Giro Women al via, dove si deciderà? Rispondono i diesse

06.07.2024
8 min
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Con i 15,7 chilometri contro il tempo, scatta domani da Brescia il Giro d’Italia Women targato Rcs Sport. Dalla Lombardia all’Abruzzo, si snoderà un percorso, a detta di atleti e tecnici, dalla durezza crescente dalla prima all’ottava ed ultima tappa. A parte la crono iniziale ed un paio di occasioni per velociste, il terreno per attaccare o cercare gloria personale non mancherà.

Ma dove si deciderà il Giro Women? Chi punta alla maglia rosa finale de L’Aquila dovrà fare i conti con tanti metri di dislivello e noi abbiamo fatto un rapido sondaggio tra diversi diesse per capire il loro pensiero. Le risposte sembrano univoche indicando nel Blockhaus il giudice supremo della corsa, però per qualcuno ci possono essere dei punti di svolta alternativi da non sottovalutare. Ecco cosa ci hanno detto.

L’istantanea di Zini

Il primo a dare il proprio parere è Walter Zini, team manager della Bepink-Bongioanni, formazione sempre pronta ad animare le tappe e che cercherà di mettere in mostra i migliori talenti. Per il tecnico milanese non sarà solo la settima frazione l’ago della bilancia.

«Sicuramente la tappa del Blockhaus – analizza – sarà importante perché ha 3.600 metri di dislivello, ma credo che, un pezzetto oggi e un pezzetto domani, è facile che si possano già vedere delle differenze tra le donne di classifica nei giorni precedenti. Da lì si capirà chi non vincerà il Giro, così come penso che l’ultimo giorno potrebbero esserci delle “cotte”. In ogni caso bisognerà vedere chi sarà al via e di conseguenza capire che tattiche adotteranno le squadre più attrezzate.»

Per Zini le differenze dei valori in campo si vedranno anche nelle tappe intermedie prima delle ultime due tappe di alta montagna
Per Zini le differenze dei valori in campo si vedranno anche nelle tappe intermedie prima delle ultime due tappe di alta montagna

Visto da Lacquaniti

Anche Fortunato Lacquaniti, diesse della Ceratizit-WNT che quest’anno è sbarcata nel WorldTour, è dello stesso avviso, seppur con un spunto di discussione ulteriore. Per stessa ammissione del tecnico veneto, il team tedesco, che finora ha conquistato undici vittorie (le ultime tre al Thuringen Tour con Martina Fidanza e Alonso), al Giro vorrà incrementare il bottino puntando più ai successi parziali che alla generale.

«La doppia scalata Passo Lanciano-Blockhaus – spiega – sarà l’ultimo scontro qualora ci fossero ancora i giochi in sospeso, però per me ci arriveranno con posizioni già ben delineate. Le tappe intermedie, come ad esempio il primo arrivo in salita a Toano alla terza tappa e il giorno successivo a Urbino con un finale intenso, potrebbero già creare distacchi importanti. Dalla crono di Brescia avremo subito una indicazione dei valori in gara. E’ un Giro Women ben disegnato, che tuttavia potrebbe essere difficile da interpretare per diversi motivi. Oltre a vedere gli organici delle formazioni più forti, bisognerà vedere quali saranno gli obiettivi reali. Ci saranno atlete che correranno in funzione delle Olimpiadi e quindi queste strategie di preparazione potrebbero condizionare l’andamento della corsa

Per Lacquaniti il Giro Women è ben disegnato, ma difficile da interpretare per diversi motivi ed alcune strategie
Per Lacquaniti il Giro Women è ben disegnato, ma difficile da interpretare per diversi motivi ed alcune strategie

L’opinione di Fidanza

Sulla rilevanza del totem abruzzese nell’economia della gara si sbilancia Giovanni Fidanza. Per il team manager della Isolmant-Premac-Vittoria – che ha lanciato verso il WorldTour proprio l’abruzzese Gaia Realini, una delle favorite alla vittoria finale – tutto si giocherà alla penultima giornata.

«La crono di Brescia – commenta l’ex pro’ della Chateau d’Ax con cui vinse una tappa al Tour e al Giro – è molto tecnica e lo strappo del Castello può essere indigesto a qualche atleta. Così come la salita di Toano al terzo giorno potrebbe creare distacchi. Tuttavia le cosiddette tappe intermedie, come quella mossa di Chieti, secondo me saranno molto controllate. E’ per questo che penso che si deciderà tutto sul Blockhaus. Per tutte sarà lo sforzo massimo, tant’è che per me l’ultima tappa de L’Aquila, che è comunque molto dura, servirà solo per limare secondi o posizioni di rincalzo nella generale. Comunque tutte dovranno correre con molta attenzione sul piano tattico.»

Giovanni Fidanza prevede molto controllo nelle tappe intermedie, Blockhaus decisivo e nessun stravolgimento nell’ultima tappa
Giovanni Fidanza prevede molto controllo nelle tappe intermedie, Blockhaus decisivo e nessun stravolgimento nell’ultima tappa

La previsione di Bronzini

Ancora più sicura appare Giorgia Bronzini, diesse di una Human Powered Health che si presenta al Giro Women col morale alto per merito della vittoria nella generale di Edwards al Thuringen Tour e con l’obiettivo di curare la classifica con Malcotti.

«Vi rispondo velocemente – dice la piacentina col suo solito spirito intriso di grande conoscenza tattica – e senza troppe esitazioni. Il Blockhaus deciderà tutto. La salita è molto dura e le atlete avranno le visioni già al primo passaggio. Gli ultimi tre giorni sono impegnativi, ma tutto ruota attorno a quella tappa. Il Blockhaus penso che possa essere determinante per chi vorrà riscattare una brutta prova il giorno precedente. O viceversa possa essere la salita nella quale puoi prendere una sonora crisi che non puoi più rimediare il giorno dopo. Di certo le ragazze che puntano alla generale dovranno essere molto brave a gestire le energie, tenendo conto anche delle temperature alte che potrebbero esserci.»

Per Bronzini sarà fondamentale la gestione delle energie, ma il Giro Women sarà deciso dal Blockhaus
Per Bronzini sarà fondamentale la gestione delle energie, ma il Giro Women sarà deciso dal Blockhaus

Le impressioni di Busato

Sull’ammiraglia della Top Girls Fassa Bortolo restringono le contendenti ad un numero ridotto di corridori che si giocheranno tutto alla settima tappa. Se lo storico team manager Lucio Rigato è onorato di partecipare al suo ennesimo Giro femminile in trentadue anni di attività, sperando che la vincitrice sia la sua ex atleta Longo Borghini, il diesse Matteo Busato entra più nello specifico.

«Penso che la crono iniziale – afferma l’ex pro’ di Castelfranco Veneto – potrà dire chi sta bene e chi meno, ma non farà grandi distacchi. Il livello delle atlete più forti è molto alto e sanno preparare molto bene gare del genere. Il Giro è comunque duro anche nelle tappe che non tutti considerano. Ad esempio, la quarta che arriva ad Urbino ha un dislivello alto concentrato negli ultimi cinquanta chilometri. Queste tappe serviranno per fare selezione e per me alla tappa del Blockhaus ci si arriverà con la generale già definita o racchiusa a tre atlete, non di più

Secondo Busato la generale sarà già ristretta a tre atlete nei giorni precedenti all’arrivo del Blockhaus (foto Top Girls)
Secondo Busato la generale sarà già ristretta a tre atlete nei giorni precedenti all’arrivo del Blockhaus (foto Top Girls)

Il parere in casa UAE

La nostra rapida inchiesta termina bussando alla porta della UAE Team ADQ, dove ci risponde la general manager Cherie Pridham. La squadra degli Emirati Arabi Uniti si dividerà tra la generale con Magnaldi e i successi di tappa con Persico e Consonni, ma anche per la dirigente britannica esiste solo un punto chiave.

«Credo – sintetizza – che tutto si deciderà nella Lanciano-Blockhaus, la tappa regina della corsa con le salite più impegnative e con le quote più alte. Sarà una sfida fondamentale per i corridori dal punto di vista fisico, ma anche strategico poiché la salita avrà un impatto significativo sulla classifica generale. Arrivando al penultimo giorno di gara, ci sono poche possibilità di recupero o errori tattici. I distacchi che si apriranno su queste cime saranno decisivi.»

Fra una settimana conosceremo il verdetto emesso dal Blockhaus, però anche le altre tappe di questo Giro d’Italia Women promettono battaglia e spettacolo.

Uae Team Adq, in piena espansione. Parla Cherie Pridham

19.05.2024
5 min
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Se in campo maschile tutti guardano all’Uae Team Emirates come la squadra attualmente più forte del lotto (grazie soprattutto alle imprese di Pogacar), fra le donne la situazione è più complessa. L’Uae Team Adq è sicuramente un team di riferimento, ma il suo peso specifico pur importante non è paritetico. Quest’anno sono arrivate finora 6 vittorie, un bilancio lontano da quello non solo della Sd Worx, riferimento del settore, ma anche di altre formazioni.

Parliamo di una formazione in crescita, da considerare in piena evoluzione nella ricerca di un’identità definita. Cherie Pridham, manager della squadra si sta adoperando per dargliela conscia del fatto che serve tempo.

«Ovviamente vogliamo sempre più risultati. Vogliamo far crescere ogni squadra, quella maggiore come il devo team e stanno crescendo rapidamente. Sono piuttosto soddisfatta del punto dove siamo arrivati sotto la nuova gestione, con l’impegno mio e del team di direttori sportivi. Ci sarebbe piaciuto di meglio, soprattutto nel periodo delle classiche belghe, ma abbiamo colto piazzamenti importanti, che valgono».

Una delle 6 vittorie in casa Uae, quella di Eleonora Gasparrini a La Classique Morbihan
Una delle 6 vittorie in casa Uae, quella di Eleonora Gasparrini a La Classique Morbihan
Che cosa è mancato nel periodo delle classiche?

Semplice: un po’ di fortuna. Ovviamente ci vogliono le gambe, ma alcuni risultati non sono andati come volevamo. A volte abbiamo avuto degli incidenti, come con Consonni alla Gand-Wevelgem. Ma dobbiamo prendere quanto di buono c’è stato in ogni situazione.

Il roster di 16 atlete è troppo ristretto per affrontare tutta la stagione?

Nel WorldTour mondiale ci sono molti più corridori, ma il nostro è un movimento che si è sta sviluppando ora. Un paio di elementi in più farebbero comodo, ma bisogna crescere piano e in modo sostenibile economicamente. La partecipazione è ristretta a poche atlete, inoltre al fianco del team principale c’è quello development, insomma di carne al fuoco ce n’è tanta. Le corse femminili crescono rapidamente dobbiamo seguire il flusso senza però esagerare. Dobbiamo far crescere le nostre punte come Consonni o Persico, gestire il team nel suo complesso. Sappiamo che dobbiamo rafforzarci e lo faremo, a ogni livello. Ma occorre procedere passo dopo passo.

La devastante caduta alla Vuelta a Burgos. Per Bertizzolo, a terra, il responso è la frattura a un braccio
La devastante caduta alla Vuelta a Burgos. Per Bertizzolo, a terra, il responso è la frattura a un braccio
L’infortunio della Bertizzolo quanto peserà nel prosieguo della stagione?

Ho parlato con Sofia dopo la diagnosi del radio rotto. Ma le gambe funzionano. Servirà solo un po’ di recupero dall’incidente iniziale. So che Sofia tornerà preso, stiamo già pensando ad un ritorno strategico. Il Giro potrebbe ancora essere un’opzione, ma sempre in accordo con il team medico.

Ci saranno novità il prossimo anno, sia a livello manageriale che di atlete?

Per quanto mi riguarda, no, penso che ci stiamo stabilizzando bene. Naturalmente io sono il manager, quindi non è mio compito discutere di contratti. Per quanto riguarda lo staff verrà consultato ovviamente, ma non spetta a me deciderlo. Non sono a conoscenza di alcun cambiamento al momento.

Davide Arzeni, uno dei diesse, portato in trionfo dopo la tripletta al GP Liberazione
Davide Arzeni, uno dei diesse, portato in trionfo dopo la tripletta al GP Liberazione
A Giro e Tour con quali ambizioni andate, per puntare alle tappe o alla classifica?

Dobbiamo essere realistici e con la squadra che abbiamo, le vittorie di tappa sono un obiettivo chiaro per noi. Per salire di livello e di ambizioni serviranno ancora 1-2 anni. Poi nello sport non si può mai sapere, il podio della classifica generale al Tour de France può sempre arrivare, non c’è nulla di impossibile. Hai bisogno che tutto vada per il verso giusto, ma per il futuro di questa stagione, penso che saremo contenti delle vittorie di tappa.

Voi avete in squadra un forte numero di italiane: quanto è utile che ci sia un gruppo della stessa nazione?

È un gruppo di corridori e staff che ho ereditato, ma non è una situazione diversa da quando lavoravo alla Lotto, dove c’era uno zoccolo duro belga perché era un team belga. Qui le radici sono italiane. Nel destino del team c’è una maggiore internazionalizzazione, aprendo la porta a esperienze diverse, nazionalità diverse, culture diverse. E’ un passaggio importante. Ma questo avverrà in futuro. Per ora stiamo lavorando con un buon gruppo di staff e persone motivate e, ovviamente, le ragazze si stanno abituando allo stile di gestione. I progressi ci sono e sono evidenti.

Silvia Persico dovrebbe essere la punta della Uae nei grandi giri, con uno sguardo alla classifica
Silvia Persico dovrebbe essere la punta della Uae nei grandi giri, con uno sguardo alla classifica
Quale risultato da qui alla fine della stagione renderebbe il vostro bilancio completamente positivo?

Penso che una vittoria di tappa in un Grand Tour sia lo snodo più significativo. Dobbiamo essere aggressivi nelle gare e non essere solo un numero, vogliamo lottare per quella vittoria e se questo ci permette di vincere tappe al Giro e al Tour, questo mi renderà molto felice.

Hai lavorato a lungo nell’ambiente maschile: questi anni con le ragazze sono più facili o difficili?

Domanda delicata, bisogna stare attenti qui – afferma ridendo la Pridham – Sono cresciuta come atleta e so quanto fosse difficile quando lo ero. Penso che il ciclismo femminile stia diventando sempre più professionale. C’è una crescita continua, anche nella percezione stessa del nostro mondo da parte delle sue protagoniste. La squadra e i corridori stanno spendendo molto di più, investendo molto di più in se stessi per diventare più professionali. Con le donne l’approccio è un po’ diverso. Quando ti rivolgi a una squadra professionistica maschile, puoi essere un po’ più diretto. Come donne, per natura vogliamo sapere tutto. Vogliamo più spiegazioni, più ragionamenti. Ma diventeranno sempre più coinvolte nella loro carriera.

Carbonari, una videochiamata le ha cambiato la vita

01.12.2023
7 min
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Una videochiamata che doveva essere di semplice programmazione e invece le ha cambiato la vita. Così Carbonari ha saputo che sarebbe passata nel UAE Team ADQ, anziché fare un’altra stagione nel “devo” team. E’ successo il 13 novembre e probabilmente quel giorno la marchigiana se lo ricorderà a lungo.

La storia, in breve, dice che Anastasia ha vissuto un 2023 a corrente alternata, per tutta una serie di motivi personali e tecnici. Così dopo il mondiale, la scelta da prendere sembrava obbligata: trovare un’altra squadra e salutare Davide Arzeni che aveva creduto in lei portandola alla Valcar e poi alla UAE. Sembrava che la scelta stesse per cadere sulla Israel Premier Tech, quando la marchigiana ha riflettuto e ha cambiato decisamente rotta.

«E’ innegabile che non fossi molto soddisfatta di come è andata questa stagione – racconta – quindi le aspettative di passare nel team World Tour le avevo accantonate. Obiettivamente avevo fatto alcuni buoni piazzamenti, quando ho corso con la prima squadra mi sono sempre fatta vedere, come dicevano anche i report dei direttori sportivi. Però a ottobre ancora non sapevo nulla e così ho pensato di trovare un altro team e ne ho parlato direttamente con Camila (Maria Camila Garcia, Head of Strategy del team, ndr) perché avevo due anni di contratto con il “devo” team. Lei mi ha detto che se avessi trovato una squadra più grande, mi avrebbero lasciata libera. Però lo ha detto in un modo che mi ha fatto pensare».

Al Thuringen Tour dominato dalla SD Worx, Carbonari ha lavorato (bene) per Marta Bastianelli
Al Thuringen Tour dominato dalla SD Worx, Carbonari ha lavorato (bene) per Marta Bastianelli
In che modo?

«Noi vogliamo il tuo bene e la tua crescita. Attualmente – ha continuato – non sappiamo se passerai nella prima squadra, ma se hai delle altre richieste, non saremo noi a fermare il seguito della tua carriera». Così ci ho pensato, mi è parso che ci tenessero davvero. E le ho risposto: «Guarda Camila, a questo punto preferisco rimanere un altro anno nella continental, ma con la possibilità poi di passare nella WorldTour, una delle più grandi del mondo. Piuttosto che fare un anno in una squadra più piccola e non avere tutto l’appoggio che ricevo qui». Era ottobre, poco dopo sono partita per una vacanza in Marocco e ci siamo salutate così.

Poi cosa è successo?

Mi ha ricontattato e mi ha detto che voleva fare una videochiamata con me, alla presenza di Cherie Pridham, il nuovo capo dei direttori sportivi. Anche l’anno scorso avevamo fatto delle videochiamate, in cui mi avevano presentato i preparatori e i direttori sportivi. Pensavo che fosse qualcosa del genere. Invece Camila mi ha dato la notizia che pensavo ormai impossibile: «Sarai nella prima squadra, la notizia è questa». La videochiamata è durata 20 minuti, perché lei ha visto che ero strafelice e che non capivo niente. Perciò ci siamo salutate dicendo che ci saremmo risentite quando avessi metabolizzato la notizia, per parlare di programmi, di direttori, preparatori e di contratto. «Adesso ti lascio un attimo libera – ha sorriso – perché mi sembri abbastanza provata!».

Cherie Pridham è arrivata al UAE Team ADQ come capo dei tecnici, prima era alla Lotto-Dstny
Cherie Pridham è arrivata al UAE Team ADQ come capo dei tecnici, prima era alla Lotto-Dstny
Come te lo ha spiegato?

Mi ha detto: «Sai, tante volte nella vita le scelte giuste ripagano. Noi vogliamo premiare la fedeltà che tu hai dato al team, preferendo rimanere un altro anno nella continental, piuttosto che andare in altri ambienti. Vogliamo premiare questa tua scelta e pensiamo che tu faccia al caso nostro per completare il team per il 2024. Il duro lavoro, l’impegno e i sacrifici nella vita ripagano e tu te la sei giocata bene».

Saresti rimasta davvero volentieri nella continental?

Magari avrei potuto fare l’anno buono che doveva essere il 2023, mettendomi in mostra. Avrei cambiato alcune cose nella preparazione e nell’avvicinamento alle gare. Questa notizia ovviamente è stata un valore aggiunto, una gioia in più. Cherie Pridham l’ho vista per la prima volta in quella chiamata e mi è piaciuta molto. Sembra una persona con molta personalità e molto tatto. Anche lei mi ha detto di festeggiare, perché poi ci sarà da rimboccarsi le maniche. A me piace avere questa concretezza in un direttore sportivo. Come Arzeni, che sa motivarti e darti il consiglio giusto, però è severo quando c’è da dire qualcosa di importante. Uno che ti rimette in carreggiata quando capisce che stai sbagliando.

Le vacanze in Marocco e poi la sorpresa del passaggio al team WorldTour (foto Instagram)
Le vacanze in Marocco e poi la sorpresa del passaggio al team WorldTour (foto Instagram)
Arzeni come ha commentato la notizia?

L’ho sentito la sera stessa. Camila mi aveva fatto promettere di non dire niente a nessuno, fino a che non avessi firmato il contratto, perché volevano essere loro a comunicarlo. Per cui non ho detto nulla neppure a Davide e lui un po’ ha fatto l’offeso. Io mi sono scusata, dicendo che lo avevo promesso a Camila e lui a quel punto mi ha messo in viva voce ed era lì con Camila e con Cherie. E mi hanno fatto ancora i complimenti per la correttezza.

Che cosa significa rimboccarsi le maniche?

Significa che partirò dall’Australia, quindi la stagione sarà subito bella impegnativa. Intanto ho iniziato a lavorare con un nuovo preparatore, che si chiama Dario Giovine e allena anche Erica Magnaldi, e mi sto trovando molto bene. Stiamo già lavorando in modo intenso, poi nel ritiro che inizia a Oliva il 7 dicembre sicuramente faremo un bel blocco di lavoro fino al 20.

Che cosa soprattutto ti ha impedito di ottenere risultati nel 2023 e su cosa lavorerai questo inverno?

Io penso che non sia stato un aspetto tecnico, ma più un fatto mentale. Non ho avuto problemi ad allenarmi bene e fare la vita atleta, perché è uno stile di vita che mi piace. Non mi pesa stare a casa il sabato e non andare a ballare, è una cosa che attualmente non mi interessa. Più che altro vorrei lavorare molto sull’approccio alle gare, su come gestire lo stress e l’ansia dello stare tanti giorni fuori. Sono energie che a fine stagione mi mancano, sono arrivata ad agosto sfinita. Quindi, dato che la prossima sarà una stagione molto impegnativa e molto più lunga, vorrei lavorare su questo aspetto. 

A chi hai dato la notizia per primo?

A Riccardo, il mio fidanzato. Il 2023 è stato un periodo duro per entrambi. Ci siamo trasferiti a Parma dalle Marche per il suo nuovo lavoro, che invece è andato molto male. Si è dovuto licenziare e mentalmente non ce la faceva più. Quindi abbiamo vissuto con uno stress molto grande, con un affitto sulle spalle a tre ore di macchina da casa. Ha messo in gioco le amicizie e il suo stress è diventato stress per entrambi. Anche perché io nel frattempo ero alle prese con aspettative diverse da quelle con cui ero passata alla continental.

A Glasgow con un 39° posto: il piazzamento è servito per guadagnare a Carbonari un posto alle Olimpiadi
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Invece ora?

Invece ora c’è stata la svolta per entrambi. Io passerò alla WorldTour e lui ha trovato un nuovo lavoro che sta andando benissimo. Abbiamo vissuto un periodo difficile che ci ha avvicinato ancora di più. Il prossimo passo sarà scegliere un nuovo posto in cui vivere. Non c’è più ragione di stare a Parma, anche perché io non ho trovato compagni di allenamento e strade convincenti. Perciò stiamo pensando di andare verso Bergamo o Como, più vicine al suo lavoro e più comode per me per allenarmi, visto che ci sono molte mie compagne di squadra.

Al puzzle a questo punto manca solo il tassello delle Olimpiadi…

Altra cosa venuta fuori in modo del tutto inatteso. L’ho saputo mentre ero in vacanza in Marocco, ma non era ancora ufficiale. Quando lo è stato, la federazione lettone ha fatto un post su Facebook in cui mi hanno taggato, scrivendo che mi ero qualificata per le Olimpiadi. Sembrava che la qualificazione fosse impossibile, invece con il piazzamento al mondiale e il fatto che ci fossero dei posti liberi, mi hanno riaperto le porte. Insomma, questa volta a Capodanno abbiamo più di qualcosa per cui brindare. E’ stato davvero l’anno dei colpi di scena…