EDITORIALE / Ubi maior, minor cessat

16.12.2024
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Ubi maior, minor cessat. Quando l’altro giorno Matxin ha annunciato la presenza di Ayuso al Giro d’Italia e poi ha aggiunto che potrebbe esserci anche Pogacar, il giovane spagnolo non ha fatto salti di gioia. Ovviamente ne avevano già parlato, ma sentirsi chiedere dalla stampa se per lui cambierebbe qualcosa, ha costretto Ayuso ad aprire gli occhi e fare l’inchino. Se ci sarà Pogacar, si correrà in modo completamente diverso, perché sarà lui il capitano.

Poche ore dopo, dal ritiro mallorquino della Red Bull-Bora è arrivata la conferma che anche Roglic correrà il Giro d’Italia, già conquistato nel 2023 (in apertura, immagine Red Bull-Bora). Lo sloveno, che è ironico e realista, ha dichiarato che farà i suoi programmi sulla base di quelli di Pogacar, andando dove non sarà Tadej. Era una battuta? Se c’è Pogacar, non si vince: ubi maior, minor cessat. Anche per questo nei giorni scorsi anche O’Connor ha spiegato il motivo per cui al Tour bisogna comunque andare. E l’apice del ciclismo, si partecipa pur consapevoli di essere sconfitti.

Pogacar, qui nel ritiro di Benidorm, è il riferimento e lo spauracchio del gruppo
Pogacar, qui nel ritiro di Benidorm, è il riferimento e lo spauracchio del gruppo

Pellizzari e il Giro

Il ciclismo non è una scienza esatta, lo ha spiegato bene Matej Mohoric, ma si sta lavorando perché lo diventi. Pogacar ha ringraziato perché nel 2024 gli è andato tutto liscio. Ricorda bene infatti la caduta della Liegi 2023 che gli costò la Doyenne e la preparazione per il Tour. E magari è consapevole che un Vingegaard al meglio gli avrebbe reso la vita più dura. Tuttavia il suo strapotere spingerà sempre di più gli avversari a concentrarsi sugli obiettivi raggiungibili.

Per questo motivo, la Red Bull-Bora-Hansgrohe del Giro vedrà accanto a Roglic gregari come Hindley, Martinez, Aleotti, Sobrero e Moscon. Manca Tratnik, che verosimilmente sarà il pilastro per la squadra del Tour. E manca anche Pellizzari, stella nascente del ciclismo italiano, che per ora è riserva e dovrà semmai guadagnarsi il posto a suon di risultati. Sarebbe un peccato non vederlo nuovamente al via, ma anche nel suo caso, la regola è ancora la stessa. Ubi maior, minor cessat. Piace la scelta di Piganzoli di insistere ancora un anno con la Polti-Kometa. Si metterà nuovamente alla prova nel Giro, prima di diventare un numero (pur importante) in squadre più grandi.

Giulio Pellizzari, passato alla Red Bull-Bora, per ora è riserva al Giro
Giulio Pellizzari, passato alla Red Bull-Bora, per ora è riserva al Giro

Chiude il CT Friuli

E’ notizia di poche settimane fa che il Cycling Team Friuli chiuderà la sua storia di successi fra gli under 23, diventando a tutti gli effetti il devo team della Bahrain Victorious. Roberto Bressan le ha provate tutte per difendere l’identità della sua squadra, ma alla fine è stata fatta la scelta più logica. Andrea Fusaz era da tempo uno snodo decisivo fra i preparatori del team WorldTour e dispiace semmai che Fabio Baronti, cresciuto alla sua scuola, non abbia trovato posto e sia passato alla Jayco-AlUla.

Proprio la squadra australiana nel frattempo ha assorbito la Hagens Berman Jayco di Axel Merckx, protagonista di una storia di talenti lanciati nel WorldTour. Mentre la Lotto-Kern-Haus è entrata nell’orbita della Ineos Grenadiers. Anche in questo caso, neanche a dirlo: ubi maior, minor cessat.

I team WorldTour sono gli unici a possedere le risorse per mandare avanti uno sport diventato costosissimo, con buona pace degli altri che per sopravvivere hanno la doppia opzione di restare piccolini finché ce la fanno o farsi assorbire. L’esempio della BePink-Bongioanni di Walter Zini è perfetto per illustrarlo. Il team manager milanese aveva adocchiato uno sponsor polacco che gli avrebbe permesso di fare il salto tra le professional, ma alla fine l’azienda ha preferito diventare il terzo nome della Canyon-Sram. Essere il terzo nome di una grande squadra è stato ritenuto più redditizio dell’essere il primo di un team più piccolo. Ubi maior, minor cessat, tanto per cambiare.

Daniel Skerl è l’ultimo neopro’ del Team Bahrain Victorious nato nel CT Friuli
Daniel Skerl è l’ultimo neopro’ del Team Bahrain Victorious nato nel CT Friuli

L’esempio di Piemonte e Friuli

In questo quadro, cosa dovrebbe fare il presidente della Federazione ciclistica italiana? Può a nostro avviso concentrarsi sulla base, puntando a riportare in alto i numeri dei tesseramenti che da troppi anni a questa parte vivono una picchiata apparentemente incontrollata. Va bene preoccuparsi per le società U23 che spariscono, ma varrebbe forse la pena lavorare prima su quelle di base che intercettano i talenti e gli danno una forma.

Vi siete mai chiesti come mai il Piemonte e il Friuli, regioni che pure non hanno grandissime squadre, sfornano o hanno sfornato atleti di primissima fascia? Ganna, Longo Borghini, Sobrero, Barale, Covi, Balsamo, Gasparrini, Mosca, De Marchi, Viezzi, Cimolai, Buratti, Olivo, Fabbro, Milan, Cecchini, Skerl. Sono bandiere nate negli anni da società giovanili che lavorano bene e portano ragazzi sani e motivati fin sulla porta delle categorie internazionali. Li prendono dalla strada, la pista, il cross e anche dalla mountain bike. Hanno tecnici competenti e capaci anche di essere animatori del movimento. Coinvolgono le famiglie come si è sempre fatto e come in realtà accade sempre meno di frequente.

Anche in quelle categorie ci sono genitori purtroppo sensibili alla corte di team più grandi. Ne è l’esempio quanto accaduto di recente nella squadra di Jacopo Mosca. Se non si lavora su numeri e non si fa capire che c’è un tempo per essere grandi e uno per crescere, la sorgente si esaurirà. E a quel punto saranno guai seri. E’ vietato, parlando di bambini, rassegnarsi al cinismo di “Ubi maior, minor cessat”. Dal futuro presidente federale, ci aspetteremmo la determinazione nel fare scelte impopolari, assieme al coraggio di lasciar andare qualche medaglia. Meglio investire sul futuro o continuare nella conta dei trofei?

CT Friuli, Pietrobon cresce e Bressan sta tornando

15.04.2021
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Come la Biesse-Arvedi di cui abbiamo parlato martedì, anche il CT Friuli si è trovato davanti all’esigenza di rifondarsi. Quando ti vanno via corridori come Aleotti, Milan e Bais, non ti resta che ripartire da quel che resta e semmai allargare la base. E’ questa la sintesi del Boscolo pensiero alla vigilia delle gare di Extra Giro e della lunga rincorsa al Giro d’Italia U23.

«Sapevamo che sarebbe stata dura – dice Renzo Boscolo, tecnico del CT Friuli – stiamo riaprendo un ciclo. Non abbiamo perso soltanto quei tre, negli anni precedenti sono passati altri corridori importanti che avrebbero avuto ancora del tempo fra gli under 23. Ma se vuoi fare la continental e usarla come fase di formazione per i giovani, le cose vanno a questo modo. Il problema semmai sta nel fatto che il Covid ci ha tolto una parte importante del lavoro, quella della formazione».

Dopo l’arrivo della Vicenza-Bionde, i complimenti di Fran Mihojlievic e di tutto il CT Friuli (foto Scanferla)
Dopo la Vicenza-Bionde, i complimenti di Mihojlievic (foto Scanferla)
Quella che normalmente facevate in ritiro?

Esatto. Nei weekend normalmente si facevano più ore di formazione che ore pedalate. Adesso siamo costretti a fare le stesse cose o a provarci durante le corse o su Zoom. Ed è il vero problema che ci impedisce di abbattere i tempi con i più giovani.

Pietrobon è diventato un pilastro della squadra?

Proprio ieri gli ho mandato un messaggio per fargli i complimenti. Perché al di là del secondo posto alla Vicenza-Bionde, la cosa di cui sono stato più contento è che dopo l’arrivo i compagni sono andati tutti da lui a fargli i complimenti, dopo che in corsa era stato proprio lui a chiedergli di alzare il ritmo. Per la prima volta l’ho visto leader.

Lo scorso anno alla Vicenza-Bionde vinse Aleotti in maglia tricolore: grandi sfottò su Whatsapp per Pietrobon, arrivato secondo (foto Scanferla)
Alla Vicenza-Bionde 2021 vinse Aleotti: battute a Pietrobon, 2° (foto Scanferla)
Da qualche parte si è letto che voglia puntare al Giro d’Italia…

E’ nei suoi sogni (sorride, ndr), come il Tour de l’Avenir. Ovviamente dipenderà dalla gara. Lui ha capacità in salita, ma soprattutto dovrà dimostrare di non avere i blackout in cui incorreva in passato. Deve dimostrare di aver superato questo problema, da parte mia posso dire che ci stiamo lavorando.

Quale il programma d’ora in avanti?

Tutte le corse di Extra Giro, San Vendemiano e poi il Liberazione a Roma. Abbiamo anche parecchi inviti all’estero, con il calendario che si sta assestando. Prevedo dei bei grattacapi a settembre, tante corse si stanno spostando e i programmi si ingolfano.

Sappiamo che Roberto Bressan è stato poco bene, ma sta recuperando. Come va?

E’ convalescente, ma sempre presente. E’ tornato con il suo carisma

Vuoi dire rompiscatole come ai bei tempi?

Lo avete detto voi (ride, ndr), non io! L’altro giorno si è impuntato su due dettagli tecnici su cui ovviamente aveva ragione. E allora ho proprio dovuto dirglielo: sei tornato per davvero

Al Piva, rifornimento volante per Pietro Aimonetto (foto Scanferla)
Al Piva, rifornimento per Pietro Aimonetto (foto Scanferla)
Il CTF Lab resta al centro delle operazioni?

A parte i due della Bora-Hansgrohe (Fabbro e Aleotti, ndr) che si allenano con i loro tecnici, gli altri sono rimasti con noi. La cosa bella è che con tutti continuiamo a sentirci nel gruppo di Whatsapp, che dà proprio il segno dell’attaccamento. L’altro giorno in Turchia è caduto Venchiarutti. Gli ho scritto di ripartire e cercare di fare qualcosa di importante e lui l’indomani è stato per tutto il giorno in fuga. Invece alla Vicenza-Bionde hanno fatto a fettine Pietrobon. Lui è arrivato secondo, Aleotti l’aveva vinta. Potete immaginare da soli…