Fine corsa per la Ceratizit dopo dieci anni. Le parole di Lacquaniti

09.09.2025
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Gli ultimi chilometri della propria corsa nel ciclismo la Ceratizit Pro Cycling Team li ha macinati pochi giorni fa negli Stati Uniti a Baltimora per la Maryland Cycling Classic Women, chiusa con un quinto posto. Dopo dieci anni, di cui gli ultimi due nel WorldTour, la formazione tedesca chiude un’attività che non è stata anonima nel mondo del ciclismo femminile.

Gli annunci

La prima avvisaglia era arrivata a maggio, quando arrivò l’annuncio che l’azienda tedesca title sponsor della squadra non avrebbe proseguito la collaborazione. Si sono succedute tante voci di un possibile rilancio con altri sponsor, ma il 26 agosto è arrivata la dolorosa conferma ufficiale attraverso il comunicato stampa che mette fine ad una formazione capace di conquistare 65 vittorie su strada (di cui 13 WorldTour compresa la tappa al Tour Femmes nel 2024), 16 titoli mondiali su pista e quattro medaglie olimpiche.

Fortunato Lacquaniti ha trascorso tre stagioni alla Ceratizit Pro Cycling
Fortunato Lacquaniti ha trascorso tre stagioni alla Ceratizit Pro Cycling

«L’attuale clima economico – le parole del general manager francese Claude Sun nel comunicato – ha avuto un impatto significativo sulla capacità di mantenere una squadra WorldTour. Nonostante i nostri sforzi per ottenere nuove sponsorizzazioni, l’aumento dei costi e le attuali condizioni hanno reso impossibile continuare. E’ con profondo rammarico che confermiamo la fine di Ceratizit Pro Cycling dopo questa stagione. I nostri più sentiti ringraziamenti vanno al Gruppo Ceratizit, a Orbea, e a tutti i nostri sponsor per un decennio di incrollabile supporto. E ancora a tutte le nostre atlete, al personale e ai tifosi per la loro dedizione e passione nel corso degli anni».

A quel punto hanno iniziato a scorrere i titoli di coda con la litania dei post social di tutti i partner produttori di materiali tecnici della Ceratizit. Contemporaneamente alcune atlete si erano già accasate altrove a partire dal 2026: Burlova alla Cofidis, Hengeveld alla Visma | Lease a Bike e Jaskulska alla Human Powered Health. Le altre in organico invece dovranno trovare sistemazione, tra cui l’azzurra Sara Fiorin. Così abbiamo voluto sentire il diesse Fortunato Lacquaniti, l’altro italiano della squadra, per capire com’è stata gestita la notizia e sapere come sarà il suo futuro.

Il 2025 della Ceratizit si era aperto molto bene con la vittoria di Hengeveld al Down Under. L’olandese andrà alla Visma
Il 2025 della Ceratizit si era aperto molto bene con la vittoria di Hengeveld al Down Under. L’olandese andrà alla Visma
Fortunato innanzitutto ti chiediamo come sono state le tue tre stagioni con la Ceratizit?

Sono state stagioni importanti nelle quali siamo cresciuti tutti assieme, anche se il livello di partenza era già buono. Credo che abbiamo costruito qualcosa di importante. Il mio ingaggio era finalizzato all’obiettivo di arrivare nel WorldTour e ce l’abbiamo fatta. L’anno scorso abbiamo conquistato 20 vittorie, risultando la seconda squadra al mondo dietro ad una corazzata come la SD Worx (con 63 centri, ndr).

Vittorie di peso, giusto?

Sicuramente sono stati successi di qualità. Ho ormai trent’anni di esperienza nel ciclismo femminile e posso dirvi che non è stata un risultato da poco. Lo abbiamo ottenuto prima di tutto con un budget molto più contenuto rispetto a quelle 6/7 formazioni più forti e ricche. Poi lo abbiamo ottenuto con talenti in rampa di lancio o atlete che dovevano ritrovare smalto. La soddisfazione più grande è quella di aver mandato le ragazze più forti nei team più importanti.

Qual è il ricordo più bello?

Tutte le vittorie sono state belle e probabilmente tutti direbbero quella di Kerbaol al Tour Femmes l’anno scorso che di fatto ha chiuso un cerchio. In realtà io sono legato ad altri due momenti sempre con Cédrine. Il primo è quello della maglia bianca al Tour 2023. Eravamo partiti con quella speranza, ma sapevamo che la concorrenza era alta. Poi giorno dopo giorno abbiamo capito che potevemo vincere la classifica delle giovani. Difenderla sul Tourmalet l’ultimo giorno è stato davvero bellissimo (Kerbaol chiuderà dodicesima nella generale, ndr). Per noi ha avuto il valore di una vittoria piena.

E il secondo?

Il successo di tappa di Kerbaol al Tour 2024 nasce a maggio quando vince la Durango Emakumeen Saria in Spagna. Quel giorno diluviava e si arrivava al termine della discesa. Avevamo studiato tutto bene sfruttando le sue doti da discesista. Con quella vittoria abbiamo realizzato che stavamo lavorando molto bene e che in pratica era una prova generale per la frazione del Tour che aveva un finale molto simile.

Quando avete saputo che la squadra avrebbe chiuso?

Dopo l’annuncio della Ceratizit azienda a maggio, il management della squadra ci ha messo al corrente della situazione. La speranza era quella di poter continuare, però eravamo anche liberi di trovare una nuova squadra per l’anno prossimo. Per la verità sia io che altri dirigenti, a titolo personale, abbiamo provato a vedere se riuscivamo a coinvolgere nuovi sponsor per continuare, perché tutti, staff e atlete, sarebbero rimasti. D’altronde la Ceratizit ha sempre avuto una dimensione molto umana che mescolava molto bene professionalità con ambiente famigliare.

Com’è stato andare alle corse sapendo già di chiudere?

La notizia ovviamente ha scosso tutti. Tuttavia alle ragazze ho detto che dovevano mettere da parte i cattivi pensieri e concentrarsi sulle gare che dovevamo fare. E la prima era il Giro Women, dove ci siamo fatte vedere. Siamo state protagoniste con Miermont alla seconda tappa e con la canadese Van Dam, che si è rivelata l’ennesimo talento scoperto. Con noi era la prima volta che correva in Europa ed ha fatto bella figura, tanto che ha già un triennale con un’altra squadra.

La motivazione quindi è sempre rimasta alta?

Assolutamente sì, anche perché durante il Giro Women non c’era ancora la certezza di chiudere. Ho ricordato alle ragazze che se fossero andate forte lo avrebbero fatto nel loro interesse. Sia se la Ceratizit avesse proseguito, sia per trovare un nuovo ingaggio se la squadra avesse cessato l’attività. E così è stato. Devo dire che gli stimoli non sono mai mancanti nemmeno nello staff, che ci ha sempre supportato in qualsiasi cosa. Le atlete e il resto della squadra sono stati encomiabili, onorando ogni gara.

L’anno prossimo dove vedremo Fortunato Lacquaniti?

Come vi dicevo prima, prima che arrivasse l’annuncio ufficiale sono stato abbastanza concentrato su altri aspetti per il bene della società. Solo recentemente ho riattivato dei contatti per il 2026 con qualche team. Non ho ancora firmato nulla e stiamo ancora valutando. Ho già vissuto la chiusura della Alè-Cipollini e so come ci si sente quando si chiude un ciclo dopo tanto tempo. Infatti ho avuto anche il pensiero di smettere e sto riflettendo anche su questo, però il termine “pensione” mi piace poco. Vorrei chiudere in un altro modo, penso di poter dare ancora un contributo con la mia esperienza.

In Catalogna rispunta Arzuffi che ha un piano per il Giro

16.06.2024
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Tra coloro che attraverso un piazzamento hanno riassaporato il gusto della ribalta dopo un periodo di tempo piuttosto lungo c’è anche Alice Maria Arzuffi. E’ vero, qualche top 10 in stagione l’aveva già conquistata, anche a maggio, ma cogliere il 10° posto alla Volta a Catalunya ha un sapore maggiore perché parliamo di una corsa a tappe, che non è proprio il suo forte ma che testimonia più di tanto altro come la gamba stia diventando quella giusta per puntare in alto.

Al suo secondo anno alla Ceratizit-Wnt, l’ex campionessa italiana di ciclocross, ormai concentrata in pieno sulla sua carriera da stradista, ha accolto il piazzamento quasi come una liberazione: «Soprattutto perché il periodo delle classiche belghe non era andato come volevo, soprattutto quelle sul pavé che sono le mie preferite quest’anno sono state caratterizzate da problemi meccanici proprio nel momento clou, estromettendomi da qualsiasi discorso».

Le classiche sono state il suo periodo più nero, con problemi tecnici nelle gare a cui teneva di più
Le classiche sono state il suo periodo più nero, con problemi tecnici nelle gare a cui teneva di più
In Spagna invece le cose sono andate meglio…

Sì, nelle corse iberiche mi trovo sempre bene, sono gare che mi si adattano. Man mano ho sentito la condizione aumentare, ma non ho avuto occasioni per provare a fare qualcosa d’importante al di là di qualche piazzamento. Il 10° posto al Catalunya però ha un valore in più perché conferma che la gamba è quella giusta, anche perché è una corsa a tappe e quindi significa che pur non essendo una scalatrice ho tenuto bene in salita.

Come ti trovi nel team? L’impressione è che spesso tu sia un po’ “imbrigliata” nelle tue aspirazioni…

Effettivamente non ci sono molte occasioni, a volte vorrei poter giocare le mie carte più liberamente. Non dimentico però che questo è un lavoro e ci sono delle gerarchie, quindi svolgo il compito che mi viene dato, quel che devo fare faccio. Io per prima so che non posso essere io la capitana per fare classifica, ho altre caratteristiche. Cerco di coprire le fughe iniziali, di entrarci dentro anche se è difficile che arrivino. Io sono per natura un’attaccante, mi basterebbe avere qualche occasione in più per provarci e magari cogliere quella vittoria che mi è sempre mancata.

Nel team Ceratizit-Wnt la lombarda si è spesso trovata a correre per le compagne
Nel team Ceratizit-Wnt la lombarda si è spesso trovata a correre per le compagne
Ora che gare farai?

Per ora nulla. Sono a Livigno per preparare i campionati italiani, poi tornerò in altura a La Thuile per il Giro d’Italia. Alla corsa rosa tengo tantissimo e voglio presentarmi nelle migliori condizioni.

Parti per il Giro con quali ambizioni?

Io punterò alle tappe, so che la classifica non è per me e per quella credo che sarà la francese Kerbaol la nostra punta di diamante, pronta a scalare le gerarchie. Io vorrei trovare la fuga buona per mettere il mio marchio sulla corsa. Di frazioni adatte, con qualche asperità ma non durissime, adatte a colpi di mano, ci sono.

La Arzuffi insieme a Cédrine Kerbaol, punta della squadra per il prossimo Giro donne
La Arzuffi insieme a Cédrine Kerbaol, punta della squadra per il prossimo Giro donne
Sentendo in giro però, molte ragazze dicono che una corsa così dura come il prossimo Giro Donne non l’hanno mai vista…

Studiando le altimetrie c’è davvero da pensare, ci sono tappe improbe. Io ho parlato anche con alcune ragazze che sono andate a visionare le tappe più dure e mi hanno confermato come alcuni dislivelli siano tutti nella parte finale della tappa. Il tracciato va studiato con attenzione, voglio trovare le frazioni più adatte a me considerando anche una variabile che viene messa poco in evidenza: il caldo di quei giorni in Italia, che sarà sicuramente molto forte.

Dopo il Giro farete un punto della situazione?

So già che andrò di nuovo in altura per preparare il Tour, ma è chiaro che molto dipende da come andrà la corsa rosa. Se andrà tutto bene, faremo anche la corsa francese con le stesse ambizioni e forse, guardando il percorso, anche con qualche chance in più.

Per Arzuffi arrivano in sequenza tricolori, Giro Donne e Tour Femmes
Per Arzuffi arrivano in sequenza tricolori, Giro Donne e Tour Femmes
Questi sono giorni delicati anche per il tuo fidanzato Luca Braidot, che si sta giocando una delle due maglie azzurre per i Giochi di Parigi nella mountain bike. Come vivete l’attesa?

Sa bene che si gioca tutto, soprattutto nella tappa di Coppa del Mondo in Val di Sole che ha preparato minuziosamente. Deve esprimere il suo potenziale che è altissimo, se guardiamo il quadriennio nel suo complesso nessuno ha avuto il suo rendimento. So come lavora, deve solo raccogliere quanto ha seminato. Cerco di tenerlo tranquillo, ma in questi giorni mi sentivo in gara per lui…

Piergiovanni, il podio che serviva per fare il salto in avanti

08.02.2024
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Anche se quello di domenica scorsa alla Vuelta CV Feminas non è il suo primo podio, è certamente quello che ha il valore più alto. Col terzo posto ottenuto a Valencia, Federica Damiana Piergiovanni è come se fosse entrata in una nuova dimensione, in cui vuole trovare conferme lungo il suo 2024.

Dentro ad un piazzamento si racchiudono sempre tanti spunti di discussione. Per qualcuno possono servire a riflettere su ciò che è mancato per arrivare alla vittoria, per la ventiduenne pugliese della UAE Development Team invece sono l’occasione ripensare alla bontà della sua prestazione. Ora Piergiovanni si gusta il risultato a casa, ma sa che deve guardare subito avanti. Prima che riparta per la Spagna per le prossime gare, l’abbiamo conosciuta meglio avvalendoci della sua spigliatezza.

Alla Vuelta CV, Piergiovanni (qui con la vincitrice Kerbaol e Raaijmakers) ha conquistato il suo primo podio in una gara 1.1
Alla Vuelta CV, Piergiovanni (qui con la vincitrice Kerbaol e Raaijmakers) ha conquistato il suo primo podio in una gara 1.1
Federica iniziamo a raccontare questo terzo posto.

Non mi aspettavo assolutamente di salire sul podio per diversi motivi. Prima di tutto perché arrivavamo da un bel blocco di lavoro, infatti all’esordio ad Almeria avevo fatto parecchia fatica nonostante il tracciato fosse adatto a me. D’altronde sapevamo che le gare iniziali sarebbero state più un contorno a quegli intensi giorni di allenamento. Il secondo motivo era legato al fatto che noi come squadra sembravamo poco portate per il percorso di Valencia. La nostra tattica prevedeva di decidere cosa fare dopo l’ultimo scollinamento.

Siete riuscite a rispettarla?

Diciamo di sì. Nella prima metà di gara c’erano due salite toste, specie la seconda che era lunga e con pendenze molto severe. Io ho tenuto duro e sono riuscita a restare nel gruppo delle migliori, dove eravamo circa una trentina, ma ero senza compagne di squadra. Human e Movistar hanno tirato forte per andare a riprendere Andersson, Bego e Kerbaol, le tre fuggitive che erano fuori da prima del secondo gpm. Nel frattempo Kerbaol era rimasta sola, mentre dietro ai meno 3 c’è stata una caduta. In quel frangente ho pensato che dovessi giocarmi le mie carte.

Cos’è successo?

Sono riuscita a schivare la caduta e rientrare subito su Raaijmakers, che finirà seconda, e Baril, che invece aveva vinto alla grande ad Almeria, che avevano preso già un buon margine. Nel finale mi sono buttata in questo mini sprint anomalo, io che non sono veloce, e sono riuscita a fare terza battendo una come Olivia (Baril, ndr) che conosco bene perché siamo state compagne sia in Valcar che l’anno passato in UAE. Potete immaginare quindi la mia grande felicità per questo terzo posto.

A Valencia nel finale Piergiovanni ha saputo cogliere l’attimo evitando una caduta e anticipando lo sprint ristretto
A Valencia nel finale Piergiovanni ha saputo cogliere l’attimo evitando una caduta e anticipando lo sprint ristretto
Che indicazioni ti ha dato questo piazzamento?

Innanzitutto devo ringraziare Davide Gani, il nostro diesse, che negli ultimi chilometri mi ha dettato tante direttive che si sono rivelate preziose. Per il resto mi è piaciuta la brillantezza e la prontezza con cui ho deciso di portarmi sulle contrattaccanti senza pensare ad un esito cattivo. Sicuramente ho preso più fiducia nei miei mezzi. Devo essere più coraggiosa. Come dicevo prima, non sono veloce e tante volte parto sentendomi già battuta.

Stai lavorando su questo aspetto?

Sì, perché è un mio tallone d’Achille e non l’unico. Quest’anno ho cambiato preparatore, mi seguirà Dario Giovine e gli ho parlato subito dei punti in cui voglio migliorare maggiormente o curare in modo più approfondito. Ad esempio vado bene a crono e vorrei investirci un po’ di tempo per puntare ad un bel risultato al campionato italiano. Un altro aspetto è il cambio di ritmo. Lo soffro ancora abbastanza, specie in salita. Vorrei avere più esplosività.

Tu però sulla carta saresti una scalatrice, giusto?

Contrariamente a quello che hanno sempre detto gli altri, in realtà non lo sono (sorride divertita, ndr). Anzi, adesso sono una che se arriva sotto un muro duro si stacca subito. Mi sento più una passista che ha tanta resistenza e ama fare le salite con passo forte e regolare. Vorrei migliorare la stessa resistenza per essere utile alle compagne e per giocarmi le mie possibilità quando ce ne sarà l’occasione. Riflettevo che tenendo conto delle mie caratteristiche, il numero che ha fatto la Kerbaol, che è una grande atleta, piacerebbe farlo a me (sorride ancora, ndr).

Ti sei ispirata a qualcuno in particolare?

Fin da quando ero nelle categorie giovanili, il mio idolo è sempre stata Longo Borghini. Innanzitutto mi piace perché è sempre stata umile nonostante sia una delle più forti in circolazione. Mi rivedo nelle sue caratteristiche, con le debite proporzioni ovviamente. Invece da quando sono in UAE quella a cui mi sento più simile è Bertizzolo, anche se lei è molto veloce. Mi piace molto anche Sofia. Come vi aveva detto Venturelli e molte altre mie compagne, lei è sempre stata disponibile e pronta a condividere la sua esperienza con noi giovani.

Rispetto all’anno scorso hai notato differenze nel vostro devo team?

Ho visto subito che siamo più organizzati in generale. In gara siamo più compatte ed affiatate. Sappiamo cosa dobbiamo fare, rispettando ognuna i propri compiti e facendoci trovare pronte all’occorrenza. Per ciò che riguarda il calendario al momento è ancora provvisorio, ma sappiamo che sarà abbastanza fitto e che potremo correre nel team WorldTour in alcune corse.

Per Federica Piergiovanni è un sacrificio correre in un devo team?

Non posso nascondere che ogni tanto mi dispiaccia sapere di non poter correre una classica o un grande Giro. Tuttavia però qui nella UAE Development Team ci sto molto bene perché sto completando il mio processo di crescita, stando a contatto con grandi tecnici e grandi atlete. A Valencia quando mi sono sentita dire che la squadra avrebbe lavorato per me, è stata una grande soddisfazione. Anche in questo bisogna fare tutto a passi ben calcolati. Per assurdo mi sto ritrovando ad essere una delle più esperte in squadra. In Spagna ero in camera con Lola Bryson-Boe, ragazza neozelandese di 18 anni arrivata quest’anno e che era tesa per la corsa. Mi ha fatto piacere tranquillizzarla, proprio come avevano fatto con me le più grandi.

Per il 2024 ti sei fissata degli obiettivi?

Sarò scontata, ma trovare una vittoria non sarebbe così male (sorride, ndr). Il ciclismo femminile è cresciuto tanto e vincere anche una gara minore non è così semplice come si pensa. Guardando all’attualità, voglio fare bella figura col team WorldTour che mi ha convocata per la Volta Valenciana (dal 15 al 18 febbraio, ndr). Sono molto felice, stimolata e a disposizione delle compagne. Mi piacerebbe restare anche nelle considerazioni del cittì Sangalli, però so che devo lavorare tanto e meritarmi una chiamata per il futuro.