Brent Copeland era arrivato alla Bahrain-Merida alla nascita del team. Faceva parte della struttura voluta da Alex Carera per supportare Nibali. Le cose in un modo o nell’altro filavano bene, ma quando Vincenzo ha deciso di andarsene, il sudafricano ha visto arrivare in squadra un manager che non aveva bisogno di troppe presentazioni, avendo fatto la fortuna del Team Sky: Rod Ellingworth. Poco prima Merida era stata sostituita da McLaren e la ventata britannica ha iniziato a portare qualche cambiamento. Ellingworth è diventato il capo, mentre Copeland è stato assegnato ad altro incarico. Così, quando davanti gli si è aperta la porta di GreenEDGE Cycling, società cui fa capo la Mitchelton-Scott, non ci ha pensato due volte.
«E’ successo che Gerry Ryan, proprietario della squadra – spiega – ha deciso di lasciare andare Shayne Bannan e Alvaro Crespi, per dettagli che non ho capito, ma che potrebbero essere legati alla sponsorizzazione di Fundacion Manuela. Comunque, Gerry ha deciso di continuare per altri due anni, almeno fino ai mondiali di Sydney del 2022 e Shayne, che sta lavorando ancora con me per la transizione, gli ha fatto il mio nome. Avevo bisogno di una proposta così, per cui sono andato dal Bahrain e ho chiesto la risoluzione del contratto. Loro molto gentilmente l’hanno concessa. E dal primo luglio ho iniziato a lavorare con il gruppo australiano».
Peccato però che con un gesto a sorpresa Ellingworth se ne sia andato a sua volta…
Quando sei abituato alle possibilità economiche di Sky, con la parola NO che non esiste perché hai i soldi per farla sparire, è difficile adattarti a un budget limitato e molto inferiore. Capisco la sua difficoltà, ma capisco anche che si dovrebbe lavorare facendo affidamento su quello che si ha. Quella era una squadra di sistema italiano, creata con Vincenzo. McLaren ha portato la cultura britannica che ha scombussolato tante cose. Poi anche McLaren è andata via.
Come si chiamerà l’attuale Mitchelton?
Arriverà un altro nome, di una delle aziende del grande capo. Lo annunceremo a breve, non posso dirlo. Per ora preferiamo tenere il nome GreenEDGE Cycling che è la società di gestione. Per il resto, ci saranno alcuni cambiamenti, a partire dalle biciclette Bianchi. Questa squadra non aveva mai lasciato le Scott, la svolta verso l’italianità è perché credo che qui ci sia la qualità migliore. Ad eccezione dei caschi Giro e qualcos’altro, avremo quasi solo sponsor italiani. Vision. Fizik. Giordana.
Qualche corridore è andato, tanti sono rimasti…
E qualcuno è arrivato. Con la situazione difficile e il taglio degli stipendi durante il lockdown, Gerry ha voluto offrire un contratto a tutti quelli che erano in scadenza. Alcuni sono andati via lo stesso, come Jack Haig che era stato voluto al Bahrain proprio da Rod. Poi Adam Yates che è andato da Ineos. E Affini che ha firmato con Jumbo Visma. I progetti restano gli stessi, solo che con la partenza di Adam, non avremo più il doppio capitano per i Giri. Simon Yates è ancora con noi, mentre Chaves è ancora un gradino sotto. Vogliamo recuperarlo, ma nel 2020 ha sofferto e ad ora è difficile immaginarlo lottare per un podio.
E’ tornato Matthews, bel colpo…
La partenza di Yates aveva liberato un po’ di budget e Michael è stato contento di tornare, convinto anche dal progetto. Può vincere l’Amstel e la Liegi, al mondiale gli è mancato poco per restare con i migliori. Bisogna anche ringraziare la Sunweb che lo ha liberato prima. E poi ci sono parecchi giovani interessanti, che secondo noi possono fare molto bene.
Ti faccio un nome, perché da era U23 era il gemellino di Hindley: Lucas Hamilton.
Lui deve fare un grosso passo avanti, perché vale quanto Hindley. Sono convinto che se la squadra non fosse andata via dal Giro, avrebbe fatto una bella corsa anche lui. E sempre tra i giovani, occhio a Robert Stannard. Va forte dovunque, gli va trovata una dimensione.
E allora un altro nome: Kevin Colleoni.
Un ragazzo molto educato e rispettoso, che viene da una famiglia di ciclisti, quindi è cresciuto ascoltando le parole giuste. Fisico perfetto per quello che cerchiamo. Per me somiglia molto a Vincenzo (Nibali, ndr), forse un po’ più alto. Se lo facciamo crescere bene, può andare molto lontano.
Il team dei tecnici resta lo stesso?
Con due innesti. Uno è Marco Pinotti, un patrimonio importantissimo per la squadra su fronte dei materiali e delle crono. Poi ci sarà anche l’allenatore di Matthews, che seguirà anche la squadra donne, dato che finora non avevano un allenatore tutto per loro.
Ti occuperai anche delle ragazze?
Certo, anche se non ne sapevo niente. Sono organizzate molto bene e con ragazze come Annemiek Van Vleuten, Amanda Spratt e Grace Brown che è stata seconda alla Liegi, abbiamo nomi per fare bene. Il loro medico, ma anche degli uomini quando servirà, sarà Carlo Guardascione che mi ha seguito dal Bahrain.
Copeland, comincerete dall’Australia?
Bè, mi sembra il minimo… Ad Adelaide ci sarà un festival del ciclismo che per quest’anno rimpiazzerà il Tour Down Under e là manderemo gli australiani che sono già a casa. Ne abbiamo a sufficienza. Gli altri faranno un ritiro di due settimane a Valencia per gennaio. Troveremo un hotel comune per uomini e donne e creeremo una sola, grande bolla per 70 persone. E poi si comincerà a correre fra Mallorca e la Valenciana e spero lo Uae Tour.
A guardare i nomi, pensi di cambiare qualcosa anche sul fronte marketing?
E’ venuto con noi Matteo Vitello, che si occuperà di marketing e comunicazione. E’ stato per 12 anni in MotoGp, fra Ducati e Yamaha. E’ un grande appassionato di bici e secondo me, portando dentro qualcuno con una visione diversa, forse riusciremo a far cambiare direzione alla squadra. Negli anni ci sono state vittorie e una buona visibilità, ma a parte Orica non c’è mai stato un grosso sponsor.
Pensi di fare la rivoluzione?
Questa squadra ha una cultura molto speciale creata da Shayne Bannan. Ma dopo 8 anni qualcosa può essere migliorata. Non si tratta di cambiare tutto, ma mi sembra perfettamente normale che se entri in una casa, provi a metterci i tuoi quadri per sentirla un po’ più tua…