Nel ciclismo di oggi dove tutto corre a velocità molto elevate e gli standard qualitativi sono altissimi, c’è una parte della bicicletta che ciclicamente si evolve in maniera importante: i gruppi. E questa volta osserviamo più da vicino la catena, un elemento che spesso viene poco considerato. Per farci spiegare come vengono prodotte e come si evolvono abbiamo parlato con Giacomo Sartore, Product Manager dei gruppi Campagnolo.
Un elemento complesso
La catena è l’elemento meccanico che tutti… bistrattiamo un po’, perché spesso è sporca e perché ci sembra molto semplice da costruire, ma in realtà nasconde una grande lavorazione.
«La catena è tra le cose meno considerate dai ciclisti – inizia Giacomo Sartore – ma in realtà dietro alla sua produzione c’è un mondo. Tanto per cominciare, diciamo che una catena è composta da 118 maglie interne, 118 maglie esterne, più i pin. Però non tutte le catene sono da 118 maglie: alcune nascono da 114. Dipende dai modelli o dalle specifiche richieste».
Spazi stretti
Una catena è quindi composta da un gran numero di elementi, ma gli spazi sono stretti: «Nelle catene moderne da 12 o 13 velocità le tolleranze sono inferiori al micron. Andiamo ad accoppiare maglie interne ed esterne affinché abbiano le stesse identiche dimensioni al micron, per avere un “match” perfetto tra tutti i pezzi e garantire la robustezza e la resistenza ad ogni tipo di usura».
Made in Vicenza
Campagnolo è un’azienda che tiene molto a mantenere il legame con il suo territorio.
«La ricerca e lo sviluppo vengono fatti in Campagnolo – continua Sartore – ogni catena nasce a Vicenza e vengono tutte lubrificate a caldo in una vasca ad ultrasuoni. In pratica immergiamo le catene in una soluzione lubrificante riscaldata fra i 95 e i 100 gradi per una mezz’ora. Questa operazione serve per fare in modo che il grasso entri in ogni maglia, falsa maglia e pin».
La ricerca delle massime prestazioni porta a lavorazioni di altissima precisione: «Ogni pin viene forato uno a uno in uno spazio microscopico. Si fa un mezzo foro da sotto e uno da sopra per preservare la resistenza. Bisogna pensare che una catena deve sostenere nei momenti di massimo sforzo fra i 1.500 e 2.000 Watt. Tutto questo viene fatto per risparmiare 0,2 grammi per ogni pin per un totale di 25 grammi».
Cambiano materiali e spessori
Ma una domanda che abbiamo fatto a Sartore è come sono cambiate le catene di oggi rispetto a quelle di un 10 velocità?
«Nelle catene a 10 velocità rispetto alle 12 velocità cambiano i materiali della maglia esterna e gli spessori. Il materiale “nuovo” è stato scelto per garantire le stesse caratteristiche di resistenza e durata. Anche i pignoni hanno subito variazioni nel materiale e nel processo produttivo, sia in termini di lavorazione che di trattamenti per garantire gli standard di qualità che si prefissa Campagnolo».
L’aspetto che ci ha incuriosito molto è che la catena e i pignoni vengono progettati e sviluppati insieme come fossero un pezzo unico.
Entrando nello specifico del materiale usato, il Product Manager Campagnolo prosegue nella spiegazione.
«Le catene odierne – dice – sono fatte con acciaio ad alto tenore di carbonio. Essendo l’acciaio una lega formata da ferro e carbonio, più quantità c’è di quest’ultimo elemento più il materiale è rigido e resistente».
Per essere sicuri che le catene resistano alle tensioni più estreme, prima dell’assemblaggio, ogni pezzo è sottoposto a un trattamento superficiale al Nichel Teflon.
Test molto severi
Ovviamente Campagnolo ha un reparto testing in cui sono messi alla prova tutti i componenti dei gruppi.
«Le prove specifiche che caratterizzano la catena ed altri componenti sono regolamentate dalla norma ISO4210 – continua a spiegarci Giacomo Sartore – Campagnolo, oltre ad effettuare quanto richiesto dalla normativa si impone dei limiti di qualità e resistenza superiori, aggiungendo ulteriori test. Entrando nello specifico c’è il test della resistenza a trazione che misura il carico massimo che può essere applicato sulla catena prima che si rompa. La resistenza a fatica è provata su uno strumento costruito da Campagnolo che simula la vita della catena su di una bici. Viene inoltre fatta una prova che esegue cicli di tensione e de-tensione con un carico prestabilito. Anche qui viene misurata l’usura della catena finché non si esaurisce del tutto. Questi sono solo alcune delle prove che facciamo. L’obiettivo è sempre quello di garantire la massima performance sia in termini di resistenza, durata e qualità».