Mattia Cattaneo

Passeggiata con Laky e 2 biscotti, i must di Cattaneo

27.11.2020
5 min
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Continua il viaggio di bici.PRO per scoprire le giornate tipo dei corridori professionisti. Oggi siamo “andati” da Mattia Cattaneo. Lo scalatore lombardo, vincitore del Giro d’Italia U23 del 2011, ha concluso da poco la sua stagione. Lo ha fatto alla Vuelta dove tra l’altro è stato il migliore degli italiani, chiudendo al 17° posto.

«Ho ripreso da poco a fare qualche camminata in montagna – racconta Cattaneo – 2-3 ore sulle alture del mio Comune visto che non possiamo andare troppo in giro e dalla prossima settimana riprenderò la bici».

Mattia, la tua giornata tipo: partiamo dalla sveglia. Hai un orario fisso?

Sì, metto la sveglia alle 7,30 ma mi alzo sempre un po’ prima. Mi piace programmare. So che se mi sveglio a quell’ora riesco a fare le cose senza fretta. Anche perché non voglio che l’uscita in bici mi prenda tutta la giornata e rientrare così a pomeriggio inoltrato. In un anno capiterà dieci volte che rimando la sveglia o sono io a spegnerla.

Quindi passi alla colazione o magari fai il risveglio muscolare?

No, niente stretching o simili, sono già molto flessibile di mio. Questo tipo di esercizi li faccio con la squadra quando sono in ritiro. A casa invece mi alzo, mi vesto e vado a fare 30-40 minuti di camminata con il mio cane Laky, scritto proprio così e non come “fortuna”! Una camminata che faccio anche quando sono in piena stagione, solo alle gare e nei ritiri la salto. Quando poi torno, doccia e colazione.

Cattaneo
Mattia Cattaneo verso l’Alto de Angliru all’ultima Vuelta
Cattaneo
Cattaneo verso l’Angliru alla Vuelta
Cosa mangi a colazione?

Vario un po’. Yogurt e cereali non mancano quasi mai, poi alterno pane e marmellata o philadelphia o omelette, dipende dalla voglia del momento e dal lavoro che devo fare. Se devo “distruggermi” i muscoli mangio un po’ più di proteine. E accompagno il tutto con un caffè americano e dei frullati di frutta che mi preparo. Non amo invece la brioche e il cappuccino e neanche le merendine. 

Quindi esci in allenamento…

Mai oltre le 9,30 d’estate e le 10 d’inverno. Le mie zone sono quelle del bergamasco. Faccio spesso il Selvino e il Monte di Nese, 7 chilometri parecchio impegnativi. Questa è la mia salita. Parte dal mio paese natale, Alzano Lombardo, e la facevo anche da bambino, solo che poi ad un certo punto tornavo indietro perché non ce la facevo! Sono abbastanza abitudinario nei miei giri e nelle mie salite. Preferisco quelle perché lì ho i miei tempi, i miei riferimenti. E lo stesso vale per i lunghi: ho 4-5 percorsi tra Val Brembana e Val Seriana. Poiché spesso faccio degli specifici mi dà fastidio se arrivo in cima ad una salita e magari mi mancano 2′ per terminare il lavoro.

Hai introdotto il capitolo allenamenti. Come distribuisci la settimana?

Di solito faccio tre giorni di carico e uno di scarico o anche quattro di carico e due di scarico, ma a quel punto uno è di stop totale e un’altro è una passeggiata. 

Dei giorni di carico quando fai la distanza, la forza, la soglia…

Da quando sono in Deceuninck-Quick Step non faccio più un giorno la forza, un giorno le volate, un giorno la distanza… Ogni uscita comprende più cose. E mi piace. Magari faccio un medio e su un’altra salita la forza, alternata all’agilità. Quando sono in condizione faccio molti lavori di ritmo. 

Fai i lavori anche quando fai la distanza quindi?

Sì, non mi piace fare l’uscita lunga e regolare. Ormai sono io a dirlo al mio preparatore, Vasilis Anastopoulos (della Deceuninck, ndr). Comunque non faccio molte ore. Sì, in ritiro con la squadra è capitato anche di farne 7 e mezza, ma solitamente a casa non vado oltre le 5 ore, 5 ore e un quarto. Se ci pensate quante sono le gare in un anno che durano sette ore? Non più di cinque: la Sanremo, la Liegi, il Lombardia… forse.

Tasche piene o sosta al bar?

Una sosta la faccio sempre, ma attenzione la mia sosta bar è: arrivare in cima ad una salita, mettere la mantellina, prendere una coca, berla e ripartire. Non dura più di tre minuti. Non mi piace fermarmi, soprattutto se devo fare i lavori. Inoltre io il 90 per cento delle volte esco da solo, a quel punto sedermi per guardare il telefono non ha senso. Se invece devo fare scarico allora mi piace uscire a digiuno per un’ora. Fermarmi al bar e farmi servire il caffè con calma e poi ripartire per un’altra oretta.

E quindi tasche piene?

Sì, porto con me le solite cose. Barrette e almeno un gel. Il gel di sicurezza, lo chiamo. Non si sa mai. Ma quasi sempre lo riporto o comunque non torno con le tasche vuote. Meglio avere qualcosa in più.

Usi anche la bici da crono?

Sì, tanto. Due, anche tre volte a settimana. Ci faccio sia i lavori che lo scarico.

C’è differenza nella velocità media?

Eh, parecchia. Se faccio un’uscita lunga anche con molta salita, con la bici normale faccio 29-30,5 di media, con quella da crono 34-35. Se poi c’è pianura e ci sono anche i lavori torno con 38 di media.

Quando rientri prendi proteine o integratori?

No.

Mattia Cattaneo
Anche in allenamento Cattaneo preferisce partire con le tasche piene
Cattaneo
Anche in allenamento preferisce le tasche piene
Arriviamo poi all’ora di pranzo. Cosa mangi?

Il 99 per cento delle volte pasta o riso, quasi mai prendo anche il secondo, mentre preferisco poi la frutta, un caffè e un paio di biscotti. 

Nel pomeriggio cosa ti piace fare?

Relax sul divano e le varie cose di una persona normale: commissioni per la casa, per il cane, la macchina. E va a finire che totalmente sul divano ci sto poco!

E infine la sera…

Vivo da solo e cucino da me. Ceno tra le 20 e le 20,30, quasi sempre mangio un secondo, un po’ di pane e della verdura. Ma se il giorno dopo devo fare tanti chilometri mangio anche un po’ di pasta. E per finire anche un caffè e due biscotti. Quelli non mancano mai!

Hai gusti specifici in tal senso?

No, decido sul momento quando vado a fare la spesa.

Come finisce la tua giornata?

Tv. Guardo Netflix, film, documentari e verso le 23, massimo mezzanotte, vado a dormire.

Ma Cattaneo non esce mai?

Di amici ne ho diversi, ma di quelli con cui davvero esco e passo del tempo ne ho uno, Francisco. Alcuni pomeriggi vado da lui. Capita ogni tanto che si faccia un giro e una birra in quel caso me la faccio.