Matteo Moschetti, Challenge Mallorca 2020

Come è fatto un velocista? Chiediamolo al maestro

28.12.2020
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Proseguiamo il nostro incontro con Paolo Rosola, i capelli ingrigiti e l’energia di sempre, parlando del velocista. Negli anni Ottanta, più che le sue vittorie (27, di cui 12 solo al Giro d’Italia), era stato il suo essere fuori dalle righe, la sua empatia trascinante a renderlo popolare, vero esempio di quel che è un velocista. Perché velocisti si è innanzitutto con la testa, con il carattere, poi con le gambe. Come abbiamo già detto a proposito del suo ruolo alla Gazprom, Rosola non si è mai allontanato dal ciclismo e ha visto cambiare anche la figura dello sprinter. Una volta ogni squadra aveva il suo, ora è diventato un ruolo talmente specifico che il team deve dedicarcisi totalmente, costruendo il miglior treno possibile, oppure è molto probabile che vi rinunci.

Andrea Guardini, Le Tour de Langkawi 2018
Andrea Guardini, vittoria a Le Tour de Langkawi 2018
Andrea Guardini, Le Tour de Langkawi 2018
Guardini, Tour de Langkawi 2018

«Il ciclismo è cambiato come sono cambiate le nuove generazioni rispetto alla mia – esordisce il tecnico della Gazprom – ormai ogni corridore ha il suo preparatore specifico che lo fa lavorare perché diventi un corridore che va bene su tutti i terreni e questo è sbagliato. Vogliono che un velocista tenga in salita, ma perché? Non è quello il suo ruolo, che viene svilito. Il corridore perde le sue caratteristiche precipue e diventa un comune ciclista, che fa tutto ma niente in maniera importante».

Il movimento italiano ha velocisti di spicco, basti pensare al campione europeo Nizzolo o allo stesso Viviani suo predecessore, ma non sono così dominanti come avveniva ad esempio con Cipollini o Petacchi.

Ritieni che sia più un problema tecnico che di concorrenza internazionale?

Secondo me sì, imputabile innanzitutto ai dirigenti sportivi e ai preparatori, perché vogliono che gli atleti vadano bene dappertutto, togliendogli smalto. Gli sprinter di buon livello attualmente non mancano, ma sono perfetti per arrivi in gruppi ristretti, massimo 40 corridori. Quando si tratta di volate di massa, soffrono perché non hanno la preparazione specifica. Non hanno lavorato su pista. Non hanno neanche preparato mentalmente, anzi strategicamente l’atto conclusivo.

Cosa vuoi dire?

La volata ha un preambolo lunghissimo, un buon velocista deve saperla impostare se ha a disposizione compagni che lo pilotano, una squadra a lui dedicata come può essere la Groupama per Demare o la Lotto Soudal per Ewan. Ma deve anche sapersi adattare rispetto agli altri, magari sfruttare il lavoro altrui. Mi viene in mente un nome: Andrea Guardini. Era un ottimo velocista, ma ha perso le sue migliori caratteristiche proprio perché gli hanno chiesto di migliorare in salita.

Jakub Mareczko, Tour of Hainan 2017
Jakub Mareczko, tappa al Tour of Hainan 2017
Jakub Mareczko, Tour of Hainan 2017
Jakub Mareczko, Tour of Hainan 2017
Proviamo a passare in rassegna alcuni dei migliori velocisti giovani del panorama nazionale, quelli che hanno maggiori margini di miglioramento. Iniziamo da Jakub Mareczko…

Dopo quello che aveva fatto fra gli under 23 sicuramente ci si attendeva qualcosa di più, ma nel ciclismo attuale l’attività che si fa prima di passare pro’ ti spreme troppo. Una volta era una scuola, serviva per imparare, ora si chiede tutto subito e tanti arrivano spremuti. Sicuramente Jakub ha le fibre del velocista, perché io sono sempre stato convinto che velocisti si nasce. Certo si può migliorare, ma devi avere dentro di te la predisposizione. E’ un corridore valido per le volate nei giri a tappe, finora ha avuto qualche difficoltà ma può fare molto bene.

Un altro dal quale ci si attende molto è Alberto Dainese dopo il suo titolo europeo U23…

Non lo conosco molto, ma se ne parla molto bene. E’ importante il rapporto con la squadra, soprattutto se sfrutta queste prime stagioni per imparare. Approfitto di Dainese e della sua vittoria per esprimere un concetto molto importante che ho sempre cercato di inculcare ai miei ragazzi: una vittoria ha valore fino a mezzanotte, dopo è un altro giorno e non devi pensarci più. E’ importante per non montarsi la testa, non pensare che dopo una vittoria hai ottenuto tutto. Appena passato il traguardo è finita, nel bene come nel male, devi voltare pagina.

Alberto Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Alberto Dainese, tappa al Jayco Herald Sun Tour 2020
Alberto Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Passiamo a Matteo Moschetti…

Gran talento. Sai chi mi ricorda? Stefano Allocchio, perché la sua caratteristica è la volata lunga, la tenuta delle alte velocità che lo rende difficile da rimontare. Inoltre ha una buona squadra, il che per un velocista significa avere un buon treno a propria disposizione (Moschetti è ritratto nella foto di apertura). 

Davide Ballerini?

E’ molto bravo, ma non lo ritengo un velocista puro. Va bene per gruppi di 20-40 corridori, ma è espressione del ciclismo moderno. E’ quel tipo di corridore di cui parlavo prima, che va bene dappertutto. Sicuramente può vincere in un grande Giro, ma la tappa deve andare secondo certe modalità, in uno sprint a ranghi compatti non è quello su cui punterei.

Imerio Cima, Damiano Cima 2020
Imerio Cima e Damiano Cima, entrambi alla Gazprom
Imerio Cima, Damiano Cima 2020
Imerio e Damiano Cima, entrambi alla Gazprom
Parliamo del tuo pupillo: Imerio Cima…

Questo è uno sprinter puro e spero vada lontano, ma io per quanto posso voglio preservare le sue caratteristiche. Se mi seguirà si toglierà belle soddisfazioni. Deve però insistere sulle sue qualità di sprinter senza snaturarsi. 

In sostanza chi è il velocista?

Uno che non deve aver paura di nulla e che prima di lasciare la ruota che lo sta pilotando verso lo sprint, devono passare sul suo corpo… Uno sprinter deve sempre essere corretto, ma rispettando le regole deve farsi rispettare, magari anche con un po’ di follia. Uno sprinter è uno estroverso, che se la cava in ogni situazione, che impara i trucchi del mestiere e che sa sempre inventare qualcosa: io ho vinto corse dove non pensavo neanche di arrivare al traguardo…

Davide Ballerini

Volate e Roubaix, Ballerini piomba sul 2021

08.12.2020
5 min
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Ma che stagione ha fatto Davide Ballerini! Lui e la Deceuninck-Quick Step sono stati protagonisti di un’annata eccezionale. In particolare Davide ha fatto un grande salto di qualità: costanza di rendimento, una vittoria, gregario in salita e nel piano, uomo da fughe. 

Forte di tutto ciò, Ballerini si affaccia alla quinta stagione da professionista con molte attese, qualche speranza ma sempre tanta umiltà. Quasi troppa! Il lavoro di squadra per lui resta centrale, come vedremo, e forse è proprio questo che fa del team di Levefere una vera corazzata.

Ballerini ci risponde da Calpe (Spagna), dove è in ritiro.

Davide Ballerini
Davide impegnato sulle salite del Giro d’Italia, in testa per la Deceuninck
Davide Ballerini
Davide impegnato sulle salite del Giro d’Italia
Ciao Davide, ci dicono che oggi tiri un vento fortissimo da quelle parti. Uscite lo stesso?

Certo! Io esco nel pomeriggio però, questa mattina ho avuto da fare con le foto e impegni vari. In questo ritiro per ora si lavora su questi aspetti.

Un super 2020 per te…

E’ stata una bella stagione. Sono e siamo andati forte dopo il lockdown e non era facile. Tutti volevano andarci. Noi ci siamo riusciti.

Perché secondo te? Merito del ritiro in Val di Fassa?

Di sicuro quel ritiro ha aiutato, ma molto hanno influito la forza di volontà, la voglia che avevamo di correre e soprattutto il gruppo. Perché quello conta davvero tanto. Noi lo sentiamo. Alla fine al Giro la squadra doveva essere diversa: doveva esserci Remco, Cattaneo, Jakobsen, eppure siamo stati compatti. Io volevo stare in questo team perché so come lavorano. E che lavoriamo bene penso si sia visto. Credo che la mia crescita sia dovuta a questo, alla squadra. Di andare così forte in salita me lo aspettavo sì e no. A me piace la salita, ma posso dire che forse non mi aspettavo di andare così forte in volata. Mi sto completando.

Davvero non ti aspettavi di andare forte in volata? Ma allora che corridore sei?

Bella domanda! Non sono un velocista puro, ma sono riuscito a vincere in Polonia e a fare un podio al Giro e per questo voglio lavorare sullo spunto veloce. Poi certo non sono uno scalatore, sono più un passista veloce. Molto dipende dalla pendenza della salita. Mi piacerebbe testarmi nelle volate, ma non è facile con le esigenze del team.

Il bello e il “brutto” di essere in una corazzata come la Deceuninck forse è questo: vai forte, ma ci sono anche campioni enormi che ti precludono qualche spazio. Da una parte hai Bennet (per le volate) e dall’altra Alaphilippe (per le altre corse ondulate), per dire solo i primi due nomi che ci vengono in mente…

Posso garantire che se lavori per Julian lui ricambia sempre. Alla fine gli spazi ci sono per tutti. Vi faccio l’esempio. Se Jakobsen non fosse caduto, io non avrei vinto la tappa al Polonia perché avrei lavorato per lui. Bisogna cogliere le occasioni. Bisogna centrare i propri obiettivi, ma l’importante è che la squadra sia contenta.

Davide Ballerini
La volata di Villafranca Tirrena, con Demare e Sagan
Davide Ballerini
A Villafranca Tirrena, con Demare e Sagan
Cosa ti resta del super Giro che hai fatto?

E’ stata una bella gara. Lo spostamento ad ottobre mi è piaciuto. Abbiamo trovato un clima “mite” alla fine e per fortuna quella settimana di brutto tempo l’abbiamo trovata in pianura e non sulle montagne, altrimenti sarebbe stato impossibile andare avanti. Per me che soffro il caldo c’è stato un bel clima.

Cosa provi quando vai forte in salita e sei lì a tirare, in fuga o per la maglia rosa? Scatta l’adrenalina?

Io penso solo ad andare avanti il più possibile. Divento un computer. Guardo i watt, mi concentro, cerco di non fare i fuorigiri e man mano che passano i chilometri valuto la situazione. Al Giro fortunatamente il pubblico c’era e questo aiuta. Le gare di ciclismo senza tifo non sono belle. Se sei morto non che il tifo cambi le cose però quel calore ti dà qualcosa.

Qualche giorno fa con Chicchi si parlava di velocisti. Lui sostiene che il velocista puro tenda a scomparire, che i dislivelli aumentano… Che opinione hai?

Corro da 11 anni e vedo che le gare sono sempre più impegnative. A parte le classiche i cui tracciati sono quelli, nelle corse a tappe aumentano i chilometri e spesso anche le pendenze per renderle più spettacolari. Da un lato va bene, da un altro no. Al Giro abbiamo avuto un paio di tappe con 300-500 metri di dislivello, ma sono rarità. Un velocista che va alla Vuelta deve essere forte in salita, altrimenti non la finisce. Quest’anno in Spagna ci sono state due, forse tre volate. Sono tra i pro’ da quattro anni e non so come fossero i velocisti prima, ma credo che si vada incontro ad una rivoluzione più generale. I corridori del 1998-1999 vanno fortissimo, non ci sono più le gerarchie nelle quali i vecchi dettano legge.

Tu potresti essere il prototipo del velocista del futuro…

Essere veloce e tenere in salita mi dà buone opportunità. A me va bene, forse vado anche troppo in salita. E va a finire che la tappa di Villafranca la perdo. Ma con i se e con i ma… non si va da nessuna parte.

Però che arrivo quello: il colpo di reni a tre…

Sì, bello però brucia. Okay ho perso da Demare e Sagan ma non è come vincere.

Davide Ballerini
Ballerini alla Roubaix 2019
Davide Ballerini
Ballerini alla Roubaix 2019
Conosci già il tuo calendario? Che obiettivi hai per il 2021?

Vincere quelle volate! Inizierò con l’Algarve e poi punto alle classiche del Nord, quelle della prima parte al fianco di Alaphilippe.

Farai parte del gruppo Bennett?

Ancora non lo so, ma mi piacerebbe.

Tra le classiche ce n’è qualcuna che ti piace di più?

Ah, senza dubbio la Roubaix! E’ un mio pallino e quest’anno mi è dispiaciuto non si sia disputata.

Il tono di Davide si fa molto più brillante. Alla Roubaix potrebbero non esserci Alaphilippe, Bennet, Evenepoel e magari con il “solo” Stybar qualche chance in più potrebbe averla. L’ha corsa solo nel 2019 quando era in Astana. Farla con la Deceuninck è tutt’altra cosa. Sappiamo quanto contino certe gare per questo team… Da italiani non possiamo che incrociare le dita per Ballerini.