Finalmente il Giro di Elisa. All’Aquila il vero capolavoro

14.07.2024
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L’AQUILA – «Dai Giorgia, pronostico secco: chi vince il Giro Women?». «Elisa Longo Borghini, la squadra di Lotte non riuscirà a controllare la fuga ed Elisa nell’ultimo chilometro non si farà staccare neanche se dovesse rimetterci la vita».

È iniziata così la nostra ultima tappa. Questa mattina ai bus avevamo incontrato la diesse della Human Powered Health, appunto Giorgia Bronzini, come sempre ficcante e decisa. Il suo era stato un pronostico perentorio. E soprattutto giusto.

Alta tensione

Non poteva finire diversamente questo Giro d’Italia Women. Non si poteva perdere per un secondo. Forse per una sorta di contrappasso, forse di orgoglio o semplicemente per una questione fisica, le cose si sono invertite.

Ieri Lotte Kopecky sul Blockhaus ha fatto la scalatrice e oggi Elisa Longo Borghini ha fatto la finisseur. Da preda a predatrice.

Oggettivamente nessuno si aspettava una Kopecky tanto forte in salita. Non è il suo terreno e magari oggi ha pagato qualcosa in termini di brillantezza.

Anche il clan di Lotte non si aspettava di arrivare al via dell’ultima tappa con questa classifica. «È stata una sorpresa per noi, avevamo altri piani. E oggi abbiamo la nostra tattica», ci aveva detto Elena Cecchini, compagna dell’iridata.

Su carta le atlete della Sd Worx ieri erano arrivate nelle retrovie sfruttando al tutto il tempo massimo. Ed era lecito immaginarsele più fresche quest’oggi. E tutto sommato ci erano anche riuscite.

Il contrario del Blockhaus: oggi è stata Longo Borghini a marcare la ruota di Kopecky
Il contrario del Blockhaus: oggi è stata Longo Borghini a marcare la ruota di Kopecky

Orgoglio e gambe

Al contrario Elisa si è caricata di orgoglio. L’orgoglio della campionessa che non si dà per vinta e la sua frase di ieri: «Non è finita fin quando non è finita», è quanto mai calzante.

Eppure proprio ieri sera qualche dubbio le era venuto. Ed è normale: dove si batte un’atleta che vince le volate di gruppo, va forte sugli strappi e persino sulle grandi salite? Anche Jacopo Mosca, marito di Elisa, oggi sull’arrivo de L’Aquila, ammette che per la prima volta dall’inizio del Giro Women l’aveva sentita meno sicura.

«Però stamattina – ha detto il compagno e collega della Lidl-Trek – quando sono arrivato e l’ho vista scendere dal bus era già un’altra. Aveva un altro sguardo». Merito probabilmente anche della mental coach Elisabetta Borgia

Come Bugno

Elisa Longo Borghini vince dunque il Giro d’Italia Women e lo fa da padrona assoluta. In testa dalla prima all’ultima tappa, come Gianni Bugno nel 1990.

Ma non è stato tutto facile. «Nella tappa di Toano – racconta Elisa – ho sofferto moltissimo il caldo. Negli ultimi 300 metri avevo i brividi. Dopo l’arrivo volevo vomitare. E’ stata dura. Ma poi mi sono ripresa bene».

Elisa si è goduta l’abbraccio e l’urlo de L’Aquila. Il suo contrattacco a 300 metri ha letteralmente messo a sedere Lotte Kopecky, che infatti poi ha mollato e ha perso ben 20” su questo ennesimo arrivo duro.

I chilometri finali sono stati da batticuore. Un’attesa estenuante. Il gruppo delle big che va piano, Longo Borghini che attende l’affondo di Kopecky. Era anche una sfida di nervi.

«Stranamente – ha spiegato Elisa – mi sentivo molto tranquilla. Tutto quello che dovevo fare l’avevo fatto. Avevo lasciato le emozioni i pensieri fuori di me e la squadra mi aveva messo nelle migliori condizioni possibili. Io dovevo solo non perdere un secondo da Lotte. Solo a quello pensavo».

Dopo l’arrivo Kopecky non era il ritratto della felicità
Dopo l’arrivo Kopecky non era il ritratto della felicità

Lotte amara

«Perdere così è amaro – dice Kopecky – noi come squadra abbiamo corso benissimo. Fisher-Black ha dato il 200 per cento. Ma non capisco perché nel finale ci fossero squadre con due o tre atlete e non ne abbiano messa neanche una a tirare. In questo modo poi si sarebbero giocate la vittoria di tappa. Negli ultimi 10 chilometri mi sembrava di avere tutto il gruppo contro.

«Nel finale quando Elisa mi ha affiancato sapevo che era finita. Ovviamente volevo vincere il Giro, ma penso che quello che ho fatto ieri (sul Blockhaus, ndr) per me sia stata già una specie di vittoria».

Un affondo quello della piemontese che ha fatto crollare i nervi della belga. Jacopo Mosca però era fiducioso di un contrattacco di Elisa, forse perché conosce la determinazione della moglie meglio di chiunque altro.

L’urlo, la potenza, lo sfogo: Kopecky staccata, il Giro è di Elisa Longo Borghini
L’urlo, la potenza, lo sfogo: Kopecky staccata, il Giro è di Elisa Longo Borghini

La forza di Elisa

Una determinazione che viene da lontano. Certi momenti, come quello dopo l’aver vinto un Giro d’Italia, sono fatti anche per fermarsi un attimo e guardarsi indietro.

«Io auguro a tutte le bambine di avere un papà come il mio – racconta con un filo di commozione Elisa Longo Borghini – lui, e anche mio fratello, non mi hanno mai posto limiti. Mi hanno sempre aiutato, supportato, spronato. Mio papà, che mi ha messo in bici, mi diceva che sarei diventata forte e che avrei vinto tante corse. Io pensavo: “Ma cosa dice, sto solo andando in bici”. E invece… Bisogna crederci, crederci sempre».

Come quando nel 2018 dopo l’ennesima difficoltà Elisa stava per rimettere in discussione tante cose, tra cui il ciclismo stesso. Ma arrivò una telefonata.

«Era Luca Guercilena che mi diceva del progetto Trek-Segafredo che poi è divenuto Lidl-Trek. Se oggi sono qui, se indosso questa maglia – fa una pausa e si guarda la maglia rosa con passione – è anche grazie a lui. In tanti momenti difficili lui c’è stato. Ecco dunque, auguro a tutti di avere attorno le persone giuste».

Tutto in un secondo. Longo generosa, Kopecky “mostruosa”

13.07.2024
7 min
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BLOCKHAUS – Quando tagliano il traguardo devono letteralmente raccoglierle o sorreggerle. La sfida è stata senza esclusione di colpi. Potente e intensa fino alla fine. Lotte Kopecky ha vinto la battaglia ai punti, anzi all’abbuono. Elisa Longo Borghini non l’ha staccata e l’iridata le ha guadagnato altri due secondi. Ora il distacco è di appena un secondo. 

Grande colpo di Neve Bradbury (classe 2002): partita ai 10 km dall’arrivo
Grande colpo di Neve Bradbury (classe 2002): partita ai 10 km dall’arrivo

La montagna degli australiani

Il Giro d’Italia Women intanto incorona Neve Bradbury. Un nome che quassù sta bene. Lei non si è sciolta al solleone. Tra l’altro ha confermato che il Blockhaus è la montagna degli australiani. La giovane portacolori della Canyon-Sram infatti è un’aussie proprio come Jai Hindley che quassù ha vinto quando poi si è portato a casa la maglia rosa due anni fa.

Con questa impresa Bradbury sale sul podio provvisorio. Oggi è stato il classico esempio del detto: fra i due litiganti il terzo gode. Anche se attenzione, Bradbury ha dimostrato di avere una gamba fotonica. Neve è scattata a 10 chilometri dal traguardo. Da sola. Si è messa giù con un grande passo e salendo con un ritmo molto elevato, man mano ha aumentato il suo vantaggio sfruttando le finestre di rallentamento dopo gli scatti di Longo Borghini.

E forse, il condizionale è d’obbligo, queste due immense atlete oggi le avrebbero prese comunque da lei. Ma questa è solo una nostra sensazione. Se non altro per come le abbiamo viste tagliare il traguardo. Neve era ben più fresca di loro.

Voltati, io ci sarò

Ieri vi abbiamo parlato di una Lotte Kopecky seria, concentrata, quasi col muso lungo dopo il traguardo. Oggi è stata l’opposto. Mentre le altre erano a terra, lei dopo 30” era già sui rulli.

Eppure la sua doppia scalata al tetto del Giro Women non era sembrata iniziare bene. Nel primo passaggio era spesso in coda. Quando è passata sul Passo Lanciano aveva la bocca spalancata, la maglia aperta e uno sguardo che non lasciava pensare nulla di buono.

E quando è ripresa la salita forse stava ancora peggio. E’ vero che lì c’erano le pendenze più dure, ma ad un tratto sembrava stesse per staccarsi. Erano rimaste una dozzina e lei era nelle retrovie. Quando poi Champan e Realini si sono date il cambio e c’è stata una pausa nel ritmo, lei è come rinata. 

O forse quello era il segno che avrebbe dovuto accendersi per bene. Sapeva che con la scalatrice abruzzese la Lidl-Trek avrebbe cambiato passo. Eccola dunque come rinata, in terza ruota incollata a Longo Borghini.

«Anche Elisa oggi è stata super forte – ha detto Kopecky – ho fatto tutto quanto nelle mie possibilità per cercare di cogliere il secondo posto. Sono molto soddisfatta e vedremo cosa succederà domani. Ora cercherò di riprendermi, di mangiare e dormire bene. Stasera regalerò un piatto di pasta in più alle mie compagne! Spero che così domani abbiano le energie per controllare la corsa».

In volata la potenza e l’esplosività di Kopecky hanno prevalso: Lotte 2ª, Elisa 3ª. Grazie ai 2″ di abbuono guadagnati ora il distacco tra le due è di 1″
In volata la potenza e l’esplosività di Kopecky hanno prevalso: Lotte 2ª, Elisa 3ª. Grazie ai 2″ di abbuono guadagnati ora il distacco tra le due è di 1″

Kopecky d’assalto

«C’è tanto ancora in ballo domani – ha detto l’iridata – e non approfittarne sarebbe un peccato. Certo, se domenica scorsa avessi fatto un po’ meglio (il riferimento è alla crono di apertura, ndr) adesso sarei in rosa. Proveremo di tutto per ottenere quella maglia rosa». E mentre lo dice col mento indica Longo Borghini che è seduta pochi metri alla sua sinistra, anche lei intenta a parlare con i giornalisti.

Kopecky sa bene che semmai dovesse vincere questo Giro Women il capolavoro lo avrebbe firmato qui. Okay il Tourmalet l’anno scorso, ma questa tappa, anzi questa doppia scalata, era più dura della tappa francese. 

Quella ruota come lei ha detto è stato il suo mantra. Probabilmente non si è accorta se ai lati della strada c’erano alberi o alberghi, marmotte o mucche. Ha fatto quello che doveva fare e lo ha fatto in modo perfetto.

Non ha sprecato mezza energia di troppo. Ha sfruttato il 48-35 delle corone che aveva scelto. E nel finale, ha sfruttato la sua esplosività, facendo fare uno sforzo enorme alla Longo per non prendere il buco.

«Al momento sono seconda in classifica generale – ha concluso Lotte – e sono contenta di questo. Ma domani è l’ultimo giorno, l’arrivo è di nuovo duro… quindi perché non provarci?».

Orgoglio Elisa

«Non è finita fino a che non è finita». Elisa Longo Borghini raccoglie energie ed orgoglio. A testa alta parla con la serenità di chi sa di aver dato tutto quello che aveva.

Se Kopecky guardava la sua ruota, lei scattava, si voltava e la belga era ancora lì. Mentalmente non doveva essere facile. Okay che la belga non è la campionessa del mondo per caso, ma ricordiamoci che appena tre giorni fa vinceva una volata di gruppo. Ora eccola davanti in una tappa con 3.800 metri di dislivello e pendenze spesso in doppia cifra.

«Quel che brucia sono le gambe, perché ho fatto tanta fatica – spiega la piemontese – io non ho mai sottostimato Lotte Kopecky. Ricordiamoci che per poco non ha vinto il Tour. Ed è stata sfortunata perché davanti aveva la compagna Vollering. Sapevo che sarebbe andata forte oggi. Fa ridere però che dopo 18 chilometri di salita arrivi a fare uno sprint ancora una volta. Quindi sì: mi sarei aspettata di trovarla quassù.

«I miei wattaggi oggi sono stati leggermente inferiori al solito a causa del grande caldo. Ma credo che per tutte fosse così. Sono abbastanza contenta».

Elisa ha ringraziato la squadra. Oggi un grande lavoro da parte di staff e compagne
Elisa ha ringraziato la squadra. Oggi un grande lavoro da parte di staff e compagne

Tutto in un secondo

Ora Elisa ha una forte pressione. Ma anche la belga non se la passa poi meglio. Per entrambe vincere o perdere un Giro d’Italia Women per un misero secondo non è cosa da poco. E’ roba che fa tremare i polsi e salire i battiti solo a pensarci.

La tappa dell’Aquila, specie il suo finale, somiglia ad una classica e sappiamo come va Kopecky in certe corse. Gli ultimi 3.000 metri potrebbero essere quelli di un’Amstel o di una Freccia Vallone. Su carta adesso è lei la favorita. Se non altro ha dalla sua lo sprint e gli abbuoni. Di contro è che comunque la maglia rosa ce l’ha Elisa.

«Come si dorme stanotte? Serena. A domani ci penserò domani – spiega Longo Borghini – quindi penso proprio che dormirò bene, specie dopo una tappa così tosta! Qualcosa di simile l’ho vissuto, ma al contrario, al Women’s Tour 2022: ero dietro di 2” e ho vinto per 2”. Se riuscirò a vincere questo Giro sarà solo per merito delle mie compagne».

«Ma il bello dello sport è anche questo. Tu sai quali sono le tue capacità, sai quanto ti sei preparata ma non sai quanto sono forti o più preparate di te le altre. Oggi ho trovato un’avversaria identica a me».

Lippert fa festa. Magnaldi ci prova. E dietro colpi di stiletto

12.07.2024
5 min
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CHIETI – Colpi di stiletto? Schermaglie? Lotta psicologica? Elisa Longo Borghini e Lotte Kopecky si sono quantomeno punzecchiate in questa sesta, dura e caldissima tappa del Giro d’Italia Women. Alla fine sono loro due le protagoniste assolute, anche se oggi a gioire è stata Liane Lippert (nella foto di apertura), che era in fuga.

In gruppo serpeggia un clima se non di paura, quantomeno di attesa, verso quella che sarà probabilmente la tappa decisiva di questo Giro Women. E se non dovesse essere decisiva per decretare la vincitrice finale, lo sarà per dare lo scossone definitivo alla classifica. Due volte il Blockhaus e per di più con questo caldo è qualcosa di enorme.

Erica Magnaldi si rinfresca dopo il traguardo: oggi punte di 39 gradi sul percorso. Per lei circa 15 borracce
Erica Magnaldi si rinfresca dopo il traguardo: oggi punte di 39 gradi sul percorso. Per lei circa 15 borracce

Magnaldi coriacea

E oggi è stato solo l’antipasto. Lo sa bene Erica Magnaldi, terza all’arrivo e super protagonista della fuga di giornata.

«Ho tirato tanto è vero – dice la portacolori della UAE Adq con ancora il fiatone – ma il mio punto di forza è la salita e quindi ho tentato di staccare le avversarie sull’ultima ascesa. Purtroppo siamo alla sesta tappa e dopo tante frazioni dure e un’altra tappa in cui sono stata in fuga non ero più freschissima. Se non altro sono riuscita a staccare una delle quattro e mi sono almeno assicurata il podio, ma bisognava pur sempre arrivare. Non volevo rivivere la scena di due giorni fa quando sono stata ripresa a 80 metri dal traguardo e così mi sono sacrificata, pur sapendo di essere battuta in volata».

Ad una dozzina di chilometri dall’arrivo le quattro avevano oltre 2’30” di vantaggio e per Magnaldi che in salita va forte poteva essere l’occasione per risalire anche nella generale, soprattutto guardando al Blockhaus. Lei però declina l’opzione e ammette che pensava soprattutto alla tappa.

«Ho iniziato questo Giro senza puntare alla classifica, per essere più libera mentalmente e fisicamente. Il mio grande obiettivo dopo il Giro è il Tour de France Femmes. Vorrei non arrivarci troppo stanca».

«In gruppo devo ammettere c’è abbastanza paura – prosegue Magnaldi – io stessa sono un po’ intimorita pensando a domani, perché il caldo ci sta davvero mettendo a dura prova. E su una salita del genere si sentirà ancora di più. Immagino sarà una tappa di pura sopravvivenza per tutte».

Elisa Longo Borghini in maglia rosa e Lotte Kopecky in maglia rossa: sono loro due i fari di questo Giro

Le regine

Sopravvivenza non per Lotte Kopecky ed Elisa Longo Borghini. Su carta almeno, saranno loro le carnefici. Oggi quando hanno accelerato nello strappo finale: Kopecky scatta, Longo Borghini chiude e rilancia. Sembravano Vingegaard e Pogacar. Una superiorità netta rispetto alle altre, anche se la stessa Elisa ci dice che non sarà una sfida a due.

«Quando ho vinto la volata la mia sensazione è stata più quella di un gesto di “oh ce l’ho fatta”, che di gioia vera e propria. A 32 chilometri all’arrivo Lotte si è mossa, ma il suo non è stato tanto un attacco quanto un allungo perché era stizzita da non so cosa. Io l’ho seguita perché non si sa mai. A gente così lasci 10 metri e ti dà 10′.

«Quando invece è partita nel finale lo avevo capito che sarebbe scattata. Mi ha fatto il “prefisso internazionale” praticamente! Ho provato a staccarla ma non è stato  possibile… perché è forte».

Per radio, la diesse Teutenberg le ripeteva di stare attenta, perché Lotte era arrabbiata. «Ma – racconta l’atleta della Lidl-Trek – anche io sono grintosa, pensavo dentro di me. Non sono qui a spulciare i peluches! Però è stato bello. E’ una sana competizione.

«Sul contrattacco mi sentivo bene, ma è anche vero che domani è una tappa molto dura e una piccola energia risparmiata conterà. Potevo forse insistere, però non mi sembrava il caso».

E ora Blockhaus

Qui al Giro Women è opinione comune che Kopecky possa fare il colpaccio anche in salita e che quindi questa corsa rosa sarà una cosa a due. Elisa deve stare attenta.

Tuttavia Longo Borghini non ne è affatto convinta che sarà una sfida a due: «Non sarà una cosa solo tra noi due, ci sono tante scalatrici forti. Non è perché ora sono in maglia rosa vuol dire che ci resterò. Il livello è alto. Quando non c’è la Vollering sembra sempre che non ci sia nessuno. In realtà non è così. Guardate oggi come siamo andate. Ho visto la tappa del Blockhaus con Gaia (Realini, ndr) anche quella dell’Aquila che secondo me è durissima: tutto è ancora da giocare».

«Mi aspettavo che fosse più difficile oggi – ha detto una serissima Kopecky dopo l’arrivo – faceva molto caldo e forse è per questo siamo andate un po’ più tranquille. Volevo prendere i secondi bonus, ma non avevo abbastanza compagne di squadra per controllare la corsa. 

«Il Blockhaus? Non ne so nulla. Stasera devo studiarlo, anche se so che è una salita dura. Ma l’anno scorso dicevano anche che il Tourmalet sarebbe stato troppo duro per me. E invece l’ho fatto bene», ha suonato sibillina l’iridata.

Insomma è già duello anche nelle prese di posizione differenti.

Con Guarischi nelle ambizioni della SD Worx al Giro d’Italia Women

10.07.2024
4 min
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I volti in casa SD Worx-Protime sono distesi e sereni per questo Giro d’Italia Women. Tra le fila delle atlete al servizio di Lotte Kopecky, campionessa del mondo in carica, c’è anche Barbara Guarischi. L’atleta lombarda, al secondo anno nel team olandese, si presenta al via dopo una bella prova al Lotto Thuringen Ladies Tour. 

«Partiamo dal fatto che sono stata inserita all’ultimo nella squadra del Giro – racconta – avrei dovuto fare solamente il Tour de France. Però Marlen Reusser è stata male nelle settimane passate ed è ancora in fase di guarigione. La squadra ha deciso di preservarla in vista delle Olimpiadi e del Tour de France, quindi eccomi qui. Devo ammettere che sto bene, ho avuto qualche problema di salute a inizio stagione ma mi sto riprendendo bene». 

Per Guarischi due secondi posti al Lotto Thuringen Ladies Tour prima di partire per il Giro
Per Guarischi due secondi posti al Lotto Thuringen Ladies Tour prima di partire per il Giro

Tappe sì, maglia forse

Insieme a Guarischi apriamo le tende in casa SD Worx per capire quali saranno gli obiettivi del team. Lotte Kopecky sarà capitano unico o dividerà i gradi con qualcun’altra? 

«La squadra – spiega Guarischi – è molto forte. Diciamo quasi costruita apposta per andare sulle tappe e questo è l’obiettivo. Punteremo tanto alle singole vittorie anche perché Lotte Kopecky ha curato molto la preparazione alle Olimpiadi, che la vedranno impegnata in pista. E’ un Giro d’Italia Women parecchio impegnativo, ma Lotte è campionessa del mondo e belga, quindi non potremo nasconderci».

Kopecky nella cronometro di Brescia aveva già accumulato 25 secondi di ritardo da Elisa Longo Borghini
Kopecky nella cronometro di Brescia aveva già accumulato 25 secondi di ritardo da Elisa Longo Borghini

Ambizioni? Moderate

Il distacco di 25 secondi accumulato da Lotte Kopecky nella cronometro inaugurale e il secondo posto in volata alle spalle di Chiara Consonni danno credito alle parole di Guarischi. La campionessa del mondo sembra essere arrivata al Giro d’Italia Women con una forma da perfezionare

«Secondo me – spiega Guarischi – il percorso potrebbe risultare troppo impegnativo. Il giorno del Blockhaus non sarà semplice, vista anche la preparazione che Lotte sta facendo per la pista. Vedremo come reagirà il suo fisico. Staremo attente e quasi tutte avremo il nostro spazio con la Fisher Black che può puntare alle tappe in salita e a fare una buona classifica. Il distacco di un minuto e sedici secondi accumulato da Elisa Longo Borghini nella cronometro è da considerare. Penso sarà difficile, ma non impossibile, avvicinarsi a lei o superarla.  

Decide l’Abruzzo

Tutte le voci sentite fino ad ora, come quella di Gaia Realini, confermano che il Giro d’Italia Women si deciderà con le tre tappa in Abruzzo. Tutte diverse ma impegnative e da non sottovalutare, la classifica potrà ribaltarsi completamente. 

«Vero che la cronometro iniziale ha permesso di scavare dei margini – analizza Guarischi – è anche vero, tuttavia, che le ultime tre tappe sono toste. E’ facile, considerando che sono alla fine, prendere minuti su minuti o andare in crisi da un momento all’altro. Mai dire mai, bisognerà arrivare in Abruzzo per avere delle risposte definitive. Ribadisco che la squadra è qui per vivere la corsa tappa dopo tappa e per accumulare più vittorie possibile».

Realini cede 30″ ma lei aspetta la doppia scalata del Blockhaus

09.07.2024
4 min
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Il Giro d’Italia Women ha incontrato oggi, nella terza tappa, il primo arrivo in salita, conquistato da Niamh Fisher-Black. L’atleta della SD Worx ha anticipato la compagna di squadra Lotte Kopecky e la francese Juliette Labous. Le pendenze della salita di Toano non sono le preferite da Realini che ha pagato 36 secondi dalla vincitrice e 30 secondi da Longo Borghini e Kopecky.

«Sicuramente – spiega la scalatrice della Lidl-Trekquest’anno il Giro non permette di abbassare molto la guardia. La tappa di ieri è stata abbastanza tranquilla, ma già da oggi era importante farsi trovare pronte e tenere le antenne dritte. Tutte le atlete volevano provare a mettere fatica e minuti nelle gambe delle avversarie. Il caldo ha giocato un ruolo importante nell’economia della corsa. Il ritmo è stato elevate per tutta la salita, con Mavi Garcia che ha messo in fila il gruppo. Nel finale ho aiutato la Longo Borghini a chiudere sui vari attacchi, l’ho accompagnata fino all’ultimo chilometro nel quale Elisa ha seguito bene Kopecky difendendo la maglia rosa».

Realini si era detta soddisfatta dopo la crono di Brescia dove aveva perso 1′ 08″ da Longo Borghini
Realini si era detta soddisfatta dopo la crono di Brescia dove aveva perso 1′ 08″ da Longo Borghini

Primi passi

Intanto Gaia Realini aveva sbloccato le gambe con la cronometro di Brescia, chiusa in 25ª posizione a un minuto e otto secondi dalla compagna Elisa Longo Borghini. Una prova positiva visto il percorso e la lunghezza di 15,7 chilometri. La prestazione era da considerare comunque positiva

«La cronometro – spiega Realini – non era la mia giornata, comunque è una cosa che fa parte delle gare e me la sono goduta fino in fondo. Sono riuscita a difendermi nonostante la prova impegnativa e le sensazioni sono state abbastanza positive. Sapevo che avrei perso qualcosa ma ero concentrata a fare il mio, senza guardare troppo alle altre».

Nella tappa di oggi con arrivo a Toano Realini ha perso 29″ dalla compagna di squadra e attuale maglia rosa
La maglia rosa oggi, dopo il primo arrivo in salita, è rimasta saldamente in mano a Elisa Longo Borghini

Sulle strade amiche

La tappa regina di questo Giro d’Italia Women sarà però a casa di Realini, in Abruzzo, sulle rampe del Blockhaus. Prima con la scalata di Passo Lanciano, nel secondo passaggio, quello finale, si arriverà fino in cima. Una frazione con pendenze sempre, o quasi, a doppia cifra.

Il distacco accumulato da Realini in classifica generale dopo tre tappe è di un minuto e 37 secondi. L’abruzzese rimane una delle favorite per la tappa con arrivo in cima al Blockhaus viste anche le pendenze quasi proibitive. Lo scotto pagato nei confronti delle rivali potrebbe aprire le porte per un attacco della Realini proprio sulle rampe di casa.

«Conoscere la salita – spiega – farà un altro effetto. Avere in testa anche i minimi particolari sarà utile, per sapere dove attaccare o dove magari si potrà respirare. Anche se credo che quest’ultima opzione sarà impossibile, però proverò a giocarmela al meglio. Scalare due volte quella salita farà male non solo alle gambe ma anche alla testa, perché è una salita molto dura ed esposta tutta al sole. Quindi siamo sicuri che se ci sarà grande sofferenza al primo passaggio anche il secondo non sarà facile». 

Realini sul Blockhaus ci sale tutti i giorni, qui in foto era il 2021 e correva per la Isolmant-Premac
Realini sul Blockhaus ci sale tutti i giorni, qui in foto era il 2021 e correva per la Isolmant-Premac

Gambe e testa

Entriamo però nel dettaglio di questa salita che potrebbe decidere la classifica finale, quali sono i punti in cui si può tirare il fiato? Quali, invece, dove sarà bene farsi trovare pronti?

«E’ una salita – racconta ancora Realini – che è costantemente al 9 per cento, i primi chilometri saranno anche al 12, 14 per cento. Punti dove poter respirare ce ne saranno davvero pochi, diciamo che quando dal 12 si passa al’8 per cento si fa un respiro di sollievo. Attaccare lo si potrà fare solamente ascoltando le gambe, dove diranno loro si potrà pensare di aumentare il ritmo. Non c’è da sottovalutare il primo passaggio, anche se si scollinerà a Passo Lanciano e non si arriva in cima. Farla forte subito potrà portare già ad una buona selezione, ma si dovranno fare i conti con le energie rimaste visto che è nella parte finale del Giro. Si tratta di una salita da meno di un’ora, quella di Passo Lanciano, mentre al secondo passaggio si arriverà fino in cima quindi staremo nell’ordine dell’ora. Quei chilometri in più che si faranno nel finale potrebbero giocare brutti scherzi sia alle gambe che alla testa. Quella tappa sarà anche una questione di nervi».

Inizia (con una vittoria) il sogno rosa di Longo Borghini

07.07.2024
4 min
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BRESCIA – A strappare la prima maglia rosa di questa edizione del Giro d’Italia Women è Elisa Longo Borghini. Le aspettative sono state rispettate, non senza qualche brivido visto il solo secondo di ritardo di Grace Brown. La Lidl-Trek piazza due atlete sul podio, dietro alle due già citate arriva l’australiana Brodie Chapman. Elisa Longo Borghini ha aspettato silenziosamente che tutte le atlete finissero la loro prova, visto che è stata una delle prime a prendere il via questa mattina. Un’attesa lunga che si scioglie in qualche lacrima di commozione a coronamento di un bel sogno che è solo all’inizio probabilmente. 

«In una cronometro – ha detto la neo maglia rosa in conferenza stampa – è abbastanza difficile capire come andranno le altre. Al primo intertempo dall’ammiraglia mi avevano detto di avere undici secondi su Kopecky, che sono diventati venticinque sul traguardo. Devo dire che quando Grace Brown ha tagliato il traguardo con quel colpo di reni, ma dietro di un solo secondo, ho detto: “ok ce la posso fare”. Poi è stata una lunga attesa fino alla fine».

Finalmente la maglia rosa

Il via del Giro d’Italia Women, il primo targato RCS Sport & Events, avviene da Piazza della Loggia. Nel centro della città, a cavallo tra la storia lontana e recente di Brescia, la più grande paura per le atlete arriva dal cielo. Le nuvole grigie scaricano qualche goccia nella mattinata, durante la ricognizione, ma danno tregua nel momento in cui la corsa prende ufficialmente il via. 

«Non ci si abitua mai – racconta – soprattutto se è una vittoria di questo calibro. Mai niente è scontato, devi sempre faticare per vincere. Dopo lo scorso anno questa maglia rosa sicuramente significa tanto e voglio ringraziare la mia squadra per il supporto. Ora andiamo avanti, la corsa è lunga ma abbiamo un piano per i prossimi giorni».

Alla domanda se dopo un secondo e un terzo posto questo possa essere l’anno giusto per portare la maglia rosa fino alla fine si concede un gesto di scaramanzia. «E’ un Giro lungo – analizza – che finisce a L’Aquila. Penso che sarà una bella settimana, ora non voglio pensare alla fine ma vivere giorno per giorno e fare del mio meglio ogni tappa. E’ anche bello approcciarsi ad una corsa in questa maniera perché mi permette di godermi questa benedetta maglia rosa». 

Di nuovo a cronometro

Longo Borghini si mette alle spalle la delusione di aver perso il titolo nazionale per una squalifica arrivata poco più di due settimane fa. Quella di Brescia è una cronometro che ha un sapore diverso, visto anche il solco scavato con le rivali per la classifica generale. La sconfitta di giornata è Lotte Kopecky, quinta sul traguardo, che paga 25 secondi nei 15,7 chilometri della prova odierna. Più di un secondo a chilometro. 

«Da qui alla fine il cammino sarà sicuramente lungo e in salita – spiega con una risata –  è vero le avversarie sono lontane. Però non bisogna mai abbassare la guardia, è un Giro d’Italia Women con tante frazioni che possono essere un tranello. Come detto la squadra qui è molto forte, per la Lidl-Trek non ci sono solamente io, ma c’è anche Gaia Realini

Le avversarie sono lontane, prima su tutte proprio Lotte Kpecky, ma il Giro è appena iniziato
Le avversarie sono lontane, prima su tutte proprio Lotte Kpecky, ma il Giro è appena iniziato

Sguardo a Parigi

Il percorso di questa seconda metà di stagione per Longo Borghini è iniziato con il Tour de Suisse, poi i campionati nazionali a cronometro e su strada. Da lì Elisa è andata in ritiro sul San Pellegrino sotto la guida del cittì Sangalli per preparare l’appuntamento olimpico.

«Da dopo il Giro, fino a Parigi – conclude – starò a casa tranquilla ad allenarmi. E’ stata una bellissima emozione essere convocata per la terza volta alle Olimpiadi. Oggi ci tenevo a fare bene, per dimostrare che a cronometro vado forte. E che a Parigi non partirò giusto per il gusto di farlo. La convocazione è anche un segnale del buon lavoro che abbiamo fatto insieme alla squadra. Siamo partiti da lontano, con tanto tempo passato nel velodromo e su strada ad allenarsi».

Una nuova Emonda? No, arriva la Trek Madone generazione 8

27.06.2024
7 min
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MADRID (Spagna) – La Trek Madone 8 è una nuova bici, che porta con sé un nuovo carbonio di altissima gamma per Trek e diventa un simbolo in fatto di interpretazione delle bici leggere, veloci e ovviamente aero.

Carbonio OCLV900, design che richiama fortemente la Madone della generazione precedente e integrazione ai massimi livelli. Il tutto con un migliore comfort, ancora più sfruttabile in diversi contesti ed è leggerissima. Entriamo nel dettaglio, anche grazie al contributo di Jordan Roessingh, capo ingegnere di Trek.

Primo test nel dicembre 2022

«Eravamo ancora nella Trek-Segafredo. Il primo test su strada è stato fatto nel dicembre 2022 – ci racconta Roessingh – non su una sola bicicletta, perché ai corridori abbiamo fornito 3 opzioni diverse. Ognuna di queste aveva lo stesso carbonio, ma con laminazioni differenti. Una rigidissima, una più bilanciata, la terza votata al comfort, il tutto senza fornire indicazioni particolari agli atleti.

«Una bici bianca – prosegue sorridendo Roessingh – senza scritte e con il montaggio standard. Il risultato? Tutti i corridori, uomini e donne hanno scelto la configurazione che ci piace definire intermedia, o meglio, quella che ha mostrato il bilanciamento ottimale tra rigidità e comfort, tra rigidità e peso ridotto, quindi non quella più estrema. Il primo passo ufficiale verso la Madone che vediamo oggi, quella della generazione 8».

Jordan Roessingh, capo ingegnere di Trek
Jordan Roessingh, capo ingegnere di Trek

Stessa bici per professionisti e amatori

«La Trek Madone della generazione 8 che ha debuttato al Delfinato e che in modo ufficiale è al Tour -continua Roessingh – è la medesima che si trova nel catalogo e acquistabile. Non c’è nessuna differenza. La Madone 8 non sostituisce la Emonda che rimane in catalogo, anche se in termini di mercato una sovrapposizione è possibile, ma tecnicamente abbiamo una bici più veloce della stessa Emonda, più leggera e maggiormente efficiente quando la strada sale, se messa a confronto con la Madone 7. In sostanza, la nuova Madone punta ad unire gli utilizzatori Emonda a quelli più orientati ad una bici aerodinamica».

Nuova Madone, più leggera a prescindere

La nuova Trek Madone, a parità di allestimento, è più leggera della Emonda attuale, con un risparmio di 320 grammi di peso se messa a confronto con la Madone della generazione 7. Rispetto alla Emonda è molto più veloce, perché sfrutta l’aerodinamica della piattaforma Madone, con il vantaggio che è maggiormanete versatile e sfruttabile anche nelle condizioni di salita dura.

Per gli amanti dei numeri e dei dati: rispetto alla Emonda guadagna 77 secondi su un’ora, a pari velocità e in posizione ribassata sul manubrio. Al tempo stesso ha un’elasticità verticale migliorata dell’80% rispetto alla Madone e del 24% rispetto alla Emonda, ecco perché è più comoda e anche più stabile. Il valore alla bilancia dichiarato per la SLR in taglia 56 è di 765 grammi per il telaio, 370 per la forcella.

Come è fatta

Il design di ogni singola tubazione è differente dalla Madone precedente (e cambia anche tra le taglie più piccole e quelle grandi), anche se l’accostamento visivo è immediato. La presenza dell’IsoFlow è lampante e dice molto. Utilizza il carbonio OCLV900 (per la versione top di gamma SLR, mentre la SL adotta l’OCLV500 con una laminazione del carbonio variata rispetto al passato), una prima in casa Trek. Sono stati cambiati gli stampi per la produzione dei monoscocca, operazione che ha obbligato a differenti variazioni nei processi di posa delle pelli di carbonio. La forcella è un singolo pezzo di carbonio, senza giunzioni.

Il nuovo pacchetto RSL include anche i portaborraccia, borracce che seguono le forme di piantone ed obliquo (ma compatibili con le classiche borracce rotonde) e un manubrio integrato con flare di 3 centimetri. La geometria è la H1.5 per le sei taglie: xs, s e m, ml, l e xl. Sono comunque disponibili 4 diverse lunghezze di reggisella, con arretramento, oppure con zero off-set. Si è optato per il forcellino UDH per il supporto del cambio posteriore. La scatola del movimento centrale segue il filone utilizzato per le ultime generazioni delle road di Trek, perché è di natura T47.

Gli allestimenti

Come accennato in precedenza le versioni sono due, la top di gamma SLR con il carbonio OCLV900, che adotta anche il manubrio Aero RSL Road (con una svasatura di 3 centimetri tra il punto di innesto dei manettini ed il terminale inferiore della piega) e Trek Madone con il carbonio OCLV500 (che porta in dote il cockpit separato stem+piega).

Al top del listino troviamo le due Madone SLR9, la prima con suffisso AXS che adotta la trasmissione Sram Red AXS, la seconda con il pacchetto Shimano Dura Ace (rispettivamente a 13.999 e 13.499 euro). Entrambe hanno le ruote Bontrager Aeolus51 e i rispettivi power meter. Inoltre queste due versioni montano i tubeless Pirelli, come delle vere team replica Lidl-Trek. Si scende di una gradino per passare alle SLR7, la prima con Shimano Ultegra, la seconda con lo Sram Force AXS (quest’ultima con il power meter Quarq e rispettivamente a 8.999, 9.499 euro). Entrambe hanno sempre le ruote Bontrager 51, ma della serie Pro.

Per quanto riguarda le Madone SL (tutte con le ruote Bontrager Pro), c’è la 7 con Shimano Ultegra (6.659 euro di listino), le due SL6 con Shimano 105 Di2 e Sram Rival AXS (rispettivamente a 5.129 e 5.639, quella AXS include il misuratore di potenza) e la SL5 con ruote Bontrager Paradigm in alluminio (3.589 euro di listino). Per entrambe le versioni sono disponibili anche i frame-kit: SLR a 5.129 euro, mentre SL a 3.069 euro.

Trek

Longo Borghini e le juniores: qualcosa di concreto per le ragazze

25.06.2024
5 min
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Mentre è in strada con Jacopo Mosca verso le Dolomiti, per il ritiro in altura che per lei precede il Giro, le Olimpiadi e poi anche il Tour, Elisa Longo Borghini racconta con passione il progetto di una corsa per juniores che si terrà ad agosto a Ornavasso. E’ la seconda edizione e porta il nome di Pietro e Franco Longo Borghini, i due zii con cui Elisa e suo fratello Paolo sono cresciuti quando madre e padre erano in giro sulle piste del fondo. A pensarci bene, non è così frequente che un’atleta in attività si dedichi alle categorie giovanili: alla Lidl-Trek se ne sono trovate due in casa, con il cuore grande. E così, se già lo scorso anno vi avevamo raccontato di Elisa Balsamo con i giovanissimi a Orio al Serio, eccoci con l’altra Elisa, quella tricolore, che ha pensato alle juniores.

«Jacopo dice che l’ho copiato – sorride Elisa – e un pochino è vero, perché tre anni fa ha iniziato a fare una manifestazione per i bambini nel suo paese. E proprio parlando insieme, ci siamo detti che siamo ciclisti professionisti, ma in che modo riusciamo veramente a impattare sul ciclismo giovanile? Possiamo essere dei buoni esempi, possiamo essere degli stimoli, però in che modo possiamo fare qualcosa di concreto per i più giovani? E così mi sono detta che avrei potuto organizzare una gara per le donne junior. Secondo me manca, ricordo che una volta ne facevano una in Toscana: una sorta di Tirreno-Adriatico. Era una corsa carina e normalmente si faceva a marzo: perché non posso provarci anche io?

«Così ne ho parlato con mio fratello e poi abbiamo cercato di confrontarci con la Federazione in Piemonte e con Serena Danesi. Ci hanno risposto che fare subito una corsa a tappe forse era troppo, però era possibile fare una gara a frazioni. Tappa in linea al mattino e poi la crono nel pomeriggio, aperta solo alle prime classificate del mattino. E così siano partiti…».

Prima edizione lo scorso anno, la prossima il 10 agosto.

Ripresentiamo questo format. La gara in linea della mattina ha una salita di circa tre chilometri per un totale di circa 55 chilometri. Le prime 50 classificate, sperando che al via siano in tante, faranno una cronoscalata di 5 chilometri che partirà poco prima di Ornavasso e arriverà in cima alla Madonna del Boden. La chiesa dove mi avevano festeggiato e dove ci siamo sposati. L’anno scorso fra le partecipanti abbiamo avuto la Svizzera che tornerà anche quest’anno. E’ una gara regionale, non possono esserci troppe nazionali.

Che tipo di esperienza sta venendo fuori?

Io non pensavo, onestamente, che potesse essere così difficile organizzare una gara. L’idea è partita da me, ma io non sono mai a casa e devo ringraziare il Pedale Ossolano, la mia prima squadra, mio fratello e la mia famiglia perché si sono fatti in quattro. Io ho dato l’idea e qualche soldino, ma sono loro che fanno tutto. Sembra semplice, ma alla fine dei conti è più complicato di quello che sembra. Se non sei sul posto e non puoi dare anche semplicemente un contributo pratico, come mettere le frecce, ti senti un po’ inutile…

L’anno scorso però c’eri, qual è stata alla fine la tua soddisfazione?

Vedere le ragazze contente e questa è una cosa che mi ha fatto veramente piacere. Invece di limitarci alle prime dieci, abbiamo voluto premiare le prime quindici, anche se solo con un piccolo oggetto. Mio fratello Paolo lavora per Northwave e siamo riusciti a portare a casa dei guanti, dei calzini. Davvero piccoli oggetti, ma è stato bello vedere i sorrisi delle ragazze che si sono sentite valutate, apprezzate e ne hanno tratto un incentivo in più. La soddisfazione è stata veramente vederle sorridere, vederle contente. E’ questo che mi ha spinto a fare la corsa: cercare di dare qualcosa al mio sport, da cui ricevo tanto, col dubbio di non restituire abbastanza. Per me si tratta solo di investire qualcosa e il ritorno è vederle contente per una gara in più.

Il 10 agosto sarai nuovamente tu a premiarle?

Quest’anno purtroppo no, sarò al Tour de France. Non ci sarei dovuta essere neppure lo scorso anno, ma ebbi l’infortunio e essere là mi aiutò anche a distrarmi. Non è stato possibile trovare una data in cui ci fossi anche io, anche perché quello delle date è un tasto difficile. Devo dire che Serena Danesi ci ha aiutato veramente tanto. Per cui appuntamento al 10 agosto nel mio paese, le iscrizioni sono aperte.

Longo Borghini, il quinto tricolore per scacciare i fantasmi

22.06.2024
7 min
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SCARPERIA – Ha attaccato poco prima del suono della campana, quando mancavano 26 chilometri al traguardo. La Lidl-Trek l’ha lanciata come si fa negli sprint col velocista ed Elisa Longo Borghini ha preso il largo. Dieci secondi. Poi venti. Poi quasi cinquanta. E quando alla fine il traguardo ha interrotto l’inseguimento, il gruzzolo di 13 secondi rimasti le ha permesso di alzare le braccia e inscenare una mimica che poi ci spiegherà.

Dietro inseguivano le ragazze delle Fiamme Azzurre, con Elena Cecchini e Chiara Consonni per Letizia Paternoster. Anche la UAE Adq sembrava voler lavorare per Eleonora Gasparrini (poi tricolore U23), ma non ha messo tutte le ragazze a tirare. E la Longo, voltandosi appena un paio di volte, ha ringraziato e portato a termine il quinto successo tricolore. Pensando allo smacco di due giorni fa, quando il titolo della crono le è stato tolto per una penalizzazione a causa dell’esigua distanza dell’ammiraglia alle sue spalle, si capisce che fosse super motivata.

«Me la sono ripresa!»

Raramente infatti abbiamo visto Elisa sorridere al limite della commozione. Quando scherzando, prima del podio, le abbiamo detto che almeno una maglia le è rimasta, ha cambiato sguardo e con tono minaccioso ha detto: «Non mi è rimasta, me la sono ripresa!». Ma ora che siamo occhi negli occhi e si parla un po’ più a fondo, il suo stato d’animo viene a galla e tutto si spiega. Si è seduta sugli scalini del podio, noi siamo qui davanti, in ginocchio ai suoi piedi. Scherza anche su questo, l’umore è comunque buono.

«Ero molto triste ieri – spiega – non tanto per aver perso il titolo italiano a cronometro, ma per il pensiero che qualcuno credesse che io vinca con il sotterfugio. Questo non mi appartiene, a me piace vincere e perdere correttamente. Ho accettato il verdetto della giuria. Io credo profondamente nella giustizia e andava bene così, però sono rimasta molto male. Devo dire che ho provato anche un forte senso di vergogna ieri nel fare la sgambata, indossando la maglia della Lidl-Trek…».

Perché?

Avevo paura che le persone mi guardassero e pensassero che io non voglia vincere correttamente. Però poi alla fine mio marito mi ha detto una cosa molto intelligente. Mi ha detto che era tutto nella mia testa e nessuno del mestiere pensa una cosa così. Ed ha aggiunto: «Domani fai vedere che tu vinci lealmente e che sei la più forte». Stessa cosa mi ha detto ieri la mia amica Audrey: «Corri col cuore e smentisci tutti anche quelli che pensano male, che sono molto pochi». E oggi per me è un sollievo e questa è la maglia tricolore del sollievo e della correttezza. Sapete cosa ho detto ieri a Jacopo?

Cosa?

Se domani vinco, mi giro e faccio il segno alla moto di stare dietro. E oggi l’ho fatto (sorride, ecco spiegata la mimica sul traguardo, ndr).

Il rientro di Elisa Balsamo è stato molto positivo: i numeri c’erano, come pure i dubbi
Il rientro di Elisa Balsamo è stato molto positivo: i numeri c’erano, come pure i dubbi
Un attacco preparato e messo a segno con la squadra…

Attacco preparato. Sapevamo che Elisa Balsamo era forte, però aveva anche il dubbio della prima corsa dall’infortunio. Ci siamo parlate e lei mi ha detto di attaccare. Ilaria Sanguineti e Gaia Realini mi hanno fatto una leadout galattico. A quel punto avevo solo da sparare il mio colpo e sono riuscita a staccarle tutte ed arrivare all’arrivo. Sapevo che non era semplice sopravvivere nei tratti controvento sulla strada grande. Però ho tenuto dei watt costanti e sapevo che se fossi salita ad un determinato wattaggio sugli strappetti, non mi avrebbero più presa. E’ stata un’azione lunga quasi come la crono di giovedì. E’ una bella soddisfazione avere questa maglia, sono felice.

Quanto è importante avere delle conferme di questo tipo prima del Giro d’Italia e delle Olimpiadi?

Molto! Ho lavorato tanto in altura, ma soprattutto sull’endurance e non su lavori più esplosivi. Adesso tornerò al Rifugio Flora Alpina, a San Pellegrino, con la nazionale e riuscirò a fare ancora un bel blocco di lavoro. Slongo verrà con me per fare determinati tipi di lavoro dietro moto. Cercherò di prepararmi al meglio.  Per ora è stata una bellissima stagione e spero di riuscire ad affrontare il Giro in un’ottima condizione. Altrimenti mi metterò l’anima in pace.

Parlavi di Elisa Balsamo: incredibile come sia rientrata forte già alla prima corsa, no?

Per me è una bellissima cosa. Elisa ha passato due anni veramente di inferno e ci ha sempre messo la faccia, nel vero senso della parola. Immagino la sua sofferenza e la stimo molto proprio per il modo in cui riesce sempre a tornare. Perché alla fine rinasce sempre e io sono una sua fan. La stimo tantissimo e mi ispira ogni giorno a fare meglio.

C’è una dedica particolare per questa maglia?

Oltre a mio marito Jacopo, la dedico a mio papà e mia mamma. E’ un evento più unico che raro che mio papà sia venuto a vedermi, perché adesso è la stagione del fieno e lui sta facendo il fieno, quindi è sempre un po’ preso. Però fortunatamente a casa piove e allora mi ha detto che sarebbe venuto. E sono contenta che mio papà fosse qua oggi.

A parte quello che deciderà Velo, quanto sarebbe importante per te fare la crono di Parigi, sia per la prova in sé e sia in funzione della strada?

Sicuramente la crono per me è importante e ci ho anche lavorato abbastanza. Migliorare era uno degli obiettivi della stagione, anche in chiave Grandi Giri. Penso di avere fatto un’ottima prova anche all’italiano, perché comunque su un percorso così poco adatto alle mie caratteristiche, sono riuscita a mettere giù dei buoni numeri, nonostante la stanchezza dello Svizzera dove non ci siamo per niente risparmiate. Alle Olimpiadi ci terrei veramente molto, poi la scelta non dipende da me. Accetterò qualsiasi verdetto, non muore nessuno. Sarebbe bello poterla fare per cercare un buon risultato, ma anche per sbloccarsi in vista della strada. E adesso andiamo. Stasera torno a casa e preparo la valigia per me e per Jacopo che domani corre. Viene anche lui in altura. Vedete che anche io faccio delle cose da brava moglie?

Si alza e si allontana con il dottor Daniele e con Elisabetta Borgia. Il sorriso che ha riscoperto in questo lungo periodo iniziato con il lockdown illumina le sue prestazioni e l’umore di chi la circonda. Non ci si abitua mai a vincere, l’ha appena detto, soprattutto se ogni vittoria costa tanta fatica. Quella di oggi non è stata banale, ma serviva un gesto come questo per scacciare gli ultimi fantasmi.