Campagnolo: dal Veneto al mondo, dalla strada al gravel

22.10.2022
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Quando il ciclismo è storia e passione non si può non pensare a Campagnolo. Un’azienda con oltre ottant’anni di tradizione alle spalle, conosciuta oggi in tutto il mondo per qualità e continua innovazione. Generazioni che si sono susseguite, e continuano tutt’oggi a scambiarsi il testimone, che oggi guidano una tra le aziende leader del ciclismo gravel e su strada.

Durante il weekend veneto firmato da Pippo Pozzato, abbiamo avuto modo di avvicinarci all’azienda che per l’occasione vestiva i panni di uno dei main sponsor dell’evento Ride the Dreamland. Assieme a Nicola Baggio, responsabile marketing e commerciale per l’azienda vicentina, siamo andati a fondo su novità, dettagli tecnici e obiettivi futuri.

Nicola, cosa significa essere sponsor di Ride the Dreamland?

Per noi ha molti significati. E’ anzitutto promozione del territorio, obiettivo centrale anche per Campagnolo, perché qui sono nati grandi brand, ma anche per il turismo che arriva grazie al ciclismo. Ride the Dreamland ci permette inoltre di portare i nostri clienti all’interno dell’azienda: c’è quindi un grande contenitore-evento e Campagnolo è al centro. 

Palando di cifre e di mercato, qual è l’andamento del settore gravel in Italia, rispetto magari a mercati esteri?

Il gravel è uno dei segmenti più in crescita. E’ difficile stabilire se rispetto all’estero qui in Italia vada meglio o peggio, ma ciò che possiamo dire con assoluta certezza è che c’è stato un forte incremento nel settore gravel e siamo convinti che crescerà ancora. Noi abbiamo avuto una forte spinta in questo senso grazie al nostro gruppo a 13 velocità, l’unico e il più leggero al mondo: l’Ekar, supportato da Levante, la prima ruota gravel firmata Campagnolo. Performance, qualità e resistenza sono alla base di questi prodotti, nonché parte del nostro DNA ed è grazie a questi valori che definiamo la nostra posizione nel settore gravel nel mondo. A maggio sono finiti per noi due anni fiscali, e comparandoli con il periodo precedente possiamo dire che abbiamo avuto un incremento pari al 170% e oggi il gravel rappresenta il 20% dell’intero fatturato dell’azienda.

Accanto al gruppo Ekar a 13 velocità, per il gravel c’è anche la ruota Levante (foto Campagnolo)
Accanto al gruppo Ekar a 13 velocità, per il gravel c’è anche la ruota Levante (foto Campagnolo)
Guardando invece alla produzione generale, come sono riprese le vendite dopo lo stop causato dal Covid?

Sicuramente dopo il Covid abbiamo registrato anche noi un grande boom nelle vendite. Il segmento cycling ha infatti avuto subito un incremento di domanda a fronte di una filiera distributiva (negozi e distributori stessi) che avevano uno scarico di magazzino. Questo ha avuto un forte impatto in termini di richieste portando a incrementi in tutte le aziende nel settore. Ora il tema centrale è allineare la domanda, che è cresciuta nel tempo e lascerà al ciclismo un numero più ampio di consumatori finali. Questo effetto, che definiamo “effetto frusta della filiera distributiva e produttiva” creerà dei momenti di “sovra-stock” che verranno poi assorbiti nell’arco di un medio periodo, speriamo breve. Quello che è certo è che si ripartirà da un mercato con più consumatori. Il business che ruota attorno al ciclismo è un business sano: i consumatori vogliono continuare su questo sport migliorando e innovando i mezzi di cui dispongono, cambiando per esempio la componentistica. 

Pensando al gruppo Ekar e ad eventi come il mondiale e la Serenissima Gravel, questa per voi è un’ottima vetrina…

Assolutamente. In questo momento inoltre c’è un acceso dibattito sui gruppi elettronici e quelli meccanici ed è evidente che ci sia una tendenza a promuovere di più i primi. Siamo però consapevoli, così come ci viene riportato da esperti del settore, che i gruppi meccanici nel gravel hanno dei vantaggi. Abbiamo quindi voluto sfruttare il mondiale gravel per mostrare e spiegare attraverso i nostri atleti quanto l’Ekar meccanico sia performante.

Parlando di ciclismo professionistico invece quali sono le squadre che sponsorizzerete il prossimo anno, nella stagione 2023?

Il prossimo anno affiancheremo il team francese AG2R Citroen Team.

Nel 2023 Campagnolo sponsorizzerà direttamente soltanto la Ag2R Citroen (foto Campagnolo)
Nel 2023 Campagnolo sponsorizzerà direttamente soltanto la Ag2R Citroen (foto Campagnolo)
Fornendo i vostri prodotti a squadre professionistiche, riceverete sicuramente dei feedback sia dagli atleti stessi che dai meccanici. Cosa vi dicono?

Generalmente abbiamo una collaborazione che prevede, in fase di test del prodotto, una prova dell’articolo anche da parte dell’atleta, al quale poi segue un feedback. A questo si affianca poi il parere dei beta-test. Oltre al giudizio dell’atleta consideriamo infatti anche quello del cliente, solitamente del produttore e quello del consumer, che arriva generalmente dai negozi, molto vicini ai clienti finali. Sono tanti quindi i feedback che riceviamo e sono molto diversi tra loro. La valutazione dell’atleta è quella più puntigliosa, perché stressa in maniera molto forte il prodotto e sa fornire un feedback con cognizione di causa. Dai meccanici poi abbiamo delle recensioni più pratiche, sulle pratiche di montaggio e smontaggio, di funzionalità e qualità, non solo di performance. 

Nicola Baggio è Chief Sales & Marketing Officer di Campagnolo
Nicola Baggio è Chief Sales & Marketing Officer di Campagnolo
Che cosa significa personalmente essere il responsabile marketing e commerciale di una brand storico come quello di Campagnolo?

E’ sicuramente una bella sfida, sia personale che professionale, che ho abbracciato circa un anno e mezzo fa. Questo mi porta da una parte ad avere la consapevolezza di rappresentare uno dei brand più iconici del ciclismo. Dall’altra invece, parlando con i clienti, mi rendo conto dell’affetto, della passione e dell’entusiasmo che c’è nei confronti del brand, che va sempre alimentato in termini di innovazioni e contenuti. Per me tutto questo è molto stimolante, perché mi fa capire che l’area di miglioramento e di crescita da parte dell’azienda sotto il profilo comunicativo e di posizionamento del brand, si basa sulla strategia che impieghiamo e impiegheremo. E’ stimolante appunto la connessione tra quello che il brand rappresenta nel ciclismo e quella che è la ricettività della platea

Recentemente, per concludere, sappiamo che la UAE Team Emirates di Tadej Pogacar è passata a Shimano. 

Come azienda abbiamo deciso di non commentare quanto successo. 

Campagnolo non è solo una marchio storico, ma anche parte della visione del ciclismo, prima italiano, poi mondiale. La ruota alata dev’essere più che un rimando all’azienda, l’orgoglio dell’italianità del brand stesso. 

Almeida, che peccato. La Colnago TT1 era pronta per Verona…

26.05.2022
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Doveva essere la bici con cui Almeida avrebbe ribaltato il verdetto delle montagne. Invece rimarrà sul camion del UAE Team Emirates. Oggi il portoghese ha annunciato il ritiro per la meno attesa positività al Covid. E la sua Colnago TT1 è tornata sul camion dei meccanici. Una vera arma contro le lancette, sviluppata con la collaborazione di tanti protagonisti: Colnago, Campagnolo e il Politecnico di Milano, università meneghina che è sempre di più un riferimento per il ciclismo dei pro’. Peccato…

La TT1 sembra nascondersi dietro la forcella
La TT1 sembra nascondersi dietro la forcella

La Colnago più costosa di sempre

«E’ difficile quantificare il costo di un progetto come la nostra TT1 – dice Manolo Bertocchi di Colnago – perché i processi di ricerca e sviluppo per un progetto come questo sono diversi, complicati e vedono tante forze in gioco. Fondamentale è stato anche l’apporto di Campagnolo. Alcuni corridori del Team UAE hanno iniziato a lavorare sulla bicicletta prima della fine del 2021 e anche nell’inverno il lavoro di sviluppo è stato intenso. Uno dei più attivi nello sviluppo è stato Mikel Bjerg. Oltre che essere un cronoman, è anche ingegnere».

La sensazione è che la TT1 è parte di un processo di innovazione dell’azienda, dove abbiamo visto la C68 e proprio la nuova bicicletta dedicata alle cronometro. Ci saranno altre novità in futuro? Siamo convinti che questo è solo l’inizio.

I test al Politecnico di Milano
I test al Politecnico di Milano

La TT1 di Almeida sotto la lente

Tutta in carbonio e con i freni a disco. Si parte dall’anteriore con una forcella con i foderi larghissimi, ma piatti nella sezione frontale. Rispetto alle bici da crono “tradizionali” ha il passaggio ruota più ampio, fattore che permette il passaggio di pneumatici panciuti: ci stanno comodi anche i tubeless da 28.

Noi l’abbiamo fotografata con una Bora Ultra WTO da 80 millimetri. Il manubrio full carbon è integrato e sviluppato in parallelo con la bicicletta. E’ alare con i due le due “corna arrotondate. Qui sono montate le leve dei freni e due “nuove scatolette” che sono i pulsanti aggiuntivi della trasmissione Campagnolo. E poi, osservando la bici frontalmente, la stessa sembra nascondersi dietro la forcella e il manubrio; la sezione centrale e il carro spariscono.

Le protesi con i terminali curvati

In questo caso le protesi non sono brandizzate, sono rialzate con le “torri” e gli appoggi dei gomiti sono paralleli proprio alle torri. Ci sono degli inserti CPC di Prologo, anche questi di nuova concezione.

Le prolunghe si “snodano” verso l’alto, sono in carbonio e hanno un volume maggiore verso la fine. Qui ci sono gli altri pulsanti della trasmissione.

Doppio profilato orizzontale

C’è la tubazione orizzontale con un ampio fazzoletto di rinforzo nella zona dello sterzo e che si collega all’obliquo. La vera particolarità è quella sorta di orizzontale aggiuntivo nella sezione mediana del telaio. Qui è integrata anche la borraccia, costruita con la tecnologia 3D e che è perfettamente integrata nel progetto. Dentro questa zona, sopra la scatola del movimento centrale è inserita la centralina della trasmissione SuperRecord.

Le calotte esterne del movimento centrale
Le calotte esterne del movimento centrale

I foderi obliqui non si innestano nel piantone, ma sono corti e uniscono i forcellini all’orizzontale aggiunto. Questa soluzione inoltre, permette di contenere l’affetto clessidra del carro, che si allarga solo per contenere il perno passante della ruota. C’è la pinna sopra la ruota, nei pressi di un nodo sella che segue la tangente obliqua.

Il seat-post è specifico e permette uno scarrellamento abbondante in senso orizzontale. La sella è la Prologo Dimension Tri CPC.

Il movimento centrale con le calotte esterne

La scatola del movimento centrale è stretta, se consideriamo i canoni più moderni, arrotondata e con le calotte esterne.

Power Meter SRM e due corone, la più grande da 56 denti, quella interna da 44, questa la configurazione che avrebbe utilizzato Almeida nella crono di Verona. Le pedivelle sono le classiche Campagnolo in carbonio, da 172,5 millimetri. Ci sono i pedali Look Blade Ceramic con molla di tensione da 20Nm. E ancora, la ruota posteriore lenticolare, nuova anche questa e tubeless (gommata Pirelli), un altro prodotto della generazione WTO Bora Ultra.

Per vedere la stessa bici lottare ai vertici di un grande Giro, ci sarà da aspettare il Tour. Per Pogacar ne hanno prodotta una identica…

Una nuova ruota Campagnolo al Giro?

11.05.2022
3 min
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La prima tappa del Giro con arrivo in salita, quella siciliana dell’Etna, è una ghiotta occasione per sbirciare tra le biciclette alla ricerca di qualche novità. La bici di Almeida si presenta con delle ruote Campagnolo differenti dagli standard, con un cerchio simile a quello della famiglia WTO e con dei mozzi mai visti in precedenza sulle ruote dell’azienda vicentina. Cerchiamo di analizzarle.

La ruota posteriore montata sulla bici di Almeida
La ruota posteriore montata sulla bici di Almeida

Le ruote Campagnolo e lo shape dei mozzi

Prima di tutto è necessario precisare che Almeida ha utilizzato la Conago V3Rs con i dischi. Concentrandosi sulle ruote e al di là della scritta sul cerchio dove non compare nessuna specifica, modello e altezza del cerchio, il componente più curioso è il mozzo, entrambi i mozzi a dir la verità.

Sono in alluminio, hanno entrambi un corpo dal volume ridotto e delle flange poco pronunciate. Quello posteriore non presenta la “classica” oversize che contraddistingue i modelli della gamma e nasconde quasi completamente l’innesto dei raggi. Questi ultimi sono 12 per lato e hanno un profilo piatto, aerodinamico e sono incrociati in seconda da ambo le parti. Dalla parte del cerchio il nipples non è esterno, ma è dentro il cerchio.

Il mozzo anteriore, sempre in alluminio ha dimensioni davvero ridotte, con la raggiatura incrociata in seconda dal lato del disco e radiale dall’altra parte. Il profilo laterale della flangia è minimo, praticamente inesistente, con i raggi che vanno dritti nelle piccole protuberanze.

Un richiamo alle Campagnolo Bora

Se volessimo fare un confronto con i modelli delle Bora che già conosciamo, su questa versione utilizzata da Almeida cambia la raggiatura posteriore, che non è la “classica” G3. Viene mantenuta la raggiatura radiale del mozzo anteriore (lato disco). Potrebbe essere un nuovo modello WTO con cerchio più largo?

Pirelli P Zero Race copertoncino e la valvola della camera in poliuretano
Pirelli P Zero Race copertoncino e la valvola della camera in poliuretano

Il cerchio in fibra è panciuto

La fibra composita, quantomeno la finitura esterna, richiama da vicino la C-Lux usata per le versioni WTO. Il carbonio ha quella livrea unidirezionale e lucida. Il cerchio è tondeggiante, panciuto ed è montato con i Pirelli Race da 26, versione copertoncino e si vede la valvola delle camere d’aria Pirelli in poliuretano (quelle da 35 grammi a camera).

Il cerchio: non è la versione da 40 e non sembra neppure quella da 33. Sembra piuttosto una via di mezzo, 35 millimetri, oppure 38?

Clincher Pirelli, non è un tubolare
Clincher Pirelli, non è un tubolare

Perni passanti Carbon-Ti

I perni passanti sono della Carbon-Ti, azienda affidabile la cui produzione è davvero ben nota. Gli assi passanti per le ruote anteriori e posteriori Carbon-Ti nascono dalla collaborazione diretta con numerosi atleti professionisti e rispondo ai più scrupolosi test di laboratorio e su strada. La qualità dei materiali usati permette di soddisfare le esigenze di molti campioni impegnati nelle più severe competizioni internazionali.

Campagnolo vuole sognare in grande!

05.05.2022
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E’ davvero un momento estremamente positivo per Campagnolo, uno dei marchi più rivoluzionari e iconici del ciclismo mondiale. Nei giorni scorsi l’azienda vicentina ha presentato ufficialmente il claim che l’accompagnerà nei prossimi anni e che segna un rinnovamento del brand: “Dream Bigger”, sogna più in grande.

L’invito rivolto a tutti i membri della comunità ciclistica è quello di pretendere di più da se stessi e dalla propria bicicletta, inseguendo sfide sempre più grandi per puntare ancora più in alto.

La nuova idea di brand fungerà da catalizzatore di una serie di iniziative del tutto nuove che Campagnolo metterà in atto da qui in avanti, con uno sguardo rivolto al ciclismo femminile e alle nuove discipline emergenti. Non mancheranno naturalmente prodotti estremamente innovativi in puro stile Campagnolo.

Campagnolo negli anni ha puntato anche su altre discipline: questa è la corona del gruppo Ekar, dedicato al gravel
Campagnolo negli anni ha puntato anche su altre discipline: questa è la corona del gruppo Ekar, dedicato al gravel

Crescita record

La campagna di rinnovamento del brand sintetizza gli obiettivi futuri di Campagnolo: migliorare la notorietà e la rilevanza del marchio, aumentando le vendite e l’apprezzamento verso l’azienda.

La campagna arriva in un momento molto particolare in quanto l’azienda sta registrando il suo più forte periodo di crescita dagli anni ‘80, con un incremento di fatturato del 45% nel periodo 2020-2022. Un progresso senza precedenti alimentato in particolare dalla rapida espansione delle partnership OEM che hanno portato Campagnolo a collaborare sia con i principali produttori direct-to-consumer sia con i nomi storici più prestigiosi del settore ciclo. Secondo le previsioni interne, le vendite delle partnership OEM nell’esercizio 2022 rappresenteranno il 45% del fatturato dell’azienda, un incremento impressionante del 500% in termini assoluti dall’esercizio 2019. 

Il logo per la strategia Social di Campagnolo
Il logo per la strategia Social di Campagnolo

Vicenza sempre al centro

Gran parte di questo successo è da attribuire alle scelte effettuate negli ultimi anni dal management aziendale a partire dalla decisione di non esternalizzare la propria produzione in Asia. E’ stato infatti deciso di mantenere progettazione, sviluppo e produzione concentrate a Vicenza col supporto di un hub europeo in Romania. In questo modo le “perturbazioni” subite dalla supply chain hanno inciso in modo inferiore. Tutto questo ha permesso all’azienda di aumentare in maniera decisa la propria capacità produttiva rafforzando la propria quota di mercato.

“Dream Bigger” è il claim che accompagnerà il brand nei prossimi anni
“Dream Bigger” è il claim che accompagnerà il brand nei prossimi anni

Tale crescita ha avuto un effetto positivo anche in tema di occupazione. L’organico Campagnolo è cresciuto del 30% negli ultimi due anni, mentre la capacità produttiva è aumentata del 75% per soddisfare la domanda crescente. Dal 2020, l’azienda ha registrato più di 100 nuovi brevetti tecnologici. L’ingegneria elettronica è una  area di espansione in cui Campagnolo ha rafforzato le competenze esistenti, guardando in maniera decisa al futuro. 

A tutto questo si accompagnano i successi sportivi. Negli ultimi due anni sono arrivati le vittorie al Tour de France con Tadej Pogacar e diversi ori olimpici e titoli mondiali su pista. 

Grazie alla collaborazione con i team professionistici, a partire dall’UAE Team Emirates, Campagnolo ha inoltre avuto la possibilità di testare sul campo i nuovi prodotti.

Campagnolo

Viaggio nel tempo con Moser, fra invenzioni, bici e trofei

29.04.2022
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Maso Villa Warth, è questa la fantastica cornice in cui vive Francesco Moser, dove ci sono il cuore del suggestivo podere e la cantina di famiglia. Nel piccolo paese trentino di Gardolo, “Lo Sceriffo” produce vini insieme ai suoi figli e nipoti. Oltre alle pregiate vigne, tuttavia, è presente un museo che ripercorre tutta la carriera del campione, fra trofei, maglie e bici.

Moser è considerato da molti un “innovatore” che ha segnato un prima e un dopo nell’evoluzione del ciclismo. Dalle vittorie sulle proprie bici, alle trovate tecniche originali per le cronometro e i Record dell’Ora. Un uomo che ha scritto pagine di storia di questo sport e che ancora oggi è un riferimento per i suoi tentativi di innovare sotto il punto di vista atletico e tecnico. Per l’occasione gli abbiamo rivolto domande e provocazioni tra il ciclismo di oggi e quello passato. Riprendendo il filo di un discorso che la settimana scorsa ha acceso gli animi, in tema di Roubaix, gambe e materiali.

Il museo si trova all’interno del Maso Villa Warth a Gardolo (TN)
Il museo si trova all’interno del Maso Villa Warth a Gardolo (TN)

L’innovazione su strada

Seppure le sue scoperte tecniche abbiano rivoluzionato un modo di interpretare questo sport, per quanto riguarda il ciclismo su strada nelle corse in linea lo sviluppo era in linea con i tempi.

«Quando correvo io – racconta Moser – non c’erano studi mirati per le corse da un giorno o le classiche. Sì certo, si facevano modifiche specifiche per alcune gare. Per esempio per la Parigi-Roubaix, montavamo delle forcelle specifiche rinforzate e uno strato di gomma piuma sul manubrio, aumentandone la sezione. Le pressioni delle gomme venivano adeguate. Oggi vengono fatti studi anche per singole corse». 

Passato e presente

L’albo d’oro della Roubaix vede il nome di Francesco Moser per tre volte di fila, dal 1978 al 1980. Oltre ad alcuni accorgimenti tecnici c’era una talento naturale che andava oltre ogni innovazione possibile. 

Il modo di correre di oggi è così distante da modo di correre di una volta in una corsa come la Parigi-Roubaix?

No. La Roubaix è una corsa senza tempo, ci vogliono gambe e talento sempre. I cambi di ritmo dovuti agli allenamenti che ci sono oggi sono sicuramente differenti, ma nel complesso no. 

Oggi vediamo corridori fare tutti i tratti del pavè a bordo strada…

E’ normale. Si è sempre fatto, anche quando correvo io con l’asciutto si cercava la lingua di terra sul lato per guadagnare scorrevolezza. La vera Roubaix è bagnata. Come quella che ha vinto Sonny Colbrelli. In quel caso devi stare a centro strada per ottimizzare il più possibile la scorrevolezza delle pietre. Nel suo caso poi avevano corso prima le donne quindi si era creata anche un’ulteriore patina che di certo peggiorò le condizioni del manto stradale. 

Moser ha vinto tre Parigi-Roubaix consecutive dal 1978 al 1980
Moser ha vinto tre Parigi-Roubaix consecutive dal 1978 al 1980
Che bici utilizzavi quando hai vinto le tre Roubaix consecutive?

Dopo la prima Roubaix vinta con la Benotto, iniziai ad usare le mie bici. Il telaio era realizzato da De Rosa con tubi Columbus appositamente più robusti per affrontare il pavè. Il cambio era il Campagnolo Super Record, mentre le ruote erano Mavic. Il peso oscillava tra i 9 e i 10 chili.

Se i corridori di oggi corressero con le bici di una volta cambierebbe qualcosa?

I tempi cambiano, ma l’atto fisico rimane lo stesso. In certi ambiti come la cronometro e i Record dell’Ora i materiali facevano la differenza, ma nelle corse di un giorno ancora adesso le differenze sono minime. 

Anche la preparazione è molto differente da quella di una volta. Pensi si stia arrivando ad un limite?

Oggi si corre e ci si allena tutto l’anno. Ci sono corridori belgi che non smettono mai di correre. Fanno anche il ciclocross. Vincono e quindi hanno anche un ritorno. Ho dei dubbi per quanto tempo possano andare avanti a farlo. Noi l’inverno nemmeno ci allenavamo. 

Hai visto la vittoria di Evenepoel alla Liegi?

Sì, mi ha stupito il modo in cui è scattato. Sembrava dovesse vincere il gran premio della montagna. Gli è slittata la ruota due volte. Mi è piaciuto e mi ha impressionato. 

La bici utilizzata per il doppio Record dell’Ora di Messico 1984
La bici utilizzata per il doppio Record dell’Ora di Messico 1984

Contro il tempo

Passeggiando nel fantastico museo dedicato alla sua carriera, spiccano tra le bici marchiate Moser, i prototipi utilizzati per le prove contro il tempo. E’ già, perché oggi a volte si polemizza e si fanno dibattiti su trovate tecniche come reggisella telescopici, tubeless e per anni sui freni a disco. Ma negli anni ’70 e ’80 “Lo Sceriffo” ha vinto corse e conquistato record anche grazie alle sue intuizioni tecniche (i racconti di Francesco sulle soluzioni tecnologiche di quegli anni sono raccolti in “Francesco Moser. Un uomo, una bicicletta”, libro a cura di Beppe Conti).

Oggi i regolamenti sono sicuramente più stringenti e vedere test di quel tipo è impensabile. Ma guardandosi indietro e vedendole a pochi centimetri, si assapora un ciclismo che non si poneva limiti e che non aveva paura di spingersi oltre ogni barriera fisica

Le due bici innovative usate per Stoccarda ’87 (con la ruotona) e Messico ’94 (in primo piano)
Le due bici innovative usate per Stoccarda ’87 (con la ruotona) e Messico ’94 (in primo piano)

La bici per il Record dell’Ora 51,151, che dà il nome anche al suo spumante più pregiato, è quella che spicca in mezzo alle altre. Forse per la sua vernice lucida e le curve futuristiche. Fatto sta che anche Francesco, quando ne parla, prova un trasporto che fa capire l’importanza di quell’opera d’arte a due ruote

Infine le altre due famosissime bici utilizzate per gli altri due record. Quella di Stoccarda 87’, caratterizzata dalla “ruotona”. Per chiudere con la bici utilizzata per Messico 94’, nella posizione lanciata dallo scozzese Graeme Obree e poi replicata con telaio Moser, caratterizzata dalla “Superman Position”.

Levante, la nuova ruota gravel made in Campagnolo

29.04.2022
3 min
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Campagnolo Levante è la nuova ruota gravel del marchio veneto, costruita senza compromessi per essere leggera e performante, durevole e sempre affidabile a prescindere dalle condizioni del terreno. C’è un cerchio in carbonio con una finitura mutuata dalle road Bora Ultra WTO. Il peso? Leggerissime, se consideriamo la categoria, con soli 1.485 grammi dichiarati e un prezzo di listino di 1.575 euro. Vediamo i dettagli principali.

Eleganti, ma con quel tocco race (@campagnolo)
Eleganti, ma con quel tocco race (@campagnolo)

Campagnolo e l’arte di fare le ruote

Le ruote Campagnolo sono un punto di riferimento in tutte le categorie, lo sono per stile e design, lo sono per la qualità dei materiali e per la tecnica costruttiva, ma anche in fatto di prestazione. Non sono da meno le nuove Levante, ruote sviluppate per il gravel che hanno il compito di mettere insieme performances e versatilità, qualità sempre più ricercate proprio in ambito gravel. Tecnicamente di tratta di un prodotto con un cerchio alto 30 millimetri 2Way-Fit, con una canale interno da 25, per una larghezza totale di 30,6, ovvero con un design moderno. Ci sono i mozzi in alluminio con il sistema cono-sfera (quello classico Campagnolo), con la ruota libera perfettamente compatibile con Ekar a 13 velocità, Shimano e Sram.

Il cerchio

Viene adottata la grafica laserata C-Lux, che oltre ad aumentare il valore estetico, ha l’obiettivo di implementare il concetto di longevità del prodotto. Questa tecnica non richiede l’impiego della verniciatura, fattore che aiuta a risparmiare peso. Possiamo anche definirla una grafica a specchio, la stessa utilizzata per le stradali WTO. Ma non finisce qui, perché la tecnica C-Lux offre dei vantaggi nell’abbinamento tra cerchio e pneumatico tubeless.

Il cerchio è full carbon H.U.L.C. Con fibra unidirezionale, acronimo di Hand Made Ultra Light Carbon. E’ una matrice composita esclusiva, con un peso specifico molto ridotto e al tempo stesso robusto. La stessa fibra limita l’impiego delle resine, a tutto vantaggio del peso finale.

Mini-hook, zero problemi per gli pneumatici

Lo stesso cerchio utilizza la soluzione mini-hook per l’ingaggio della gomma e corrisponde agli standard di sicurezza ETRTO. Significa che la ruota può sostenere i copertoncino con la camera d’aria e anche i tubeless, a prescindere da marchio e predisposizione. Il cerchio così costruito, si pone come un’interfaccia ottimale per gomme da 38, fino a 76 millimetri di sezione (da 1,5, fino a 3 pollici): un range davvero ampio, che rimanda ad uno scenario futuro della categoria gravel.

Campagnolo

Bora Ultra WTO 45, le ruote da Oscar di Campagnolo

10.02.2022
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Nei giorni scorsi Campagnolo ha comunicato con un giustificato orgoglio di aver vinto il Design & Innovation Award 2022 nella categoria Componenti Road. Il prestigioso riconoscimento è andato alle ruote Bora Ultra WTO 45.

Il Design & Innovation Award è da molti ritenuto come l’Oscar della Bike Industry, e nelle intenzioni della giuria chiamata ad assegnare i vari premi è considerato più di un semplice conferimento di titoli o un riconoscimento per i marchi premiati. A comporre la giuria sono giornalisti internazionali selezionati, test rider professionisti ed esperti del settore. Alla fine sono state oltre 6.000 le ore necessarie per arrivare alla selezione dei prodotti da premiare nelle singole categorie previste.

Il peso delle Bora Ultra WTO 45 è di 1.425 grammi
Il peso delle Bora Ultra WTO 45 è di 1.425 grammi

L’essenza di Campagnolo

Le ruote Bora Ultra WTO sono l’ennesimo step evolutivo di un prodotto, le ruote Bora, in grado di rappresentare al meglio la tecnologia Campagnolo: la massima espressione dell’impiego del carbonio, gli studi di ricerca e sviluppo strutturali ed aerodinamici, la maniacale cura del dettaglio, anche sotto l’aspetto dell’estetica.

Ecco di seguito il commento della giuria che ha assegnato a Campagnolo il Design & Innovation Award 2022 per la categoria Componenti Road.

Il canale interno delle Campagnolo Bora Ultra WTO 45 è di 19 mm
Il canale interno delle Campagnolo Bora Ultra WTO 45 è di 19 mm

«Le ruote Campagnolo Bora Ultra WTO 45 sono all’avanguardia nella produzione di ruote in carbonio! La maggior parte dei produttori può solo sognare cerchi così eleganti e puliti: gli alloggiamenti dei nippli sono integrati nel cerchio durante la produzione, consentendo di utilizzare i nippli interni per una migliore aerodinamica, a cui è ancora possibile accedere dall’esterno. Senza fori per nippli nel letto del cerchio, il cerchio non richiede nastro tubeless e può essere installato tubeless senza troppi problemi. L’unico foro rimasto è quello per la valvola. Tutto ciò sottolinea l’attenzione ai dettagli e l’attenzione all’aerodinamica con un peso ridotto.

«Le ruote 45 mm pesano solo 1.425 g e se vuoi sfruttare al meglio il potenziale aerodinamico delle ruote, i cerchi sono stati ottimizzati per pneumatici da 25 mm. Inoltre, si dice che i cuscinetti in ceramica funzionino 5,5 volte più agevolmente dei tradizionali cuscinetti in acciaio, perfetti per gli eroi dell’alta velocità! Oltre a tutta quella finezza tecnica, anche il look non è stato trascurato. Senza alcuna vernice per coprire il layup di carbonio, la lavorazione di altissima qualità viene in primo piano. L’efficienza della velocità unita alla perfezione artigianale: un meritato premio!»

Le Campagnolo Bora Ultra WTO hanno aiutato Pogacar a conquistare l’ultimo Tour de France
Le Campagnolo Bora Ultra WTO hanno aiutato Pogacar a conquistare l’ultimo Tour de France

Sempre in gruppo

Anche per questa stagione Campagnolo sarà protagonista del grande ciclismo affiancando ben tre team WorldTour. Stiamo parlando di AG2R Citroen, Cofidis e UAE Team Emirates. Soprattutto da quest’ultimo team sono arrivate le soddisfazioni maggiori grazie ai successi ottenuti da Tadej Pogacar. Lo sloveno ha permesso a Campagnolo di conquistare gli ultimi due Tour de France.

Anche per il 2022 gli atleti di AG2R Citroen, Cofidis e UAE Team Emirates potranno contare sul meglio di Campagnolo: le ruote Bora Ultra WTO 45 e il gruppo Super Record Eps.

Campagnolo

Ciclo Promo Components e Bardiani, l’intesa si rafforza

09.02.2022
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Nei giorni scorsi Ciclo Promo Components e Bardiani CSF Faizanè hanno ufficializzato la conferma della loro partnership iniziata la scorsa stagione. Anche per il 2022 la formazione guidata da Roberto Reverberi potrà contare sull’affidabilità dei prodotti distribuiti in esclusiva in Italia dalla commerciale veneta. La collaborazione riguarderà in particolare i brand Bryton e Eleven.

I meccanici del team al lavoro con i prodotti a marchio Eleven
I meccanici del team al lavoro con i prodotti a marchio Eleven

Novità Bryton Rider S500

Il marchio Bryton è sicuramente uno dei brand di maggiore prestigio presenti all’interno del catalogo 2022 di Ciclo Promo Components. In questa stagione gli atleti della Bardiani CSF Faizanè potranno in particolare contare sul nuovissimo Rider S500 (foto di apertura). Si tratta di un ciclocomputer dalle tantissime funzioni al cui sviluppo hanno dato il loro contributo gli atleti della Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux

Il Rider S500 nasce con un hardware dal design efficiente ed elegante, con un nitido schermo da 2,4″ e 4 semplici pulsanti. Tra le nuove funzionalità avanzate vanno segnalate il Live Tracking, il Climb Challange, il sensore di luce ambientale e la possibilità di effettuare registrazioni senza interruzioni. Sono stati potenziati software e hardware. E’ stata inoltre migliorata l’interfaccia utente e sono state aggiornate le funzioni di percorso e allenamento.

Le luci di posizione a marchio Eleven utilizzate dagli atleti del team in allenamento
Le luci di posizione a marchio Eleven utilizzate dagli atleti del team in allenamento

Per i meccanici c’è Eleven

Per la stagione 2022 lo staff tecnico della Bardiani CSF Faizanè potrà contare ancora una volta sulla qualità dei prodotti Eleven. Stiamo parlando di un marchio di proprietà di Ciclo Promo Components che ha voluto mettere a disposizione dei praticanti gli stessi prodotti utilizzati dai professionisti. 

Nel loro lavoro i meccanici della Bardiani CSF Faizanè avranno a disposizione un’ampia dotazione di chiavi da lavoro. La fornitura alla squadra è completata dai sistemi di illuminazione anteriori e posteriori, che accompagneranno i ragazzi del team nei loro allenamenti contribuendo alla loro sicurezza.

Ogni prodotto Eleven è curato nei minimi dettagli per essere funzionale al suo utilizzo.

Avanti insieme

Azienda e team hanno confermato la loro rispettiva soddisfazione per un accordo che li vedrà ancora insieme anche per la stagione 2022.

Loris Campagnolo, socio-fondatore e responsabile marketing Ciclo Promo Components, ha così commentato la conferma della partnership con la Bardiani CSF Faizanè.

«Siamo estremamente soddisfatti – esordisce – che il team diretto da Roberto Reverberi abbia ufficializzato anche per la stagione 2022 l’utilizzo dei Ciclo Computer Bryton, come pure dei prodotti del marchio di nostra proprietà Eleven per quanto riguarda gli attrezzi officina e le luci».

I meccanici del team al lavoro con le forniture a marchio Eleven
I meccanici del team al lavoro con le forniture a marchio Eleven

Il punto con Reverberi

Roberto Reverberi, team manager della Bardiani CSF Faizanè, ha voluto ringraziare la famiglia Campagnolo con queste parole.

«Ringrazio Loris Campagnolo – ha detto – per la fiducia accordataci anche per questa stagione. Siamo felici di continuare in una partnership tecnica che si sta sviluppando in maniera molto positiva. Abbiamo avuto il piacere di testare in anteprima il nuovo Bryton Rider S500, sviluppato sulle esigenze dei ciclisti professionisti. Altrettanto importante – ha voluto concludere – la fornitura di componenti tecniche a marchio Eleven per i nostri meccanici, senza dimenticare le luci di posizione, che i nostri atleti utilizzano in allenamento. Uno strumento oggi fondamentale per la sicurezza stradale, un tema che ci sta molto a cuore».

Ciclo Promo

Baroncini, il primo ritiro e grandi ambizioni

18.12.2021
4 min
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Gli hanno consegnato le due scatole con il vestiario appena è arrivato in hotel e a quel punto Filippo Baroncini si è reso conto di essere entrato in un mondo più grande di quello che aveva immaginato. Poi la cena. Il tentativo di mandare a mente tutti i nomi. Le foto. Le bici. Solo quel piccolo dolore al ginocchio di tanto in tanto lo richiamava alla realtà.

«Sembra tutto molto grande – dice – impossibile conoscere già tutti. Sto capendo i meccanismi, i ruoli di ognuno. E proprio il problema al ginocchio mi ha fatto capire quanto siano competenti. L’osteopata mi ha trattato la schiena ricorrendo anche all’agopuntura e ha detto di avermi trovato un po’ bloccato. Dovrebbe passare. Ho fatto una risonanza, mi hanno suggerito di stare per tre giorni senza uscire».

Al mondiale U23, Baroncini ha corso pensando solo a questa azione. E ha vinto…
Al mondiale U23 ha corso pensando solo a questa azione. E ha vinto…

Con Aru e con Mosca

Ultimi giorni ad Altea per la Trek-Segafredo. La squadra e lo staff marketing ad essa collegato hanno monopolizzato l’hotel. Da capire che al campione del mondo degli under 23 sia sembrato tutto immenso e per certi versi anche un po’ confuso. Dei primi passi nel professionismo aveva parlato con Fabio Aru in quella pedalata sui Monti Sibillini, portando la maglia iridata fra le terre del terremoto 2016. Questa volta invece si è ritrovato in stanza con Jacopo Mosca, che nei dieci giorni spagnoli non ha fatto che fornirgli riferimenti e coordinate.

Hai mai avuto dubbi sulla scelta della squadra?

Nemmeno uno. Vedevo come lavorano con i giovani e mi è subito piaciuta la proposta. Mi hanno seguito, sia pure a distanza, anche negli ultimi mesi della stagione. AI mondiali, prima della crono, mi hanno aiutato a tenere la motivazione. Un giorno prima della prova su strada, scherzando sono venuti a dirmi di vincere il mondiale. Sono cose che mi piacciono.

Che cosa pensi di poter ottenere da questo primo anno da pro’?

Esperienza. Mi piacerebbe andare subito a provare le corse del Belgio, che si corrono su percorsi simili a quelli del mondiale di Leuven. Se devo guardare in casa nostra, un bel riferimento potrebbe essere Stuyven. Altrimenti vado matto per Van Aert, mi vedo nel suo modo di correre.

Baroncini è l’ultimo arrivato nella sede di Trek-Segafredo
Baroncini è l’ultimo arrivato nella sede di Trek-Segafredo
Se avessi trovato da passare prima, lo avresti fatto?

Nel 2020 ho vinto due corse, Vicenza-Bionde e Memorial Polese, e sono venute a cercarmi due professional. Ma io volevo una WorldTour e non volevo bruciare le tappe. Ci avrei pensato anche se fosse venuto subito uno squadrone e penso che non avrei accettato, perché non mi sentivo sicuro.

Quando invece ti sei sentito davvero forte?

Di sicuro al mondiale, ma anche prima, quando ho vinto all’Etoile d’Or e ho trovato la sicurezza per fare bene a Leuven.

Traduci sicurezza…

Ho scoperto la calma nel gestire appuntamenti e tensione. E’ come se non la senta più. Diciamo quantomeno che non sento la tensione che possono mettermi gli altri, semmai sento di più la mia. Prima mi davano ansia anche i campionati italiani, adesso è il contrario. Se l’appuntamento è grande, sento meno pressione.

Che inverno è stato finora?

Per certi versi abbastanza stressante, avendo dovuto fare parecchie volte avanti e indietro fra casa, Bergamo e Milano. E poi, quando finalmente ho ripreso gli allenamenti, mi sono dovuto fermare sul più bello.

L’amicizia con Hellenmose risale alla scorsa stagione fra gli U23
L’amicizia con Hellenmose risale alla scorsa stagione fra gli U23
Come va in camera con Mosca?

Jacopo lo avevo già conosciuto al Gran Piemonte. E’ una persona solare ed esperta, mi sta dando tanti consigli giusti.

Consigli per fare cosa?

La mia ambizione è sempre stata ed è ancora quella di vincere. E’ quello che mi serve per andare avanti. Chi mi conosce però sa che non mi sono mai tirato indietro se c’è da aiutare un compagno. Perciò ora sistemiamo questo ginocchio e poi ripartiamo. Intanto dovrò trovare il modo per portare a casa tanto materiale. Ho visto che ci sono in giro i ragazzi di #InEmiliaRomagna, chiederò a loro se mi aiutano a portare via qualcosa…