EDITORIALE / L’esempio di Benidorm e la parabola dei talenti

22.01.2024
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BENIDORM (Spagna) – Sedicimila persone a 18 euro ciascuna (i biglietti andavano da 14 a 20 euro) fanno 288 mila euro: questo è l’incasso stimato ieri per gli organizzatori della Coppa del mondo di ciclocross a Benidorm. In realtà potrebbe essere molto superiore, dato che nei 16.000 andrebbero considerati anche quelli che hanno riempito l’area VIP e Super VIP, i cui ingressi costavano fra i 75 e i 150 euro (ridotti per i bambini). In aggiunta, al conto vanno sommate le consumazioni, che passavano attraverso un braccialetto ricaricabile marcato Pissei. La coda davanti agli stand e le roulotte che vendevano birre e panini era interminabile. Non è difficile valutare che il totale superi abbondantemente i 300 mila euro.

A Benidorm si sono contati circa 16.000 paganti. Biglietti fra 14 e 20 euro, fino a 150 per l’area VIP
A Benidorm si sono contati circa 16.000 paganti. Biglietti fra 14 e 20 euro, fino a 150 per l’area VIP

Il ciclismo che si paga

C’era davvero un sacco di gente a tifare Van Aert e compagni, sfatando il luogo comune del ciclismo sport povero perché non ci sono biglietti da vendere. In realtà i biglietti ci sarebbero, quello che manca è la capacità di immaginare uno sport che oltre ad essere spettacolare, sia anche redditizio. Nei giorni del cross, Benidorm e i suoi hotel si sono riempiti di gente proveniente da ogni angolo di Spagna e d’Europa, soprattutto dal Nord. L’indotto per le strutture ricettive non è quantificabile.

A Gand, per la Sei Giorni che si è svolta lo scorso novembre nel velodromo Kuipke e accoglie ogni sera circa 6.000 persone (3.000 sugli spalti e altrettanti nel parterre ancora più pieno), i biglietti andavano da 27 a 45 euro a serata, fino ai 145 del Vip Cafè Hospitality. A voi il piacere di fare il conto. Ugualmente in Belgio, ma per il Giro delle Fiandre, i Vip paganti sono davvero una folla (dalla colazione all’arrivo passando per il Qwaremont) e pagano prezzi da mille e una notte.

Se un evento richiama migliaia di persone diventa più appetibile anche per gli sponsor, questo è abbastanza chiaro anche per chi di economia mastica ben poco.

Il velodromo di Gand accoglie ogni sera circa 6.000 persone, con biglietti da 27 a 45 euro, più zone VIP
Il velodromo di Gand accoglie ogni sera circa 6.000 persone, con biglietti da 27 a 45 euro, più zone VIP

Il ciclismo nelle città

Si tratta di esempi piuttosto elementari per dimostrare altrettanti aspetti che meriterebbero qualche riflessione aggiuntiva.

La prima è la conferma che il ciclismo, portato nel centro delle città, ha un appeal ancora intatto. Va benissimo la Coppa del mondo a Vermiglio, ma vogliamo mettere la risonanza che avrebbe un cross internazionale a Villa Borghese o al Circo Massimo, in un weekend di ordinario turismo a Roma? Oppure nel centro di Milano o di Verona?

La seconda rende palese quale potrebbe essere il ritorno economico di un movimento fiorente come quello della nostra pista, se solo qualcuno avesse la capacità di guardare oltre la punta del naso. L’Italia è protagonista di mondiali e Olimpiadi, ma non ha un evento per mettere in mostra i suoi gioielli.

Il terzo fa capire che agli organizzatori delle corse su strada basterebbe un pizzico di inventiva per allestire delle zone hospitality nei punti cruciali, smettendo di nascondersi dietro il paravento del “si è sempre fatto così”. Il problema non è pagare. Il problema è pagare senza avere qualcosa di indimenticabile.

Pidcock e i bambini. Quale altro sport consente l’accesso diretto ai campioni? (foto Yago Urrutia)
Pidcock e i bambini. Quale altro sport consente l’accesso diretto ai campioni? (foto Yago Urrutia)

La Sei Giorni di Milano

Anni fa furono quasi 30 mila i tifosi che presero d’assedio la Montagnetta di San Siro per vedere Paola Pezzo e Miguel Martinez gareggiare sulla mountain bike. E furono moltissimi anche i tifosi che nel 1995 si ritrovarono a Villa Ada, nel cuore di Roma, per la prova di Coppa del mondo di mountain bike vinta da Luca Bramati. Mentre il Superprestige di ciclocross faceva tappa fissa nel parco dell’ospedale Spallanzani, meglio noto di recente per aver… ospitato i primi due cinesi presunti portatori del Covid in Italia. Non c’è più nulla.

Tagliamo subito la testa al toro: non si può fare una Sei Giorni a Montichiari. E’ lontana, richiede un viaggio e per questo non attira curiosi. Se invece si prendesse un capannone della vecchia Fiera di Milano o addirittura il Forum di Assago, si affittasse una pista e la si montasse al suo interno, ecco che rinascerebbe la Sei Giorni tante volte promessa e mai mantenuta.

Questa immagine del 1984 ricorda come fosse la Sei Giorni di Milano, con il palazzo sempre pieno
Questa immagine del 1984 ricorda come fosse la Sei Giorni di Milano, con il palazzo sempre pieno

La parabola dei talenti

Chi potrebbe farlo? Se non ci arriva per scelta o intuizione RCS Sport e non ci arrivano per potenza economica le altre società sportive (ovviamente tutto ciò ha un costo), potrebbero farlo gli organizzatori di grandi eventi e concerti. Quelli che campano di biglietti e merchandising. Gli andrebbe proposto e questo potrebbe farlo la Federazione, che ne ricaverebbe un interessante utile.

Sarà forse perché piace la sua concretezza, sarà perché sa muoversi, ma sono tanti quelli che pensano che Cassani la Sei Giorni a Milano l’avrebbe riportata davvero. Lo aveva promesso. Così come a un certo punto si è messo in testa di portare il Tour de France in Italia e ha trovato gli alleati per farlo.

Fare: il verbo è proprio questo. La differenza vera fra lo spettacolo di Benidorm, il gigantismo belga e la nostra dimensione così accorta da sembrare stantia sta proprio nella capacità di immaginare, progettare, rischiare e poi fare. Si segue da decenni un copione identico, si spremono gli sponsor, si va in cerca di contributi pubblici e non si inventa nulla. Un po’ come nella parabola dei talenti, il ciclismo in Italia in tanti casi è gestito da chi ha sotterrato la moneta senza valutare più di tanto la possibilità di guadagnarne altre. Sappiamo tutti come finì con i tre servi del Vangelo di Matteo?

Pidcock Coppa 2021

Van Aert stecca l’ottava sinfonia, Pidcock ringrazia

04.01.2022
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La storia del ciclocross insegna ancor più che altre discipline sportive che non c’è alcun corridore che possa davvero considerarsi imbattibile. In 24 ore Wout Van Aert ha imparato la lezione sulla propria pelle: il giorno prima, nel tradizionale appuntamento di Capodanno intitolato a Sven Nys, il campione della Jumbo Visma aveva colto la sua settima vittoria consecutiva nella stagione, staccando di 10” Tom Pidcock e sembrava quasi che quella vittoria, l’ennesima, avesse scavato un solco ben più profondo delle 10 tacche di orologio, fra sé e i suoi avversari.

Sono passate 24 ore, ma è come se il mondo si fosse messo a testa in giù. A Hulst, tappa olandese di Coppa del Mondo, l’ex iridato ha capito ben presto che tirava brutt’aria. Nel primo giro, mentre stava battagliando per guadagnare la testa della corsa e imporre il suo ritmo come ormai aveva abituato a fare nelle ultime settimane, la sua bici si è inceppata: la catena non voleva saperne di riagganciarsi alle corone e i box erano troppo lontani. Il belga si è messo d’impegno, è anche stato un meccanico veloce (ha impiegato una quarantina di secondi) ma ormai i primi erano lontani e si è ritrovato a partire dalla 32esima posizione.

Van Aert Hulst 2021
Van Aert alle prese con la catena, un problema che lo ha condizionato (foto cyclingmagazine.ca)
Van Aert Hulst 2021
Van Aert alle prese con la catena, un problema che lo ha condizionato (foto cyclingmagazine.ca)

Messaggio per Van der Poel

A quel punto la gara era andata: «Penso che la mia dose di fortuna si sia esaurita, non c’era alcun modo di correre per la vittoria – ha dichiarato al traguardo, neanche troppo deluso in verità – ho guardato qual era la situazione e ho capito che il 4° posto era il massimo a cui potevo puntare. Questo è l’altro lato delle corse, quello talvolta un po’ amaro, ma non volevo arrendermi».

Una frecciatina a Van der Poel? Forse, considerando quello che era successo meno di una settimana prima a Heusden-Zolder con il ritiro dell’olandese e la sua precipitosa fuga verso casa, ma può anche essere una considerazione maliziosa. L’infortunio alla schiena del campione del mondo è reale, soprattutto comincia a essere datato e cronico: difficilmente lo vedremo in gara prima dei mondiali e non è neanche detto che a Fayetteville Van Der Poel ci vada, considerando quel che c’è in ballo poche settimane dopo, ossia tutta la stagione su strada.

Van Aert Baal 2021
A Baal, nella gara intitolata a Sven Nys, Van Aert aveva colto la settima vittoria dell’anno
Van Aert Baal 2021
A Baal, nella gara intitolata a Sven Nys, Van Aert aveva colto la settima vittoria dell’anno

Si parte per l’Arkansas? Forse no…

Dal canto suo Van Aert non ha cambiato la sua strategia. Di mondiali non si parla fino a dopo i campionati nazionali di domenica prossima, le “regole d’ingaggio” considerando la diffusione del Covid negli Usa non cambieranno e si dovrà partire per l’Arkansas con corposo anticipo. La decisione sta a lui e anche nel suo caso la rinuncia sarebbe in funzione di tutto quel che ci sarà in seguito.

Resta così il terzo tenore e va detto che Tom Pidcock (nella foto di apertura) esce da Hulst rinfrancato nello spirito da una vittoria che ha un sapore speciale. Dopo le piazze d’onore di Heusden-Zolder e di Baal, il britannico ha colto la sua seconda vittoria al termine di una gara strana, un confronto quasi a distanza con Eli Iserbyt. Parlando con i giornalisti, lo stesso Pidcock ha chiarito i termini del suo successo: «Iserbyt mi è sempre rimasto vicino e alla lunga ciò mi ha portato anche a fare qualche errore nella seconda parte di gara. Credo che se avesse veramente voluto, avrebbe anche potuto agganciarmi. D’altronde avevo visto che cosa era successo a Van Aert e alla sua catena, non volevo accadesse anche a me, così nei passaggi tecnici l’ho presa più calma».

Pidcock Hulst 2021
Per Pidcock seconda vittoria in stagione. Con Iserbyt ormai c’è un conto aperto…
Pidcock Hulst 2021
Per Pidcock seconda vittoria in stagione. Con Iserbyt ormai c’è un conto aperto…

Pidcock fa la lepre…

La vittoria gli ha dato nuovo slancio: «Su questo percorso mi sono sentito abbastanza in palla. E’ diverso correre sempre all’inseguimento e mettersi davanti a fare la lepre, per molti versi è meglio perché hai più libertà nello scegliere le traiettorie. E’ stato un buon risultato».

Ancora una volta l‘esito della corsa lascia molte perplessità sulle scelte di gara di Iserbyt, ma a ben guardare il suo evitare di spremersi al massimo questa volta è stato giustificato: il secondo posto infatti gli ha consentito di mettere in ghiaccio la Coppa del mondo, con due gare di anticipo e questo trionfo ha per lui un sapore speciale. Non va dimenticato infatti quanto avvenne nel dicembre 2020, il terribile incidente occorsogli a Heusden-Zolder che in pratica gli costò ogni ulteriore obiettivo stagionale e che gli aveva lasciato tanto rammarico. Questa vittoria mette un punto nella sua ancor giovane carriera.

Iserbyt Hulst 2021
Iserbyt porta a casa la Coppa del Mondo, soprattutto grazie ai risultati d’inizio stagione
Iserbyt Hulst 2021
Iserbyt porta a casa la Coppa del Mondo, soprattutto grazie ai risultati d’inizio stagione

E Iserbyt mette il sigillo

Iserbyt non ha nascosto, nel corso della stagione, un senso di inferiorità nei confronti dei tre campioni provenienti dalla strada, ma a suo modo di vedere conquistare la Coppa del mondo nonostante loro ha un valore in più: «Erano tre anni che puntavo a questo traguardo, stavolta è andata bene. Mi piace averla vinta nel nuovo format, con 16 gare difficili e tutte diverse fra loro. Ho 28 gare nelle gambe, ma è servito a portare a casa qualcosa di grosso. Lo scorso anno l’infortunio mi tolse questa possibilità, stavolta no».

Le sfide fra il piccolo belga e Pidcock stanno diventando una costante e chissà che se i due grandi protagonisti delle ultime edizioni mondiali (dominatori incontrastati dal 2015) diserteranno la rassegna americana, non toccherà proprio a loro dare spettacolo sul percorso americano. Per ora il portacolori della Ineos Grenadiers l’ha sempre avuta vinta, ma il mondiale, come si sa, è un’altra storia…

Arzuffi 2021

Arzuffi: «E’ ora di sfatare certi luoghi comuni…»

31.10.2021
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E’ un’Alice Maria Arzuffi carica a mille, quella che sta affrontando l’inizio di stagione e i risultati lo stanno dimostrando. Domenica, nella prima prova di Coppa del Mondo in terra europea a Zonhoven, l’azzurra ha chiuso in decima posizione a 2’57” dalla vincitrice Betsema, ma soprattutto è stata la seconda delle non olandesi: «Io cerco di migliorare e fare il meglio possibile, è chiaro che ci troviamo a gareggiare in una marea arancione, il loro livello medio è eccezionale e stanno venendo fuori anche nuovi talenti dalle categorie minori, ma non è questo che io devo guardare, devo pensare a me stessa e a fare il meglio possibile».

Questa rinnovata e positiva verve emerge anche quando si analizza l’aspetto tecnico delle sue prime uscite, toccando quello che, fino allo scorso anno, era un tasto dolente, le partenze un po’ al rallentatore: «E’ ora di sfatare questo luogo comune: basta guardare come sono state le ultime gare internazionali, non solo domenica ma anche quelle americane, per notare che sin dal via sono al livello delle migliori. Spero che i risultati facciano dimenticare questo riferimento che non sento più di meritarmi».

Arzuffi Zonhoven 2021
Il difficile percorso sabbioso di Zonhoven ha visto la Arzuffi chiudere nella Top 10, prima della stagione
Arzuffi Zonhoven 2021
Il difficile percorso sabbioso di Zonhoven ha visto la Arzuffi chiudere nella Top 10, prima della stagione
Il 10° posto di Zonhoven è un buon punto di partenza?

Diciamo che mi dà sicurezza maggiore rispetto a quella delle gare americane, dove non sono rimasta completamente soddisfatta, mi aspettavo di più. Evidentemente la condizione è migliorata al ritorno e in terra belga mi sono sentita più a mio agio. Sinceramente comunque so che c’è ancora da lavorare, ma conto di essere all’Europeo in una condizione già più avanzata e adatta a un evento così importante.

Vieni da una stagione su strada nella quale ti si è vista di più, affrontata con molta decisione, esattamente come fai con il ciclocross…

La strada l’ho sempre affrontata seriamente, ci ho sempre creduto, anzi se devo essere sincera è stata una stagione dalla quale volevo estrarre qualcosa in più. Ho tirato fino al Giro d’Italia e alla Clasica di San Sebastian, poi sono rimasta tre settimane ferma e quasi dal nulla ho affrontato il Giro di Norvegia. Inoltre la prima parte della stagione è stata una sofferenza per via di una posizione in sella che non era ideale e che mi dava problemi alla schiena, ci sono voluti 3 mesi e soprattutto il grande apporto di Aldo Vedovati per identificare il problema e risolverlo. Nel 2019 corsi più giorni, per questo penso che posso fare di più e meglio.

Arzuffi San Sebastian 2021
Alice impegnata nella Clasica di San Sebastian, conclusa al 27° posto a 3’45” dalla Van Vleuten
Arzuffi San Sebastian 2021
Alice impegnata nella Clasica di San Sebastian, conclusa al 27° posto a 3’45” dalla Van Vleuten
Come riesci a gestire due attività così importanti ricavando il necessario riposo?

E’ fondamentale la programmazione: quando finisco il ciclocross a febbraio stacco un mese di assoluto riposo, nel quale non tocco neanche la bici, poi riprendo per iniziare gradualmente e tornare in gara ad aprile. A fine stagione su strada secondo riposo, questa volta di una decina di giorni. E’ una scelta che negli anni ho trovato fondamentale per poter tirare fuori il meglio.

I responsabili delle squadre, soprattutto su strada, ti hanno mai fatto problemi?

No, ho sempre tenuto a specificarlo e metterlo nero su bianco, sono scelte fatte anche in base ai calendari e agli obiettivi sia del team che miei personali. Non ci sono mai state incomprensioni in tal senso, poi ora è tutto molto più semplice.

Arzuffi Fas Valcar 2021
Il poker della Fas-Valcar, da sinistra Lechner, Arzuffi, Persico e Bramati
Arzuffi Fas Valcar 2021
Le tre elite della Fas-Valcar, da sinistra Lechner, Arzuffi e Persico
Come ti stai trovando nella Fas-Valcar di ciclocross dopo anni nei quali hai corso in Belgio? 

Qui c’è molto da dire, perché la differenza è enorme. Partiamo dalla premessa che non rinnego la mia scelta di andare a vivere e correre in Belgio, è stata importante per la mia carriera, ma va anche detto che il prezzo psicologico e personale è stato alto, soprattutto negli ultimi due anni. Non dovevo pensare solo ad allenarmi e gareggiare, ero quasi abbandonata a me stessa, dovevo pensare a ogni trasferta: il volo, la logistica, i trasferimenti, il viaggio delle bici, i tamponi… Non ne potevo più, arrivavo in gara già stanca. Ora è un sogno, sono in un team dove si pensa a tutto e posso tornare a concentrarmi sulle corse. 

E’ un aiuto correre nello stesso team d’estate e d’inverno?

Enormemente. E’ la strada giusta per poter crescere e non parlo solo a livello personale, ma di tutto il ciclocross italiano. Con il diesse Arzeni nel corso dell’anno ci siamo trovati spesso a parlare, mi aveva accennato a quest’idea e mi ha chiesto molti consigli su tutto quello che sarebbe servito. Io gli ho spiegato quali erano le necessità e il progetto è partito.

Arzuffi Europei 2020
La ragazza di Seregno punta ora sugli Europei del 7 novembre. In bacheca ha già un argento e un bronzo
Arzuffi Europei 2020
La ragazza di Seregno punta ora sugli Europei del 7 novembre. In bacheca ha già un argento e un bronzo
Come ti trovi con Luca Bramati e le ragazze?

Finora abbiamo potuto lavorare poco insieme, io e Luca, perché in America ero nel gruppo della nazionale, ma ho subito notato che ha creato un ambiente familiare. Poi con Silvia e Eva (Persico e Lechner, ndr) ci conosciamo da anni e abbiamo condiviso tante trasferte, è un gruppo collaudato.

Correrai in Italia o seguirai solo la stagione internazionale?

Forse sarò a Faé di Oderzo l’8 dicembre, poi naturalmente per gli Italiani, per il resto vedremo come strutturare la stagione in vista dei Mondiali. A proposito: il percorso di Fayetteville è fenomenale, molto pedalabile, proprio come piace a me…