Ciclismo e tessuti, la parola a Fergus Niland di Santini

05.05.2022
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Fergus Niland è il direttore creativo di Santini, personaggio a tratti eclettico e grande appassionato di ciclismo. Con lui abbiamo trascorso un fine settimana carico di emozioni, quello della Parigi-Roubaix. L’argomento principale è stata la bicicletta, ma si è chiacchierato ad ampio spettro di come il mondo dell’abbigliamento, dei tessuti e delle membrane hanno cambiato il modo di fare sport. Di come le collaborazioni con i team pro’ di altissimo livello e delle partnership con aziende come Polartec, permettono al consumatore finale di “andare in bicicletta sempre”.

Fergus Niland e la nuova giacca con membrana Polartec (@matteo_zanga polartec)
Fergus Niland e la nuova giacca con membrana Polartec (@matteo_zanga polartec)
L’evoluzione dei tessuti ha cambiato il modo di vivere il ciclismo?

I tessuti sono migliorati, sotto tutti i punti di vista. Sono più funzionali a prescindere dalla loro categoria e indirizzo specifico. Ci permettono di sfruttare una serie di compromessi, un fattore vantaggioso per il consumatore finale. I tessuti oggi disponibili offrono tanti vantaggi: ad esempio permettono di costruire capi tecnici sempre più specifici, leggeri e protettivi, tutti aspetti che giocano un ruolo importantissimo quando si pedala e si fa sport in genere. Oggi possiamo stare in bicicletta più a lungo e pedalando meglio, anche quando fa molto freddo e piove a dirotto. Questo avviene anche grazie ai capi che abbiamo a disposizione, costruiti con tessuti e membrane inimmaginabili fino a qualche anno a dietro.

La collezione Paris-Roubaix di Santini (@matteo_zanga)
La collezione Paris-Roubaix di Santini (@matteo_zanga)
Cosa è cambiato prima di tutto?

Il modo di interpretare la traspirazione corporea, non solo nel ciclismo. Il gioco delle prestazioni legate ai capi tecnici ha sempre un soggetto, ovvero la traspirazione. Oggi non esistono più le mantelline della pioggia, che proteggevano dagli agenti esterni, ma diventavano controproducenti perché facevano sudare tantissimo. Le tecnologie attuali ci permettono di utilizzare le membrane, che non bloccano la sudorazione e la termoregolazione. Polartec è un ottimo esempio di questo concetto. E’ molto complicato sviluppare una membrana e renderla sfruttabile a 360°, ma riuscire a farlo ci permette di sfruttare dei capi che ci piace definire multiuso, ampiamente sfruttabili in diverse situazioni.

La giacca Santini con membrana Polartec (@matteo_zanga)
La giacca Santini con membrana Polartec (@matteo_zanga)
Quanto tempo è necessario per lo sviluppo di un capo tecnico?

Ci vogliono 7/8 mesi circa, dipende dalla tipologia di prodotto. Ci sono diversi passaggi fondamentali da tenere in considerazione, uno di questi è avere uno stretto contatto con il fornitore del tessuto e della membrana che vogliamo applicare sul capo. Collaborare a stretto contatto e avere una scambio costante di idee è fondamentale. Il ciclismo è da sempre una disciplina molto esigente e permette di sviluppare molto in fatto di tecnica e di idee.

Il maglificio Santini, una parte della produzione (@santini)
Il maglificio Santini, una parte della produzione (@santini)
Però c’è anche la linea produttiva, dove materialmente i capi prendono vita

Forse non è il primo, ma di sicuro è uno dei primissimi passaggi da considerare. Il maglificio Santini si basa su una produzione sartoriale, dove non ci sono solo le macchine, ma esistono gli operatori che cuciono fisicamente le giacche, le maglie e il resto della collezione. Solo loro sono in grado di fornire delle indicazioni precise di come è lavorata una membrana e un tessuto, se è possibile fare quel taglio e applicare quella cucitura, oppure no.

Sola nel velodromo di Roubaix: Longo Borghini e la Trek-Segafredo sono i migliori testimonial di Santini
Sola nel velodromo di Roubaix: Longo Borghini e la Trek-Segafredo sono i migliori testimonial di Santini
E poi ci sono le squadre dei pro’. Quanto conta lavorare con loro?

E’ fondamentale, se si tratta di un’azienda che vuole sviluppare e innovare. Gli atleti professionisti sono focalizzati nella ricerca della funzionalità ai massimi livelli e questo ci permette di affrontare situazioni che vanno anche oltre il limite. Il mondo del professionismo è una sfida continua, si provano costantemente nuove soluzioni, le stesse che troveremo a disposizione del consumatore.

Italian Bike Festival: 5 mesi all’evento… dei record

13.04.2022
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Mancano pochi mesi alla quinta edizione di Italian Bike Festival, il grande evento outdoor 100% dedicato al mondo della bicicletta. E’ in programma dal 9 all’11 settembre presso la fantastica struttura del Misano World Circuit. Ma in realtà, IBF non si propone esclusivamente come un evento espositivo, ma come un vero e proprio salone della bicicletta e della mobilità alternativa. E da quest’anno ha l’ambizione di internazionalizzare e porre dunque lo sguardo oltre confine…

La location del prossimo Italian Bike Festival sarà allestita presso il Misano World Circuit
La location del prossimo Italian Bike Festival sarà allestita presso il Misano World Circuit

Numeri in crescita

I dati preventivi dell’edizione 2022 evidenziano il percorso di crescita di IBF, un evento nato nel 2018 come manifestazione rivolta esclusivamente al pubblico di consumatori. Man mano negli anni, si è poi guadagnato una visibilità sempre maggiore, testimoniata dall’aumento dei visitatori e dal loro carattere business: dai 20mila registrati della prima edizione, le aspettative sono di superare i 30mila visitatori dello scorso anno.

«Il nostro evento – ha dichiarato Fabrizio Ravasio di Taking Off, la società organizzatrice di Italian Bike Festival – genera una ricaduta importante sul territorio, testimoniata da un’elaborazione di Trademark Italia per Osservatorio sul Turismo dell’Emilia-Romagna. Da questa ricerca emerge come l’edizione 2021 di Italian Bike Festival abbia generato un impatto economico sul territorio di 5.130.000 euro, di cui oltre un terzo prodotto dal sistema dell’ospitalità quali alberghi, B&B, appartamenti». 

Il team organizzativo di Taking Off. Da sinistra: Fabrizio Ravasio, Lucrezia Sacchi, Francesco Ferrario
Il team organizzativo di Taking Off. Da sinistra: Ravasio, Sacchi, Ferrario

Obiettivo +500 brand

Inoltre, IBF ha assunto in questi anni anche la funzione di piattaforma di incontro tra operatori, diventando un evento B2B del comparto, e significativa in tal senso, la crescita del numero di brand che hanno scelto di partecipare, confermando la portata e il valore dell’expo. 

«Nella prima edizione – ha spiegato Francesco Ferrario, responsabile commerciale e socio di Taking Off – sono stati un centinaio gli espositori che ci hanno dato fiducia. Ad oggi, per la quinta edizione, abbiamo già avuto conferme da oltre 400 brand italiani e stranieri. Questo trend di crescita testimonia il ruolo che IBF ha guadagnato nell’ambito delle due ruote a pedali, presentandosi come punto di riferimento anche per addetti ai lavori e professionisti, dai quali è ritenuto ormai un appuntamento imperdibile. E ad accoglierli, quest’anno, saranno gli oltre 80mila metri quadrati del Misano World Circuit: la location dedicherà 50mila metri quadrati all’area espositiva mentre i restanti 30mila saranno dedicati a test e iniziative collaterali che faranno da corollario a una tre giorni indimenticabile».

L’obiettivo per il 2022 è superare i 500 marchi presenti
L’obiettivo per il 2022 è superare i 500 marchi presenti

Gli Stati Generali della Bicicletta 

A sottolineare la rilevanza che IBF sta acquisendo all’interno della Bike Industry, nella giornata di giovedì 8 settembre, saranno ospitati gli Stati Generali della Bicicletta.

«Un evento cui teniamo molto – ha sottolineato Lucrezia Sacchi – rivolto ai soli addetti ai lavori e agli ospiti d’eccellenza che interverranno e guideranno i dibattiti. Abbiamo un obiettivo ambizioso, ovvero quello di redigere un documento ufficiale destinato all’attenzione del Governo. All’interno del quale verranno riassunti quattro argomenti chiave: Bike Economy, Smart City, Lifestyle e Sport».

Italian Bike Festival

Braking entra nel mondo strada con il disco Lightwave

04.04.2022
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Braking, azienda leader nella produzione di impianti frenanti nel mondo delle moto, ha creato il suo primo prodotto legato al ciclismo su strada: Lightwave.

«La nostra azienda – ci spiega Marcello Fusi Sales Manager di Braking – è sempre stata forte nella produzione e nello sviluppo di dischi legati al motociclismo. Nel 2010 abbiamo lanciato i nostri prodotti anche nel ciclismo partendo dalla Mtb, che per conoscenze tecniche era molto più vicino alla nostra realtà».

La strada

«In questi ultimi anni – riprende Marcello – forti delle nostre conoscenze e del nostro settore di progettazione e sviluppo, siamo entrati anche nel ciclismo su strada. E’ stato un passo importante ma ponderato, il lavoro si è concentrato principalmente sul rendere il prodotto leggero mantenendo i nostri standard di qualità. Stiamo prendendo le misure con il ciclismo su strada un passo alla volta, il prodotto viene presentato oggi (lunedì 4 aprile, ndr) e sarà in commercio dalla fine del mese».

Disco Lightwave

Il materiale con cui il Lightwave è costruito è l’acciaio Aisi420, lo stesso che viene usato per le moto. Lo spessore è di 1,9 millimetri, il taglio, tramite laser, è ideato per una gestione ideale della temperatura

Il mozzo è in ergal alleggerito e ossidato duro, mentre i  punti di ancoraggio sono 6, questo comporta maggiore rigidità e meno flessione. L’utilizzo del disco Lightwave è indicato principalmente per la strada, ma funziona bene anche in campo gravel e ciclocross.

Le dimensioni disponibili sono le standard: 140 e 160, rispettivamente dal peso di 97 e 109 grammi. I prezzi partono da 99 euro.

Braking

Thomas Voeckler, l’uomo e il tecnico con la testa già al mondiale

01.04.2022
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Abbiamo intervistato uno dei corridori francesi più amati del ciclismo moderno e attuale tecnico della selezione transalpina. Thomas Voeckler, apprezzato per la sua tenacia, grinta e schiettezza, ma anche per quella visione completa della corsa, che ha sapientemente riportato in qualità di selezionatore di una delle squadre nazionali più forti. Nella sua carriera ha fatto collimare le sue caratteristiche di attaccante a quelle di capitano/direttore in corsa. Lo abbiamo incontrato a Montelimar, in occasione della Granfondo Corima Drome Provençale e abbiamo pedalato con lui, che ci ha anche regalato un aneddoto.

«Sono in qualche modo legato all’Italia – ha raccontato – e ad uno dei passaggi che hanno fatto la storia del ciclismo, la strada che scollina alla Madonna del Ghisallo. Al Giro di Lombardia del 2013 sono passato per primo. Ricordo con grande piacere i campanacci, il frastuono e il grande tifo, l’incitamento che mi ha dato una carica enorme. E’ stata una delle quelle emozioni che porterò con me per sempre».

Pedalando accanto a lui, abbiamo scoperto che Voeckler è grande appassionato di bici (@Benjamin Becker)
Pedalando accanto a lui, abbiamo scoperto che Voeckler è grande appassionato di bici (@Benjamin Becker)
Hai mantenuto un filo diretto con il ciclismo di altissimo livello, ma cosa c’è dopo la vita da corridore?

Quando si termina la carriera da atleta, cambia tutto. La vita normale è molto differente e quando finisci di fare il corridore non è facile. Io sono rimasto per 4 mesi con le mani in mano, a domandarmi ogni mattina cosa avrei fatto. Ti devi reinventare. Per tanti anni l’obiettivo di ogni giorno è stato salire in bici e allenarsi, era quello il lavoro. Quando non pedalavo era perché dovevo riposarmi e comunque era una situazione funzionale alla vita del corridore professionista.

Cosa ti manca della tua carriera da atleta?

Mi manca il vivere la bicicletta come un obiettivo, la passione e il gioco del bambino che diventa un motivo di vita e fa parte della quotidianità. Ora la bicicletta la vedo e la vivo come un piacere e pedalare non è finalizzato alla ricerca della prestazione, del miglioramento e dei risultati. Mi è sempre piaciuto fare il corridore professionista.

Voeckler è stato pro’ dal 2001 al 2017, per sei anni ha vestito la maglia della Bouygues
Voeckler è stato pro’ dal 2001 al 2017, per sei anni ha vestito la maglia della Bouygues
Non ti pesava stare tanti giorni fuori casa?

No, perché amavo quella vita e anche i sacrifici che comportava. Mi dava tanta motivazione. Diciamo che inizia a cambiare quando hai la famiglia e i figli, ma fino a quel momento nulla è un peso. Ribadisco il fatto che unire la passione e il gioco del bambino, ovvero andare in bicicletta e far diventare la bici un lavoro, per me è stata una soddisfazione difficile da descrivere. E’ una considerazione che faccio spesso anche con i corridori più giovani, cercando di trasmettere passione e la fortuna che significa fare l’atleta, il corridore e il professionista.

Cosa fa il commissario della nazionale francese quando il mondiale è ancora lontano?

E’ un lavoro impegnativo e capisco che non sia facile da capire. Il tecnico della nazionale non lavora solo il giorno del mondiale e la settimana precedente. Ci sono tante cose da mettere insieme e con tutta probabilità, proprio il dietro le quinte è la parte che mi piace di più. Bisogna continuare a parlare con i corridori e con loro fare i programmi per gli appuntamenti importanti. Bisogna motivarli e al tempo stesso non distaccarli in modo eccessivo dai loro club di appartenenza. Bisogna coinvolgere i team manager delle squadre, perché il supporto alla nazionale arriva anche da loro. E’ un lavoro costante e qualche volta non ti fa dormire la notte, ma le soddisfazioni sono al pari di vivere una vita da corridore, a tratti è anche meglio.

Voeckler è stato una delle attrazioni della Granfondo Corima Drome Provençale (@Benjamin Becker)
Voeckler è stato una delle attrazioni della Granfondo Corima Drome Provençale (@Benjamin Becker)
Quali sono i fattori principali per avere successo nella gestione di un gruppo?

La complicità e il rapporto che instaura con i corridori, ma anche quel pensiero che vorrei tradurre con un tutti hanno bisogno di tutti. Il commissario tecnico pensa ad una cosa, una strategia e una soluzione, una tattica. Il risultato migliore è quando i corridori hanno avuto la stessa idea. Basta una sguardo. Diventa tutto più semplice e anche grazie a questa connessione si ottengono le vittorie.

I favoriti per il prossimo mondiale australiano di Wollongong?

E’ troppo presto per parlare dei favoriti, la stagione è appena iniziata e tutte le carte non sono ancora scoperte. Di sicuro ci sarà da stare attenti a Matthews e Caleb Ewan, non solo perché giocano in casa, ma perché il tracciato si addice alle loro caratteristiche. Non a caso e proprio in questo inizio anno ritroviamo un Matthews motivato e particolarmente competitivo.

Voeckler alla premiazione dopo la Granfondo Corima Drome Provençale (@Benjamin Becker)
Voeckler alla premiazione dopo la Granfondo Corima Drome Provençale (@Benjamin Becker)
Quale potrebbe essere la gestione vincente in quell’occasione?

Il percorso è duro, con la salita principale che risulterà impegnativa. Personalmente ho ben chiara la strategia di gara e di sicuro non voglio rivelarla. So cosa dirò ai miei corridori e cosa faranno, ovviamente non so come finirà, ma ho già tutto chiaro e limpido nella mia testa.

Sportbike, la cura naturale del ciclista

16.02.2022
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Sportbike nasce da un’idea del suo fondatore Ettore Barbero, una lunga esperienza alle spalle nella realizzazione di prodotti di origine naturale destinati al benessere dell’individuo. Oggi tutta questa esperienza è stata messa a frutto nella realizzazione di una linea completa di prodotti di alta qualità destinati alla cura di muscoli e articolazioni. L’obiettivo è quello di contribuire al miglioramento della loro mobilità ed elasticità.

Sportbike crema pre gara riscaldante
Sportbike crema pre gara riscaldante

Una storia nata da lontano

Se si vuole trovare un punto di partenza nella nascita di Sportbike, dobbiamo risalire alla Seconda Guerra Mondiale, quando la nonna di Ettore Barbero (Giuseppa Giubergia, ndr) fu costretta ai rifugiarsi sui monti delle Valli di Lanzo, in provincia di Torino. Essendo esperta di erbe e rimedi naturali, divenne in poco tempo un punto di riferimento per gli abitanti della zona che si rivolgevano a lei per essere curati. Terminata la guerra, tutto il sapere e l’esperienza accumulati nella ricerca di elementi naturali in grado di dare benessere all’individuo non è andato disperso. Sono infatti stati tramandati di generazione in generazione fino ad arrivare ai giorni nostri. Oggi quella conoscenza, unita alla capacità di saper selezionare ingredienti naturali in maniera sapiente, è alla base della nuova linea Sportbike.

Questo il prodotto Sportbike a base di arnica defaticante
Questo il prodotto Sportbike a base di arnica defaticante

L’importanza dell’arnica

La linea Sportbike è formata complessivamente da 14 prodotti, ideali per assistere l’atleta nel pre e nel post gara. Tra questi troviamo tre gel a base di arnica. Uno è ideale per riscaldare la muscolatura prima della partenza di una gara in giornate particolarmente fredde. Gli altri due si prendono invece cura delle gambe nel post gara, raffreddandole e soprattutto facilitando il recupero attraverso un massaggio defaticante. E’ importante ricordare che l’arnica utilizzata proviene esclusivamente da agricoltura biologica. 

Sportbike non dimentica anche piedi e parti intime. Stiamo parlando di zone del corpo sottoposte a stress importanti a causa delle lunghe ore passate in sella. Per dare loro sollievo sono state realizzare due creme specifiche per il massaggio dei piedi e per il sotto sella.

Sportbike, shampoo – doccia alla menta rinfrescante
Sportbike, shampoo – doccia alla menta rinfrescante

C’è anche lo shampoo

La gamma Sportbike è completata da altri sei prodotti. Due sono destinati alla cura dell’atleta. Stiamo parlando di due shampoo-doccia alla mandorla e alla menta. Altri due prodotti invece sono dedicati al lavaggio dell’abbigliamento utilizzato in bici. Si differenziano fra loro a seconda che si decida di lavare la propria divisa a mano oppure in lavatrice.

Completano la gamma una crema rivitalizzante cuoio e pelle, ideale per le selle d’epoca o le borse da bici in pelle, e un sapone per facilitare il montaggio dei pneumatici.

Nella realizzazione della confezione di ogni singolo prodotto, sia che si tratti di una crema, di un gel o di uno shampoo, si è deciso di utilizzare esclusivamente plastica riciclata. Anche questa scelta è una conferma dello stretto legame tra i prodotti Sportbike è la natura, da cui ogni singolo prodotto arriva.

Prodotto per lavare gli indumenti sportivi in lavatrice
Prodotto per lavare gli indumenti sportivi in lavatrice

Subito in gruppo

Nel corso del 2022 la linea Sportbike farà il suo debutto in gruppo prendendosi cura delle gambe degli atleti del team Carnovali Rime Sias, formazione Continental con base nel bresciano, diretta di ammiraglia da Daniele Calosso.

Per info: info.lcservizi@gmail.com

Garmin racconta la voglia di fare sport

19.01.2022
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Nei giorni scorsi è stato presentato il Global Garmin Connect Fitness Report 2021 curato da Garmin International. Grazie ai dati provenienti dai possessori di uno smartwatch Garmin è stato possibile individuare con precisione le principali attività svolte dagli utenti nel corso del 2021. I risultati ottenuti grazie all’app Garmin Connect hanno dimostrato come gli utenti della piattaforma abbiano registrato un numero record di attività legate al fitness.

Il numero di allenamenti indoor è raddoppiato rispetto a quelli outdoor
Il numero di allenamenti indoor è raddoppiato rispetto a quelli outdoor

Numeri sorprendenti

Analizzando in maniera più approfondita i dati contenuti all’interno della ricerca condotta da Garmin, si è scoperto come nell’ultimo anno il numero di allenamenti indoor sia raddoppiato rispetto a quelli outdoor. Nel 2021 le sessioni di fitness al chiuso sono aumentate del 20,54% rispetto al 2020, con pilates e yoga tra le discipline più praticate. Anche le attività legate al benessere hanno visto una forte crescita, con un aumento importante delle sessioni di respirazione. In rialzo anche gli allenamenti svolti all’aria aperta, per l’esattezza del 9,52%. Tra questi è la pratica del gravel ad aver avuto la crescita maggiore, arrivando a sfiorare un incremento del 50% in un solo anno.

Il gravel è una delle attività che ha ha visto avvicinarsi molti nuovi appassionati nel 2021
Il gravel è una delle attività che ha ha visto avvicinarsi molti nuovi appassionati nel 2021

Uno sguardo sul mondo

Il Global Garmin Connect Fitness Report 2021 ha permesso di scoprire come la voglia di fare attività sportiva abbia interessato tutti i Continenti. Restando alla sola Europa, è stato possibile notare come nella parte occidentale del nostro Continente, la bicicletta abbia avuto una vera esplosione con un incremento delle uscite in gravel del 59,86% rispetto al 2020. Una percentuale ancora più rilevante per quel che riguarda l’Europa orientale dove si è arrivato a toccare il 66,13% di crescita.  In generale nel corso del 2021 hanno avuto una importante aumento tutte le attività che si praticano all’aperto.

Joe Schrick, Vicepresidente del segmento fitness di Garmin, ha voluto sintetizzare con queste parole quanto emerso dal Global Garmin Connect Fitness Report 2021: «Di fronte alle continue limitazioni e all’emergere di nuove varianti di Covid 19 – ha detto – gli utenti hanno registrato un numero record di attività legate al fitness nel 2021. Conoscevamo già la natura votata alla performance dei nostri utenti, i dati dimostrano che nemmeno una pandemia globale riesce a ostacolare il loro implacabile desiderio di “Beat Yesterday”».

Garmin

QRED porta la moda nel ciclismo

28.12.2021
3 min
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Un nuovo marchio di abbigliamento si affaccia nel mondo del ciclismo: si tratta di QRED. Una giovane realtà che vuole dare ad ogni appassionato la possibilità di pedalare indossando capi tecnici con uno stile e una identità unici.

QRED nasce nel 2019 come marchio che identifica prodotti legati allo sport. Oltre all’abbigliamento per ciclismo è prevista anche una linea di prodotti per il pre e il dopo gara attualmente in fase di sviluppo. Il lancio del marchio è stato purtroppo frenato dal Covid che ha congelato ogni iniziativa promozionale. Nel giugno del 2020 si è però ripartiti con un nuovo slancio che sta iniziando a dare i primi risultati.

L’abbigliamento QRED unisce l’alta sartoria con la passione per il ciclismo
L’abbigliamento QREd unisce l’alta sartoria con la passione per il ciclismo

Ricerca della qualità

A raccontarci qualcosa di più su QRED è Paolo Piacentini, CEO dell’azienda, che abbiamo incontrato nei suoi uffici di Ceriano Laghetto, piccolo centro a nord di Milano. La prima domanda non poteva che riguardare il nome del marchio. E’ lo stesso Piacentini a raccontarci la sua origine.

«Nel creare il nostro marchio – spiega – abbiamo pensato di unire la lettera Q, iniziale della parola qualità, a RED, prima parte di Redingò, la nostra azienda dedicata all’abbigliamento di alta sartoria pensato per l’uomo che ama vestire con stile ed eleganza. QRED è la sintesi perfetta di quello che vogliamo offrire: un abbigliamento di qualità che permetta a chi lo indossa di distinguersi dagli altri».

Foto dello showroom di QRED a Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza
Foto dello showroom di QRED a Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza

L’esperienza nella moda

Per realizzare ciascun capo QRED Paolo Piacentini ha fatto ricorso a tutta l’esperienza accumulata nella sua lunga carriera nel mondo della moda, che l’ha portato a esporre anche a Pitti Uomo oltre che all’estero. Una parte importante l’ha avuta anche l’esperienza maturata sul campo come atleta. Infatti, Paolo ha gareggiato fino al primo anno da dilettante e ancora oggi ama andare in bici ed è il primo tester dei propri prodotti.

Ricerca dei materiali

Nella realizzazione di ogni singolo capo di abbigliamento viene dedicata massima attenzione alla ricerca dei materiali per offrire il meglio in termini di confort e prestazione. Un aspetto che non viene assolutamente trascurato è quello dell’impatto estetico.

Paolo Piacentini, CEO di QRED e Mascia Marzorati, Direttore Commerciale
Paolo Piacentini, CEO di QRED e Mascia Marzorati, Direttore Commerciale

Chi indossa un completo QRED vuole sentirsi unico, speciale. Vuole affermare la propria identità indossando capi dal design esclusivo. Attualmente si avvicinano a QRED le società ciclistiche che desiderano dare un tocco di freschezza alla propria divisa. Grazie al reparto grafico interno vengono offerte diverse soluzioni tutte ispirate alla voglia di novità.

Nella realizzazione del suo progetto Paolo Piacentini ha deciso di affidarsi all’esperienza di Mascia Marzorati chiamata a ricoprire il ruolo di direttore commerciale del nuovo brand. Il cognome Marzorati richiama subito alla mente Cerchi Ambrosio, uno dei marchi che hanno fatto la storia del ciclismo. Dopo un periodo di pausa, Mascia Marzorati ha deciso di mettere a disposizione di QRED la propria esperienza maturata in più di trent’anni nel mondo del ciclismo. L’obiettivo è quello di far diventare il ciclismo uno sport sempre più alla moda.

QRED

Eccesso di magrezza: essere tirato è sempre un bene?

08.10.2021
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Chi non ha mai stimato la condizione di un atleta guardando quanto fosse magro e definito, insomma quanto fosse tirato? Purtroppo questo è lo stereotipo del ciclista forte nella cultura comune, ma non sempre è così e la realtà che si cela non è da sottovalutare.

Il problema fantasma

Nessuno ne vuole parlare, ma dagli studi emerge che i DCA (disturbi del comportamento alimentare) quali anoressia, bulimia, binge eating (volgarmente detto “il disturbo delle abbuffate”) e la vigoressia, ossia il non vedersi mai abbastanza fit, sono sempre più comuni. Chi ne soffre non ne è consapevole e per questo i casi sono tendenzialmente sotto diagnosticati o ignorati. In media il 20% delle sportive professioniste soffre di uno di questi disturbi, percentuale che potrebbe essere ancora più alta in uno sport come il ciclismo, in cui il rapporto potenza/peso è di massima rilevanza. I DCA non si limitano al femminile, sebbene le donne ne siano più soggette, si stanno diffondendo anche al maschile, basti pensare alle dichiarazioni di Froome, Chevrier e Brajkovic. Abbiamo così intervistato al riguardo Elisabetta Borgia, dottoressa in Psicologia dello sport.

Clara Koppenburg, tedesca, dal prossimo anno alla Cofidis: tiratissima
Clara Koppenburg, tedesca, dal prossimo anno alla Cofidis: tiratissima

L’influenza sulla performance

«E’ un problema che colpisce sia chi ne soffre – spiega Elisabetta Borgia – che non si riconosce e non accetta la sua immagine, sia l’avversario che, sulla base dello stereotipo, si sente inferiore perché non altrettanto magro e definito. Inoltre può essere vissuta sia in maniera virtuosa che punitiva. Si pensi ad esempio ad un corridore che vince dopo avere perso quel paio di chili. In questo caso assocerà il successo alla perdita di peso e sarà indotto a ridurre sempre più l’apporto calorico. Viceversa un commento inadeguato o un’analisi approssimata in seguito ad una performance deludente, possono innescare una connessione prestazione-peso pericolosa. Allenamenti post gara o privazione dei pasti possono altresì attribuire al cibo una funzione punitiva o ricompensativa».

Dal punto di vista fisico, tutta una serie di complicanze che compromettono la salute dell’atleta anche a lungo termine vengono totalmente ignorate. Non si tratta solamente dell’interruzione del ciclo mestruale nella donna, ma di gravi alterazioni a livello metabolico e psicologico, dell’apparato cardiovascolare, osteoarticolare, respiratorio e gastroenterico.

La magrezza non si può misurare a occhio, ma dov’è il confine fra tirato e troppo magro?
La magrezza non si può misurare a occhio, ma dov’è il confine fra tirato e troppo magro?

Chi è più predisposto?

«L’identità è fatta di come ti senti – prosegue Elisabetta Borgia – e di come ti vedono gli altri. Tra allievi e junior il cambiamento fisico e della figura di riferimento comporta una maggiore vulnerabilità. Specialmente per le personalità perfezioniste, che hanno difficoltà a regolare le emozioni ed hanno paura di una valutazione negativa dalle figure più prossime. L’allenatore diventa spesso il confessore, il cui detto è percepito come sacro senza bisogno di essere giustificato né spiegato. Per questo motivo è fondamentale che queste figure facciano particolare attenzione alle indicazioni e richieste che fanno agli atleti. Pretendere che si pesino tutte le mattine di fronte a loro è una pratica a suo modo violenta, che può facilmente creare un’ossessione nel giovane atleta».

Mara Abbott, americana ritirata nel 2016, sempre estremamente tirata
Mara Abbott, americana ritirata nel 2016, sempre estremamente tirata

I fattori scatenanti

«Aspettative sempre più alte che, quando diventano irrealizzabili – spiega la psicologa – fomentano il senso di colpa, l’ansia e la delusione. Spesso i corridori perdono il controllo della situazione così finiscono per alternare periodi di anoressia e bulimia ad altri di binge eating. Non sopportano più la pressione e si sfondano della “qualunque” a tavola. Oppure non soddisfatti dalla gara, fanno ulteriori tagli alla dieta o aumentano il carico di lavoro nel disperato tentativo di perdere quel peso a cui imputano i loro insuccessi».

Katarzyna Niewiadoma è sempre stata magrissima, prossima al limite?
Katarzyna Niewiadoma è sempre stata magrissima, prossima al limite?

Come intervenire?

«Bisogna combattere l’ignoranza – ribadisce Elisabetta Borgia – il giovane ciclista è come un pesciolino in un acquario. Perché cresca bene e in salute, bisogna curare l’acqua, ovvero quello che è l’ambiente, sensibilizzando le figure a lui più prossime. Quando i sintomi si manifestano è già tardi e l’intervento non è semplice. E’ fondamentale la collaborazione di più figure professionali specifiche, che creano un’equipe multidisciplinare lavorando sul sistema di riferimento dell’atleta, per trasmettere un messaggio univoco e poter capire cosa c’è dietro al malessere che causa il disturbo. Io punto al modello DBT le cui pratiche sono basate sul mindful eating, letteralmente mangiare con consapevolezza. Questa pratica è come un allenamento, può essere adottata da chiunque, senza che presenti effettivamente un disturbo. Ed insegna ad assaporare ed apprezzare il pasto nel momento in cui si mangia, per ripristinare il corretto rapporto col cibo».

Cos’è davvero il ciclismo in Belgio? Venite con noi…

05.04.2021
4 min
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Per capire cos’è veramente il Belgio del ciclismo bisogna venire quassù. Ma non solo alla Gand, al Fiandre, ad Harelbeke o alla Liegi. Lì è facile…

La Ronde de Mouscron: circuito il giorno dopo la Ronde. Per chi non lo sapesse la Ronde e basta in Belgio è il Fiandre. Una gara femminile, quasi al confine con la Francia. Durante la Campagna del Nord si corre (quasi) sempre.

Anche la Tv

Mouscron, classico paesino belga: la piazza al centro, la chiesa, il campanile che troneggia sui tetti grigi e le case in mattoncini rossi ormai imbruniti dal tempo, intorno prati, dolci colline e capannoni industriali. Fossimo in un altro giorno sarebbe pieno di gente, ma la pandemia non permette tutto ciò. In più mettiamoci anche che la temperatura è appena sopra lo zero, che soffia un vento a dir poco fastidioso e che di tanto in tanto cade la neve. Serve altro?

«Peccato che ci sia il covid – dice l’organizzatore ed ex corridore, Jean-Luc Vandenbroucke – altrimenti sarebbe stata una grande festa. Però – e torna a sorride dietro agli occhiali da vista che si appannano con la mascherina – abbiamo avuto la diretta tv. E’ la prima volta e questo è un grande onore. Sono felice che siamo riusciti a farla».

E appena smette di parlare con noi, si dirige da un gruppo di poliziotti che chiacchierano al centro della piazza e li ringrazia per il supporto offerto.

L’apporto della comunità

La polizia municipale e quella stradale hanno presidiato i bivi di questo anello da 12,5 chilometri da ripetere dieci volte. Ogni cosa ha funzionato alla grande. Tutti hanno dato il loro apporto, anche coloro che con le auto erano fermi nei vari posti di blocco. Nessun muso lungo in Belgio, almeno per queste cose. Infilavano la giacca, alcuni neanche quella, e scendevano a vedersi la corsa.

Le forze dell’ordine avevano il giubbino arancio, i volontari quello giallo fluo. Tra i questi ci sono giovani e anziani. La differenza è che i primi hanno lo smartphone in mano e i secondi la bandierina sempre alzata… anche quando non passa la corsa! Però c’erano.

La carovana delle squadre era dislocata nei parcheggi (piccoli) del paese. Nessuna grande struttura e sì che al via c’erano anche team WorldTour, ma non mancava nulla. 

Il Belgio e la birra

Il pubblico non c’era. Sembra assurdo, ma quando ci sono gli eventi non ci sono assembramenti. Sembra quasi contro natura, perché in qualche modo l’evento è per sua stessa natura un richiamo. E invece regole e controlli se legati ad un qualcosa di concreto funzionano. Senza eventi i belgi, un po’ come noi, ci sono sembrati abbastanza “sciolti”, diciamo così.

Tuttavia a fine gara, ai piedi di Chiara Consonni che sorrideva sul podio, qualche decina di tifosi si è radunata. Ma almeno stavano dietro alle transenne e non erano a contatto con le atlete. Altri si sono affacciati dai balconi. E’ impossibile tenere lontano un belga dal ciclismo.

In questa bella ed insolita esperienza da Campagna del Nord solo una cosa ha stonato un po’. Le birrerie sulla piazza erano due, ma purtroppo erano entrambe chiuse. Quella con la scritta Leffe sul tetto ci avrebbe accolto con enorme piacere. E così siamo rimasti a bordo strada e a bocca asciutta, ad aspettare ogni volta il passaggio delle ragazze.