Pellizzari

E Pellizzari? Meno “bimbo” e primi passi da leader

12.12.2025
6 min
Salva

PALMA DE MAIORCA (Spagna) – «Vero, abbiamo preso Remco Evenepoel e vogliamo vincere, ma il nostro progetto guarda anche al futuro. Per questo annuncio che abbiamo prolungato i contratti di Giulio Pellizzari, Lorenzo Finn e Florian Lipowitz. Crediamo molto in loro. In particolare Giulio è un atleta fortissimo, con grandi margini e il compagno di squadra che tutti vorrebbero avere». Così ha esordito Ralph Denk nel media day indetto l’altroieri dalla Red Bull-Bora-hansgrohe di cui è team manager. La sua squadra nei corridoi del WorldTour ormai è considerata una delle corazzate. Sentir nominare due ragazzi italiani ci ha dato grande speranza.

Ma soprattutto questo annuncio e questa presa di posizione decisa del manager tedesco ci ha confermato la sensazione che si respirava vedendo Pellizzari con gli altri compagni. Vale a dire che ormai è un big. Lo si vede da come si muove e da come è considerato… e lo è ancora di più dopo le parole sempre di Denk: «Al Giro ci andiamo con due leader, Hindley e Pellizzari». Insomma, l’investitura è completa ed ufficiale adesso.

Giaccone nero lucente come va di moda in questo periodo, i maggiori sponsor in bella vista e il solito sorriso. Due sedie, una di qua e una al di là di una Specialized lasciata in mezzo allo stanzone della conferenza, e inizia la nostra intervista con il marchigiano.

Pellizzari, Finn
Le due speranze italiane forse maggiori in ottica futura: Pellizzari con Finn. I due si conoscono ancora poco (foto Maximilian Fries)
Pellizzari, Finn
Le due speranze italiane forse maggiori in ottica futura: Pellizzari con Finn. I due si conoscono ancora poco (foto Maximilian Fries)
Giulio, sei diventato uno importante, insomma…

Sì dai, alla fine abbiamo rinnovato quindi saremo insieme qualche anno in più. La cosa bella è che c’è fiducia da parte del team e di questo sono particolarmente contento. Soprattutto perché questa fiducia la sento per davvero.

Parlando con atleti e staff, ci dicono che l’atmosfera è cambiata, che è più rilassata nonostante l’arrivo di un super big quale Remco Evenepoel. Confermi?

Devo essere sincero, essendo stato male sono arrivato qui giusto un paio di giorni fa, quindi ancora non ho visto com’è l’ambiente, però posso dire senza ombra di dubbio che siamo un bel gruppo. C’è affiatamento e le cose sembrano funzionare bene.

Ti senti uno di quelli importanti adesso?

Sì, è cambiato. Sicuramente è cambiato, non mi nascondo. Però sono tranquillo. E rispetto all’anno scorso ho più amici.

Pellizzari, Hindley e Aleotti: questo piccolo gruppo della Vuelta probabilmente si ricomporrà al Giro 2026
Pellizzari, Hindley e Aleotti: questo piccolo gruppo della Vuelta probabilmente si ricomporrà al Giro 2026
Cosa significa che hai più amici?

Un anno fa ero appena arrivato ed ero un po’ intimorito dalle storie che nelle squadre WorldTour non c’è gruppo e che i rapporti sono freddi… Poi man mano ho visto che sì, le cose sono diverse, però non è proprio così freddo. Adesso ho tanti amici corridori e soprattutto gente nello staff. E questo ti fa sentire più a tuo agio.

Con chi hai legato di più tra i corridori?

Con il gruppo italiano… scontato dirlo! Poi ho legato tanto con Maxime Van Gils e tantissimo con Jordi Meeus.

E’ vera la voce che ti sarebbe piaciuto fare il Tour de France?

No, no assolutamente! Anzi, sono stato io a chiedere al team di fare il Giro d’Italia. E ne sono contentissimo. Anche l’anno scorso lo avevo chiesto ma all’inizio non mi avevano accontentato. Allora quest’anno ho pensato: gli chiedo di fare il Tour così mi fanno fare il Giro! Invece ho chiesto il Giro… ed è andata bene!

Pellizzari
Pellizzari e Hindley guideranno la Red Bull-Bora al prossimo Giro d’Italia
Pellizzari
Pellizzari e Hindley guideranno la Red Bull-Bora al prossimo Giro d’Italia
Sei stato designato ufficialmente come uno dei leader per la prossima corsa rosa…

Sì, ma senza pressioni…

Ma la storia del “senza pressioni” cambierà prima o poi! Vieni da un’ottima stagione, non ti puoi più nascondere…

Voglio dire che lo correrò da leader assieme a Jai (Hindley, ndr)… A proposito, anche lui è uno di quelli con cui ho legato molto, ma in generale direi con tutto il gruppo dell’ultima Vuelta. Con Hindley mi trovo davvero bene, quindi non vedo l’ora di dividere con lui la leadership.

Sapere di iniziare la stagione come vero leader ti dà più stimoli?

Sì, sì… sono contento. Magari un po’ scaramantico, per questo non mi sento di dire troppo. So che dovrò lavorare bene e sono pronto a farlo.

Che ne pensi del percorso della corsa rosa? Cosa ti sembra?

Ammetto che non l’ho visto particolarmente bene, però mi piace tanto la tappa del Blockhaus, soprattutto perché è lunga. In questi anni ho notato che mi trovo bene nelle tappe lunghe e con più dislivello. Vedo che magari dalla quarta alla quinta ora in poi inizio ad andare meglio, quindi arrivando sul Blockhaus dopo 250 chilometri… quella potrebbe essere una tappa adatta a me. E poi mi piace tanto anche quella dolomitica: quella col Giau.

Pellizzari
Il lavoro a crono sta proseguendo ha detto Pellizzari. Qui il body usato alla Vuelta e “incriminato” dalla galleria del vento
Pellizzari
Il lavoro a crono sta proseguendo ha detto Pellizzari. Qui il body usato alla Vuelta e “incriminato” dalla galleria del vento
La cronometro di Viareggio invece è molto lunga: come la vivi?

Vero, ma alla fine la crono è un tipo di sforzo che mi piace. In autunno sono stato in galleria del vento a San Francisco nel centro di Specialized. Ho lavorato un po’ sulla posizione per guadagnare qualche watt e soprattutto abbiamo scoperto che il body che avevo nella crono della Vuelta, quello bianco di miglior giovane, non era veloce. Anzi, a dire il vero era molto lento e questo mi ha dato morale. Insomma c’è solo da lavorarci su e non vedo l’ora di farlo perché questo settore mi piace tanto.

Hai cambiato qualcosa a livello tecnico? Qualche ritocco sulla posizione?

Ho cambiato la sella, non che avessi particolari problemi con il precedente modello ma ne abbiamo individuata una più performante. Quella dell’anno scorso era un po’ più da standard, quest’anno ne ho scelta una che è un po’ più larga dietro e ho notato che mi aiuta quando sono a tutta e devo spingere. Mi sostiene di più, soprattutto in salita… Poi devo essere sincero: l’ho usata pochissimo. Sono due mesi che non vado in bici…

Pellizzari
Un lungo off season per Giulio. Ideale per ricaricare le pile. In questa fase c’è stato spazio anche per una partita del Milan a San Siro con Piganzoli
Pellizzari
Un lungo off season per Giulio. Ideale per ricaricare le pile. In questa fase c’è stato spazio anche per una partita del Milan a San Siro (con il fratello e Piganzoli)
Due mesi! È tanto…

Sì, ma è vero. Ho fatto un mese di vacanze, poi sono stato due settimane a Livigno, dove ho fatto sci di fondo e poi, una volta sceso da lì, sono stato male quindi devo ancora ricominciare veramente.

Sei troppo sereno! Ma al tempo stesso più maturo…

Eh sì – sorride Giulio – sarà che quest’anno mi sento meno spaesato. Quando vado via con la squadra sono contento e non vedo l’ora di partire e questo fa tanto per me.

Qual è stata la lezione che ti ha dato questo 2025?

Che se uno lavora bene, si allena in modo corretto, mangia bene, riposa… i risultati arrivano. Poi magari ci può stare la fortuna di turno, ma se hai fatto il tuo prima o poi il risultato arriva. L’ho visto al Giro e alla Vuelta.

A proposito di Vuelta, quanto ti ha dato la vittoria di tappa in Spagna?

Tanto. Diciamo che era dal 2023 che non vincevo, quindi quella sensazione l’avevo persa un po’. È stato bello ma, tornando a casa, ho detto: «Voglio correre perché voglio vincere ancora».

Giulio Pellizzari, Gentili

Pellizzari-Proietti Gagliardoni: cos’hanno in comune, caro Gentili?

28.11.2025
7 min
Salva

Più che dire cosa accomuni Mattia Proietti Gagliardoni, oggi al Team Franco Ballerini, e Giulio Pellizzari, professionista della Red Bull–Bora, sarebbe meglio dire chi. E questo “chi” è Massimiliano Gentili, l’uomo che li ha seguiti sin da quando erano bambini e hanno iniziato a fare sul serio. Allievi prima, juniores poi… e professionisti adesso. Perché Gentili, in qualche modo, per loro c’è sempre.

Pensate che giusto qualche giorno fa il tecnico umbro era a Livigno in altura con Pellizzari. «Una pratica – racconta Max – quella della vacanza in montagna che portano avanti da qualche anno e che ha sempre dato buoni frutti. Alla fine è un’altura vera e propria… anche se ovviamente la bici non la tocca. Ieri mattina, per esempio, alle 7 siamo usciti a camminare a digiuno: c’erano 23 gradi sotto zero. Serve tanta grinta».

Pellizzari, infatti, scia di fondo, cammina, lavora in palestra e certamente farà i rulli. Ma torniamo all’inizio e a ciò che accomuna i due ragazzi.

Giulio Pellizzari, Gentili
Gentili con il primo “figlioccio”, Giulio Pellizzari…
Giulio Pellizzari, Gentili
Gentili con il primo “figlioccio”, Giulio Pellizzari…
Massimiliano, cosa accomuna questi due atleti, Pellizzari e Proietti Gagliardoni?

Prima che due atleti, sono due ragazzi eccezionali: simpatici, brillanti e anche furbi se vogliamo. Ragazzi che in gruppo sanno starci: non sono musoni e si integrano bene nelle varie situazioni.

Proviamo a fare un confronto caratteriale?

Giulio è più sereno, tranquillo e spensierato rispetto a Mattia, che qualche stato “d’ansia” è un parolone se lo mette. Giulio questo aspetto non lo ha mai avuto, nemmeno prima di diventare pro’. E adesso che sta vedendo di avere certezze e sicurezza nei propri mezzi, ancora meno… se possibile. Mattia invece deve lavorare un po’ di più in tal senso.

E’ plausibile. E’ già un’altra generazione rispetto a Pellizzari e ha più informazioni tecniche, quindi più consapevolezza…

Infatti è proprio questo che volevo dire. Anche se non sembra, sono passati cinque anni da quando si è iniziato a parlare del progetto green della Bardiani, nel quale Giulio era coinvolto. E cinque anni oggi sono tantissimi, cambia tutto. Pellizzari questa fase non l’ha dovuta affrontare, Mattia sì. Mattia è nel pieno di quella generazione che “bisogna per forza arrivare a un devo team” e questo crea stress, uno stress che prima non c’era. Oltre alla pressione per finire in quei team, pensiamo anche a come questi ragazzi devono rapportarsi con la scuola.

Gentili, Proietti Gagliardoni
E qui col secondo, Mattia Proietti Gagliardoni. La storia si ripete
Gentili, Proietti Gagliardoni
E qui col secondo, Mattia Proietti Gagliardoni. La storia si ripete
Cioè?

Cioè che per finirla e non perdere l’occasione di un devo team, quasi tutti passano a una scuola privata. Magari all’estero, in molti Paesi, la scuola finisce un anno prima. E questo è uno stress ulteriore. E loro sanno che quando staccano un biglietto per un devo team, se non sono arrivati, di certo hanno una corsia preferenziale verso il professionismo.

Passiamo invece a un confronto dell’uomo-corridore. Com’era Giulio?

Un punto di forza di Giulio è il suo margine. E questo posso dirlo con certezza visto che lo seguo da quando era allievo. Capendo il suo potenziale, ho cercato sin da subito di tutelare il suo talento. Pellizzari sin qui è cresciuto con carichi molto progressivi e proporzionati al suo fisico. Da junior, per dire, non ha mai fatto più di 115 chilometri. Una sola volta, per curiosità, lasciandolo in libertà, è arrivato a 130.

E Mattia?

Lui si è trovato a fare i conti con un’altra realtà. Una realtà in cui i carichi di lavoro per juniores, ma anche per allievi, sono cresciuti in modo esponenziale. Per questo dico che Mattia, rispetto a Giulio alla sua età, si allena di più. Spero vivamente che possa essere un secondo mio ragazzo che ce la farà, un ragazzo per il quale la mia presenza è stata importante. Però, anche su questo fronte, nonostante i tempi siano cambiati, c’è qualcosa che li accomuna.

Mattia passerà dalla Franco Ballerini, dove era seguito anche da Scinto, alla Movistar Team Academy (foto FB team)
Mattia passerà dalla Franco Ballerini, dove era seguito anche da Scinto, alla Movistar Team Academy (foto FB team)
Cosa?

Che entrambi non sono stati sfruttati troppo sino agli juniores. Anche Mattia, che non ha mai fatto una vera stagione completa. Questo per assurdo, al contrario di quello che molti pensano, gli impediva di fare un lavoro aerobico completo, con determinati carichi d’inverno. La prima stagione completa su strada l’ha fatta quest’anno… e i risultati si sono visti. Insomma è meno sfruttato di quel che si possa pensare. E questo è un vantaggio. Tanto più che lui è un motore a benzina.

Questa ci piace: di solito si sente dire motore diesel. Ci spieghi meglio, così magari iniziamo anche un confronto prettamente tecnico?

Certo, Mattia ha il cuore che va a mille. I suoi battiti schizzano anche a 215 pulsazioni al minuto, cosa che vuol dire tanto e non vuol dire nulla. Ma certo, unitamente alle doti di crossista, questo lo rende uno brillante, magari anche veloce in certe situazioni, come potrebbe essere l’arrivo di un gruppetto in cima a una salita. Senza contare che ha anche imparato a guidare bene la bici. Questo gli ha dato un grande cambio di ritmo. Ora speriamo che con il tempo possa migliorare anche la sua resistenza e la sua durability.

Che corridori sono?

Innanzitutto c’è una differenza di stazza fisica. Giulio è sì uno scalatore, ma in generale è più un corridore moderno e completo: è alto 180 centimetri per 67 chili, è leggero ma non leggerissimo come uno scalatore puro. Ha molte fibre rosse, quindi resistenza, e il suo cuore rispetto a quello di Mattia ha più il contagiri. Si ferma a 190 battiti. Attenzione, giusto per chiarire: il dato del cuore può anche non dire nulla riguardo alla forza e alle prestazioni, serve giusto per far capire le differenze fisiche.

Giulio Pellizzari, Gentili Mattia proietti Gagliardoni
Un rarissimo scatto di Pellizzari (ancora in VF Group-Bardiani) e Proietti Gagliardoni… a ruota di Gentili
Un rarissimo scatto di Pellizzari (ancora in VF Group-Bardiani) e Proietti Gagliardoni… a ruota di Gentili
Certo, danno un’idea precisa della differenza tra diesel e benzina…

Mattia infatti ha fibre muscolari leggermente diverse, più esplosive. Posto che lui, ancora più di Giulio, è in piena trasformazione fisica. Tecnicamente, viste le sue misure di 173 centimetri per 58 chilogrammi, potrebbe essere uno scalatore alla Yates. Ma mi sento di dire che è più un Pidcock. Attenzione, anche qui lo dico per far capire le caratteristiche, non per fare accostamenti di altro genere.

Entrambi sono per la salita però, è così?

Sì, Giulio sin da piccolo aveva valori altissimi e anche Mattia va molto bene. Però, come dicevo, è e sarà importante vedere come reagiranno al miglioramento della resistenza e della durability. Al primo anno da pro’, Pellizzari esprimeva ottimi valori, ma nelle prime gare coi grandi, nei finali, faceva molta fatica a replicare quei numeri. Spetta ora a chi li segue farli migliorare sotto questo aspetto.

Sei stato chiarissimo Massimiliano. Torniamo un po’ sugli aspetti caratteriali, magari attraverso qualche aneddoto o ricordo concreto. Partiamo da Giulio…

Che dire, entrambi sono determinati. Giulio, per esempio, ci rimase molto male quando De Candido non lo convocò in azzurro. Eravamo a una gara e bastò uno sguardo. Mi precedette nella parola e mi disse: «Lo so, non dire niente». Io stavo per dirgli “facciamogli vedere chi sei” e lui vinse la Colli Recanatesi. Qualche tempo dopo, sempre De Candido gli fece fare una selezione, ma su un percorso che chiaramente non era per lui: un piattone attorno a un capannone industriale, in pratica. Lo stesso Rino mi disse: «Il tuo ragazzo non è andato proprio bene». Per tutta risposta, all’Eroica Pellizzari sfiorò il successo. Fu secondo dietro Svrcek.

La speranza di Gentili è vedere anche Mattia arrivare a questi livelli e a questi successi (qui Pellizzari alla Vuelta)
La speranza di Gentili è vedere anche Mattia arrivare a questi livelli e a questi successi (qui Pellizzari alla Vuelta)
E di Proietti Gagliardoni cosa ci dici?

Direi molto simile a Giulio. Quest’anno, sempre all’Eroica, che ha vinto, mi ha detto: «Vedi, neanche Pellizzari l’aveva vinta. Ho dimostrato di poter competere ad alti livelli». Sono due combattenti, due agonisti. Per dire, a Livigno, con Giulio, giocavamo a bowling. Nei primi tiri non era un granché. Allora gli ho detto: «Ma che, ti devo insegnare anche a giocare a bowling?». Dopo tre colpi ha iniziato a fare strike!

Tra di loro si sentono mai?

Si sentono ogni tanto, si fanno i complimenti a vicenda, si seguono sui social. Sanno che io sono il loro punto d’incontro. Poi, alla fine, tutte queste occasioni per stare insieme non le hanno avute. Chi è da una parte e chi dall’altra. Se posso dire una cosa, io avrei un sogno: vederli lottare in breve tempo nei Grandi Giri. E che tutto questo lavoro, questo sogno, come è diventato realtà per Giulio, possa diventarlo anche per Mattia.

Trofeo Pian Camuno Memorial Angelo Felappi, Montecampione 2025, Mattia Proietti Gagliardoni (foto Instagram/Rodella)

Proietti Gagliardoni, l’altro figlio di Gentili, è pronto per il decollo

03.11.2025
6 min
Salva

Massimiliano Gentili va ripetendo spesso di avere due figlie femmine che portano il suo nome e due figli maschi che si chiamano Giulio Pellizzari e Mattia Proietti Gagliardoni. Li ha cresciuti entrambi con i suoi metodi: di uno ha già fatto un fior di corridore, sull’altro c’è ancora da lavorare, ma le premesse sono eccellenti. Mattia, umbro come il suo mentore, ha corso le ultime due stagioni al Team Franco Ballerini e correrà le prossime due nella neonata Movistar Academy.

La sua stagione è stata perfetta fino al cuore dell’estate, poi si è inceppata su un intervento chirurgico che ha compromesso la sua partecipazione ai pezzi forti della stagione: il mondiale di Kigali e l’europeo in Drome et Ardeche, entrambi adatti a lui. Il suo profilo resta però uno dei più appetiti del recente mercato, al punto che sulle sue tracce si erano messi anche i devo team della Lidl-Trek e della Jayco-AlUla, superati dalla Movistar

«Il finale di stagione non è stato come mi aspettavo – dice – ho dovuto saltare le ultime gare e verso la fine di settembre mi sono operato. Sono stato fermo un mese e dieci giorni e ho ripreso a pedalare il primo novembre. Ho fatto le ferie forzate quando avrei preferito correre, anche se la stagione è stata positiva. Per agosto, quando arrivavano gli impegni più importanti, ad esempio il Lunigiana, sarei stato preparato al meglio e aspettavo di mettere a frutto la condizione. Purtroppo le cose non sono andate come dovevano, ma succede».

Che cosa è successo?

Sono andato in altura con la nazionale, poi però sono venute fuori delle cisti al sottosella. Come prima cosa, sono stato fermo per due settimane e ho dovuto saltare il Lunigiana, quindi a quel punto il mondiale non l’avrei fatto. In ogni caso, ho iniziato ad allenarmi nuovamente, perché avrei dovuto fare gli europei. Sono tornato alle gare al Trofeo Top Automazioni, ma sono caduto e mi sono fatto male a un gomito. Sono stati necessari dei punti e gli antibiotici, per cui ho finito lì la mia stagione.

Come definiresti questi due anni da junior? Anni spinti? Anni di scuola? Oppure anni di maturazione?

Sicuramente sono cresciuto molto. Il primo anno è stato una scoperta. Mi sono subito trovato bene con le nuove distanze e ho fatto dei buoni risultati, come il secondo posto al campionato italiano. Mi sono piazzato bene nelle gare nazionali, ma non sono stato molto costante, perché non ero abituato a fare grandi carichi di lavoro, quindi ci ho messo un po’. Invece quest’anno non sono partito molto bene perché ho avuto un po’ di problemi all’inizio di stagione. Ma quando sono stato bene, nelle gare adatte alle mie caratteristiche come all’Eroica, sono sempre riuscito a stare davanti. Nel mese d’agosto ero arrivato a stare parecchio bene.

Ti brucia non aver corso il Lunigiana?

Visto come è andato, penso che mi sarei potuto giocare benissimo la generale. Mentre a parere mio, penso che sarei riuscito a essere protagonista al mondiale e all’europeo, sicuramente in uno dei due, visto che i percorsi mi si addicevano.

Dopo la vittoria a Montecampione, l'ultima del 2025, con Lucchini e Scinto (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria a Montecampione, Proietti con lo sponsor Lucchini e il diesse Scinto (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria a Montecampione, l'ultima del 2025, con Lucchini e Scinto (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria a Montecampione, Proietti con lo sponsor Lucchini e il diesse Scinto (foto Instagram/Rodella)
Sei entrato negli juniores senza la limitazione dei rapporti, che una volta esisteva per evitare dei lavori troppo pesanti. In che modo avete gestito il salto di categoria?

Diciamo che questo passaggio non l’ho accusato. Io ho sempre avuto tanta agilità, fin da quando ero giovanissimo e allievo, per cui ritrovarla con i rapporti liberi non è stato un problema.

Che tipo di cammino ti ha prospettato la Movistar?

Diciamo innanzitutto due anni di crescita nella squadra devo. Avrò tempo di maturare e fare gare sia a livello professionistico sia le più importanti con gli under 23. Vedremo come sarà impostata la stagione, per ora abbiamo già fatto un ritiro conoscitivo con allenatori, staff e nutrizionisti. Ci hanno dato la bici nuova, che è tanta roba. L’ho avuta a casa per dieci giorni e oggi ci sono uscito per la prima volta. E’ identica alla bici della WorldTour.

Ti attira l’idea di poter fare delle corse tra i professionisti?

Sicuramente non vedo l’ora. Correre con i professionisti è sempre bello, quindi non vedo l’ora di farlo. Però allo stesso modo non vedo l’ora di competere con i miei coetanei per provare a giocarmi qualche corsa a tappe importante, come un Giro d’Italia o magari il Tour de l’Avenir.

Dominio del corridore umbro al Memorial Colò, con 40" su Galbusera e O'Brien (foto Rodella)
Il Memorial Colò è finito nella bacheca di Proietti Gagliardoni nel 2024 e anche nel 2025 (foto Instagram/Rodella)
Dominio del corridore umbro al Memorial Colò, con 40" su Galbusera e O'Brien (foto Rodella)
Il Memorial Colò è finito nella bacheca di Proietti Gagliardoni nel 2024 e anche nel 2025 (foto Instagram/Rodella)
Hai parlato dei tuoi coetanei: che effetto fa vedere che state tutti partendo per squadre all’estero?

Con tanti di loro ci conosciamo da quando eravamo piccoli. E ora guardandoci indietro, fa anche un po’ strano pensare che eravamo tutti in squadre regionali e per la maggior parte siamo in team satelliti del WorldTour. Fa un po’ strano, ma penso di parlare a nomi di tutti. Questa è la strada giusta, quindi penso che ognuno darà il massimo, ognuno lavorerà al massimo per cercare di ottenere il meglio.

Su quali strade ti alleni quando sei a Foligno? Hai delle salite su cui fai i tuoi test?

Non ho una salita di riferimento, però ho dei tempi di riferimento su diverse salite e su quelle mi regolo. Di solito salgo sempre verso Colfiorito, verso le Marche. Da quelle parti ci sono parecchie salite nel giro di pochi chilometri: salite da 20 minuti, da 15 minuti, da 10 e anche da 5, quindi è una zona veramente top per allenarsi.

Ti capita mai di allenarti con Pellizzari?

Ci siamo incontrati a inizio anno. Io ero uscito una mattina che non ero andato a scuola e l’ho incontrato mentre lui faceva sei ore. Giulio tornava a casa, si è girato per un pezzo e abbiamo parlato un po’. Altrimenti le altre volte in cui usciamo insieme è quando c’è anche Massimiliano, che parla con entrambi.

Dopo la vittoria del 15 agosto, Proietti ha iniziato ad avere problemi di salute (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria del 15 agosto a Montecampione, Proietti ha iniziato ad avere problemi di salute (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria del 15 agosto a Montecampione, Proietti ha iniziato ad avere problemi di salute (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria del 15 agosto, Proietti ha iniziato ad avere problemi di salute (foto Instagram/Rodella)
Quest’anno c’è da fare la maturità?

Sì, ma per scelta mia, ho deciso di passare a una scuola privata. Ho fatto quattro anni di liceo scientifico ed è stata sempre tosta, non sono mai stato agevolato dai professori. Quindi abbiamo deciso così di passare a una scuola privata. Posso seguire tutto online, così la mattina ho tempo per allenarmi e il pomeriggio si studia. Penso che farò base a casa, ad eccezione di quando ci sono i ritiri. Ne faremo uno dall’11 al 22 dicembre  in Spagna, vicino ad Alicante. Poi avremo la presentazione della squadra a Madrid prima di Natale. In ritiro saremo con la WorldTour, anche di questo non vedo l’ora…

Giro del Veneto 2025, partenza da Vicenza, foto del team VF Group-Bardiani

L’UCI cambia le carte e Reverberi chiude il gruppo giovani

19.10.2025
5 min
Salva

Si fa fatica a capire se il ciclismo mondiale sia amministrato da gente inadeguata o se siamo piuttosto noi italiani a essere costantemente in equilibrio instabile. Fuori tempo e allineati a standard superati. L’ultima in tema di partecipazione alle corse è la norma che dispone il divieto per le squadre professional di partecipare alle corse internazionali U23. Una doccia fredda per la VF Group-Bardiani-Faizanè, che con il suo gruppo dei giovani ha conquistato quasi 500 punti anche nelle corse U23. Una doccia molto più fredda per la MBH Bank-Ballan, che nel passare da continental a professional ha ingaggiato fior di U23, immaginando di poter fare il calendario di sempre. E doccia fredda anche per il Team Polti che per seguire le impronte di Reverberi, ha ingaggiato a sua volta corridori molto giovani.

Pertanto, quando contattiamo Roberto Reverberi perché dia un voto ai suoi quattro anni di attività con gli U23, il tono non è dei più entusiasti e presto il motivo è spiegato. Nel fare le regole, qualcuno si è preoccupato di verificare i contratti in essere?

«In un primo tempo avevano detto che non potevano più andare in nazionale quelli delle professional e anche del WorldTour – dice Reverberi – dalla settimana scorsa è uscita questa nuova regola. Ho provato a sentire Brent Copeland (i team manager della Jayco-AlUla è presidente dell’associazione dei gruppi sportivi, ndr) e mi ha detto che la settimana prossima facciamo una riunione per vedere se si riesce a sbloccare la situazione. L’UCI  ti deve avvisare almeno un anno prima quando cambia un regolamento del genere, perché noi abbiamo tutti i contratti con i corridori e adesso dove li portiamo a correre?».

Per Reverberi, Pellizzari è il risultato più fulgido del gruppo giovani creato dal team reggiano (foto Filippo Mazzullo)
Per Reverberi, Pellizzari è il risultato più fulgido del gruppo giovani creato dal team reggiano (foto Filippo Mazzullo)
Che cosa succederà secondo te?

Va a cadere tutto il discorso che portiamo avanti da quattro anni. In pratica gli juniores andranno nelle devo e quelli un po’ peggio andranno nelle squadre dei dilettanti italiani. E alla fine noi non li prenderemo neanche più, come facciamo? Dovremmo portare ragazzi di 18 anni a fare subito le gare professionistiche? La nostra esperienza è stata positiva. Nella prima covata che abbiamo preso c’erano Pellizzari, Pinarello che va nel WorldTour con la Israel. Scalco va con la XDS-Astana. E vedrete che anche Paletti e qualcun altro nel giro di due anni faranno il salto. 

Una volta ci dicesti che due anni bastano per vedere tutto.

Pinarello ci ha messo un pelino di più e Scalco anche. Non è mica detto che tutti quanti siano come Finn, che arriva e va subito forte. E poi anche lui dovrà misurarsi con i professionisti e vedrà che la musica è diversa. Anche Turconi ad esempio è fortissimo, ha un motore incredibile, però gli serve un po’ più tempo. C’è chi ci mette un anno, chi ce ne mette due, chi ce ne mette tre. Come quando nei dilettanti, qualcuno passava a 21 anni e altri aspettavano i 24. Sapete piuttosto che cosa dovremmo fare forse? Me lo ha detto un amico preparatore…

Turconi quest’anno ha vinto il Trofeo Piva (foto Pederiva) e il Medio Brenta, arrivando 5° al Giro. Reverberi aspetta che cresca ancora
Turconi quest’anno ha vinto il Trofeo Piva (foto Pederiva) e il Medio Brenta, arrivando 5° al Giro. Reverberi aspetta che cresca ancora
Che cosa?

Dovremmo andare a ripescare tutti i corridori italiani che vanno nelle devo e che poi ritornano indietro, perché tanto tornano indietro e dopo fanno fatica a trovare una squadra. Non li portano tutti nel WorldTour, non è credibile. Per ora, guardando fra i giovani, abbiamo preso il fratello di Turconi, che si chiama Matteo. E poi Manenti dalla Hopplà. Adesso siamo a 20, vediamo se salta fuori qualcos’altro anche come sponsor. Stiamo facendo un po’ di ricerche, così vediamo se nel giro di 15-20 giorni cambia qualcosa. In giro ci sono elementi buoni, soprattutto dopo le varie fusioni.

La storia insegna che anche gli elite di valore possono avere un futuro. Chi si sarebbe aspettato Fiorelli alla Visma?

Filippo ha iniziato a correre tardi. E’ un caso un po’ anomalo, perché prima correva con gli amatori. Poi lo ha preso Massini che lo ha tirato su, ma ha perso un sacco di tempo. Aveva sempre problemi con il peso, ha preso tante parole. Quando arriva a 67 chili va come una moto, se sale a 69-70 chili la caratteristica di andare bene in salita viene un po’ meno. Nel senso che se ha il peso giusto, riesce a scollinare con i migliori, altrimenti perde i 10-15 secondi che gli impediscono di arrivare alla volata. Ha vinto pochissimo solo per questo, invece quest’anno che si è messo in riga, ha fatto una stagione più costante, almeno fino al Giro.

Tarozzi al Giro d’Italia ha vinto il Red Bull KM, trofeo dedicato a chi è rimasto in fuga per più chilometri
Tarozzi al Giro d’Italia ha vinto il Red Bull KM, trofeo dedicato a chi è rimasto in fuga per più chilometri
Nella testa di Roberto Reverberi, chi prenderà il posto di Scalco e Pinarello?

Probabilmente Turconi e Paletti, i giovani da cui ci aspettiamo un po’ più continuità. Invece i corridori da cui vorremmo anche qualche risultato in più sono Marcellusi, Magli e quelli più esperti. Lo stesso Zanoncello, che deve un po’ migliorare. Tarozzi, che è un corridore particolare perché è un uomo da fuga e ne abbiamo bisogno. Quest’anno al Giro ha vinto il Premio Red Bull per i chilometri di fuga e a noi uno così fa gioco.

Non avendo più il gruppo dei giovani, la struttura tecnica rimane la stessa?

Sì, avremo ancora i soliti quattro direttori sportivi, cioè Rossato, Donati, Amoriello ed io. Gli stessi preparatori, cioè Borja e Andrea Giorgi. Sempre lo stesso medico. Qualcuno del personale si sposta, chi va alla UAE e chi alla Visma. Come vedete forniamo talenti al WorldTour anche per lo staff. Ce ne sono tanti sparsi nel gruppo. E poi avremo ancora le bici De Rosa, avevamo già prolungato il contratto.

Veloclub Montecassiano, Giulio Pellizzari

Un giro a Montecassiano, dove Pellizzari ha mosso i primi passi

02.10.2025
4 min
Salva

In un’intervista di qualche settimana fa abbiamo parlato della nuova realtà juniores, la Fior di Grano-Tris Stampi, nata nelle Marche grazie al lavoro di Antonio De Angelis e di tutti i suoi collaboratori. Un’analisi del movimento giovanile marchigiano che ci ha aperto le porte sulle difficoltà del far avvicinare bambini e ragazzi al ciclismo. Il puzzle che ci aveva descritto De Angelis non è semplice, ci si deve coordinare con le altre società sul territorio in modo da avere una rete in grado di seguire i ragazzi nella loro crescita. Tra le figure che lavorano e collaborano in questo progetto ci sono quelle di Enrico Vissani e David Giordano, che in passato sono stati diesse della categoria giovanissimi a Montecassiano, dove ha mosso i primi passi un giovanissimo Giulio Pellizzari

«La squadra giovanissimi di Montecassiano – ci racconta David Giordano – ha chiuso ormai sette o otto anni fa, il Velo Club di Montecassiano si occupa sempre di organizzare gare e manifestazioni ma la “materia prima” i bambini mancano da un po’. Quella di Giulio Pellizzari è stata una delle ultime annate. Con Antonio ci conosciamo da anni, abbiamo corso negli stessi anni tra i dilettanti e ora l’ho ritrovato grazie a questo nuovo progetto».

Veloclub Montecassiano, Giulio Pellizzari
Giulio Pellizzari ha mosso i primi passi in bici con il Velo Club Montecassiano
Veloclub Montecassiano, Giulio Pellizzari
Giulio Pellizzari ha mosso i primi passi in bici con il Velo Club Montecassiano
A Montecassiano avete accolto un giovanissimo Giulio Pellizzari…

Prima di lui era venuto a correre con noi il fratello maggiore, Gabriele. Il tutto nacque perché mio padre, che era già nel Velo Club di Montecassiano, e il papà dei fratelli Pellizzari, Achille, erano colleghi in Polizia. Achille Pellizzari ha corso anche lui da dilettante, così quando ha pensato ad avvicinare suo figlio più grande (Gabriele, ndr) allo sport, il ciclismo è stata la prima scelta. 

Camerino e Montecassiano non sono proprio dietro l’angolo.

Ci passano una cinquantina di chilometri, ma la nostra era una delle squadre più vicine a casa Pellizzari. Gabriele faceva due o tre allenamenti a settimana, e insieme al padre facevano un centinaio di chilometri al giorno. A quei tempi Giulio era ancora piccolo, aveva quattro o cinque anni, ma ogni tanto veniva anche lui a vedere gli allenamenti del fratello. Girava nel parcheggio dove ci allenavamo e qualche anno dopo ha iniziato anche lui.

Veloclub Montecassiano, Giulio Pellizzari
A sinistra un giovanissimo Giulio Pellizzari con uno dei suoi primi trofei
Veloclub Montecassiano, Giulio Pellizzari
A sinistra un giovanissimo Giulio Pellizzari con uno dei suoi primi trofei
Che bambino era Giulio?

Vispo, come ora e molto sveglio. Quando si hanno davanti dei bambini di otto anni non si può dire se ci sia del talento o meno. Nella mia esperienza ne ho visti tanti di bambini e ragazzi vincere tantissimo anche da esordienti e poi smettere. Sicuramente Giulio era portato per la bici.

Da cosa lo si intuiva?

Non aveva paura di provare, pedalare, cadere. Nelle gimkane che facevamo era sempre all’erta, con l’occhio vigile e attento. Ascoltava tanto e cercava di mettere in pratica quello che dicevamo, inoltre era estremamente educato e disponibile, caratteristica che lo contraddistingue anche ora. Sapete, da giovanissimi il ruolo dell’allenatore e anche quello di educare.

Veloclub Montecassiano, Giulio Pellizzari
La bici è nata come un divertimento e un gioco, ma la grinta non è mai mancata negli occhi di Pellizzari
Veloclub Montecassiano, Giulio Pellizzari
La bici è nata come un divertimento e un gioco, ma la grinta non è mai mancata negli occhi di Pellizzari
Com’era?

Allegro e pieno di energie, ma con una grande educazione e rispetto. Da quel punto di vista Giulio ci ha dato davvero poco da fare. D’altronde gli insegnamenti in famiglia non potevano che essere ottimi. Il papà, Achille, lo vediamo spesso, sia io che Enrico. A volte ci dice: «E’ tutto merito vostro». La nostra risposta è che il merito di tutto questo è di Giulio e del suo talento. C’è un altro aneddoto su Giulio, che mi ha raccontato mio padre, che fa capire la sua personalità e il suo spirito. 

Dicci…

Achille Pellizzari aveva organizzato una gita in autobus all’estero. Il viaggio era lungo quindi si doveva passare il tempo, e Giulio portava il caffè a tutti i partecipanti con il suo solito sorriso. 

Finiti gli anni a Montecassiano Pellizzari è andato a correre a Foligno, qui insieme al suo mentore Massimiliano Gentili
Finiti gli anni a Montecassiano Pellizzari è andato a correre a Foligno, qui insieme al suo mentore Massimiliano Gentili
Poi diventato più grande è andato a correre a Foligno…

Sì, è andato da Massimiliano Gentili, anche con lui ho corso quando ero dilettante. Gentili era al quarto anno, io al primo, ci saremo parlati pochissime volte, anche perché ai tempi i giovani non mettevano molte volte la testa fuori dal gruppo. 

Che effetto fa vederlo vincere nel WorldTour?

E’ fantastico e siamo sinceramente felici per lui perché se lo merita. E’ ancora giovane e può crescere tanto, la sua faccia e i suoi lineamenti lo dimostrano. Inoltre ha mantenuto quel suo modo allegro di fare che è una caratteristica importante.

Campionati del mondo Kigali 2025, Giulio Ciccone in hotel dell'Italia

Ciccone in Rwanda, primi colpi di pedale: ci siamo

24.09.2025
5 min
Salva

KIGALI (Rwanda) – L’atterraggio sul suolo africano accanto a Giulio Ciccone ci ha strappato più di un sorriso. L’abruzzese non riesce a fare pace con gli aerei e se vi raccontassimo quello che fa prima di ogni viaggio, probabilmente sorridereste anche voi. Sta di fatto comunque che alle dieci del mattino di oggi, 24 settembre, Giulio è arrivato in Rwanda e domenica sarà il capitano della squadra azzurra ai mondiali.

Ha trascorso gli ultimi giorni in Abruzzo. Dopo la Vuelta ha salutato sua nonna Lucia, malata da tempo. Ha fatto qualche allenamento giusto, ma soprattutto ha pensato a recuperare dopo una Vuelta a due velocità. Quella supersonica fino al giorno dell’Estacion de Esqui de Valdezcaray e quella degli antibiotici per riprendersi dall’infiammazione al soprasella e il malanno che ha afflitto quasi tutti i corridori in terra di Spagna.

«Quando scendo dall’aereo – ha detto poco prima di imbarcarsi sull’ultima tratta da Addis Abeba a Kigali – vado a letto e dormo fino all’ora di pranzo, stanotte non ho chiuso occhio. Poi faccio tre orette in bici nel pomeriggio e sono a posto. Sarei dovuto partire domani, ma ho sentito di colleghi che hanno avuto problemi ad adattarsi al caldo e con l’altura, che a quanto pare si fa sentire. E così ho anticipato di un giorno».

Campionati del mondo 2025, Kigali, Giulio Ciccone, aereo
Addis Abeba, Ciccone si imbarca sul secondo volo che lo porterà a Kigali
Campionati del mondo 2025, Kigali, Giulio Ciccone, aereo
Addis Abeba, Ciccone si imbarca sul secondo volo che lo porterà a Kigali
Eri capitano anche l’anno scorso a Zurigo, ma quest’anno sembra tutto diverso…

Sto meglio. L’anno scorso non avevo corso tutta la Vuelta, ne avevo fatto solo una parte, poi ero stato male. E soprattutto avevo fatto il Tour, quindi era tutta un’altra preparazione. Invece quest’anno ho fatto l’altura, poi ho fatto tutte le classiche, San Sebastian, Burgos, la Vuelta, quindi comunque la condizione era proprio più alta. Poi c’è stato l’intoppo degli antibiotici. Li ho presi per una settimana, però durante la Vuelta, quindi c’è stato il tempo per recuperare. Negli ultimi giorni a casa le sensazioni erano molto buone, i numeri convincenti.

Allenarsi in Abruzzo ha un altro sapore?

Mi piace sempre molto, sono abruzzese e fiero di esserlo. Però mi tocca dire che d’estate mi alleno molto bene anche a Monaco, ci sono più salite e climi diversi. Però è bello anche fare le strade su cui sono cresciuto.

Dicevi che dopo la Vuelta non c’è da allenarsi tanto.

Esatto, c’è stato più da recuperare e poi fare qualche allenamento giusto, però i primi giorni sono stati tutti concentrati sul recupero. Diciamo che la cosa più difficile è che di solito dopo un Grande Giro si è abituati a staccare soprattutto mentalmente, invece con il mondiale così vicino non stacchi niente. Quindi diciamo che forse è più lo stress mentale di quello fisico.

Nona tappa della Vuelta, si arriva a Estacion de Esquí de Valdezcaray. Questo fuori giri, apre il momento difficile di Ciccone
Nona tappa della Vuelta, si arriva a Estacion de Esquí de Valdezcaray. Questo fuori giri, apre il momento difficile di Ciccone
Villa ci ha detto che dopo i mondiali non farai gli europei, perché il calendario prevede Giro dell’Emilia e Lombardia.

Il calendario è quello, però vediamo: voglio pensare a domenica, voglio svuotare tutto domenica e dopo vediamo quello che resta. Stavo ragionando anche sull’Emilia. Se davvero vanno tutti all’europeo, finisce che se lo vinci, ti dicono che non c’erano avversari. Non sarebbe tanto bello.

Come ti sei trovato finora con il cittì Villa?

Molto bene. Devo dire la verità: c’è stata subito intesa. Mi è piaciuto il suo modo di lavorare, soprattutto il lato umano. La parte per me più importante è stato il fatto di voler creare un gruppo. Un gruppo unito, forte, fatto di persone che si conoscono, che sono amici. Secondo me questa è la chiave più importante. E’ un dato di fatto che non abbiamo in squadra un Pogacar, però quello che può fare la differenza nel nostro caso è creare un gruppo come si faceva nelle nazionali di una volta. Secondo me questo mancava e Marco ha fatto un lavoro ottimo.

La prima nazionale di Villa sarebbe stata incentrata su Ciccone e Pellizzari, almeno finché un virus non ha appiedato il Giulio più giovane
La prima nazionale di Villa sarebbe stata incentrata su Ciccone e Pellizzari, almeno finché un virus non ha appiedato il Giulio più giovane
E’ vero che vi siete parlati e avete inquadrato insieme gli uomini?

Mi hanno raccontato che anche Ballerini si muovesse così. Mi ha detto di voler puntare su di me e che avrebbe portato Pellizzari (purtroppo l’altro Giulio è stato appiedato da un virus intestinale e al suo posto domani arriverà Garofoli, ndr). Poi ha tirato fuori l’elenco degli uomini che si era appuntato e ne abbiamo ragionato insieme. Per me è un peso, ma mi motiva molto.

La convocazione di Masnada fa pensare alla tua voglia di avere un vero amico al tuo fianco.

Parlando di uomini di fiducia, sono venuti fuori diversi nomi. E chi ha visto bene Fausto, come me che sono stato spesso accanto a lui, ha visto che ha un buon livello. Si vedeva che pedalasse bene, che era tornato ai suoi livelli. E siccome lo conosco molto bene, so che è un uomo squadra e tutti conoscono bene, l’abbiamo voluto con noi perché può essere una pedina fondamentale in gara.

Campionati del mondo 2025, Fausto Masnada, prova il percorso della gara su strada
Masnada, che stamattina ha provato il percorso, ha parlato di una grande durezza
Campionati del mondo 2025, Fausto Masnada, prova il percorso della gara su strada
Masnada, che stamattina ha provato il percorso, ha parlato di una grande durezza
Aver vinto San Sebastian quanta fiducia ti ha dato?

Tanta, soprattutto per le gare di un giorno. Comunque nelle gare a tappe di tre settimane è un dato di fatto che per questioni fisiche non riesco a concludere. Non è un fatto di condizione o di crederci, anche se Michele (Bartoli, il suo allenatore, ndr) ci crede. Dopo 8-9 giorni il mio corpo cede, è sempre successo. Quindi penso che devo sfruttare meglio le mie caratteristiche. E oggi, dati alla mano, mi trovo meglio nelle gare più brevi e nelle classiche. Uso quella motivazione per iniziare a fare bene.

Pensi che Pogacar vorrà vendicare il sorpasso di Evenepoel?

Remco avrà tanta fiducia, ma a volte la fiducia può ritorcersi contro. E quando ho visto quella scena, mi sono quasi venuti i nervi e ho immaginato quello che possa aver provato Tadej. Sento che la gara si accenderà presto e noi dovremo essere presenti con il nostro gruppo.

La prima prova del percorso è prevista per domani. Oggi gli ultimi arrivati hanno pedalato per due ore, seguiti con l’ammiraglia da Marino Amadori. Il programma è stato rispettato. Intanto Masnada, che è arrivato già da due giorni, conferma che il circuito sia davvero durissimo. E che soprattutto il tratto in pavé alla fine farà dei veri sfracelli.

Giuseppe Martinelli

Pellizzari e il primo doppio Grande Giro. Parla “Martino”

21.09.2025
6 min
Salva

La questione Giulio Pellizzari continua a tenere banco. In settimana, giustamente, se n’è parlato spesso tra compagni, tecnici ed ex corridori nei commenti post Vuelta. Oggi continuiamo a farlo con il supporto del direttore sportivo italiano più vincente dell’era moderna, l’ex Astana Giuseppe Martinelli.

Con “Martino” abbiamo affrontato in particolare il tema del primo doppio Grande Giro in stagione da parte di Pellizzari. Un doppio appuntamento che lo ha visto promosso a pieni voti: due sesti posti, entrambi arrivati senza essere leader designato al via. Al Giro d’Italia lo è diventato dopo l’abbandono di Primoz Roglic e prima aveva già speso parecchie energie per lo sloveno. Alla Vuelta, invece, è stato co-leader, ma anche in questo caso aiutando non poco Jai Hindley.

Pellizzari ha sfiorato la maglia bianca all’ultima Vuelta. L’ha persa nell’ultima tappa di salita, staccandosi a 6,8 km dalla Bola del Mundo
Pellizzari ha sfiorato la maglia bianca all’ultima Vuelta. L’ha persa nell’ultima tappa di salita, staccandosi a 6,8 km dalla Bola del Mundo
“Martino”, dicevamo di Giulio Pellizzari: due Grandi Giri nella stessa stagione, due sesti posti e una vittoria di tappa. Che impressione ti ha fatto?

Molto buona, bella nel suo insieme sia per le prestazioni che per il contesto. Un’impressione positiva dettata anche dal fatto che ho un buon rapporto con lui. E’ un rapporto di stima reciproca, niente di più, ma l’ho sempre seguito perché mi era piaciuto già al Giro dell’anno scorso. Una volta, incontrandolo, gli ho detto: «Se fai ancora un anno con Reverberi, fai un bel Giro d’Italia e poi spicchi il volo». Invece è andato via.

E il volo lo ha fatto lo stesso…

Esatto, e devo dire che sono stati bravi. E’ andato in una squadra importante come la Red Bull-Bora-Hansgrohe che gli ha fatto correre il Giro. E questa è stata la svolta per lui. Fare il Giro non era scontato. Con la corsa rosa Giulio si è reso conto di essere un buon corridore per davvero. E alla Vuelta, oltre al sesto posto, ha conquistato una vittoria di tappa. E quando vinci significa che batti tutti, non importa chi ci sia al via: li batti tutti. Punto. Non solo…

Cos’altro ti ha colpito di quella vittoria?

Non è stata la vittoria di una fuga da lontano, ma quella di un arrivo ristretto con i migliori della generale che si giocavano tappa e classifica. Se guardiamo l’ordine d’arrivo di quel giorno, ci sono nomi come Jonas Vingegaard o Joao Almeida. Quel sesto posto nella generale gli va forse stretto, ma la vittoria contava più di tutto. Credo che se non avesse vinto, avrebbe lottato molto di più per la maglia bianca.

Cosa ti porta a dire questo?

Perché quando vinci, spesso sei sereno con te stesso. Non parlo di appagamento, ma quella sensazione inconscia di “il mio l’ho fatto” ti resta. La testa, tante volte, fa la differenza.

Volta Catalunya: Giulio Pellizzari, svolgendo un gran lavoro per Roglic, si sta guadagnando la convocazione per il Giro
Volta Catalunya: Giulio Pellizzari, svolgendo un gran lavoro per Roglic, si sta guadagnando la convocazione per il Giro
Quindi se non avesse vinto la tappa, avrebbe portato a casa la maglia bianca?

Secondo me sì. L’ho detto anche a casa durante la corsa: era una questione di testa.

E in chiave futura, che lezione può trarne?

Gli ho scritto: “Ricordati che dalle sconfitte nascono le grandi vittorie. Questa non è una sconfitta, ma qualcosa che dovrai analizzare”. Lui ha apprezzato molto.

Prima hai sottolineato che la cosa buona è stata farlo debuttare al Giro. Non era scontato al primo anno in Red Bull-Bora: perché secondo te hanno deciso così?

Perché hanno visto che andava forte. Quella è una squadra che non lascia nulla al caso. L’arrivo di Red Bull ha dato un valore aggiunto, alzando il livello di tutto il movimento. Al Catalunya Pellizzari era già andato bene. E poi, secondo me, anche Roglic avrà espresso un suo parere. E quello che dice il campione della squadra conta. I tecnici avranno avuto i loro dati certo, ma il corridore lo vede su strada, in corsa. Primoz gli avrà detto: «Guardate che questo va forte, meglio magari tenerlo un po’ tranquillo e fargli fare il Giro d’Italia». E infatti gli hanno cambiato un po’ i programmi.

Quanto ha inciso la presenza di Enrico Gasparotto, tecnico italiano, che aveva un ruolo importante in squadra nel far sì che Pellizzari facesse il Giro?

Tanto, anche ai fini del parlare la stessa lingua. Ti confronti di più e in modo diverso, anche prima della partenza o subito dopo l’arrivo. Gasparotto, per Pellizzari, è stato un riferimento importante. Io non ho mai parlato bene l’inglese e quando provi a comunicare con un corridore usando parole che non rispecchiano completamente ciò che vuoi dire, è tutta un’altra cosa. Nella tua lingua, invece, basta dirgli: “Oggi ti aspetto all’arrivo”, mentre lo guardi negli occhi e gli dai una pacca sulla spalla. Vai a farlo in inglese… E’ diverso.

Come tutti i corridori moderni, Pellizzari si alza poco sui pedali. Eccolo sulle pendenze estreme dell’Angliru
Come tutti i corridori moderni, Pellizzari si alza poco sui pedali. Eccolo sulle pendenze estreme dell’Angliru
Come dovrà essere gestito adesso, con Roglic, Lipowitz, Hindley e l’arrivo di Evenepoel? Pellizzari sarà destinato ad un gregariato di lusso?

Adesso si divideranno un po’ i ruoli. Io penso che Roglic sia arrivato al capolinea e non avrà più i gradi di capitano. Giulio potrebbe davvero prendere il suo posto. Remco secondo me, farà altre cose a partire dal Tour dove non andrà solo per vincere le crono, quindi non andrà a togliere spazio a Pellizzari. Lo spazio per Giulio ci sarà, anche perché resta il più giovane di quel gruppo e immagino avranno anche interesse sotto questo punto di vista.

Però, Giuseppe, questo è un grande attestato di stima nei suoi confronti…

A me Pellizzari piace tantissimo. Ci siamo visti poche volte, però c’è stima reciproca. Se gli mando un messaggio risponde subito. Ed è bravo nella sua normalità di campione come lo è in questo momento, o meglio da come lo sta diventando. Ora per lui diventa tutto più complicato.

Tecnicamente hai notato differenze in Pellizzari tra Giro e Vuelta?

Ho visto che sa rimontare facilmente e non resta sempre a ruota. Sa anche prendersi il vento. Corre davanti senza spendere troppo. Non è come Roglic o Remco, che soffrono nel tenere la posizione. E questo è un bel vantaggio fisico e mentale.

Facendo un’analisi tecnica di Pellizzari sulle pendenze più dure, Pozzovivo ci diceva che Giulio dovrebbe stare di più sui pedali, fermo restando non è un scalatore di un metro e 60 per 50 chili. Sei d’accordo?

E’ la tendenza moderna quella di stare più seduti e girare agile. Ogni tanto alzarsi sui pedali fa recuperare meglio. Lo vedo anche tra gli juniores: vanno su a 80-90 pedalate al minuto e non mollano mai il rapporto agile. A volte gli dico: «Buttate giù un dente e alzatevi. Magari rilanciate meglio, usate altri muscoli per un attimo…», ma è così. Alla fine è il ciclismo moderno: altri metodi, altri rapporti. Tecnicamente andando così agili alzarsi diventa un cambio di posizione non facile da eseguire. Pozzovivo ha occhio, guarda i dettagli come pochi altri, pertanto come potrei non essere d’accordo con lui?

Nei Grandi Giri precedenti Pellizzari si era sempre trovato bene nella terza settimana. Stavolta invece ha ammesso di aver sofferto. Perché?

Primo, perché era il suo secondo Grande Giro in stagione. Poi perché la Vuelta è stata lunga e stressante, anche con le proteste che hanno inciso. Non sapere ogni giorno se si correva o come, i trasferimenti… ormai un Grande Giro dura quasi quattro settimane tra fasi preliminari, partenze all’estero… I ragazzi vivono sotto pressione continua, in una sorta di bolla, dalla mattina quando si svegliano alla sera quando vanno a letto. Tutto questo alla fine presenta un conto.

Vuelta Espana 2025, vittoria Alto de El Morredero, Giulio Pellizzari

Quanto spinge Pellizzari? Lo chiediamo a coach Lorang

19.09.2025
7 min
Salva

«Pellizzari si allena sempre al 100 per cento. Però è un corridore, vuole gareggiare ed è questa la sua grande passione. Vincere gare, avere successo. E sta facendo tutto il necessario per riuscirci, che si tratti di alimentazione, allenamento, recupero e così via. E’ già molto professionale nonostante la giovane età».

Parla Dan Lorang, head coach della Red Bull-Bora-Hansgrohe. Al ciclismo c’è arrivato su chiamata di Ralf Denk, dopo aver allenato Jan Frodeno e Anne Haug, colossali star del triathlon, vincitori di Olimpiadi e mondiali. L’intervista serve per entrare più a fondo nei due sesti posti di Pellizzari al Giro e alla Vuelta. Piazzamenti identici, ma con genesi e logiche diverse. Al Giro l’hanno portato per la grande condizione palesata al Catalunya e senza una pianificazione partita da lontano, la Vuelta invece faceva parte dei piani sin dall’inizio.

Ritiro invernale Red Bull Bora Hansgrohe, Dan Lorang, head coach
Dan Lorang ha studiato all’Università di Monaco di Baviera ed è il capo dei preparatori alla Red Bull-Bora-Hansgrohe
Ritiro invernale Red Bull Bora Hansgrohe, Dan Lorang, head coach
Dan Lorang ha studiato all’Università di Monaco di Baviera ed è il capo dei preparatori alla Red Bull-Bora-Hansgrohe
Due avvicinamenti diversi…

Soprattutto diversi tempi di preparazione. Al Giro siamo arrivati con poche settimane di lavoro, invece durante il Tour c’è stato un lungo periodo in cui la nostra squadra non ha gareggiato e abbiamo dato ai corridori il tempo di prepararsi per la seconda parte della stagione. Così è stato anche per Giulio. Per un corridore così giovane, partecipare a due Grandi Giri in un anno è impegnativo. D’altra parte però, sapevamo che sarebbe stato possibile a patto che avesse abbastanza tempo per recuperare.

Un tempo che a ben vedere c’è stato, dato che da fine Giro – fatti salvi i tricolori – ci sono state nove settimane fino alla Vuelta Burgos…

Esatto, un intervallo molto lungo. Abbiamo lavorato bene in quota e se anche si fosse ammalato o avesse avuto qualche piccolo problema, ci sarebbe stato tutto il tempo per compensare. Questo è stato il nostro approccio per rispettare la sua età e i tempi della preparazione. Se guardiamo anche a quello che ha fatto in passato, si è visto subito che è un corridore in grado di sostenere carichi elevati, ma bisognava comunque stare attenti.

Proprio per questo, si è mai pensato di non correre la Vuelta, avendo fatto il Giro?

L’opzione di andare anche alla Vuelta è sempre stata nella nostra testa. Prima di tutto si trattava però di vedere come sarebbe uscito dal Giro. Perciò prima di iniziare la preparazione, abbiamo fatto delle analisi del sangue e di tutti i parametri per vedere come si fosse ripreso e se avesse davvero senso andare avanti col piano. Conosciamo i grandi benefici di fare due Grandi Giri e non si limitano alla prestazione immediata, ma anche alla costruzione della carriera per gli anni che verranno.

Pellizzari è uscito bene dal Giro, con il trofeo di miglior giovane italiano
Pellizzari è uscito bene dal Giro, con il trofeo di miglior giovane italiano
E che cosa hanno detto le analisi?

Che era fresco. Si era ripreso mentalmente ed era anche a un buon livello atletico. Bisogna riconoscere che è un corridore cui piace molto quello che fa e questo rende tutto più facile. A volte i ragazzi più giovani hanno difficoltà, ma Giulio è sempre stato al 100 per cento e a quel punto non abbiamo avuto dubbi nel mandarlo alla Vuelta.

Che tipo di risposta ottiene dal lavoro in quota?

Molto buona. Gli piace l’ambiente e la possibilità di concentrarsi solo sul lavoro, ma anche la fisiologia risponde. Il miglioramento delle prestazioni è davvero ottimo. Siamo stati in quota per preparare il Giro e poi la Vuelta e in entrambi i casi si è trattato di un’esperienza davvero positiva. Non è mai successo che fosse troppo stanco oppure che, tornato giù, abbia avuto bisogno di più tempo per adattarsi.

Giulio ha detto più volte di essersi sentito più forte al Giro che alla Vuelta. Ci sono dati che lo confermano?

Possiamo considerare la cosa in due modi. Se guardiamo solo ai numeri puri sul carico totale, sono stati due Pellizzari abbastanza simili. Invece i numeri di picco erano più alti alla Vuelta, cosa che abbiamo riscontrato anche con altri corridori. Cioè il fatto che nella seconda parte della stagione, stando ai watt il livello di prestazione era ancora più alto. Ma di sicuro, al Giro era più fresco e lo sentiva. Si sentiva pieno di energia. Per cui anche se alla Vuelta spingeva più forte ed era capace di prestazioni migliori, non si è mai sentito fresco come in primavera. Penso che sia fondamentalmente questo ciò che ha provato. Ma in termini di numeri, alla Vuelta ha fatto un passo avanti.

Vuelta Espana 2025, La Farrapona, Giulio Pellizzari tira per Jai Hindley
Al Giro per Roglic, alla Vuelta per Hindley: Pellizzari in Spagna ha espresso valori ancora migliori
Vuelta Espana 2025, La Farrapona, Giulio Pellizzari tira per Jai Hindley
Al Giro per Roglic, alla Vuelta per Hindley: Pellizzari in Spagna ha espresso valori ancora migliori
Però ha anche avuto qualche giorno di difficoltà, come mai?

Stavo per dirlo. Al Giro è stato più costante, mentre alla Vuelta c’è stata più oscillazione nelle sue prestazioni, il che è normale per un giovane corridore. Ecco perché anno dopo anno si lavora per raggiungere questa costanza. Al Giro, non ha mai avuto una giornata davvero brutta come quella che ha avuto alla Bola del Mundo, ma come ho detto non ci ha stupito.

Dopo due Grandi Giri nello stesso anno, hai scoperto qualcosa di più su Giulio Pellizzari?

Penso che il suo talento nelle corse a tappe non sia più una grande sorpresa. Anche se è molto giovane, in quelle di una settimana ma anche di tre, ha dimostrato di poter già fare bene. E’ stato bello anche vedere che sa vincere. Ci sono corridori da classifica, che possono arrivare tra i primi cinque, ma probabilmente non hanno mai vinto una gara né ci sono andati vicini. Finché sono giovani, vogliamo che i corridori mantengano l’attitudine per la vittoria. Vogliamo dargli l’opportunità di vincere anche le tappe o probabilmente anche una corsa più piccola per mantenere questa attitudine. Perché Giulio ha le capacità, ha una certa esplosività che gli permette di farlo. Quindi è sulla buona strada per crescere come corridore da classifica generale.

Questo voler tenere le porte aperte è il motivo per cui prima del Giro ha corso la Liegi?

Veniva dall’altura e, quando sei lassù, non puoi sempre fare delle sessioni davvero impegnative. Così abbiamo usato la Liegi per avere l’alta intensità e anche per fargli provare una grande classica. Con lui non ci limiteremo a programmare solo corse a tappe, è troppo giovane per questo. Partecipare a corse a tappe e corse di un giorno è utile per il suo sviluppo. Pogacar e Vingegaard sanno vincere anche le tappe e c’è bisogno di questa capacità.

Il giorno nero alla Bola del Mundo è costato a Pellizzari la maglia bianca, ma il calo non ha stupito i tecnici
Il giorno nero alla Bola del Mundo è costato a Pellizzari la maglia bianca, ma il calo non ha stupito i tecnici
Due settimane dopo la Vuelta, ormai fra nove giorni, Pellizzari correrà i mondiali. Come sta lavorando per arrivarci?

E’ un mix. Normalmente diresti che devi solo recuperare in qualche modo e poi essere sulla linea di partenza. Ma se avessimo fatto così, ci sarebbe stato anche un grande rischio di ammalarsi, perché lo stress va giù e poi il corpo si ammala. Per cui, finita la Vuelta, da un lato c’è stato un mix fra dare degli stimoli, quindi un po’ di intensità e prepararsi per il viaggio. Dall’altro lato, si tratta di lavorare per essere freschi sulla linea di partenza.

Pensate che possa fare bene?

Come squadra, non ci aspettiamo grandi risultati. Indossare la maglia azzurra è un suo desiderio e noi lo vediamo come uno sviluppo per la sua futura carriera. Quest’anno ha già fatto parecchio, quindi dovrebbe godersi l’esperienza e tutto quello che verrà in più sarà un bonus.

Giulio è uno scalatore, ma lo vediamo sempre in sella, anche sulle salite più ripide. Dovrebbe lavorare di più sulle azioni fuorisella?

Non credo, perché a pensarci bene, Pogacar si gestisce esattamente allo stesso modo. E’ passato dall’uscire spesso dalla sella, al rimanerci sempre di più. So che non è così facile (sorride, ndr), ma cerchiamo di far crescere i corridori offrendo loro un’ampia gamma di possibilità, in modo che possano alzarsi dalla sella e anche salire da seduti con cadenze diverse. E’ qualcosa che possiamo implementare nell’allenamento, ma al momento non è un fattore limitante. Anzi, riuscire a produrre quella potenza rimanendo seduti in sella è piuttosto un punto di forza. Perché puoi risparmiare un po’ più di energia. Quindi non lo vedo come un problema.

Appena arrivato in squadra, Pellizzari è diventato uno dei beniamini del team per il suo carattere solare
Appena arrivato in squadra, Pellizzari è diventato uno dei beniamini del team per il suo carattere solare
Ultima domanda: che cosa ti pare del nostro Pellizzari in mezzo ai suoi compagni di squadra?

Fin dal primo contatto, è parso davvero un ragazzo intelligente ben integrato nella squadra, ma capace anche di dire la sua. E’ un vero ciclista, porta con sé la tradizione e gli piace questo sport. Ha già la sua personalità. Accetta o assorbe l’esperienza che riceve dai più grandi, come Roglic o Hindley. Si guarda intorno e cerca di imparare da tutti. E penso sia quello che fanno i campioni quando sono giovani. Cercano di ottenere il più possibile dagli altri. E non si fa problemi se deve aiutare un compagno, agisce sempre a favore della squadra. Se gli assegnate un ruolo, lo svolgerà al meglio. Ecco perché ha già un’ottima reputazione in squadra. Ed ecco perché è una grande aggiunta per nostra squadra.

Cattaneo alla Red Bull: costanza e versatilità a servizio dei giovani

18.09.2025
5 min
Salva

SOLBIATE OLONA – Mattia Cattaneo è tra gli azzurri che arriveranno oggi a Kigali, i primi a vedere da vicino e prendere confidenza con le strade del mondiale rwandese. Il corridore bergamasco si appresta ad affrontare un triplo impegno non da poco, si parte con la cronometro individuale di domenica 21 settembre. Poi arriverà il mixed team relay mercoledì 24, insieme a Matteo Sobrero, Marco Frigo, Federica Venturelli, Monica Trinca Colonel e Soraya Paladin. Infine Cattaneo sarà anche al via della prova su strada di domenica 28 settembre

«Parleremo delle varie tattiche quando arriveranno anche gli altri corridori per la prova in linea – ci racconta ai piedi del pullman della Federciclismo – intanto pensiamo alle due prove contro il tempo. Il percorso, sulla carta, è abbastanza adatto alle mie caratteristiche. E’ una giusta via di mezzo che mi piace, l’obiettivo è il solito: piazzarsi tra i primi dieci. Speriamo il più avanti possibile, sarà difficilissimo andare a podio, se dovessi arrivare tra il settimo e il decimo potrei dirmi felice».

Mattia Cattaneo durante la conferenza stampa di presentazione delle formazioni per i mondiali di Kigali
Mattia Cattaneo durante la conferenza stampa di presentazione delle formazioni per i mondiali di Kigali

Il nuovo dietro l’angolo

Un mondiale che lo vedrà protagonista, prima di gettarsi a capofitto verso le ultime gare di stagione in maglia Soudal-QuickStep. Correrà fino al Lombardia, nel quale sarà a sostegno di Remco Evenepoel, poi sarà tempo di pensare al futuro. Infatti Mattia Cattaneo seguirà il campione olimpico alla Red Bull-BORA-hansgrohe

Le parole spese da Ralph Denk danno la dimensione di quanto la Red Bull conti sulle qualità del bergamasco: «Con Mattia continuiamo la nostra strategia di affiancare i nostri giovani talenti a professionisti esperti – ha detto il general manager – apporta consapevolezza ed esperienza nelle gare, oltre a una grande potenza che fornisce energia fondamentale alla squadra, dalle gare di un giorno ai Grandi Giri».

Cattaneo sarà impegnato nella cronometro individuale, nel mixed team relay e nella prova su strada
Cattaneo sarà impegnato nella cronometro individuale, nel mixed team relay e nella prova su strada
Mattia, parole importanti…

Sicuramente alla mia età, dopo la carriera che ho avuto, sentirsi così ben voluto da una squadra del genere è molto gratificante. Dove sono ora (Soudal-QuickStep, ndr) stavo bene, però per gli ultimi anni di carriera una spinta in più in una nuova realtà sicuramente non fa male. Sono davvero contento, credo di poter portare un bel bagaglio di esperienza a un gruppo giovane. Nella mia carriera ne ho viste di cose, sia positive che negative. 

Cosa senti di poter dare?

Vengo da un ciclismo che è un pochettino diverso da quello attuale. L’ho detto anche alla squadra, magari posso aiutare anche i giovani a trovare un equilibrio tra l’essere dei robot e l’essere più “umani”. 

L’arrivo di Cattaneo alla Red Bull-BORA-hansgrohe sarà importante per la crescita dei giovani
L’arrivo di Cattaneo alla Red Bull-BORA-hansgrohe sarà importante per la crescita dei giovani
Tra i giovani ci sarà un certo Pellizzari, che tra qualche giorno ti raggiungerà ai mondiali…

Credo e spero di poter essere una figura di riferimento per lui. Giulio lo conosco marginalmente, ma credo sia un ragazzo molto ambizioso ed è giusto che sia così visto quello che ha dimostrato. Credo di poter essere un buon punto di riferimento in determinate corse. Fermo restando che lui deve essere Giulio Pellizzari, non Mattia Cattaneo o chi per esso. Io, come sempre faccio con i miei capitani, dico la mia in modo onesto e sincero. Da lì mi limito a fare il mio lavoro, sta a loro poi decidere se ascoltarmi, cosa ascoltare e come usare i miei consigli.

Sull’aspetto tecnico si era dato tanto della tua costanza, che è quello che forse poi ha spinto poi Red Bull a credere in te?

Sì, negli ultimi anni ho trovato un equilibrio nel tipo di lavoro che faccio e questo mi permette anche quando non sono al 100 per cento di riuscire comunque a essere di supporto. Quando sto bene il mio lavoro dura magari cento chilometri, altrimenti mi concentro su un chilometraggio minore. Però il mio lavoro riesco sempre a farlo. Mi autoelogio…

Cattaneo continuerà a correre accanto a Evenepoel, il belga si fida ciecamente del bergamasco
E’ giusto ogni tanto…

Nella mia carriera sono stato bravo a trovare la mia dimensione che mi permette di riuscire a fare il mio lavoro nel migliore dei modi, penso sia la cosa più difficile nello sport in generale.

Qual è questa dimensione che ti senti di aver trovato?

Riesco a essere nel posto giusto e al momento giusto. Inoltre a cronometro sono uno costante, non un campione, ma sono sempre tra i primi. Quelli buoni diciamo. Anche questo aspetto fa parte della costanza che mi ha permesso di dare sempre il mio supporto ai capitani. Sono uno dei pochi corridori che può aiutare a tirare le volate e allo stesso tempo restare a fianco al leader in salita, credo che questa versatilità sia un po’ il mio punto di forza.

La versatilità di Cattaneo sarà fondamentale anche nelle prove a cronometro del mondiale
La versatilità di Cattaneo sarà fondamentale anche nelle prove a cronometro del mondiale
C’è stato anche lo zampino di Evenepoel per questo trasferimento alla Red Bull-BORA-hansgrohe, ne avete parlato?

Onestamente avevo già dei contatti prima che Evenepoel iniziasse a trattare, poi logicamente il suo arrivo ha portato un’accelerata alla contrattazione. Sicuramente ha giocato un ruolo importante anche il suo arrivo al Red Bull. Tra noi due c’è un ottimo rapporto, è già qualche anno che si fida parecchio di me nelle situazioni importanti di gara. 

Avete già parlato di calendario per il 2026?

No, onestamente no. Prima penso a finire bene questa stagione con i mondiali e poi le classiche in Italia fino al Lombardia. Una volta finito ci concentreremo sulla nuova avventura. Il primo appuntamento, per conoscerci e parlare, dovrebbe essere a fine ottobre.