Tonelli e l’obiettivo di vincere, prima di spiccare il volo

22.07.2022
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Appuntamento all’ora di pranzo, perché poi Tonelli dovrà andare nella sede Deda a sistemare le nuove ruote di cui è tester con altri due compagni. C’è qualcosa da sistemare nella tensionatura dei raggi, mentre la scorrevolezza è eccellente. Quando non si corre, si provano i materiali e così anche l’estate passa meglio, in attesa di riattaccare il numero sulla maglia. Provando a riprendere il filo del terzo posto al Sanuario di Castelmonte al Giro, quando il bresciano di 29 anni (avrebbe compiuto i 30 due giorni dopo) si piazzò terzo alle spalle di Bouwman e Schmid, dopo aver battagliato a testa alta in salita con un gruppo di corridori WorldTour.

Tonelli terzo al traguardo del Santuario di Castelmonte, due giorni prima del suo 30° compleanno
Tonelli terzo al traguardo del Santuario di Castelmonte, due giorni prima del suo 30° compleanno

L’esempio di Cattaneo

La stagione sta andando bene e vari segnali fanno capire che si potrebbe essere sulla porta di un salto di qualità. Il ragionamento verte su questo e su cosa sogni effettivamente un corridore di 30 anni che corre in una professionale come la Bardiani-CSF-Faizanè.

«Finora in questa stagione – dice Tonelli, in apertura al via del Giro da Budapest (foto Bardiani-Csf) – mi do un sette e mezzo. E’ partita bene. E’ venuto qualche piazzamento in gare WorldTour (si è piazzato 4° nella sesta tappa del UAE Tour, ndr) che non mi aspettavo. Cosa sogno magari è proprio un posto nella categoria più alta, prendendo ispirazione da Cattaneo che c’è tornato a 31 anni. Più che un sogno potrebbe essere un obiettivo».

Il Giro d’Italia è stato un crescendo: il terzo posto a Castelmonte è venuto nella 19ª tappa
Il Giro d’Italia è stato un crescendo: il terzo posto a Castelmonte è venuto nella 19ª tappa
Ripartiamo da quel terzo posto al Giro, allora?

Venivo da due settimane ad attaccare. Centravo la fuga, però non andavamo mai all’arrivo. Quel giorno il gruppo era numeroso e si è scremato. Mi preoccupava Vendrame, che è molto veloce. Mi sono staccato sulla penultima salita, il Kolovrat, perché non sarei riuscito a tenerli se avessero continuato con quel ritmo folle. Invece dopo un po’ si sono calmati e sono rientrato a 3 chilometri dallo scollinamento. E a quel punto avevo due soluzioni: staccarli o aspettare la volata.

E’ finita in volata, in effetti…

Ho provato per due volte ad attaccare, ma mi hanno preso. E a quel punto c’è stata la volata, con il Garibaldi disegnato male e quell’ultima curva che ha tradito Vendrame. Nella mappa c’era scritto che si entrava in un ampio parcheggio, invece la strada chiudeva troppo e l’abbiamo sbagliata tutti. A me non sarebbe cambiato molto, Vendrame ci ha rimesso la vittoria.

Al UAE Tour, Tonelli ha centrato il 4° posto nella sesta tappa, vinta da Vacek
Al UAE Tour, Tonelli ha centrato il 4° posto nella sesta tappa, vinta da Vacek
In salita a testa alta, pensi di poter limare ancora qualcosa per migliorare?

Qualcosina si può migliorare, perché ho 30 anni ma credo di avere ancora delle potenzialità da esplorare. Penso che alla Sanremo ho fatto la Cipressa in fuga dopo sei ore di gara con un tempo non troppo lontano dai migliori. Non credo di essere un corridore sfruttato. Questo sarà il terzo anno su 8 di professionismo in cui chiuderò con più di 70 giorni di gara, che è il bilancio di quasi tutti, mentre io all’inizio sono sempre stato sui 50-60.

Qual è il tuo ruolo alla Bardiani?

Posso essere protagonista in ogni gara e quando ci sono, faccio il regista. Roberto (Reverberi, ndr) parla con me e sta a me fare in modo che le tattiche vengano come le abbiamo progettate. In questo momento in cui stanno aprendo forte al progetto giovani, hanno anche diversi corridori di esperienza come Modolo e Battaglin che sono usciti dal WorldTour. Io credo in questi otto anni di aver fatto tutto quello che potevo.

Guardando il calendario, hai fatto anche una bella attività.

Ho corso tanto e quasi tutte gare WorldTour. Mi hanno trattato decisamente bene. Siamo rimasti stupiti di aver corso Harelbeke, De Panne e la Gand. Stavo bene, quasi ero certo, una volta arrivato l’invito, che avrei partecipato. Se fossi stato in una WorldTour, sarebbe stato certo che la squadra avrebbe partecipato, ma poi sarebbe stato più difficile per me essere convocato. Però correre nel WorldTour è un obiettivo. La differenza potrebbe essere che adesso, invece di essere qui a lavorare per il Giro di Danimarca, saremmo a parlare della Vuelta…

Ecco, appunto, cosa prevede il menù per la seconda parte di stagione?

Danimarca, poi Tour du Poitou Charentes e Tour of Britain. E l’obiettivo è che arrivi finalmente la vittoria. Aver fatto terzo al Giro è una bella cosa, ma vincere sarebbe stato meglio. In Gran Bretagna nel 2018 feci un secondo posto e misi la maglia di leader, è una corsa in cui mi trovo bene. E poi in generale mi piacerebbe arrivare in condizione al finale di stagione. Per ogni cosa che possa saltar fuori. Da un risultato importante al mostrare a Bennati che io ci sono.

Il test delle Deda RS4, le ruote che non ti aspetti

17.02.2022
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La Deda RS4, che vi avevamo svelato in anteprima rispetto al lancio ufficiale, non è una “solo” una ruota con profilo da 38 millimetri, ma sotto tanti punti di vista è il prodotto destinato al lancio del rinnovato segmento ruote dell’azienda lombarda. C’è la grande compatibilità della ruota libera e un sistema che facilita la manutenzione e l’eventuale cambio del corpetto. Il meccanismo interno del mozzo posteriore è tanto semplice quanto efficiente e poi non sono da dimenticare i cuscinetti ceramici. Ci sono i raggi piatti in acciaio e le stesse ruote sono completamente assemblate a mano nel laboratorio di Campagnola Cremasca. Le abbiamo provate con un test che supera abbondantemente i 1.000 chilometri.

Il cerchio delle Deda RS4 DB ha una finitura lucida e una livrea UD della fibra composita
Il cerchio delle Deda RS4 DB ha una finitura lucida e una livrea UD della fibra composita

Le Deda RS4DB (disc brake)

L’obiettivo della Deda RS4DB è di entrare nel settore delle ruote superleggere e con la predisposizione ai freni a disco. Non solo, perché un valore ridotto alla bilancia deve collimare con l’affidabilità e la facilità della manutenzione, fattore che è sempre la base di un prodotto “sano” ed efficiente. I mozzi sono in alluminio e il corpo centrale è contrassegnato da intagli orizzontali (Rifling Design). Questi hanno il compito di facilitare il passaggio dei flussi verso il posteriore, limitando gli effetti di contrasto con lo spazio e contribuendo a schiacciare la ruota verso il basso.

Le flange di supporto ai raggi sono magre e leggermente ricurve verso l’interno, mentre i profilati sono piatti, in acciaio e con la testa dritta (prodotti da Alpina). Sono 24, con una sorta di doppio incrocio, prima in terza, appena si distaccano dal mozzo e poi in seconda. L’incrocio è comune per le due ruote e da ambo i lati. Prevedono un carico “standard” che strizza l’occhio al segmento racing. I nipples sono interni al cerchio. Il rim ha la predisposizione tubeless è full carbon da 38 millimetri di altezza, 26 di larghezza totale e con un canale da 19. Il carbonio del cerchio ha spessori diversificati in base alle zone. Il prezzo di listino è di 1.950 euro.

Il nuovo mozzo

La prima cosa da sottolineare è il blocco unico di alluminio dal quale nascono i mozzi. Non ci sono innesti secondari e/o applicazioni aggiuntive. Balza all’occhio questa sorta di “righe” che solcano i corpi da destra verso sinistra e viceversa: non è solo una questione di design. L’aria che impatta sui mozzi, che non sono eccessivamente voluminosi, scorre verso il retro e genera al tempo stesso una forza che aiuta a stabilizzare la ruota verso il basso. Si quantificano una maggiore e migliore stabilità, velocità e agilità.

Quello anteriore è in un certo senso classico, con i cuscinetti ceramici che alloggiano nel mozzo. Il supporto per il perno passante è tradizionale: 100×12 millimetri. Quello posteriore (anche lui ha il perno passante classico 142×12 millimetri) ha due cuscinetti sigillati, uno per lato ai quali si aggiungono quelli della ruota libera. Questa non prevede dadi e/o viti di blocco, ma è sufficiente una leggera pressione per un innesto facile e perfetto. Per i dischi del freno è previsto il Center-Lock.

Due ruote dentate contrapposte

Il sistema di ingaggio si basa sulle due ruote dentate da 20 denti contrapposte e che agiscono in modo differente. Quella più grande, collocata internamente al mozzo, trova la sede naturale proprio nel mozzo e spinge verso il rachet più piccolo grazie ad una molla elicoidale. La seconda ruota dentata è spostata verso la ruota libera. Il comparto è rigido, ben fatto.

E’ facile eseguire le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. Anche il fattore protezione non è stato tralasciato, a vantaggio della protezione.

Il test e le considerazioni

Una ruota da 38 millimetri, portata su strada (non solo valutata a banco), può essere veloce come una da 50? La risposta è si e la Deda RS4DB è l’esempio che calza a pennello.

Le ruote in generale sono molto più che il vestito della bicicletta, perché sono in grado di cambiare la prestazione della bicicletta stessa ed il feeling che l’atleta sviluppa nei confronti del mezzo. Se è vero che queste Deda hanno un valore alla bilancia ridotto (in considerazione della categoria disc brake), è altrettanto vero che ci troviamo ad utilizzare un prodotto race oriented, molto veloce e parecchio versatile. Lo sono in termini di utilizzo, ma anche per la capacità che ha nell’interfacciarsi con le tipologie di pneumatici, che siano tubeless oppure copertocino. Il peso rilevato per la coppia di ruote è di 1.385 grammi (rilevati: 650 anteriore e 735 posteriore) con il nastro tubeless montato (valvola esclusa).

Il cerchio non è eccessivamente spanciato e i nipples sono interni
Il cerchio non è eccessivamente spanciato e i nipples sono interni

Come una 60 dal profilo medio

Fin dalle prime battute colpisce il sostegno che esprime la ruota dell’avantreno, tant’è vero che sembra di avere un profilo decisamente superiore e con una raggiatura da pro’. Ma i vantaggi del cerchio con il profilo medio sono tangibili. Prima di tutto la guidabilità e l’agilità, oltre ad risparmio di energie sui percorsi vallonati, sulle salite ripide e sulle seguenti discese tortuose. Non è poca cosa dopo 4 ore di bici, con oltre 2000 mdsl. A prescindere dalla tipologia di bici, le ruote Deda RS4 non hanno indecisioni e come si dice “si lasciano guidare con il minimo spostamento del corpo”. Quando è necessario pinzare a fondo per frenare, le Deda non si spostano e non perdono la traiettoria impostata.

Mozzo posteriore: “tanta roba”

Permette di eseguire delle operazioni necessarie, di controllo, pulizia e manutenzione e tutto in pochi istanti. Non è necessario smontare i pignoni e/o svitare dadi e brugole. A nostro parere è un’ottima soluzione, che se pur con un minimo di attenzione, non obbliga ad essere degli ingegneri.

Dal punto di vista prestazionale abbiamo un meccanismo piuttosto veloce e un buon riferimento quando si decide di cambiare marcia rilanciando la bici. Nel complesso e come per quella anteriore, anche la ruota del retrotreno risulta veloce oltre la media. Non è eccessivamente rigida, fattore che va a favore di un comfort apprezzabile e una trazione di buon livello. E poi, percorrere oltre 1.000 chilometri senza avere la necessità di riprendere la tensione dei raggi, ribilanciare e controllare la campanatura! Non è cosa da poco.

Questo il corpetto per i pignoni Shimano sulle Deda RS4
Questo il corpetto per i pignoni Shimano

In conclusione

La Deda RS4 DB in un certo senso è il prodotto perfetto. In queste ruote collimano le prestazioni di un pacchetto di alta gamma, trasversalità d’impiego e di utilizzo, cura estetica e dei dettagli, oltre ad una facilità esemplare della manutenzione. E poi sono assemblate a mano in Italia.

Su tutti abbiamo apprezzato il fattore che rende paralleli la ricerca della leggerezza senza estremizzazioni e che al tempo stesso permette a queste ruote di non sacrificare nulla in termini di performances. Il valore alla bilancia è funzionale alla resa tecnica. Entrambi i cerchi hanno una larghezza di 26 millimetri (esterno/esterno) con un canale da 19 millimetri, numeri che messi insieme aumentano le possibilità di sfruttare il comparto. Il cerchio non è eccessivamente wide e il canale si adatta a tutte le tipologie di gomme, senza che queste spancino lateralmente in modo esponenziale. Inoltre sono praticamente immuni alle folate di vento laterale.

dedaelementi

Manubri più stretti: corridori alla ricerca dell’aerodinamica

04.02.2022
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Non troppi giorni fa con Davide Guntri, di Deda Elementi, avevamo parlato dei manubri dei velocisti. Da quell’articolo era emerso come le pieghe, anche un po’ inaspettatamente, si stessero stringendo. I manubri stretti stavano dilagando in gruppo… e non solo per i velocisti.


Stavolta, sempre con Guntri, vogliamo approfondire il discorso che riguarda questa tendenza. Capirne le motivazioni che spingono atleti, neanche tanto piccoli, a ricercare questa specifica.

Auyuso con la curva Superzero: drop da 75 millimetri, reach da 130, come l’Alanera che sta aspettando
Auyuso con la curva Superzero: drop da 75 millimetri, reach da 130, come l’Alanera che sta aspettando



Primi pezzi alla UAE

Un discorso che è ancora molto in fase embrionale. Anche per i produttori stessi.


«Per questioni logistiche – dice Guntri – non siamo riusciti ancora a fornire le nuove Alanera da 40 centimetri. Ricordo che da noi tale misura è presa sull’esterno, quindi si tratta di un 38 centro-centro. I pezzi per ora sono molto pochi e sono per la UAE Team Emirates. Sono dei prodotti nuovissimi.

«Giuseppe Archetti (meccanico del team, ndr) per adesso ha montato il manubrio stretto a Juan Ayuso e Pascal Ackermann. Non si tratta dell’Alanera, il nostro manubrio integrato, ma della piega Superzero».

«Il Superzero è un manubrio la cui curva ha lo stesso disegno dell’Alanera. Anche il reach e il drop sono gli stessi. Ciò che cambia è la parte alta. L’Alanera è più aero, la Superzero più tradizionale. Ma quello che davvero importava a noi in questo caso non era tanto il disegno, specie nella parte alta della piega, quanto appunto la larghezza. Stanno provando questa taglia per vedere come ci si trovano».

La Superzero dello spagnolo è larga 40 “centimetri Deda”, vale a dire 38 nella misura centro-centro standard
La Superzero dello spagnolo è larga 40 “centimetri Deda”, vale a dire 38 nella misura centro-centro standard



Feedback positivi

E in effetti è quello che interessa anche a noi. Perché ci si stringe così tanto? La scorsa volta avevamo parlato di vantaggi aerodinamici, ma anche di svantaggi nella guida della bici.


«In effetti non è un qualcosa di facilmente concepibile – ammette Guntri – I professionisti sono alla ricerca di prodotti sempre più aerodinamici, e può anche starci, ma in quanto a respirazione e guida non so quanto possano avvantaggiarsene.

«Io non lo vedo un prodotto alla portata degli amatori. E’ troppo specifico per chi fa della bici il proprio mestiere. Loro che sono dei professionisti possono anche utilizzarlo alla grande, sono molto preparati e possono trarne dei vantaggi. Ackermann e Ayuso per esempio hanno rilasciato dei feedback positivi. Entrambi hanno detto che si trovano molto bene. Respirano normalmente e la guida non ne risente».

Nel disegno c’è una Mtb, ma il concetto non cambia: col manubrio stretto si è più aero, ma cassa toracica e rachide sono più schiacciati
Nel disegno c’è una Mtb, ma il concetto non cambia: col manubrio stretto si è più aero, ma cassa toracica e rachide sono più schiacciati



Leve, pieghe e aerodinamica

«Se si va a vedere – continua Guntri – frontalmente ormai sembra che i corridori siano sulle bici da cronometro. Quando impugnano la piega sulle leve la posizione non è così tanto diversa».



A questo punto, chiediamo a Guntri quanto la regola che ha bloccato la posizione con gli avambracci sulla piega, stile crono appunto, abbia inciso sulla svolta verso i manubri più stretti.
«Ah – risponde con passione il tecnico di Deda – Non ha inciso tanto, ha inciso tantissimo! Non potendo più schiacciarsi in avanti, i corridori hanno cercato di stringersi il più possibile per essere aerodinamici. Posso solo dirvi che atleti alti 190 centimetri mi hanno già richiesto la nostra piega da 40 (esterno-esterno)».



«Non solo, ma adesso di pari passo al manubrio più stretto ci sono le leve ruotate verso l’interno, questo sempre per potersi distendere, per essere aerodinamici, e per avere di fatto un appoggio in più con il polso».


«Il primo ad utilizzare questa soluzione è stato Romain Bardet. Quando vidi quelle leve così ruotate sull’Alanera la sera stessa lo chiamai. Lui mi spiegò il perché. Mi disse del discorso dei polsi. Così anch’io, come faccio sempre, eseguii il mio test personale. Lo feci con la bici di McNulty (per una questione di misure supponiamo, ndr) ed in effetti si ha un appoggio ulteriore».

Il manubrio super stretto di Ewan (al centro). Da notare la differenza con quello di Bonifazio (a sinistra) e Laas (a destra)
Il manubrio super stretto di Ewan (al centro). Da notare la differenza con quello di Bonifazio (a sinistra)


Produzione ad hoc

«Noi abbiamo creduto fortemente nel lavoro con la UAE Team Emirates. E’ la nostra squadra faro e non solo per le due vittorie al Tour con Pogacar, ma anche per lo sviluppo dei prodotti, per l’esperienza di Archetti. Posso garantire che è uno sforzo enorme anche per noi seguirli con prodotti sempre più specifici.
«Da quando c’è il biomeccanico all’interno dei team molte cose sono cambiate. Non so se sia un bene o un male, non spetta a me dirlo, però posso dire di gente che va dal biomeccanico una volta ogni 15 giorni. E mi chiedo: quali adattamenti possono maturare in un periodo così breve? A noi però nel frattempo chiedono nuovi prodotti, nuovi pezzi. Li produciamo e poi magari dopo 3-4 mesi li abbandonano».



Per ora la tendenza è quella dei manubri ristretti. È un qualcosa che riguarda non solo i corridori che utilizzano i prodotti Deda, ma anche gli altri. Il manubrio moderno è stretto e possibilmente con profili aerodinamici, meglio ancora se integrato così da essere anche molto rigido.
«In UAE Team Emirates, al momento – conclude Guntri – mi hanno chiesto l’Alanera da 40 centimeti 12-13 corridori, vale a dire poco meno della metà della rosa».



E intanto, Caleb Ewan (anche nella foto di apertura) procede spedito con la sua “mini piega”. Il velocista della Lotto-Soudal sta correndo con un manubrio da 38 centimetri, che nelle misure Deda significa 36 centimetri centro-centro. E leve ruotate all’interno…

Il manubrio per i velocisti: sentiamo loro e il tecnico

26.01.2022
7 min
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Velocità, potenza, aerodinamica sono elementi imprescindibili per la volata. Tutto è portato al massimo, lo sforzo del corridore ma anche il materiale è sottoposto al massimo dello stress. Pensiamo a quel che possa “patire” il telaio, ma anche il manubrio quando un Van Aert che sprigiona tutta la sua potenza sui Campi Elisi ci si aggrappa, lo tira e lo “contorce”.

E proprio del manubrio del velocista vogliamo parlare. Quali caratteristiche deve avere? Cosa richiedono gli atleti?

Per esempio un elemento che emerge è l’avanzamento della parte alta della piega per non far toccare l’avambraccio alla piega stessa mentre si sprinta. O l’allargamento delle curve rispetto alla parte alta del manubrio che portano ad una presa leggermente diversa, sempre per far sì che braccio e piega non si tocchino, come ci diceva tempo fa Nizzolo. Ma c’è molto altro…

La piega integrata di Nizzolo, la Black Inc: la sua parte bassa è 1,5 centimetri più larga rispetto a quella più alta in tutte le misure disponibili
L’integrato di Nizzolo, il Black Inc: la sua parte bassa è 1,5 centimetri più larga rispetto a quella più alta in tutte le misure disponibili

L’esperienza di Cimolai

Partiamo da un velocista di esperienza, Davide Cimolai. Al Team Cofidis utilizza un manubrio Vision Metron 6D.

«Il mio manubrio – spiega Cimolai – è integrato. E’ più largo nella parte inferiore. E’ un 42 centimetri centro-centro nella parte superiore che diventano 43,5 in quella inferiore. Sinceramente preferirei quello classico, quindi con larghezza costante di 42 centimetri anche nella parte bassa della curva… Poi magari con questo vinco la Sanremo! Mi sento un po’ troppo largo».

Più largo in basso però significa anche un maggior “effetto leva” quando si tira. «Non so quanto 1,5 centimetri si possano sentire, per la mia esperienza personale non ho avvertito questo effetto, semplicemente lo sento un po’ meno “mio” nella guida».

L’integrato poi porta con sé anche il discorso delle curve. Una volta si aveva forse più possibilità di scegliere la tipologia: curva classica, curva anatomica, curva belga, adesso invece si va verso la curva unica, che se vogliamo è un mix di tutte le altre. «Una cosa positiva però – conclude Cimolai – di queste curve attuali e dei manubri integrati è che sono davvero rigidi».

Parola a Marchiori

Leonardo Marchiori alla Drone Hopper – Androni Giocattoli utilizza il manubrio Deda Alanera, uno dei più diffusi in gruppo.

«Oggi – dice il veneto – in gruppo ci sono moltissimi manubri integrati, specie per i velocisti, perché sono più rigidi. Il limite è che si hanno meno possibilità di sistemarlo esattamente come si vuole, quindi sta ad ogni corridore valutare alla fine quale preferisce, se il set tradizionale (attacco più piega) o appunto quello integrato. Io per esempio sono riuscito a riprodurle tutte. L’unica cosa che cambia è la larghezza. Avrei preferito una piega da 38 centimetri, invece sotto a 40 l’Alanera non c’è per ora».

«Perché così stretta? Per infilarsi meglio nei buchi durante la bagarre della volata e perché si è visto che si è più aerodinamici se si è stretti piuttosto e magari “alti”, piuttosto che larghi ma più bassi.

«In generale il manubrio integrato è più rigido, più scattante, e non lo cambierei per nulla in volata, tanto più che io ho una posizione molto avanzata e il mio corpo fa parecchio peso sulla ruota anteriore e pertanto anche sul manubrio. No, no… lo devo sentire rigido, altrimenti se è elastico si sente subito e ci si fida meno».

Sentiamo il tecnico

E allora ascoltiamo anche il parere del tecnico, Davide Guntri di Deda Elementi, brand che produce appunto l’Alanera.

Davide, cosa vi chiedono i velocisti? Sviluppate con loro i vostri prodotti?

La scelta del manubrio è soggettiva. Una volta forse si sviluppava un po’ di più il prodotto insieme agli atleti. Prima volevano un manubrio più chiuso e più profondo. Oggi invece i reach sono tutti sui 75/80 millimetri. Ma perché questo? Perché quando si alzano in piedi per sprintare non vogliono che l’avambraccio vada a toccare la parte alta della piega.

Però in teoria dovrebbe essere il contrario: con un manubrio più profondo è più facile che l’avambraccio tocchi la parte alta della piega…

Vero, ma erano anche diverse le curve. Erano più aperte. Con il manubrio in alluminio queste “scendevano” prima. La rotazione della curva era meno accentuata. Adesso invece con il carbonio sei più libero di modellare il tuo prodotto.

E quindi oggi cosa vi chiedono i velocisti?

In verità non chiedono cose particolari in generale. Con l’Alanera tutti i nostri velocisti tutto sommato sono accontentati. Il primo ad utilizzare questo prodotto fu Greipel. Lui ne trasse subito dei benefici in quanto essendo un monoscocca è un manubrio molto rigido (Greipel era un peso massimo, ndr). In più aveva un drop da 130 millimetri, che era abbastanza alto per quei tempi. La cosa che invece mi sta stupendo è che soprattutto i velocisti ci stanno richiedendo dei manubri molto piccoli, da 40 e da 38 centimetri. A tal proposito vorrei ricordare che le nostre misure sono un po’ diverse. Noi le prendiamo sull’esterno, non centro-centro. Quindi un nostro 40 centimetri è un 38 tradizionale.

Si dice che il manubrio di Caleb Ewan lo facciate voi. E’ così?

Sì, è così. È una collaborazione nata tra noi e Ridley, ma non è un prodotto Deda, infatti non è inserito nel nostro catalogo. E’ un qualcosa che abbiamo sviluppato con i loro ingegneri. Ed è un manubrio abbastanza stretto, da 38 centimetri.

Perché gli sprinter sono alla ricerca di un manubrio più stretto?

Principalmente per questioni aerodinamiche, anche se è una scelta che va un po’ controcorrente. Fino a pochi anni fa si diceva che con il manubrio stretto si respirava peggio in quanto con le spalle più strette il diaframma restava costretto. Inoltre si perdeva qualcosa in fatto di guidabilità. Invece noi adesso stiamo iniziando a consegnare le prime Alanera da 40 centimetri (esterno-esterno, ndr). Presto avremo i feedback da parte dei corridori. Al momento abbiamo avuto solo quello di Ewan, ma il rischio è che essendo lui così piccolo possa essere un po’ fuorviante.

Prima, Davide, hai parlato anche di disegno delle curve. Una volta c’era quella belga, quella italiana, quella anatomica… Ora invece sembra si vada verso un “monodisegno” è così?

Sì, è così. La piega anatomica è ormai quasi sparita e tutti tendono ad utilizzare più o meno lo stesso disegno con reach e drop rispettivamente attorno ai 75 e 130 millimetri. Qualcuno chiede ancora la versione Shallow vale a dire quella un po’ più ampia. Uno di loro è Matteo Trentin, ma questo perché lui ha delle mani e delle dita molto grandi e non riesce ad adattarsi troppo bene all’Alanera. Non a caso Matteo è tornato al set classico, piega più attacco, in alluminio. Abbiamo fatto per lui un attacco manubrio della nostra linea Zero100 negativo (-70°) e con un passaggio di cavi semi integrato.

Quindi lui è una particolarità…

Oggi i manubri più venduti sono quelli RHM, che hanno un reach da 75 millimetri e un drop da 130. Abbiamo sviluppato anche la piega Vinci Super Shallow per i belgi, su richiesta proprio della Lotto-Soudal, in quanto volevano un drop leggermente più piccolo, infatti è di 125 millimetri, ma il reach è sempre lo stesso (75 millimetri, ndr), scelta quest’ultima che non penalizza chi ha le mani lunghe.

I manubri per i velocisti hanno una struttura diversa? Sono più robusti?

Alcuni modelli sì, come lo Shallow. Abbiamo inserito nel layout più “pelli di carbonio” soprattutto nella parte laterale, quella più soggetta alle flessioni durante lo sprint. In linea di massima cerchiamo sempre di accontentare i nostri atleti, ma se aggiungiamo troppo materiale poi sale il peso. Adesso per esempio stiamo sviluppando il modello Vinci. Vogliamo renderlo un po’ più rigido ai lati, ma senza aumentare troppo il peso, a volte bisogna cambiare il layout delle pelli stesse, togliere il materiale da una parte e aggiungerlo dall’altra. Ma è un lavoro non facile.

Deda Elementi partner perfetto della Bardiani anche nel 2022

25.01.2022
3 min
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Nei giorni scorsi Deda Elementi e Bardiani-CSF-Faizanè hanno ufficializzato che anche per la stagione 2022 proseguiranno nella loro collaborazione tecnica. Si tratta di una partnership “storica” che dura da oltre quindici anni. Questa collaborazione da un lato ha permesso al team guidato da Roberto Reverberi di contare sul supporto di componenti altamente affidabili, dall’altro ha consentito all’azienda di Campagnola Cremasca di ottenere feedback importanti nello sviluppo dei propri prodotti.

Il manubrio per la Bardiani nella stagione 2022 sarà l’Alanera Deda Elementi (foto Bardiani)
Il manubrio per la Bardiani nella stagione 2022 sarà l’Alanera Deda Elementi (foto Bardiani)

Soddisfazione reciproca

Ascoltando i responsabili di Deda Elementi e di Bardiani CSF Faizanè possiamo cogliere come sia reciproca la soddisfazione per un rapporto così consolidato.

«Come azienda italiana – ha affermato Gianluca Cattaneo, Direttore Commerciale di Deda Elementi – siamo orgogliosi di riaffermare il supporto alla squadra di Bruno e Roberto Reverberi con cui nel tempo si è stretta una collaborazione vincente. I feedback di atleti professionisti che partecipano alle gare più importanti del calendario UCI saranno come sempre preziosi per sviluppare le nostre gamme di prodotti, oltre ad aumentare la visibilità e l’awareness del nostro brand».

Possiamo registrare le prime affermazioni di Roberto Reverberi, team manager della Bardiani-CSF-Faizanè: «La nostra squadra di partner tecnici è di prima qualità. Con Deda c’è una proficua collaborazione che ci permette di avere ogni anno prodotti rinnovati grazie ai nostri feedback e al continuo confronto con l’azienda che ci segue sempre con grande precisione».

Deda Elementi sarà partner del Bardiani CSf Faizanè nel 2022 (foto Bardiani)
Deda Elementi sarà partner del Bardiani CSf Faizanè nel 2022 (foto Bardiani)

Il meglio di Deda

In attesa che la stagione entri nel vivo con le prime gare di un certo spessore, possiamo già anticipare quella che sarà la dotazione tecnica che andrà ad equipaggiare le biciclette Cipollini in dotazione alla Bardiani CSF Faizanè. Resta naturalmente confermato il manubrio integrato Alanera, massima espressione della ricerca di Deda Elementi. La versione DCR (Deda Internal Cable Routing) garantisce una integrazione completa dei cavi all’interno del manubrio e nel telaio.

Parlando di ruote, il team potrà contare sulle SL45TDB ideali per tutte le condizioni di gara (foto Bardiani apertura). Per l’utente finale segnaliamo che sono disponibili sul mercato anche in versione per copertoncino/tubeless ready, per un’offerta completa ad un prezzo altamente competitivo. Restando in tema di ruote da gara, quest’anno debutteranno in gara le RS4DB che avevamo avuto modo di vedere in anteprima in occasione di una nostra recente visita in azienda.

Nelle prove contro il tempo il team monterà le estensioni Jet sul manubrio basebar Tribar. I ragazzi della Bardiani CSF Faizanè potranno inoltre montare all’anteriore la ruota SL62DB tubeless ready e al posteriore la lenticolare SL Hero TDB.

Completa la dotazione destinate alle Cipollini in uso alla  CSF Faizanè il nastro manubrio bicolore Loop dal peso estremamente leggero e con un ottimo comfort.

Nastro Manubrio bicolore Loop di Deda Elementi (foto Bardiani)
Nastro Manubrio bicolore Loop di Deda Elementi (foto Bardiani)

Non solo Bardiani

Nel 2022 di Deda Elementi non ci sarà soltanto la collaborazione con la Bardiani-CSF-Faizané. L’azienda sarà infatti accanto a diversi team professionistici maschili e femminile mettendo a loro disposizione il meglio della propria componentistica. A livello di uomini segnaliamo Lotto-Soudal, UAE Team Emirates, Drone Hopper – Androni Giocattoli, Sport Vlandereen. Per quel che riguarda le donne troviamo UAE team ADQ, Lotto-Soudal, BePink, Charente-Maritime e Cams Basso.

Deda Elementi

Superzero RS strada e gravel: a Deda non basta l’Alanera

02.11.2021
6 min
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Quello che tutti conoscono è senza dubbio l’Alanera, non foss’altro perché un certo Tadej Pogacar l’ha portato per due anni di fila in parata sui Campi Elisi. Forse perché s’è raggiunto un bel livello di affidabilità, sul manubrio integrato top di gamma, Deda Elementi non ha messo ulteriormente mano. Ma siccome non tutti amano l’immobilità di una simile soluzione, ecco che nel nuovo catalogo è arrivata la rivisitazione del Superzero, cui in coerenza con le ruote RS4DB presentate ieri, è stato aggiunto il suffisso RS: Superzero RS (sottoposto a test nella foto di apertura). Ad esso, Deda Elementi ha aggiunto l’equivalente da gravel e una serie sterzo di cui parlare.

Superzero RS, ergonomia top

Superzero RS è stato progettato per ridurre al minimo la resistenza all’aria e fornire un’impugnatura più ergonomica e confortevole. Il manubrio è caratterizzato dalla nuova forma RHM-EVO, l’evoluzione della geometria attuale con drop più compatto a 120 mm e il comfort superiore nella presa bassa.

Uno studio molto accurato è stato eseguito sulle sezioni, superando l’ovale quasi perfetto del Superzero (che dava qualche problema nel caso di rotazione del manubrio) e adottando una forma più ergonomica per l’appoggio anche quando si vogliano sollevare ulteriormente le leve dei freni. La parte centrale (superiore) della curva è invece tonda per montare eventuali prolunghe o supporti. Prezzo indicativo: 280 euro (+Iva).

Viti in titanio

Il passaggio cavi è agevolato dal sistema DCR (Deda internal cable routing) che permette la piena integrazione dei cavi all’interno del manubrio con qualsiasi telaio compatibile e grazie a guide predisposte che facilitano lo scorrimento dei cavi. Il foro centrale di uscita è più grande per facilitare  il montaggio dei cavi interni. 

Tra le… finezze di questa curva, che viene prodotta in 4 taglie, dalla 44 alla 46, c’è anche lo stop naturale per il nastro, con un dentello che rende meno netto il salto dalla parte nastrata a quella centrale.

In abbinamento alla curva Superzero RS, debutta l’omonimo attacco manubrio, che ne riprende la finitura e rispetto alla versione precedente riceve l’upgrade delle viti in titanio e il nuovo top cap. E’ disponibile in 5 lunghezze da 90 a 130 millimetri, con peso di 140 grammi nella misura da 110. Prezzo indicativo: 145 euro (+Iva).

Superzero, anche gravel

Come si diceva in apertura, Superzero Gravel è l’applicazione offroad del concetto strada. Ha profilo aerodinamico nella parte superiore abbinato alla curva EOS-Speed. Reach da 60 millimetri e drop da 110 rendono più rapido il cambio di impugnatura e più comoda la presa bassa. Mentre per dare più stabilità alla bici, l’angolo di apertura di 16° incrementa di 6 centimetri la larghezza del manubrio nella parte bassa rispetto alle leve.

Rispetto al manubrio Gera Alloy, di cui vi abbiamo raccontato in occasione della Serenissima Gravel, Superzero nasce dalla necessità di inserire un manubrio più racing, visto che il calendario gravel appare in rapida espansione. Al peso di 225 grammi, con le misure si parte dalla 42 per arrivare alla 46 (nella misura esterna variano da 48 a 52). Prezzo indicativo: 257 euro (+Iva).

Serie sterzo S-DCR

Non resta che parlare di S-DCR, serie sterzo integrata per sistema DCR (Deda internal cable routing) che permette il passaggio cavi direttamente attraverso il tappo superiore. Così facendo, ogni attacco Deda diventa compatibile con un telaio DCR, senza la necessità di altre sostituzioni.

S-DCR, compatibile anche con i distanziali Deda HSS, funziona con forcelle standard coniche (1-1/8” – 1,5”) e richiede un tubo sterzo telaio con cuscinetto superiore da 52 mm (1,5”). Il design dell’anello di compressione prevede un’apertura che permette il passaggio dei cavi tra cuscinetto e forcella. Prezzo indicativo: 60 euro (+Iva).

Deda Elementi

Su il velo sulle RS4DB di Deda. Il segreto è (anche) nel mozzo

01.11.2021
6 min
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Casa Deda, autorizzazioni da riempire per entrare, poi la solita calda accoglienza da parte di Gianluca Cattaneo e Davide Guntri. Davanti, su un tavolo che per un giorno fa da catalogo, le novità 2022, anticipate per noi di bici.PRO, che da oggi sono pubblicabili. C’è da leccarsi i baffi davanti alle nuove ruote RS4DB, al manubrio Superzero RS e alla sua versione gravel. Sempre per il gravel, facendo uno strappo alla regola, vi avevamo già raccontato del manubrio e delle ruote Gera Alloy utilizzate dalla Bardiani-Csf alla Serenissima Gravel di dieci giorni fa.

La mission di Deda

«Il nostro viaggio continua a braccetto con i team dei pro’ – spiega Cattaneo, direttore commerciale di Deda Elementi – non solo per marketing, ma soprattutto per lo sviluppo. Quello che arriva ai consumatori nasce da queste collaborazioni. A monte di tutto, c’è la sostenibilità del progetto, con la riduzione progressiva dei materiali di cui si può fare a meno. Il packaging si fa con carta certificata 100% FSC (Forest Stewardship Council, ndr), che proviene da foreste gestite, mentre entro il 2025 puntiamo a ridurre l’uso della plastica di un 50 per cento, per eliminarla del tutto entro il 2030».

Bicicletta e ambiente, il binomio è indissolubile. E queste mascherine e la ventata di voler vivere green che si è sollevata dopo il Covid rende l’impegno ancor più apprezzabile. Ma veniamo alle ruote, che al primo sguardo hanno già qualcosa di affascinante.

RS4DB peso piuma

Le RS4DB sono leggere, ecco la prima cosa da dire prendendole in mano. Leggere e piene di contenuti tecnologici importanti. La coppia pesa 1.340 grammi e come tutte le ruote per copertoncini nascono tubeless ready.

Fra gli accorgimenti che ne puliscono la linea e incrementano l’aerodinamica e la rigidità, i nipples interni svolgono la loro parte, così come il perno passante da 12 millimetri e il mozzo center lock ugualmente molto leggero.

E proprio il mozzo è il primo zoom del giorno. Cattaneo spiega, gli appunti riempiono il taccuino.

«Il mozzo – dice – è stato alleggerito di 80 grammi rispetto alla serie SL. Le flange sono state ridotte e sul corpo è stata eseguita una rigatura (rifling deisgn, secondo il concetto che c’è alla base delle rigature nelle canne dei fucili, ndr) che stabilizza il flusso d’aria e spinge la ruota verso il basso, migliorando l’aerodinamica e amplificando l’effetto Magnus (deportanza della ruota) per una maggiore stabilità a velocità elevate».

L’anima del mozzo

Ciò che più piace del mozzo posteriore è il sistema grazie al quale funziona. All’interno della cassetta si trovano infatti due ghiere dentate (ratchet) dai diametri diversi che nel momento della trazione si innestano una sull’altra. La più piccola si trova nel corpo della ruota libera, mentre quella più grande si trova all’interno della flangia del mozzo. 

Questo alleggerisce l’insieme del 16 per cento rispetto al mozzo precedente. Il risultato che ne consegue è un miglior rotolamento grazie alla riduzione dell’attrito interno, mentre sul fronte della manutenzione non è più necessario disporre di attrezzi specifici.

Spessori variabili

Il cerchio è un altro bell’esempio di studio. Grazie alla tecnologia con cui viene stampato, ha spessori differenziati, che diventano più consistenti in prossimità dei nipples (56 millmetri) e più sottili nei tratti intermedi, permettendo come detto di contenere il peso e di migliorare l’inerzia della ruota. Il profilo della ruota è di 38 millimetri, con larghezza esterna di 26 e interna di 19.

Brevetto di Alpina

Raggi e nipples sono frutto di una collaudata partnership di Deda con Alpina Raggi, ben nota nel ciclismo, ma ancor più solida nel mondo moto. E proprio qui, nel regno delle vibrazioni più violente e continue, è stato brevettato il sistema anti-svitamento esportato in queste ruote.

Il nipple, esagonale come tradizione vuole, ha infatti dentro un pallino di gomma che impedisce la rotazione non voluta, come accade ad esempio con i dadi autobloccanti al cui interno si trova il classico anello di poliammide. Per consentire la corretta manutenzione, Deda Elementi fornisce alle officine una valigetta con tutti i ricambi necessari.

Zero compromessi

Le RS4DB hanno 24 raggi incrociati in terza come tutte le ruote per dischi di Deda e utilizzano lo stesso carbonio sia che si tratti di modelli a disco, sia per rim-brakes.

«Il mercato – spiega Cattaneo – si sposta decisamente verso i freni a disco. Ugualmente abbiamo ancora due ruote disegnate per freni tradizionali, di cui c’è ancora richiesta. Mentre sul fronte delle ruote per tubolari, le facciamo ormai soltanto per freni a disco. La differenza sul fronte del carbonio è che nelle ruote a disco la pelle esterna è di semplice copertura, mentre nel caso di rim-brakes, essa dovrà comprendere anche la pista frenante».

La finitura esterna è lucida, senza più l’assillo di un tempo di far vedere le trama della fibra per rassicurare che si trattasse effettivamente di carbonio.

«Abbiamo ottenuto una bella riduzione di peso – chiude Cattaneo – ma potremmo scendere di altri 50 grammi senza alcun compromesso con la sicurezza. Mentre uno dei prossimi step sarà estendere la tecnologia del mozzo RS sugli altri modelli di ruota».

A casa Deda Elementi, dove nascono le ruote

28.10.2021
4 min
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Come si monta una ruota, quando sul tavolo hai un cerchio, un mozzo, un fascio di raggi, qualche elastico, dei nipples e degli adesivi? Un viaggio curioso e... musicale su passaggi che permettono ogni giorno agli uomini di Deda Elementi di comporre le loro ruote super veloci e super efficienti.

Siete mai stati dal panettiere che ha appena sfornato il pane e vi frena dal tentativo di allungare le mani, perché è ancora caldo e non si può? Bene, alcuni giorni fa la sensazione nella sede di Deda Elementi è stata esattamente la stessa.

Avevamo davanti tutto il bello che finirà a breve sul banco. Abbiamo visto. Maneggiato. Fotografato. Parlato. Approfondito. Ma non abbiamo potuto offrirvelo. E così, in attesa di farlo, ci siamo intrufolati nel laboratorio al piano terra dove prendono forma le ruote. Mozzi. Raggi. Cerchi. Nipples. Elastici. E una serie di macchine che agevolano la vita di coloro che le ruote le montano ogni santo giorno.

Una gamma completa

La gamma di ruote Deda Elementi è completa e soddisfa le esigenze di ogni tipo di ciclista. Alluminio e carbonio, freni a disco e freni tradizionali.

Le Zero2DB tubeless-ready per chi cerca una soluzione in alluminio e leggera per l’allenamento quotidiano.

La serie SLDB in carbonio per freni a disco, con i modelli tubeless-ready SL30DB, SL45DB e SL62DB, ad altissime prestazioni di leggerezza o velocità in qualsiasi condizione.

La serie SL in carbonio dedicata per bici con freni tradizionali, che comprende i modelli tubeless-ready SL38C, SL48C e SL62C.

Queste sono le nuove ruote Gera Alloy, con la finitura Ghiaia, usate dalla Bardiani alla Serenissima Gravel
Queste sono le nuove ruote Gera Alloy, con la finitura Ghiaia, usate dalla Bardiani alla Serenissima Gravel

Per gara e gravel

E poi ci sono le ruote da gara, quelle che si riconoscono nel gruppo dei più forti. Modelli per tubolari sia in versione rim brake che disc brake. SL45 è adatto a tutti i tipi di gare e percorsi, la SL88 e la SLHero sono dedicate alle crono o al triathlon. Trenta2 è stata introdotta nel 2021 per il gravel: ruote in carbonio tubeless-ready che associano leggerezza e affidabilità per molteplici utilizzi. Di recente, ugualmente per il gravel, Deda ha lanciato le Gera Alloy, di cui vi abbiamo raccontato subito dopo la Serenissima gravel.

In questo video vi proponiamo le fasi di passaggio nel montaggio della ruota. In attesa di svelarvi la più grossa novità dell’azienda in tema di ruote in carbonio e soluzioni davvero strepitose in tema di mozzo, cerchio e raggi.

La Serenissima Gravel tradisce Deda: scoperte due novità!

16.10.2021
4 min
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La Serenissima Gravel vinta ieri da Lutsenko ha detto due cose, anzi tre. La prima è che di colpo le aziende che hanno investito sul settore hanno provato la grande voglia di dirlo. La seconda è che non tutti, malgrado quanto si pensasse, erano davvero attrezzati con le bici più di tendenza degli ultimi mesi. La terza, che esula in parte dagli aspetti precedenti, è che se Pozzato e Moletta anziché invitare i team avessero contattato le case produttrici, avrebbero avuto al via anche altre squadre. Perché non esserci è stato commercialmente un passo falso e chi ci ha creduto ora è in vantaggio. Come ad esempio Deda…

La MCipollini della Bardiani alla Serenissima Gravel era una delle più tecniche
La MCipollini della Bardiani alla Serenissima Gravel era una delle più tecniche

Novità esclusive

Raccontano alla Bardiani che quando in Deda Elementi hanno saputo che la squadra avrebbe partecipato, si sono fatti in quattro per fornire il meglio nel catalogo, tirando anche fuori un paio di chicche che sarebbero dovute rimanere sotto embargo sino alla fine di ottobre. Nel catalogo 2022 infatti spiccano quattro nuovi manubri da gravel, con ampia scelta nella forma per poter soddisfare ogni taglia di corridore. In più una coppia di ruote in alluminio, le Gera Alloy, che possono davvero fare la differenza nei vari montaggi possibili.

Infinite posizioni

Fra i manubri gravel spicca il Gera Alloy, che nasce proprio per uso offroad e deriva dal Superzero, prodotto con alluminio 7050 e che nella versione stradale ha misure dalla 42 alla 46 per un peso di 305 grammi. Gera Alloy invece utilizza la lega 6061 e il suo peso arriva a 310 grammi anche e soprattutto per esigenza di solidità.

Ma gravel e strada hanno pochi punti di contatto, l’influenza del gusto e del mercato americano ha portato a un’ampia scelta di misure e posizioni per le mani. Il particolare che più salta agli occhi è la differenza di larghezza fra superiore e inferiore: la differenza è di 10 centimetri, così che un manubrio da 48 nella parte bassa della curva sarà largo 58 centimetri. Il disegno della curva rientra nell’acronimo EOS, ossia endurance Optimized Shape. Il montaggio è possibile con cavi interni ed esterni.

Ruota a 24 raggi

Allo stesso modo vale la pena far notare la nascita delle ruote Gera Alloy, prodotto 100 per cento made in Italy con profilo da 25 millimetri e canale esterno da 28 e interno da 23. La particolarità del cerchio è la sua asimmetria, con una serie di mozzi gravel. Il design asimmetrico e la raggiatura con 24 raggi si traducono in alta rigidità in cambio di un livello di peso piuttosto esiguo, condizioni fondamentali per ridurre il momento di inerzia ad ogni rilancio della ruota. Il peso della coppia è di 1.690 grammi. Anche in questo caso la finitura è Ghiaia per abbinarle al manubrio.