Guerciotti, uno dei più importanti e noti brand italiani nel campo del ciclocross, ha lanciato il suo nuovo telaio, Vito. Il nome è un omaggio a Vito Di Tano, due volte Campione del mondo di cx, nonché figura legata molto strettamente alla famiglia Guerciotti.
Oltre al nome, Vito è un telaio che già a prima vista manifesta la sua anima pensata per le gare. Un design aggressivo, con degli accorgimenti particolari soprattutto al posteriore e un peso molto interessante.
Il telaio Vito prende il nome da Vito Di Tano, due volte Campione del Mondo di ciclocrossIl telaio Vito prende il nome da Vito Di Tano, due volte Campione del Mondo di ciclocross
Telaio con foderi disassati
Il telaio, naturalmente in carbonio, è in fibra Mitsubishi T65 e in Guerciotti si sono avvalsi della tecnologia EPS (Expanded Polypropylene System). Questo procedimento fa in modo che il carbonio si comprima nello stampo nel miglior modo possibile, eliminando cioè le possibili bolle d’aria e la resina in eccesso.
Questo per quanto riguarda i materiali. Ma a saltare immediatamente all’occhio è il design di Vito. Si nota subito il tubo piantone svasato per assecondare la forma della ruota posteriore. Questo accorcia la lunghezza della bici aumentando così la reattività generale. Ma, ancora di più, a farsi notare sono i foderi posteriori asimmetrici. Quelli del lato destro sono visibilmente più bassi di quelli sul lato sinistro, in modo che il tubo sella sia “bloccato” in quattro diversi punti. A detta dell’azienda questo design migliora la trazione e il controllo, offrendo maggiore stabilità e trazione.
In questa foto di notano bene i foderi posteriori disassati, cioè collegati al tubo sella in 4 diversi puntiIn questa foto di notano bene i foderi posteriori disassati, cioè collegati al tubo sella in 4 diversi punti
Forcellino UDH, cavi integrati
Vito è nata dai feedback del team Fas Airport Services Guerciotti Premac, da cui sono arrivate alcune importanti indicazioni. Tra queste la compatibilità del telaio con il forcellino UDH, il nuovo standard soprattutto nei gruppi dedicati al fuoristrada.
C’è poi anche l’integrazione totale dei cavi, che contribuisce all’estetica pulita della bici come anche all’aerodinamica, sempre più importante anche nel ciclocross. Inoltre proprio in questa disciplina garantisce l’ulteriore vantaggio di proteggere meglio il telaio dagli agenti esterni come fango e acqua. Il telaio Vito è disponibile sia con manubrio tradizionale (manubrio e attacco manubrio), che con cockpit integrato QTC in carbonio, forse la scelta che meglio si allinea all’estetica generale.
Oltre alla tipica livrea gialla di Guerciotti, Vito è disponibile in altri due colori. Uno è in bicolore salviaL’altro è il bianco perla con dettagli tricoloriOltre alla tipica livrea gialla di Guerciotti, Vito è disponibile in altri due colori. Uno è in bicolore salviaL’altro è il bianco perla con dettagli tricolori
Colori e peso
Il telaio Vito è presenta in tre differenti colori. Salvia, Bianco con dettagli tricolore (usata dal campione italiano Patrik Pezzo Rosola) e nella versione Team, con una base giallo brillante.
Infine il peso. Il nuovo telaio di Guerciotti è davvero leggero, ulteriore prova dell’attenzione alla perfomance messa dall’azienda: solo 830 grammi.
Vittoria ha appena presentato la nuova gamma Terreno Endurance CX, la sua nuova linea di pneumatici da ciclocross. Si tratta di coperture con 4 diversi battistrada, da quelli pensati per i terreni compatti fino a quelli più fangosi, con tutti i vantaggi del tubeless-ready. Inoltre Vittoria ha anche presentato il nuovo inserto Air-Liner Cyclocross, specifico per questo tipo di pneumatici.
I nuovi Terreno T80, con battistrada per terreni mistiI nuovi Terreno T80, con battistrada per terreni misti
Classificazione da 10 a 90, a seconda del terreno
La nuova gamma introduce la stessa logica già applicata da Vittoria nel gravel, cioè la classificazione con cifre crescenti in base ai diversi terreni, dal più al meno scorrevole. Il primo è il Terreno T10, con battistrada centrale completamente liscio, cioè ideale per i percorsi più compatti e veloci. Il secondo è il Terreno T30 pensato per le gare in condizioni di sterrato leggero, simile ad un normale copertoncino gravel.
Il terzo, il Terreno T80, presenta invece una tassellatura più aggressiva, ideata per i terreni impegnativi e misti (quest’ultimo è presentato anche con la mescola Sport, più economica). L’ultimo pneumatico è il Terreno T90, quello con battistrada più cattivo e tasselli più profondi e distanziati, per i terreni pesanti e fangosi.
Il nuovo inserto Air-Liner Cyclocross, realizzato appositamente per questi pneumaticiIl nuovo inserto Air-Liner Cyclocross, realizzato appositamente per questi pneumatici
Mescola Endurance e l’Air-Liner Cyclocross
Come suggerisce il nome, la nuova gamma Endurance Terreno CX utilizza la mescola Graphene Endurance, già collaudata da Vittoria, il miglior compromesso tra durata e prestazioni. Inoltre su tutti gli pneumatici sono presenti la protezione laterale Bead Shield e un layer antiforatura sotto il battistrada, per minimizzare il rischio di forature.
Come accennavamo all’inizio, assieme ai nuovi pneumatici Vittoria ha presentato anche un nuovo inserto compatibile con il sistema tubeless-ready. Si tratta di Air-Liner Cyclocross, realizzato in schiuma leggera (pesa solo 50 grammi). L’inserto agisce come protezione contro gli impatti, riducendo il rischio di pizzicature quando si utilizzano pressioni basse, come nei terreni fangosi. Un altro vantaggio fondamentale è la capacità “run-flat” grazie alla quale la schiuma si espande in caso di foratura, permettendo comunque di terminare la gara.
Tutta la nuova gamma è presentata in versione pieghevole, oltre che TLRTutta la nuova gamma è presentata in versione pieghevole, oltre che TLR
Misure e prezzi
I Terreno T10 sono disponibile nella sezione da 32mm, i Terreno T30 nelle sezioni da 31 e 33 mm, mentre sia i Terreno T80 e i Terreno T90 sono disponibili soltanto nella versione da 33mm. Il prezzo è uguale per tutti: si trovano nel sito di Vittoria a 58,95 euro. L’insertoAir-Liner Cyclocross invece ha una misura unica 31-33mm, e il prezzo è di 59,95 euro.
AVEZZANO – Il titolo europeo gravel con Erica Magnaldi e alcuni segnali molto interessanti nella gara maschile hanno dato la carica a Pontoni. L’inizio delle gare conclude la fase forse più faticosa di programmazione e dei complicati incastri con le squadre. Per questo vedere il tecnico della nazionale di gravel e cross correre come un folletto da un punto all’altro del percorso ha fatto capire che finalmente per Daniele è arrivata la parte bella dell’incarico. Fra tre settimane i mondiali di Maastricht chiuderanno la stagione del gravel e lanceranno quella del cross e poi il calendario non concederà più respiro.
Le convocazioni per gli europei gravel di Avezzano hanno avuto qualche defezione e qualche sorpresa dell’ultima ora. Le squadre della strada sono impegnate con la rincorsa ai punti e alcune non hanno concesso i loro atleti, al punto che forse varrebbe la pena assegnare punti anche per la semplice convocazione. Che è titolo di merito, ma distoglie il corridore dalle gare con la propria squadra. E’ giusto che la chiamata in nazionale sia vissuta come una penalizzazione?
La vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funzionaLa vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funziona
Gli europei sono andati bene, adesso si va verso un mondiale più veloce e meno tecnico. Così almeno si dice…
In realtà non ci hanno ancora mandato il programma e siamo qui che lo stiamo aspettando. Abbiamo sollecitato più volte l’UCI, ma ancora non ci sono novità. Mi serve saperlo anche per capire le convocazioni da fare, per atleti e staff. Sapere quante feed zone ci sono, che tipo di percorso sia. Le uniche informazioni le abbiamo avute da Elena Cecchini (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr), perché la Wiebes l’ha provato e le ha raccontato qualcosa…
E’ cominciata la tua stagione?
No, la mia stagione non finisce mai. Anzi, adesso che ci sono le gare, inizia il momento più soft. E’ tutto più bello, più facile, più semplice. Ma la testa ad esempio è anche sul cross. Fino a dicembre è già tutto programmato, quindi poi avremo da gestire l’ultimo mese, ma non abbiamo grossi problemi. Adesso dobbiamo capire bene come gestire la situazione di Agostinacchio, cosa farà realmente. Quindi se salta la categoria under 23 o meno.
La convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenzaLa convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenza
E’ stato facile fare le convocazioni per gli europei?
E’ stato un po’ uno slalom, però alla fine abbiamo fatto una bella nazionale, sia in campo maschile che in campo femminile. Abbiamo avuto due defezioni dell’ultimo momento, perché Bertizzolo e Barbieri si sono fatte male. Tra l’altro Rachele era anche indirizzata al mondiale e quindi la perderemo anche per quello, perché è difficile che possa recuperare. Aspettiamo ancora, abbiamo tre settimane.
Si parla con le squadre o con gli atleti?
Un po’ con le squadre, un po’ con gli atleti. Alcuni di loro hanno voluto esserci e sono stati bravi a spingere. Garofoli può essere sembrato una sorpresa, ma lo abbiamo concordato con Davide Bramati. Gianmarco aveva la volontà di provare e io sono stato ben felice di accoglierlo, anche perché è un atleta di alto livello.
Mattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravelMattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravel
L’obiettivo di un cittì di solito è crearsi un gruppo con cui lavorare, mentre la sensazione è che la tua rosa cambi spesso.
I ragazzi e le ragazze si mettono a disposizione e, anche se sono nuovi o nuove, si integrano subito. Un compito importante del cittì è farli sentire partecipi del gruppo, che ci siano stati per venti volte o che sia la prima. Ho sempre detto che il nostro oro è il gruppo di lavoro, meccanici, massaggiatori e quelli che fanno il lavoro sporco. Gli atleti vanno e vengono, ma il gruppo di lavoro deve essere uno zoccolo duro di cui hai fiducia e cui delegare perché devi poterti fidare a occhi chiusi. E io dei miei ragazzi mi fido al 100 per cento.
Forse la vera squadra è proprio quella?
Esattamente così. Quando mi hanno fatto la proposta per diventare commissario tecnico, ho subito chiamato un responsabile dello staff e ho detto che se ci fosse stato lui, allora ci sarei stato anche io. Quindi ho voluto un vice come Billo (Luigi Bielli, ndr), che arrivava già da un’esperienza lunga 16 anni. Poi abbiamo il resto, dal team manager, al presidente, dal segretario ai nostri consiglieri che ci mettono nel migliore condizioni per fare questo lavoro.
FORMIGINE – La sua esperienza non andrà sprecata, la sua esperienza sarà al servizio degli atleti che dirigerà nella imminente stagione di ciclocross. Eva Lechner resta nel suo habitat naturale come diesse dell’Ale Colnago Team, formazione modenese con ambizioni di ritagliarsi spazio e risultati in ambito nazionale ed internazionale.
Tra le poltroncine dell’Auditorium Spira Mirabilis di Formigine ci siamo presi un momento per sentire le parole della 40enne altoatesina e capire come si appresta a ricoprire il ruolo di tecnico. Lechner appare pronta ed entusiasta di vivere il ciclocross da un altro punto di vista.
Juniores, U23 e elite. Il roster dell’Ale Colnago Team dove spicca il tricolore di Gioele Bertolini (foto ufficio stampa)Juniores, U23 e elite. Il roster dell’Ale Colnago Team dove spicca il tricolore di Gioele Bertolini (foto ufficio stampa)Juniores, U23 e elite. Il roster dell’Ale Colnago Team (foto ufficio stampa)
Eva inizia ufficialmente la tua nuova esperienza. Prime impressioni?
Si è aperta questa opportunità visto che nelle ultime due stagioni avevo corso con questa squadra. Mi hanno chiesto se fossi disponibile a dare una mano una volta scesa di bici. Mi ero trovata bene e così ho accettato subito la proposta, mettendomi subito al lavoro. Abbiamo cercato anche nuovi sponsor tecnici e sono contenta di aver portato di nuovo Colnago in squadra con me.
Com’è andato questo contatto?
Sono stata io il gancio (sorride, ndr) visto che avevo mantenuto buoni rapporti. Ho corso con questo marchio per dodici anni e ho bei ricordi perché le mie corse migliori le ho vinte su bici Colnago. Credo che sia un bel ritorno perché adesso Colnago è associata a Pogacar e penso che per noi sia un bell’innesto, anche stimolante.
Che tipo di squadra avete?
Siamo riusciti ad allestire atleti di tutte le categorie internazionali. In totale abbiamo dieci ragazzi, tra cui spicca il campione italiano Gioele Bertolini. Pensiamo di avere una bella squadra, per la quale c’è stato tanto lavoro dietro e siamo molto contenti dei nostri atleti. Poi abbiamo anche esordienti e allievi.
Lechner ha contribuito a riportare Colnago nel ciclocross, un marchio con cui ha corso e vinto per dodici anniAle Colnago Team è una formazione modenese che avrà anche un settore giovanile di esordienti e allieviLechner ha contribuito a riportare Colnago nel ciclocross, un marchio con cui ha corso e vinto per dodici anniAle Colnago Team è una formazione modenese che avrà anche un settore giovanile di esordienti e allievi
Il tuo ruolo come si svolgerà?
Mi dividerò i compiti con Milena Cavani, con cui ho un’amicizia di vecchia data nata ad un mondiale. Il suo ultimo anno da atleta è coinciso col mio primo anno. Lei seguirà principalmente le categorie giovanili. Io dovrei fare soprattutto la parte delle gare all’estero, mentre quelle in Italia le faremo assieme.
Che tipo di diesse sarai?
Non saprei, sicuramente non mi sento spaventata. Sono cambiate un po’ di cose negli ultimi mesi e non vedo l’ora di buttarmi in questo mio nuovo ruolo, che sono curiosa di conoscere meglio. Non mi ispiro a nessuno in particolare per il momento, però so già che mi piace aiutare i ragazzi, sperando di trasmettergli la mia esperienza. Infatti mi sono fatta dare una bici anch’io per fare le prove percorso assieme ai ragazzi e dare qualche consiglio, perché è quello che serve sul campo-gara.
Ti sei posta qualche obiettivo in generale?
Nessuno in particolare. Dobbiamo cercare di strutturare tutto bene. Credo che abbiamo alzato il livello rispetto agli ultimi anni, ma tante cose le dobbiamo scoprire. Seguire i giovani sarà uno dei compiti principali, visto che i nostri atleti più grandi ed esperti sono ovviamente più autonomi. Assieme a Milena ed il resto dello staff cercheremo di dare il massimo supporto a tutti, in special modo parlando con loro.
Eva Lechner e Milena Cavani si sono conosciute tanti anni fa durante un mondiale. Saranno le diesse dell’Ale Colnago TeamEva Lechner e Milena Cavani si sono conosciute tanti anni fa durante un mondiale. Saranno le diesse dell’Ale Colnago Team
Qualche obiettivo con gli atleti invece?
L’intento di tutte le squadre è sempre quello di portare più ragazzi possibili in nazionale. Non solo per Elisa Bianchi come ha detto a voi qualche settimana fa, ma anche per tutti gli altri. Dipende tuttavia da come andranno i nostri ragazzi e gli avversari durante la stagione. Posso solo dire che il nostro lavoro sarà quello di portarli a fare il massimo e raccogliere i migliori risultati possibili. Lavorare sulla loro crescita è già un bell’obiettivo, poi vedremo come faremo.
Eva Lechner si sente più carica per la prima gara da diesse che farà o per la prima che fece da atleta?
E’ trascorso un po’ di tempo (sorride, ndr), ma si sa che prima o poi un’atleta deve smettere di correre. Quindi nascono obiettivi e punti di vista diversi. Adesso mi sto godendo molto di più la vita, nel senso che quando vedo quanta fatica fanno gli atleti sono contenta di non doverlo più fare anch’io. Ora devo dare loro solo supporto e motivarli a dovere.
Con la vittoria della generale del Giro della Lunigiana Donne di una settimana fa, la stagione su strada di Elisa Bianchi si è già chiusa, mentre sta per entrare in quella del ciclocross. La junior della BFT Burzoni ha vissuto in maniera intensa la prima stagione nella categoria (in apertura foto Ossola), raccogliendo tanti piazzamenti e scoprendo anche la pista con paio di medaglie internazionali.
Col quartetto azzurro a luglio è arrivato l’argento europeo in Portogallo, poi ad agosto quello mondiale in Olanda ed entrambe le volte sempre dietro ad una inarrivabile Gran Bretagna, ma per Bianchi questo 2025 doveva proiettarla in una dimensione diversa, più “corale”. Per la 17enne bresciana di Lograto, che nelle categorie inferiori aveva quasi sempre corso da sola, era il debutto pure in una squadra, intesa come gruppo di compagne e staff. Ad inizio anno infatti Stefano Solari, team manager della BFT Burzoni, ci aveva detto che l’ingaggio di Bianchi era da considerarsi una scommessa. La personalità non manca ad Elisa e allora cerchiamo di capire con lei se questa scommessa è considerarsi vinta.
Elisa a maggio ha conquistato la sua prima vittoria all’autodromo di Monza. Era la prima volta che correva in un team (foto Ossola)Elisa a maggio ha conquistato la sua prima vittoria all’autodromo di Monza. Era la prima volta che correva in un team (foto Ossola)
Facciamo un bilancio sulla tua annata. E’ stata in linea alle tue aspettative?
Sono molto contenta di come è andata la stagione, è stata bellissima. Non pensavo di fare già risultati in pista visto che ho iniziato quest’anno. Anche se forse avrei voluto ottenere qualcosa di più, devo dire che pure su strada è andata bene con tanti piazzamenti e due vittorie (la prima conquistata all’autodromo di Monza a fine maggio, ndr). Ora inizierò a prepararmi per il ciclocross, seppur sia stata convocata dalla Lombardia per i campionati italiani in pista (in programma a Noto dal 7 al 9 ottobre, ndr).
Bianchi (in seconda ruota) ha iniziato in pista quest’anno per la prima volta. Vuole curare la disciplina (foto UEC)Bianchi ha contribuito a conquistare l’argento europeo nell’inseguimento a squadre (foto UEC)Ai mondiali di agosto, Bianchi e le sue compagne ottengono un nuovo argento ancora dietro la Gran Bretagna (foto SWpix.com)Bianchi (in seconda ruota) ha iniziato in pista quest’anno per la prima volta. Vuole curare la disciplina (foto UEC)Bianchi ha contribuito a conquistare l’argento europeo nell’inseguimento a squadre (foto UEC)Ai mondiali di agosto, Bianchi e le sue compagne ottengono un nuovo argento ancora dietro la Gran Bretagna (foto SWpix.com)
Vorresti continuare a fare doppia attività tra strada e ciclocross anche nel futuro?
Quest’anno deciderò in base ai risultati, però non nascondo che sto già riflettendo su come far conciliare tutto, compresa la pista. La mia idea iniziale sarebbe stata quella di fare ancora questa stagione di ciclocross e poi concentrarmi essenzialmente sulla strada. Tuttavia non ci penso perché sono molto stimolata. Innanzitutto correrò per una nuova squadra (la Alè Colnago, che verrà presentata la settimana prossima, ndr) e contestualmente vorrei guadagnarmi una maglia azzurra per europei e mondiali che l’anno scorso non ero riuscita a ottenere.
Tornando alla pista, che impatto è stato?
Mi sono divertita tantissimo e ho cancellato un vecchio ricordo. Al primo anno da allieva avevo fatto un solo allenamento in pista e non era andato bene, anche perché arrivavo dalla Mtb. Invece stavolta è stato tutto bello e mi sono appassionata, tanto da volerla curare con più metodo. Mi è piaciuta l’atmosfera e sotto questo aspetto devo ringraziare tantissimo Diego Bragato, che mi ha dato subito tanta fiducia, e tutto lo staff. Per ora ho fatto solo il quartetto, ma lui dice che potrei iniziare a lavorare sulla madison. Vedremo, ho voglia di imparare.
Campana vince la prima tappa del Lunigiana Donne davanti a Bianchi (foto Ptzphotolab)Il giorno successivo Elisa conquista un altro secondo posto che le vale la generale del Lunigiana (foto Ptzphotolab)Col successo del Lunigiana Donne, Bianchi ha capito l’importanza della squadra e del sacrificio (foto Ptzphotolab)Campana vince la prima tappa del Lunigiana Donne davanti a Bianchi (foto Ptzphotolab)Il giorno successivo Elisa conquista un altro secondo posto che le vale la generale del Lunigiana (foto Ptzphotolab)Col successo del Lunigiana Donne, Bianchi ha capito l’importanza della squadra e del sacrificio (foto Ptzphotolab)
Questa stagione in pratica sei stata in due formazioni, club e nazionale in pista. Come sono andate queste esperienze?
Per concludere il discorso pista, ho visto la forza di un gruppo. Tante ragazze avversarie durante l’anno che si uniscono con la maglia azzurra e si supportano a vicenda, grazie ai consigli dei tecnici. Con la BFT Burzoni è stata la stessa cosa, nonostante all’inizio sia stato un grande cambiamento per me perché arrivavo in una squadra molto organizzata sotto ogni punto di vista. Ho sempre corso da sola e un po’ di timore ce lo avevo. Col passare del tempo e delle gare mi sono trovata bene con le compagne, con i diesse Krizia e Vittorio (rispettivamente Corradetti e Affaticati, ndr) e il resto della squadra. E’ stata una stagione in cui ho imparato tanto.
Cosa in particolare?
In squadra ho avuto quel senso di famiglia che non avevo e che non conoscevo. Ad esempio ho imparato a gestire la pressione e spartire l’ansia della gara con le mie compagne. Mi è servito confrontarmi con loro sotto questo punto di vista e di conseguenza interagire con le compagne è diventato più semplice.
La stagione di Bianchi su strada è finita. Correrà i tricolori in pista poi si concentrerà sul ciclocross (foto SWpix.com) La stagione di Bianchi su strada è finita. Correrà i tricolori in pista poi si concentrerà sul ciclocross (foto SWpix.com)
E in corsa invece Elisa Bianchi cosa ha tratto?
Ho imparato le tattiche di gara e capire in prima persona quanto sia importante la squadra ai fini di un risultato. Sento di essere cresciuta tanto, anche grazie al sacrificio di rinunciare ad un piazzamento per aiutare una compagna. Il Lunigiana è stato un esempio di tutto questo. Ho aiutato le compagne a vincere le due tappe ed io sono riuscita a conquistare la generale.
Ti sei posta qualche obiettivo per il 2026?
Nessuno in particolare. Vorrei fare una bella stagione in generale, anche ripetere questa con qualche vittoria in più. Ecco, magari vorrei provare ad avere un po’ più libertà d’azione per capire meglio che tipo di corridore sono. Anche la prossima sarà una stagione di altri insegnamenti per il futuro.
L’arrivo di Stefano Viezzi nel team Alpecin-Deceuninck Development ha portato una ventata di curiosità. E’ il terzo italiano a passare dalla formazione di sviluppo, gli altri prima di lui sono stati Conci e Vergallito ma per motivi differenti. Viezzi, invece, è arrivato nel team di Mathieu Van Der Poel portando con sé le stigmate del campione. Il titolo iridato juniores nel ciclocross conquistato a inizio 2024 ha catturato l’interesse dello staff della Alpecin-Deceuninck e così il friulano classe 2006 è passato under 23.
Il focus è il ciclocross, lo si è visto durante l’inverno scorso quando Stefano Viezzi ha spinto forte mettendo insieme ventitré giorni di corsa nei quali ha collezionato esperienze importanti sia tra gli under 23 che con gli elite.
Stefano Viezzi ha fatto il suo esordio con la Alpecin-Deceuninck Development nella stagione del cross a inizio 2025Stefano Viezzi ha fatto il suo esordio con la Alpecin-Deceuninck Development nella stagione del cross a inizio 2025
Fango, classiche e montagne
Per il friulano alto 190 centimetri e dal peso di 73 chilogrammi l’esordio su strada non si è fatto di certo attendere. Anche se, su asfalto, i passi sono stati importanti ma fatti con estrema calma. Da aprile, con esordio alla Paris-Roubaix Espoirs, a fine luglio i giorni di gara sono stati appena dodici. Dopo essere passato da gare più adatte a lui, come le Classiche, Viezzi si è messo alla prova in corse ben più lontane dalle sue caratteristiche. L’ultima in ordine cronologico è stato il Giro Ciclistico della Valle d’Aosta.
«Non sono così male in salita – dice scherzando quando gli chiediamo cosa ci facesse tra le vette della Valle d’Aosta – poi chiaro non punto a vincere. L’obiettivo era imparare a correre anche su percorsi meno adatti alle mie qualità e dare una mano ai miei compagni».
Il friulano si è tolto già qualche soddisfazione sul fango conquistando il tricolore under 23Il friulano si è tolto già qualche soddisfazione sul fango conquistando il tricolore under 23
Fino ad ora hai corso poco su strada, una scelta presa con il team?
Sì. Quest’anno punteremo molto sulla stagione del ciclocross, poi vedremo come andrà però l’idea è di arrivare pronti.
Com’è stato il primo impatto con la categoria under 23, partendo proprio dall’esordio nel cross?
È stato difficile, anche perché devo riprendermi ancora dall’infortunio. Però poi a fine stagione penso di aver fatto vedere qualcosa di buono, sono contento anche perché sono arrivato al livello che mi sarei aspettato a inizio anno. Ho conquistato due bei piazzamenti in coppa del mondo, compreso un terzo posto a Hoogerheide. Anche il mondiale under 23 non è andato male, diciamo che sono riuscito a entrare in forma nell’ultimo mese di gare.
L’esordio su strada è avvenuto nelle Classiche U23, prima la Roubaix (in foto), poi Liegi e Gent L’esordio su strada è avvenuto nelle Classiche U23, prima la Roubaix (in foto), poi Liegi e Gent
Su strada?
Dopo un periodo di stacco al termine delle prime gare su strada sono tornato ad allenarmi per questa seconda parte di stagione con l’obiettivo di aiutare la squadra. Insieme allo staff ci siamo concentrati sulle gare a tappe, siamo partiti a inizio luglio con una corsa in Polonia e poi il Giro della Valle d’Aosta.
Come ti stai trovando con questo metodo di lavoro?
Le gare a tappe sono molto stancanti, tra una e l’altra inserisco un periodo di recupero di un mesetto più o meno nel quale mi alleno. In questa prima stagione mi sono concentrato tanto sugli allenamenti correndo di meno, credo sia una scelta giusta per adattarsi al meglio alla categoria.
La seconda parte di stagione per Viezzi è costruita sulle gare a tappe, per crescere e mettere insieme giorni di corsaLa seconda parte di stagione per Viezzi è costruita sulle gare a tappe, per crescere e mettere insieme giorni di corsa
Il programma su strada ora cosa prevede?
Sicuramente correrò al Giro del Friuli, la corsa di casa, nella quale mi piacerebbe anche provare a vincere una tappa.
La stagione del cross quando inizierà?
Ottobre. Faremo anche dei ritiri mirati per preparare al meglio la stagione del fuoristrada, ma su questo aspetto ci confronteremo una volta finite le gare su strada.
Il Covid si abbatte sulla stagione europea del cross Cancellate prove piùimportanti in Belgio e Olanda. A rischio anche i mondiali? Ne abbiamo parlato con Fausto Scotti
PINEROLO – Aubin Sparfel è uno dei migliori prospetti del ciclismo francese per quanto riguarda il ciclocross e la strada. Il passaggio di categoria da juniores a under 23 non sembra averlo messo in difficoltà, soprattutto nella stagione invernale. Nelle prove di Coppa di Francia di categoria ha raccolto sette vittorie, alle quali si aggiungono il secondo posto agli europei nel team relay e il terzo nella gara under 23. Il prodigio francese si è trovato spesso in contrapposizione al nostro Stefano Viezzi, entrambi classe 2006, sia nel cross che su strada.
Il cammino di entrambi i ragazzi ha visto una crescita progressiva grazie alla quale siamo riusciti ad ammirare il loro talento. Tuttavia Sparfel ha avuto una maggiore costanza dato che, da quando è passato tra gli juniores, corre con la Decathlon AG2R La Mondiale, prima nel team U19, ora in quello U23. Al francese non sono mancate le prime esperienze con i professionisti, in una di queste è anche riuscito a vincere: al Tour du Finistère.
Le prove di Coppa di Francia nel ciclocross sono state un ottimo banco di prova per Sparfel, passato dal correre tra gli juniores agli U23Sparfel e Viezzi si sono scontrati durante il loro primo inverno da U23, qui a Hoogerheide dove entrambi sono saliti sul podio (1° Del Grosso, 2° Sparfel, 3° Viezzi)Le prove di Coppa di Francia nel ciclocross sono state un ottimo banco di prova per Sparfel, passato dal correre tra gli juniores agli U23Sparfel e Viezzi si sono scontrati durante il loro primo inverno da U23, qui a Hoogerheide dove entrambi sono saliti sul podio (1° Del Grosso, 2° Sparfel, 3° Viezzi)
Una magra consolazione
Un buon banco di prova per Sparfel è stato il Giro Next Gen appena concluso (in apertura foto Marie Vaning), lo scalatore francese arrivava al via di Rho forte della vittoria finale all’Alpes Isère Tour. La corsa rosa under 23 tuttavia non è andata come si sarebbe aspettato e vedere il suo volto nonostante indossi la maglia rossa, dedicata alla classifica a punti, ci fa capire come questa sia una magra consolazione.
«Non è stato sicuramente il Giro Next Gen dei miei sogni – racconta con addosso il gilet refrigerante prima del via dell’ultima tappa – mi sarebbe piaciuto giocarmi la classifica generale. Purtroppo al primo arrivo in salita, sul Passo del Maniva, non stavo molto bene quindi ho lasciato perdere la classifica e mi sono concentrato sul vincere una tappa (anche questo obiettivo è sfumato, ndr)».
Abbiamo incontrato Sparfel alla partenza dell’ultima tappa del Giro Next Gen, a PineroloAbbiamo incontrato Sparfel alla partenza dell’ultima tappa del Giro Next Gen, a Pinerolo
Com’è stato il salto di categoria da juniores a under 23?
Arrivando dal team Decathlon U19 direi molto bene. La squadra mi conosce e io conosco loro. Ora siamo professionisti e alcuni aspetti della mia vita sono cambiati, sono molto più concentrato sull’allenamento e fare il mio lavoro.
Hai fatto anche alcune gare con i professionisti…
E’ stato molto divertente e avevo anche una buona gamba. Fin da inizio anno, quando ho chiuso la stagione del ciclocross, sentivo di stare bene. Ero davvero in un’ottima forma e ho semplicemente continuato a correre.
Il francese della Decathlon Development Team ha colto come miglior risultato al Giro U23 un secondo posto a Cantù dietro a Vervenne (Marie Vaning)Il francese della Decathlon Development Team ha colto come miglior risultato al Giro U23 un secondo posto a Cantù dietro a Vervenne (Marie Vaning)
Quindi sei un ciclocrossista e un corridore da classifica generale?
Non direi che sono un atleta da classifica generale, sono forte in salita ma non il migliore. Tuttavia sono arrivato a raccogliere ottimi risultati e vincere all’Alpes Isère. Riuscire a fare tutte e due le discipline è molto difficile ma sono concentrato e poi mi piacciono entrambe. Non riuscirei a decidere e la squadra non mi chiede di farlo, anzi mi lascia molta libertà di scelta e mi sostiene parecchio durante l’inverno.
Il ciclocross in quali aspetti ti aiuta a livello atletico?
La mia guida, grazie alle gare nel fuoristrada, è molto tecnica. Inoltre ho grandi prestazioni su sforzi da un minuto o anche meno. Insomma, ho sviluppato qualità importanti per tante gare differenti sia su percorsi mossi che nelle classiche. Sulle salite lunghe no.
Sparfel grazie al cross ha ottimi valori su sforzi brevi, caratteristica utile anche su strada (foto DirectVelo/Michael Gilson)Nel 2025 si è messo alla prova anche sulle pietre della Paris.Roubaix Espoirs, chiusa al 34° posto (foto DirectVelo/Ronan Caroff)Sparfel grazie al cross ha ottimi valori su sforzi brevi, caratteristica utile anche su strada (foto DirectVelo/Michael Gilson)Nel 2025 si è messo alla prova anche sulle pietre della Paris.Roubaix Espoirs, chiusa al 34° posto (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
I tuoi allenamenti sono cambiati?
No, sono uguali a quelli di tutti: sprint, sforzi sulle salite sia brevi che di media lunghezza. Cerco di lavorare in ogni aspetto. Il più grande miglioramento dall’anno scorso a ora l’ho visto nel ciclocross, sono rimasto piacevolmente sorpreso di questo. Su strada invece la crescita è più graduale ma c’è tempo.
BRA – La prima vittoria italiana, tra l’altro l’unica, al Giro Next Gen porta il nome di Filippo Agostinacchio . Il corridore che da quest’anno corre con la Biesse Carrera Premac ha cambiato marcia e si vede, parlano i numeri e i risultati. E’ arrivata la maturazione fisica e mentale che si aspettava ed è arrivato il momento di cogliere i frutti di un lavoro lungo e iniziato quando ancora la strada non era nei suoi pensieri. Il maggiore dei due fratelli, l’altro, Mattia, è al secondo anno juniores, ha trovato un percorso che lo ha portato a trovare un equilibrio ottimo tra ciclocross e strada.
«E dire che sono arrivato su strada – racconta a pochi minuti dal via della settima tappa del Giro Next Gen – perché la squadra di mountain bike con la quale avrei dovuto correre ha “ritirato” l’offerta. Così nell’inverno del 2022 mi sono trovato un po’ spiazzato ed è arrivata la Beltrami a darmi una chance proponendomi di correre anche su strada. Ho iniziato la preparazione in vista della stagione 2023 prendendo un po’ le misure nei due mondi».
Filippo Agostinacchio ha vinto la quinta tappa del Giro Next Gen con un’azione di forza notevole (foto La Presse)Filippo Agostinacchio ha vinto la quinta tappa del Giro Next Gen con un’azione di forza notevole (foto La Presse)
Un progresso rapido considerando che hai saltato il primo anno under 23…
Proprio perché la strada non era nei miei piani, alla fine il 2022 è stata una sliding door importante ma quasi involontaria nella mia carriera.
Come hai trovato l’equilibrio tra strada e cross?
Il 2023 è stato un anno di approccio, dove ho corso meno su strada. Infatti a luglio ci eravamo fermati per non tirare troppo la corda. Quella scorsa è stata la prima stagione intera su strada e sento di aver fatto dei grandi progressi.
Dopo l’arrivo di Acqui Terme Agostinacchio è scoppiato in lacrime, per lui si è chiuso un cerchio (foto La Presse)Dopo l’arrivo di Acqui Terme Agostinacchio è scoppiato in lacrime, per lui si è chiuso un cerchio (foto La Presse)
Quest’anno con la Biesse Carrera come stai lavorando?
Molto bene. Grazie alla squadra sono riuscito anche a stare un po’ più tranquillo. Ho fatto quello che devo fare a casa senza nessun problema, l’ambiente in squadra mi ha permesso di stare sereno e concentrarmi solo su allenamento, alimentazione e riposo. Da un paio d’anni curo la mia preparazione e mi alleno da solo, ho il supporto di Pierantozzi che lavorava con me quando ero alla Beltrami.
Come mai ti alleni da solo?
Sto studiando Scienze Motorie all’università. Fino a due anni fa mi allenava mio padre, poi ho pensato che “emanciparmi” mi potesse fare bene. Alla squadra questa cosa sta bene e i risultati stanno arrivando. Il binomio con il cross funziona bene e non ho intenzione di mollarlo a breve. L’unico problema che ho avuto quest’anno è stato un infortunio alla schiena che mi ha fatto concludere in anticipo la stagione sul fango. Poi sono andato in ritiro con la Biesse a Denia ed è andata meglio.
L’arrivo alla Biesse Carrera Premac ha permesso al più grande dei fratelli Agostinacchio di fare un salto di qualità notevole L’arrivo alla Biesse Carrera Premac ha permesso al più grande dei fratelli Agostinacchio di fare un salto di qualità notevole
Qual è la differenza rispetto agli anni scorsi?
Probabilmente il fatto che gareggio di più su strada. Anche questo dettaglio ha fatto in modo che migliorassi a vista d’occhio.
Hai vinto la tua prima corsa su strada saltando degli step intermedi…
Il successo della quinta tappa, ad Acqui Terme, dà una grande consapevolezza soprattutto se pensiamo al livello degli altri corridori. Adesso vediamo quali potranno essere gli altri obiettivi. Visto che sto andando bene non ho paura di dire che il campionato italiano può essere uno di questi.
I progressi del valdostano si erano già visti in primavera, qui sul podio di San Vendemiano, dove ha conquistato il terzo posto (photors.it)I progressi del valdostano si erano già visti in primavera, qui sul podio di San Vendemiano, dove ha conquistato il terzo posto (photors.it)
E’ solo la tua terza stagione su strada ma sei al quarto anno da under 23, hai mai sentito la pressione?
In generale no, magari quest’anno qualche giorno ci ho pensato a questo fatto di dover dimostrare qualcosa. Ma devo ammettere che la maggior parte del tempo sono rimasto tranquillo, sapevo quello che dovevo fare e come farlo.
Nella Vuelta a Burgos che ha decretato il ritorno al successo di Marlen Reusser dopo i gravi problemi fisici dello scorso anno, sul podio finale è salita Yara Kastelijn, non senza una certa sorpresa. Già, perché l’olandese eravamo abituata a vederla protagonista sui prati d’inverno, capace anche di vincere un titolo europeo nel 2019, poi una lenta e costante trasformazione che l’ha portata a essere una protagonista assoluta su strada, centrando la Top 10 alla Vuelta e conquistando il podio finale di Burgos.
L’olandese della Fenix, a 27 anni è nel pieno della sua maturazione e le sue capacità in salita ne fanno la leader di una squadra dove, non per caso, abbondano le cicliste multidisciplinari, che si dividono fra strada e ciclocross, non ultima la nostra Sara Casasola. Per lei questo inizio stagione è stato foriero di una nuovaa dimensione.
Per la 27enne di Neerkant quest’anno 26 giorni di gara e già 6 Top 10 con due podiPer la 27enne di Neerkant quest’anno 26 giorni di gara e già 6 Top 10 con due podi
«In realtà, sono davvero contenta di aver iniziato così. A Valencia mi sentivo già abbastanza bene, ma poi all’improvviso sono crollata l’ultimo giorno ed ecco perché non sono entrata nella Top 10. Ma poi la settimana successiva ho chiuso sesta alla Strade Bianche. Quindi ho dimostrato di essere in ottima forma e penso di essermi fatta notare nelle classiche di primavera, con un’altra presenza nelle 10 a Liegi».
Il terzo posto significa che ti trovi meglio nelle corse a tappe e che stai diventando una ciclista da classifica?
Sì, in passato ero sempre un po’ nervosa prima delle gare e ho iniziato a lavorarci su durante le corse. E’ il frutto dei miei miglioramenti. Ora posso semplicemente sfruttare la mia concentrazione, divertirmi senza nervosismi. E quando mi diverto e sono semplicemente me stessa, libera da pressione o stress, ho capito di poter raggiungere livelli davvero alti. Sapevo già di potercela fare, ma è sempre molto difficile dimostrarlo. Oltretutto vedo che le condizioni climatiche più diventano difficili e più mi esalto, forse proprio per le mie radici da ciclocrossista.
Una giovanissima Kastelijn sul podio degli europei juniores 2015, nella prova a cronometroUna giovanissima Kastelijn sul podio degli europei juniores 2015, nella prova a cronometro
Preferisci le corse a tappe o le classiche in linea?
Diciamo che mi piace sempre… la prossima corsa. In realtà mi piace che ci siano tappe lunghe, quindi preferisco pedalare per cinque ore invece di tre. Ma credo che la dimensione legata alle gare di più giorni mi sia più vicina.
Fino a un paio d’anni fa eri più conosciuta come ciclocrossista, ma nell’ultima stagione hai fatto solo 5 corse internazionali: il ciclocross è sempre più parte del tuo passato o hai ambizioni anche in quello?
Al momento non ho un’idea precisa. Abbiamo cambiato le cose circa due anni fa, in inverno, puntando più sulla preparazione su strada. Quindi abbiamo dimostrato che funziona davvero fare meno ciclocross e per ora è solo parte del mio allenamento per l’estate. Perché penso di poter essere davvero brava. E quando ci riesco, tipo l’ultima volta, riesco a concentrarmi di più. Quindi ora per me il ciclocross è più adatto come forma di allenamento. Non ci rinuncio, ma le gare voglio interpretarle così.
L’olandese ha conquistato l’oro U23 agli europei di ciclocross 2019, la sua punta sui pratiL’olandese ha conquistato l’oro U23 agli europei di ciclocross 2019, la sua punta sui prati
Tu hai iniziato prima su strada o nel ciclocross?
In realtà ero più un ciclista su strada. Mi allenavo su strada d’estate, ma non facevo molte gare. Poi ho provato il ciclocross e ho visto che andavo bene, così sono entrata nel ciclismo professionistico da quella porta, anche perché vedevo che su strada ero ancora un po’ indietro. Al tempo poi mi dicevo che era meglio fare 40 chilometri piuttosto che 120 o 140, vedevo che per emergere su strada dovevo allenarmi troppo e i risultati non arrivavano, così mi buttavo giù. Per me il ciclismo è una questione prima di tutto mentale. Il ciclocross ha avuto il grande merito di restituirmi l’amore per quest’attività.
Alla Fenix siete molte a fare doppia attività: quanto aiuta avere un inverno agonistico per preparare la strada?
Io credo di sì, fare la doppia attività ha degli indubbi vantaggi. Il ciclocross ti dà, attraverso le sue gare, quell’intensità che in un certo senso non puoi vivere altrimenti, e penso che sia semplicemente perché partecipiamo a gare di ogni tipo, a un livello di intensità elevato che ci rende più forti per la strada. E’ importante riuscire a pianificare tutto e questo è un grande merito del nostro staff, che ci segue tutto l’anno e sa dosarci d’inverno come nelle altre stagioni.
La Kastelijn sulle orme della Reusser. A Burgos l’olandese ha mostrato le sue doti di scalatriceLa Kastelijn sulle orme della Reusser. A Burgos l’olandese ha mostrato le sue doti di scalatrice
Quale pensi sia la tua caratteristica principale nel ciclismo su strada?
Penso che tutti sappiano che sono uno scalatore perché sono pessima nello sprint, ma in realtà mi piace quando do il massimo fin dall’inizio, la mia caratteristica principale è dare tutto dal primo all’ultimo metro. Niente di meglio di una gara durissima mi si addice di più.
Hai vinto due anni fa una tappa al Tour: che cosa ti è rimasto di quella giornata?
Oh sì, quel giorno è stato davvero folle. Con i miei genitori che erano alla partenza e avevo paura di deluderli. All’inizio non andava, mi dicevo «Ok, la prossima volta», poi invece ho visto che potevo provarci e ho pensato «Vai a fare spettacolo». Ho preso il comando e ho dato il massimo fino al traguardo. All’arrivo non avevo parole per esprimere la mia gioia, ne vado molto orgogliosa di quel che ho fatto. Ancora oggi quando vedo video o foto di quel giorno mi esalto.
Il giorno più bello della sua carriera, la vittoria in solitaria al Tour 2023 sul traguardo di RodezIl giorno più bello della sua carriera, la vittoria in solitaria al Tour 2023 sul traguardo di Rodez
Ora che cosa ti attende in questa stagione, quali sono i tuoi obiettivi?
Ho finito la mia prima prova a tappe e sono davvero felice di essere salita sul podio. Era un obiettivo. Ora sto preparando con attenzione il Giro d’Italia e non nascondo che mi piacerebbe fare lo stesso perché credo che il percorso possa esaltare le mie qualità.
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