Viaggio esclusivo da Giant: entriamo nella fabbrica di Gyongyos

05.05.2022
6 min
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Il Giro d’Italia è anche questo. E’ anche cogliere l’occasione per visitare gli stabilimenti di un brand, Giant nello specifico. Il primo produttore al mondo (4,9 milioni di bici prodotte nel 2021 per un fatturato di 2,3 miliardi di dollari) è in continua espansione e tra i suoi centri produttivi c’è quello giovanissimo di Gyongyos, località a meno di 100 chilometri ad est di Budapest.

In questi giorni di respira un’aria particolare in Ungheria e nella Capitale. Il Giro d’Italia ha dato un certo impulso. C’è voglia di aprirsi, al ciclismo e al mondo intero se vogliamo. Molti giovani, tante bici in giro per la città. E contagiata da tanto entusiasmo, Giant ha deciso di aprire le porte. E’ forse la prima volta che apre alla stampa. Di certo è la prima volta in questo moderno stabilimento. Costruito nel 2019 ed entrato in funzione nel 2020. Il Covid qui anziché frenare ha accelerato la produzione.

Dovevano esserci due linee produttive, ce ne sono cinque. «Per adesso – ci dice Stefano Gallo, global event e sport marketing specialist di Giant Group – ci sono circa 400 dipendenti, ma si conta di arrivare a 1.200 nei prossimi anni».

Nel gruppo d’invitati non solo stampa ma anche una boxer finlandese (ambassador di Liv) e uno schermidore ungherese, argento a Tokyo
Nel gruppo d’invitati non solo stampa ma anche una boxer finlandese (ambassador di Liv) e uno schermitore ungherese, argento a Tokyo

Viaggio in fabbrica

Ecco quindi la nostra visita esclusiva in questo scrigno della modernità e dell’efficienza energetica. Siamo spersi nelle lande verdissime dell’Ungheria. Giant ha comprato anche i terreni attorno. Tutto è fatto secondo due criteri molto importanti della filosofia del brand taiwanese: ecologia ed integrazione sociale. Gli altri sono salute, benessere, agonismo e mobilità sostenibile.

Argomenti, questi ultimi, di cui parla la Presidente di Giant, Bonnie Tu, nella conferenza che nel frattempo si tiene a Budapest. Conferenza indetta dall’Agenzia dello Sviluppo Economico Ungherese.

Si parte dall’area espositiva. Un “piccolo” showroom in cui vengono mostrati alcuni dei prodotti Giant. E-bike, la gamma Liv, quella di mtb, le bici per i bambini, gli accessori… Ci sono prodotti 2022, con componenti all’avanguardia. E colorazioni inedite.

Lo showroom nel centro di Gyongyos
Lo showroom nel centro di Gyongyos

Stoccaggio enorme

Si passa poi alla vera parte produttiva. E qui macchine fotografiche e smartphone devono essere riposti in tasca. Vige il segreto industriale.

Però i dirigenti di Giant ci spiegano ogni passaggio. Il primo settore riguarda lo stoccaggio di telai e componenti. E’ impressionante. Undici scaffali alti non meno di 10 metri e lunghi 50, tutti pieni di scatoloni.

Su ognuno c’è un codice che identifica i pezzi. Tutto parte da qui.

Nel retro di questo enorme magazzino, ce n’è un altro. Solo parzialmente ci sono degli scaffali. La maggior parte dei colli è riposta a terra in piramidi che man mano vengono smistate sugli scaffali di cui vi dicevamo. Ovviamente con dei modernissimi muletti elettici.

Si entra nelle “stanze segrete”: da qui fotografie con il contagocce e sotto controllo
Si entra nelle “stanze segrete”: da qui fotografie con il contagocce e sotto controllo

La verniciatura

Si va avanti. Il secondo settore è quello dedicato alla verniciatura. Ed è forse il più affascinante. Di certo è il più tecnologico, ci dicono. Solo in Cina ce n’è uno altrettanto all’avanguardia. Ogni singolo passaggio è automatizzato e monitorato.

I telai scorrono lungo un serpentone mobile, appesi a dei ganci. Prima di essere fissati, i telai vengono dotati di un chip. Così facendo, è possibile conoscere taglia, modello, matricola e colore del singolo pezzo. Durante la nostra visita, si stavano verniciando delle Mtb Talon: front in alluminio (quasi tutte taglia L).

Il primo passaggio è la pulizia. I telai vengono soffiati e liberati dalle impurità. Poi passano in una camera che anticipa la verniciatura, in cui vengono pretrattati.

Tocca poi alla parte della verniciatura vera e propria, fatta a mano. In un forno super moderno un operatore con tuta, maschera, occhiali e guanti vernicia il telaio con uno speciale compressore.

Usciti dal forno vengono applicati gli adesivi-logo: in pratica la scritta Giant. Poi, sempre lungo il serpentone, i telai risalgono fino a un piano superiore per una seconda verniciatura, che poi sarebbe il “lucido” finale. O il secondo strato protettivo che ingloba gli stickers.

L’assemblaggio

Da un capannone all’altro. Come i telai, anche noi ci spostiamo nel settore dell’assemblaggio.

Ogni passaggio è computerizzato, ma ci si avvale anche della presenza umana. Questa enorme area si divide in due parti principali. Una più piccola, adibita a magazzino, e una più grande, in cui c’è la catena di montaggio vera e propria.

Nel “piccolo” magazzino gli operatori in base a ciò che vedono su un monitor sanno quali e quanti pezzi devono porre sul canale intermedio. Per esempio, 50 cavi freno, 100 selle… A quel punto il primo collega della catena di montaggio li prende e li porta appunto alla catena.

Catena che è un nastro (ce ne sono cinque), lungo 44 metri, lungo il quale lavorano 40 persone (ciascuna con una mansione specifica), suddiviso in 26 “stazioni”. In ciascuna di esse, l’operaio lavora per circa 30 secondi su ciascuna bici. Il nastro infatti non si ferma mai. Lentamente, ma scorre.

A fine nastro un operaio (ma da quel che abbiamo visto si alternano), indossa il casco e prova la bici appena montata.

Noi abbiamo potuto vedere la catena di montaggio di una city bike elettrica. L’operaio prova luci, freno, cambio… lungo un percorso segnalato all’interno dello stesso capannone.

Le fabbriche di Giant nel mondo. Parte della produzione di bici da corsa di alta gamma avviene in Olanda. A destra, Bonnie Tu
Le fabbriche di Giant nel mondo. Parte della produzione di bici da corsa di alta gamma avviene in Olanda

Persone, non numeri

Un’azienda nasce per produrre dei guadagni e questo è chiaramente anche lo scopo di Giant… Certi valori non mancano. Come è anche decisivo sottolineare che inclusione sociale e rispetto dell’ambiente sono colonne portanti di questo colosso della bike industry. Oggi chi mira a durare nel tempo non può prescinderne.

Nel nostro “viaggio” in Giant, abbiamo visto addetti alla separazione dei materiali di scarto (c’era chi ripiegava i cartoni uno ad uno), pannelli solari…

E poi una grandissima presenza femminile: la metà se non di più, degli impiegati di Gyongyos. Ci hanno spiegato che è abbastanza normale in Ungheria.

Nella zona di Gyongyos il ciclismo non è nella tradizione popolare. L’idea è di mettere a disposizione dei dipendenti delle bici per venire al lavoro. E questo rispetta i valori di ambiente, salute e mobilità di cui parlava la manager Bonnie Tu.

Sono le storie, parallele e nascoste, che porta il Giro con sé. Un momento di approfondimento, un momento per capire cosa c’è dietro il nostro mondo.