Piruvato e lattato

Integrazione: piruvato e lattato fra ricerca e nuove frontiere

04.12.2025
7 min
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Pino Toni, uno dei preparatori che più spesso coinvolgiamo nei nostri articoli tecnici, rimarca come tante volte bisogna essere visionari, sperimentatori, andare oltre il conosciuto per cercare di restare sull’onda e magari anche di migliorare. E’ quel che oggi stanno facendo più di tutti Visma-Lease a Bike e UAE Emirates. In particolare nel settore della nutrizione e dell’integrazione questi due team hanno fatto passi da gigante. Non ultimi, gli elementi che sono emersi sono il piruvato e il lattato.

Piruvato e lattato di cui parliamo con due esperti del settore, Cristina Giusto e Paolo Gallo. La prima è una biologa nutrizionista, fondatrice del Centro Nutrizione Funzionale Evoluta, con sede a Udine e Precenicco; il secondo è un erborista e biologo nutrizionista. Entrambi sono sportivi e seguono atleti élite non solo nel ciclismo. Qualche giorno fa hanno partecipato a un seminario tenuto a Gemona del Friuli da Inigo San Millan e dal collega George Brooks. San Millan lavora proprio nel team UAE Emirates. Con il loro aiuto cerchiamo dunque di saperne di più.

Piruvato e lattato
La dottoressa Cristina Giusto, fondatrice del centro friulano
Piruvato e lattato
La dottoressa Cristina Giusto, fondatrice del centro friulano

Il piruvato

Partiamo dal piruvato e lo facciamo con la dottoressa Giusto, cercando di capre innanzitutto di cosa stiamo parlando. «Sono molecole prodotte dal nostro corpo – spiega – che quindi si stanno studiando sempre di più per capire come riuscire a ottimizzare l’efficienza mitocondriale dell’atleta professionista. Noi ci occupiamo di alimentazione, nutrizione sportiva e integrazione in medicina funzionale, quindi siamo entrambi molto interessati a capire i meccanismi fisiologici e come migliorarli, individuando le molecole che possono ottimizzare determinati processi. Sicuramente, in ambito sportivo, negli ultimi anni si stanno facendo progressi enormi: si è arrivati anche a quantitativi di carboidrati molto alti».

E cosa si sta facendo in base a questa considerazione?

Si sta cercando di capire quali molecole affiancare al carboidrato per ottimizzare i processi. Il piruvato e il lattato sono due di queste. Ci sono studi in fisiologia, anche di qualche anno fa, condotti da Brooks e da San Millan, che parlano proprio della capacità di migliorare l’efficienza mitocondriale. Poi loro sono riusciti ad applicare queste conoscenze anche nelle squadre professionistiche, in particolare nella UAE, e speriamo che ci portino qualche novità. San Millan e Brooks hanno tenuto una conferenza proprio su lattato e piruvato: sono molecole sicuramente interessanti anche nell’attività sportiva.

Perché “anche”? Si usano in altri settori?

Sì, sono interessanti in fisiologia nel momento in cui vanno a migliorare l’attività mitocondriale. Solitamente il loro campo di applicazione è ottimale per il diabetico, per la persona obesa: sono molecole che servono a migliorare la parte nutrizionale anche in molte patologie. Ma possono risultare utili anche agli atleti.

Il piruvato, più facilmente del lattato, si trova in commercio
Il piruvato, più facilmente del lattato, si trova in commercio
Quindi, indirettamente, si fa anche un po’ di ricerca per tutti?

Non indirettamente: la ricerca parte sempre dalla fisiologia. Poi lo sportivo è la persona che porta l’organismo all’estremo; quindi, si possono applicare dei protocolli e monitorarli. Ma la fisiologia è alla base di tutto e l’obiettivo della ricerca è portare risultati utilizzabili tutti i giorni, soprattutto in campo patologico.

Il discorso è complesso. Faccio un esempio: gli amminoacidi servono per il recupero muscolare, il carboidrato per l’energia… il piruvato invece per cosa si assume?

Cerco di spiegarlo facilmente perché si tratta di reazioni metaboliche abbastanza complicate. Il piruvato è normalmente presente nel nostro corpo ed è un metabolita del glucosio: per utilizzare il glucosio dobbiamo trasformarlo in piruvato. Il piruvato entra direttamente nel metabolismo energetico a livello cellulare, quindi è una molecola che massimizza l’efficienza energetica. E’ come se, vicino ai carboidrati, potessimo aggiungere un’altra “benzina” per aumentare l’efficienza. Si è visto che il piruvato fa lavorare meglio le centraline mitocondriali a livello muscolare e, attraverso un allenamento mirato, una corretta alimentazione e questa supplementazione, possiamo migliorare anche l’efficienza glicolitica del soggetto. In pratica, l’atleta si trova a bruciare molti più grassi rispetto a chi non è allenato o integrato nello stesso modo.

Quindi l’obiettivo non è tanto il recupero, quanto usufruire meglio della “benzina” del proprio corpo, attingendo ai grassi. E’ così?

Noi abbiamo scorte di grassi illimitate, anche il ciclista molto magro. Il problema è che spesso non riusciamo a utilizzare queste scorte in modo efficiente. Il piruvato, inserito in un contesto di allenamento ben strutturato e di una nutrizione adeguata, aiuta a farlo: rende più rapido ed efficace il passaggio dei substrati energetici nei mitocondri, migliorando la capacità dell’atleta di ossidare i grassi. L’obiettivo non è tanto recuperare – per quello ci sono altri strumenti – ma potenziare il motore metabolico, rendendo l’atleta capace di sostenere sforzi prolungati consumando meno glicogeno e risparmiando così la “benzina” più preziosa nelle fasi decisive della gara.

Piruvato e lattato
Il dottor Paolo Gallo
Piruvato e lattato
Il dottor Paolo Gallo

Il lattato

Dopo il piruvato, entriamo nel tema del lattato, questa volta con il contributo del dottor Gallo. E anche con lui partiamo da una premessa su cosa sia il lattato. «Il lattato – dice – è una molecola fondamentale nel nostro metabolismo. Non è il “nemico” che per anni si è creduto, anzi: è un carburante a tutti gli effetti. Viene prodotto durante lo sforzo e può essere riutilizzato dai muscoli, dal cuore e perfino dal cervello. Quello che emerge sempre più dalla fisiologia moderna è che il lattato non rappresenta uno scarto, ma una via metabolica rapida ed efficiente per produrre energia. Oggi stiamo imparando a sfruttarlo meglio, sia con l’allenamento sia con l’integrazione.

«Brooks ha fatto degli studi proprio sui pazienti con con danni cerebrali ed infatti in questo corso si verificava come il cervello fosse molto “affamato” appunto di lattato quando veniva introdotto per via endovenosa fondamentalmente. D’altro canto anche a livello muscolare e a livello cardiaco proprio i miociti, che sono le cellule del cuore, quando viene introdotto del lattato effettivamente loro si nutrono poi di questa sostanza, quindi questa nasce un po’ la curiosità dell’applicabilità poi anche a livello dello sport. 

Però ricordiamo che la via endovenosa non è consentita nel ciclismo. Qui parliamo di medicina più generale. Di ricerca. E’ bene ribadirlo…

Sì, certamente. In generale il lattato s’introduce nell’insieme dell’alimentazione-integrazione di un atleta con lo discorso fatto con per esempio dei chetoni di cui avete parlato qualche giorno fa. Nel senso che che anche i chetoni vanno poi messi all’interno di un contesto di nutrizione e integrazione personalizzata. 

La dottoressa Gallo ha parlato di supplementazione, dettagli che possono fare la differenza nei momenti di massimo sforzo
La dottoressa Gallo ha parlato di supplementazione, dettagli che possono fare la differenza nei momenti di massimo sforzo
Perché integrare il lattato? Che vantaggio dà a un atleta d’élite?

L’idea è simile a quella del piruvato: fornire al corpo una molecola già pronta per essere utilizzata a livello energetico, riducendo il carico sui processi più lenti e aumentando l’efficienza complessiva. Il lattato esogeno, inserito correttamente nella nutrizione dell’atleta, potrebbe permette di risparmiare glicogeno e di mantenere più stabile l’energia soprattutto negli sforzi intensi o ripetuti. Non è un caso se le squadre più evolute, come UAE appunto, stiano investano moltissimo nella ricerca in questo particolare settore dell’integrazione.

La domanda che molti si fanno: il lattato c’entra qualcosa con l’acido lattico?

Assolutamente no, ma spesso vengono confusi. Questa è una delle idee che il seminario di Gemona ha cercato di chiarire una volta per tutte. Quando parliamo di acido lattico, in realtà parliamo di un concetto ormai superato: quello che circola nel sangue è il lattato, che è una sostanza tampone e non acidifica il muscolo. La fatica deriva piuttosto da altri processi, come l’accumulo di ioni idrogeno o l’esaurimento del glicogeno. Integrare lattato, se fatto correttamente, potrebbe aiutare a sostenere meglio la produzione di energia e a ritardare l’affaticamento.

In poche parole non è come prendere i sali minerali a fine tappa, se abbiamo ben capito. E allora come è somministrato?

Questa è la domanda da farsi! Sono sostanze usate anche nell’industria alimentare come dei conservanti, fondamentalmente perché sono degli antiossidanti molto forti. In ambito sportivo ci sono degli esami fatti in laboratorio con determinate somministrazioni, però per via endovenosa che chiaramente non sono applicabili nel mondo dello sport moderno. 

Piruvato e lattato, ma anche altri prodotti dedicati all’integrazione, vanno a braccetto con l’alimentazione
Piruvato e lattato, ma anche altri prodotti dedicati all’integrazione, vanno a braccetto con l’alimentazione
In che modo si inserisce nella preparazione di un corridore?

Gli atleti d’elite hanno profili metabolici molto diversi tra loro, e dosi, tempi e modalità di assunzione devono essere calibrati con precisione. In generale, il lattato pero, concettualmente potrebbe essere utilizzato nelle fasi di carico in avvicinamento alla gara o nei momenti in cui si vuole stimolare una miglior capacità di recuperare e riutilizzare velocemente gli scarti metabolici. Bisogna però abbinarlo all’allenamento giusto: l’integrazione funziona solo se inserita in un contesto tecnico ben strutturato.

Possiamo dire che piruvato e lattato rappresentano un nuovo passo nella nutrizione sportiva?

Direi che rappresentano una nuova consapevolezza. Per anni abbiamo pensato in modo troppo rigido: carboidrati per l’energia, grassi per la resistenza, proteine per il recupero. Oggi capiamo che il metabolismo è una rete estremamente dinamica. Molecole come piruvato e lattato permettono all’atleta di “dialogare” meglio con i propri sistemi energetici, di risparmiare carburante e di essere più efficiente. Non sono miracoli, non sostituiscono l’allenamento, ma possono fare la differenza nei dettagli che decidono una corsa.

Reset Gel

Reset Gel, da Santa Madre un alleato per andare oltre i limiti 

06.11.2025
3 min
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Nel panorama in continua evoluzione della nutrizione sportiva, l’obiettivo primario di atleti e scienziati è spingere costantemente in avanti i confini della performance. Seguendo questa linea il brand iberico Santa Madre ha presentato il suo innovativo Reset Gel, con una formula testata in gara per ritardare la fatica e avvicinare il traguardo, qualunque esso sia.

Reset Gel
La confezione da 12 è molto elegante, fedele all’estetica curata e minimal del brand
Reset Gel
La confezione da 12 è molto elegante, fedele all’estetica curata e minimal del brand

La studio dietro la performance

Sappiamo che la fatica durante l’esercizio è un fenomeno dato da molti diversi fattori. Dall’esaurimento del glicogeno all’accumulo di tossine, dalla scarsa idratazione fino allo stress generale dell’organismo.  Reset Gel è stato studiato per contrastare tutti questi meccanismi attraverso una formula di ingredienti che lavorano in sinergia. Il rapporto tra i due carboidrati principali, glucosio e fruttosio, è di 1:0,5, per un totale di 30 grammi a gel.

Questa proporzione è quella che secondo gli studi di Santa Madre massimizza l’assorbimento degli zuccheri. Permette cioè di evitare la saturazione dell’organismo, per raggiungere una disponibilità energetica che arriva fino a 90 grammi per ora. Questa formula minimizza quindi anche il rischio di disturbi gastrointestinali, un problema comune con alte dosi di carboidrati, e assicura un flusso costante di energia ai muscoli che lavorano.

Reset Gel
Reset Gel mixa l’energia del glucosio e del fruttosio con i benefici dei polifenoli e del sodio
Reset Gel
Reset Gel mixa l’energia del glucosio e del fruttosio con i benefici dei polifenoli e del sodio

Polifenoli e Sodio, i giusti alleati

Come sempre più spesso vediamo nei gel di nuova generazione, anche in questo caso non ci si è limitati al semplice apporto di carboidrati. Nel Reset Gel sono stati inclusi anche due alleati, i polifenoli e il sodio. I polifenoli (qui nel dosaggio di 300 mg a gel) sono noti per le loro potenti proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Quindi molto importanti durante l’esercizio intenso, quando cioè aumenta lo stress ossidativo e dell’infiammazione. Questo si traduce in una ridotta percezione dello sforzo e, dunque, una maggiore capacità di mantenere un’elevata intensità per periodi prolungati.

E poi c’è il sodio, presente in 100 mg in ogni gel. Il sodio è fondamentale perché, essendo un elettrolita cruciale, mantiene l’equilibrio idrico e la corretta funzione neuromuscolare. Durante gli sforzi però, specie quelli di endurance, il sudore tende a far perdere questo prezioso elemento, causando crampi, affaticamento repentino con inevitabile riduzione della performance. La giusta quantità di sodio presente in ogni Reset Gel aiuta ad prevenire questo pericolo, supportando al contempo l’idratazione (altra funzione degli elettroliti).

Reset Gel
Reset Gel è il primo gel di Santa Madre studiato non solo per reintegrare i carboidrati, ma anche per ritardare l’affaticamento
Reset Gel
Reset Gel è il primo gel di Santa Madre studiato non solo per reintegrare i carboidrati, ma anche per ritardare l’affaticamento

Modalità d’uso e prezzi

Santa Madre consiglia di assumere un gel a metà dello sforzo nel caso di allenamenti inferiori alle tre ore, ed uno ogni tre ore durante gli sforzi più lunghi. In questo caso dall’azienda fanno sapere anche dei dati molto interessanti, i tempi di entrata in azione e durata: rispettivamente 17 e 87 minuti.

Infine il prezzo. Il Reset Gel è venduto nel sito di Santa Madre sia singolarmente, al prezzo di 4,5 euro l’uno, che in confezione da 12, al prezzo di 54 euro.

Per maggiori informazioni: Beltrami TSA

chetoni

Chetoni: perché l’UCI invita alla prudenza? Parola a Porfido

31.10.2025
4 min
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E’ un tema che ciclicamente torna a far discutere il mondo del ciclismo: i chetoni. Sostanze naturali prodotte dal nostro organismo in condizioni particolari come digiuno prolungato, basso apporto di carboidrati o esercizio intenso. Ma parallelamente, disponibili anche come integratori esterni e lì esplode il caos. Sia chiaro: non hanno nulla a che fare con il doping (perché si è sentito anche questo). Sono metaboliti energetici che il corpo usa (e produce) quando il glucosio scarseggia.

Ma allora perché se ne parla così tanto? E perché il 20 ottobre scorso l’UCI ha suggerito prudenza nel loro utilizzo, pur senza inserirli nella lista delle sostanze vietate?

Per fare chiarezza ne abbiamo parlato con Luca Porfido, nutrizionista della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè. «L’obiettivo dell’UCI – entra subito nel merito Porfido – è stato chiaro: evitare usi impropri e concentrare l’attenzione sulle basi della nutrizione», cioè carboidrati, idratazione e recupero. In un contesto in cui la scienza non ha ancora dato risposte definitive sugli effetti ergogenici dei chetoni e il mercato muove cifre importanti, serve equilibrio.

Luca Porfido è il nutrizionista del team della VF Group-Bardiani
Luca Porfido è il nutrizionista del team della VF Group-Bardiani
Dottor Porfido, dunque, che cosa sono i chetoni e come vengono usati nel ciclismo?

I chetoni sono composti che il corpo produce quando la disponibilità di carboidrati è bassa. Entrano come combustibile alternativo: quando le riserve di glicogeno si riducono, possono fornire energia. Nel ciclismo sono stati introdotti perché si pensava potessero aiutare nel recupero e nella disponibilità energetica. Alcuni li assumevano prima e dopo lo sforzo, qualcuno anche durante. L’idea è sostenere la prestazione quando gli zuccheri finiscono. In pratica però servono protocolli precisi e tanta personalizzazione.

Perché l’UCI ha consigliato cautela? Fanno male?

Non si parla di doping e infatti non sono vietati. L’UCI ha citato ragioni di salute e trasparenza. I chetoni sono acidi e un abuso potrebbe alterare l’equilibrio del corpo, anche se è raro avere situazioni estreme in atleti monitorati. Il punto è più legato alla confusione che si è creata: tra pubblicità, costi elevati e poche prove scientifiche, il rischio è concentrarsi su un “mito” invece che sulla nutrizione di base. E poi non c’è ancora un metodo di controllo oggettivo o un protocollo consolidato.

In molti comunque continuano ad assumerli dopo lo sforzo almeno nelle corse a tappe in vista del giorno successivo (foto Instagram)
In molti comunque continuano ad assumerli dopo lo sforzo almeno nelle corse a tappe in vista del giorno successivo (foto Instagram)
Prima hai detto che qualcuno li assumeva anche durante lo sforzo. Ma oggi si usano ancora in gara?

Oggi in gara no, praticamente non li vedi più, perché con tutti i carboidrati che si assumono sarebbe inutile. E’ anche una benzina meno nobile.

E che rischi ci sono nell’abuso di chetoni?

L’abuso può creare squilibri: parliamo di acidi, e se si esagera si puoi alterare la fisiologia. Ma più che tossicità, il rischio reale semmai è distrarre l’atleta. Cioè mettere risorse economiche e mentali su qualcosa con benefici non dimostrati, trascurando alimentazione, idratazione e recupero. L’UCI vuole preservare proprio questo: la gestione corretta dell’atleta e evitare false aspettative.

Cos’è una dieta chetogenica e come si struttura per un atleta?

Una dieta chetogenica non è ricca di proteine, come molti pensano, ma di grassi. I carboidrati devono stare sotto i 50 grammi al giorno, a volte sotto i 30. Grossomodo parliamo del 70-80 per cento delle calorie dai grassi, il 15-20 per cento dalle proteine e solo 5-10 per cento dai carboidrati.

Una dieta chetogenica è sbilanciata a favore dei grassi
Una dieta chetogenica è sbilanciata a favore dei grassi
Una dieta chetogenica è sbilanciata a favore dei grassi
Una dieta chetogenica è sbilanciata a favore dei grassi
Un pasto tipo di chi esegue questa dieta?

Carne o pesce bianco, o una frittata semplice, con verdure poco zuccherine. Oppure ricotta, mozzarella, formaggi stagionati, avocado, frutta secca, olio extravergine. Fonti di grassi, anche MCT (trigliceridi a catena media, ndr): tipo olio di cocco, ma anche extravergine d’oliva. Ovviamente tutto calibrato sul soggetto e monitorato, non improvvisato.

Perché questo tema resta così sensibile se non c’è doping di mezzo?

Perché c’è tanta confusione e tanta comunicazione commerciale. L’UCI non li vieta, ma dice: la letteratura non mostra benefici importanti e costano molto. Meglio non far credere che siano la chiave della performance. E poi manca un vero modello sperimentale. Faccio un esempio: con la caffeina puoi fare placebo, coi chetoni no. Se ti faccio fare un test con la caffeina e te ne dò una che ne contiene un X grammi e una zero, ma ti dico che ti ho dato la stessa quantità puoi fare una valutazione. E poi non c’è standardizzazione di timing, dosi, contesti. Quindi l’alert dell’UCI non è contro la sostanza ma a favore della trasparenza, della scienza e del rispetto delle basi della preparazione.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti

Corse di un giorno e a tappe, carboidrati sempre protagonisti

09.10.2025
6 min
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I carboidrati e la loro integrazione, un argomento sempre attuale, un dibattito che trova sempre diversi spunti anche in base alle gare ed al momento della stagione. Lo studio delle strategie alimentari e di integrazione in epoca moderna, gli effetti che hanno i carboidrati sul nostro corpo e sulla resa atletica, il ruolo che giocano nelle fasi di recupero. Tutti argomenti che hanno cambiato in modo esponenziale la performance e la vita alimentare dei corridori.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Martijn Redegeld, responsabile della nutrizione in Amacx
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Martijn Redegeld, responsabile della nutrizione in Amacx

Abbiamo chiesto un approfondimento a Martijn Redegeld, responsabile della nutrizione di Amacx Sport Nutrition, azienda che supporta e collabora con diversi team professionistici (Visma-Lease a Bike, EF Pro Cycling, Q36.5 e altri).

In percentuale, quale è l’importanza di una strategia nutrizionale corretta al giorno d’oggi?

Impossibile dirlo. La prestazione è sempre la somma di fattori diversi, impossibili da quantificare. Tuttavia, l’alimentazione gioca un ruolo significativo. Una famosa citazione su questo argomento è: “Una buona dieta non renderà campione un atleta mediocre. Ma una dieta povera renderà un atleta d’elite, un corridore nella media”. Un esempio rende molto bene l’idea di cosa significhi mangiare bene e nel modo giusto, integrare nel modo adeguato.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I gel non sono tutti uguali e la formulazione influisce sulla prestazione nel breve, medio e lungo periodo (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I gel non sono tutti uguali e la formulazione influisce sulla prestazione nel breve, medio e lungo periodo (foto Amacx)
Nell’economia della performance durante le tappe con salite lunghe e tappe vallonate, in un Grande Giro, come cambia la strategia di assunzione dei carboidrati?

Le tappe con lunghe salite sono spesso le più impegnative, con conseguente maggiore fabbisogno di carboidrati. Tuttavia, anche le tappe con terreno ondulato possono essere molto impegnative al giorno d’oggi. Ogni tappa è unica e ogni corridore ha un ruolo unico in ogni tappa. Quindi, per ogni corridore e per ogni tappa, ci sarà una strategia di rifornimento personalizzata.

La strategia d’integrazione cambia tra una classica ed una corsa a tappe?

Sì. Nelle gare di un giorno conta solo la prestazione in gara. Nelle corse a tappe, il recupero è molto più importante, nell’ottica della classifica finale. I protocolli di alimentazione, recupero e integrazione saranno quindi personalizzati in base a questi obiettivi.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Il doppio ruolo dell’integrazione nelle corse a tappe, fornire energia, aiutare il recupero (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Il doppio ruolo dell’integrazione nelle corse a tappe, fornire energia, aiutare il recupero (foto Amacx)
Quanto influisce il caldo e anche un clima freddo?

Il caldo aumenta il fabbisogno di liquidi, poiché i ciclisti sudano molto di più. La sudorazione varia molto da persona a persona. Anche gli elettroliti possono svolgere un ruolo importante nell’ottimizzazione dello stato di idratazione. Inoltre, le alte temperature influiscono leggermente sull’utilizzo di carboidrati da parte del corpo, quindi i ciclisti dovrebbero essere particolarmente attenti a un’alimentazione ottimale. Il freddo comporta più che altro delle sfide pratiche. I ciclisti hanno meno sete e anche aprire le barrette energetiche o i gel è molto più difficile quando si indossano diversi strati di vestiti e guanti. Ciò aumenta il rischio di carenza di carburante o di idratazione adeguata.

Gli atleti integrano ancora con cibi solidi, oppure la preferenza è verso i gel?

Questo varia da ciclista a ciclista e anche in base al tipo di gara. La maggior parte dei ciclisti preferisce prodotti solidi nelle parti più facili delle gare, mentre gel e bevande sono l’opzione preferita quando l’intensità aumenta e diventa più difficile masticare una barretta.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Corse sempre più tirate, gli atleti dirottano le preferenze verso l’integrazione liquida (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Corse sempre più tirate, gli atleti dirottano le preferenze verso l’integrazione liquida (foto Amacx)
I carboidrati sono tutti uguali, oppure ci sono delle differenze da considerare?

Esistono sicuramente differenze importanti tra i carboidrati. Uno dei fattori chiave è la velocità di assorbimento. Più velocemente un tipo di carboidrato viene assorbito, prima può essere utilizzato dai muscoli per produrre energia e minore è il rischio di problemi gastrointestinali. E’ qui che entra in gioco l’indice glicemico. I prodotti con un indice glicemico elevato vengono assorbiti rapidamente e forniscono energia rapidamente, mentre i prodotti con un indice inferiore vengono assorbiti più lentamente e rilasciano energia in un periodo di tempo più lungo. L’indice glicemico di un prodotto dipende dai suoi ingredienti e dalla sua composizione.

Puoi farci un esempio?

Una barretta energetica all’avena ha un indice glicemico inferiore perché contiene più fibre, proteine e grassi. D’altra parte, i gel energetici in generale, prendiamo ad esempio gli Amacx, contengono zuccheri a rapido assorbimento, sinonimo di un indice più elevato.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Due famiglie di integratori, tre prodotti diversi, per esigenze e momenti differenti di gara
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Due famiglie di integratori, tre prodotti diversi, per esigenze e momenti differenti di gara
Entrambi hanno la loro importanza?

Sì. Durante le corse di resistenza più leggere, può essere piacevole scegliere prodotti solidi che vengono digeriti più lentamente e forniscono energia nel tempo. Durante gli sforzi più intensi, prodotti a digestione rapida come i gel aiutano a fornire energia rapidamente quando è più necessaria. Inoltre, glucosio e fruttosio vengono assorbiti nell’intestino da trasportatori diversi. Possiamo considerarli come due “porte d’ingresso” separate nell’intestino. Il glucosio utilizza un trasportatore, chiamato trasportatore del glucosio sodio-dipendente o SGLT1, può assorbire circa 60-70 g all’ora. Il fruttosio utilizza un altro trasportatore chiamato GLUT-5 e può assorbire circa 30-50 g all’ora.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Saper leggere l’etichetta è un primo grande passo (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Saper leggere l’etichetta è un primo grande passo (foto Amacx)
L’assorbimento è comunque simultaneo?

Esatto. L’assorbimento di glucosio e fruttosio può avvenire simultaneamente, indipendente l’uno dall’altro. Pertanto, l’organismo può assorbire più carboidrati totali all’ora se glucosio e fruttosio vengono forniti insieme. Combinarli nel giusto rapporto aiuta gli atleti a raggiungere un elevato apporto di carboidrati senza sovraccaricare l’intestino. Per assunzioni fino a 90 grammi all’ora, in Amacx abbiamo sviluppato appositamente la linea Energy con il rapporto glucosio/fruttosio 2:1. Significa anche equilibrio tra disponibilità di carboidrati nei muscoli, gusto e comfort gastrointestinale. Ad esempio, un atleta può assumere 3 prodotti della linea Energy all’ora, 3 × 30 grammi, ovvero 90 grammi di carboidrati in totale, che equivalgono a 60 di glucosio e 30 di fruttosio.

E quando serve una quantità di carboidrati superiore?

In sforzi molto lunghi o molto intensi, in cui gli atleti mirano a più di 90 grammi all’ora e oltre, l’organismo trae beneficio da una maggiore quantità di fruttosio. Quest’ultimo aiuta a mantenere l’assunzione di glucosio entro il suo limite di assorbimento, aumentando comunque la disponibilità totale di carboidrati. Quando si punta a superare la soglia di 90/120 grammi di carboidrati per ora è consigliato un mix con rapporto 1:0,8, glucosio/fruttosio.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I “beveroni” rossi, uno dei simboli delle fasi di recupero, un mix di elementi nutrizionali (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I “beveroni” rossi, uno dei simboli delle fasi di recupero, un mix di elementi nutrizionali (foto Amacx)
Durante le tappe di un Grande Giro, durante una competizione, si assumono anche proteine?

Vengono utilizzate solo prima e dopo la gara, non durante. Durante la gara, il carburante principale sono i carboidrati. Le proteine contribuiscono solo in piccola parte alla produzione di energia, vengono digerite più lentamente e possono aumentare il rischio di disturbi gastrointestinali. Il ruolo principale delle proteine è la riparazione e il rimodellamento muscolare, il successivo recupero e adattamento.

E’ possibile creare una scaletta delle priorità? E’ più importante l’integrazione in gara, il post gara, la colazione, oppure la cena?

E’ impossibile dire quale pasto sia più importante. Soprattutto nel ciclismo professionistico odierno, dove il livello è estremamente alto e tutte le squadre prestano attenzione a ogni singolo dettaglio, un pasto sbagliato può fare la differenza tra vincere la gara o restare in gruppo a ruota, così come una strategia d’integrazione non adeguata alle esigenze dell’atleta.

EthicSport

EthicSport si rivoluziona e passa dalle compresse alle capsule

27.09.2025
3 min
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Nel mondo del ciclismo e dell’integrazione alimentare sportiva, la ricerca della performance non si ferma davvero mai. Gli atleti sanno che ogni singolo dettaglio può fare la differenza. Per questo, EthicSport, un marchio da sempre sinonimo di qualità e innovazione, ha intrapreso un percorso audace e rivoluzionario: il passaggio totale dalle compresse alle capsule. Non si tratta di un semplice “restyling”, ma di una scelta che riflette una filosofia aziendale ben precisa: offrire prodotti più efficaci, più puri e più rispettosi delle esigenze dei ciclisti.

Le compresse, pur essendo un formato comune, presentano dei limiti strutturali. La loro produzione richiede l’uso di eccipienti, ovvero additivi come leganti, lubrificanti e antiagglomeranti, necessari per compattare le polveri. Sebbene questi ingredienti siano approvati dalle normative vigenti, gli stessi non apportano alcun beneficio all’organismo e, al contrario, possono appesantire inutilmente la formulazione.

Le capsule, invece, rappresentano un’alternativa superiore. Non richiedono alcuna compressione e, di conseguenza, eliminano la necessità di questi additivi non attivi. Il risultato? Un prodotto più pulito e leggero, con una formulazione più semplice e focalizzata esclusivamente sugli ingredienti attivi. Questa scelta riflette la filosofia di EthicSport: meno additivi, più sostanza.

EthicSport
EthicSport ha deciso di passare dalle compresse alle capsule
EthicSport
EthicSport ha deciso di passare dalle compresse alle capsule

Capsule vegetali: scelta etica e inclusiva

Un altro passo avanti di EthicSport è l’adozione esclusiva di capsule vegetali. Questa decisione non è casuale: risponde alla crescente consapevolezza dei consumatori verso scelte alimentari etiche e sostenibili. Le capsule di origine vegetale sono prive di ingredienti animali, rendendo i prodotti compatibili con le diete vegetariane e vegane, sempre più diffuse nel mondo dello sport.

Questa scelta non solo rispetta le diverse esigenze alimentari, ma garantisce anche un prodotto più neutro e sicuro. Non a caso, le capsule vegetali sono note per la loro stabilità e per l’assenza di retrogusti sgradevoli, un dettaglio non trascurabile per chi deve assumere integratori regolarmente.

Oltre alla purezza e all’etica, le capsule offrono vantaggi pratici che migliorano l’esperienza d’uso per il ciclista. Sono notevolmente più facili da deglutire rispetto alle compresse rigide, diventando scorrevoli a contatto con l’acqua. Questo migliora la compliance, soprattutto per chi ha difficoltà a ingerire pastiglie di grandi dimensioni.

Inoltre, la biodisponibilità degli attivi è superiore. Le capsule si disintegrano rapidamente una volta raggiunto lo stomaco, rilasciando gli ingredienti in modo efficiente e immediato. Questo processo garantisce un assorbimento ottimale, evitando che la compressione, tipica delle compresse, rallenti o ostacoli la dissoluzione dei principi attivi.

La sicurezza in ogni dettaglio

EthicSport ha esteso la sua rivoluzione anche al packaging. Ogni singolo dettaglio è stato studiato per comunicare fiducia e garantire l’autenticità del prodotto. I nuovi barattoli sono difatti dotati di un sigillo di garanzia termosaldato e di un sigillo personalizzato brandizzato, che proteggono l’integrità del contenuto e scoraggiano le contraffazioni.

Anche il design non è casuale: i barattoli con il logo in rilievo e i tappi con il marchio inciso sono segni distintivi che rafforzano il legame tra il brand e il consumatore, offrendo un’esperienza d’acquisto più sicura e riconoscibile. Questa attenzione maniacale al dettaglio conferma l’impegno di EthicSport non solo a produrre integratori di alta qualità, ma anche a proteggere l’atleta e la sua fiducia.

EthicSport

MaltoShot Endurance PLUS: la nuova frontiera dell’energia

04.09.2025
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E’ ufficialmente arrivato sul mercato il nuovo MaltoShot Endurance PLUS di EthicSport, un gel energetico che promette di ridefinire gli standard dell’integrazione negli sport di endurance. Studiato per fornire energia a rilascio prolungato, con una tollerabilità elevata anche in condizioni estreme, il prodotto introduce una formula avanzata che unisce equilibrio glucidico, supporto elettrolitico e un’inedita componente di beta-alanina.

Un vero passo avanti nella ricerca nutrizionale, pensato per ciclisti, triatleti, trail runner e tutti coloro che affrontano sforzi intensi e prolungati.

EthicSport è partner tecnico dei ragazzi della Biesse-Carrera
EthicSport è partner tecnico dei ragazzi della Biesse-Carrera

Una formula innovativa

MaltoShot Endurance PLUS rappresenta un’evoluzione rispetto ai tradizionali gel energetici. La sua struttura si basa su cinque fonti di carboidrati a diverso indice glicemico, tra cui spiccano le ciclodestrine ramificate SusCarb, caratterizzate da alta solubilità e digeribilità. Ogni pack da 50 ml fornisce 35 grammi di carboidrati, per un totale di 143 kcal, con un rapporto glucosio:fruttosio di 1:0.8, studiato per garantire un assorbimento progressivo ed efficiente senza picchi glicemici improvvisi.

Accanto alla componente energetica, il gel include un profilo elettrolitico avanzato, con 305 mg di sodio e 105 mg di magnesio per mantenere l’equilibrio idrosalino durante lo sforzo. A questo si aggiunge la presenza di 610 mg di beta-alanina, aminoacido che contribuisce a tamponare l’acidosi muscolare e a migliorare la capacità di sostenere sforzi intensi.

La totale assenza di caffeina amplia la platea di utilizzatori, rendendolo adatto anche a chi preferisce strategie di integrazione prive di stimolanti. La consistenza fluida e la formulazione gluten free, vegan e doping free tested completano un profilo di assoluta modernità, capace di rispondere alle esigenze degli atleti più attenti.

Il MaltoShot Endurance PLUS va consumato durante l’attività: nel grafico le indicazioni di EthicSport
Il MaltoShot Endurance PLUS va consumato durante l’attività: nel grafico le indicazioni di EthicSport

Per chi e per cosa è ideale

Questo gel nasce con un obiettivo chiaro: offrire un apporto energetico costante e facilmente gestibile a chi pratica sport di resistenza. Ciclisti impegnati in granfondo o tappe di montagna, triatleti nel pieno di una lunga sessione di gara, ultrarunner sui sentieri o atleti che affrontano sessioni di allenamento oltre le due ore possono trarre beneficio dalla struttura sequenziale di MaltoShot® Endurance PLUS.

Grazie alla combinazione di carboidrati a rilascio differenziato e al rapporto ottimizzato tra glucosio e fruttosio, il gel assicura energia senza sbalzi, prevenendo i classici crolli di prestazione tipici dei prodotti a base di zuccheri semplici. Il sodio e il magnesio intervengono nel sostenere la contrazione muscolare e l’equilibrio idrosalino, mentre la beta-alanina diventa un alleato prezioso negli sforzi ad alta intensità, ritardando la fatica muscolare.

Nell’era dei carbo per ora, argomento che tante volte abbiamo trattato, EthicSport raccomanda le modalità d’uso. Il brand romagnolo suggerisce l’assunzione di un pack ogni 50-70 minuti, eventualmente accompagnato da un sorso d’acqua, fino a un massimo di quattro unità al giorno. Il prodotto può essere inserito in strategie di integrazione miste, alternandolo con barrette o bevande elettrolitiche, soprattutto per sforzi oltre le tre ore. La sua consistenza fluida lo rende pratico anche in situazioni estreme, quando la digestione può essere messa alla prova da alte temperature o stress fisico prolungato.

In sintesi, MaltoShot Endurance PLUS si rivolge a chi cerca un integratore energetico che sappia garantire continuità e stabilità, senza il rischio di cali improvvisi, e che risponda ai bisogni di chi affronta performance lunghe e impegnative.

Un sorso d’acqua che accompagna il MaltoShot Endurance PLUS non è mai sbagliato
Un sorso d’acqua che accompagna il MaltoShot Endurance PLUS non è mai sbagliato

Confezione e gusti

Il nuovo gel EthicSport viene commercializzato in monodosi da 50 ml, raccolte in pratici box da 15 pezzi. Questo formato ne facilita l’utilizzo sia in allenamento che in gara, consentendo all’atleta di pianificare con precisione l’apporto calorico e idrosalino in base alla durata e intensità dello sforzo.

MaltoShot Endurance PLUS è disponibile in due varianti di gusto: Mojito-Mint e Orange-Lemon, entrambi pensati per offrire freschezza e leggerezza anche nelle fasi più dure della prestazione. Una scelta che va incontro alle esigenze degli sportivi, spesso alla ricerca di sapori che possano attenuare la monotonia del dolce tipica dei prodotti energetici.

Il prodotto si distingue inoltre per la massima tollerabilità digestiva, un aspetto che ne amplia l’utilizzo a un’ampia fascia di sportivi, inclusi coloro che in passato hanno sperimentato difficoltà con altri gel. EthicSport, forte della propria esperienza nell’integrazione sportiva, posiziona MaltoShot Endurance PLUS come un riferimento per chi desidera un approccio moderno ed evoluto alla nutrizione in gara e in allenamento.

Disponibile sul sito ufficiale e presso rivenditori specializzati, il gel si presenta come una soluzione completa per supportare gli sportivi nel raggiungimento delle loro migliori performance.

EthicSport

Nei giorni caldi del Tour, lo schema Lidl-Trek per integrare il sodio

25.07.2025
5 min
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AVIGNONE (Francia) – Li abbiamo visti per giorni vuotarsi borracce intere sulla testa e sulla schiena. Il Tour non è stato investito dalla peggior canicule di sempre, ma di certo almeno fino al Mont Ventoux non ha risparmiato il sole sul gruppo. E quando si va così forte e le salite sono prive di ombra, il rischio di eliminare attraverso il sudore anche gli elettroliti più importanti è dietro l’angolo. Abbiamo visto come negli anni passati i pantaloncini e le maglie più scure si macchiassero di bianco: il chiaro segno del sodio che se ne va. Ma se in precedenza anche corridori fortissimi come Pogacar avevano in questo un punto debole su cui lavorare, oggi la ricerca nel campo dell’integrazione ha fatto passi da gigante.

Marco Sassi è da un anno nutrizionista nello staff della Lidl-Trek (@hardyccphotos)
Marco Sassi è da un anno nutrizionista nello staff della Lidl-Trek (@hardyccphotos)

La variabile del sodio

Alla Lidl-Trek è arrivato da circa un anno un nuovo professionista nel campo della nutrizione ed è bastato sentirne il nome per avere un sussulto. Marco Sassi è il figlio dell’indimenticato Aldo, creatore del Centro Mapei (cui si appoggia la squadra americana) e pioniere della preparazione su cui oggi si basa il ciclismo. Aldo se ne è andato il 13 dicembre del 2010, ma riconoscerne il guizzare sul volto del figlio riduce le distanze e in qualche modo chiude il cerchio. Marco ha lavorato per alcuni anni nel calcio e poi ha fatto il passo verso il ciclismo. Con lui parliamo proprio di come si argini la perdita del sodio e se davvero si debba attuare una strategia mirata.

«Il discorso del sodio è veramente molto complesso – dice – è difficile trovare delle linee guida che vadano bene per tutti. La perdita infatti è estremamente variabile: quella del sodio, in realtà, e quella dell’acqua. Il tema diventa molto importante, soprattutto quando una tappa è lunga e in un ambiente molto caldo, perché c’è il rischio di andare verso un’iponatriemia, quindi verso un basso valore ematico di sodio».

Enervit fornisce alla Lidl-Trek dei gel con carboidrati che contentono anche sodio
Enervit fornisce alla Lidl-Trek dei gel con carboidrati che contentono anche sodio
Messa così sembra una cosa piuttosto seria…

Di base lo è, ma si può gestire: difficilmente si arriva a quei livelli. Per tenere sotto controllo il calo del sodio, utilizziamo solitamente i gel che ci fornisce Enervit, che contengono 200 milligrammi di sodio. E poi anche in borraccia sono contenuti elettroliti, quindi anche sodio.

Nella stessa borraccia in cui ad esempio si mettono anche i carboidrati?

Esattamente, si tratta di una soluzione molto comoda. Hai energia e sodio direttamente nella stessa borraccia. Quindi diciamo che in linea di massima, quando una tappa è molto calda e si suda tanto, si cerca di stare intorno almeno ai 400-500 milligrammi di sodio per ora. E’ una quota indicativa, perché il livello è variabile da corridore a corridore, quindi va personalizzata. Comunque non è difficilissimo arrivarci, perché ad esempio bastano due gel e sei già 400 milligrammi. La cosa più importante rimane comunque riuscire a idratarsi bene e non perdere troppi liquidi durante la tappa. Perché poi si paga, soprattutto nel finale quando la percentuale di disidratazione è più alta. Quindi in realtà diciamo che il sodio va integrato in funzione di quanto una persona beve.

Come dire che se bevo tanto devo prenderne di più?

Avete colto nel segno. Se bevo tanto, devo prenderne di più, altrimenti diluisco il plasma. Se invece uno tende a bere meno, dato che la perdita del sudore è composta principalmente da acqua, in realtà avrebbe più sodio a livello di concentrazione. In ogni caso è necessario non prenderla alla leggera e ripristinare i livelli.

Hai parlato di soggettività. Sappiamo che nei training camp lavorate per stabilire la quota oraria dei carboidrati, ma si riesce a fare anche con il sodio?

E’ difficile, perché i training camp si svolgono con temperature decisamente più basse. Per cui in quei casi inizia l’osservazione, che poi si integra con quello che vediamo nelle prime gare. E alla fine, dalla somma delle esperienze, abbiamo il quadro dell’atleta e riusciamo a dosare bene anche il sodio.

In che modo durante un Tour de France l’atleta si rende conto di dover integrare il sodio?

Di solito nelle tappe calde si utilizzano esclusivamente prodotti con il sodio, quindi ci togliamo il dubbio. Anche perché diventa veramente difficile avere un eccesso di sodio, quindi diciamo che non è un problema su cui diventare matti. Può diventare un aspetto su cui bisogna essere molto più precisi in eventi particolari, ma parliamo di altri sport, come quelli di ultra endurance. Se rimaniamo nell’ambito del ciclismo, anche nella tappa più lunga e calda, una volta che mi assicuro di avere dei prodotti a base di sodio, che sono stati formulati apposta per avere dei quantitativi sufficienti, non ci sono grossi problemi.

Anche la UAE Emirates ha Enervit fra i suoi partner: qui Wellens durante una doccia estemporanea nella tappa di Hautacam
Anche la UAE Emirates ha Enervit fra i suoi partner: qui Wellens durante una doccia estemporanea nella tappa di Hautacam
In che modo Enervit è arrivata a stabilire il quantitativo di sodio da mettere nei gel?

I prodotti che usiamo nel professionismo nascono sempre da una collaborazione. Quindi loro hanno un dipartimento di ricerca e sviluppo e con loro confrontiamo per far capire le nostre esigenze. Vengono messe a confronto con i loro studi e i risultati conseguiti dai vari competitor e alla fine si cerca di allinearsi alle evidenze scientifiche e alle nostre richieste. Perché alla fine è chiaro che le nostre richieste siano anche il frutto delle evidenze. Ci muoviamo in questo senso, anche seguendo i gusti e le preferenze degli atleti.

Integrazione in gara: troppa precisione può essere un limite?

17.06.2025
6 min
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Come vediamo, il ciclismo è sempre più preciso, dettagliato in ogni aspetto. Le tempistiche di integrazione e idratazione sono cadenzate a ritmi prefissati e, se qualcosa va storto, il rischio è che si possa “saltare”. Magari anche di testa, specie per i più giovani…

Durante il Giro d’Italia, le ammiraglie per i rifornimenti, all’inizio di tappe con fughe numerose, non riuscivano a passare. I corridori quindi faticavano ad alimentarsi e a gestirsi. C’era, in effetti, un po’ di panico. Sempre in questo ciclismo ipertecnologico, la mattina girando tra i bus, sui manubri spesso non c’è più neanche l’altimetria (o comunque non solo quella) ma la tabella della strategia alimentare. Per dire: al chilometro 70 bere, al chilometro 90 una barretta, al 110 barretta più gel…

Quando l’alimentazione diventa troppo precisa, cosa succede? Ne abbiamo parlato con un ex (dovremmo dire) corridore, che tuttavia pedala ancora forte e tanto. Pensate che pochi giorni fa, in allenamento con Ulissi e altri pro’, ha battuto un KOM! Parliamo di Domenico Pozzovivo.

Domenico Pozzovivo (classe 1983) 20 stagioni da pro’ con massima dedizione e attenzione alle novità
Pozzovivo (classe 1983) 20 stagioni da pro’ con massima dedizione e attenzione alle novità
Domenico, se questi fisici ormai da Formula 1 non seguono le tabelle alimentari al dettaglio, vanno in tilt? E la mente dei corridori non è più capace di gestirsi autonomamente?

E’ vero, il nuovo regolamento sui rifornimenti crea una variabile in più. Prima, soprattutto le squadre con molto personale, erano molto ridondanti nei punti fissi a bordo strada. Situazioni come quella che si è verificata al Giro erano praticamente impossibili perché i corridori erano sempre coperti. Il bisogno tra borraccia e gel, in una tasca o nell’altra, era sicuramente soddisfatto.

Chiaro…

In questo caso, con il nuovo regolamento e la diminuzione delle zone di feed, il problema si pone. A quel punto, un corridore cresciuto nelle giovanili e arrivato al professionismo con questo tipo di approccio brancola un po’ nel buio. Non ha mai sperimentato una vera crisi, che da un lato è una fortuna, ma dall’altro può mettere in difficoltà. Una crisi di fame in gara ti costringe ad adattarti per arrivare all’arrivo, affrontando sensazioni quasi da capogiro. Devi portare l’organismo a un certo livello di performance anche in condizioni di emergenza.

Quindi questa mancanza di esperienza in situazioni del genere può mandare in tilt?

Sì, può succedere. Oltre al fisico, ne risente anche la testa. Quando entrambe vanno nella stessa direzione negativa, tirarsi fuori non è facile. Secondo me, a volte, in allenamento bisognerebbe simulare volontariamente situazioni non equilibrate.

E come?

Non bisogna estremizzare, ovviamente, e non farlo spesso, perché a livello psicofisico sono situazioni stressanti. Ma ogni tanto vale la pena fare uscite a digiuno o con l’ultima ora a ritmo alto sapendo di essere in carenza di carboidrati. C’è chi riesce a compensare utilizzando più acidi grassi e catabolismo muscolare e chi invece è un ossidatore veloce e fa fatica a cambiare meccanismo energetico. Bisogna fare esperienza per capire come si tollerano queste situazioni. Sono metodi che ora si allenano, con le uscite fat max molto lunghe, in cui si introducono pochi carboidrati: 40-50 grammi l’ora, che sono meno della metà rispetto a quanto si usa oggi.

Anche a livello di idratazione: essere molto precisi abitua il corpo o è un discorso che riguarda solo i carboidrati?

No, l’idratazione è una questione fisiologica oltre che di abitudine. Come si dice: di fame è difficile morire, ma di sete si può. Nel ciclismo è lo stesso: da una crisi di fame in qualche modo esci, ma se vai in disidratazione puoi rischiare un colpo di calore. Quindi sull’idratazione c’è poco da “allenarsi” a stare male: bisogna monitorarla sempre.

Tu cosa mettevi sul manubrio? Altimetria, piano d’integrazione, i numeri da controllare come si faceva una volta tra i dilettanti?

Io ho sempre puntato molto sulla memoria, era un esercizio utile anche a livello mentale. Cercavo di memorizzare l’intero contenuto della tappa, non usavo le cartine caricate sui GPX del Garmin, avevo tutto in testa. Ma per avere un double check, mi piaceva avere sulla pipa l’inizio e fine delle salite, gli sprint, ultimamente anche la green zone per sapere quando buttare le cartacce. Queste informazioni le avevo sull’attacco manubrio.

Quindi niente info sull’integrazione…

No, mai. Ero molto sistematico e ascoltavo il mio corpo.

Secondo te i giovani ce l’hanno questa capacità di ascoltare il corpo? Perché ormai sono cresciuti con Garmin, GPX, watt, quantità di carbo/ora…

E’ vero, aggiungo anche il peso della pasta prima e dopo la corsa… Hanno proprio l’imprinting di affidarsi ai numeri. Non scavano nel profondo, non si chiedono cosa cerchi il corpo. E’ un aspetto negativo. Noi venivamo da un approccio opposto, forse anche troppo, perché si finivano gli allenamenti a secco, e non era il massimo. Ma una via di mezzo sarebbe l’ideale: abituare le nuove generazioni a regolarsi anche con l’appetito, con le sensazioni, senza affidarsi solo ai numeri. Conoscersi.

Per esempio, nell’ultimo anno che hai fatto con la VF Group-Bardiani, c’era qualche giovane che mostrava attenzione a questi aspetti? O che ti chiedeva qualcosa sull’alimentazione?

Sì, erano argomenti di dibattito serali, quotidiani. C’era molta curiosità sull’approccio diverso che avevamo noi. Mi vedevano come un “giovane vecchio”, uno che non demonizzava quello che facevano loro, ma cercavo di dare suggerimenti. Come dicevamo: imparare ad ascoltare il proprio corpo e a interpretare i segnali senza affidarsi solo ai numeri.

L’integrazione in corsa non sempre avviene secondo programma
L’integrazione in corsa non sempre avviene secondo programma
Proviamo a fare “un incidente probatorio”: secondo te, Domenico, nei momenti in cui non arrivavano i rifornimenti perché la giuria non faceva passare le ammiraglie, cosa si dicevano i corridori?

Secondo me pensavano a come allungare i vari step di rifornimento. Se era previsto di prendere qualcosa ogni 20 minuti, si passava a 30-40, regolando il ritmo di assunzione con quello che avevano in tasca.

E con l’acqua?

Per fortuna le macchine neutre riuscivano a tamponare un minimo. Ma ormai l’acqua pura si usa pochissimo. Le borracce contengono quasi sempre una miscela di carboidrati, e quando fa caldo anche elettroliti.

Magari hanno sostituito qualcosa con i gel che avevano in tasca?

Sì, sicuramente. Magari meno malto rispetto alla borraccia, che era finita. Ma i gel un po’ li hai sempre in tasca, almeno uno o due in più, proprio per questi casi.

Quando poi hanno ripreso il rifornimento, secondo te c’è stata una correzione per compensare il buco oppure hanno continuato come prima?

Dipende dal corridore. Se sei abituato al limite massimo dei grammi/ora, non hai margine per aumentare: se sei già a 140, non puoi salire oltre. Ma se sei come ero io, più “fortunato” da quel punto di vista, hai margine. Se di solito stai a 100, puoi arrivare a 120-130 senza grossi problemi. Dipende tutto dalle abitudini e dalle capacità individuali.

Integrazione a casa e in gara, la ricetta di Elisa Balsamo

10.06.2025
7 min
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Integrare, lo dice la parola, significa ripianare il bilancio di quello che si è consumato. Nel caso di chi fa sport, spesso il riferimento è al bilancio energetico e ai liquidi. Anche il ciclocomputer più elementare offre una lettura piuttosto precisa delle calorie consumate: va da sé ovviamente che al livello professionistico questo aspetto sia analizzato e codificato perché si è capito che tutto passa di qui. Più che dall’allenamento e dai progressi tecnologici: alla base del rendimento dell’atleta c’è la benzina che riesce a mettere nel serbatoio e la sua capacità di sfruttarla.

Quando il dispendio energetico è molto elevato o non ci sono occasioni per sedersi a tavola, entrano in ballo gli integratori realizzati dalle aziende specializzate, che permettono di ripristinare con porzioni minime di prodotto grandi quantità di nutrienti: siano essi carboidrati, proteine, aminoacidi, sali.

Elisa Balsamo, classe 1998, corre con la Lidl-Trek dal 2022. Il suo contratto arriva al 2026
Elisa Balsamo, classe 1998, corre con la Lidl-Trek dal 2022. Il suo contratto arriva al 2026

A casa oppure in gara

Elisa Balsamo all’alimentazione è sempre stata molto attenta, al punto di aver iniziato sin dai vent’anni una collaborazione con Erica Lombardi e aver dedicato al tema più di un passaggio nel suo blog. E’ stato interessante perciò farsi raccontare dall’atleta della Lidl-Trek, che per contratto utilizza prodotti Enervit, in che modo gestisca questo aspetto della sua vita e della sua professione.

In un’intervista a inizio stagione, la nutrizionista Stephanie Scheirlynck ha spiegato lo schema suggerito agli atleti. Ha parlato del recovery drink al rientro, che contiene 40 grammi di carboidrati e 20 grammi di proteine. Poi del recovery box, in cui viene inserito un pasto personalizzato sulle esigenze nutrizionali di ciascun corridore. E’ interessante però rendersi conto di come l’esperienza e la sensibilità dell’atleta piemontese le permettano di gestire questo aspetto in autonomia.

«Divido il discorso in due parti – spiega Balsamo – quando sono a casa in preparazione come adesso, oppure quando sono alle gare. Nel primo caso cerco di basarmi soprattutto sull’alimentazione più classica, anche se quando rientro dagli allenamenti il passaggio obbligato è assumere amminoacidi. Credo molto nel valore dell’alimentazione».

Se a casa cerchi di integrare con un’alimentazione più classica, quando è necessario invece usare i prodotti più tecnici?

Sicuramente in gara. Mi trovo molto bene con la linea Carbo 2:1. I gel addirittura adesso arrivano a contenere 40 grammi di carboidrati e quello secondo me fa molta differenza. Soprattutto in primavera, quando il clima è un po’ più rigido e si fa più fatica a mangiare, magari sulle strade del Belgio. Sapere che con un solo gel riesci a buttare giù 40 grammi di carboidrati è sicuramente un gran vantaggio. Sapere esattamente le quantità che devo assumere e quelle che effettivamente ho a disposizione è fondamentale per il controllo della dieta.

Restando in ambito integrazione, in che modo gestisci il dopo gara o gli allenamenti più impegnativi?

Come dicevo, sono abituata a prendere gli amminoacidi (i BCAA di Enervit che contengono per ciascuna dose 2,4 g di Leucina, 0,6 g di Iso Leucina, 0,6 g di Valina, ndr) e poi in gara mi trovo bene anche con il Magic Cherry Juice, che ormai bevo sempre dopo gli arrivi. La squadra sta lavorando molto, soprattutto in ottica corse a tappe, a dei pasti pronti e personalizzati, che fanno davvero la differenza.

Si è ormai capito che dopo lo sforzo si deve puntare al reintegro delle proteine, ma anche dei carboidrati. In che modo questi vostri pasti ne tengono conto?

Il recupero dopo gara è una fase decisiva. Troviamo sempre una parte di carboidrati, che è molto spesso garantita da riso o pasta perché è anche la cosa più semplice da preparare. Però mettono dentro anche delle proteine, ad esempio le uova. Io però non le mangio perché non mi piacciono, quindi le sostituisco con del pollo piuttosto che con parmigiano o altri alimenti ricchi di proteine. E poi ci sono sempre anche delle verdure, in modo da offrire un recupero completo di tutto.

Carboidrati e proteine

Ancora Stephanie Scheirlynck entra nello specifico della composizione dei pasti post attività, sottolineando come le abitudini e le valutazioni siano in continua evoluzione. E come ogni valutazione del nutrizionista del team debba tener conto delle preferenze dei corridori. Alla Lidl-Trek non mancano ad esempio atleti vegetariani o vegani.

«La ricerca più recente – dice – conferma l’importanza dei carboidrati per il recupero, ma questo non significa che le proteine siano da escludere. Anzi, entrambi sono cruciali. Non tralasciamo le proteine nel recovery drink, perché spesso passa un lungo lasso di tempo tra l’ultimo pasto completo, come la colazione pre-gara o pre-allenamento, e il primo pasto vero e proprio, che include proteine».

E proprio il pasto vero e proprio, che viene dopo l’integrazione immediata post arrivo, è il tema di cui torniamo a parlare con Elisa Balsamo.

Lucinda Brand e Shirin Van Anrooij sul camion che contiene tutti gli integratori Enervit della Lidl-Trek
Lucinda Brand e Shirin Van Anrooij sul camion che contiene tutti gli integratori Enervit della Lidl-Trek
Quindi lo chef lavora in collaborazione con il nutrizionista e tutto è sotto controllo?

Abbiamo uno chef praticamente in tutte le gare WorldTour e ormai ci conoscono bene. Sanno chi di noi ha delle allergie o delle intolleranze oppure chi non mangia qualche alimento. Quindi fanno molta attenzione da questo punto di vista e la loro bravura sta nel mettere insieme un buon pasto anche a livello di gusto, utilizzando esattamente gli ingredienti e le quantità indicati dal nutrizionista.

Andiamo indietro ai ritiri invernali, che forse sono le fasi dell’anno in cui ci sono le maggiori oscillazioni di peso. In che modo si gestisce quella fase?

L’obiettivo è arrivare al giusto peso curando molto all’alimentazione. Per esperienza personale, il fine stagione è la fase in cui puoi permetterti di non seguire tanto la dieta. Magari per 1-2 settimane, quando si va in vacanza, si mangia quello che si vuole, ovviamente cercando di fare un minimo di attenzione. Penso sia importante anche per l’aspetto mentale che quando uno è in vacanza si possa togliere anche qualche soddisfazione culinaria. Quindi alla fine gli aumenti di peso durante l’inverno sono dovuti anche a questo. Lo si vede anche in chi non fa vita da atleta.

Che cosa?

D’estate si è molto più invogliati a mangiare insalate, cose fresche e più leggere. Mentre d’inverno, anche seguendo la dieta, ci sono piatti più… cucinati. Per cui con il caldo è fisiologico iniziare a perdere peso.

Clara Copponi all’Antwerp Port Epic Ladies con il suo Magic Cherry Juice tutto da bere
Clara Copponi all’Antwerp Port Epic Ladies con il suo Magic Cherry Juice tutto da bere
Si riesce a valutare se dal punto di vista dell’integrazione c’è tanta differenza fra donne e uomini?

No, io penso che sia piuttosto simile. Forse cambiano le quantità, perché tendenzialmente il peso di un uomo, fosse solo per la statura, è maggiore. Quindi è normale che le quantità siano differenti, però ad esempio anche sull’assunzione dei grammi di carboidrati per ora in gara, secondo me siamo molto vicini.

Nelle donne c’è un maggior problema di ritenzione idrica, come la gestisci?

Diciamo che quello è un po’ complicato. Ovviamente ci sono degli alimenti che possono aiutare particolarmente in tutti i casi di gonfiore o ritenzione idrica, però non è sempre facile. Il suggerimento che mi è stato dato e che cerco di seguire è quello di bere tanto, anche tisane cui aggiungo zenzero o altri prodotti che hanno questa funzione. Non sempre si riesce, perché il fisico è sottoposto a molti stress e non sempre reagisce nello stesso modo. Ma l’idratazione è importantissima.