mondiale gravel 2025 donne, Lorena Wiebes, Marainne Vos, Silvia Persico, podio

A Maastricht Wiebes regina, ma sul podio c’è anche Persico

11.10.2025
8 min
Salva

MAASTRICHT (Olanda) – Shirin van Anrooij passa sotto al triangolo rosso dell’ultimo chilometro con 10” di vantaggio. Sembra fatta. Resta uno “zampellotto” di 150 metri e poi lo sterrato, più che altro un ghiaino su fondo in cemento, che scende fino all’arrivo. Il problema per lei è che in quei 150 metri Lorena Wiebes e Marianne Vos volano. Fanno il diavolo a quattro e alla loro ruota, come un francobollo, c’è Silvia Persico.

Quattrocento metri, trecento… Shirin è lì. Duecento metri ancora avanti. Cento metri: la prendono e la saltano a velocità quadrupla. E’ la dura legge del ciclismo. Sul traguardo spesso è tutto o niente. Per “noi”, e quel “noi” sta per Silvia Persico, è bronzo. Per Lorena Wiebes è oro, per Marianne Vos argento. La povera Shirin Van Anrooij è niente. Finisce addirittura quinta, scavalcata dall’altra orange Yara Kastelijn.

Per il Limburgo del Sud è stata una vera cartolina pubblicitaria. La zona si presta ottimamente al gravel (foto SWpix)
Per il Limburgo del Sud è stata una vera cartolina pubblicitaria. La zona si presta ottimamente al gravel (foto SWpix)

Pontoni? L’aveva vista giusta

Il cielo è plumbeo nel Limburgo del Sud. Non piove. Ed già è una notizia. La corsa parte e la selezione, come aveva previsto Daniele Pontoni, non arriva da subito ma da dietro. Per quasi due terzi di gara le ragazze restano compatte. Un paio di volte si muove Vos e Persico la segue. Solo a un certo punto si crea un buco…

«Un buco di 4 secondi», racconta Pontoni. Siamo a circa 50 chilometri dall’arrivo e deve succedere qualcosa., qualcosa che non vediamo bene neanche dai monitor. All’improvviso davanti si ritrovano in cinque. Persico è nel gruppo dietro, a oltre 40 secondi. Il tira e molla va avanti a lungo. Le fuggitive restano lì, ma il buco non si chiude. «La situazione non era facile. Nelle feed zone successive fortunatamente il distacco è sceso e le ho detto di provarci. Ai -15, persa per persa, le ho detto di tirare e chiudere, e Silvia l’ha fatto».

«Questo podio non è una maglia iridata ma vale come un titolo – aggiunge Pontoni – l’ho detto anche ad Amadio. Oggi di più non si poteva fare. Le ragazze sono state brave. Ne avessi avuta qualcuna in più… Alla fine era una corsa su strada, e lo sapevamo. E le olandesi non hanno corso da nazionale, e sapevamo anche quello. Abbiamo giocato benissimo le nostre carte».

Scelte tecniche differenti

Mentre le ragazze salgono sul podio e Van Anrooij, seduta in disparte, si tiene la testa fra le mani – la delusione cocente è comprensibile – abbiamo modo di osservare le bici del podio. Quante scelte diverse.

In particolare la Colnago G4X di Persico montava gomme Continental tassellate da 40 millimetri, mentre Wiebes optava per pneumatici da 45 ma molto lisci. Una via di mezzo per Vos: posteriore da 42 millimetri liscio al centro e tassellato ai lati, e 45 tassellato all’anteriore. Manubrio da strada per Persico e Wiebes, manubrio da gravel per Vos. Monocorona per Wiebes (48 denti) e Vos (46 denti), doppia 50-34 per Persico, che racconta di aver usato più del previsto quel 34. Tutte e tre, invece, con pedali da strada: esattamente come aveva suggerito Pontoni. Il tecnico si era studiato alla grande questo mondiale, curando ogni particolare.

Il grande assente è stato il vento, dato forte alla vigilia ma quasi nullo in corsa. La media oraria di 33 all’ora conferma quanto il tracciato fosse scorrevole. Qui si stima che domani, nella prova maschile, gli uomini potranno arrivare a 42.

Coltelli che volano…

L’arrivo è posto in una zona ampia e periferica della splendida Maastricht. All’inizio non c’è molta gente, ma poi arriva il mondo. Quassù il ciclismo non tradisce mai. Gli olandesi si godono le imprese delle loro “orange”. Sono in netta superiorità numerica e anche in quanto a qualità non scherzano: Vos, Wiebes, Van Anrooij, ma anche Rooijakkers, Bredewold e tante altre.

Tuttavia lo spirito di squadra non è stato ideale, come ha sottolineato Van Anrooij dopo la gara, alquanto contrariata soprattutto con l’allungo di Kastelijn. Wiebes che ringrazia pubblicamente la compagna di squadra, ma non di nazionale, Kopecky. Vos che in mix zona, ma dice e non dice e si limita a commentare che allo sprint Wiebes era troppo più forte di lei. Il segreto di Pulcinella. Lorena è l’incubo delle velociste, figuriamoci di chi sprinter non lo è.

E il tecnico della nazionale olandese, Laurens Ten Dam che a Wielerflits ha detto: «Non dovevamo permettere che la situazione si riducesse a un problema di giochi di squadra. Mi dispiace per Van Anrooij, meritava lei il titolo per come ha condotto la gara. Capisco che 9 delle prime 12 sono tutte olandesi e tutte volevano vincere, ma non hanno corso come una vera squadra. Non hanno fatto domenica scorsa agli europei».

E un bronzo che brilla

Silvia, invece in mezzo a tutto questo tatticismo non si è fatta prendere dalla foga né dal panico. In zona mista la sua medaglia brilla come fosse oro, e quel mazzo di fiori si sposa benissimo con l’azzurro della maglia.

Silvia, per chi sono questi fiori?

Non lo so, per me! Non so neanche se li porterò sull’aereo stasera.

Come è andata? Un finale incredibile…

Ho dato tutto quello che avevo perché volevo davvero una medaglia. A circa 20 dall’arrivo ho chiesto un po’ di collaborazione perché le prime erano a 10-15 secondi. A quel punto ho chiuso io su Wiebes e Vos, poi sono tornate le altre e ha attaccato van Anrooij. Poi si è messa a tirare Julia Kopecký…

In effetti l’unica della Repubblica Ceca si è messa a tirare e guarda caso è compagna di club della Wiebes. Possiamo dire che le olandesi non hanno corso da squadra?

E per fortuna! Erano 26 al via, troppe. Noi in cinque e ho fatto quasi tutto da sola per stare davanti. Mi ha aiutato un po’ all’inizio Maria Giulia Confalonieri. Non abbiamo mai parlato in gruppo, ma nel finale era importante stare attente: dovevo solo rimanere a ruota. Nel finale hanno spinto in modo incredibile.

Ti abbiamo vista molto aggressiva in curva, “cattiva”. E’ così?

Le mie compagne mi dicono sempre che sono troppo buona, ma oggi, su questo tipo di terreno, un terreno sul quale mi trovo a mio agio, ho guidato bene. Insomma, dove potevo limare… ho limato.

Lo splendido bronzo di Silvia Persico, che è anche la medaglia numero 23 conquistata da Pontoni da quando è commissario tecnico
Lo splendido bronzo di Silvia Persico, che è anche la medaglia numero 23 conquistata da Pontoni da quando è commissario tecnico
Cosa è successo quando mancavano circa 50 chilometri all’arrivo e da gruppo pressoché compatto ti abbiamo vista nel gruppetto dietro?

Loro sono andate via. Hanno preso qualche secondo e poi nessuna voleva più collaborare. Ho provato un sacco di volte a rientrare, però alla fine nessuno voleva darmi una mano. Alla fine sono rientrata io sulle prime due, quando mancavano 15 chilometri.

L’altro momento chiave è stato il finale…

Nell’ultimo chilometro e mezzo si andava fortissimo, ma credo che van Anrooij fosse un po’ cotta, perché era fuori da tanto. Il timore di non chiudere c’era stato prima, quando davanti erano in cinque con dentro Wiebes e Vos. Nel finale, quando ho visto che dopo Kopecky che tirava è partita Kastelijn, ho detto: “E’ fatta”. E infatti…

In generale, Silvia, come stai?

Bene direi. Alla fine è stata una stagione lunga, sono molto stanca, non vedo l’ora di recuperare sinceramente. L’off-season è vicina. Prima però vediamo di vin… di fare bene mercoledì al Giro del Veneto Women.

La bici gravel da gara di 3T si rinnova, arriva la Racemax2 Italia

La gravel da gara di 3T si rinnova, arriva la Racemax2 Italia

10.10.2025
7 min
Salva

PRESEZZO – Una delle bici gravel da gara più ambite si rinnova, per essere ancora più moderna e veloce. Di recente è stata lanciata la Primo2, ma 3T spinge forte sull’acceleratore e ufficializza la 3T Racemax2 Italia.

E’ la seconda generazione della gravel race completamente progettata, disegnata, ingegnerizzata e prodotta in Italia, all’interno del quartier generale di 3T a Presezzo. Il DNA della seconda versione non cambia, così come un impatto estetico che rende perfettamente accostabile la nuova alla generazione precedente, ma le diversità esistono e sono importanti.

La bici gravel da gara di 3T si rinnova, arriva la Racemax2 Italia
Bici gravel aggressiva e ricercata nelle forme
La bici gravel da gara di 3T si rinnova, arriva la Racemax2 Italia
Bici gravel aggressiva e ricercata nelle forme

Riportare la produzione in Italia

Entriamo nel dettaglio anche grazie al contributo di Henrique Romero, ingegnere del carbonio e responsabile di produzione in 3T.

«Partendo dall’alto di gamma, ovvero dalle bici che portano in dote il suffisso Italia – spiega Romero – l’obiettivo di 3T è quello di portare l’intera produzione qui a casa nei prossimi anni. E’ un progetto ambizioso che ci mette di fronte anche ad investimenti elevati, ma ci stiamo lavorando ed è una cosa fattibile. Tornando a noi, la Racemax2 Italia mutua la medesima tecnologia di produzione della precedente, ovvero la Filament Winding. Si tratta di un metodo eseguito interamente qui in fabbrica e utilizza delle fibre di carbonio a secco, non pre-impregnate come usa la maggioranza dei brand.

«La fibra di carbonio a secco ed il processo di lavorazione adottato – conclude Romero – ci permette di avere un controllo totale sui diversi step, sulla qualità e anche sulle performance che vogliamo ottenere da ogni bici. Inoltre il Filament Winding abbatte in modo importante anche i costi e l’utilizzo dell’energia, un fattore da non fare passare in secondo piano».

Quanto tempo occorre per creare un telaio Italia? «Dallo step numero zero, alla bici finita pronta per essere pedalata – racconta Romero – occorrono circa 10 giorni. L’unico procedimento che viene fatto al di fuori di 3T è la verniciatura, eseguita comunque a pochi chilometri dal nostro quartier generale e da un partner molto stretto».

3T Racemax2 Italia, ancora di più fast gravel

Uno degli obiettivi era migliorare ulteriormente l’efficienza aerodinamica di una bici già moderna ed avanzata. La seconda generazione incrementa la sua efficacia dell’1,5% grazie ad alcune soluzione di design e alla geometria rivisitata. La Racemax2 Italia nasce anche grazie al contributo del Politecnico di Milano, sempre più protagonista nel mondo delle bici di super performance. In fatto di numeri e a parità di taglia, la nuova bici aumenta i valori di reach e stack di 3 millimetri ciascuno, quindi è leggermente più alta e lunga, ma prevede un ribassamento della scatola del movimento centrale.

C’è più spazio per il passaggio degli pneumatici e delle ruote con profilo panciuto. La configurazione con la corona singola permette il passaggio di pneumatici etichettati fino a 45 millimetri di larghezza (non di rado si allargano fino a 47/48 millimetri), mentre con il doppio plateau il passaggio si riduce di qualche millimetro (per via dell’ingombro del deragliatore). Gli spazi allargati non hanno influito negativamente sulla lunghezza del carro posteriore che fa registrare uno dei valori più ridotti nella categoria gravel race. E’ lungo 420 millimetri, solo due in più rispetto alla versione anziana.

Sempre in ottica efficienza e miglioramento della penetrazione aerodinamica, è stato completamente ridisegnato il tubo dello sterzo. Non è più rotondo, ma utilizza una forma puntuta nella sezione centrale: soluzione mutuata in parte dalla sorella stradale Strada Italia. A questo si aggiunge la forma caratteristica dell’obliquo, che si allarga in modo importante al centro e verso il basso. Non è solo un vezzo estetico, ma protegge da eventuali interferenze che possono creare i portaborraccia, migliorando l’effetto aero frontale.

I dettagli da considerare

La serie sterzo è stata sviluppata in collaborazione con CeramicSpeed, adotta il sistema SLT di quest’ultima e particolare attenzione è stata rivolta a precisione e agilità del movimento rotante. Una delle novità importanti della 3T Racemax2 Italia riguarda l’aggiunta di un vano nella tubazione obliqua (ma è disponibile anche la versione senza vano): spazio utile per inserire un astuccio con piccoli attrezzi per un eventuale primo intervento. Il vano è perfettamente integrato e nascosto al di sotto del portaborraccia, quest’ultimo applicato su una cover apposita. In totale i portaborraccia che si possono montare sulla Racemax2 Italia sono tre (obliquo, piantone e sotto l’obliquo).

Il reggisella ha un disegno specifico, è full carbon ed è disponibile nella versione con arretramento zero, un puro stile gravel race. Il disegno di alloggio del piantone rende compatibile anche il seat-post della versione precedente, ma il nuovo porta in dote un led integrato che strizza l’occhio alla sicurezza e alla visibilità. Sulla 3T Racemax2 Italia è possibile montare esclusivamente dischi freno da 160 millimetri diametro, per anteriore e posteriore.

Per gli amanti dei numeri

La rinnovata Racemax2 Italia è disponibile in quattro taglie: S e M, L e XL. Il peso dichiarato della forcella è di 380 grammi e adotta lo stelo con disegno a D per semplificare l’intero scorrimento delle guaine, considerando che la bicicletta è compatibile con le sole trasmissioni a batteria. Racemax2 Italia è disponibile con o senza vano nell’obliquo, con un valore alla bilancia dichiarato (rispettivamente) di 1.050 e 990 grammi (taglia media e non verniciato). Il peso della bicicletta completa pronta all’uso, con allestimento di alta gamma parte da circa 7,9 chilogrammi, leggera e comunque in linea con le tendenze attuali della categoria fast gravel.

Gli allestimenti disponibili a catalogo sono sei, ai quali si aggiunge il frame-kit (telaio, forcella e serie sterzo, seat-post con luce integrata, attacco manubrio 3T More e piega 3T Aeroghiaia integrale) a 4.917 euro di listino.

La versione completa che si basa sulla trasmissione GRX Di2 di Shimano 2×12 (con ruote 3T Discus 45/40 LTD) ha un prezzo di listino di 8.114 euro e con il medesimo prezzo c’è il pacchetto con Sram Force AXS XPLR 1×13.

Si alza leggermente il livello (ed il prezzo) con l’allestimento Sram Force AXS XPLR 1×13 che porta in dote la monocorona/guarnitura 3T Torno:, 8.605 euro. E poi i tre allestimenti super top di gamma, ovvero le due con trasmissione Sram Red AXS XPLR 1×13, con e senza guarnitura 3T Torno, entrambe a 10.409 euro, per arrivare al pacchetto Campagnolo Super Record 2×13 a 10.736 euro (con ruote 3T Discus LTD 45/40).

3T.bike

Mondiale gravel 2024, Brabante

Strappi, vento e medie elevate: chi vincerà il mondiale gravel?

10.10.2025
5 min
Salva

MAASTRICHT (Olanda) – E’ il mondiale più giovane dell’UCI, ma anche uno dei più affascinanti. Il Campionato del mondo gravel si corre nel cuore del Zuid-Limburg, regione olandese al confine con Belgio e Germania, terra di colline dolci e strade bianche battute dal vento (in apertura, foto Sportograf).

Domani toccherà alle donne elite aprire le danze, domenica agli uomini. In questa culla del ciclismo olandese, teatro dell’Amstel Gold Race, la rassegna iridata promette un weekend di sport e spettacolo. Con tanti campioni al via, grandi aree vip attrezzate, tanto tifo e due cittadine che si sono del tutto votate all’evento. Tra l’altro, per favorire il pubblico è stato pensato un circuito ad anello da ripetere più volte.

gravel, mondiale 2025
Sui tratti scoperti in cima alle “colline” il vento si fa sentire. Di buono c’è che non dovrebbe piovere né sabato, né domenica
Sui tratti scoperti in cima alle “colline” il vento si fa sentire. Di buono c’è che non dovrebbe piovere né sabato, né domenica

Il percorso velocissimo

Il percorso presenta un anello di circa 50 chilometri attraverso Beek, Beekdaelen, Voerendaal, Meerssen e Valkenburg, passando per monumenti iconici come il castello di Wijnandsrade, la tenuta di Vaeshartelt e il mulino Sint Hubertus. Fra i tanti strappi, si suppone che quello decisivo sarà il Bronsdalweg: 1,4 chilometri con una pendenza media dell’8 per cento. Il finale poi è dentro Maastricht.

Da fare 180 chilometri per gli uomini e 131 per le donne, con dislivelli rispettivamente di circa 1.650 metri e 1.060 metri: numeri che non spaventano, ma richiedono continuità e capacità di rilanciare, quindi la gamba “sempre piena”. Di fatto è un copia e incolla di quello dello scorso anno a Leuven nel vicino Brabante. Qui ci sono forse 150 metri in più di dislivello, siamo lì… Per scendere nel pratico: Van der Poel vinse con una media che sfiorava i 39 all’ora.

Oggi, pedalando su queste colline, abbiamo provato dei segmenti anche noi: il vento sembra quasi che arrivi da ogni direzione. Ti costringe a restare coperti o a scegliere con intelligenza la posizione nel gruppo. Chi si troverà isolato, specialmente nei lunghi rettilinei in “cresta”, pagherà dazio.

Le carreggiate strette, le curve cieche e i continui cambi di ritmo: davvero ricorda molto l’Amstel Gold Race… le zone sono esattamente quelle. Serviranno insomma le caratteristiche da classiche del Nord, ma con un filo più di tecnica. Il fondo, per ora asciutto, promette scorrevolezza, ma se dovesse piovere nella notte tra sabato e domenica, il fango potrebbe cambiare completamente lo scenario e favorire i più tecnici.

Pidcock favorito?

Senza Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, il mondiale gravel 2025 perde due grandi fari, ma resta una sfida di altissimo livello. Il favorito numero uno è Tom Pidcock, al via quasi a sorpresa. Il britannico, campione olimpico di MTB e iridato nel ciclocross, ha tutte le carte in regola per aggiungere anche il titolo gravel alla sua collezione. Cosa abbiamo appena scritto? Che sono le zone dell’Amstel e che servirà un filo più di tecnica… in pratica l’identikit perfetto dell’inglese che è un drago nella guida e che l’Amstel l’ha vinta nel 2024. Occhio però ad assegnare già la maglia iridata, perché 24 ore prima lo stesso Pidcock sarà al Giro di Lombardia: come reagirà alle fatiche e al viaggio?

Poi ci sono Florian e Gianni Vermeersch, tra i più esperti su questo tipo di tracciato, capaci di combinare resistenza e sensibilità sullo sterrato. Romain Bardet arriva in ottima condizione, galvanizzato dai recenti successi proprio nel gravel. Resta da capire se potrà reggere il ritmo di gara in un contesto così esplosivo.

Occhio a Tim Wellens, che ha preparato meticolosamente questo appuntamento, saltando le ultime corse su strada: un segnale chiaro delle sue ambizioni. Curiosa invece la presenza di Tim Merlier, più abituato alle volate asfaltate che agli strappi offroad. Ma la potenza del belga potrebbe tornare utile nel finale, se la corsa dovesse restare compatta.

Da non sottovalutare gli specialisti del fango: Laurens Sweeck, Tibor Del Grosso, assi del ciclocross, e Quinten Hermans, l’anno scorso bronzo, tutti pronti a inserirsi nella lotta per il podio. Infine, attenzione a Matej Mohoric, che sa come si vince un mondiale gravel (l’ha già fatto nel 2023). Lo sloveno si presenta sornione: non esce da una super stagione, ma potrebbe essere l’occasione per riscattarsi.

Donne, quante olandesi

Rispetto alla gara maschile, quella femminile promette uno spettacolo tecnico e tattico di livello assoluto. Le olandesi partono con il peso del pronostico e il vantaggio del terreno amico: Lorena Wiebes sarà la ruota da seguire, potente e sempre più efficace anche sui terreni misti. Subito dietro di lei Marianne Vos, eterna regina del ciclismo mondiale. A completare la corazzata orange, Mischa Bredewold, pronta a sfruttare la corsa di squadra.

Tra le avversarie più attese c’è Silvia Persico, che già ieri ha saggiato il circuito assieme alle compagne. Lassù, in qualche modo l’azzurra è di casa visto il suo passato nel ciclocross.

Merita una menzione speciale Rosa Kloser, tedesca che vive sul confine con l’Olanda. Bronzo europeo ad Avezzano, rappresenta la mina vagante di questo mondiale, tanto più che conosce il percorso e la tipologia del terreno.

Un percorso, e chiudiamo, che sembra scritto per le olandesi, ma con outsider come Silvia Persico pronte a a farsi sentire.

Deborah Piana, gravel Sardinia World Series (foto Simon Wilkinson/SWpix.com)

Mondiali gravel: per l’Italia solo le donne. Sentiamo Pontoni

09.10.2025
5 min
Salva


E’ ormai alle porte il mondiale gravel 2025, che si disputerà sabato e domenica nella regione di Zuid-Limburg, nei Paesi Bassi. Il percorso, con partenza da Beek e arrivo a Maastricht, proporrà un anello di 131 chilometri per le donne e 180 per gli uomini. Si tratta di un percorso molto mosso, con salite brevi ma incisive e tratti di fondo scorrevole. La parte in asfalto è corposa: si parla del 50 per cento..

In vista di questa rassegna iridata, abbiamo intervistato Daniele Pontoni, commissario tecnico della nazionale italiana di ciclocross e gravel, per fare il punto sulla spedizione azzurra: ambizioni, difficoltà e tattiche di gara. La prima notizia è che non schiereremo la squadra maschile, ma solo quella femminile. E non certo per colpa del cittì, il quale, anzi, ha lottato non poco per trovare gli uomini adatti.

Daniele Pontoni, cittì per ciclocross e gravel
Daniele Pontoni, cittì per ciclocross e gravel
Quindi, Daniele, ci siamo…

Dopo un europeo tutto sommato buono, ci siamo fatti vedere. Adesso arriviamo al mondiale con parecchia speranza tra le ragazze… La nazionale uomini non ci sarà. C’è solo la nazionale donne, composta da: Silvia Persico, Letizia Borghesi, Maria Giulia Confalonieri, Giada Specia ed Emma Piana. Quindi un mix di ragazze prevalentemente abituate a correre su strada. E qualcuna con provenienza dalla MTB.

Parli ovviamente di Specia e Piana…

Qualcuna, come Silvia Persico, ha “fatto tutto” nella sua carriera, mentre Giada si è appena avvicinata: è arrivata quarta in questa specialità agli europei e si è guadagnata la convocazione, così come Deborah Piana, che proviene dal mondo Marathon e tra l’altro ha vinto una prova delle Gravel World Series in Sardegna (in apertura, foto Simon Wilkinson/SWpix.com).

Vista la sua attitudine con il ciclocross, Silvia Persico è un punto fermo per Pontoni
Vista la sua attitudine con il ciclocross, Silvia Persico è un punto fermo per Pontoni
E degli uomini cosa ci dici? Come mai l’Italia non sarà presente?

Per quanto riguarda gli uomini, non avevamo né il numero né una nazionale all’altezza per partecipare. Nelle ultime settimane si sono verificate defezioni e rischiavamo di schierare un team non competitivo. Ho quindi deciso di concentrare questa rassegna solo sulla nazionale femminile.

Un po’ dispiace perché qualche interprete ci poteva stare, ma immagino le tue difficoltà nel chiedere corridori alle squadre, specie a fine stagione tra calendari fitti e lotta a i punti…

In effetti è stato molto complicato. Io spero che dal 2027, avendo anche un punteggio ufficiale in questa specialità, le cose siano un po’ diverse e diventino meno faticose. Così è tosta. Comunque, come dico sempre: faccio con quello che ho e da questo cerco di tirar fuori il meglio. Arriviamo da un europeo che è andato bene, anzi direi che è stato ottimo. Abbiamo conquistato una maglia continentale (con Magnaldi, ndr), due quarti posti e un quinto. Tra l’altro un quarto e un quinto erano tra gli uomini… Pertanto arriviamo in Olanda con la voglia di fare bene. Sono convinto che abbiamo le ragazze per ben figurare anche qui.

Che percorso troveranno le ragazze, Daniele?

Finora non l’ho ancora visto in bici, lo valuterò quest’oggi in prima persona. Ho raccolto informazioni su carta e da chi ci ha già girato, in pratica da Elena Cecchini, tramite Lorena Wiebes. Il percorso del Limburgo è diverso dall’europeo e anche meno adatto alle nostre: sia come terreno sia come altimetria. All’europeo c’erano salite e discese che mettevano davvero alla prova gli atleti. Qui sarà tecnicamente più facile. Ci saranno salite brevi, qualcuna all’inizio, qualcuna alla fine. Da percorrere per due giri e mezzo. Il fondo è molto più scorrevole rispetto all’europeo di Avezzano, per cui mi aspetto un tracciato simile a quello della scorsa edizione, seppure con qualche difficoltà altimetrica in più rispetto al Mondiale di Leuven 2024.

gravel, Giada Specia
Un’atleta come Giada Specia avrebbe gradito un tracciato più tecnico. All’europeo di Avezzano è giunta 4ª
gravel, Giada Specia
Un’atleta come Giada Specia avrebbe gradito un tracciato più tecnico. All’europeo di Avezzano è giunta 4ª
Chi vedi favorita tra le nostre?

Sicuramente Silvia Persico è la più adatta. Ma come ho detto, abbiamo cinque ragazze importanti. Ho già una mezza idea di tattica: come impostare la corsa e come distribuire compiti. sarà importante correre da squadra e su questo percorso si può fare. Non siamo molte, però. Se ne avessi avute sei avrei preferito. Andiamo là con la pancia carica per portare a casa un bel risultato.

E le favorite in assoluto?

Si dice che le favorite “d’obbligo” siano Lorena Wiebes e Marianne Vos, ma nulla è scontato. Essere outsider spesso è un vantaggio: non hai nulla da perdere, affronti la gara con meno pressione. E credetemi, con il gruppo che ho, a livello nervoso siamo leggeri, ma motivati.

Cosa ti porta a dire questo?

Perché è un gruppo affiatato. Chi vi entra si integra subito: questo è un marchio di fabbrica, sia per gli uomini che per le donne, soprattutto in questa specialità, il gravel.

E’ anche merito tuo che sai trasmettere la grinta. La grinta di Pontoni è proverbiale…

Io cerco di amalgamare e cerco sempre di trasmettere alle atlete la mia grinta. La squadra è anche lo staff: gli interpreti in gara sono le ragazze che in questi anni hanno dato soddisfazioni. Io continuo a vivere la corsa come se fossi un’atleta, cercando di far percepire alle ragazze che la loro forza debba essere la maglia azzurra. Quella maglia non la indossa nessuna altra. Solo loro. E già indossandola si sente qualcosa di speciale.

Limburgo 2025, mondiale gravel
Un passaggio del percorso che si annuncia veloce (foto Zuid-Limburg)
Limburgo 2025, mondiale gravel
Un passaggio del percorso che si annuncia veloce (foto Zuid-Limburg)
Passiamo agli aspetti tecnici, Daniele: cosa prevedi a livello di gomme?

Molto dipenderà anche dal meteo, che sembra essere incerto. In generale però mi sento di dire che non useremo gomme molto tassellate, magari qualche piccolo “tappino” laterale e una sezione centrale molto scorrevole. Valuteremo domani per le varie mescole e tipologie di gomme, anche perché ogni atleta corre con le gomme del team e sono diverse. Credo useremo pneumatici da 38, 40 o 42 millimetri, più probabilmente le 40.

E i rapporti, rispetto all’europeo?

Chi ha doppia opterà per la doppia avrà un 34-50 con un 10-36 dietro. Chi avrà la monocorona suppongo opterà per 42 con una scala posteriore alquanto generosa.

Pedali da strada o da MTB?

Bella domanda. Vediamo il test del percorso, ma credo che sceglieremo i pedali da strada, se non ci saranno tratti in cui bisognerà scendere a piedi. All’Europeo tutti e tutte li hanno usati da strada. Se non bisogna camminare, la scarpa da strada ti dà qualcosa in più in termini di spinta.

Bonin, Panarecer

Panaracer sbarca in Italia grazie a Bonin

01.10.2025
3 min
Salva

La commerciale veneta Bonin si conferma un player di riferimento per il mercato Italia nel settore delle coperture bike grazie alla recente distribuzione del brand giapponese Panarecer

Fondata nel 1953, Panaracer è attualmente uno dei leader mondiali nella produzione di coperture per biciclette. Sviluppa e produce internamente le proprie gomme in Giappone, ed è riconosciuta a livello internazionale per la qualità dei materiali utilizzati e per l’attenzione a ricerca e innovazione. 

Punto di riferimento assoluto nel settore gravel, Panaracer ha conquistato ciclisti e professionisti grazie al modello GravelKing, scelto dai migliori atleti e protagonista della Coppa del Mondo Gravel UCI grazie alle sue doti di scorrevolezza, grip e resistenza.

Tony Hayashi e Yusaki Jinno di Panarecer con Tommaso Mazzucato e Maria Mansutti, rispettivamente Direttore Vendite e CEO di Bonin.
Tony Hayashi e Yusaki Jinno di Panarecer (al centro) con Tommaso Mazzucato e Maria Mansutti, rispettivamente Proprietà e CEO di Bonin
Tony Hayashi e Yusaki Jinno di Panarecer con Tommaso Mazzucato e Maria Mansutti, rispettivamente Direttore Vendite e CEO di Bonin.
Tony Hayashi e Yusaki Jinno di Panarecer (al centro) con Tommaso Mazzucato e Maria Mansutti, rispettivamente Proprietà e CEO di Bonin

Leader nelle coperture

Grazie alla distribuzione di Panarecer, Bonin si conferma a pieno titolo come un punto di riferimento nel settore delle coperture bike, potendo contare su ben 8 marchi di coperture a catalogo. Oltre a Panaracer, va segnalato infatti il recente inserimento di Maxxis. Entrambi i brand vanno a completare un portafoglio già composto da marchi prestigiosi quali Schwalbe, CST, Michelin, Ritech, Ontrack e Vittoria. Una leadership sottolineata anche dal nuovo payoff aziendale: “Tyre specialist, bike masters”. Tutto ciò non fa che confermare un’esperienza consolidata da parte di Bonin nel mondo della gomma e più in generale una competenza a 360° nel campo degli accessori bike. 

Gli pneumatici Panaracer sono già ordinabili nel portale B2B di Bonin e attraverso la sua rete vendita.

Bonin, Panarecer
Panarecer uno dei marchi leader nella produzione di copertoni per il gravel sta arrivando in Italia e sarà distribuito da Bonin
Bonin, Panarecer
Panarecer uno dei marchi leader nella produzione di copertoni per il gravel sta arrivando in Italia e sarà distribuito da Bonin

Si aggiorna il catalogo

La nuova distribuzione di Panaracer arriva a qualche settimana di distanza dall’aggiornamento 2026 del catalogo Bonin, da sempre punto di riferimento per i negozianti.

Oltre a Panaracer, tra le novità che meritano di essere segnalate c’è sicuramente la nuova distribuzione di K-Edge, marchio americano conosciuto in tutto il mondo per i suoi accessori CNC di altissima qualità, in particolare supporti per ciclocomputer, attacchi manubrio, guide catena e soluzioni innovative per migliorare le performance in gara e in allenamento. K-Edge è oggi partner affidabile di molti team WolrdTour.

Accanto a K-Edge entrano a catalogo anche Cyplus e Dalen. Il primo è un brand specializzato in ciclocomputer e accessori elettronici pensati per offrire precisione, affidabilità e connettività avanzata a tutti i ciclisti, dall’amatore al professionista. Dalen è marchio che propone soluzioni pratiche e innovative per il mondo e-bike. Si tratta di un brand leader nella produzione di batterie al litio, rigenerazione batterie per bici elettriche ed Extender Battery.

Il nuovo catalogo Bonin si arricchisce inoltre di tanti nuovi articoli Shimano e Sram e di altri brand già distribuiti dalla commerciale veneta, il tutto per garantire sempre la massima completezza dell’offerta.

Bonin

Zenith di Drali 2025

Zenith, la gravel di Drali che oltrepassa i limiti

30.09.2025
3 min
Salva

Allo scoccare delle 12:00 di ieri lo storico brand milanese Drali ha lanciato Zenith, la sua prima gravel in carbonio. Ma forse definirla gravel è riduttivo. Zenith è stata pensata come una bici totale, perfetta per ogni tipo di terreno, dalle strade asfaltate alla ghiaia, fino alle avventure di più giorni in mezzo ai boschi.

Il tutto naturalmente senza rinunciare all’eleganza di Drali dimostrata, per esempio, anche dal manubrio in carbonio totalmente integrato.

Zenith di Drali 2025
Zenith è la prima gravel in carbonio prodotta da Drali, specialista nei tubi di metallo di alta qualità
Zenith di Drali 2025
Zenith è la prima gravel in carbonio prodotta da Drali, specialista nei tubi di metallo di alta qualità

Telaio (in carbonio) asimmetrico

Drali è conosciuta nel mondo per la sua artigianalità nei telai in metallo, ma questa volta lo storico brand milanese ha voluto lanciarsi nella modernità. Zenith è infatti la sua prima gravel in carbonio, un telaio realizzato con la fibra ad alto modulo T800.

Ma non è solo il materiale a proiettare Zenith nel futuro. Il carbonio ha infatti permesso agli ingegneri di Drali di studiare un design molto particolare. Il comparto di ricerca e sviluppo dell’azienda ha progettato e realizzato i foderi posteriori e addirittura il movimento centrale asimmetrici. Questa forma garantisce una reattività e una rigidità torsionale migliore, anche e soprattutto nelle condizioni più impegnative. Questo perché Zenith è davvero una bici pensata per tutti i terreni, siano essi asfalto, ghiaia o anche single track.

Lo slancio verso il futuro della nuova bici è confermato anche da un altro particolare del telaio. E’ compatibile con il nuovo attacco UDH, che la rende pronta per essere montata con le trasmissioni di nuova generazione.

Zenith di Drali 2025 manubrio
Elegantissimo anche il manubrio integrato in carbonio
Zenith di Drali 2025 manubrio
Elegantissimo anche il manubrio integrato in carbonio

Per ogni avventura

Se è vero che Zenith è pensata per essere una bici “totale”, è anche vero che non fa nulla per nascondere il suo spirito avventuroso. Per esempio può ospitare pneumatici che arrivano fino a 47 millimetri, cioè più che sufficienti anche per i terreni più impegnativi. Inoltre è predisposta per alloggiare diverse soluzioni per il bikepacking, grazie ai numerosi punti di fissaggio sul telaio: sulla forcella anteriore, sul tubo orizzontale e anche sui foderi obliqui posteriori.

Ma la vera chicca, specie per una bici in carbonio di questo livello, è forse un’altra. Zenith è infatti dynamo-ready, il che significa che è già predisposta per il montaggio della dinamo al mozzo. Un modo per poter alimentare telefono, luci e ciclocomputer anche durante i viaggi più avventurosi e lontani dalle strade battute.

Zenith di Drali 2025 telaio
Ampio spazio per gli pneumatici (fino a 47 mm) e la predisposizione per monocorona o doppia (oltre che meccanici o elettronici)
Zenith di Drali 2025 telaio
Ampio spazio per gli pneumatici (fino a 47 mm) e la predisposizione per monocorona o doppia (oltre che meccanici o elettronici)

Altri dettagli, colori e prezzo

Zenith è predisposta per essere montata sia con gruppi meccanici che elettronici, di ogni brand disponibile sul mercato.

Le colorazioni sono quattro: Aubergine Sahara, Black, Blue Cimabue e Enamel Oxford, ma sono disponibili anche le customizzazioni tipiche di Drali. Infine i numeri. Il peso del telaio in taglia M è di 900 grammi, e il prezzo parte da 3290 euro.

Drali Milano

Factor ALUTO 2025

Factor Bikes presenta ALUTO, l’all rounder gravel da competizione 

27.09.2025
4 min
Salva

Factor Bikes continua la sua avanzata nel mondo del gravel. Dopo la Ostro Gravel ha appena presentato ALUTO, una bici aggressiva, veloce ed aerodinamica, ma che strizza l’occhio agli amanti delle lunghe distanze. Rispetto all’altro modello ha infatti uno stack leggermente più alto, bilanciato però da un angolo sterzo più chiuso e dunque più reattivo. Insomma, ALUTO si presenta come una gravel all rounder da competizione

Factor ALUTO 2025
ALUTO ha geometrie meno tirate della Ostro Gravel, ma studiate comunque per le competizioni (e l’endurance)
Factor ALUTO 2025
ALUTO ha geometrie meno tirate della Ostro Gravel, ma studiate comunque per le competizioni (e l’endurance)

Sorella (gemella diversa) della Ostro

Per capire dove collocarla nella gerarchia di Factor Bikes, il brand ha fatto sapere che la ALUTO non è la sorella minore della Ostro Gravel, ma stanno alla pari (cosa che vedremo in effetti, alla fine, anche dal prezzo). Le differenze però, se non come qualità del mezzo, ci sono, e soprattutto nella geometria.

Oltre alle forme meno aerodinamiche, come già accennato la ALUTO ha un angolo di sterzo leggermente più chiuso e uno stack più alto rispetto alla Ostro, un equilibrio molto bilanciato fra comodità e reattività. Anche il movimento centrale è differente. Quello della nuova arrivata è stato infatti spostato verso il basso per avere un baricentro più stabile specie nei terreni più sconnessi. I foderi posteriori orizzontali invece hanno la stessa misura fra i due modelli, cioè molto corti, a riprova della ricerca della massima reattività tipica di un mezzo da competizione.

Le differenze si notano anche dalla dimensione massima degli pneumatici. La Ostro può ospitare al massimo gomme larghe 45 mm, mentre la ALUTO arriva fino a 47 mm al posteriore e addirittura 52 mm all’anteriore.

Factor ALUTO 2025
Il manubrio è completamente integrato e con un flare abbastanza pronunciato per massimizzare la stabilità
Factor ALUTO 2025
Il manubrio è completamente integrato e con un flare abbastanza pronunciato per massimizzare la stabilità

Componentistica Black Inc e gruppi Sram XPLR

Gli accessori sono tutti firmati Black Inc. Il manubrio, completamente integrato, è il Black Inc Integrated Barstem, specifico per il gravel. Rispetto a quello aero della Ostro ha un drop ridotto e un maggiore flare, anche qui nell’ottica di avere una bici più stabile e comoda per i terreni sconnessi e le lunghe distanze.

Le ruote invece sono le stesse, le Black Inc THIRTY FOUR. Come dice il nome hanno un profilo da 34 mm, un ottimo equilibrio tra aerodinamica e peso. Inoltre sono anche più confortevoli e sicure in condizioni di vento e meteo avverso, cosa che non di rado capita di trovare nelle competizioni gravel. Hanno un canale interno da 25 mm, che si sposa perfettamente con gli pneumatici da 45 mm ed oltre che possono essere ospitati sulla ALUTO. Infine i mozzi, firmati anch’essi da Black Inc, si avvalgono dei cuscinetti CeramicSpeed, cioè il massimo della scorrevolezza.

Per ora la ALUTO è presentata nel sito di Factor Bikes montata con i due gruppi di più alta gamma di Sram per quanto riguarda il gravel. Si tratta dell’XPLR Force e dell’XPLR Red, entrambi monocorona con misuratore di potenza e, naturalmente elettronici. Anche la rapportatura è la stessa, con la corona da 44 denti e la cassetta da 13 velocità 10-46.

Altri dettagli, colori e prezzi

A riprova del DNA endurance che la caratterizza, la ALUTO nasconde all’interno del telaio uno spazio per ospitare gli attrezzi necessari in caso di foratura. Nel tubo obliquo è infatti presente un vano a cui si accede facilmente e che di fatto elimina la necessità di avere con sé una borsa da sella o da manubrio, per un design più pulito e anche maggiore aerodinamica.

Se come abbiamo detto è presentata per ora con i gruppi Sram AXS, è naturalmente compatibile anche con i gruppi Shimano elettronici. Le taglie sono ben sei: da 49, 52, 54, 56, 58 e 61 cm, e i colori invece due, Quattro Grey e Raptor Blue. Infine i prezzi. La ALUTO, come abbiamo detto fin dall’inizio, ha poco se non nulla da invidiare alla Ostro, e infatti anche i prezzi sono sovrapponibili.

Si va dai 4,699 euro del kit telaio, agli 8,399 euro della versione con Sram XPLR Force, fino ai 10,499 euro della versione con il top di gamma Sram XPLR Red.

Factor Bikes

Northwave, scarpe

Northwave Extreme Line: manifesto di innovazione e performance

24.09.2025
3 min
Salva

In occasione del recente Italian Bike Festival, il brand veneto Northwave ha svelato in anteprima la propria collezione Spring/Summer 2026, segnando l’inizio di una vera e propria nuova era. Questo progetto rivoluzionario ridefinisce la gamma “high-end” del marchio, introducendo la Extreme Line come manifesto di innovazione e prestazioni di altissimo livello. Un’anticipazione che ha acceso l’entusiasmo di addetti ai lavori e appassionati è stata la presentazione proprio a Misano Adriatico della nuova calzatura top di gamma per l’off-road: la Extreme X, attesa sul mercato all’inizio del nuovo anno.

Il 2026 di Northwave non si limita a nuovi prodotti, ma introduce una struttura di collezione completamente inedita. Durante l’anteprima tenutasi allo stand NW a IBF, il brand ha svelato due linee distinte, pur mantenendo un dialogo continuo con il proprio ricco “heritage”. La prima, la Extreme Line, incarna l’essenza stessa della prestazione e dell’aspirazione, abbracciando ogni disciplina del ciclismo: strada, mtb e gravel.

Da destra, Niccolò Mattos, Brand Manager Northwave, con David Evangelista Head of Communication di Vitesse Europe, al recente IBF 2025
Da destra, Niccolò Mattos, Brand Manager Northwave, con David Evangelista Head of Communication di Vitesse Europe con in mano una calzatura modello Revolution
Da destra, Niccolò Mattos, Brand Manager Northwave, con David Evangelista Head of Communication di Vitesse Europe, al recente IBF 2025
Da destra, Niccolò Mattos, Brand Manager Northwave, con David Evangelista Head of Communication di Vitesse Europe con in mano una calzatura modello Revolution

Extreme? Un’esperienza…

Più che una semplice collezione, Extreme rappresenta il vero punto di riferimento dell’innovazione Northwave. È l’espressione di un modo di vivere il ciclismo che affonda le radici nella storia dell’azienda e negli atleti che ne hanno segnato il successo. Con una visione proiettata alla performance, e alla contemporaneità, la Extreme Line si distingue immediatamente per la sua forte impronta creativa e un’estetica inconfondibile. Ogni singolo prodotto è un concentrato di tecnologia e design, pensato per farsi riconoscere e apprezzare dai ciclisti più esigenti.

L’attuale catalogo Extreme include la Veloce Extreme, la calzatura road ad altissime prestazioni che continua a pedalare nel WorldTour e a conquistare il cuore degli appassionati. Nei prossimi mesi, a questa autentica… campionessa si affiancherà la nuovissima Extreme X, la scarpa da fuoristrada per eccellenza, pensata per il cross country, il marathon e il fast gravel.

Northwave, scarpe, suola
Un punto di forza delle nuove scarpe firmate Northwave sta nella suole e nella sua alta rigidità
Northwave, scarpe, suola
Un punto di forza delle nuove scarpe firmate Northwave sta nella suole e nella sua alta rigidità

Una nuova frontiera per l’off-road

Fin dai primi mesi del 2026, la Extreme X diventerà il nuovo punto di riferimento per atleti e team Northwave nel mondo del fuoristrada. Nata dall’eredità di successi costruita con il “know-how” e l’approccio innovativo dell’azienda italiana, questa calzatura promette di alzare l’asticella delle prestazioni.

Tra i suoi punti di forza spicca la suola Hyperlight HT, un’evoluzione di quella sviluppata per la Veloce Extreme. Questa suola, caratterizzata dall’inconfondibile “high-tail” in carbonio, porta nel mondo “off-road” la stessa eccezionale trasmissione di potenza e reattività già apprezzate su strada. La Extreme X è la prova della capacità di Northwave di trasformare la propria visione in soluzioni concrete per chi cerca il massimo della performance.

Accanto alla Extreme Line, Northwave propone anche la Core Line, una gamma sempre più ricca, in grado di rispondere alle esigenze di qualsiasi ciclista. Entrambe le linee, Extreme e Core, sono accomunate da un approccio stilistico e di design fortemente identitario, che rispecchia la passione e la competenza del brand.

La nuova collezione Extreme Spring/Summer 2026 sarà disponibile nei negozi a partire dai primi mesi del 2026.

Northwave

L’europeo dell’altro Mads, cronoman convertito al gravel

24.09.2025
4 min
Salva

AVEZZANO – Dei campionati europei gravel e della vittoria di Erica Magnaldi abbiamo detto già domenica e ieri ne abbiamo riparlato con il cittì Pontoni. Qualche parola di approfondimento merita però anche Mads Wurz Schmidt, l’atleta che ha conquistato il titolo elite, nella gara che ha visto a lungo Gaffuri fra i protagonisti e poi finire al quinto posto.

Non c’è solo Pedersen: il nome Mads evidentemente ben si sposa ai ciclisti che vanno forte. Il danese, che è stato professionista dal 2017 al 2024, vivendo il passaggio della licenza e degli uomini dalla Katusha alla Israel-Premiertech, ha un palmares di tutto rispetto. Una tappa alla Tirreno-Adriatico e prima il doppio mondiale a crono: da junior nel 2011 a Copenhagen e poi da U23 nel 2015 a Richmond. Un metro e 76 per 70 chili, quando non ha più trovato posto su strada, si è convertito al gravel. E la sua azione di Avezzano, con due giri da solo, ha messo in risalto le doti che fecero di lui un grande talento contro il tempo. Quest’anno ha già vinto quattro tappe della UCI World Series cui ha aggiunto anche The Traka 200, gara spagnola di immenso fascino.

Lo abbiamo incontrato dopo l’arrivo degli europei. Dopo aver sollevato la bici al cielo, se ne stava fermo sul lato dell’arrivo guardando un punto fisso all’infinito. Aspettando forse qualche compagno di squadra o semplicemente mettendo in ordine i pensieri.

Si può dire che sia stata come una lunga cronometro?

Sì, volevo aspettare un po’, ma Gaffuri stava tenendo un ritmo sostenuto. Per un po’ l’ho seguito e poi in un tratto di discesa ho attaccato. Su questo percorso si faceva più velocità andando da soli. E’ dura, ma se hai le gambe vai meglio da solo. Così ho deciso di provarci e  per fortuna sono stato abbastanza forte da tenere il ritmo alto.

Hai trovato un percorso che ti si addiceva?

Era un percorso perfetto per me. La salita era dura, ma ho avuto abbastanza potenza per fare ugualmente velocità. Mi si addiceva molto. Le discese erano tecniche e io non sono il corridore con la tecnica migliore, ma non sono nemmeno il peggiore. Quindi si trattava di sopravvivere e continuare a spingere per tutto il giorno. Sapevo dalle gare precedenti che quando attacco da solo, posso tenere il passo e resistere fino alla fine. Quindi sono partito, ho dovuto credere in me stesso e sono felice che abbia funzionato.

Hai vinto gare importanti su strada quando eri più giovane. Cosa significa questa vittoria oggi?

E’ importante. Sono super orgoglioso di me stesso, vincere questo campionato europeo significa molto ed essere stato campione europeo sarà qualcosa che varrà la pena ricordare. Come vincere The Traka e fare bene nella Unbound, è difficile da descrivere a parole. Sono davvero orgoglioso del percorso che sto seguendo da inizio luglio.

Il mondiale di ottobre è uno dei prossimi obiettivi.

Certamente. Ho lavorato duramente per essere al top della forma in questo momento, con il supporto della mia squadra, della mia famiglia e del mio allenatore. E’ stato un percorso molto bello e sono felice di poter ripagare loro e me stesso con un buon risultato.