Bronzini pronta ad accendere il motore della Human

24.10.2023
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PIACENZA – Seduti assieme al tavolo di un bar, Giorgia Bronzini ci racconta che non le era mai successo di vivere in una situazione simile. La seconda parte del 2023 l’ha fatta praticamente in panchina, ritrovandosi suo malgrado a godere di ferie forzate (ma regolarmente pagate) lontana dalle corse con la Liv Racing TeqFind.

A fine dello scorso luglio la formazione olandese aveva annunciato la fusione con la Jayco AlUla, col passaggio di diverse atlete nel team australiano. Nella lista non compariva il nome della diesse piacentina, che aveva incassato la notizia in modo estremamente professionale e signorile. Tuttavia era stato evidente fin da subito che per Bronzini qualcosa di interessante bollisse in pentola. Il suo nuovo ingaggio alla Human Powered Health è stato ufficializzato pochi giorni fa ed è apparso come il primo di altri tasselli del mosaico del team statunitense. Le voci di radio-mercato parlano da tempo di altri due possibili innesti italiani. Abbiamo parlato di tutto ciò con Giorgia in un sereno pomeriggio autunnale.

Bronzini con Ragusa e Barbieri (sullo sfondo) ha vinto le sue scommesse in Liv facendole crescere
Bronzini con Ragusa e Barbieri (sullo sfondo) ha vinto le sue scommesse in Liv facendole crescere
Com’è stata questa stagione con la Liv?

Quello che io ho potuto fare, l’ho fatto. Dopo due anni di esperienza in Liv, questo meno proficuo di quello passato, il risultato d’eccellenza è stato il secondo posto di Katia (Ragusa, ndr) alla Roubaix anche se io non c’ero. Per quel che mi riguarda ho fatto tutta la stagione con Mavi Garcia e col gruppo legato ad Ardenne e gare a tappe. Qualche soddisfazione è arrivata nonostante tutto.

Quali sono state?

Con Mavi abbiamo sfiorato il podio alla Freccia Vallone (dove ha chiuso quarta, ndr) e poi al Giro Donne ha avuto un buonissimo atteggiamento, combattivo fino alla fine. Nel giorno della tappa clou (quella della Madonna della Guardia sopra Alassio, ndr), aveva staccato tutte sul penultimo gpm, poi Van Vleuten ha deciso di ricucire con a ruota altre tre atlete (Labous, Realini e Lippert, ndr). Mavi è stata ripresa a cento metri dallo scollinamento e le sono stati fatali perché non si è agganciata. Le avevo detto: «O andiamo a podio o usciamo definitivamente dai giochi». Lei ha accettato questa sfida e mi è piaciuta per come ha interpretato quell’attacco studiato. Poi il ciclismo è fatto così, anche di sconfitte. Lei era dispiaciuta e delusa dal suo risultato, ma contemporaneamente era orgogliosa di averci provato. L’altro risultato di prestigio nel WorldTour, è stato il terzo posto della Neumanova in una tappa del Tour de Suisse.

Giorgia Bronzini ha lavorato molto sulla crescita di Quinty Ton, che le è stata riconoscente anche lontana dalle corse
Giorgia Bronzini ha lavorato molto sulla crescita di Quinty Ton, che le è stata riconoscente anche lontana dalle corse
A quel punto non ti abbiamo più vista in ammiraglia. Cos’è successo?

In pratica ho smesso dopo il Giro Donne. E’ stata una decisione presa da parte del team. Bisogna dire però che a me scadeva il contratto ed in primavera avevo già ricevuto delle proposte da diverse formazioni che ho valutato con calma. Contestualmente avevo esposto alla Liv che per il 2024 avrei avuto altri programmi. Quindi, sommando queste situazioni, la società per non avere altre interferenze di alcun tipo ha deciso di andare avanti con l’organico che avevano in mente. Non sono più andata alle corse ma sono rimasta chiaramente a disposizione di tutte le atlete della squadra. Molte di loro mi hanno chiamata ogni settimana e le valutavo o aiutavo per quello che le vedevo alle gare in televisione.

Hai sempre lavorato bene con le atlete che hai diretto. A parte le italiane, chi sono le altre in Liv che sono cresciute?

Quinty (Ton, ndr) è stata quella che mi ha dato più soddisfazioni dal punto di vista umano, perché non è per niente facile far sciogliere una olandese. Lei mi ha seguito molto, è stata spesso nel mio gruppo perché la mettevo al fianco di Mavi. Dopo che sono stata messa da parte, Quinty mi ha scritto cose belle ed è stata molto riconoscente per il valore e la crescita che le ho fatto raggiungere. Lei fa parte della fusione con la Jayco AlUla. E’ un corridore adatta alle classiche del Nord ed è anche un bel gregario. Ha gran motore, sempre molto disponibile ed attenta. Spero e credo che farà grandi risultati. Anche Marta Jaskulska ha fatto un buon inizio di stagione. A De Panne è arrivata davanti tra i ventagli, ancor prima al UAE Tour tirava le volate a Neumanova. All’europeo è andata all’attacco nel finale. E parliamo di una scalatrice che è cresciuta molto quest’anno, che però ancora non sappiamo dove andrà.

Assieme a Bronzini, andrà in Human anche la massaggiatrice Chiara Rozzini. Le due lavorano assieme da tanto tempo
Assieme a Bronzini, andrà in Human anche la massaggiatrice Chiara Rozzini. Le due lavorano assieme da tanto tempo
Invece il contatto con la Human Powered Health come si è sviluppato?

E’ stata la società che mi ha convinto di più come progetto. Ho sempre parlato con Kenny Latomme (marito della general manager Ro De Jonckere, ndr) e mi ha colpito il fatto che volevano far crescere il team. Hanno una visione delle cose molto simile alla mia. Guardano di più il lato umano, mantenendo fede proprio al loro nome (sorride, ndr). Ci siamo confrontati subito su tante idee e avevamo la stessa linea. Loro pensano che io possa contribuire ad alzare il loro livello. In più in squadra c’è Audrey Cordon-Ragot con cui ho una amicizia che va avanti da una vita. Ce l’ho avuta come compagna per tre anni in Wiggle e poi per altri tre come atleta alla Trek. Lei mi esponeva sempre che avevano tanta voglia di fare, ma mancava un po’ di verve e di esperienza nel femminile.

E’ un bell’attestato di stima…

Certo. Infatti lo stesso Kenny, che ha avuto un passato nella Quick-Step, riconosceva il fatto di non conoscere bene la gestione di un team femmninile. Tutto ciò mi ha fatto piacere, perché al di là del nome, hanno guardato proprio le mie peculiarità da diesse.

Audrey Cordon-Ragot è molto amica con Bronzini. Le due si ritroveranno in Human dopo i trascorsi in Wiggle e Trek
Audrey Cordon-Ragot è molto amica con Bronzini. Le due si ritroveranno in Human dopo i trascorsi in Wiggle e Trek
Che impressione hai avuto in generale?

E’ un club dove si respira empatia. La sede la sposteranno da Girona in Belgio, per una gestione migliore. E nonostante questo spostamento importante, hanno mantenuto tutto il personale spagnolo del loro staff. Il mio collega più diretto sarà Clark Sheehan, che seguiva il team maschile (padre di Riley che ha vinto la Parigi-Tours da stagista della Israel, ndr). A lui non manca l’esperienza nel ciclismo, ma non conosce il femminile perfettamente. Ci siamo già sentiti diverse volte e le sue domande erano tutte mirate e non campate per aria. Per me è una avventura che spero porti risultati. Inizieremo a dicembre con un training camp a Girona, dove comunque andremo anche a recuperare del materiale nella vecchia sede.

Senti di avere più responsabilità rispetto al passato?

Diciamo che più che le responsabilità da diesse, mi stanno coinvolgendo in opinioni. Sento che il mio pensiero ha una valenza per loro. Mi prendono molto in considerazione su tante opinioni, anche quando io, motivando la mia idea, vado in contro tendenza al tradizionale. E viceversa loro con alcune mie convinzioni. Mi sento onorata. Lavoreremo con un altro diesse che farà anche da coach performance. E’ una persona laureata all’università di Leuven che per anni ha seguito podisti e mezzofondisti ed ora si è dedicata al ciclismo. Alcuni test su cui basarci sono sempre gli stessi. Anche questa sarà una bella sfida sia per lui che per noi.

Il successo in solitudine della Malcotti al Tour de l’Ardeche. Bronzini è stimolata di poter lavorare con lei
Il successo in solitudine della Malcotti al Tour de l’Ardeche. Bronzini è stimolata di poter lavorare con lei
Che propositi ha Giorgia Bronzini per il 2024?

Il primo riguarda Barbara (Malcotti, ndr) che quest’anno ha fatto un bel step-up. Ora vorrei seguirla da più vicino. Voglio capire quali sono i suoi margini e darle degli obiettivi più stimolanti ed allettanti da poter raggiungere. L’obiettivo principale della squadra però sarà quello di rientrare nella top ten del WorldTour, senza pensare troppo se siamo dentro o fuori. L’ambizione è anche quella di ottenere podi nelle gare WorldTour e magari centrare una tappa al Tour Femmes o al Giro d’Italia Women. Dovrei essere presente in tutte e tre le principali gare a tappe poi vedremo come sarà il resto del mio programma.

Vittoria e contratto in tasca: Malcotti è più tranquilla

19.09.2023
5 min
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Il Tour de l’Ardeche regala spesso soddisfazioni e motivi d’interesse per il ciclismo italiano. Nell’edizione che ha rilanciato Marta Cavalli, vincitrice davanti a Erica Magnaldi, al settimo posto ha chiuso Barbara Malcotti, che sulle strade francesi ha anche colto la sua prima vittoria internazionale da quando milita nelle fila della Human Powered Health. A ben guardare, il suo successo non è casuale, ma anzi arriva al termine di un percorso di crescita che ha attraversato tutta questa stagione.

Il successo in solitudine di Barbara Malcotti al Tour de l’Ardeche, primo squillo nel team Usa
Il successo in solitudine di Barbara Malcotti al Tour de l’Ardeche, primo squillo nel team Usa

Dalla Francia alla Cina

Barbara, che poi ha preso parte al Giro di Romandia e che ora sarà in gara in Italia per due classiche di fine stagione prima dell’ultimo appuntamento del team in Cina, ha una voce squillante nel raccontare quest’ultimo segmento stagionale, segno che le cose cominciano davvero a girare nel verso giusto.

«E pensare che la gara francese non era iniziata nella maniera migliore – racconta la trentina – non stavo bene i primi giorni così mi sono messa a disposizione della squadra, lavorando per la nostra velocista di punta Daria Pikulik. La polacca ha vinto la prima e la terza tappa e anche la seconda poteva essere nostra se non ci fosse stata una grande caduta all’ultima curva».

Per la trentina quest’anno 58 giorni di gare con 12 top 10, un bilancio positivo e incoraggiante
Per la trentina quest’anno 58 giorni di gare con 12 top 10, un bilancio positivo e incoraggiante
Poi però qualcosa dev’essere scattato nella sesta tappa, anche perché è stata una vittoria di forza…

In partenza non avevo particolari aspettative, visto come stavano andando le cose. Per il team il bilancio era già in attivo, avevamo anche Buijsman in classifica. La FDJ quel giorno ha fatto il diavolo a quattro, ma quando il gruppo si è ricomposto, ho provato a partire in contropiede. Mancavano 35 chilometri, speravo che qualcuna si accodasse, invece mi sono ritrovata da sola. Ho pensato che non avrei avuto possibilità, io che passista non sono, anche perché dopo 5-6 chilometri il vantaggio stazionava sui 30 secondi.

E poi?

Poi le mie compagne hanno fatto un lavoro meraviglioso. Chiudevano su ogni tentativo e soprattutto sfruttavano il fatto che si pedalava su strade abbastanza strette, era difficile organizzare un inseguimento. Io mi sono ritrovata ai piedi del muro dell’ultima parte con 1’45” di vantaggio, in cima ne avevo ancora 55”. Scollinando avevo ancora un minuto e a quel punto ho capito che anche se recuperavano da dietro, era fatta.

La vittoria di Malcotti è stata accolta nel team con una grande festa (foto Instagram)
La vittoria di Malcotti è stata accolta nel team con una grande festa (foto Instagram)
Che effetto ti ha fatto alzare le braccia al cielo?

Quel giorno non lo dimenticherò facilmente. Vedere i diesse che piangevano per la gioia, le compagne quasi più felici di me. Inoltre prima del Giro d’Italia non sapevo ancora se mi avrebbero confermato, poi qualche buon risultato era arrivato, ma questa vittoria ha messo le cose a posto. Ho già in tasca la conferma per il prossimo anno.

Tu venivi dall’esperienza duplice di Giro e Tour. Si dice sempre fra gli uomini che i grandi Giri cambiano il motore di un corridore, fra le donne, pur considerando la minor lunghezza, avviene lo stesso?

Sulla base della mia esperienza sì, ma è qualcosa di meno incentrato sui grandi Giri, nel senso che io reputo tutte le gare WorldTour di un livello talmente alto da cambiare chi partecipa con costanza. La differenza si vede fra chi ha un’attività prettamente nazionale e chi gareggia all’estero, c’è un abisso… A proposito del Tour c’è un elemento che spiega come una gara simile influisca su un’atleta.

Barbara ha fatto Giro e Tour. Tanta fatica, ma alla fine una gamba esplosiva
Barbara ha fatto Giro e Tour. Tanta fatica, ma alla fine una gamba esplosiva
Quale?

Dopo il Tour ero talmente “cotta” che il team mi ha dato una settimana di libertà, nella quale ho fatto una vacanza al mare, senza toccare la bici. Ho ripreso con un paio di gare francesi e il Giro dii Scandinavia e mi sentivo diversa. Il Tour è stata di gran lunga la gara più dura che abbia mai fatto, ma ha avuto un influsso benefico.

Come giudichi la tua esperienza nel team americano dopo due anni?

Mi ha cambiato tanto. Pur mantenendo la mia residenza a casa, si sta sempre in giro, praticamente non ho fatto una settimana completa in famiglia da aprile in poi. Mi ha fatto correre molto, l’obiettivo per me come per le altre era raccogliere più punti possibile per restare nel WorldTour e questo mi ha consentito di fare tanta esperienza. L’organizzazione è perfetta e sono sicura che il prossimo anno faremo un ulteriore salto di qualità, verso l’obiettivo che il team si è posto: essere fra tre anni uno dei riferimenti del gruppo.

La trentina in ogni trasferta cerca anche l’occasione per conoscere un pezzo di mondo (foto Instagram)
La trentina in ogni trasferta cerca anche l’occasione per conoscere un pezzo di mondo (foto Instagram)
Ma dal punto di vista personale?

Credono molto in me e nelle mie possibilità, adesso che sono più tranquilla per l’immediato futuro vogliono farmi crescere ancora. Io da parte mia mi sento più tranquilla ma certamente non appagata. Correre con la mente sgombra è però un aiuto, non nego che fra Giro e Tour il fatto di non sapere che cosa avrei fatto a fine stagione pesava come un macigno.

Malcotti prepara il riscatto. «Decisa a cambiare marcia»

14.01.2023
6 min
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Ha un conto aperto col 2022 Barbara Malcotti. Un po’ per sfortuna e un po’ per demeriti suoi, facendo sana autocritica. Quest’anno vuole riacquistare il terreno perso senza se e senza ma, visto che sullo sfondo c’è un contratto con la Human Powered Health che scade a fine stagione.

La volontà della classe 2000, trentina di Storo, è guadagnarsi il rinnovo con la formazione WorldTour statunitense. E perché no, aggiungiamo noi, attirare le attenzioni di qualche altro team. Ovvio che tutto passi per i colpi di pedale che Malcotti vuole imprimere in modo deciso a questa fase della sua carriera. Tanto che è volata in Algarve con qualche giorno di anticipo sull’inizio del ritiro con la squadra per farsi trovare pronta e recuperare il raduno di dicembre saltato per una disavventura in bici senza conseguenze. Ci facciamo raccontare tutto da lei, appena rientrata dall’allenamento e poco prima dell’inizio del pranzo… a metà pomeriggio.

Barbara, premiata dal Comitato Trentino FCI, abita a Storo vicino al Lago d’Idro (foto Scattobike)
Barbara, premiata dal Comitato Trentino FCI, abita a Storo vicino al Lago d’Idro (foto Scattobike)
Barbara come sta andando in Portogallo?

Tutto bene. Sono qui con un paio di mie compagne ed insieme anche alla formazione maschile. Adesso ci stiamo adattando ai loro ritmi e, per non far diventare matto lo chef, noi ragazze mangiamo appena rientrano gli uomini visto che finiamo prima. Domani arriverà il resto della squadra e resteremo qua fino al 22 gennaio. Tornerò a casa per quattro giorni, poi inizieranno le gare.

Anche tu hai già pianificato una prima parte di stagione?

Sì certo. Debutterò ad Almeria il 29 gennaio, quindi faremo una breve sosta a Girona per prendere il volo per Cipro dove correremo l’Aphrodite Women Cycling Race. Faremo una crono e due prove in linea (in programma il 4, 8 e 11 febbraio, ndr). Per il resto ho un calendario primaverile ancora in via di definizione. Le corse già certe sono Le Samyn, Tour de Normandie, Freccia Vallone, Liegi, Ruta del Sol e Giro Donne. Di quest’ultima gara parlavo proprio due giorni fa con le compagne e i diesse, che si chiedevano che percorso ci sarà. E’ un peccato che ancora non si sappia nulla, perché io ci punto forte. Noi siamo una formazione piccola, vorremmo sapere con chi presentarci per studiare la preparazione e l’eventuale recupero per il Tour Femmes. Che io ho chiesto di correre…

Perché hai qualcosa in sospeso con quella gara, giusto?

E’ così. Premetto che il Tour Femmes, anche se appena nato, è già la gara a tappe più importante, quindi normale che tutte le atlete lo vogliano correre a prescindere. Sono in scadenza e a me servirebbe per farmi vedere ancora di più. Ma io vorrei correrlo perché mi brucia ancora la squalifica del 2022. E’ vero che avremmo potuto stare più attenti, ma essere lucidi in quella corsa non è facile. Non pensi proprio a certi aspetti del regolamento, ti fidi anche di ciò che ti dice la tua ammiraglia in quei frangenti così frenetici…

Eri stata estromessa per un cambio bici irregolare da una giuria fin troppo fiscale. Come era andata?

E’ successo alla quinta tappa, la più lunga, quella da 175 chilometri. C’era una fuga con circa quattro minuti di vantaggio. Noi avevamo dentro Antri Christoforou, la campionessa cipriota, seguita dalla nostra ammiraglia. Nel frattempo a me si era rotto il cambio e ho chiesto l’intervento via radio. Il diesse mi ha detto che si sarebbe staccato dalla testa della corsa e mi avrebbe aspettato a destra. Ero a metà gruppo, mi sono fermata dalla mia ammiraglia, ho preso la bici di scorta e siamo ripartiti. Io sono rientrata in gruppo, il mio diesse sulla fuga.

Il 2022 di Malcotti è stato sotto tono ma non sono mancati buoni piazzamenti (foto instagram)
Il 2022 di Malcotti è stato sotto tono ma non sono mancati buoni piazzamenti (foto instagram)
Cos’è capitato poi?

Dopo circa 40 chilometri mi hanno affiancato le moto della giuria: «Malcotti, deve fermarsi». Per regolamento avrei dovuto farmi sfilare dal gruppo, andare in ultima posizione e fare la sostituzione invece di come abbiamo fatto. Via radio i diesse hanno chiesto solo la multa e non l’estromissione, ma non c’è stato verso. Considerando che avevano graziato chi aveva causato l’incidente di Marta (Cavalli, ndr), devo dire che con me sono stati pignoli e con poco buon senso (sospira, ndr).

C’è altro?

Moralmente ero a terra, distrutta. Però alla sera ho ricevuto un bel messaggio di Elisa (Balsamo, ndr). Si diceva dispiaciuta per la squalifica e che sia Trek-Segafredo che SD Worx avevano chiesto alla giuria di chiudere un occhio perché non avevamo danneggiato nessuno. L’ultimo atto inaspettato qualche settimana fa, quando l’UCI via Accpi mi ha notificato il pagamento della multa che non era presente nel referto della giuria a fine tappa. La mia squadra l’ha pagata senza fare troppe storie, ma spero capiate perché quell’episodio mi sia rimasto sul gozzo.

Non l’avevi vissuta bene quella situazione ma forse può darti una spinta in più per il 2023?

Non so nemmeno dire se mi abbia insegnato qualcosa, di certo posso dirvi che la carica per quest’anno è tanta. A parte quel giorno, l’anno scorso ho disputato una stagione molto sotto tono. Salvo la tanta esperienza che ho fatto su diverse gare che non avevo mai corso, come il Fiandre. Quest’anno ho un anno in più di esperienza ad alti livelli e so che devo fare il salto di qualità. In questo sarò aiutata dallo staff della squadra che si è rafforzato con alcune figure importanti, tra cui Ro De Jonckere e Kenny Latomme (rispettivamente general manager e responsabile delle prestazioni, ndr), entrambi con trascorsi alla Quick Step e Qhubeka.

Nel 2022 Malcotti ha disputato 6 gare a tappe, di cui 4 WorldTour
Nel 2022 Malcotti ha disputato 6 gare a tappe, di cui 4 WorldTour
Cosa si aspetta Barbara Malcotti da se stessa?

La pressione me la voglio mettere addosso io per ripagare la squadra che crede in me e nella quale sto benissimo. Ho fatto un buon inverno e i valori rispetto al passato lo dimostrano. Dovrò confermarli in gara, sapendo che non sarà semplice o immediato. Non voglio parlare di vittorie, quanto invece di prestazioni. Se saprò mantenere la giusta condizione, potrò correre meglio e potranno arrivare anche i risultati. E a quel punto restare anche sui taccuini del cittì Sangalli, con cui ho un buon rapporto. Sono consapevole che devo migliorare, ma sono pronta a riscattarmi.

Attenti alla Malcotti, che al Tour punta in alto

13.07.2022
5 min
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Barbara Malcotti inizia a farsi notare nel ciclismo che conta. La 22enne trentina, approdata quest’anno nel team americano Human Powered Health, già prima degli Europei di categoria disputati nel fine settimana in Portogallo aveva fatto vedere di essere in decisa crescita di condizione, al punto di centrare la Top 10 nelle classifiche delle giovani in ben tre gare a tappe: Itzulia Women (quarta), Vuelta a Burgos (quinta) e Belgium Tour (decima). La cosa non è sfuggita al cittì Sangalli, che l’ha convocata in nazionale e la Malcotti ha fatto in pieno il suo dovere, lavorando per le compagne, proteggendo la fuga del gruppo con Guazzini e Zanardi e finendo comunque onorevolmente 18esima a 50”.

Per la Malcotti questi risultati contano molto, perché i suoi inizi nel team a stelle e strisce non erano stati semplici: «Diciamolo pure, è stato un inizio tragico, non trovavo mai il bandolo della matassa, poi pian piano il grande lavoro è venuto fuori. Questi risultati non mi hanno sorpresa, anzi se devo dir la verità io volevo almeno qualche podio, ma so che davanti il livello è altissimo. Sto comunque dimostrando che a quel livello ci so stare bene».

Malcotti Europei 2022
Ad Anadia la Malcotti è stata un elemento prezioso per la nazionale, coprendo le sue capitane
Malcotti Europei 2022
Ad Anadia la Malcotti è stata un elemento prezioso per la nazionale, coprendo le sue capitane
Che cosa dicono nel team?

Ho trovato un ambiente ideale, perché non mi mettono alcuna pressione e valutano il fatto che sono molto giovane, ma dall’altra parte so che si aspettano molto. D’altronde sono io che mi metto molta pressione perché voglio assolutamente arrivare dove mi prefiggo, voglio il 100 per cento dalla mia attività e togliermi qualche bella soddisfazione.

Quella di Anadia era la tua prima convocazione in azzurro?

No, ero già stata a Innsbruck nel 2018 quando finii ai piedi del podio ai mondiali junior e 12esima lo scorso anno agli europei a Trento. Io quando sento la maglia azzurra addosso riesco a tirar fuori il massimo, ci tengo particolarmente a onorarla.

Malcotti azzurre 2022
Barbara (in secondo piano) era alla sua terza esperienza in azzurro. La rivedremo ai mondiali?
Malcotti azzurre 2022
Barbara (in secondo piano) era alla sua terza esperienza in azzurro. La rivedremo ai mondiali?
Torniamo alla tua scelta di correre all’estero: te ne sei mai pentita?

Assolutamente no, mi accorgo che in questi pochi mesi già qualcosa è cambiato. La mentalità è diversa, anche in una squadra che non è al massimo livello, l’impostazione resta quella di una formazione WorldTour e infatti il calendario è di grande livello, con prove WorldTour o comunque dove ci si confronta con cicliste di quella categoria. Se vuoi fare il salto di qualità, andare all’estero ormai è una scelta obbligata.

Che comporta anche sacrifici…

Sì, ma devi metterlo in conto. Io sono a casa 4 giorni per mese, tra febbraio e aprile tra ritiri e gare è stato un viaggio continuo. Oltretutto mi sono ritrovata a fare gare che non avevo messo in programma perché nel team ci sono state molte defezioni per covid, così mi sono ritrovata a fare una “full immersion”, anche in quasi tutte le classiche. Sono esperienze che servono per capire come prepararle, spero di avere altre occasioni simili.

La trentina, approdata allo Human Powered Health quest’anno, ha un contratto anche per il 2023 (foto Tristan Cardew/HPH)
La trentina, approdata allo Human Powered Health quest’anno, ha un contratto anche per il 2023 (foto Tristan Cardew/HPH)
L’andamento della tua stagione dice però che nelle corse a tappe ti trovi più a tuo agio.

Sono come un diesel, miglioro con il passare dei giorni. Nelle classiche non ero in forma, ma dovevo farle. Un po’ meglio mi sono sentita gareggiando in Spagna e man mano la situazione è andata sempre migliorando. Il team mi ha inserito nel roster sia del Tour che della Vuelta, saranno test molto importanti per il mio futuro.

Con che spirito ti avvicini alla prima edizione del Tour de France?

E’ una grande scommessa, è la gara più importante e so già che sarà un’esperienza indimenticabile. Ammetto di essere un po’ preoccupata perché mi hanno detto che alcune tappe saranno molto lunghe e molto dure, soprattutto quella di 180 chilometri, una distanza alla quale non siamo abituate e l’esperienza dell’ultimo Giro d’Italia conferma un po’ i miei timori, soprattutto dice che anche le tappe piane non vanno prese sottogamba, puoi perdere minuti per piccoli dettagli. Vedremo quel che avverrà.

La premiazione Under 23 ad Anadia, con l’olandese Van Anrooij prima su Guazzini e la connazionale Van Empel
La premiazione Under 23 ad Anadia, con l’olandese Van Anrooij prima su Guazzini e la connazionale Van Empel
Sai già quale sarà l’impostazione del team?

Credo che correremo soprattutto pensando alle singole tappe, a cercare di entrare nelle fughe, con un paio di elementi che terranno d’occhio la classifica, soprattutto la nuova ragazza arrivata a giugno, la cipriota Antri Christoforou della quale si dice un gran bene (ha vinto la Classique Morbihan ed è finita ai piedi del podio ai Mediterranei, ndr).

Mettiamo un attimo da parte il ciclismo: che cosa significa per una ragazza di 22 anni vivere una simile esperienza all’estero?

E’ qualcosa che ti forma, ti accresce anche culturalmente potendo confrontarsi con ragazze di ogni parte del mondo. Il team è davvero professionale e non fa mancare nulla. Ammetto che a volte ci sono momenti e situazioni nelle quali bisogna adattarsi proprio perché ci si confronta con pensieri e culture diverse, ma ne vale la pena.

Malcotti Valcar 2021
In Valcar la Malcotti è rimasta tre stagioni, fondamentali per la sua crescita
Malcotti Valcar 2021
In Valcar la Malcotti è rimasta tre stagioni, fondamentali per la sua crescita
Non hai mai un po’ di rimpianto per la Valcar?

Rimpianto no, mi trovo bene dove sono, ma non nascondo che a volte penso a loro. D’altro canto sono i risultati a dirlo, si lavora davvero bene in quel gruppo, lo ammiro molto e se la squadra è ai primi posti del ranking, qualcosa vorrà pur dire.

Ti sei prefissa un obiettivo in Francia?

Vedremo come si metterà la corsa, ma lo ammetto, punto alla Top 3 nella classifica delle giovani. Sono matura per quel traguardo…

Valcar, se ne va anche la Malcotti: direzione Stati Uniti

30.12.2021
5 min
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Quando chiama il WorldTour, bisogna avere la massima ricezione del cellulare per rispondere. E’ andata più o meno così a Barbara Malcotti, altra italiana che migra verso l’estero e la categoria più alta. La scalatrice classe 2000 (compirà 22 anni il prossimo 19 febbraio) dopo tre stagioni nella Valcar-Travel&Service passa al team statunitense Human Powered Health (ex Rally Cycling Women) con cui ha firmato un contratto biennale.

Nel 2022 la trentina di Storo (paesino qualche chilometro a nord del Lago d’Idro nella Valle del Chiese), che ora convive col fidanzato vicino a Conegliano, ha messo nel mirino due obiettivi: la crescita come atleta e la laurea in psicologia il prossimo novembre.

«In questo periodo in cui sono meno impegnata a casa – spiega la Malcotti, che è iscritta all’università di Bergamo – sto lavorando alla tesi. Mi piacerebbe farla su un particolare disturbo alimentare che ho già individuato e che mi ha molto incuriosito. Vi chiedo di non svelarlo per non rovinare la sorpresa ai miei professori. Se riesco vorrei fare una ricerca scientifica adattata al ciclismo femminile e in modo totalmente anonimo. Avrei già qualche contatto che si renderebbe disponibile. In caso contrario, per mancanza di tempo, farei una rassegna di sola letteratura, che ne ho già trovata tanta».

E così, anche Malcotti lascia la Valcar per passare nel WorldTour (foto Instagram)
E così, anche Malcotti lascia la Valcar per passare nel WorldTour (foto Instagram)

Per lei però – ce lo confida quasi ad inizio della nostra chiacchierata – la priorità ora ce l’ha il ciclismo. L’opportunità di correre e fare bella figura nel WorldTour è troppo grande per non dedicargli la maggior parte delle energie. Approfondiamo quindi il discorso.

Barbara, domanda di rito. Come sei arrivata alla Human Powered Health?

A settembre, dopo l’europeo U23 di Trento (in azione nella foto di apertura, ndr). In realtà ero già stata confermata dalla Valcar Travel&Service. Ma lo scout della squadra statunitense, che stava tenendo sotto osservazione altre ragazze della mia età, mi ha visto nella prova in linea e mi ha chiamata proponendomi l’ingaggio. Sono rimasta sorpresa e spiazzata. Ne ho parlato subito con Valentino Villa (il presidente della formazione bergamasca, ndr) che mi ha concesso di valutare e cogliere questa opportunità. Ho poi parlato anche con i diesse ed il team manager americani. E’ stata una scelta veloce perché loro volevano una risposta prima di inizio ottobre.

Questi tre anni in Valcar come sono stati?

Buoni, ringrazio Villa, Arzeni e tutti quanti per quello che hanno fatto per me. Sono cresciuta molto facendo tanta esperienza. Ho avuto il privilegio di stare con grandi campionesse e correre, ad esempio, con Elisa Balsamo che tutti sanno cos’ha vinto. Mi ha insegnato tanto Ilaria Sanguineti. Lei ha molta esperienza, è la donna-squadra al 100 per cento. Se devi avere un gregario al tuo fianco, lei è una garanzia, così come la è stata Silvia Pollicini.

Personalmente invece sembra che non siano state tutte belle stagioni…

Vero. Nel 2019, al primo anno elite, mi sono rotta il bacino il 25 maggio cadendo in discesa in gara in Spagna (all’Emakumeen Bira, ndr). Sette mesi ferma, recupero lunghissimo nel quale ho perso massa muscolare. Nel 2020, a fine febbraio alla Vuelta Valenciana, mi sono dovuta ritirare per un principio di overtraining. Il lockdown mi ha consentito di riprendermi, ma quando la stagione è ripartita avvertivo cattive impressioni di condizione. Solo alla Challenge by La Vuelta ho ritrovato davvero buone sensazioni. Ma ormai era novembre inoltrato e la stagione era finita.

Proprio gli europei di Trento, in cui ha aiutato Zanardi a vincere, sono stati la sua rampa di lancio. A destra il presidente Dagnoni
Proprio gli europei di Trento, in cui ha aiutato Zanardi a vincere, sono stati la sua rampa di lancio
Quindi nel 2021 come sei partita?

Inizialmente è stata un’incognita, pensavo fosse simile alla precedente. Tuttavia l’aver terminato in crescendo il 2020 mi ha stimolata a fare bene. All’Amstel mi sono staccata subito, ma non mi sono demoralizzata. Alla Liegi ho chiuso in buona posizione e ho preso motivazione per proseguire su quella strada. Mi ero sbloccata a livello mentale. Anche i miei studi mi hanno aiutata in questo, li ho applicati su di me. Prima ero diventata la paziente di me stessa. Sono rimasta delusa invece dal Giro che ho corso. Volevo farlo bene ma non è andata così.

Torniamo alla tua nuova squadra. Cosa sai di loro?

So che il loro obiettivo era formare un gruppo molto giovane con qualche ragazza esperta, presa per insegnarci a correre. Conosco bene solo Henrietta Christie (la neozelandese classe ’02 che quest’anno ha corso nella BePink, ndr), ma so che ci saranno qualche olandese e, fra le tante, la statunitense Kaia Schmid (nel 2021 tra le junior argento iridato su strada, argento nell’omnium o oro nell’eliminazione ai mondiali su pista, ndr). 

Hai già fatto un programma indicativo con i tuoi futuri tecnici?

Faremo un ritiro in Algarve dal 16 al 26 gennaio così potremo conoscerci meglio. Abbiamo già tracciato un po’ di calendario. Nella prima parte di stagione correrò al Nord. Freccia Vallone e Liegi su tutte, in cui vorrei fare bene. Poi Itzulia Women e Vuelta a Burgos prima del periodo di stacco in vista di luglio. Per il momento per me è previsto il Tour ma io vorrei correre il Giro Donne che è più indicato alle mie caratteristiche. E perché vorrei riscattare quello di quest’anno. Inoltre dovrei fare la Strade Bianche per la prima volta.

La nazionale è casa di Barbara Malcotti: qui in azione ai mondiali juniores di Innsbruck 2018
La nazionale è casa sua: qui in azione ai mondiali juniores di Innsbruck 2018
Barbara chiudiamo con uno sguardo al prossimo futuro. Cosa ti aspetti da te?

Nel 2022 l’idea è quella di essere di supporto alla squadra per ottenere riconoscenza in qualche gara di livello. Mi piacerebbe avere un po’ di carta bianca in qualche corsa WT quando ce ne sarà la possibilità. Su di me in generale l’obiettivo è quello, un giorno, di stare ed arrivare con le migliori. Un esempio di crescita e serietà che vorrei seguire è quello di Marta Cavalli. Siamo state compagne, la conosco e sono felicissima per la sua carriera. Diventare un’atleta come lei mi piacerebbe molto.