di un malanno. Anzi, a essere onesto, ne ho presi cinque. Ma va benissimo. Peso 65 chili e sto bene, ho visto che rendo al massimo quando peso 60 chili. Di questi cinque chili che ho preso ce ne sono tre di muscolo, uno e mezzo di grasso e mezzo di liquidi. Durante la stagione perdo peso abbastanza facilmente, ma vorrei restare intorno ai 62 chili. Vedremo, tanto dipende dal rapporto peso/potenza che riuscirò ad avere».

Durante la scorsa stagione Busatto aveva perso tre chili a causa di un malanno, li ha recuperati durante l’inverno
Durante la scorsa stagione Busatto aveva perso tre chili a causa di un malanno, li ha recuperati durante l’inverno
Partiamo con il descrivere la tua settimana tipo di allenamento in vista del Tour Down Under…

Allora parliamo dei giorni dal 30 dicembre al 5 gennaio, che è stata l’ultima settimana piena di allenamento. Anche perché partiremo il 9 gennaio per l’Australia. 

Allora vai, ti ascoltiamo.

Il lunedì ho fatto un’ora e mezza di scarico perché la domenica arrivavo da un lungo. Quando faccio scarico in bici non guardo mai i watt, vado a spasso. In questi giorni che ero a casa dei miei per le feste ho fatto un giro che conosco bene: su per la Valsugana e poi verso Bassano del Grappa. Se sono solo non mi fermo al bar, invece se ho compagnia un coffee break non manca mai. 

Il veneto ha iniziato ad allenarsi ad alti ritmi fin da subito in vista del debutto al Santos Tour Down Under (foto cycling media agency)
Il veneto ha iniziato ad allenarsi ad alti ritmi fin da subito in vista del debutto al Santos Tour Down Under (foto cycling media agency)
I lavori iniziano il martedì?

Esatto. Sono stato in bici due ore e mezza con dei lavori di SFR e qualche volata. Le SFR erano tre ripetute da dodici minuti così divise: due minuti in Z4 a 55 rpm e un minuto in Z2 a 100 rpm. Tra una ripetuta e l’altra avevo 10 minuti di pausa in Z2. Le volate, invece, erano cinque alla massima potenza. Una volta tornato a casa ho fatto un’ora di heat training sui rulli.

In cosa consiste?

E’ un modo per adattarsi al caldo. Pedalare al chiuso per alzare la temperatura corporea e abituarsi alle temperature australiane. Per farlo una volta mi sono messo con i rulli davanti alla stufa. Un po’ estremo forse, ma rispetto ai 35 gradi che troverò là non penso sia esagerato. Di solito non faccio lavori particolari, mi metto a far girare le gambe e basta. 

Per Busatto il martedì una serie di lavori a bassa frequenza di pedalata
Per Busatto il martedì una serie di lavori a bassa frequenza di pedalata
Mercoledì?

Avevo riposo, che settimana scorsa corrispondeva all’1 gennaio. Così ho deciso, insieme al mio preparatore, di fare riposo totale, anche per godermi l’ultimo dell’anno senza stress. 

Allora passiamo direttamente a giovedì.

Al mattino ho fatto tre ore su strada con lavori fuorisoglia. Quattro serie da nove minuti: 30 secondi in Z6 per simulare un attacco, poi due minuti in Z5 e 30 secondi di recupero. Così per tre volte, in modo da arrivare a nove minuti. Tra una serie e l’altra avevo 10 minuti di pausa in Z1. Tornato a casa ancora un’ora di heat training sui rulli. 

Per adattarsi al caldo che troverà in Australia Busatto ha fatto sessioni sui rulli a casa
Per adattarsi al caldo che troverà in Australia Busatto ha fatto sessioni sui rulli a casa
Il giorno dopo?

Venerdì avrei avuto quattro ore in bici ma pioveva, così mi sono allenato a casa: due ore e un quarto sui rulli. In questi casi però i lavori si adattano al fatto che pedalo sui rulli, quindi ho abbassato il tutto di 15 watt. 

Che allenamento hai fatto? 

Simile al giovedì ma con qualche variazione. Sempre quattro serie con: 30 secondi in Z6, sempre a simulare un attacco. Invece che fare una ripetuta in Z5 per due minuti l’ho fatta in Z4 per sei minuti e mezzo. Per concludere una sparata da 20 secondi a 700/800 watt. Il recupero tra le varie serie era di cinque minuti. Infine, la sera, sono andato in palestra per un’ora per fare degli allenamenti sull’esplosività: stacchi, squat, pressa e lavori a corpo libero. Ho fatto meno ripetute ma con carichi più pesanti, apposta per andare a migliorare l’esplosività. 

Gli ultimi due giorni?

Sabato un lungo da cinque ore senza lavori. Mentre domenica scarico di un’ora e mezza. Prima di partire (oggi, ndr) ho messo nelle gambe ancora un lungo di cinque ore. Anche perché tra una cosa e l’altra tornerò in bici l’11 gennaio, quando sarò in Australia. E prima di fare ancora lavori intensi avremo da smaltire il jet lag e il caldo. 

Per quanto riguarda l’alimentazione hai fatto qualcosa di specifico, considerando che in questo periodo c’erano anche le feste?

Proprio perché mi sto allenando abbastanza in vista dell’esordio al Down Under sto mangiando tanto. In particolare tanti carboidrati per mantenere alta la qualità degli allenamenti. L’obiettivo è non perdere muscolo. Tra Natale e Capodanno non ho fatto cenoni ma ho mangiato tutto, chiaramente in quantità limitate. 

Diario dall’altura: la settimana tipo di Busatto a Livigno

16.08.2024
5 min
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Se vi dovesse capitare di fare un giro dalle parti di Livigno in questo periodo vi imbattereste in tantissimi professionisti intenti ad allenarsi e preparare i mesi di agosto e settembre. Tra questi c’era anche Francesco Busatto, che è rimasto in altura per una ventina di giorni, dal 20 luglio fino al 9 agosto. Il veneto è al suo primo anno nel WorldTour e lo sta correndo con la Intermarché-Wanty, formazione con la quale nel 2023 ha corso nel devo team

«Sono tornato a casa giusto in tempo – dice – per prendere l’aereo per il Tour de Pologne. Dopo quasi un mese e mezzo sono tornato a correre. Mi aspetta un calendario impegnativo, dopo il Polonia andrò a Plouay, poi Amburgo, Canada e mondiale U23. Sono in parola con Amadori e dovrei prendere parte alla gara iridata. Settembre sarà un mese impegnativo, quindi mi sono preparato a dovere in ritiro a Livigno».

Busatto si è allenato a Livigno subito prima di ripartire per il Tour de Pologne
Busatto si è allenato a Livigno subito prima di ripartire per il Tour de Pologne

Venti giorni intensi

Un carico di lavoro importante, ma d’altronde gli impegni che arrivano non sono da meno e non possono essere sottovalutati. Busatto deve mettere chilometri e allenamenti nelle gambe, per essere pronto a dare il 100 per cento, se non di più. 

«Appena arrivato a Livigno – spiega – mi sono ambientato e adattato all’altura. I primi due giorni ho pedalato tranquillo, controllando molto i battiti, che in altura sono più importanti dei watt. Poi dal terzo giorno ho aggiunto qualche volata, mentre dal sesto in poi ho inserito dei lavori di forza. Una volta finita la prima settimana mi sono concentrato sul fondo e sul VO2Max. Con allenamenti dedicati al ritmo gara per arrivare in gran spolvero ai prossimi impegni».

Settimana tipo: bici e palestra

Concentriamoci allora su come ha lavorato in vista delle gare che arriveranno. Busatto ci racconta la sua settimana tipo a Livigno. Come ha unito tutte le sue esigenze di preparazione?

«Lunedì 29 luglio – dice analizzando insieme a noi i dati – ho iniziato la settimana legata al VO2Max e ai fuorigiri. Ho fatto un allenamento di tre ore e trenta con tre lavori differenti. Il primo è stato un fartlek di 15 minuti totali con una potenza costante, medio-alta. Ogni 3 minuti inserivo un attacco di 10 secondi e poi tornavo a regime. Il secondo lavoro è stato di 10 minuti con dei 30-15. 30 secondi a potenza alta ma controllata, più o meno 400 watt e poi 15 secondi di recupero. L’ultimo lavoro è stato simile, ho cambiato la durata, 8 minuti, e la frequenza. Ho alzato il recupero a 30 secondi, quindi sono diventati dei 30-30, per questo nello scatto ho aumentato la potenza di 50 watt più o meno».

«Nel pomeriggio, invece – continua – mi sono concentrato sulla forza in palestra. La base degli allenamenti è la stessa dell’inverno ma con carichi inferiori del 30 per cento circa. Ho allenato braccia e schiena con l’esercizio del rematore e il resto a corpo libero».

Al suo primo anno nel WorldTour ha accumulato 38 giorni di corsa fino alla vigilia del Polonia
Al suo primo anno nel WorldTour ha accumulato 38 giorni di corsa fino alla vigilia del Polonia

Doppietta con il lungo

Busatto in altura ha poi proseguito con i carichi di lavoro, tuttavia trattandosi di allenamenti ad alti regimi ha preferito fare delle sessioni di doppiette. 

«Il martedì – spiega – ho fatto un totale di 4 ore in bici con un solo lavoro di un quarto d’ora ripetuto tre volte. Essenzialmente erano dei cambi di ritmo con 2 minuti al medio-alto e 3 minuti in soglia per le prime due ripetute. L’ultima ripetuta ho cambiato i minutaggi e ho fatto 1 minuto piano e 4 minuti forte, sempre però a watt controllati. Nei due minuti di recupero tenevo la cadenza di pedalata alta, quando scattava, invece, l’abbassavo. E’ un modo per simulare un cambio di ritmo».

«Il mercoledì invece, è stato il giorno del lungo settimanale. Ho messo insieme sei ore in Z2 e Z3 con 170 chilometri e 4.500 metri di dislivello. Oltre ai watt tenevo controllato il cuore, cercando di tenerlo sotto i 160 battiti. A livello di alimentazione in allenamento mi tenevo sempre carico con tanti carboidrati ingeriti, per avere la gamba sempre piena. Nei due giorni successivi: giovedì e venerdì, ho riposato. Giovedì non ho toccato la bici, mentre venerdì l’ho portata a spasso per 1 oretta e mezza. Il doppio riposo mi serve per assimilare i lavori e arrivare senza stress fino alla fine del Polonia».

In alcune gare ha lavorato per i compagni, ma in altre si è potuto giocare le sue chance
In alcune gare ha lavorato per i compagni, ma in altre si è potuto giocare le sue chance

Altra doppietta

L’altra doppietta, quella del weekend, ovvero l’ultima della settimana, è servita per fare velocizzazione e un piccolo richiamo di forza. 

«Sabato sono tornato a fare 4 ore di allenamento con cinque volate al massimo della potenza per 8 secondi. Era previsto anche un altro lavoro, della durata di 12 minuti, con 30 secondi in Z5 alta o Z6 e un minuto e mezzo in Z4 per recuperare. Una simulazione di scatti su salite di media lunghezza».

«Come ultimo giorno, domenica, erano previste 5 ore con un solo lavoro della durata di 30 minuti. Un richiamo di forza. Nell’arco di tempo avevo 3 minuti in Z4 alta a 90 pedalate per minuto e poi 2 minuti in Z4 bassa con 75 pedalate per minuto. Una volta finito altro riposo e poi si ricomincia la routine».

Primo eritreo al Tour. Girmay colpo storico a Torino

01.07.2024
5 min
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TORINO – «Bi-ni, Bi-ni, Bi-ni». Corso Galileo Ferraris si trasforma nella Curva Maratona dello Stadio del Toro che è proprio qui a fianco. E’ una bolgia quella degli eritrei che, incredibilmente, spuntano all’improvviso ovunque si corra. Dal Sud della Spagna al Nord del Belgio. Dall’Italia alla Francia. Loro ci sono sempre e sono anche felicemente rumorosi.

La terza tappa di questo Tour de France va a Biniam Girmay e ci va anche con margine. Il corridore della Intermarché-Wanty è autore di uno sprint di personalità. Preso in testa con la squadra, dominato e senza nessuno che sia stato in grado di affiancarlo nel lungo rettilineo finale.

Biniam Girmay (classe 2000) festeggiato a gran voce dai suoi connazionali
Biniam Girmay (classe 2000) festeggiato a gran voce dai suoi connazionali

Sprint perfetto

E’ festa grande. I giornalisti, i fotografi, i compagni… tutti lo assalgono. Le Cube sono appoggiate ad una transenna, mentre i corridori si abbracciano. Girmay si mette la faccia tra le mani. Quasi non ci crede dopo l’anno (e mezzo) difficile che ha passato. Di fatto era dalla tappa del Giro, finita con il tappo di spumante nell’occhio, che Bini non andava tanto forte.

Okay il recente titolo nazionale, ma qualche certezza iniziava a schricciolare. Sono bastati 300 metri fatti alla grande per cancellare tutto.

«E’ stato uno sprint molto duro, fisico – racconta Girmay – i miei compagni hanno aiutato moltissimo. Ma lo hanno fatto anche nei primi due giorni. Hanno cercato di mettermi nelle migliori condizioni possibili.

«E’ stato uno sprint nervoso. Negli ultimi chilometri avevo perso i mei compagni e ho dovuto fare uno sprint per riprenderli e ritrovarli. Poi siamo stati uniti. Mi hanno portato fuori benissimo (all’ingresso del rettilineo finale erano in tre, ndr). Devo ringraziarli tantissimo.

«Sapevo che sul lato sinistro c’era più vento e quindi mi sono tenuto sul lato opposto, molto stretto alle transenne. E lì ho passato Mads Pedersen».

Un africano a Torino

A Torino si è fatta la storia? Quando Girmay iniziò a seguire il ciclismo i vincenti erano Sagan e Cavendish. In Eritrea si corre o si gioca a pallone. Il ciclismo però rispetto a molti altri Stati limitrofi la bici ha un certo peso specifico. 

«Un africano nero che vince una tappa al Tour è incredibile – dice Girmay – Abbiamo il ciclismo nel sangue. Ciò che è che è successo oggi è formidabile. Questa vittoria è importante per me e per il mio continente. Gli africani conoscono il Tour. Per il ciclismo eritreo è un grande momento.

«Mio padre guardava il Tour dopo pranzo e mi sedevo con lui. Mi diceva che il ciclismo era uno sport difficilissimo. Era il 2011. Poi vennero Merhawi Kudus e Daniel Teklehaimanot. La svolta vera c’è stata quando proprio Teklehaimanot è salito sul podio del Tour e ha vestito la maglia a pois. Questo mi ha dato una grande spinta. Ma c’erano ancora grandi ostacoli per arrivare sin qui. In Africa bisogna fare molte corse locali e non c’è tanto spazio per mostrare il nostro potenziale. Arrivi in Europa a 22-23 anni e ti ritrovi in un altro mondo. Ma adesso penso ai tanti nostri giovani e voglio dirgli che tutto è possibile».

La cabala del bus

Ma l’emozione è anche quella del team manager Jean-François Bourlart. E’ grande e grosso, un tipico “omone del Nord”, eppure si commuove quando inizia a raccontare.

«Per noi è incredibile – dice Bourlart – una piccola squadra che riesce a vincere qui: il sogno si è avverato. Bini ha vinto al Giro e ora anche al Tour. E’ qualcosa d’incredibile. Questa è una vittoria per tutta la squadra. Tutta.

«Si sapeva che era forte, che era sempre là e che poteva fare bene. Ma in questo periodo difficile ha anche ricevuto messaggi poco belli. E’ stato attaccato. Tutti pensavano che la sua vittoria alla Gent-Wevelgem era stato un colpo di fortuna. Sappiamo tutti che ha talento, ma anche che non è facile per un ragazzo così giovane vincere gare importanti. E’ stato un periodo duro per lui, per la sua famiglia. 

Tra l’altro in questo Tour si sta diffondendo la cabala del bus rotto. A quanto pare se il grande mezzo va ko il leader vince. E’ stato così per la maglia gialla di Bardet ed è stato così per la Intermarché-Wanty di Girmay, che a Torino aveva per supporto un piccolo camper.

«E’ la vittoria della passione – va avanti Bourlart – al Giro d’Italia era caduto. Le cose non vanno sempre bene. Abbiamo portato la miglior squadra possibile per sostenerlo per gli sprint: Gerben Thijssen, Mike Teunissen, Laurenz Rex. Gli ho detto di mettersi alla ruota di Gerben. E oggi tutto ha funzionato bene… Ora vado ad abbracciare Biniam».