Rivoluzione Martinelli: dai programmi alla tavola

08.01.2022
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Il racconto di Kevin Colleoni sul fatto che Laura Martinelli abbia capovolto le abitudini alimentari della BikeExchange-Jayco in cui è approdata quest’anno non ci ha stupito affatto. La nutrizionista veneta, richiamata dal team manager Brent Copeland con cui aveva lavorato nei primi anni del Team Bahrain-Merida, aveva esattamente questa missione. Mettere ordine. E fare in modo che ciascun atleta possa tirare fuori il meglio da sé anche grazie al miglior regime alimentare.

«Laura ha stravolto tutto – ha detto Colleoni – in senso buono ovviamente. Credo che sarà difficile starci dentro soprattutto per gli australiani. Ha dato un’impostazione più rigida. C’era l’abitudine di un buffet in cui tutti prendevano quel che volevano, adesso ognuno ha il suo pasto in base al consumo calorico, al tipo di corsa, al dispendio energetico. Inizialmente magari è difficile prendere il ritmo, ma sono sicuro che alla lunga darà ottimi risultati».

Nel 2021 Laura Martinelli ha lavorato per il Team Novo Nordisk, da quest’anno è alla Bike Exchange
Nel 2021 Laura Martinelli ha lavorato per il Team Novo Nordisk, da quest’anno è alla BikeExchange-Jayco (foto BEX Media)
Nel 2021 Laura Martinelli ha lavorato per il Team Novo Nordisk, da quest’anno è alla Bike Exchange
Dopo il Team Novo Nordisk, da quest’anno è alla BikeExchange-Jayco (foto BEX Media)

Area performance

Come ha lavorato Laura Martinelli per arrivare alla sua rivoluzione? E in che modo si lavora per assumere un ruolo così importante in una squadra in cui si è appena arrivati?

«Premettiamo – sorride, perché lei sorride sempre – che non è un ruolo convenzionale, ma nel ciclismo piuttosto moderno. Non esistono ambiti definiti, per cui va interpretato. I primi passi che ho fatto perciò sono state le relazioni con i vari dipartimenti coinvolti nella performance. Medici, sto lavorando sin dall’inizio spalla a spalla con Matteo Beltemacchi. Preparatori. Direttori sportivi.  Poi ho cominciato anche a pensare alla logistica dei cuochi, che sono ben cinque, ma per questo ci si interfaccia con l’amministrazione».

Capito tutto, nessuno basta a se stesso e tutti collaborano per lo stesso fine. Così anche il nutrizionista va a incasellarsi nel mosaico: il quadro finale è il miglior ambiente affinché l’atleta possa esprimere il suo potenziale.

Prima dunque bisogna conoscersi?

Ci si presenta di persona, anche per capire le modalità di comunicazione della squadra. Non sono tutte uguali. Ho cercato di capire come erano abituati per entrare nel loro meccanismo. Mi piace partire da quello che c’è già. Si parte da lì e si va ad aggiustare. Non si tira una linea per ricominciare da zero.

Quindi si può anche non cambiare?

Esatto. Se la squadra ha abitudini che funzionano, non servono rivoluzioni. Ci sono molti modi per ottenere lo stesso risultato, bisogna essere elastici e coglierli. Di solito i custodi di queste abitudini sono i massaggiatori. Per cui si parte da loro. Ho avuto poco tempo, ma volevo essere pronta per il primo ritiro.

La vera svolta nei team sta nel passare dall’alimentazione generica a quella specifica
La vera svolta nei team sta nel passare dall’alimentazione generica a quella specifica
Poco tempo?

Mi piace iniziare la stagione avendo almeno l’80 per cento dei protocolli pronti. In questo modo, vedendo tutto insieme, abbiamo potuto approvare le strategie di preparazione e di nutrizione, per renderle operative da gennaio. Il grosso del lavoro, il segreto della riuscita sta nella programmazione, cercando di prevedere il più possibile.

Il nutrizionista sta a casa e manda in giro le tabelle?

Per come lavoro io, si tratta di un ruolo sul campo. Bisogna dare indicazioni pratiche che devono essere prese nel modo giusto. Sul campo, stando a contatto con gli atleti e avendo i riscontri di tutti i settori coinvolti, hai modo di rifinire rapidamente il tuo lavoro.

Anche per far passare al meglio i concetti, probabilmente…

Con Brent si lavora bene, ha capito le varie sfaccettature del discorso. Ma in tanti casi è un lavoro non ben compreso, che per molti serve soltanto per tenere il peso forma. Brent è un passo avanti, in questa squadra le richieste spaziano in ogni ambito della nutrizione e della supplementazione. Si torna a pianificare. C’è tantissimo lavoro, pur con l’aiuto dei cuochi.

Abbiamo parlato con Mirko Sut della Trek-Segafredo di come le teorie diventino menù, ma chi è ad esempio che in squadra si preoccupa di fare la spesa?

A parte farla praticamente, sta a me curare i rapporti con i fornitori di prodotti e la loro formulazione, se si tratta di integratori: e qui si sconfina nella chimica farmaceutica. Allo stesso modo mi occupo del lavoro e della logistica dei cuochi. Poi ovviamente c’è il lavoro individuale con i corridori. E siccome questa è l’ultima fase, si capisce perché tutto il resto debba essere anticipato. E non stupitevi se mi troverete a lavorare fino alle due di notte. Soprattutto all’inizio è così.

Parlano della tua rivoluzione, come ti hanno accolto in squadra?

Con un’apertura meravigliosa. Abbiamo cominciato con 12 ore di meeting, abbiamo messo in chiaro tutto quello che si poteva chiarire e ho ricevuto ottimo supporto.

Laura Martinelli seguirà gli uomini (qui Matthews) e anche le ragazze (foto BEX Media)
Laura Martinelli seguirà gli uomini (qui Matthews) e anche le ragazze (foto BEX Media)
Quindi non c’è solo la nutrizione: fai tutto da sola?

No, per fortuna ci sarà una ragazza che mi darà una mano, Carmen Pérez Ruiz, allo stesso modo in cui alla Bahrain avevo Moschetti che si preoccupava di contattare i vari hotel e di tutta la parte amministrativa. Un aspetto molto positivo di lavorare con Brent è che, fidandosi, mi ha dato carta bianca. Per cui potrò fare i miei programmi nel segno della massima flessibilità, anche per seguire il lavoro a casa. E poi c’è un’altra cosa…

Quale?

Gestirò anche la squadra femminile!

Sorride, la immaginiamo che si rimbocca le maniche e riparte. E’ tanto lavoro, probabilmente ben oltre quello fatto fino allo scorso anno con la Novo Nordisk, ma quando a spingerti è una passione esagerata come la sua, anche quando si è stanchi non si vede l’ora di rimettersi al lavoro. Rivoluzione o no, i corridori sono fortunati ad averla incontrata sulla loro strada. Lei e tutti quelli che, come lei, ci mettono studio e cuore.

Copeland: questa squadra comincia ad assomigliarmi

21.10.2021
4 min
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«Il 2021 – dice Copeland – è stato un anno molto negativo. Bello parlare di cambiamenti, ma alla fine contano i risultati. Siamo andati bene fino al Giro, poi è sembrato che ci fosse una calamita che ci attirava contro la sfortuna».

Il manager sudafricano, che dal Team Bahrain Merida a luglio del 2020 passò al Team Bike Exchange, si fa carico di tutte le responsabilità, ma sa benissimo che non è facile saltare su un’auto in corsa e prenderne il controllo. Per lui è stato così. Lo ha chiamato Gerry Ryan grande capo australiano del team, che reagì a suo modo al tentativo di… scippo della sua squadra. Erano i giorni della Fondazione spagnola che si era proposta di rilevare la squadra, rendendola spagnola. Ryan, il cui problema non era certo la capacità di spesa, si mise di traverso e si mise in mezzo alla strada con le braccia conserte. La fusione saltò. Shayne Bannan, da sempre manager del team, si dimise. Al suo posto arrivò Copeland.

Dal luglio 2020, Copeland ha lasciato il Team Bahrain ed è diventato manager del Team Bike exchange
Dal luglio 2020, Copeland ha lasciato il Team Bahrain ed è diventato manager del Team Bike exchange
C’è un però?

Non è mai facile entrare in una squadra disegnata da altri, che va avanti da dieci anni allo stesso modo. Sei tu che devi adeguarti al loro modo di lavorare, non il contrario, altrimenti creeresti delle frizioni eccessive e inutili.

Qual era la tua missione?

Il capo dall’Australia mi ha chiesto di eliminare alcune abitudini, adeguando il modo di lavorare della squadra. E io ho cominciato a farlo gradualmente. Si vedrà nel tempo se funziona.

Di quali abitudini parliamo?

Piccoli dettagli. Il modo di scegliere i calendari e i corridori. Il lavoro dei cuochi.

Davvero Gerry Ryan è consapevole anche di questi dettagli?

E’ molto dentro alla squadra. Ha una testa pazzesca, del resto gli imprenditori così grandi hanno una marcia in più. Anche se ha lasciato parecchio lavoro in mano ai figli, riesce a essere presente sul suo lavoro e sul team. ha passione, cerca di portare lo stesso metodo di lavoro che ha nella sua squadra di rugby, i Melbourne Storm, una delle più forti d’Australia. Dà piena fiducia, ma vuole esserci.

Con il terzo posto ad Amilly, quest’anno Matthews leader per un giorno alla Parigi-Nizza
Con il terzo posto ad Amilly, quest’anno Matthews leader per un giorno alla Parigi-Nizza
Quindi non serviva rovesciare il tavolo?

No, non avrebbe avuto senso. Abbiamo iniziato a lavorare sull’allenamento, la nutrizione (nel team arriva Laura Martinelli, nostra esperta, che con Copeland ha lavorato al Bahrain, ndr), la fisioterapia, lo staff medico. Abbiamo curato molto i piccoli dettagli.

Matthews ha detto che avete lavorato tanto, ma non sono venuti i risultati.

Il problema di Matthews sono Van der Poel e Van Aert. Quando ci sono loro, nella sua testa corre per fare secondo o terzo. Alla Vuelta non c’erano e lui ha sbagliato. Per strafare e vincere tanto, ha puntato a tutte le tappe, mentre avrebbe fatto meglio a individuarne due o tre e andare per quelle.

Matthews e Yates sono del 1990, c’è una linea più verde in arrivo?

Yates (in apertura al Giro, chiuso al 3° posto, ndr) non è Pogacar. Mi aspettavo di più da Lucas Hamilton, che al Tour voleva mettersi in luce, ma ha fatto fatica. Lui vale il miglior Hindley, hanno avuto carriera parallela. E’ un giovane che arriva

Lucas Hamilton vale in salita il miglior Hindley, ma la sua estate è stata sfortunata
Lucas Hamilton vale in salita il miglior Hindley, ma la sua estate è stata sfortunata
Visto che il 2022 dovrebbe essere un anno di riscatto, che inverno ti aspetti?

Di solito questa squadra non fa ritiri, perché i più sono in Australia. Questa volta però ne faremo uno a dicembre senza gli australiani, che resteranno a casa per fare poi le corse di gennaio. Poi quello classico a dicembre. L’anno scorso c’è mancato tanto lo stacco invernale. Con il Giro che finiva a ottobre e la Vuelta a novembre, la stagione è stata lunga 18 mesi. Adesso finalmente si stacca e si riposa. I corridori australiani non sono potuti tornare a casa a vedere le famiglie per mesi, non è stato facile. Non è facile nemmeno adesso.

Shultz è arrivato terzo alla Coppi e Bartali, poi ha fatto Giro e Vuelta
Shultz è arrivato terzo alla Coppi e Bartali, poi ha fatto Giro e Vuelta
Per la quarantena?

Due settimane rigidissime e 3.000 dollari. Arrivi, ti portano in un hotel che non puoi scegliere e ti ci chiudono dentro. Puoi essere un miliardario o un poveretto, decidono loro. Per fortuna dal primo novembre si scende a 10 giorni e poi andrà ancora a calare.

Quindi è arrivato il momento di riposare?

Un parolone. Fino a ieri siamo stati presi per consegnare all’Uci tutta la documentazione per la licenza e poi non è che manchi così tanto per ripartire…

Shayne Bannan, 2012

Bannan saluta e vola in Asia. Ma dove?

24.12.2020
3 min
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Brent Copeland ha spiegato la storia dal suo punto di vista: il team manager sudafricano ha raccontato di essere stato chiamato alla GreenEDGe Cycling su suggerimento di Shayne Bannan, che quel progetto ha creato nel 2012 uscendone in modo inatteso nel 2020. L’equazione fatta nell’ambiente è che la causa della separazione sia stata la dubbia vicenda che per qualche giorno nel cuore dell’estate ha legato il gruppo australiano con la Manuela Fundacion, sponsor spagnolo presentato da Stefano Garzelli.

Quando quella trattativa un po’ fumosa è saltata, Gerry Ryan, proprietario della squadra, ha fatto sapere che avrebbe garantito lui la copertura finanziaria della squadra. Con quel momento è coincisa l’uscita di Shayne Bannan e quella di Alvaro Crespi, manager di lunga scuola, che nell’estate ha anche dovuto fronteggiare un infarto.

Bannan non è un chiacchierone e in questo momento è se possibile più abbottonato. Si capisce che non voglia dire tutto, ma prospetta per sé una situazione inedita di cui avevamo sentito parlare e che adesso ha preso forma.

«Quello che vorrei emergesse – dice – è che non sono vittima di niente. Preferisco parlare della Fundacion e di quello che successo. La verità è che dopo otto anni ero stanco e sentivo la voglia di cambiare. Già da un po’ ero in giro e mi guardavo intorno, pur continuando a vivere in Italia. Quando mi è stato chiesto un parere, ho fatto volentieri il nome di Brent, perché è un amico e ho stima di lui. In GreedEDGE lascio un gruppo di amici, come è normale dopo tanti anni vissuti insieme. Anche con Gerry Ryan rimarrà sempre una grande amicizia».

Mitchelton Scott 2020
Con la Mitchelton Scott, il gruppo GreenEDGE Cycling ha raggiunto gli otto anni di attività
Mitchelton Scott 2020
Con la Mitchelton, 8° anno di GreenEDGE Cycling
Vuoi dire che saresti andato via anche senza quell’episodio?

Molto probabilmente sì. C’è un altro progetto in Asia, non posso ancora dire dove, per cui ai primi di gennaio mi trasferirò per iniziare a lavorare dalla metà del mese. Si tratta di un progetto di sviluppo del ciclismo per conto del Comitato olimpico di un Paese, del quale avevo iniziato a parlare quasi due anni fa e che adesso si sta concretizzando.

Qualcosa legato alle Olimpiadi 2024?

Credo sia presto per parlare di Olimpiadi, perché ci sono risorse, ma non c’è un movimento all’altezza. C’è ancora da costruire l’ossatura. E quando poi avrò fatto questo, inizieremo a parlare di sponsorizzazioni tecniche e di ciclismo vero e proprio.

Come è nata l’occasione?

Un po’ li ho stimolati io, un po’ mi hanno cercato loro. C’è dietro un Paese intero, può essere una bella occasione.

Che cosa porti via dall’esperienza GreenEDGE?

Mi sono divertito molto a far partire e sviluppare da zero un progetto che era molto ambizioso. Grazie alla base creata in Italia e agli atleti che abbiamo fatto crescere, la popolarità del ciclismo in Australia è esplosa. Ora si è raggiunto un livello alto, ma c’è ancora tanto da fare. Lo sport è un continuo migliorare, grazie all’evoluzione tecnologica e agli studi che si fanno. Sarà così anche dove andrò, in attesa di poter svelare i dettagli.

Vincenzo Nibali, Brent Copeland, vigilia Sanremo 2019

Il viaggio di Copeland dal Bahrain all’Australia

15.12.2020
5 min
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Brent Copeland era arrivato alla Bahrain-Merida alla nascita del team. Faceva parte della struttura voluta da Alex Carera per supportare Nibali. Le cose in un modo o nell’altro filavano bene, ma quando Vincenzo ha deciso di andarsene, il sudafricano ha visto arrivare in squadra un manager che non aveva bisogno di troppe presentazioni, avendo fatto la fortuna del Team Sky: Rod Ellingworth. Poco prima Merida era stata sostituita da McLaren e la ventata britannica ha iniziato a portare qualche cambiamento. Ellingworth è diventato il capo, mentre Copeland è stato assegnato ad altro incarico. Così, quando davanti gli si è aperta la porta di GreenEDGE Cycling, società cui fa capo la Mitchelton-Scott, non ci ha pensato due volte.

«E’ successo che Gerry Ryan, proprietario della squadra – spiega – ha deciso di lasciare andare Shayne Bannan e Alvaro Crespi, per dettagli che non ho capito, ma che potrebbero essere legati alla sponsorizzazione di Fundacion Manuela. Comunque, Gerry ha deciso di continuare per altri due anni, almeno fino ai mondiali di Sydney del 2022 e Shayne, che sta lavorando ancora con me per la transizione, gli ha fatto il mio nome. Avevo bisogno di una proposta così, per cui sono andato dal Bahrain e ho chiesto la risoluzione del contratto. Loro molto gentilmente l’hanno concessa. E dal primo luglio ho iniziato a lavorare con il gruppo australiano».

Rod Ellingworth, Tour de France 2020
Rod Ellingworth ha prima rifondato il Team Bahrain-McLaren poi lo ha lasciato
Rod Ellingworth, Tour de France 2020
Ellingworth ha lasciato la Bahrain-McLaren
Peccato però che con un gesto a sorpresa Ellingworth se ne sia andato a sua volta…

Quando sei abituato alle possibilità economiche di Sky, con la parola NO che non esiste perché hai i soldi per farla sparire, è difficile adattarti a un budget limitato e molto inferiore. Capisco la sua difficoltà, ma capisco anche che si dovrebbe lavorare facendo affidamento su quello che si ha. Quella era una squadra di sistema italiano, creata con Vincenzo. McLaren ha portato la cultura britannica che ha scombussolato tante cose. Poi anche McLaren è andata via.

Come si chiamerà l’attuale Mitchelton?

Arriverà un altro nome, di una delle aziende del grande capo. Lo annunceremo a breve, non posso dirlo. Per ora preferiamo tenere il nome GreenEDGE Cycling che è la società di gestione. Per il resto, ci saranno alcuni cambiamenti, a partire dalle biciclette Bianchi. Questa squadra non aveva mai lasciato le Scott, la svolta verso l’italianità è perché credo che qui ci sia la qualità migliore. Ad eccezione dei caschi Giro e qualcos’altro, avremo quasi solo sponsor italiani. Vision. Fizik. Giordana.

Michael Matthews, Plouay 2020
Matthews ha corso con il team australiano dal 2013 al 2016 e ora torna per due stagioni
Michael Matthews, Plouay 2020
Per Matthews due anni di contratto
Qualche corridore è andato, tanti sono rimasti…

E qualcuno è arrivato. Con la situazione difficile e il taglio degli stipendi durante il lockdown, Gerry ha voluto offrire un contratto a tutti quelli che erano in scadenza. Alcuni sono andati via lo stesso, come Jack Haig che era stato voluto al Bahrain proprio da Rod. Poi Adam Yates che è andato da Ineos. E Affini che ha firmato con Jumbo Visma. I progetti restano gli stessi, solo che con la partenza di Adam, non avremo più il doppio capitano per i Giri. Simon Yates è ancora con noi, mentre Chaves è ancora un gradino sotto. Vogliamo recuperarlo, ma nel 2020 ha sofferto e ad ora è difficile immaginarlo lottare per un podio.

E’ tornato Matthews, bel colpo…

La partenza di Yates aveva liberato un po’ di budget e Michael è stato contento di tornare, convinto anche dal progetto. Può vincere l’Amstel e la Liegi, al mondiale gli è mancato poco per restare con i migliori. Bisogna anche ringraziare la Sunweb che lo ha liberato prima. E poi ci sono parecchi giovani interessanti, che secondo noi possono fare molto bene.

Ti faccio un nome, perché da era U23 era il gemellino di Hindley: Lucas Hamilton.

Lui deve fare un grosso passo avanti, perché vale quanto Hindley. Sono convinto che se la squadra non fosse andata via dal Giro, avrebbe fatto una bella corsa anche lui. E sempre tra i giovani, occhio a Robert Stannard. Va forte dovunque, gli va trovata una dimensione.

Kevin Colleoni, Giovanni Aleotti, Aprica, Giro d'Italia U23 2020
Kevin Colleoni, qui alla fine del Giro U23 con Aleotti, ricorda a Copeland il primo Nibali
Kevin Colleoni, Giovanni Aleotti, Aprica, Giro d'Italia U23 2020
Colleoni, qui ad Aprica con Aleotti, è molto atteso
E allora un altro nome: Kevin Colleoni.

Un ragazzo molto educato e rispettoso, che viene da una famiglia di ciclisti, quindi è cresciuto ascoltando le parole giuste. Fisico perfetto per quello che cerchiamo. Per me somiglia molto a Vincenzo (Nibali, ndr), forse un po’ più alto. Se lo facciamo crescere bene, può andare molto lontano.

Il team dei tecnici resta lo stesso?

Con due innesti. Uno è Marco Pinotti, un patrimonio importantissimo per la squadra su fronte dei materiali e delle crono. Poi ci sarà anche l’allenatore di Matthews, che seguirà anche la squadra donne, dato che finora non avevano un allenatore tutto per loro.

Ti occuperai anche delle ragazze?

Certo, anche se non ne sapevo niente. Sono organizzate molto bene e con ragazze come Annemiek Van Vleuten, Amanda Spratt e Grace Brown che è stata seconda alla Liegi, abbiamo nomi per fare bene. Il loro medico, ma anche degli uomini quando servirà, sarà Carlo Guardascione che mi ha seguito dal Bahrain.

Copeland, comincerete dall’Australia?

Bè, mi sembra il minimo… Ad Adelaide ci sarà un festival del ciclismo che per quest’anno rimpiazzerà il Tour Down Under e là manderemo gli australiani che sono già a casa. Ne abbiamo a sufficienza. Gli altri faranno un ritiro di due settimane a Valencia per gennaio. Troveremo un hotel comune per uomini e donne e creeremo una sola, grande bolla per 70 persone. E poi si comincerà a correre fra Mallorca e la Valenciana e spero lo Uae Tour.

Lucas Hamilton, Tao Geoghegan Hart, Roccaraso, Giro d'Italia 2020
Lucas Hamilton, qui verso Roccaraso con Geoghegan Hart, può crescere tanto
Lucas Hamilton, Tao Geoghegan Hart, Roccaraso, Giro d'Italia 2020
Hamilton, qui con Geoghega Hart, atteso al salto di qualità
A guardare i nomi, pensi di cambiare qualcosa anche sul fronte marketing?

E’ venuto con noi Matteo Vitello, che si occuperà di marketing e comunicazione. E’ stato per 12 anni in MotoGp, fra Ducati e Yamaha. E’ un grande appassionato di bici e secondo me, portando dentro qualcuno con una visione diversa, forse riusciremo a far cambiare direzione alla squadra. Negli anni ci sono state vittorie e una buona visibilità, ma a parte Orica non c’è mai stato un grosso sponsor.

Pensi di fare la rivoluzione?

Questa squadra ha una cultura molto speciale creata da Shayne Bannan. Ma dopo 8 anni qualcosa può essere migliorata. Non si tratta di cambiare tutto, ma mi sembra perfettamente normale che se entri in una casa, provi a metterci i tuoi quadri per sentirla un po’ più tua…

VIDEO/Chaves: «L’uomo si adatta ad ogni situazione»

13.12.2020
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Il piccolo scalatore colombiano ha compiuto 30 anni a gennaio e si affaccia sulla decima stagione da professionista con il solito sorriso. «E' stato molto positivo che si siano corsi i grandi Giri e anche il mondiale. Il ciclismo, come l'uomo, è stato capace di adattarsi». Fra i suoi obiettivi le grandi gare a tappe e un invito spiritoso: non aspettiamolo sul pavé...

Chaves sorride, ma non si vede. La mascherina è il peggior bavaglio al suo proverbiale marchio di fabbrica, ma quello che più conta è che il colombiano della Mitchelton-Scott (così fino al 31 dicembre) è nello stato d’animo adatto per ricominciare la nuova stagione.

In questo video raccolto in esclusiva da Alberto Dolfin, il colombiano traccia il suo bilancio di quello che è stato e la previsione di quello che potrebbe essere. Per la gioia dei tifosi che trattengono il respiro dalla tappa di San Martino di Castrozza al Giro del 2019. Nel 2020 Esteban ha corso il Tour e la Vuelta. E proprio nella corsa spagnola ha lasciato intravedere le cose migliori, con il quarto posto nella prima tappa ad Arrate.

«E’ stata una stagione molto intensa dopo il lockdown – dice in questo video – ma il ciclismo ha dimostrato di sapersi rialzare. Finire i tre grandi Giri e aver fatto anche il campionato del mondo è stato importante. Questo dimostra che le corse si potranno fare anche nella prossima stagione, perché la situazione sembra che si allungherà».

Esteban Chaves, Giro d'Italia 2020
Esteban Chaves, sull’Etna, all’ultimo Giro d’Italia
Esteban Chaves, Giro d'Italia 2020
Scalando l’Etna all’ultimo Giro d’Italia

La profezia è fosca, ma realistica. Basta non lasciarsi buttare giù, fa capire con gli occhi che sorridono al posto della bocca, e fare quello che le restrizioni consentono.

«Non è stato facile né per noi né per nessuno – dice – penso che è stato molto difficile in tutti gli ambiti, ma si è dimostrato una volta in più che gli umani si adattano in modo molto veloce ad ogni situazione e il ciclismo non è un’eccezione».

Il resto lo scoprirete seguendo il video e ascoltando i concetti dalla sua stessa voce. Mentre lui sarà in volo verso la Colombia, portando con sé la sua nuova bici Bianchi, per riabbracciare la famiglia e prepararsi per la prossima stagione.

VIDEO/Yates è guarito e aspetta il Giro

09.12.2020
2 min
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Simon Yates, a Torino per le visite mediche prima di inizio stagione, racconta la sua stagione sfortunata. Prima la Tirreno-Adriatico vinta da dominatore, poi il Giro d'Italia, iniziato con grandi ambizioni e finito in anticipo a causa del Covid...

«Sto bene, bene grazie – dice Simon Yates – ho già ricominciato ad allenarmi per la nuova stagione e non vedo l’ora che inizi».

Parte così la nostra chiacchierata con il corridore britannico, che nel 2021 sarà ancora nel gruppo GreenEdge Cycling e correrà separato dal fratello Adam, passato al Team Ineos-Grenadiers. L’incontro si è svolto presso il Centro IRR di Torino (Istituto delle Riabilitazioni Riba), dove Brent Copeland ha convocato Yates e Esteban Chaves, di cui vi racconteremo nel prossimo video.

La collaborazione fra il Centro e il manager sudafricano era iniziata sin dai tempi in cui Brent guidava il Team Bahrain-McLaren e si è pensato bene di non interromperla proprio ora che Brent ha preso in mano la ex Mitchelton-Scott. Che oltre ai vertici ha cambiato anche le bici, passando a Bianchi.

Dottor Riba centro IRR, Brent Copeland
Le visite si sono svolte presso il Centro IRR del dottor Riba, scelto da Brent Copeland
Dottor Riba centro IRR, Brent Copeland
Il dottor Riba del Centro IRR e Brent Copeland

«Il 2020 – prosegue Yates – è stato un anno storto, ma sapevamo i rischi che correvamo per continuare a correre. Al Giro ero in grandissima forma, ma non è andata bene. Vediamo cosa offre l’anno prossimo e magari sarò di ritorno. Abbiamo visto il percorso del Tour, aspettiamo quello del Giro. Torno qui sempre volentieri, perché amo le gare che fate, la gente e la cultura che si respira qui».

Il discorso va poi avanti parlando di quanto sarà strano ed emozionante correre contro suo fratello Adam. E poi anche di Ganna, visto che lo stesso Simon in passato era un inseguitore…