Il mondiale dei 14 allori, Addesi si frega le mani…

02.09.2025
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L’Italia paraciclistica torna da Ronse, sede belga dei mondiali con 14 medaglie, lo stesso numero della rassegna zurighese dello scorso anno, solo che gli ori sono più che raddoppiati, arrivando all’esatta metà. La spedizione italiana guidata dal cittì Pierpaolo Addesi è stata trionfale, riportando alla memoria antichi bottini, quelli dell’epoca dello sfortunato Zanardi. Ma rispetto ad allora le differenze ci sono e sono sostanziali.

Addesi è appena sceso dall’aereo che lo riportava a casa, ritrovando sul cellulare una pioggia di chiamate inevase, di messaggi WhatsApp, di complimenti espressi da ogni parte e la prima cosa che ha notato è che mai come questa volta i successi dei suoi ragazzi hanno avuto un così forte riscontro mediatico, quando in passato (ecco una delle differenze…) avevano, se andava bene, una “breve” sui quotidiani sportivi.

Doppietta d’oro per l’olimpionico Cornegliani, battendo sempre lo storico rivale sudafricano Dui Preez (foto FCI)
Doppietta d’oro per l’olimpionico Cornegliani, battendo sempre lo storico rivale sudafricano Dui Preez (foto FCI)

«E’ una reazione a catena – sottolinea Addesi – La giornata storica di Rovescala non ha solo dato spinta al nostro gruppo sul piano tecnico e agonistico, ma ha anche attirato i fari dell’attenzione. C’era un’atmosfera speciale, si respirava sin dalla vigilia, ma io dico che era nell’aria già al primo ritiro stagionale. Si capiva che qualcosa stava cambiando, che si stava creando un vero e proprio gruppo, dove ognuno sostiene l’altro. Dove innanzitutto ci si diverte. Così sembra tutto più facile e ed è una cosa che ripeto da ogni volta che facciamo le riunioni: non è che si diventa felici dopo che si vince la medaglia, ma si vince la medaglia se si è felici».

Una volta si parlava di due gruppi separati, handbike e gli altri…

Non è così, almeno non più. Si sta tutti insieme, ma vorrei sottolineare anche lo staff che c’è dietro. Ci aiutiamo anche in ruoli diversi, cioè non facciamo distinzioni. E questa disponibilità i ragazzi la avvertono. Domenica sera sono uscite parole bellissime nella festa finale.

Come Cornegliani e Farroni, anche Roberta Amadeo ha vinto l’oro sia in linea che a cronometro (foto FCI)
Come Cornegliani e Farroni, anche Roberta Amadeo ha vinto l’oro sia in linea che a cronometro (foto FCI)
Che livello hanno avuto questi mondiali?

Ormai andiamo sempre più verso il professionismo, ogni edizione lo dimostra maggiormente. Il nostro bilancio non deve trarre in inganno, c’è ancora differenza con altri Paesi dove i corridori sono inseriti anche in squadre WorldTour e fanno i professionisti a tutti gli effetti. Ma noi ci stiamo arrivando, io sono ottimista, se riusciremo a coinvolgere le nostre squadre, anche se in Italia non è che ne abbiamo tante, ad aprirle a questi ragazzi. Come fanno in Francia – ammette Addesi – dove per esempio la Cofidis ha nell’organico due atleti in gara ai mondiali. E’ questione di tempo, ma stiamo andando nella direzione giusta. Infatti ci sono nomi che corrono e vincono fra Elite e Under 23 che già hanno le peculiarità per correre fra noi e sono molto interessati, il prossimo anno avremo tanti volti nuovi. Ma ci dobbiamo arrivare piano, anche se le società ancora ci guardano in modo diverso. Ma quel che è successo a Rovescala e questi risultati iridati sono un grande aiuto.

Il terzetto del team relay, con Cortini, Mazzone e Testa, bronzo dietro Francia e Australia (foto FCI)
Il terzetto del team relay, con Cortini, Mazzone e Testa, bronzo. In alto a sinistra il cittì Addesi (foto FCI)
Fino a qualche anno fa c’era sempre una sproporzione nel medagliere a favore delle handbike. La situazione adesso qual è?

Sta cambiando profondamente, anche se i campioni dell’handbike continuano a raccogliere allori. Ma lo dico apertamente, avremmo potuto ottenere molto di più con un pizzico di fortuna. Stacchiotti stava correndo un mondiale favoloso, era nella fuga decisiva di 5 corridori e il finale era a suo favore, ma una foratura ha spento i suoi e i nostri sogni. Sarebbe stata quantomeno un’altra medaglia perché l’arrivo era per lui. Anche nel tandem femminile Noemi Eremita e Marianna Agostini hanno perso per foratura un possibile bronzo. Senza dimenticare la Cretti che era in forma perfetta, ma ha avuto un problema meccanico prima della partenza. Ha corso con la bici di riserva, ma mentalmente non c’era più ed è comprensibile. Aspetteremo il mondiale su pista di Rio per rifarci. Non dimentichiamo che qualche anno fa non avevamo più neanche un ciclista, c’erano solo handbike. Ora diventiamo sempre più competitivi dappertutto.

La gioia di Di Felice e Andreoli per un oro atteso da ben 11 anni, vinto anche grazie a Totò e Bernard (foto FCI)
La gioia di Di Felice e Andreoli per un oro atteso da ben 11 anni, vinto anche grazie a Totò e Bernard (foto FCI)
Tra tante medaglie qual è quella che ti ha emozionato di più?

Dico la verità, l’oro del tandem, perché mancava da 11 anni ed è il frutto di un lavoro prolungato. Vedere un tandem che a distanza di due anni dalla sua costituzione vola sul gradino più alto del podio vuol dire che abbiamo lavorato bene (e a tal proposito Addesi racconta un episodio, ndr). Lo scorso anno a ottobre ho invitato Di Felice a provare il tandem con Andreoli. Sono venuti nella mia zona, a casa mia abbiamo fatto un test, ho visto subito che c’era qualcosa di buono.

Qual è la loro storia?

Di Felice, dopo le brutte vicissitudini culminate con la lunga squalifica ha trovato con noi la strada per riscattarsi. Io penso che avrebbe avuto tutto per fare il professionista. Le vicissitudini passate io le conosco in parte, non tutte, ma sono parte del passato. E’ molto determinato, ha una testa che è impressionante. Andreoli da parte sua l’agonismo lo aveva già masticato nello sci. Io però ho visto un Andreoli cambiato nel giro di un anno, che fa da guida anche agli altri. Sono andati proprio forte, le altre nazioni sono venute a complimentarsi e non dimentichiamo che ai piedi del podio sono finiti Totò e Bernard che hanno giocato di squadra.

Nella categoria H3 Testa e Pini hanno fatto compagnia sul podio al dominatore francese Bosredon (foto FCI)
Nella categoria H3 Testa e Pini hanno fatto compagnia sul podio al dominatore francese Bosredon (foto FCI)
Nelle handbike continuiamo a vincere con campioni che prolungano negli anni i loro successi, ad esempio Mazzone, il portabandiera di Parigi…

Le categorie di Mazzone, Cornegliani tengono conto di disabilità molto gravi, che portano gli atleti a prolungare negli anni la loro attività perché arrivare a quei livelli, anche per chi è giovane, è difficile. Nelle loro condizioni l’attività richiede enormi sacrifici, basti dire che se si gareggia o ci si allena alle 10, per espletare tutte le proprie attività bisogna alzarsi anche alle 4 di notte. Non tutti sono disposti a fare questi sacrifici. Le categorie con la C sono diverse, spesso sono legate a incidenti, per la maggior parte in moto.

Per Addesi non c’è nemmeno il tempo di rifiatare perché c’è subito da mettersi a lavorare per i mondiali su pista…

Sarà un mondiale un po’ ridotto perché lontano e non dà punti per le qualificazioni olimpiche, ma posso garantire che già dal prossimo anno avremo un livello più alto, a partire già dai materiali. Stiamo lavorando per trovare situazioni a nostro vantaggio. Stiamo lavorando proprio per Los Angeles, con calma, perché le cose si fanno per tempo, ma sono sicuro che nell’arco di un paio d’anni avremo un gruppo solido e forte sia su strada che su pista. Quest’anno però non andrò a Rio per cambiare aria con gli atleti che ho. Mi aspetterò piazzamenti importanti, potrebbe arrivare anche qualche medaglia. Guardando solo alle specialità olimpiche perché non dobbiamo disperdere le energie. La Federazione ci sta sostenendo, sono sicuro che anche il Comitato italiano Paralimpico ci metterà delle condizioni migliori per arrivare alle prossime Paralimpiadi con una squadra veramente di livello forte. Io voglio vincere, parliamoci chiaro…

La Maltinti riparte per Renzo e Scarselli si commuove

02.11.2022
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«Renzo per me è stato una persona importante, che ha inciso anche nella vita quotidiana. Era molto più di uno sponsor, era un amico, fra noi c’era un rapporto molto stretto. Era sempre in contatto anche con i corridori, anche se ultimamente aveva dovuto un po’ mollare. Però gli piaceva essere presente».

Renzo Maltinti era un appassionato di ciclismo. Qui nel 2011 con Bongiorno passato alla Zalf (photors.it)
Renzo Maltinti era un appassionato di ciclismo. Qui nel 2011 con Bongiorno passato alla Zalf (photors.it)

Presidente e amico

Leonardo Scarselli ha la voce che si incrina, parlando del suo presidente che gli affidò l’ammiraglia della Maltinti Lampadari quando smise di correre (in apertura la vittoria di Federico Molini a Vinci, foto di Simona Bernardini). Erano i primi di ottobre quando Renzo Maltinti, mecenate del ciclismo toscano, se ne è andato nella sorpresa generale, dopo aver lottato per la sua salute e quella del ciclismo. Basti ricordare la battaglia nel periodo del Covid per l‘aumento dei costi delle gare regionali, passate a nazionali affinché l’attività potesse riprendere, quando la Toscana si mise di traverso rispetto alle manovre della Federazione.

«Era già un paio d’anni – prosegue Scarselli – che aveva iniziato ad avere un po’ di problemetti di salute. Prima una cosa, poi un’altra, poi insomma… Erano i primi segnali di qualcosa che non stava andando bene e alla fine ci ha lasciato».

La Maltinti schierata al via della Firenze-Empoli 2022 a Piazzale Michelangelo (photors.it)
La Maltinti schierata al via della Firenze-Empoli 2022 a Piazzale Michelangelo (photors.it)
Sei riuscito a salutarlo?

Alla fine era in ospedale. Fino a poco tempo prima, ci eravamo sentiti e ci vedevamo spesso. Mi ricordo un giorno, un mercoledì. Renzo era stato ricoverato in ospedale per il Covid. Lo chiamai e rispose il figlio Roberto. Mi disse che il peggio sembrava passato, che stava meglio. Mi chiese se volevo parlargli, ma non mi parve il caso di farlo affaticare al telefono, per cui gli dissi che sarei passato a fargli visita appena fosse tornato a casa. Invece è andata come è andata.

Spesso quando se ne vanno questi grandi appassionati, se ne va anche il ciclismo…

La volontà di Renzo era che finché fosse stato in vita, avrebbe voluto rifare la squadra ed era tanto che mi diceva che dovevamo parlare. Io cercavo qualsiasi pretesto per evitare di entrare nel discorso, perché non mi sembrava mai il caso. Insomma, quando una persona non sta bene, penso che il ciclismo debba venire in secondo piano. Però un giorno mi chiamò e mi disse di andare da lui.

Leonardo Scarselli guida la Maltinti Lampadari da otto stagioni. E’ stato pro’ dal 2000 al 2010
Leonardo Scarselli guida la Maltinti Lampadari da otto stagioni. E’ stato pro’ dal 2000 al 2010
Cosa ti disse?

Io ci andai e Renzo mi chiese: «Che si fa il prossimo anno?». Io gli risposi che non c’era niente di male se ci fossimo presi un anno di stop per vedere se nel frattempo fosse migliorato. E lui in tutta risposta mi disse: «Se ci sei, faccio la squadra. Se non ci sei, smetto». Io gli dissi di contare su di me e lui disse: «Bene, io voglio fare la squadra. Perché a febbraio – queste furono le testuali parole – o sono alla Firenze- Empoli o sono morto!».

Una profezia terribile…

Giorno dopo giorno, iniziò a peggiorare. Io nel frattempo avevo parlato con il figlio Roberto e mi aveva detto che sarebbe entrato nella società come vicepresidente, anche per far firmare i contratti ai ragazzi e l’ordinaria amministrazione. Purtroppo poi Renzo se ne è andato e, durante il funerale, Roberto ha espresso la volontà di continuare nel nome del padre. Con la squadra e con le corse. La Firenze-Empoli rimane una corsa Maltinti e verrà fatto un Memorial Maltinti. Rimarranno anche il Città di Empoli e la gara di Vinci. Con lui c’era la sorella Cristina e sono entrambi al nostro fianco.

Di Felice è del 1997 e approda alla Maltinti. Nel 2019 centrò 8 vittorie, eppure come Lucca ha trovato tante porte chiuse (photors.it)
Di Felice è del 1997 e approda alla Maltinti. Nel 2019 centrò 8 vittorie, eppure come Lucca ha trovato tante porte chiuse (photors.it)
Che squadra sarà la Maltinti del 2023?

Abbiamo tutti corridori nuovi. Qualche giovane e degli elite. Con Renzo avevamo sempre voluto fare gli under 23, ma per come stanno andando le cose, diventa improponibile. Gli junior ormai passano direttamente professionisti o vanno nelle continental. Quindi a noi resta la terza o la quarta scelta e quando vai alle corse ti ritrovi con certi squadroni anche alle regionali. Il prossimo anno sembra che qualcosa cambierà, ma per come è adesso, non c’è una logica. Quindi se vuoi competere un minimo, ti devi avvalere di ragazzi di esperienza.

Su chi puntate?

Abbiamo preso Di Felice dalla Gallina-Ecotek e anche Radice dalla Malmantile. Abbiamo fatto un organico abbastanza buono. Di Felice quest’anno è stato secondo nella classifica nazionale, ma rischia di essere un altro Lucca. Sono anni che è lì e va forte, speriamo che possa fare una stagione concreta che lo porti a passare. Anche se non potrà fare le internazionali U23 perché è elite. Abbiamo 8 corridori, andare più su non ha senso, visto che alle corse si parte al massimo in 7 e più spesso in 6. Non serve a nessuno tenere fermi dei ragazzi ed è troppo costoso.

Zamparella nel 2012 è stato l’ultimo atleta della Maltinti a vincere la Firenze-Empoli (photors.it)
Zamparella nel 2012 è stato l’ultimo atleta della Maltinti a vincere la Firenze-Empoli (photors.it)
Gli sponsor tecnici sono gli stessi?

Ci hanno confermato tutti la fiducia, bici Guerciotti incluse. Per cui il programma adesso è di trovarci la prossima settimana per fare il punto e mettere giù un po’ di programmi. A dicembre faremo un primo ritiro, nella casa che abbiamo in affitto vicino Empoli. Ci sono 10 posti letto, abbiamo l’officina, abbiamo tutto, quindi siamo indipendenti per poter fare ritiri quando vogliamo. 

Da dove si parte?

Debutteremo alla Firenze-Empoli. Lo abbiamo sempre fatto, ma quest’anno avrà un valore particolare. Quest’anno più che mai, sarà la corsa di Renzo Maltinti.

Di Felice, record di piazzamenti e contratto ancora da trovare

07.09.2022
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Chi ama le statistiche, nel ciclismo attuale fatto molto di numeri, ha evidenziato spesso coloro che magari vincono poco ma sono quasi sempre piazzati. Hugo Hofstetter è il simbolo di questa particolare categoria, ma anche in Italia c’è un ragazzo (perché a 25 anni si potrebbe ancora avere un’intera carriera davanti) che vanta numeri clamorosi. Nel corso del 2022 Francesco Di Felice ha un curriculum di 28 giorni di gara (considerando solo le prove internazionali Uci) con ben 22 piazzamenti nella Top 10, comprese anche le classifiche generali delle corse a tappe. Chi può vantare una costanza simile?

Nel ciclismo contemporaneo dove piazzamenti e punti sono fondamentali per salire o scendere nel ranking, un personaggio del genere dovrebbe far gola a chiunque, eppure Francesco è confinato nel limbo delle continental (senza nulla togliere alla Gallina Ecotek Lucchini che anzi fa fare a lui come agli altri molta attività di vertice) e rischia a fine anno di dover dire addio ai suoi sogni.

Festa sul podio per Tsarenko, primo con 18″ su Guerin (FRA) e 1’02” sull’abruzzese
Festa sul podio per Tsarenko, primo con 18″ su Guerin (FRA) e 1’02” sull’abruzzese

Che coppia con Tsarenko…

L’ultima sua esperienza è stata al Giro di Bulgaria, che ha rischiato seriamente di vincere: «Ero partito per puntare alle tappe, con Tsarenko e Calzoni più proiettati verso la classifica. Dopo il prologo la gara si è messa subito bene, con Tsarenko e il tedesco Nolde siamo andati in fuga chiudendo con oltre 3 minuti di vantaggio, a quel punto era chiaro che la lotta per la vittoria finale sarebbe stata fra noi. Io ho preso la maglia a Kyrylo alla fine della terza tappa, ma l’ultima era più adatta a lui. Io ho chiuso terzo, ma va bene così, siamo compagni di squadra».

Che cosa avete trovato in Bulgaria?

Percorsi molto vari, con tappe facili alternate a frazioni più lunghe e ondulate, ma non c’erano mai grandi salite. Quel che mi ha colpito è stato il vento, fortissimo in particolare nella quarta tappa: lì si sono formati i ventagli che hanno mietuto vittime, siamo stati bravi a rimanere sempre davanti, io infatti ho chiuso secondo…

La volata di Plovdiv, Nolde beffa Di Felice di un niente, Tsarenko arriva a 6″
La volata di Plovdiv, Nolde beffa Di Felice di un niente, Tsarenko arriva a 6″
Com’era il clima?

Insolitamente caldo, anche se non come in Italia. Si è sofferto di più quando siamo arrivati in prossimità del Mar Nero, dove c’era una grande umidità. Qualche giorno dopo, al Cammino dei Romani sempre in Bulgaria, abbiamo trovato ancora più vento, qualcosa che ho visto e vissuto poche volte.

Anche lì ti sei sempre piazzato…

L’abbiamo interpretata in maniera diversa, gli accordi erano che dovevamo correre favorendo i più giovani, per far fare loro esperienza e anche come ringraziamento per la loro abnegazione, in particolare per Perani che ha chiuso 8° in classifica. Mi è dispiaciuto molto com’è andata la seconda tappa che si era messa bene, ho provato il colpo a 500 metri dal traguardo ma mi hanno ripreso ai -50…

Altro 2° posto a Burgas, stavolta svetta il polacco Boguslawski. E’ il 7° podio per Di Felice
Altro 2° posto a Burgas, stavolta svetta il polacco Boguslawski. E’ il 7° podio per Di Felice
Sei soddisfatto di come sta andando la stagione?

Dico la verità, baratterei volentieri tutti questi piazzamenti per una vittoria, la inseguo da tempo senza mai riuscirla ad agguantare. Sono sempre lì, la condizione c’è, io dico che arriverà ma vorrei che fosse quest’anno. Mi ero detto a inizio stagione che o riuscivo a fare il salto fra i pro’ o mollavo, ora mi trovo un po’ di fronte a un bivio, perché con risultati del genere mi sembra un delitto chiudere.

Hai chi ti segue dal punto di vista contrattuale?

I miei procuratori sono Fondriest ed Alberati che mi dicono di stare calmo, che contatti con squadre professional ci sono, ma nulla di concreto. Visti i risultati che ho, di essere ancora a livello continental non mi va giù, senza nulla togliere al mio team che ringrazierò sempre. Credo che un contratto me lo merito, credo che con simili prestazioni potrei essere molto utile nella caccia ai punti. Il problema è che nel ciclismo di oggi a 25 anni ti reputano “vecchio”, invece si dovrebbero guardare altre cose.

Di Felice insieme a Tsarenko, entrambi protagonisti assoluti in Bulgaria (foto Federazione Bulgara)
Di Felice insieme a Tsarenko, entrambi protagonisti assoluti in Bulgaria (foto Federazione Bulgara)
Paghi probabilmente anche il fatto che in Italia le professional sono poche e non c’è una squadra WorldTour, non c’è quindi una vera e propria filiera…

Questo è sicuro, i posti sono pochi per il movimento, così si vengono a perdere molti talenti. Io comunque sono dispostissimo anche a trasferirmi all’estero, non ho problemi, d’altronde ho corso dappertutto.

Prossime gare?

Saremo al Pantani e a Collecchio, spero che ne derivi qualcosa di buono, d’altronde in molte gare che il team affronta io non posso gareggiare per limiti di età. I numeri devono parlare per me, non nascondo che in certi momenti sono un po’ demoralizzato, speriamo che presto il telefono squilli con una buona notizia…

Gallina 2022

Gallina Ecotek Lucchini, ecco la nuova entrata continental

11.02.2022
5 min
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La storia della Gallina Ecotek Lucchini Colosio viene da lontano, considerando che la squadra bresciana è sì al suo quarto anno di vita, ma nasce da precedenti esperienze. E’ anche vero però che questa è una stagione nuova, diversa, di rinascita vera e propria perché il team lombardo approda nel folto numero delle formazioni italiane continental, cambiando con questo un po’ tutta la sua impostazione. Si fa un salto di qualità, o meglio si chiede ai ragazzi di farlo, per cercare di salire quell’ultimo gradino che dovrà portarli fra i professionisti.

Gallina gruppo 2022
Da sinistra Tsarenko di spalle, Gatti, Granados, Tomasoni e patron Gallina (foto Rodella)
Gallina gruppo 2022
Da sinistra Gatti, Granados, Tomasoni e patron Gallina (foto Rodella)

E’ stato un salto che il responsabile del team Cesare Turchetti aspettava da tempo: «Io lo avrei fatto subito, ho immediatamente sposato l’idea della federazione, perché solo tramite il calendario continental puoi davvero far crescere i ragazzi: farli correre nei piccoli criterium, nelle gare regionali ti dà vittorie ma non serve a lungo termine, fare le corse a tappe, confrontarli con i pro’ consente invece di fare i giusti passi avanti. Il problema è la disponibilità economica: gli organizzatori ci invitano, ma ci chiedono migliaia di euro di spese e questo è un problema».

Perché il calendario Under 23 non era più sufficiente?

Perché c’è un altro modo di correre. Ma la differenza la vedi anche andando all’estero, e io ho sempre portato la mia squadra a fare esperienza fuori, soprattutto in Francia. Io poi sono convinto che, piuttosto che correre e vincere qualche gara di livello regionale, i ragazzi abbiano bisogno di mettersi alla prova ripetutamente, le corse a tappe di 5-6 giorni devono essere il loro pane quotidiano, così com’è per le formazioni estere.

Gallina Ecotek 2022
La Gallina Ecotek Lucchini è al suo quarto anno, ma è il primo come team continental (foto Rodella)
Gallina Ecotek 2022
La Gallina Ecotek Lucchini è al suo quarto anno, ma è il primo come team continental (foto Rodella)
C’è una diversa qualità?

Non parlerei tanto di qualità perché i nostri ragazzi non sono inferiori. E’ il modo di correre che cambia: all’estero appena si parte si va ventre a terra, può sembrare anche folle dal punto di vista tattico, ma poi vieni a sapere che molti team utilizzano magari quella stessa gara come allenamento, solo che hanno scombinato i piani di qualcun altro. Per questo sono esperienze formative, devi saperti sempre adattare.

Che cosa ti attendi dalla stagione?

Un team come il nostro 7-8 vittorie deve raggiungerle e penso che le raggiungeremo, ma a me piacerebbe molto che qualche nostro ragazzo riuscisse a fare il grande passo. Penso ad esempio a Di Felice, tornato da noi quest’anno e che è il più esperto. Vorrei che i risultati consentissero ai nostri di mettersi in luce e fargli trovare un ingaggio, in un ambiente dov’è sempre più difficile visto che si guarda direttamente agli juniores…

Gallina 2021
L’ammiraglia della Gallina Ecotek Lucchini è pronta a ripartire, previste molte gare estere
Gallina 2021
L’ammiraglia della Gallina Ecotek Lucchini è pronta a ripartire, previste molte gare estere

Diesse Raimondi, presentaci i ragazzi

Cesare Turchetti ha messo in piedi un team di 14 elementi che avranno in Nevio Millo e Giancarlo Raimondi i loro direttori sportivi. Quest’ultimo, arrivato dalla Beltrami («Prima gara con il nuovo team e subito una vittoria, non potevo essere accolto meglio» ricorda) ha subito accolto con molto favore la scelta di passare fra le continental: «Cambia innanzitutto il prestigio, ma anche l’economia che comporta una scelta del genere. Hai la possibilità di fare esperienze con i pro’ e ti accorgi subito che è tutta un’altra storia… Tra gli Under 23 fai gare di 160 chilometri ed è finita lì, ma quando corri con i pro’, ti accorgi che dopo 160 chilometri la gara entra nel vivo, prima hai passeggiato. Se non ti abitui, non avrai la possibilità di passare».

Quali sono stati in questi tre anni i momenti più belli?

Ce ne sono stati tanti, ma non posso non citare la Coppa San Geo di Filippo Tagliani nel 2018 e la Coppa Città di Brescia dell’anno prima con il bielorusso Shumov. Per un team come il nostro che viene proprio da Brescia, significa aver vinto mondiale ed europeo, aver fatto felici gli sponsor e tutto l’entourage che gira intorno alla squadra.

Gallina San Geo 2018
Il successo di Filippo Tagliani alla Coppa San Geo 2018, una perla per il team (foto Piton)
Gallina San Geo 2018
Il successo di Filippo Tagliani alla Coppa San Geo 2018, una perla per il team (foto Piton)
Chi sono le punte della squadra?

Abbiamo elementi più esperti, come Davide Bauce al primo anno Elite e il già citato Francesco Di Felice, che dopo la vittoria in una tappa al Giro del Friuli nel 2019 ci ha lasciato per due anni, ma ora è tornato per fare il definitivo salto di qualità. Io dico che è talmente forte che non so ancora se sia più velocista o scalatore. Poi ci sono Andrea Gatti, Walter Calzoni e Matteo Pongiluppi che ha un potenziale pazzesco, io dico che tutti loro possono regalarci grandi soddisfazioni. Inoltre avremo anche tre stranieri, l’ucraino Oleksandr Shchypak che è un ottimo scalatore, il colombiano Sergio Granados e l’altro ucraino Kyrylo Tsarenko.

Che cosa cambia per loro quando si troveranno a correre con i team professionistici?

Molto, soprattutto mentalmente, quando in corsa ti ritrovi con gente che eri abituato a vedere in Tv senti scattare qualcosa a livello mentale e devi essere bravo a non farti suggestionare, a fare il tuo. Noi correremo in casa ma anche all’estero, perché i ragazzi, soprattutto coloro che vengono dagli juniores (i bresciani Riccardo Perani e Nicolas Borsarini, il cremonese Riccardo Tomasoni, il trevigiano Lorenzo Ferroni, il mantovano Diego Ressi e il cuneese Domenico Cirlincione) dovranno abituarsi subito.

Dove correrete e quali obiettivi ti poni?

Considerando la storia e la provenienza del nostro team, San Geo e Città di Brescia restano un riferimento, ma spero che sapranno distinguersi anche nelle gare principali, aspettiamo ad esempio l’invito alla Per Sempre Alfredo. Avremo molte occasioni per distinguerci, poi starà ai ragazzi farlo.