Il test della Merida Scultura in edizione limitata

09.09.2022
6 min
Salva

Una Merida Scultura CF5 in Edizione Limitata e prodotta in soli 60 esemplari, così si celebrano i 50 anni di attività.

La livrea è nero e oro con il marchio e il logo tono su tono. La trasmissione è Sram Red eTap AXS e il power meter è incluso nel pacchetto. Ci sono le ruote Vision SC40 gommate Continental, la sella Prologo Scratch e il cockpit integrato Alanera di Deda. Il prezzo di listino? 10990 euro.

La livrea Limited Edition non passa inosservata (foto Sara Carena)
La livrea Limited Edition non passa inosservata (foto Sara Carena)

Il frameset è mutuato dalla Scultura Team Replica

Il telaio, la forcella e il seat-post sono i medesimi della Merida Scultura CF5 in dotazione ai corridori professionisti. Qualche mese a dietro abbiamo avuto l’opportunità di testare la versione Team Replica, restando positivamente colpiti dall’equilibrio e dal comfort complessivo della bicicletta, dalla bontà delle geometrie e da un avantreno con una forcella davvero ben fatta.

Sotto il profilo tecnico, rimanendo nel comparto kit-telaio, tra quella versione e questa Limited Edition non cambia nulla, se non la colorazione.

Merida Scultura Limited Edition, cosa cambia?

C’è un pacchetto del cambio che è tutto diverso ed è Sram Red eTap AXS. La combinazione che abbiamo provato vede i 12 rapporti posteriori 10/26, 48/35 per il plateau anteriore, munito di power meter Quarq. Un’importante variazione riguarda il manubrio full carbon integrato, che in questa versione 50 anniversary vede l’impiego del Deda Alanera (c’è l’adozione anche della serie sterzo Deda, per una interfaccia perfetta).

Manubrio diverso e più rigido

Rispetto al cockpit SL utilizzato sulla Merida Scultura Team Replica il Deda ha una rigidità maggiore e una sorta di “durezza” che in parte cambia il comportamento dell’avantreno. Qui entra in gioco la geometria della bicicletta, a nostro parere una delle più azzeccate nel panorama di questa categoria di prodotti e una gran forcella. Quest’ultima è capace di “sostenere” la bici ed ha una precisione esemplare.

Gratificante da portare in discesa (foto Sara Carena)
Gratificante da portare in discesa (foto Sara Carena)

Cambia anche il valore alla bilancia

A parità di taglia la Limited Edtion paga qualcosa alla bilancia: 7,4 rispetto ai 7,08 della Team Replica. La trasmissione Sram è più pesante (rispetto alla Shimano Dura Ace) e il manubrio Merida è più leggero del Deda. Eppure per quanto concerne l’efficienza in salita, la differenza si sente poco. C’è un retrotreno che spinge e invita a spingere parecchio e anche una distribuzione ottimale dei pesi, fattori che si riflettono su una bicicletta mai severa. Non stanca e non si perde potenza.

Il test della Merida Scultura Limited Edition 50

Pur essendo una bici da agonista e da corridore vero, la Scultura CF5 mette insieme un comfort ottimale, una geometria facile da sfruttare e un grado di leggerezza con il giusto valore. Ha dei valori di reach e stack non troppo aggressivi, che tradotto per i comuni mortali (quindi chi pedala anche per piacere e gratificazione personale), significa non andare mai troppo verso il basso dell’avantreno, con la possibilità di adeguare la taglia della bici alle proprie esigenze. E’ una bicicletta che per le caratteristiche tecniche è adatta a molti, non solo ai pro.

Il piantone non è dritto in piedi e questo lascia spazio ad una pedalata un po’ più aperta. Il comfort nel medio e lungo periodo ne guadagna.

L’avantreno è granitico e il Deda Alanera contribuisce a far risaltare questa caratteristica della bicicletta. La forcella e lo sterzo sono rigidi, si sente parecchio, eppure non sbacchettano mai, anche quando i cambi di direzione diventano tanti e condotti a velocità elevate.

Bene con ruote diverse, che siano alte o più basse. Non è una bici aero, ma con i cerchi alti la bici funziona bene e lo fa anche in salita, perché non subisce “l’effetto pesantezza del ruotone”. Con i profili medi trova la sua configurazione migliore e il compromesso per sfruttarla ovunque al pieno delle potenzialità.

Deda Superzero RS, la piega manubrio ha una nuova vita

01.08.2022
5 min
Salva

Nell’era dei cockpit integrati Deda lancia una nuova versione di una piega manubrio che ha fatto la storia di questa categoria di prodotti, ovvero il Superzero RS.

Il nuovo manubrio Deda viene proposto con il suffisso RS, all’apice della produzione di Deda Elementi. Al pari di RS arriva anche la versione Gravel, specifica per la disciplina dello sterrato. Entriamo nel dettaglio.

La serie RS

RS è un suffisso, ma anche una sorta di carta d’identità del prodotto e rappresenta la fascia high-end della produzione Deda. Lo è per le tecnologie applicate all’intero processo produttivo, lo è per i materiali che vengono utilizzati.

Anche in ambito professionistico, alcuni corridori scelgono la piega e lo stem separati, come ad esempio Matteo Trentin, che preferisce utilizzare il Superzero RS. Ma non finisce qui, perché arriva anche il Deda Superzero Gravel, una piega-manubrio sviluppata per il segmento gravel-racing. E’ completamente in carbonio e adotta quel fil-rouge della famiglia Superzero, che non dimentica anche l’aerodinamica.

Per entrambi c’è l’interfaccia ideale, ovvero lo stem Superzero RS, costruito in alluminio 2014 e forgiato 3D grazie ad un processo innovativo. Il suo design è unico e distintivo, con una superficie superiore completamente piatta e il frontalino con le quattro viti in titanio. La superficie superiore piatta permette di integrare un cap aerodinamico di chiusura della serie sterzo. E’ caratterizzato da una grande rigidità e da un’eccellente efficienza nei termini di penetrazione dello spazio.

L’attacco manubrio Deda Superzero RS ha il corpo cavo, che permette il passaggio delle guaine, senza costrizioni e si abbina in maniera ottimale con le nuove pieghe manubrio con il sistema DCR (che comprende l’apertura studiata per la transizione delle guaine dalla piega allo stem).

Questo stem ha un valore alla bilancia dichiarato di 140 grammi e un prezzo di listino di 145 euro (senza iva).

Manubrio Superzero RS

Questo manubrio ha un peso dichiarato di 215 grammi (taglia 44) ed è full carbon. La curva ha uno shape arrotondato, tradizionale, mentre la sezione alta è piatta e ha un marcato concept aerodinamico. La piega ha una geometria RHM-Evo.

Cosa significa: il drop è compatto, con un valore di 120 millimetri (il vecchio Superzero aveva 130), mentre il reach è di 75. Questi numeri si traducono in una facile transizione delle mani dagli shifters alla parte bassa di raggiungimento delle leve quando si assume la posizione aerodinamica.

Una forma modificata, perché il punto dove si agganciano i manettini ha una curvatura diversa. Aumentano il comfort e lo spazio di appoggio per avambraccio e polsi. Il Deda Superzero RS è proposto in quattro misure (40, 42, 44 e 46).

Il nuovo RS è un impatto frontale minore (24 millimetri), una superficie superiore piatta (rispetto alla versione precedente) e ampia (44 millimetri), mentre quella inferiore è maggiormente svasata.

L’appoggio delle mani è più confortevole e offre un feeling immediato anche a chi non ha le mani di grandi dimensioni. Il passaggio di cavi e guaine è interno.

Superzero Gravel

E’ il top di gamma del segmento gravel di Deda, è tutto in carbonio e ha un design EOS-Speed, con una campanatura verso l’esterno di 16°. EOS-Speed permette di avere la posizione ravvicinata delle leve al manubrio, ha un drop di 110 millimetri, un reach di 60 e un’ampiezza totale della curva di 140 millimetri.

Adotta la medesima soluzione DCR (Deda Internal Cable Routing) per il passaggio interno delle guaine, mutuata da RS. Ha la superficie superiore che è appiattita, con un richiamo evidente all’aerodinamica e al racing.

E’ leggero, con i suoi 225 grammi dichiarati nella misura 44. E’ disponibile nella larghezza 42, 44 e 46, che diventano 48, 50 e 52 se consideriamo la larghezza totale della piega.

Il prezzo di listino è di 257 euro, cifra alla quale è necessario aggiungere l’IVA.

Deda

Deda Loop, il nastro manubrio dei pro’

06.06.2022
3 min
Salva

Loop è l’ultimo bar tape prodotto da Deda e sviluppato appositamente per le richieste più esigenti, ovvero quelle dei corridori professionisti. Si tratta di un nastro manubrio leggero, morbido ed elastico, con un grip elevato e caratterizzato anche dagli eleganti terminali in alluminio. Ecco dunque le sue caratteristiche principali e le considerazioni di Antonio Tarducci, meccanico del Team Bardiani-CSF-Faizanè.

Antonio Tarducci all’opera (foto Deda)
Antonio Tarducci all’opera (foto Deda)

Il nastro Deda è un must

In questa categoria di prodotti, i nastri manubrio di Deda sono considerati un riferimento. Lo sono per la versatilità e per la capacità di adattarsi alle superfici diverse, ma anche per il blend di caratteristiche tecniche. Deda Loop è realizzato grazie a due strati differenti (una parte in PU e una parte in EVA), per uno spessore finale di 2,5 millimetri.

Sottile e molto “pastoso” al tatto, facile da applicare e molto sicuro nella fasi di presa, anche senza guanti. Rispetto ad un nastro tradizionale di “vecchia concezione” ha qualche grammo in più in fatto di bilancia, ma il comfort, la capacità di smorzamento e il feeling della presa, sono di gran lunga superiori, così come la durata nel tempo.

Uno strato in gel

Nella parte nascosta, quella che va a contatto con il manubrio, è presente una striscia in gel, che aumenta il potere smorzante e fissa il nastro. E’ una banda continua e consistente, non è porosa. Una volta che il nastro è consumato e viene rimosso, questa lingua di silicone non rimane attaccata alla piega manubrio, semplificando la pulizia e l’applicazione di un nastro manubrio nuovo.

Tante grafiche e combinazioni cromatiche
Tante grafiche e combinazioni cromatiche
Ogni quanto tempo si cambia il nastro manubrio?

In un Giro d’Italia, durante una corsa a tappe – risponde Tarducci – il nastro si cambia in caso di caduta, oppure se danneggiato e anche quando il corridore inizia a sentirlo più duro ed usurato del normale. A prescindere, viene sostituito durante il giorno di riposo, la regola generale è questa.

Quali sono i canoni da considerare quando si cambia un nastro manubrio?

Oltre a quello accennato in precedenza, quando il nastro manubrio perde la sua elasticità è da sostituire, perché diventa controproducente anche nei termini del comfort.

Quali sono le caratteristiche principali del nastro Deda Loop?

Ha un comfort superiore nelle fasi di impugnatura ed è anche leggero. E poi, anche a livello estetico è molto moderno, un dettaglio che piace ai corridori e dà un look un po’ diverso alla bicicletta. In Bardiani, sulle bici Cipollini utilizziamo la versione nero-argento.

Deda Elementi

Budapest, altri appunti dalla crono su quei manubri Deda

08.05.2022
3 min
Salva

Le biciclette da crono e i materiali specifici per questa disciplina suscitano un interesse particolare. Sono il frutto di ricerche estreme, che partono dai moduli virtuali di sviluppo, fino ad arrivare ai materiali. Nella seconda tappa, la crono di Budapest vinta da Simon Yates, ci hanno colpito le protesi Deda in dotazione ai Team UAE, Bardiani-CSF, DH-Androni e Lotto-Soudal. Il Giro d’Italia è anche questo.

Svettamento sella/gomiti molto contenuto sulla Colnago di Ulissi (foto Deda)
Svettamento sella/gomiti molto contenuto sulla Colnago di Ulissi (foto Deda)

Versatilità è la parola d’ordine

Il design e lo shape delle prolunghe da crono devono rispondere a caratteristiche specifiche, così pure la bici da crono nella sua totalità. Quello che si nota però, soprattutto facendo un confronto con il passato (neppure troppo lontano), è uno svettamento sempre più contenuto tra la sella e gli appoggi dei gomiti. Del resto nella crono non conta essere bassi, ripete ogni volta l’amico Adriano Malori, conta essere stretti.

«Per la crono di Budapest – dicono da Deda – in Bardiani hanno utilizzato le Jet1, montate sul modello TriBar. I ragazzi del Team UAE hanno usato le prolunghe Jet2, montate sul manubrio Colnago, specifico per la nuova bicicletta. La famiglia Jet è super ergonomica, ha una grande versatilità per quello che concerne le angolazioni, avanzamento e arretramento. Tutti aspetti fondamentali che diventano un vantaggio per il corridore e per la personalizzazione della posizione».

Le protesi Jet1 montate dalla Bardiani-CSF-Faizané (foto Deda)
Le protesi Jet1 montate dalla Bardiani-CSF-Faizané (foto Deda)

Tutte full carbon e con le ali

Entrambi i prodotti sono full carbon e gli appoggi dell’avambraccio hanno le ali rialzate. Le ali, oltre ad avere una funzione aero, diventano il naturale appoggio dell’avambraccio, dove l’atleta può anche scaricare la forza nelle fasi di spinta maggiormente intense. Oltre al poggia gomito, le protesi hanno una sorta di “contenitore” anche per i polsi, al pari del supporto per il device.

Le prolunghe da crono diventano sempre più una sorta di sostegno per il corridore e non solo “due bacchette da inforcare” per allungarsi sulla bicicletta.

Le bici da crono della Bardiani al controllo dei commissari UCI (foto Deda)
Le bici da crono della Bardiani al controllo dei commissari UCI (foto Deda)

Schiena orizzontale, diaframma libero

La differenza contenuta tra la sella e gli appoggi dei gomiti, permette al corridore di avere la schiena orizzontale e limitare la compressione del muscolo del diaframma. Oppure, quando il corridore porta i gomiti in basso, i terminali delle protesi puntano verso l’alto. In questo modo beneficia di un coefficiente aerodinamico migliore e il corpo lavora (tutto) in maniera equilibrata, sfruttando a pieno le gambe, la respirazione e “tirando” anche con la parte alta.

Deda Superbox, il passaggio cavi ora è più… semplice

15.04.2022
3 min
Salva

Superbox è un attacco manubrio versatile e affidabile, ideale per chi cerca un prodotto completo per la propria bici. Deda Elementi ha evoluto il suo famoso attacco Superzero e lo ha elevato ad un utilizzo ancora più intelligente e semplice. Infatti questo innovativo modello prevede due possibili soluzioni per il passaggio cavi interni. Disponibile da 90 a 140 mm è il giusto compagno per il ciclista che che vuole un prodotto al top sotto il punto di vista di performance e adattabilità. 

Il design è pulito ed aerodinamico grazie all’innovativo passaggio cavi
Il design è pulito ed aerodinamico grazie all’innovativo passaggio cavi

Doppia soluzione

Il passaggio cavi interno è un elemento della bici sempre più ricorrente, che viene adottato sempre di più anche nei modelli non di alta gamma. Per questo l’azienda italiana ha progettato per questo Superbox una doppia compatibilità.

La soluzione con passaggi cavi completamente interni (DCR) o semi-integrata (S-DCR) attraverso una cover che permette l’installazione, regolazione o manutenzione senza complicazioni per i collegamenti dei cavi elettrici o delle guaine idrauliche. Inoltre questo attacco manubrio può essere montato su cannotto forcella tradizionale da 1-1/8” ed è compatibile con tubo sterzo telaio da 46mm (per cuscinetto 1-1/8”) oppure 56 mm (per cuscinetto 1.5”). 

La sua versatilità rende questo attacco manubrio adatto anche per un utilizzo offroad
La sua versatilità rende questo attacco manubrio adatto anche per un utilizzo offroad

Design aerodinamico

Per un prodotto performante anche il design e la sua efficienza aerodinamica sono elementi imprescindibili e determinanti. Per questo il design dell’attacco dispone di una serie di spessori con dei canali per il passaggio dei cavi.

Gli spessori e la cover sono progettati per essere apribili senza dover smontare alcun cavo dal telaio per una facile regolazione dell’altezza di sterzo. La forgiatura dispone di un innovativo processo che fornisce un risultato finale dell’attacco con la forma piatta volta a garantire una migliore aerodinamicità.

Il materiale utilizzato è l’alluminio 6061 con un peso complessivo di 175 gr nella misura da 110 mm
Il materiale utilizzato è l’alluminio 6061 con un peso complessivo di 175 gr nella misura da 110 mm

Misure e prezzo

L’attacco in alluminio 6061 viene prodotto in diverse lunghezze: 90, 100, 110, 120, 130 e 140 mm. Grazie a queste misure è possibile trovare un ideale posizionamento in bici in base alle proprie esigenze e geometrie. Il peso, calcolato nella versione da 110 mm è di 175 gr. Mentre l’angolo dell’inclinazione è di 82°.

La linea completa di accessori include: la cover in nylon, il topcap e spessori sterzo oltre al topcover da 56 e 46 mm. Disponibile in finitura POB (Polish on black). Il prezzo consultabile sul sito è di 118 euro. 

Deda

Canyon Endurace CF All-Road, il test

13.04.2022
6 min
Salva
Il test della nuova Canyon Endurace in versione CF 7 All-Road. L'abbiamo anche portata in gara alla Granfondo Strade Bianche.

Dopo aver rinnovato la piattaforma Endurace, Canyon introduce la versione CF 7 All-Road, quella per i tanti utilizzi e diverse interpretazioni, il modello Endurace che maggiormente si avvicina al segmento gravel. L’allestimento standard prevede le gomme con design multipuntinato e una larghezza da 35 millimetri, ma noi l‘abbiamo provata anche in una configurazione racing.

Il nostro test vede anche la partecipazione alla Granfondo Strade Bianche.

La stabilità della Endurace è uno dei punti di forza (@chiara_redaschi foto)
La stabilità della Endurace è uno dei punti di forza (@chiara_redaschi foto)

Canyon Endurace, comfort e non solo

L’obiettivo principale è quello di avere una bicicletta comoda sulle lunghe distanze e capace di sfruttare una geometria non estremizzata. Il risultato è un mezzo versatile, adatto ad affrontare le strade sterrate e fuori porta, non troppo complicate, ma che non dimentica il dna racing di Canyon.

Il frame e la forcella mettono sul piatto una grande elasticità nelle risposte, al pari di stabilità ed equilibrio tra le parti. L’avantreno non è mai nervoso e si guida bene anche dopo tante ore di sella, preciso e senza vibrazioni. Il retrotreno e il corpo centrale della bici contengono le vibrazioni, a vantaggio di comfort, piacere di guida e stabilità.

L’allestimento

Si tratta di un tessuto composito Canyon di matrice CF, per frame e forcella. La tecnologia monoscocca collima con un’applicazione specifica del carbonio, che vuole amplificare e sfruttare l’elasticità del progetto, insieme alle geometrie dedicate alla disciplina endurance.

Tutto il cockpit è firmato Canyon, con stem e piega in alluminio (l’attacco manubrio è da 1”/1,4, ovvero con un diametro di 31,8 millimetri) e un reggisella da 27,2 millimetri. Quest’ultimo è classico, con fusto in composito. A nostro parere il nuovo progetto Endurace si sposa alla perfezione con il seat-post VCLS 2.0, quello sdoppiato per intenderci, componente che aumenterebbe ulteriormente il potere smorzante della sezione alta della bici.

La trasmissione è Sram Rival AXS, 48/35 e 10/36. Le ruote sono DTSwiss Endurance LN in alluminio, gommate Shwalbe G-One tubeless. La sella è la Fizik Argo Tempo da 150 millimetri di larghezza. La bicicletta ha un prezzo di listino di 2999 euro e a nostro parere può sfruttare un rapporto ottimale con la qualità complessiva del prodotto.

Test con doppia configurazione

Dopo aver preso confidenza con la Canyon Endurace nella sua versione originale, abbiamo voluto “estremizzare” la prova della bici portandola alla Granfondo Strade Bianche di Siena.

Per questo motivo abbiamo montato delle ruote leggere in carbonio (Deda RS4 DB con pneumatici Schwalbe Pro One tubeless), sfruttando una configurazione più stradale. La volontà è stata quella di usare una bicicletta che non conosce limiti di percorso e di interpretazione, immedesimandosi nell’utente finale che potrebbe pedalare la Endurace con qualsiasi tipologia di ruota ed allestimento.

L’arrivo in Piazza del Campo a Siena
L’arrivo in Piazza del Campo a Siena

Perfetta per buona parte degli amatori

Questa Endurace potrebbe essere la bici perfetta per fare un po’ di tutto e per gli amatori che amano le lunghe e lunghissime distanze. E’ comoda e offre dei vantaggi in termini di guida, perché è facile e stabile anche sui fondi sconnessi. Ha una geometria vantaggiosa, sfruttabile e che aiuta ad un’impostazione comoda.

Si risparmiano energie, non ci si stanca in modo eccessivo a causa delle tensioni che si generano nella parte alta del corpo e asseconda eventuali errori nelle fasi di guida maggiormente tecniche. Inoltre si adatta al meglio ad una eventuale configurazione racing.

Ripaga nel lungo periodo

La Canyon Endurance non ha il compito di essere una bicicletta per gli sprint e per i continui cambi di ritmo. Ci piace categorizzarla come una bici progressiva, più lunga nelle risposte e che ripaga nel medio e lungo termine. Non è una piuma, la configurazione originale si avvicina ai 9 chilogrammi e quella utilizzata per la Strade Bianche si abbassa poco sotto gli 8, ma proprio per le sue qualità di trazione e bilanciamento non ha paura delle salite arcigne dove si pedalata parecchio scaricando tutto il peso sulla bici. Anche in discesa è un bel cavallo da battaglia e sa anche essere veloce.

In conclusione

E’ difficile trovare un limite a questa bicicletta, che nasce per l’endurance, per essere versatile e conferma la bontà della piattaforma Endurace di Canyon. La trasversalità del suo concept dipende dal vestito che indossa e proprio le ruote (e gli pneumatici con una gestione adeguata) fanno la differenza.

Non è una bicicletta gravel, certo, la si può usare sulle strade battute e in quei contesti che definiamo “gravel leggero”, ma a nostro parere l’accostamento e una sorta di confronto, vanno fatti con una bici stradale vera e propria.

Canyon

Deda, i manubri gravel per ogni esigenza e performance

05.03.2022
4 min
Salva

Deda Elementi presenta la gamma completa di manubri gravel. Una grande attenzione dell’azienda verso la crescita esponenziale della nuova disciplina, in grado di fornire all’utente una grande varietà di soluzioni per ogni esigenza e tipologia d’utilizzo. In catalogo sono presenti quattro modelli specifici con due novità lanciate quest’anno che vanno a completare la gamma per l’offroad.

Il Gera Carbon ha una posizione confortevole e aggressiva adatta a lunghe distanze
Il Gera Carbon ha una posizione confortevole e aggressiva adatta a lunghe distanze

Gera Carbon

Gera è la linea di prodotti Deda progettata per gravel e adventure bikes, la combinazione di design e funzionalità per chi ricerca un allestimento più confortevole nelle lunghe distanze in bikepacking. Il Gera Carbon è progettato con un angolo di arretramento di 12° e un rialzo di 7 mm. L’angolo esterno della curva di 16° garantisce ancora più stabilità quando si è in off-road. Il reach e il drop sono stati ottimizzati nella forma EOS (Endurance Optimized Shape) per un’esperienza di guida unica.

La profondità di 40 mm permette una posizione più ravvicinata delle leve freno mentre l’altezza di 100 mm consente una posizione più confortevole e una veloce transizione dalle leve alla presa bassa. Il DCR system (Deda internal cable routing) permette l’integrazione completa dei cavi all’interno del manubrio e della bici nel caso di telai compatibili, prevede anche il montaggio semi-integrato delle guaine. Il manubrio è disponibile in 3 misure 44 (220 g), 46 e 48.

Ideale per sterrato e bikepacking, Deda ha ideato Gera Alloy
Ideale per sterrato e bikepacking, Deda ha ideato Gera Alloy

Gera Alloy

Una delle due novità del catalogo Deda è Gera Alloy. Il manubrio è realizzato in alluminio 6061 utilizzando un innovativo processo di formatura meccanica che permette di realizzare un design molto complesso. Il manubrio ha un arretramento di 10° e un’inclinazione verso il basso di 5° per una configurazione più confortevole durante la lunga distanza. Il rialzo di 10 mm è un ulteriore aiuto per ottenere l’altezza desiderata del manubrio sopra la serie sterzo.

L’apertura di 24° della curva e l’angolo esterno di 3° nella parte terminale offrono una stabilità superiore quando si guida su terreni impegnativi. Il reach e il drop sono nella forma EOS mentre la profondità è di 55 mm e l’altezza è di 100 mm. Con Gera Alloy si hanno a disposizione 90 mm di area centrale a diametro costante 31,7 per montare qualsiasi accessorio o prolunghe. Il manubrio è disponibile in 4 misure 42 (310 g), 44, 46 e 48.

Progettato per la velocità il Superzero Gravel offre maggiore maneggevolezza
Progettato per la velocità il Superzero Gravel offre maggiore maneggevolezza

Superzero Gravel

Un’altra novità è il Superzero Gravel, manubrio del segmento racing per ciclisti che non cercano compromessi anche quando si trovano sullo sterrato. Il primo motivo per passare da un manubrio da strada tradizionale a uno più specifico gravel è il controllo e la stabilità.

Superzero Gravel è tutto in uno. L’angolo di apertura di 16° della curva offre stabilità anche quando si guida su terreni sconnessi. Reach and drop sono stati ottimizzati nella forma EOS-SPEED. La profondità è di 60 mm mentre l’altezza è di 110 mm. Disponibile con sistema di DCR per il passaggio interno dei cavi oppure in versione semi-integrata. Il manubrio è disponibile in 3 diverse misure, 42 (235 g), 44 e 46.

Il Gravel 100 è estremamente leggero e garantisce un’ottima stabilità
Il Gravel 100 è estremamente leggero e garantisce un’ottima stabilità

Gravel 100

Infine Gravel 100 il manubrio gravel di alta gamma in lega 7075 estremamente leggero. E’ basato sulla forma RHM della serie Zero 100 per mantenere la tipica impugnatura corsa, a cui è stato aggiunto un angolo di apertura di 12° che garantisce una maggiore stabilità. Alle leve la larghezza è la stessa del manubrio standard da strada, da 40 a 46 mm esterno-esterno, ma i 12 gradi di apertura estendono la larghezza dell’impugnatura bassa di ulteriori 60 mm per ogni taglia.

La sezione superiore leggermente aero è progettata per essere ergonomica. ll manubrio presenta un’area centrale da 31,7 mm che si estende per una buona distanza su entrambi i lati dell’attacco per montare accessori come GPS, luci e prolunghe aero. Il manubrio è disponibile in 4 misure 40, 42 (260 g), 44 e 46.

Deda

Il test delle Deda RS4, le ruote che non ti aspetti

17.02.2022
7 min
Salva

La Deda RS4, che vi avevamo svelato in anteprima rispetto al lancio ufficiale, non è una “solo” una ruota con profilo da 38 millimetri, ma sotto tanti punti di vista è il prodotto destinato al lancio del rinnovato segmento ruote dell’azienda lombarda. C’è la grande compatibilità della ruota libera e un sistema che facilita la manutenzione e l’eventuale cambio del corpetto. Il meccanismo interno del mozzo posteriore è tanto semplice quanto efficiente e poi non sono da dimenticare i cuscinetti ceramici. Ci sono i raggi piatti in acciaio e le stesse ruote sono completamente assemblate a mano nel laboratorio di Campagnola Cremasca. Le abbiamo provate con un test che supera abbondantemente i 1.000 chilometri.

Il cerchio delle Deda RS4 DB ha una finitura lucida e una livrea UD della fibra composita
Il cerchio delle Deda RS4 DB ha una finitura lucida e una livrea UD della fibra composita

Le Deda RS4DB (disc brake)

L’obiettivo della Deda RS4DB è di entrare nel settore delle ruote superleggere e con la predisposizione ai freni a disco. Non solo, perché un valore ridotto alla bilancia deve collimare con l’affidabilità e la facilità della manutenzione, fattore che è sempre la base di un prodotto “sano” ed efficiente. I mozzi sono in alluminio e il corpo centrale è contrassegnato da intagli orizzontali (Rifling Design). Questi hanno il compito di facilitare il passaggio dei flussi verso il posteriore, limitando gli effetti di contrasto con lo spazio e contribuendo a schiacciare la ruota verso il basso.

Le flange di supporto ai raggi sono magre e leggermente ricurve verso l’interno, mentre i profilati sono piatti, in acciaio e con la testa dritta (prodotti da Alpina). Sono 24, con una sorta di doppio incrocio, prima in terza, appena si distaccano dal mozzo e poi in seconda. L’incrocio è comune per le due ruote e da ambo i lati. Prevedono un carico “standard” che strizza l’occhio al segmento racing. I nipples sono interni al cerchio. Il rim ha la predisposizione tubeless è full carbon da 38 millimetri di altezza, 26 di larghezza totale e con un canale da 19. Il carbonio del cerchio ha spessori diversificati in base alle zone. Il prezzo di listino è di 1.950 euro.

Il nuovo mozzo

La prima cosa da sottolineare è il blocco unico di alluminio dal quale nascono i mozzi. Non ci sono innesti secondari e/o applicazioni aggiuntive. Balza all’occhio questa sorta di “righe” che solcano i corpi da destra verso sinistra e viceversa: non è solo una questione di design. L’aria che impatta sui mozzi, che non sono eccessivamente voluminosi, scorre verso il retro e genera al tempo stesso una forza che aiuta a stabilizzare la ruota verso il basso. Si quantificano una maggiore e migliore stabilità, velocità e agilità.

Quello anteriore è in un certo senso classico, con i cuscinetti ceramici che alloggiano nel mozzo. Il supporto per il perno passante è tradizionale: 100×12 millimetri. Quello posteriore (anche lui ha il perno passante classico 142×12 millimetri) ha due cuscinetti sigillati, uno per lato ai quali si aggiungono quelli della ruota libera. Questa non prevede dadi e/o viti di blocco, ma è sufficiente una leggera pressione per un innesto facile e perfetto. Per i dischi del freno è previsto il Center-Lock.

Due ruote dentate contrapposte

Il sistema di ingaggio si basa sulle due ruote dentate da 20 denti contrapposte e che agiscono in modo differente. Quella più grande, collocata internamente al mozzo, trova la sede naturale proprio nel mozzo e spinge verso il rachet più piccolo grazie ad una molla elicoidale. La seconda ruota dentata è spostata verso la ruota libera. Il comparto è rigido, ben fatto.

E’ facile eseguire le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. Anche il fattore protezione non è stato tralasciato, a vantaggio della protezione.

Il test e le considerazioni

Una ruota da 38 millimetri, portata su strada (non solo valutata a banco), può essere veloce come una da 50? La risposta è si e la Deda RS4DB è l’esempio che calza a pennello.

Le ruote in generale sono molto più che il vestito della bicicletta, perché sono in grado di cambiare la prestazione della bicicletta stessa ed il feeling che l’atleta sviluppa nei confronti del mezzo. Se è vero che queste Deda hanno un valore alla bilancia ridotto (in considerazione della categoria disc brake), è altrettanto vero che ci troviamo ad utilizzare un prodotto race oriented, molto veloce e parecchio versatile. Lo sono in termini di utilizzo, ma anche per la capacità che ha nell’interfacciarsi con le tipologie di pneumatici, che siano tubeless oppure copertocino. Il peso rilevato per la coppia di ruote è di 1.385 grammi (rilevati: 650 anteriore e 735 posteriore) con il nastro tubeless montato (valvola esclusa).

Il cerchio non è eccessivamente spanciato e i nipples sono interni
Il cerchio non è eccessivamente spanciato e i nipples sono interni

Come una 60 dal profilo medio

Fin dalle prime battute colpisce il sostegno che esprime la ruota dell’avantreno, tant’è vero che sembra di avere un profilo decisamente superiore e con una raggiatura da pro’. Ma i vantaggi del cerchio con il profilo medio sono tangibili. Prima di tutto la guidabilità e l’agilità, oltre ad risparmio di energie sui percorsi vallonati, sulle salite ripide e sulle seguenti discese tortuose. Non è poca cosa dopo 4 ore di bici, con oltre 2000 mdsl. A prescindere dalla tipologia di bici, le ruote Deda RS4 non hanno indecisioni e come si dice “si lasciano guidare con il minimo spostamento del corpo”. Quando è necessario pinzare a fondo per frenare, le Deda non si spostano e non perdono la traiettoria impostata.

Mozzo posteriore: “tanta roba”

Permette di eseguire delle operazioni necessarie, di controllo, pulizia e manutenzione e tutto in pochi istanti. Non è necessario smontare i pignoni e/o svitare dadi e brugole. A nostro parere è un’ottima soluzione, che se pur con un minimo di attenzione, non obbliga ad essere degli ingegneri.

Dal punto di vista prestazionale abbiamo un meccanismo piuttosto veloce e un buon riferimento quando si decide di cambiare marcia rilanciando la bici. Nel complesso e come per quella anteriore, anche la ruota del retrotreno risulta veloce oltre la media. Non è eccessivamente rigida, fattore che va a favore di un comfort apprezzabile e una trazione di buon livello. E poi, percorrere oltre 1.000 chilometri senza avere la necessità di riprendere la tensione dei raggi, ribilanciare e controllare la campanatura! Non è cosa da poco.

Questo il corpetto per i pignoni Shimano sulle Deda RS4
Questo il corpetto per i pignoni Shimano

In conclusione

La Deda RS4 DB in un certo senso è il prodotto perfetto. In queste ruote collimano le prestazioni di un pacchetto di alta gamma, trasversalità d’impiego e di utilizzo, cura estetica e dei dettagli, oltre ad una facilità esemplare della manutenzione. E poi sono assemblate a mano in Italia.

Su tutti abbiamo apprezzato il fattore che rende paralleli la ricerca della leggerezza senza estremizzazioni e che al tempo stesso permette a queste ruote di non sacrificare nulla in termini di performances. Il valore alla bilancia è funzionale alla resa tecnica. Entrambi i cerchi hanno una larghezza di 26 millimetri (esterno/esterno) con un canale da 19 millimetri, numeri che messi insieme aumentano le possibilità di sfruttare il comparto. Il cerchio non è eccessivamente wide e il canale si adatta a tutte le tipologie di gomme, senza che queste spancino lateralmente in modo esponenziale. Inoltre sono praticamente immuni alle folate di vento laterale.

dedaelementi

Deda Presa, appoggio asciutto e confortevole

10.05.2021
2 min
Salva

Deda, la ben nota azienda italiana, specializzata da anni in componenti tecnici da ciclismo, lancia il nuovo nastro per manubrio Presa. Un prodotto realizzato con l’utilizzo di due materiali: l’EVA, un materiale plastico a base di polietelene e il Pu, un cuoio di alta qualità. Le caratteristiche, che quest’ultimi conferiscono al nastro, sono fondamentali per la sicurezza e per il comfort del corridore. Infatti grazie a questo doppio strato, il grip del nastro donerà un’importante caratteristica antiscivolo e la giusta morbidezza per un comfort ideale.

Il nastro Deda Presa nero e rosso
Il nastro Deda Presa nero e rosso

Poco ingombrante

Le misure del nastro sono 210 centimetri di lunghezza e 30 millimetri di larghezza. Uno dei fattori da tenere in considerazione per valutare la buona riuscita di un nastro è lo spessore. Nel caso del nastro Presa, essa è di 3 millimetri: misura equilibrata, poco invadente, che garantisce la giusta sicurezza alle mani sul manubrio. Se si osserva attentamente la superficie del nastro, si noterà lo strato superiore in Pu perforato, soluzione tecnica adottata per non permettere al sudore di creare una superficie scivolosa. Lo strato inferiore in EVA come accennato in precedenza, oltre a garantire la giusta morbidezza, influisce anche sul design, donando un effetto a pois con varie colorazioni.

dedaelementi.com