Giant con Bike Exchange, settimo capitolo di una lunga storia

02.12.2021
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Manolo Saiz ne sa una più del diavolo. Per cui quando nel 1998 la sua Once si presenta al via della stagione con le Giant a forma di mountain bike, i meccanici e i corridori del gruppo drizzano le orecchie avendo fiutato la novità. Mentre le case produttrici di casa nostra con un po’ del solito snobismo fanno spallucce e tirano dritto. La casa taiwanese viene ancora vissuta come l’assalto dell’Oriente alla tradizione europea e a leggere come è finita la storia viene da sorridere.

Già nel 1987, Giant ha lanciato il carbonio per tutti, introducendo nel mercato la Cadex 980 C, con tubazioni in fibra e congiunzioni in alluminio incollate. Il telaio della Once però è un passo avanti vertiginoso. E’ il primo Compact Road. Ha il tubo orizzontale incredibilmente inclinato e il triangolo posteriore compatto. Le bici sono mediamente più piccole e più rigide grazie al nuovo disegno. Fra i corridori che ne fanno uso, Jalabert (foto di apertura) se ne serve per arrivare secondo dietro Bartoli alla Liegi del 1998, in una stagione comunque da 13 vittorie.

Nel 2009, Menchov è alla Rabobank e vince il Giro d’Italia sulla Giant Tcr
Nel 2009, Menchov è alla Rabobank e vince il Giro d’Italia sulla Giant Tcr

Beloki e il Tour

I nostri fanno spallucce e orecchie da mercanti fino a un certo punto. Gradualmente infatti il mercato si sposta verso lo sloping: ha il tubo superiore inclinato anche la Bianchi di Pantani, perché Marco apprezza e pretende. Chi può col carbonio, gli altri con l’alluminio che in quegli anni ha comunque soppiantato il carbonio.

Giant fa scuola. La sua Tcr ha aperto la strada e i corridori della Once continuano a usarla e a vincere. Nel 1999, Jalabert arriva quarto al Giro. Joseba Beloki arriva per due volte terzo al Tour (2000-2001) e una volta secondo (2002). La sua progressione si infrange sull’asfalto della nona tappa del Tour 2003, quando cade rovinosamente (mentre Armstrong si salva tagliando in un campo), riportando la frattura del femore, che di fatto chiude la sua carriera ad alto livello.

Il 2003 è anche l’ultimo anno della Once in gruppo. Saiz va avanti con Liberty Seguros e biciclette Bh, mentre per rivedere il marchio Giant ci sarà da aspettare il 2009.

Nel 2012 Rabobank si ritira, la squadra diventa Team Blanco. Qui Kelderman, Gesink e Renshaw
Nel 2012 Rabobank si ritira, la squadra diventa Team Blanco. Qui Kelderman, Gesink e Renshaw

Menchov, primo Giro

A volere il marchio di Taiwan al suo fianco è infatti la Rabobank, che per anni ha corso su biciclette Colnago. La squadra di Menchov, del giovanissimo Mollema, di Freire, Flecha e di Gesink è uscita dal 2008 con il terzo posto di Menchov al Giro d’Italia, alle spalle di Sastre ed Evans. Per il 2009 si vuole il salto di qualità e probabilmente, oltre alle bici, Giant porta anche le risorse per investire di più. I risultati si vedono.

In sella all’ultima versione della Tcr montata Shimano, Denis Menchov vince il Giro d’Italia, battendo Di Luca, Pellizotti e Basso al rientro dalla squalifica. Garate invece vince una tappa al Tour de France.

Dopo la Gand del 2014, nel 2015 Degenkolb su Giant Propel vince la Roubaix e prima la Sanremo
Dopo la Gand del 2014, nel 2015 Degenkolb su Giant Propel vince la Roubaix e prima la Sanremo
Con il Team Blanco

Il legame fra il gruppo olandese e Giant è forte al punto che quando alla fine del 2011 Rabobank deciderà di uscire da ciclismo in seguito alle ammissioni di Armstrong (avendo altri due anni di contratto, la banca olandese continuerà a pagare il suo impegno, anche se la squadra si chiamerà Team Blanco), la casa orientale rimarrà al suo posto fino al 2013. Il gruppo olandese assumerà poi la denominazione di Belkin e adotterà bici Bianchi, interrompendo una collaborazione andata avanti per cinque stagioni.

Per le Olimpiadi di Rio e Dumoulin viene lanciata la Giant Trinity da crono. Arriva l’argento
Per le Olimpiadi di Rio e Dumoulin viene lanciata la Giant Trinity da crono. Arriva l’argento

Dumoulin, seconda rosa

Ma di uscire non se ne parla. E così a partire dal 2014, Giant diventa primo nome di una nuova squadra assieme a Shimano, che per i due anni successivi sarà Giant-Alpecin. Con la maglia bianconera corrono il giovane Dumoulin, John Degenkolb e Marcel Kittel. Un team per classiche e volate, mentre Dumoulin cresce.

Le bici ora sono due. Il Tcr, è sempre sloping e leggero, ha il telaio in carbonio e va decisamente veloce. Poi c’è la Propel per le classiche, anch’essa sloping e in carbonio, ma antesignana delle bici aero. In tre anni, Degenkolb vince Gand, Sanremo e Roubaix. Kittel ne vince 14, compresa la tappa di Parigi del Tour. Ed è quando la squadra diventa Team Sunweb nel 2017, che Giant vince nuovamente la maglia rosa.

Ci pensa Dumoulin sulla classicissima Tcr e la Trinity per le cronometro che in effetti domina. Le Olimpiadi del 2016, chiuse con l’argento alle spalle di Cancellara, sono state un ottimo banco di prova e quando l’olandese porta la sua bici da crono in trionfo nella crono di Milano, per Giant si chiude un altro cerchio. A fine stagione il Team Sunweb conterà anche l’Eneco Tour dello stesso corridore olandese, ma il marchio taiwanese dirà addio al gruppo dei pro’.

Nel 2017 Dumoulin e la sua Tcr vincono il Giro d’Italia
Nel 2017 Dumoulin e la sua Tcr vincono il Giro d’Italia

La nona Tcr

La lunga storia continua. Chiude Bmc e il blocco di Ochowitz viene rilevato dalla polacca CCC. Forse per avere appoggio finanziario, Giant viene in soccorso della squadra e in collaborazione con la squadra lancia la TCR di nona generazione. La TCR Advanced SL (anche in versione Disc) è l’ultima versione della bici nata nel 1998. La usano Trentin e De Marchi e faranno fatica a separarsene.

Ancora due anni alla CCC. Qui Alessandro De Marchi in fuga al Tour del 2019
Ancora due anni alla CCC. Qui Alessandro De Marchi in fuga al Tour del 2019

Ritorno nel 2022

Se a questo punto vi starete chiedendo il perché di questo articolo, bisognerà che vi anticipiamo quello che per il gruppo non è più un segreto da qualche mese. Giant sta per tornare. I corridori hanno ricevuto le bici e le stanno provando. Ma poiché il rapporto fra la squadra che le userà e il marchio uscente non si è chiuso in modo proprio amichevole, finora non si sono visti annunci.

Il riferimento è al Team Bike Exchange e ancora una volta, saltato a quanto si sa l’accordo con Premier Tech, è lecito supporre che oltre alle bici farà comodo l’ossigeno della grandissima azienda orientale. Mentre sul fronte delle voci, queste sì del tutto soggette a cambiamenti, gira anche quella secondo cui dal 2023 anche Dumoulin potrebbe tornare sulla bici che gli portò la maglia rosa.

Giant Revolt, adesso il gravel diventa anche… cattivo

04.11.2021
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Giant toglie il velo dalla nuova generazione delle bici gravel, con la Revolt Advanced Pro e la Revolt Advanced che per spirito e affinità si agganciano in qualche modo all’istinto corsaiolo delle specialissime da strada. Entrambe le serie presentano telai significativamente più leggeri con una geometria aggiornata, progettata per aumentare la velocità e l’efficienza su strade sconnesse.

Da circa un decennio la casa taiwanese crea prodotti dedicati all’offroad e al turismo: con questi nuovi modelli, afferma il suo sviluppo e alza ancora l’asticella per quanto riguarda prestazioni e velocità. Questa è una bici costruita per le performance della gara e per i lunghi giri e si concentra su efficienza e agilità, che si traducono in versatilità su ogni tipo di terreno. 

Adattabile a ogni terreno

Tutti i nuovi modelli Revolt sono dotati di un nuovo flip chip sul forcellino posteriore che consente di regolare il passo di 10 mm.

L’impostazione lunga migliora la stabilità su strade più accidentate come ghiaia e sterrato oltre a dare più spazio per uno pneumatico posteriore di diametro maggiore (fino a 53 mm). Quando il flip chip è in posizione corta, il passo è accorciato (1.026 mm su un telaio medio) e lo spazio per lo pneumatico è ridotto fino a 42 mm.

La serie Pro è dotata della più recente tecnologia di reggisella D-Fuse, la reflex D-Fuse composita, che ha un’opzione di offset -5/+15 mm. Il reggisella è fissato con un morsetto nascosto all’interno del tubo verticale, consentendo un’area di flessione del 25% in più per ottimizzarne il comfort.

Le nuove serie hanno un passo più corto e una corsa della forcella ridotta, che conferisce alla bici una sensazione più vivace e reattiva in un’ampia varietà di condizioni di guida. Per massimizzare le capacità di Revolt su gare lunghe o viaggi avventurosi, tutti i modelli includono sei supporti per bottiglie d’acqua: due sul tubo obliquo, due sulla forcella, più uno ciascuno sul tubo orizzontale e sul piantone.

Il telaio è dotato anche di uno speciale adattatore al reggisella per il montaggio di un portapacchi ed è compatibile con il parafango.

Un nuovo flip chip sul forcellino posteriore consente di regolare il passo di 10 mm
Un nuovo flip chip sul forcellino posteriore consente di regolare il passo di 10 mm

La più leggera di sempre 

Telaio di livello avanzato e forcella composita Advanced SL, vantano 200 grammi in meno rispetto alla generazione precedente. Gli aggiornamenti della geometria includono anche un raggio d’azione più lungo, ora 387 mm rispetto ai 381 mm dei modelli precedenti e un angolo di sterzo più aperto di 1 grado (71,5 gradi rispetto a 70,5 gradi).

Inoltre, il movimento centrale è stato abbassato di 10 mm (80 mm rispetto a 70 mm). Il cuore di questo concetto pionieristico è il suo caratteristico tubo a “D” con una parte anteriore rotonda e appiattita al posteriore.

Il reggisella e il manubrio in materiale composito lavorano insieme per smorzare le vibrazioni e assorbire gli urti stradali, in modo che la bici risulti filante e adattiva alle qualità di guida.

Progettata per aumentare la rigidità dell’avantreno e avere una guida precisa, questa tecnologia del tubo sterzo maggiorato presenta cuscinetti sovradimensionati (1 1/4 “inferiore e 1 1/8” superiore) e un tubo di sterzo conico per fornire una rigidità ottimale.

Il nuovo design del telaio consente di passare dal reggisella D-Fuse di serie a un reggisella rotondo standard da 30,9 mm. Ciò permette ai ciclisti di scegliere qualsiasi tipo di reggisella, incluso quello telescopico.

Una gravel che strizza l’occhio alla competizione, grazie alle soluzioni adottate
Una gravel che strizza l’occhio alla competizione, grazie alle soluzioni adottate

Ruote

Le varie serie dispongono di Giant WheelSystems compositi e pneumatici tubeless, progettati specificamente per la guida su ghiaia e terreni misti.

Ogni configurazione delle ruote disponibile garantisce robustezza con un peso minimo, oltre alla possibilità di utilizzare pneumatici ad alto volume a pressioni più basse per una guida più fluida, una presa migliore e un’efficienza di rotolamento uniforme su terreni variabili.

Veloci, efficienti e leggere per lunghi viaggi attraverso strade di montagna, le nuovissime CXR 1 rappresentano l’evoluzione delle prestazioni delle ruote versatili.

Modelli e prezzi

I modelli  commercializzati in Italia sono: Revolt Adv Pro 0 a 4.999 euro, Revolt Adv 0 a 3.899 euro, Revolt Adv 1 a 3.499 euro, Revolt Adv 2 a 2.699 euro, Revolt Adv 3 a 2.299 euro, Revolt 1 a 1.549 euro. 

giant.bicycles.com

Giant Italia offre tre opportunità di lavoro

03.07.2021
3 min
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Ad inizio anno Giant Italia ha inaugurato la propria nuova sede a Nerviano, a Nord di Milano. Una struttura estremamente moderna in grado di rispondere al meglio alla crescente voglia di bici che sta interessando da oltre un anno il mercato italiano. Per rispondere al meglio a questa domanda e nello stesso tempo per affrontare nuove e stimolanti sfide future, la filiale italiana di Giant è alla ricerca di nuove risorse da inserire nel proprio team di lavoro.

La nuova sede di Giant a Nerviano, Milano
La nuova sede di Giant a Nerviano, Milano

Le tre figure…

Ma quali sono queste figure? Si tratta rispettivamente di un Insides sales – customer service, di un meccanico e coordinatore logistico e di un receptionist. Vediamole nel dettaglio.

Insides sales – customer service. Il candidato prescelto si dovrà occupare di gestire e sviluppare il portafoglio clienti che gli verrà assegnato. Dovrà essere in grado di fornire consulenza e supporto tecnico-commerciale su base quotidiana, avendo come obiettivo principale il raggiungimento dei target di vendita aziendali che gli saranno assegnati.

Meccanico e coordinatore logistico: la figura chiamata ad occupare questo ruolo dovrà essere in grado di gestire la parte logistica del magazzino e della riparazione/manutenzione/assemblaggio di biciclette e accessori. Per questo motivo è importante che tale figura possegga una naturale capacità di costruire relazioni con i rivenditori autorizzati Giant e Liv con i quali valuterà i problemi da affrontare e troverà insieme a loro la relativa soluzione. 

Receptionist. La figura ricercata per questo ruolo dovrà occuparsi della gestione del front-office, di accogliere i clienti, organizzare l’agenda dell’azienda e gestire semplici funzioni organizzative-contabili. Si tratta di un ruolo che richiede grande capacità organizzativa e una forte predisposizione nel gestire e risolvere situazioni fra loro differenti.

Come fare per candidarsi?

Maggiori dettagli su ogni singola posizione lavorativa sono disponibili sulla pagina LinkedIn di Giant Italia e sulla relativa pagina Facebook. Gli interessati potranno inviare il loro curriculum vitae direttamente a info@giant-italia.it specificando nella propria mail il ruolo di lavoro per il quale intendono candidarsi. Per ognuno di questi ruoli è prevista l’assunzione a tempo determinato al termine di un adeguato periodo di prova.

giant-bicycles.com/it 

Liv rinnova la serie Langma. Ecco la Advanced Pro 1 Disc

01.06.2021
3 min
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Liv presenta la nuova Advanced Pro 1 Disc. Ricordiamo che il marchio appartiene al gruppo Giant ed è dedicato esclusivamente ad un pubblico femminile. La storia della Langma comincia nel 2017, quando debutta nelle prime corse femminili. Nella stagione 2018 arrivano i primi successi grazie a Ruth Winder, che si aggiudica la quinta tappa del Giro Rosa, e Coryn Rivera, che si aggiudica il Giro di Norvegia. Mentre nel 2019, grazie a Marianne Vos, arrivano altre numerose vittorie. Come 4 tappe al Giro Rosa e la prestigiosa La Course by le Tour. Quest’anno, oltre al team Liv Racing, su Langma corrono anche le ragazze del team MonexWomen’sPro Cycling Team in cui corre Katia Ragusa, di cui abbiamo già parlato su bici.PRO.

«In Liv ci impegniamo nel realizzare le biciclette tecnologicamente più avanzate sul mercato, e la nuova gamma Langma Disc non fa eccezione – dice Phoebe Liu, Chief Branding Officer di Giant Group – la nuova Langma è nata sfruttando il successo della gamma originale – è una bici completa e dalle performance eccellenti in salita, perfetta per tutte coloro che vogliono migliorare sempre di più».

Advanced Pro 1 Disc bianca
Advanced Pro 1 Disc bianca

Comfort e prestazioni

La nuova Langma Advanced Pro 1 Disc, si fa notare immediatamente per la geometria sloping del telaio. Ad attirare l’attenzione sono anche le tubazioni, studiate per ottenere la migliore rigidità. Il tubo obliquo ha una forma schiacciata con gli angoli leggermente arrotondati, lo stesso discorso vale per il tubo orizzontale. La forcella invece ha una struttura sottile e affidabile al tempo stesso, che tende a diminuire leggermente la propria sezione dall’alto verso il basso. Lo stesso ragionamento riguarda il carro posteriore le cui tubazioni sono altrettanto sottili ma estremamente affidabili.

Un’altra colorazione per la Advanced Pro 1 Disc
Un’altra colorazione per la Advanced Pro 1 Disc

Una gamma molto ricca

Non ci sono dubbi sul fatto che la nuova Langma Advanced Pro Disc 1 sia una bici pensata per essere reattiva e scattante in salita. Tra le sue caratteristiche principali, c’è senz’altro anche l’aerodinamica, che rende la bici performante anche in pianura e negli sprint. Il manubrio con cui è presentata la bici è il Giant Contact SL in alluminio, mentre per quanto riguarda le ruote, è equipaggiata con le Giant SLR2 Disc Wheels in carbonio. Il gruppo è lo Shimano Ultegra DI2. Le misure disponibili sono le seguenti: Xs / S / M.

Fanno parte della gamma Langma anche la Advanced Pro Disc 2 e la Advanced Pro Disc.

liv-cycling.com

Giant, il modello Road E+ Pro.

Giant Group: volano i fatturati dell’elettrico

19.11.2020
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Una notizia di mercato che mette in risalto il bike brand Giant. In modo particolare svetta la produzione legata al mondo dell’elettrico, all’interno del quale trova spazio una riuscita e-road: il modello Road E+ Pro.

La recente trimestrale – considerando il periodo gennaio/settembre – è chiara. Quest’anno il comparto e-bike genera il 27% dei ricavi dell’intero Giant Group, recuperando così molto terreno sul mercato globale delle e-bike.

Sede Giant Italia, Gazzada Schianno in provincia di Varese
La sede Giant Italia a Gazzada Schianno, in provincia di Varese
Sede Giant Italia, Gazzada Schianno in provincia di Varese
Giant Italia a Gazzada Schianno (Varese)

Il fatturato sale

La forte domanda legata a questa tipologia di bicicletta, sia in Europa che negli Stati Uniti, guida letteralmente la performance finanziaria di Giant che fa registrare un aumento del 14,6% del fatturato consolidato di circa 575,61 milioni di euro nel terzo trimestre di quest’anno rispetto al 2019. 

«La migliore efficienza di produzione in azienda – hanno ammesso in Giant – unita alle super richieste di mercato su tutti i marchi del gruppo come Cadex, Giant, Liv e Momentum hanno permesso di compensare l’impatto delle oscillazioni dei cambi. E questo non solo nel terzo trimestre. Anche durante i primi nove mesi di quest’anno le nostre organizzazioni di vendita negli Stati Uniti, in Europa, in Cina, Giappone e Corea hanno registrato una crescita delle vendite in valuta locale a due cifre».

Josef Cerny, campione ceko cronometro, 2020
Josef Cerny, corridore della CCC, campione ceko a crono e vincitore della tappa di Asti al Giro
Josef Cerny, campione ceko cronometro, 2020
Josef Cerny, campione ceko a crono

Effetto Covid

I vertici aziendali attribuiscono dunque l’aumento della domanda di quest’anno principalmente al Covid-19. 

«Laddove i consumatori rispettano le linee guida di distanziamento sociale, si rivolgono a biciclette ed e-bike per spostarsi o come forma alternativa di esercizio per mantenersi in salute. Inoltre – hanno aggiunto dall’ufficio comunicazione Giant Group – molti Governi di diverse Nazioni incoraggiano i propri cittadini a pedalare. Offrono incentivi all’acquisto di biciclette ed investono in infrastrutture per ciclisti. Di conseguenza noi prevediamo che la domanda globale di biciclette ed e-bike continuerà a crescere».

Ricordiamo che la sede di Giant Italy, della quale Claudio Cannizzaro è il direttore vendite e responsabile del Marketing, si trova a Gazzada Schianno in provincia di Varese.

www.giant-bicycles.com/it

Sam Bennett, Jasper Philipsen, Jakub Mareczko, Vuelta 2020

Mareczko terzo, super treno per Bennett

23.10.2020
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Per poco a Kuba non è riuscito il colpaccio e se alla fine ha dovuto inchinarsi a Bennett e Philipsen è stato perché ha iniziato la volata troppo indietro e quelli della Deceuninck-Quick Step hanno messo in strada un treno che, oltre a lanciare Bennett, ha impedito ai rivali di prendergli la ruota.

Però la notizia di Mareczko terzo sul traguardo di Ejea de los Caballeros è una buona notizia che merita un approfondimento e si unisce ai già buoni piazzamenti spagnoli centrati da Mattia Cattaneo e prima ancora da Andrea Bagioli.

«Per essere la prima volata della Vuelta – dice Jakub – è andata bene. I compagni mi hanno dato una grossa mano nella baraonda del finale. Ma il lavoro della Deceuninck-Quick Step in quelle ultime due curve spiega benissimo a cosa serve avere un treno».

Jakub Mareczko, 2020
Jakub Mareczko, 26 anni, alla Ccc dal 2019
Jakub Mareczko, 2020
Mareczko, alla Ccc dal 2019

Kuba lo avevamo perso di vista dalle tre tappe e la classifica a punti al Tour de Hongrie: il Giro d’Ungheria subito dopo il lockdown. Da uno come lui eravamo abituati ad aspettarci di più, invece dopo i grappoli di vittorie ottenute fino al 2018, il passaggio nel WorldTour con la Ccc lo ha bloccato. Il ciclismo non aspetta e le vittorie ungheresi erano il trampolino giusto per rilanciarsi.

Poi cosa è successo?

Sono andato al BinkBank Tour e poi a Scheldeprijs, ma non pedalavo bene e non sono riuscito a fare le mie volate. A quel punto, anche se avrei avuto nei programmi il Giro d’Italia, con il mio preparatore Marco Pinotti abbiamo deciso di puntare forte e bene sulla Vuelta e per questo mi sono messo a lavorare.

Ha funzionato?

Ho tanta forza addosso, sto bene. E se un rimpianto posso averlo per questa prima volata è per non aver voluto rischiare troppo nelle ultime due curve, che erano davvero brutte. Bennett ha avuto il treno migliore e per questo ha vinto. Io ho fatto il massimo coi mezzi che avevo.

Quali sono i compagni che ti accompagnano alla Vuelta per le volate?

Ho una bella squadra che punta su di me e questo fa la differenza. Ci sono Wisniowski, che ha una forza sovrumana. Poi anche Ventoso e Paluta, che sono bravi in pianura. E per il resto bisogna saper limare.

Chris Froome, Vuelta 2020
Chris Froome in classifica a 37’45”
Chris Froome, Vuelta 2020
Froome in classifica a 37’45”

L’argomento è delicato e si ha quasi timore a parlarne a fine ottobre. Ma con la Ccc che chiude e i pochi risultati, quale futuro si annuncia per il velocista bresciano, che ha ancora 26 anni e potenzialità importanti? Sono domande da porre con garbo.

«Dopo l’Ungheria – risponde – avevamo ricevuto delle proposte, che poi i pochi risultati in Belgio magari hanno raffreddato. Prima di parlare vorrei firmare, perché le parole contano zero. E poi comunque non vi nascondo che questa Vuelta è importante anche per questo ed è uno dei motivi per cui ho lavorato per essere competitivo al massimo livello».

Quante altre volate avrai?

In tutto sono quattro, cinque e non tutte velocissime, nel senso che una ha l’arrivo che tira in su e strizza l’occhio a corridori come Valverde. Per cui ogni occasione è buona e va acchiappata.

Bennett è davvero così forte?

Certo che lo è, altrimenti non avrebbe vinto la maglia verde al Tour. Ma soprattutto ha una squadra fortissima, sono molto ben organizzati per supportare i loro velocisti e non ne sbagliano una.

Basta prendergli la ruota?

Magari fosse così facile come dirlo. Il problema è che a ruota ha sempre un paio di compagni e se ti va di lusso inizi la volata due posizioni dietro di lui, ma io oggi ero ben più indietro.

Come va in Spagna con il Covid?

Siamo nella bolla ed è una cosa seria. Lungo le strade non ci sono persone, tranne quelli col camper che non si fermano davanti a niente. Le immagini degli arrivi affollati del Giro fanno pensare. La gente non capisce che la corsa si segue meglio da casa e che al traguardo stai delle ore per dieci secondi di show?

Stai seguendo il Giro?

Un po’, ho visto che oggi ci sono state delle polemiche ma non ho capito tanto bene. Preferisco guardare le cose di qui e fare delle belle volate. Voglio cogliere tutte le occasioni.

Matteo Trentin, Tour de France 2020

Trentin, il Tour delle cose perdute

22.09.2020
3 min
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Il Tour de France non è stato quest’anno per Matteo Trentin il solito terreno di caccia. Il trentino della CCC che ha già annunciato il prossimo passaggio nella Uae-Emirates (che si è portata a casa la maglia gialla) non ha vissuto il passaggio a vuoto con troppo entusiasmo, ma ha cercato di dissimulare il malumore in ogni modo possibile. Persino quello nei confronti di Peter Sagan, che raramente si è visto correre in modo così disordinato.

Si diceva che sarebbe stato un Tour nel segno della cautela, arrivandoci senza grossi riferimenti.

Sarà pure stato così, ma tolta la prima settimana in cui siamo stati prudenti anche per ragioni di sicurezza viste le strade bagnate intorno Nizza, poi si è corso ogni giorno come se non ci fosse un domani. Abbiamo sempre menato, in un Tour molto duro in cui tappe con 2.000 metri di dislivello venivano classificate come piatte.

Matteo Trentin
Matteo Trentin, un Tour corso come al solito con spirito guascone
Matteo Trentin, Daniel Oss
Matteo Trentin e Daniel Oss, entrambi corridori della Valsugana, in Trentino
Che cosa ti è parso della gestione Covid, dei tamponi, la bolla e tutto il resto?

Meglio di quel che si è fatto sarebbe stato impossibile. Siamo sempre rimasti fra noi, a settembre c’era meno gente in giro perché lavoravano, ma ugualmente abbiamo visto scene disarmanti. Non si capiva perché alcuni non dovessero mettere la mascherina. C’è una regola, rispettatela! Bisognava far passare il messaggio, ma la verità è che in Francia la gente se ne frega. Vivo a Monaco, nonostante migliaia di contagi ogni giorno, i francesi hanno continuato con la loro vita.

Trentin si è fatto conoscere proprio grazie al Tour, speravi in qualcosa di meglio per te?

Pensavo meglio. Almeno volevo vincere una tappa, sapendo che quelle buone non erano poi tante. Ci sono stati risultati che non mi appagano e anche occasioni che non ho sfruttato.

Si è sentita l’assenza di una Ineos in controllo della corsa?

Neanche un po’, perché la Jumbo-Visma ha fatto la stessa cosa.

Dal Tour alla classiche sperando di aver raggiunto una buona condizione?

Sì, perché il Tour mi ha dato una buona condizione. A ben vedere, ho avuto un solo giorno storto, al Col de la Loze, ma sono stato sempre in crescita, al punto che quando ho provato ad andare in fuga, erano lesti a seguirmi.

Che cosa ti pare del futuro?

Sono seduto su una buona sedia. Dopo il Tour mi è servita una settimana a casa per rigenerarmi, perché di fatto sono partito a fine luglio con l’italiano e sono rimasto sempre per alberghi. Serviva uno stacco mentale, perché devo dire che questi tre mesi sono stati molto intensi e sono anche volati abbastanza in fretta, ma se mi guardo indietro mi pare che sia passato un ano intero.

Se ti dicessero che a dicembre si va in ritiro?

Direi che Trentin è malato. Scherzi a parte, tanti di noi finiranno di correre a novembre. Capirei un ritiro di tre giorni per conoscersi e prendere il materiale, molto meno per iniziare a lavorare. Difficile dire se la stagione ripartirà dall’Australia o dal Sud America, ma la verità è che me ne importa anche poco. Negli ultimi anni ho ricominciato dall’Europa e lo trovo utile, funzionale e meno stancante.

Che cosa ti ha convinto ad andare alla Uae-Emirates?

La scelta è stata prima di tutto tecnica. Già lo scorso anno si erano fatti avanti, così ci siamo riavvicinati e abbiamo ripreso a parlare. Mi hanno spiegato bene il progetto e mi è piaciuto molto. Hanno vinto il Tour, due anni fa chi lo avrebbe detto? Non è facile fare un simile salto di qualità, ma quando cominci a vincere, capisci quale tipo di lavoro funziona e quale no e a quel punto inizi anche a crescere. Sarà bello farne parte.