Il mese clou del gravel: ci saranno anche gli specialisti?

12.09.2024
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Le imminenti prove titolate di gravel ripropongono un vecchio tema che accompagna l’affermazione – invero sempre più veemente – della specialità a livello internazionale: è un punto d’incontro fra stradisti e biker o si sta affermando una categoria di specialisti puri? Il tema lo abbiamo affrontato partendo da quanto è successo finora nelle World Series, il circuito voluto dall’Uci che mette insieme le principali classiche del settore.

Giada Borghesi trionfatrice alla Worthersee in Austria. Da lì un’ottima stagione su strada
Giada Borghesi trionfatrice alla Worthersee in Austria. Da lì un’ottima stagione su strada

Un elenco di vecchie conoscenze

Va subito detto che non è semplice seguire il calendario per la semplice ragione che prevede prove in quasi tutti i continenti (da gennaio a oggi risulta assente solo l’Asia con ben due prove nella lontana Australia e  due gare anche in Sud Africa e Kenya). Da una parte si nota subito come quando c’è qualche stradista di livello, non ci sia spazio per nessuno: il vecchio Valverde è il padrone de La Indomable, Tim Merlier si è preso un divertente svago dalla sua attività vincendo la Blaavands in Danimarca, ma anche le nostre Giada Borghesi e Alice Maria Arzuffi hanno conquistato rispettivamente Worthersee e Monsterrando.

Dall’altra ci sono specialisti che si stanno realizzando attraverso il gravel, diventando quasi oggetti preziosi per gli organizzatori. Magari sono ex stradisti come Petr Vakoc primo alla Monsterrando e pluripiazzato in stagione oppure Hans Becking, biker visto anche in Italia alla DMT Marconi e che ha vinto sia il Safari Gravel in Kenya che l’Adventure in Polonia. Fra le donne c’è un esempio ancora più eclatante, la tedesca Carolin Schiff che ha messo insieme tre vittorie, in Francia, Germania  e Polonia.

Daniele Pontoni sta preparando le nazionali per europei (Asiago, 5 ottobre) e mondiali (Halle, 13 ottobre)
Daniele Pontoni sta preparando le nazionali per europei (Asiago, 5 ottobre) e mondiali (Halle, 13 ottobre)

Le regole per comporre l’Italia

Tutte queste considerazioni le ha fatte anche Daniele Pontoni, impegnato nella costruzione della squadra che prenderà parte a europei e mondiali: «Nella scelta degli azzurri io mi regolo innanzitutto su quel che troverò come percorsi. Quello di Asiago per gli Europei lo vedrò in settimana, ma so che è stata apportata qualche variazione per farlo un po’ diverso dai mondiali. Mi aspetto un tracciato non così duro, mentre per quello dei mondiali in Belgio gli organizzatori ci sono andati anche più morbidi, al punto che non mi stupirebbe una soluzione con un gruppetto, a giocarsi la vittoria se non proprio in volata almeno nelle battute finali».

Un percorso non da Fiandre?

Diciamo che con gli strappi tipici di quei luoghi e vista la geografia non potrebbe essere altrimenti, ma un po’ più dolci rispetto a quelli che ci aspetteremmo. Il fondo poi è bello veloce e non molto accidentato, poi la differenza potrà farla anche il clima che troveremo.

Carolin Schiff, tedesca di 38 anni sta vivendo una seconda giovinezza grazie al gravel (foto Laengner)
Carolin Schiff, tedesca di 38 anni sta vivendo una seconda giovinezza grazie al gravel (foto Laengner)
Si parlava di specialisti puri o meno. Tu guardi a quel che avviene specificamente nel mondo gravel?

Non potrei fare altrimenti, il mio ruolo me lo impone. Io come detto scelgo in base a molteplici aspetti: il percorso come detto, ma anche gli impegni dei corridori, le concomitanze con i calendari su strada e mtb (ad esempio quest’anno la presenza di due tappe di Coppa del mondo di Marathon oltre Atlantico rende difficile portare biker a gareggiare nel gravel). Poi guardo anche a quel che fanno gli specialisti puri. In Italia non ce ne sono ancora molti, ma sono in crescita, in evoluzione. Magari ex stradisti che hanno trovato una nuova via e non posso non tenerne conto, se mostrano elementi d’interesse.

Le World Series che cosa ti hanno detto?

Che il gravel sta seguendo la stessa direzione della mountain bike a cavallo fra anni Ottanta e Novanta, quando accoglieva tanti specialisti di altre discipline e nel frattempo si affermavano specialisti puri. Si sta evolvendo anche il calendario, non ci sono solo le World Series, ma a tal proposito va detto che, parlando un po’ in giro con praticanti e società, al fianco di organizzazioni decisamente professionali e all’altezza ci sono ancora strutture molto amatoriali. Ma ripeto, è il prezzo che si paga all’affermazione di una disciplina giovane.

Per Valverde due successi in due anni a La Indomable in Spagna, dopo il suo ritiro dalla strada (foto Golazo)
Per Valverde due successi in due anni a La Indomable in Spagna, dopo il suo ritiro dalla strada (foto Golazo)
Come ti regolerai per le tue scelte?

Tra il 20 e il 25 comunicherò alla Fci l’elenco dei convocati. Saranno due nazionali distinte fra europei e mondiali, ma lo zoccolo duro della squadra resterà lo stesso, anzi posso dire che per le donne, salvo forse un nome, ho già la squadra in tasca. In campo maschile invece ci sono dubbi da sciogliere proprio in base alle concomitanze. Ho la strada pressoché preclusa per la mtb, ma anche per gli stradisti non è semplice, l’europeo gravel è il 13 ottobre e il giorno prima c’è il Lombardia. Posso comunque dire che saranno squadre competitive, all’altezza della nostra giovane ma qualificata tradizione. E non è escluso che dentro ci sia anche qualche gravelista…

Avenir Femmes, il cittì Sangalli al via con una nazionale d’attacco

19.08.2024
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«Sarà un Avenir importante per… l’avvenire delle atlete». E’ con un sottile gioco di parole che il cittì Paolo Sangalli prova a riassumere la spedizione della nazionale U23 al Tour de l’Avenir Femmes.

Prima di sistemare le ultime cose per la partenza per la Francia di domani, il tecnico azzurro è ancora gasato dal finale incerto del Tour Femmes, che fa il paio con quello del Giro Women, e si concede un piccolo excursus. «Che spettacolo! Niewidoma contro Vollering e prima ancora Longo Borghini contro Kopecky sempre sul filo dei secondi fino alla fine. Il ciclismo femminile è diventato davvero grande». Come non essere d’accordo con lui.

Tornando a monte, l’appuntamento della seconda edizione della piccola Grande Boucle femminile è fissato fra due giorni (dal 21 al 24 agosto: in apertura, una foto della passata edizione). Cronoprologo e tre tappe in linea per un totale di 321,2 chilometri infarciti di salita. Il gran finale, proprio come la gara maschile, sarà in vetta al Colle delle Finestre. E chissà se il totem delle Alpi Cozie stuzzicherà la fantasia delle più audaci come ci ha insegnato la storia o se sarà solo il teatro di una sfida ad eliminazione? Le azzurre dovranno difendere, e possibilmente migliorare, il terzo posto ottenuto da Realini l’anno scorso con una formazione quasi tutta nuova. Le scelte di Sangalli sono un mix tra l’obbligato e lo sperimentale, ma all’Avenir non mancherà uno spirito intrepido. Abbiamo cercato di capire che gara vedremo e quali saranno le rivali principali.

Paolo ricordiamo le convocate intanto.

Ho chiamato Ciabocco, Giada Borghesi, Valtulini, Segato, Cipressi e La Bella. Diciamo che come ogni anno ho dovuto aspettare un po’ per confermare le convocazioni. Ultimamente è diventata una costante tra le tre nazionali. Per un motivo o l’altro, principalmente fisico, ho sempre qualche ragazza in dubbio. Ad esempio, la mia intenzione sarebbe stata quella di chiamare Venturelli, ma agli europei di categoria in pista a Cottbus si è rotta il radio e ho fatto altre scelte. Mi lamento solo della sfortuna, non delle alternative a disposizione.

In un certo senso pensi di aver dovuto fare delle scelte forzate?

No, però mi vengono da fare delle considerazioni in generale. Considerando tutta la salita che c’è, più dell’anno scorso, è ovvio che mi dispiaccia non poter portare Realini che non è più U23. Mi spiace anche non aver chiamato Barale perché ha corso il Tour Femmes, ma è stato meglio così, anche se mi sarebbe piaciuta vederla da vicino in prospettiva mondiale. Quelle che porto all’Avenir sono tutte ragazze che hanno fatto un certo tipo percorso da juniores. Andremo avanti nel senso della continuità.

Che tipo di formazione sarà?

Faremo una gara all’attacco. Borghesi è una ragazza che non ha paura in questo tipo di azioni. Valtulini e Segato sono due scalatrici interessanti che hanno fatto un bel Giro Women. Dopo un buon Thuringen, Cipressi ha fatto altura a Tignes con le sue compagne che sono andate al Tour Femmes e quindi arriverà preparata. Viene dall’altura anche La Bella.

Non è ancora una junior?

Con le autorizzazioni delle varie federazioni, le juniores possono correre tra le U23, come se fosse uno stage. Infine c’è Ciabocco che aveva corso l’Avenir 2023. Ha un anno di esperienza in più nel WorldTour dove lavora tanto e bene per le compagne. Col cronoprologo del primo giorno capiremo chi curerà la generale, anche se sulla carta dovrebbero essere Ciabocco e Valtulini.

Chi saranno le rivali principali?

Ce ne saranno tante. Ho segnato alcuni nomi sul taccuino, ma credo sia più giusto ragionare più per Nazioni che per nomi. La prima che mi viene in mente è la Francia con Bego e Rayer, ma attenzione alla Germania (Riedmann e Czapla le capitane, ndr), alla Spagna (con Eraso, ndr), al Canada con le gemelle Holmgren, alla Gran Bretagna (Backstedt e Nelson, ndr) e naturalmente all’Olanda (guidata da Vinke, Reijnhout e Oudeman, ndr). Poi occhi puntati anche su quelle nazionali che conosciamo meno e che possono stravolgere i piani. Noi possiamo mantenere il podio che abbiamo conquistato con Realini l’anno scorso, però bisognerà vedere come andrà la corsa.

Podio 2023. Van Anrooij ha corso il Tour Femmes e non difenderà il titolo. Shackley si è dovuta ritirare per problemi al cuore e Realini non è più U23 (foto twitter)
Podio 2023. Van Anrooij ha corso il Tour Femmes e non difenderà il titolo. Shackley si è dovuta ritirare per problemi al cuore e Realini non è più U23 (foto twitter)
Cosa si aspetta Paolo Sangalli da questo Avenir Femmes?

Uno degli obiettivi sarà quello di crescere con questa squadra di giovani. Ad esempio Cipressi la voglio testare in vista dell’europeo, mentre La Bella per il mondiale. Portarla è forse un azzardo e non credo che altre nazionali porteranno una juniores. ma è anche un buon modo per farla crescere ulteriormente. Lo scontro all’Avenir con le pari età serve per capire cosa è successo nel percorso dalle juniores ad oggi. Capiremo a che punto siamo col nostro movimento.

C’è un’altra Borghesi che emerge sempre di più…

02.05.2024
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Un padre come Giuseppe che è stato un ottimo dilettante, vincitore della Trento-Bondone nel 1989 e della Torino-Valtournenche, fermatosi alle porte del professionismo per problemi fisici. Una sorella come Letizia che è una colonna portante dell’EF Education Tibco SVB. Poteva Giada Borghesi non seguire le orme di famiglia? Lei ci ha provato, si è dedicata a tennis e atletica, ma poi il richiamo della bici è stato troppo forte.

Il successo nella prima tappa del Giro Mediterraneo in Rosa, chiuso poi terza (foto Ossola)
Il successo nella prima tappa del Giro Mediterraneo in Rosa, chiuso poi terza (foto Ossola)

Cambio di alimentazione

Il suo amore per le due ruote è stato talmente forte da superare momenti davvero difficili ed è la stessa ciclista trentina a raccontare la sua odissea che ha trovato il suo “approdo a Itaca” solamente in questa stagione.

«A dicembre 2020 – racconta – ho preso il Covid. L’anno dopo dovevo esordire nell’Aromitalia Basso Bikes Vaiano, ma non sono mai stata bene e gareggiavo pochissimo. C’è voluto tanto tempo per capire che cosa avevo, si pensava fossero i postumi del covid, ma non era così. A marzo 2022 ho avuto la risposta: sono celiaca. Ho cambiato alimentazione, ma per ritornare quella di prima c’è voluto tempo e intanto un’altra stagione era passata. Nel 2023 ho fatto qualche buona gara nazionale e intanto iniziavo a emergere anche nel gravel».

Una delle rarissime apparizioni della Borghesi nel 2021, il suo annus horribilis
Una delle rarissime apparizioni della Borghesi nel 2021, il suo annus horribilis
Poi sei approdata alla BTC City Ljubljana

E finalmente ho potuto mostrare quel che so fare. Ho potuto lavorare bene d’inverno e avere una buona stagione nel ciclocross.

Che cosa ti accomuna a tua sorella Letizia e che cosa avete di diverso?

Caratterialmente siamo all’opposto, lei è più timida e introversa, io sono molto più esuberante. Dal punto di vista ciclistico è più difficile dirlo, anche perché abbiamo 4 anni di differenza e di esperienza, considerando anche che io, saltando due anni, posso considerarmi ancora alle prime battute. Lei comunque è una passista che va bene anche in salita, io nelle ascese forse ho qualcosa in più, ma devo ancora dimostrare tutto. Letizia poi ha una predilezione per le corse belghe, per le classiche e in questo vorrei imitarla.

Giada con sua sorella Letizia (a sinistra), della quale vuole seguire le orme anche nel WorldTour
Giada con sua sorella Letizia (a sinistra), della quale vuole seguire le orme anche nel WorldTour
La sensazione vedendo la tua stagione è che il successo nella Worthersee Gravel Race, la tappa austriaca delle World Series, ti abbia un po’ sbloccato: dopo non sei quasi mai uscita dalla top 10…

E’ che in quella gara ho finalmente potuto iniziare a raccogliere i frutti del mio lavoro. Alla Ponente in Rosa avevo un virus intestinale come altre del mio team e non sono riuscita a emergere, ma già al Trofeo Binda ero andata bene. Ero con le prime fino a una trentina di chilometri dal traguardo. Alla gara gravel le cose hanno iniziato a girare bene e da lì sono state tutte giornate positive.

Passare indifferentemente dal gravel alla bici su strada non è però molto semplice…

E’ vero, serve un periodo di adeguamento, come per ogni tipo di bici. Dopo la vittoria in Austria sono tornata a gareggiare su strada una settimana dopo, in Francia, sono andata bene ma un po’ di contraccolpi in quella settimana li ho sentiti. Ormai poi per emergere bisogna guardare ogni dettaglio.

La vittoria in Austria è stata uno sblocco per la Borghesi. Unica a rimanerle vicina la Schreurs (NED) a 4″
La vittoria in Austria è stata uno sblocco per la Borghesi. Unica a rimanerle vicina la Schreurs (NED) a 4″
Cosa rappresenta per te il gravel?

Un’opzione importante. Avrei gareggiato anche nella prova di Orosei, ma c’era il Liberazione e la squadra voleva la mia partecipazione. A fine giugno agli italiani comunque ci sarò e spero che dal gravel arrivi anche una convocazione in azzurro, anche come sorta di compensazione per non essere riuscita a coglierla nel ciclocross.

A proposito di Liberazione: sia lì che precedentemente al Giro Mediterraneo in Rosa sei stata l’unica vera alternativa alla Uae.

Mi sono sentita circondata, soprattutto sulle strade romane. Essere allo stesso livello di un team del WorldTour è una grande soddisfazione. Contro ragazze così hai la sensazione di non poter gestire la corsa. Al Giro del Mediterraneo, dopo che nella prima tappa avevo preso la maglia, ho capito subito che non c’era possibilità di difenderla. Infatti Gillespie è andata via e non ho potuto fa nulla. Essere riuscita comunque a salire sul podio finale è stata una grande soddisfazione al termine di una bella esperienza. Per me era la prima vera corsa a tappe disputata nel pieno delle mie possibilità.

Giada Borghesi al Liberazione, attorniata dalle ragazze della Uae
Giada Borghesi al Liberazione, attorniata dalle ragazze della Uae
E a Roma?

Ero io contro di loro… A cinque giri dalla fine scattavano a turno e io rispondevo sempre, unica a farlo. Ero contenta di quel che facevo, ma sapevo anche che non potevo continuare così. Infatti quando sono andate via in tre, non sono riuscita ad agganciarmi e chiaramente Venturelli non poteva aiutarmi nell’inseguimento. Alla fine quel 5° posto è stato di grande valore.

Chiaramente la tua squadra non è a quel livello, ma come ti ci trovi?

Molto bene, apprezzo soprattutto il fatto che sia un team che fa attività di un certo livello, con molte prove all’estero. E’ un team italiano, anche se collegato a una struttura slovena. E’ un bel gruppo, certamente contro una squadra del WT c’è troppa differenza. Ora siamo in Francia, per le corse di Morbihan del fine settimana, sarà un altro bel test contro team più accreditati.

In maglia azzurra nel ciclocross. Ora l’aspirazione è fare lo stesso su strada e nel gravel
In maglia azzurra nel ciclocross. Ora l’aspirazione è fare lo stesso su strada e nel gravel
Che cosa ti aspetti da qui alla fine dell’anno?

Tanto. Innanzitutto continuare a sentirmi così o anche meglio, in modo da conquistare la vittoria giusta per ottenere magari una convocazione in azzurro. In definitiva quel che vorrei è raccogliere più risultati possibili per meritarmi un palcoscenico più grande…