Tampone positivo, Evenepoel a casa. Spiegata la crono

15.05.2023
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«E’ con il cuore pesante che annuncio che devo lasciare il Giro dopo essere risultato positivo al Covid-19 in un test di routine», scrive Remco Evenepoel in un comunicato sui social. «La mia esperienza qui è stata molto speciale e non vedevo l’ora di continuare la battaglia nelle prossime due settimane. Non posso ringraziare abbastanza il personale. Anche i miei compagni di squadra, che si sono sacrificati tanto in preparazione a questo Giro. Sono ancora molto orgoglioso perché posso lasciare il Giro con due vittorie di tappa e quattro maglie rosa».

A Cesena è arrivata anche sua madre Agna, che indossa la mascherina (foto LaPresse)
A Cesena è arrivata anche sua madre Agna, che indossa la mascherina (foto LaPresse)

Segnali inconfondibili

Qualcosa in realtà si poteva sospettare. «Ho il naso chiuso – ha detto nella conferenza stampa dopo la crono – devo stare attento a non ammalarmi o prendere un virus che non voglio nominare, perché porterebbe solo sfortuna».

Poi come spiegazione per la crono al di sotto delle attese ha indicato di aver scelto un ritmo sbagliato, la partenza troppo veloce per la quale al primo intermedio aveva 31 secondi di vantaggio su Roglic, poi era calato. Poi ha parlato dei postumi delle cadute nella tappa di Salerno, dato che dalle ferite continuava a uscire del liquido sporco. Ma non era per questo e dopo il test è stato tutto più chiaro.

Inizialmente il calo di Evenepoel nella crono di ieri è stato letto come conseguenza di una partenza troppo veloce
Inizialmente il calo di Evenepoel nella crono di ieri è stato letto come conseguenza di una partenza troppo veloce

Come Ganna e Aleotti

Il calo del belga era stato troppo netto per non pensare che ci fosse un problema, ma la voglia di scorgere qualche crepa nella sua presunta invulnerabilità aveva fatto pensare ad altro. Come spiegarsi che di colpo il suo rendimento a cronometro fosse diventato così… normale? Infatti era Covid, null’altro che il maledetto virus che negli ultimi giorni aveva causato il ritiro di Ganna e Aleotti, Conci e Uran.

Remco negli ultimi giorni aveva parzialmente abbassato la guardia, usando sempre meno la mascherina e forse la disinvoltura può essergli costata cara. I test di routine si sono svolti ieri sera sul pullman della squadra. Evenepoel è risultato positivo, il resto della Soudal-Quick-Step per ora è a posto.

In crisi a Fossombrone, ma non era normale che il campione della Liegi subisse certe pendenze
In crisi a Fossombrone, ma non era normale che il campione della Liegi subisse certe pendenze

L’occhio del padre

Sabato dal Belgio sono arrivati la moglie, che già si era vista a Pescara, il padre e la madre, per seguirlo nella seconda cronometro del Giro. E forse non avendolo visto per qualche giorno, a loro per primi la difficoltà di Fossombrone e la crono vinta per un solo secondo sono parsi ancora più strani.

«Abbiamo saputo del test – ha detto a Het Nieuwsblad il padre Patrick – solo dopo il comunicato della squadra e un messaggio dallo stesso Remco. Il tampone positivo è stato una sorpresa, ma anche la conferma di quello che avevamo visto. Ci eravamo accorti sabato nella tappa di Fossombrone che qualcosa non andasse. Inizialmente avevamo pensato che la crisi potesse dipendere dalla caduta di giovedì, ma da piccoli dettagli della pedalata e dalle sue parole di capiva che qualcosa non andasse.

«E’ stato chiaro proprio nella crono – prosegue – se non avesse avuto il Covid avrebbe guadagnato molto di più. L’aveva preparata con metodo. Il risultato non è stato normale. Subito dopo l’arrivo sono andato da lui. Mi ha subito detto: “Papà, non sto bene”».

Ieri con suo padre Patrick, Evenepoel ha ammesso per la prima volta di non sentirsi bene (foto Belga)
Ieri con suo padre Patrick, Evenepoel ha ammesso per la prima volta di non sentirsi bene (foto Belga)

Prima la salute

In attesa di farci spiegare meglio da un medico come mai soltanto nel ciclismo si verifichino casi che portano al ritiro, mentre altrove sembra che il Covid sia sparito o non abbia conseguenze, suo padre è andato avanti nel discorso, portandolo forse all’estremo, ma facendo capire che la prudenza non è mai troppa.

«Supponiamo che non avessero fatto il controllo – ha detto ancora a Het Nieuwsblad – e che Remco avesse corso ancora per qualche giorno. Siamo sicuri che non avremmo rischiato di trovarci in una situazione simile a quella di Colbrelli? (Il paragone può essere chiaramente una forzatura, ma di fatto non ci sono certezze né una letteratura medica che spieghi gli effetti del Covid sul cuore degli atleti, ndr). Non vale assolutamente la pena di rischiare. Il Covid è molto pericoloso per un atleta di alto livello. Supponiamo che il virus colpisca il suo muscolo cardiaco. Per questo ogni medico di squadra allontana immediatamente e giustamente il proprio corridore dalla gara se il test è positivo. Tutti i corridori hanno moglie o addirittura dei figli. Ma alla fine questa è una corsa e la salute viene prima di tutto. Remco lavorava per il Giro da ottobre. Ma se ad un certo momento la salute è in pericolo, la scelta è rapida. Il medico avrà preso la decisione per tutelare la salute di Remco e anche quella dei suoi compagni di squadra».

Il naso chiuso degli ultimi giorni era stato attribuito al freddo patito a Campo Imperatore
Il naso chiuso degli ultimi giorni era stato attribuito al freddo patito a Campo Imperatore

Nel giorno di riposo non si parlerà d’altro. Domani Geraint Thomas partirà verso Viareggio vestendo la maglia rosa, in un Giro che cambia faccia e forma. E’ la settimana che introduce le grandi montagne, ma Evenepoel non ci sarà. Chissà che a questo punto, se il decorso del Covid sarà breve come gli auguriamo, non si aprano per lui le porte del Tour.

Remco vince, ma non ride: Roglic e gli Ineos sono lì…

14.05.2023
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CESENA – C’è chi vince e non ride. E c’è chi non vince ed è il ritratto della felicità. Oggi la crono di Cesena ha riscritto la classifica generale. Ha gettato verdetti e infiammato ulteriormente il duello fra Remco Evenepoel, colui che ha vinto e non ride, e Primoz Roglic, colui che non ha vinto e ride.

Il Giro d’Italia va così al primo giorno di riposo con Remco che torna maglia rosa. Alle sue spalle a qualche decina di secondi ci sono, Geraint Thomas, Roglic appunto e Tao Geoghegan Hart, tutti raccolti in 5”.

Remco Evenepoel (classe 2000) conquista la crono di Cesena e torna anche in rosa
Remco Evenepoel (classe 2000) conquista la crono di Cesena e torna anche in rosa

Giorni difficili

Remco parte a razzo. Sembra possa bissare quanto mostrato a Ortona. Una superiorità schiacciante. Poi però qualcosa cambia. Evenepoel va forte ma non è il solito schiacciasassi. Fa fatica e qualcuno gli recupera persino qualcosa. Alla fine vince, ma per un solo secondo su Thomas.

«Credo di non essermi gestito al meglio – ha detto il belga a fine tappa – sono partito troppo forte e la seconda parte non è stata buona per niente».

E qui merita l’inciso di Damiano Caruso, oggi ottimo decimo. Il siciliano ha detto subito che si trattava di una crono di non facile interpretazione. Una prova in cui bisognava giocare con il limite del fuorisoglia. Dello stare a tutta sempre, ma mai mezzo watt sopra. Si era anche fatto i complimenti per questa sua gestione.

«Quando ho trovato il vento contrario non mi sono sentito bene. Di certo non è il momento migliore di forma della mia carriera – ha proseguito Evenepoel, forse esagerando anche un po’ – oggi possiamo essere soddisfatti giusto della vittoria di tappa. Ora mi godo il riposo. Gli ultimi due, sono stati i miei giorni peggiori qui al Giro».

Remco è stato l’unico tra i big ad utilizzare una ruota anteriore super alta (100 mm). Che abbia pagato sul tecnico anche per questo motivo?
Remco è stato l’unico tra i big ad utilizzare una ruota anteriore super alta (100 mm). Sarà stata la scelta giusta?

Scelte giuste?

Stamattina c’era qualche incertezza sulla scelta della ruota anteriore in casa Soudal-Quick Step, si era persino ipotizzato di usare la Rapid da 64 millimetri per i rilanci dentro Cesena. E anche perché consentiva di montare una copertura ideale per il bagnato. Poi Remco ha optato per la ruota da 100 millimetri. I suoi rivali avevano profili leggermente più snelli.

Restando in tema di ruote va detto anche che ieri, verso Fossombrone, il belga ha utilizzato delle gomme per la pioggia. Pioggia che poi non c’è stata. Dagli studi fatti, queste coperture non scorrono moltissimo, fanno sprecare qualche watt. Magari, visto che si parla di marginal gains, avrà inciso anche questo elemento?

Ma anche se così fosse, il Remco di questo weekend non è lo stesso di quello passato e tutto sommato questo giorno di riposo capita nel momento migliore per lui. Se la crono fosse arrivata martedì, dopo il riposo appunto, magari avrebbe massacrato tutti di nuovo. Impossibile dirlo.

Roglic vola

E andiamo in casa di colui che ride, Roglic. Primoz ha disputato una gara intelligente. Ha rischiato il giusto nelle curve. Ed è andato in crescendo. Lo sloveno non ha detto una parola, ma ha parlato col sorriso. Le sensazioni evidentemente sono quelle giuste.

«Primoz – ha detto il suo diesse Marc Reef – sta migliorando giorno dopo giorno e il fatto che abbia fatto una crono in crescendo è molto importante. Siamo arrivati al Giro dall’altura e sapevamo che all’inizio avrebbe fatica un po’. Siamo sicuri di quello che abbiamo fatto. 

«E’ importante osservare un buon giorno di recupero domani – ha proseguito il tecnico della Jumbo-Visma – perché la prossima tappa, quella di martedì, propone un avvio molto insidioso. Per i primi 80 chilometri praticamente si sale sempre e può essere complicato dopo il giorno di riposo. Bisognerà stare davanti.

«Il nostro obiettivo è la terza settimana. E sappiamo che qui al Giro è molto dura. Nel 2019 Primoz aveva corso il Romandia prima del Giro e l’aveva pagata un po’, stavolta veniamo da un camp in altura. E comunque è anche più maturo rispetto a quattro anni fa».

Infine sdrammatizza sul presunto Covid di Roglic. Da qualche che giorno infatti c’era questa voce: «Ah, ah – ride Reef – io non so perché siano nati questo rumors. In effetti l’ho sentito anche io qui in gruppo. No, no… Primoz sta bene. E credo si veda».

Frecce Ineos…

Anche Matteo Tosatto, direttore sportivo della Ineos-Grenadiers gongola. E tanto. Un po’ perché è il suo compleanno e soprattutto perché i suoi ragazzi sono andati fortissimo. Thomas ha perso per un soffio e Tao lo ha seguito ad un nulla. Senza contare le ottime prestazioni di De Plus e di Arensmans.

«Ho detto – spiega Tosatto – sin da Pescara ai ragazzi di stare tranquilli, che il Giro era ancora lunghissimo. Qualcuno ha detto che era già finito ad Ortona, ma non è così… Bisogna ragionare passo dopo passo. Remco sta bene, perché è primo, ma noi ci avvinciamo alle montagne ben messi».

Questa mattina avevamo visto gli Ineos in ricognizione. Le altre squadre l’avevano fatta con un atleta o due. Loro invece erano in parecchi. Segno che la crono resta un dogma per questo team. In una S, tra i canali romagnoli, ad un certo punto, Tao ha fermato la bici. E’ tornato indietro. Si è lanciato e ha riprovato l’ingresso nella S con una buona velocità. 

«Sapete che lavoriamo molto sulla crono – va avanti Tosatto – Abbiamo materiali importanti e tanto studio alle spalle, ma ci vogliono i ragazzi prima di tutto. E loro ci sono». E a proposito di materiali: la corona grande di Tao e Geraint era da 64 denti…

Il viaggio rosa di Leknessund si ferma a Cesena

14.05.2023
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CESENA – I compagni e i fan lo chiamano “The Dog”, nessuno lo avrebbe mai detto, eppure Andreas Leknessund ha vestito la maglia rosa per cinque giorni. Per ricollegarsi al suo soprannome si può dire che sia stato un “underdog”, noi lo chiameremmo il meno pronosticato. Fin dal suo primo giorno in maglia rosa, indossata a Lago Laceno, non ha mai nascosto che questo sogno sarebbe dovuto finire presto e che non si sarebbe fatto illusioni. Crederci però non costa nulla e con il coltello fra i denti ha difeso il primato a Campo Imperatore e nella tappa di ieri rimanendo agganciato a pochi secondi dopo gli attacchi di Roglic. 

Oggi ha dovuto alzare bandiera bianca e riconsegnare la maglia a Evenepoel. Dopo l’arrivo lo abbiamo intervistato mentre in un’area defilata, in uno dei momenti più intimi ed emblematici. Con la maglia rosa addosso solo fisicamente e non più legittimamente.

«Sono stati cinque anzi nove giorni fantastici qui al Giro d’Italia – ha detto – specialmente quelli passati in maglia rosa. Sapevo che oggi avrei perso la maglia e non ne sono sorpreso, ma ho dato comunque il massimo. Sono molto felice e fiero di aver passato queste tappe in rosa. Ora non vedo l’ora che arrivi il giorno di riposo domani».

Qui Leknessund subito dopo la sua prova mentre si riveste con i colori DSM
Qui Leknessund subito dopo la sua prova mentre si riveste con i colori DSM

Gli insegnamenti in rosa

Al norvegese classe ’99 va dato atto che sia stato un esempio di sorriso, rilassatezza e genuinità in queste cinque tappe da leader. A lui piace dire di essere l’attuale ciclista professionista nato più vicino al Polo Nord. Forse questo animo glaciale gli ha permesso di coronare il sogno di vivere alla sua prima partecipazione al Giro d’Italia la possibilità di vestire la maglia rosa. Gli abbiamo chiesto come sono stati questi giorni e cosa abbia imparato…

«Ho imparato molto – spiega Leknessund – da questi giorni da leader. Io in prima persona ma anche delle dinamiche del team che si hanno quando indossi questo primato. Avere tutta l’attenzione addosso. Stare sempre davanti, attenti a tutto, dal primo all’ultimo chilometro. E’ stato super speciale e mi sono goduto tutti questi giorni. Non è qualcosa a cui sono mai stato abituato».

Leknessund ha chiuso a 1’15” la prova contro il tempo di oggi
Leknessund ha chiuso a 1’15” la prova contro il tempo di oggi

Le prossime due settimane

Siamo alla nona tappa, è finita la prima settimana, ne mancano due. Per Leknessund e per tutto il gruppo il Giro non è ancora arrivato il giro di boa. Dopo un’inizio così per l’atleta del Team DSM non sarà facile riabituarsi e ritrovare nuovi stimoli per proseguire la sua corsa.

«Mi aspetto – dice Andreas – che ci siano altri bei giorni a venire. Per quanto riguarda la squadra, abbiamo avuto un ottimo inizio di Giro e credo anche che continueranno a migliorare. Sono sicuro che le ultime due settimane saranno buone come la prima. Adesso la generale non è più un obbiettivo, vorrei ancora andare a cercare una vittoria di tappa. Ho passato alcuni giorni in rosa e penso che anche vincere la tappa sarebbe davvero molto bello. Quindi per ora questo è l’obiettivo per il resto del Giro».

Ora l’unico obiettivo del norvegese è la vittoria di tappa
Ora l’unico obiettivo del norvegese è la vittoria di tappa

I favoriti secondo lui

Dopo cinque giorni corsi in vetta alla classifica, Andreas Leknessund ha imparato cosa vuole dire stare là davanti. Ha imparato a quale attenzione mediatica e sportiva sia sottoposta la maglia rosa. Nei giorni scorsi ha guardato negli occhi gli uomini di classifica per difendere la sua maglia. Così abbiamo deciso di chiedergli chi secondo lui sarà il favorito per la vittoria finale…

«Penso che sia un Giro – conclude il norvegese – davvero molto interessante. Durante la crono ho sentito che dopo il primo intertempo Remco stava andando molto bene. Ora ho visto che ha vinto. Tutti lo vedevano come il grande favorito prima del Giro e potrebbe esserlo ancora. Ma abbiamo visto ieri e penso anche oggi che ci sono altri ragazzi che hanno una buona forma e possono dire la loro. Quindi penso che il Giro sia completamente aperto e sarà davvero eccitante».

Domani il Carpegna, luogo di fatica e ricordi: parla Siboni

11.03.2022
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«L’aneddoto più bello – ricorda Marcello Siboni, una vita al servizio del Pirata – è dei tempi alla Carrera, quando partì senza aver fatto colazione e poi come al solito decise di allungare. Fece il Carpegna e quando finì la discesa si rese conto di essere svuotato e di non avere in tasca neanche una lira. Allora entrò in un negozio. “Sono Marco Pantani, non ho un soldo e ho una fame nera. Mi date un paio di barrette di cioccolata per arrivare a casa?”. Ovviamente gli diedero quello che chiedeva e lui ripartì. Mi disse che quando arrivò all’incrocio di Savignano, dove adesso c’è la rotatoria, era talmente sfinito che non ricordava nemmeno di essersi fermato al semaforo. Il giorno dopo ovviamente tornò su e gli portò i soldi per pagare quel che aveva mangiato».

Siboni raggiunse Pantani alla Carrera nel 1995 e ci rimase fino al 1999
Siboni raggiunse Pantani alla Carrera nel 1995 e ci rimase fino al 1999

Una vita da gregario

Domani c’è il Carpegna, che probabilmente deciderà la Tirreno-Adriatico del 2022 e come ha detto ieri Ciccone a fine intervista, è la salita del Panta. Chi meglio di Siboni può raccontarci che cosa abbia rappresentato quella salita per Marco e cosa possiamo aspettarci?

Marcello (in apertura nella foto Facebook) parla poco, abituato per una vita a starsene da parte. Amico, prima che compagno di squadra. Erano sempre insieme, anche quando Marco scoprì i rollerblade e lo convinse a seguirlo. Erano gli anni alla Carrera. Li incontrammo a Cesenatico, Marcello aveva il gesso al polso destro. Era caduto dai pattini, ma a Boifava dissero che era successo con la bici

Dal 1997 Siboni ha corso alla Mercatone Uno, nata attorno al suo capitano
Dal 1997 Siboni ha corso alla Mercatone Uno, nata attorno al suo capitano

Ritorno di fiamma

E’ stato professionista dal 1987 al 2002, con Ariostea, Jolly Componibili, Carrera e Mercatone Uno. Dopo qualche anno a riprendere le misure della vita, ha aperto la sua bottega di bici a Cesena. Cicli Siboni, zona Ponte Vecchio. Prima della pandemia vendeva anche qualcosa, ora si occupa soltanto di riparazioni. E soprattutto ha ripreso a pedalare.

«La passione si attenua – sorride abbassando lo sguardo – ma non si spegne. Seguo le corse. Sto vedendo i numeri di Pogacar, è fortissimo. Seguo anche voi su bici.PRO, ho visto quando siete nati. Mi piace tutta la parte dell’allenamento e dell’alimentazione, perché da quando ho ripreso a pedalare, ho capito che è cambiato il mondo. Di quel periodo è passato tutto, normale che sia così. Per fortuna qualcuno a volte si ricorda…».

Nel 1998, c’era anche lui nel team che conquistò il Giro d’Italia
Nel 1998, c’era anche lui nel team che conquistò il Giro d’Italia
Il Carpegna mi basta…

La sua frase, mi viene la pelle d’oca. Molte volte andava su da solo, perché aveva bisogno di ascoltare le sue vocine. La salita è dura, ma non lunghissima. Eppure valutando le sue sensazioni, Marco riusciva a capire se stesse bene. Niente strumenti, solo quello che gli dicevano gambe e testa.

Andavate mai insieme?

E’ capitato, però fino al Cippo non tante volte. Invece a Carpegna capitava più spesso (il paese si trova circa a metà salita e domani sarà sede di arrivo, ndr).

A Cesenatico con Tonina e Paolo, davanti alle due biglie dedicate a Marco
A Cesenatico con Tonina e Paolo, davanti alle due biglie dedicate a Marco
Pensi mai a quel periodo?

Non potrei mai fare finta di niente, non è che ti dimentichi o lo metti da parte. Sono stati periodi brevi ma intensi, tra una sfortuna e l’altra. Indimenticabili.

Segui le battaglie di Tonina per arrivare alla verità?

Capisco il dispiacere che ha addosso. A volte mi chiedo chi glielo faccia fare, perché Marco comunque è sempre ricordato, ma quello che è riuscita a dimostrare su Campiglio è stato eccezionale. La dimostrazione che ci fu qualcosa contro di lui. Ognuno ha il suo carattere, quello di Marco era unico. Si sentì subito tradito dall’ambiente ed era da capire.

Perché?

Era il portavoce del gruppo, a volte gli dicevo che forse si sentiva troppo indistruttibile. E infatti al primo intoppo l’ambiente e chi governava il ciclismo non fecero nulla per aiutarlo. Marco si è buttato giù perché capì di essere da solo. Non è facile da accettare.

A settembre fino al Cippo per un’intervista con Marangoni (foto Facebook)
A settembre fino al Cippo per un’intervista con Marangoni (foto Facebook)
Ti senti più con quei compagni di squadra?

Abbiamo creato un gruppo whatsapp con Zaina, Conti, Fontanelli, Fincato. Propongo sempre di organizzare una rimpatriata. Una volta in Romagna, una volta in Veneto… Si dice ma non si fa. Anzi, scrivilo, così magari si convincono.

Sei più tornato in bici a Carpegna?

Ci sono tornato a settembre, perché Marangoni mi ha proposto di fare un video. Prima abbiamo girato a Cesenatico. Poi siamo andati a Carpegna con la macchina e abbiamo fatto l’ultimo tratto.

Siboni ha la sua officina a Cesena: si occupa di riparazioni (foto Facebook)
Siboni ha la sua officina a Cesena: si occupa di riparazioni (foto Facebook)
Pensi che farà male al gruppo?

La faranno due volte, si farà sentire e l’arrivo è vicino all’ultimo scollinamento.

La discesa com’è?

Sempre stretta, ma con meno curve rispetto all’altro versante. Magari non ci saranno distacchi abissali, ma vedrete che faranno un po’ di casotto. Soprattutto se Pogacar corre lassù come alla Strade Bianche. Ci farà divertire.