Addesi e l’idea di una speciale domenica paralimpica

28.08.2025
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Quella di domenica è stata una “prima” storica, che potrebbe rivoluzionare anche una certa cultura ciclistica imperante nel nostro Paese. Al GP Colli Rovescalesi, classica internazionale per Elite e U23 in terra pavese, si è presentata al via anche la nazionale paralimpica, al suo ultimo test prima dei mondiali di Ronse (BEL) che prendono il via proprio oggi. Mai in passato c’era stata questa commistione e la cosa, al di là dei risultati, ha fatto certamente notizia.

Quella di domenica a Rovescala è stata una prima assoluta per il ciclismo paralimpico. Prima di una serie?
Quella di domenica a Rovescala è stata una prima assoluta per il ciclismo paralimpico. Prima di una serie?

Alla vigilia delle gare titolate, il cittì Pierpaolo Addesi rivive quella che è stata un’esperienza forte, che personalmente ha voluto profondamente: «L’idea è nata dal fatto che le categorie C4 e C5 all’estero fanno abitualmente queste gare, per noi invece è una novità a cui non siamo abituati, anche perché fuori dai nostri confini molti corridori paralimpici sono all’interno di squadre Continental. Quando poi andiamo a gareggiare con loro abbiamo sempre difficoltà perché i ritmi sono diversi, l’approccio alla gara è diverso. Troviamo una concorrenza molto più allenata. I chilometraggi sono aumentati, le altimetrie anche. Questo tipo di gare sicuramente mi permettono di preparare meglio i ragazzi. Ci avevo già pensato lo scorso anno, ma devi anche avere il materiale umano giusto».

Nella squadra presentata a Rovescala e quindi ai mondiali, avevi invece gente abituata a questi confronti…

Sì perché il mio impegno è quello di trovare nuove leve, di fare proprio una propaganda, di cercare di reclutare il più possibile. E sto avendo un buon riscontro. Ci sono anche altri ragazzi che adesso non sono qui al mondiale, che però comunque ho già coinvolto in qualche ritiro federale e che dal prossimo anno sicuramente entreranno a far parte della rosa. Ragazzi di livello, Devo dire grazie al Consiglio Federale che ha appoggiato questa mia proposta e agli organizzatori che sono stati molto disponibili, con un’accoglienza bellissima.

Il gruppo azzurro impegnato da oggi fino a domenica alla rassegna iridata di Ronse
Il gruppo azzurro impegnato da oggi fino a domenica alla rassegna iridata di Ronse
Con che obiettivi vi siete presentati al via?

L’obiettivo era allenarsi e il fatto che 3 su 5 abbiano finito la gara è un ottimo segnale, anche perché gli altri due li abbiamo fermati noi non ritenendo necessario arrivare al termine, ma anzi sarebbe stato dannoso vista la differenza di chilometraggio. Quel che si è visto è che avevano tutti quei ritmi rimanendo comunque nel gruppo, quindi hanno onorato al meglio l’impegno.

Quanto cambia per i ragazzi gareggiare solo in prove paralimpiche e invece gareggiare in una gara del genere?

C’è un abisso. Ho sempre detto che per creare un gruppo di ciclisti dobbiamo metterli anche nelle condizioni di potersi preparare al meglio. Non nascondiamoci che comunque parliamo sempre comunque di atleti lavoratori. Stacchiotti ad esempio è in cantiere tutto il giorno. In una gara paralimpica c’è un numero molto più ristretto di corridori, quindi è meno stimolante.

Giacomo Salvalaggio, già Elite dell’Uc Pregnana in gara questa volta con la nazionale paralimpica
Giacomo Salvalaggio, già Elite dell’Uc Pregnana in gara questa volta con la nazionale paralimpica
Un esperimento che avrà un seguito?

Io dico che è solo la prima, queste gare a me serviranno per far diventare il settore ancora più competitivo. Spero vivamente che questo sia stato l’inizio di una lunga serie di questi appuntamenti, perché per noi è fondamentale in una programmazione di allenamento di un macrociclo, per prendere il ritmo e per avere un approccio completamente diverso alla gara. Io dico si è aperto un nuovo capitolo del paraciclismo.

Per gente come Totò e come Stacchiotti la gara di domenica era quasi ordinaria amministrazione. Per gli altri?

Anche Di Felice e Salvalaggio hanno abitudine a questi contesti, anzi soprattutto quest’ultimo fa attività normale. Un po’ diverso il discorso per Tarlao, che certamente non è un ciclista professionista, lavora come bancario, ma ha dimostrato di avere un gran motore, perché ha concluso i 5 giri tranquillamente. Andando avanti così, il livello lo alzeremo tanto anche noi. Io guardo in prospettiva, si sono avvicinati molti ragazzi, anche nomi importanti che non voglio svelare. E devo dire grazie anche voi media che vi occupate di noi: c’è un ragazzo che proprio leggendo di noi sulle vostre pagine mi ha contattato per provare…

Il GP Colli Rovescalesi ha premiato alla fine Marco Palomba della Padovani (foto Rodella)
Il GP Colli Rovescalesi ha premiato alla fine Marco Palomba della Padovani (foto Rodella)

Per Stacchiotti un ritorno al passato

Tra i protagonisti di questo evento storico anche Riccardo Stacchiotti, che ha rivissuto esperienze ormai perse nella memoria: «L‘ultima gara disputata tra i dilettanti l’ho fatta nel 2013, anche per questo l’idea mi stuzzicava. Tornare ad attaccare il numero in una categoria molto competitiva, non mi dispiaceva affatto, anche se temevo di non reggere i ritmi, visto che il livello si è alzato ulteriormente. Quindi diciamo che c’era curiosità e anche un po’ di apprensione».

Cinque di voi con la maglia azzurra: come vi vedevano gli altri?

E’ stato bello veramente presentarsi con le maglie azzurre, fa sempre un certo effetto e ho visto che nelle squadre che ci hanno visto arrivare, destavamo tanta curiosità. Soprattutto quando si sono accorti che eravamo pienamente competitivi, penso che sia stata una bella scoperta per tutti. Anche il pubblico ci ha sostenuto, io non ho visto alcun preconcetto, c’era un appoggio pieno e quel calore che la maglia azzurra sempre suscita.

Stacchiotti è in piena crescita, dopo il bronzo conseguito in Coppa del mondo a Maniago
Stacchiotti è in piena crescita, dopo il bronzo conseguito in Coppa del mondo a Maniago
Tu sei uno di quelli più esperti da questo punto di vista, i vostri avversari come vi hanno accolto in gara?

Ho visto un’enorme rispetto verso di noi, un mio compagno nazionale che conosceva un po’ più l’ambiente mi raccontava che gli andavano a chiedere se pure noi potevamo fare classifica, quasi impauriti perché ad esempio io e Totò avevamo un passato da professionisti. Devo dire che questo rispetto nei miei confronti e nei confronti dei miei compagni mi ha fatto davvero piacere.

In base alla tua esperienza, il fatto di gareggiare tra i normodotati può essere davvero un aiuto?

Sicuramente e spero che sia l’inizio di una lunga serie di esperienze perché si alza il nostro livello atletico e di corsa in generale. Dobbiamo proseguire su questa strada…