Nel Giro della Bahrain: un “nuovo” Tiberi e il solito grande Caruso

07.06.2025
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La Corsa Rosa della Bahrain Victorious ha subito un forte rimescolamento nell’ultima settimana di gara. I ragazzi guidati da Franco Pellizotti erano partiti dall’Albania poggiando le loro speranze sulle giovani spalle di Antonio Tiberi, forte del quinto posto dello scorso anno. Con il passare dei giorni la corsa si è fatta sempre più difficile da gestire a causa dei tanti momenti di stress. Proprio una di queste circostanze concitate ha portato alla caduta di Antonio Tiberi nella tappa di Gorizia. Da lì il Giro d’Italia del team Bahrain Victorious è cambiato e i gradi di capitano sono passati sulle spalle del più esperto Damiano Caruso. Il siciliano è stato capace di raccogliere quanto seminato e di portare a termine un Giro d’Italia nel quale ha dato prova, qualora ce ne fosse stato bisogno, delle sue grandi qualità.

«In corsa – racconta Franco Pellizotti – il capitano è sempre stato Caruso, mentre il leader era Tiberi. Abbiamo lavorato così anche lo scorso anno. Una volta che Tiberi è caduto tutte le responsabilità sono passate a Caruso».

Antonio Tiberi era arrivato al Giro per curare la classifica per la Bahrain e con grandi ambizioni
Antonio Tiberi era arrivato al Giro per curare la classifica per la Bahrain e con grandi ambizioni

Recuperare

Pellizotti analizza e racconta, intanto in sottofondo si sente un gran strofinare e spazzolare. Il diesse sta lavando la bici di sua figlia Giorgia, che domani correrà in una gara di mtb e anche in questo caso si deve arrivare pronti. 

«Una volta sceso dall’ammiraglia – continua – ho lasciato da parte il lavoro del diesse e mi sono dato a quello del papà, che poi ci sia sempre di mezzo una bici cambia poco. Oggi (venerdì per chi legge, ndr) Giorgia ha l’ultimo giorno di scuola e domani andrà a fare una gara. Da una corsa come il Giro si torna a casa stanchi, ma bisogna recuperare il tempo perso in famiglia. Anche perché poi venerdì prossimo riparto: direzione Tour de Suisse».

Ecco Tiberi, Caruso e Pellizotti: leader, capitano in corsa e diesse
Ecco Tiberi, Caruso e Pellizotti: leader, capitano in corsa e diesse
Torniamo al Giro, eravate partiti con grandi ambizioni…

Vero. Con Tiberi l’obiettivo era di salire sul podio e di provare a vincere una tappa, poi la caduta di Gorizia ha fermato il tutto. Meno male che Caruso ci ha tolto le castagne dal fuoco conquistando un ottimo quinto posto. La nostra punta era Tiberi, ma Caruso aveva dimostrato di stare bene. 

Com’era stato impostato il Giro del siciliano?

Caruso quando è in condizione non è capace di lasciarsi sfilare e uscire di classifica, non fa parte del suo carattere. Lui stesso era consapevole del suo stato di forma. Si è trattato di un Giro d’Italia strano, il primo vero arrivo in salita è arrivato all’inizio della terza settimana. Solo in quel momento ci siamo resi conto delle reali forze in campo

Dopo la caduta nella 15ª tappa Tiberi ha mollato definitivamente il colpo a Bormio, cedendo dieci minuti ai primi
Dopo la caduta nella 15ª tappa Tiberi ha mollato definitivamente il colpo a Bormio, cedendo dieci minuti ai primi
Dopo la caduta di Gorizia si è mai pensato di fermare Tiberi?

No. Ha preso una bella botta, ma il suo cammino al Giro non era a rischio. Avevamo Caruso in classifica ed è stato giusto che Tiberi restasse in corsa per dare il suo contributo. Quando Antonio è arrivato in squadra da noi è stato subito elevato a leader, ma per un ragazzo giovane come lui è stato giusto fare anche questo tipo di esperienza. Un conto è fare il leader, un altro è sapersi muovere da gregario

Spiegaci meglio.

In passato non ha mai ricoperto questo ruolo, ma se vuole diventare un corridore capace di curare la classifica al 100 per cento è una parte fondamentale. Nei due Giri d’Italia corsi con noi, Tiberi è sempre stato il leader, ma il ruolo di capitano lo ha ricoperto sempre Caruso. 

Cosa cambia?

Che Caruso aveva il compito di guidare la squadra, parlare con l’ammiraglia, usare la radio. Tiberi, invece, doveva preoccuparsi solamente di andare forte. In quest’ultima settimana di Giro ho visto Antonio cambiare negli atteggiamenti.

Già a San Valentino Tiberi aveva perso terreno, per Caruso era arrivato il via libera
Già a San Valentino Tiberi aveva perso terreno, per Caruso era arrivato il via libera
In che senso?

L’ho visto più presente in corsa, spesso parlava alla radio, comunicava con i compagni quando si creava la fuga. Insomma ha preso consapevolezza che esiste anche l’aspetto di gestione della gara. Avere accanto un corridore come Caruso sicuramente gli ha dato una mano a capire come si fa.

E’ mancato il risultato ma è stato un Giro comunque importante…

Per questi aspetti appena elencati credo che finire questa corsa sia stato fondamentale per Tiberi. Ha visto e messo in pratica aspetti nuovi. 

Damiano Caruso ha concluso il Giro d’Italia in quinta posizione, è stato il migliore degli italiani
Damiano Caruso ha concluso il Giro d’Italia in quinta posizione, è stato il migliore degli italiani
Spendiamo anche qualche parola per Caruso?

Che dire, ha fatto un grande Giro d’Italia. Conosciamo bene le sue doti, che lo hanno portato a essere uno dei corridori più forti sul fondo. Ha passato un 2024 non semplice e aveva tanta voglia di tornare a fare bene. Ha curato diversi aspetti e si è dato da fare ancora di più. Dopo la scorsa stagione aveva anche pensato di smettere, quindi era partito per questo 2025 con l’obiettivo di voler finire bene la carriera. 

E invece ha prolungato di un altro anno.

Al Tour of the Alps mi aveva già accennato qualcosa a riguardo. Ci eravamo detti di aspettare il Giro. Per fortuna nostra correrà insieme a noi per un’altra stagione. Credo che il 2026 potrà essere un anno fondamentale per il nostro team, ma non abbiamo fretta. Prima c’è la Vuelta e sia Tiberi che Caruso arriveranno agguerriti.

Del Toro, reazione da leone. Ma purtroppo Tiberi affonda…

28.05.2025
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BORMIO – La maglia rosa e la bianca: lo stesso titolare, eppure destini opposti per chi le indossava. Mentre infatti Del Toro si è rimesso in carreggiata, Tiberi è sprofondato in una classifica dolorosa. La maglia rosa ha vinto, la bianca è arrivata dopo 10’31” e adesso ci sarà da capire se e come proseguirà il suo Giro. Il compagno di squadra Caruso è arrivato a 16 secondi da Del Toro, occupando il quinto posto in classifica a 1’09” dal quarto di Derek Gee.

La partenza da San Michele all’Adige in una grande cornice di pubblico
La partenza da San Michele all’Adige in una grande cornice di pubblico

La risposta di Del Toro

Serviva qualche risposta dopo il passo falso di ieri e Del Toro ne ha date alcune molto convincenti. Prima sul Mortirolo, tenendo le ruote dei più baldanzosi. Poi con l’attacco sulle Motte e infine l’allungo in discesa che gli ha permesso di vincere la tappa davanti a Bardet, Carapaz e Yates. La classifica resta corta, ma il pericoloso oscillare della maglia rosa improvvisamente è cessato.

«Dovevo dimostrare qualcosa a me stesso – dice la maglia rosa – c’è bisogno di andare sempre avanti e di non mollare mai. Ieri la tappa è stata dura per tutti. Può capitare di avere una brutta giornata e avevo solo bisogno di andare avanti, prendere più morale e non mollare mai in questo ciclismo che è davvero durissimo. Ho preso il passaggio a vuoto e ho cercato di imparare velocemente la lezione. Non mi sono mai trovato in questa posizione e di sicuro sono arrivato al traguardo senza avere più niente da dare. Ma non mi lamento, la lezione mi è servita e oggi ho avuto il desiderio di attaccare. Ne avevo bisogno».

Carapaz e Pellizzari, due degli attaccanti di giornata: l’ecuadoriano sembra in condizione eccellente
Carapaz e Pellizzari, due degli attaccanti di giornata: l’ecuadoriano sembra in condizione eccellente

La differenza con due curve

Lo abbiamo rivisto sicuro e potente in salita. Il suo scatto non ha piegato Carapaz, ma gli ha fatto capire che il leader è ancora al suo posto. Yates ha ceduto. E quando dopo due curve pennellate ha staccato tutti in discesa, il suo inchino sul traguardo lo ha riportato a quando, vinta la Milano-Torino con la lampo rotta e completamente abbassata, per non mostrarla si nascose dietro lo stesso gesto, fatto anche oggi – ha detto – per un suo scherzo con il fratello.

«Esatto – sorride – uno scherzo. In realtà però quell’inchino vale come un grazie a tutte le persone là fuori perché sono sempre con me, mi sostengono e urlano il mio nome e non capisco il perché. E’ una sensazione strana, perché in realtà non mi sento così speciale. Ma quando sono nel gruppo e attraversiamo qualche paese, è incredibile sentirli chiamare il mio nome. Mi ha aiutato a riprendere il filo del discorso. Siamo esseri umani e ieri sera ho capito che in questi giorni dovrò essere concentrato. Non serve lamentarsi e stare troppo tempo a pensare. Ieri sono riuscito a fare la migliore dormita di questo Giro e stamattina sapevo di voler finire bene il lavoro, perché i miei compagni del UAE Team Emirates meritano che li ripaghi per il meraviglioso lavoro che hanno fatto.

«In questa tappa, in questa giornata, con questo tempo, siamo arrivati a poca distanza da Bardet e poi ho fatto la differenza con due curve. Ma non voglio sembrare arrogante. Ho solo fatto del mio meglio per cercare di arrivare il più velocemente possibile. Quando ho visto il distacco, ho solo cercato di arrivare al traguardo. Non credo di essere particolarmente folle, è chiaro che stando davanti si corre qualche rischio in più, ma questo è tutto».

Il crollo di Tiberi

Quando Tiberi si è fermato davanti ai massaggiatori della Bahrain Victorious, affiancato da Zambanini che ha concluso la tappa al suo fianco, aveva l’espressione dolorante. La sua giornata è stata un calvario, con il Mortirolo giudice spietato. Già ieri sera aveva confessato di non sentirsi al top e quando al risveglio ha sentito il forte dolore sul fianco sinistro, ha capito che la giornata non sarebbe stata all’altezza delle ambizioni. Ha mandato giù il cherry juice, ha infilato una mantellina con due asciugamani nel collo e poi ci ha messo la faccia. Il ragazzino schivo di qualche anno fa si è trasformato in un adulto, capace di fare un’analisi convincente.

«Il mio obiettivo per come mi sentivo in partenza – ha detto – era concludere la tappa. A dire il vero non ho rimpianti perché non riuscivo a dare più di così, per via del dolore che avevo. Nella caduta di Gorizia ho preso un colpo all’ileopsoas, potrebbe essersi spostato il bacino e non riesco a spingere. Ho stretto i denti per arrivare qui a Bormio e già di questo sono contento. Ho provato a fare il massimo per tenere il più possibile le ruote del gruppo, ma sul Mortirolo non sono riuscito a fare più di così.

Il Giro si è riempito di tifosi messicani, tutti qui per Isaac Del Toro
Il Giro si è riempito di tifosi messicani, tutti qui per Isaac Del Toro

«Questa mattina – ha concluso – mi sono svegliato con molto più fastidio rispetto agli altri giorni. Probabilmente è dipeso dallo sforzo di ieri perché sono andato veramente al limite. Già dopo la caduta vedevo dai numeri che la spinta delle due gambe non era uguale, la sinistra spingeva meno ed è la parte su cui ho battuto l’anca e ho la ferita che ha iniziato a darmi fastidio».

Sua maestà il Mortirolo

Il Mortirolo almeno nel suo caso è stato decisivo, preso d’assalto da una moltitudine pazzesca di tifosi, come ai vecchi tempi. Il Giro piace. Gli alti e bassi di Del Toro ne stanno facendo un beniamino dei tifosi. Tanta gente in bicicletta, tanti club di tifosi, tanta voglia di far parte di questo mondo in festa. L’attacco di Pellizzari ha esaltato, ma è stato meno incisivo di ieri, in una tappa più breve e con minore dislivello.

Domani sarà probabilmente volata, ma venerdì e sabato se ne vedranno delle belle. Richiesto dai media prima che tornasse sul pullman, Damiano Caruso ha fatto il nome del suo favorito per la vittoria finale: Carapaz.

Caruso, primo italiano nella generale: e adesso cosa si fa?

28.05.2025
4 min
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LEVICO TERME – A 37 anni compiuti il 12 ottobre e con il contratto rinnovato per un’altra stagione, Damiano Caruso è ad ora il primo italiano nella classifica generale del Giro: quinto a 2’40” da Del Toro. Parlando di sé e della sua ottima forma, il siciliano dice semplicemente che l’inverno è andato bene e non ci sono stati intoppi. E’ magro al punto giusto, ma non ha fatto diete drastiche: di quelle che ne perdi subito tanti e poi altrettanto rapidamente li riprendi. E proprio la voglia di fare sacrifici nel modo giusto lo ha persuaso di poter fare ancora un anno, tagliando il traguardo delle 19 stagioni (da protagonista) nel professionismo.

Ieri nella tappa di San Valentino, fra salite dure e buontemponi travestiti, Caruso ha atteso Tiberi finché la squadra gli ha dato via libera e allora ha tagliato il traguardo in dodicesima posizione, a 2’31” da Scaroni e con 1’20” di vantaggio sul giovane capitano laziale. Che cosa stia accadendo in questo Giro è qualcosa che ci andava di chiedergli, ricordando bene la sua forma quando arrivò secondo nell’edizione del 2021 e osservando quella attuale. Anche in questo caso dice che magari i numeri sono gli stessi, anche se giurerebbe che siano migliori, ma il peso è sensibilmente inferiore: 65 chili contro i 67 di allora. Come sta Caruso?

«Sto bene – dice – chiaramente con un po’ di stanchezza, ma questo penso che sia normale. Il cervello è ancora collegato alle gambe, quindi so perfettamente che quest’ultima settimana sarà impegnativa. E’ imperativo non dare troppo ascolto alle sensazioni che il tuo corpo ti lancia e gestire la fatica».

Durante il riposo, diviso fra i giornalisti presenti e quelli collegati via Zoom
Durante il riposo, diviso fra i giornalisti presenti e quelli collegati via Zoom
Dicono tutti che è un Giro in cui si va velocissimi. L’anno scorso c’era un dominatore come Pogacar, quindi forse era diverso l’approccio. Che differenza c’è tra l’anno scorso e quest’anno?

L’anno scorso siamo partiti tutti battuti in partenza, con un atleta come Pogacar che non lascia spazio. Non perché per di inventiva, ma semplicemente perché Tadej è uno o due step superiore a tutti e quindi c’è poco da inventarsi contro un atleta del suo calibro. Quest’anno si sta correndo in una maniera che onestamente al Giro d’Italia non avevo mai provato. Tutti i giorni sono state tappe difficili, impegnative. Anche in quelle che sulla carta sembravano tappe tranquille, dove magari tirare un po’ il fiato e un po’ di energie: abbiamo speso tutti i giorni.

Questo grande agonismo potrebbe essere la causa delle tante cadute?

Le cadute hanno sempre fatto parte di questo sport, però percepisco molto il nervosismo in gruppo. C’è molta attenzione da parte di tutte le squadre nel proteggere i propri leader e questo chiaramente innesca una serie di conseguenze. Porta il gruppo a viaggiare sempre più forte e ogni squadra vuole prevaricare l’altra, avere la posizione migliore. Questo, inevitabilmente, porta anche a un superiore rischio di cadute.

Con Oscar e Greta, i figli venuti a fargli visita al via da Viareggio
Con Oscar e Greta, i figli venuti a fargli visita al via da Viareggio
La tappa di ieri ha cambiato molti riferimenti…

Finora avevo visto un corridore veramente più forte di tutti gli altri, quindi Del Toro, ma non sapevamo come avrebbe retto nella terza settimana. Alla vigilia di questo Giro non era considerato come l’avversario primario, però è evidente che sulla strada avesse dimostrato di non avere paura di niente. L’ho visto pedalare con estrema facilità e con la sicurezza di un veterano. Ieri avrei detto che sarebbe stato difficile trovare un altro corridore che potesse impensierirlo nella prossima settimana. Solo lui potrebbe farlo, commettendo un errore.

Vedi possibile il podio per Antonio Tiberi, che ora viaggia in 8ª posizione a 4’07” dalla testa?

Non lo so se il podio sia possibile. Fino a ieri credevo ci fossero un paio di corridori che avessero più o meno un posto assicurato. Del Toro e Carapaz, insomma, poi mi piacerebbe sperare che per Antonio l’obiettivo sia ancora possibile. Non dobbiamo dimenticarlo, altrimenti da ora in poi si correrebbe solo per il piazzamento, mentre noi siamo venuti per il podio.

Ieri Caruso ha tagliato il traguardo con Bernal, a 2’31” da Scaroni
Ieri Caruso ha tagliato il traguardo con Bernal, a 2’31” da Scaroni
Nel frattempo in squadra sono cambiati gli obiettivi, dato che siete in due nei primi dieci?

No, non è cambiato niente. L’obiettivo principale è sempre stato quello di mettere Antonio sul podio e continueremo a provarci. Chiaramente la mia posizione in classifica non è totalmente da buttare al vento, quindi stiamo cercando di fare una cosa difficile. Mettere Antonio sul podio è una top 10 per me. Sappiamo che è difficile, ma dobbiamo provarci perché non vedo altre soluzioni.

Mancano tre tappe di montagna. Il podio che fino ad Asiago sembrava scolpito nella pietra di colpo si è sbriciolato. Il ritiro di Roglic ha rimesso Pellizzari sulla scena, non tanto come uomo capace di ribaltare il Giro, ma certamente come una scheggia capace di destabilizzarlo. La UAE Emirates non sembra più una schiacciasassi e di colpo si ha la sensazione che tutto sia possibile. La tappa di oggi ci farà sapere qualcosa di più. Compreso il delicato equilibrio fra Caruso e Tiberi nella rincorsa ormai faticosa al podio di questo Giro. A Caruso mancano 2’09”, per Tiberi è lontano 3’36”.

Tiberi, l’obiettivo è sopravvivere o cercare un giorno da leone?

27.05.2025
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CITTADELLA – E se fosse necessario rischiare tutto per far saltare il banco, tu lo faresti? Tiberi guarda fisso. Cerca le parole che abbiano il senso giusto. Se il ciclismo italiano del Giro poggia sulle sue spalle, occorre anche che le risposte siano sensate. Antonio non ha l’indole del kamikaze, preferisce calcolare e poi semmai andare. Sono le 10,30 del mattino del giorno di riposo. La tappa di Asiago ha fatto brindare al pericolo scampato, ma domani (oggi per chi legge) non ci saranno possibilità di appello. Nei 203 chilometri da Piazzola sul Brenta a San Valentino (Brentonico), con 4.737 metri di dislivello, qualsiasi passo falso rischia di chiudere la porta su una situazione già di per sé complicata.

«Forse la mia indole- dice – è un pochino diversa da quella che era ad esempio di Nibali. Nel senso che io sono più regolarista rispetto a quello che era il modo di correre di Vincenzo. Però anche questo è qualcosa che va interpretato. Cerco sempre di studiare in base alle situazioni che si verificano nelle fasi di gara. E se si dovesse presentare un’occasione nella quale mi sento di stare particolarmente bene, magari in una fase critica della gara dove vedo qualche avversario in crisi, sicuramente non escluderei di attaccare».

Tiberi e Caruso con il ds Pellizotti: l’anima italiana della Bahrain Victorious è molto evidente
Tiberi e Caruso con il ds Pellizotti: l’anima italiana della Bahrain Victorious è molto evidente
Si può dire che ieri l’avete ripresa per i capelli?

Sì, possiamo metterla sicuramente così. Anzi, dopo la tappa ero tanto contento di come ero riuscito a passare la giornata. Dentro di me pensavo di aver superato una delle più dure del Giro. Magari non è stata una delle tappe più impegnativa che abbiamo da affrontare, però venivo dalla caduta del giorno prima e avevo dolori e fastidio a pedalare. Sapevo che sarebbe stata sicuramente una giornata dura e sono contento di come sono riuscito a sopravvivere.

Ma adesso arrivano le tappe dure davvero, come la mettiamo?

Mancano delle tappe veramente tanto complicate. Secondo me, la più dura sarà quella con arrivo a Champoluc (19ª tappa, ndr), che farà le differenze già grandi in classifica. So che dovrò darmi da fare, ne ho parlato anche con Damiano (Caruso, ndr). Mi ha detto che la cosa più importante sarà arrivare a Roma senza avere dei rimpianti e poter dire di aver fatto tutto il possibile.

Il suo andare così forte è un vantaggio per te?

Noto ogni giorno quanto la sua performance stia migliorando, è veramente in forma (il siciliano ha appena annunciato il prolungamento di un anno con la Bahrain Victorious, ndr), Anche ieri ero accanto a lui sull’ultima salita quando ci sono stati diversi attacchi e ho notato come rispondeva subito. Sta veramente bene. Quindi per adesso stiamo correndo entrambi da leader della squadra e poi ovviamente nelle fasi cruciali sarà lui a sacrificarsi per me.

Nella tappa di Asiago, la squadra ha riportato in gruppo Tiberi staccato sul Muro di Ca’ del Poggio
Nella tappa di Asiago, la squadra ha riportato in gruppo Tiberi staccato sul Muro di Ca’ del Poggio
Torniamo al discorso di partenza: ti ci vedi ad attaccare un giorno a testa bassa o rimarrai in attesa della selezione del gruppo?

Ci sono alcune tappe in cui secondo me si avrà una selezione, tra virgolette, abbastanza naturale. Non dico che si andrà di passo e i corridori si staccheranno da sé. Però comunque correndo come ieri, con la Ineos che farà il forcing e qualche altro attacco ad esempio proprio nella tappa di Champoluc, ci sarà una selezione più importante. Però non escludo neanche che se mi riprendo dalle botte e vedo che sto bene, se ci sarà un’occasione nelle ultime tappe importanti, sicuramente non mi tirerò indietro e proverò qualcosa anche io.

Hai capito in che modo sta correndo la UAE Emirates?

E’ difficile da interpretare. Ci abbiamo pensato ed è evidente che abbiano due uomini di punta veramente forti. Anche loro, quasi come noi, stanno correndo con due punte. Ayuso, che da quello che mi sembra di aver capito, è il capitano. Ieri hanno fatto vedere che quando Del Toro ha seguito l’attacco di Bernal, dietro tutta la squadra ha lavorato per lo spagnolo. E anche lui in primis l’ho visto in discesa prendere il comando per chiudere. Da quello che si può capire da fuori, la maglia rosa è di Del Toro, ma il leader resta Ayuso e la squadra lavora per lui, casomai Del Toro avesse qualche cedimento.

Prima tappa dopo il riposo (oggi) con quattro salite dure: cosa c’è da aspettarsi da Bernal e Carapaz?

Da quello che ho potuto vedere domenica, in alcuni momenti sembrava che si fossero messi d’accordo, nel senso di voler testare le condizioni degli avversari. Li ho visti entrambi molto molto brillanti in salita, hanno un’ottima gamba perché per fare ripetutamente quei cambi di ritmo, bisogna stare davvero bene. Nelle prossime tappe dure si inventeranno qualcos’altro per provare a riaprire la corsa.

Antonio Tiberi, 23 anni, è attualmente 7° in classifica a 3’02” da Del Toro, appena 1’36” dal podio
Antonio Tiberi, 23 anni, è attualmente 7° in classifica a 3’02” da Del Toro, appena 1’36” dal podio
Sei venuto al Giro con tante attese dei tifosi italiani e con il ritiro Ciccone, sei rimasto da solo. E’ qualcosa che pesa? Leggi i giudizi oppure vai avanti per la tua strada?

Sinceramente non leggo giudizi o critiche. Al contrario, quello che percepisco è che quando sono in gara lungo la strada ci sono tante persone che mi tifano e mi incoraggiano. E questo per me è la cosa più importante, perché mi dà la forza, il morale è la grinta per dare il massimo e cercare di fare il meglio di me stesso.

Caruso e Pellizzari, modi diversi d’essere gregari al Giro

21.05.2025
5 min
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Giulio Pellizzari è l’angelo custode di Roglic, al pari di Damiano Caruso per Tiberi. Il Giro d’Italia segnala questa singolare dinamica. Alla Red Bull-Bora, il giovane di talento si ritrova al servizio del campione anziano, per lavorare e rubargli l’arte. Alla Bahrain Victorious è il contrario: il corridore più anziano è il riferimento per il giovane di talento. Due diversi modi di essere gregario, che approfondiamo con Massimo Ghirotto, che ha aiutato svariati campioni e con il ruolo ha notevole dimestichezza.

Il padovano come da quindici anni a questa parte sta seguendo il Giro d’Italia con il team di Radio Rai, ma non più dalla moto. Chiunque, non potendo seguire le tappe dalla televisione, riesca ad ascoltarle in radio resta ogni volta piacevolmente ammirato dalla qualità del loro lavoro. De lresto il ciclismo è nato alla radio e lo spazio per l’immaginazione lasciato dalle parole degli inviati è un inestimabile valore aggiunto.

La postazione di Radio Rai: da sinistra Ghirotto, l’ospite Francesco Moser, Piccinelli e Martinello (immagine Instagram)
La postazione di Radio Rai: da sinistra Ghirotto, l’ospite Francesco Moser, Piccinelli e Martinello (immagine Instagram)
Al Giro d’Italia ci sono due gregari: uno vecchio e uno giovanissimo. Caruso fa da balia a Tiberi, Pellizzari lavora e intanto impara da Roglic. Che differenze ci sono?

Le differenze sono sostanziali. Tiberi si avvale di un uomo di grandissima esperienza e di grandissimo spessore, che ha anche fatto delle belle classifiche. Non per niente nel 2021 Caruso è arrivato secondo, nel 2023 è arrivato quarto, poi mi pare abbia fatto un decimo posto al Tour. Damiano ha fatto il capitano, magari ci si è trovato perché il suo leader a volte cadeva, ma lui è stato in grado di non farlo rimpiangere. Sa come gestire una classifica e i momenti difficili. Quindi Tiberi ha veramente l’uomo giusto che lo può consigliare, cosa che invece Roglic non ha ovviamente in Pellizzari.

Approfondiamo!

La Red Bull-Bora ha ingaggiato Giulio e ha fatto bene, perché ha visto le qualità che ha messo in mostra l’anno scorso al Giro d’Italia e i suoi risultati da giovane. Sono andato a leggere meglio ed è evidente che in tutte le corse più belle degli under 23, soprattutto il Tour de l’Avenir, il primo avversario per Del Toro era proprio Pellizzari. Questo ragazzino anche domenica sulle strade bianche, in un terreno che non era suo, ha veramente dimostrato delle doti, ma chiaramente non ha mai gestito una situazione critica. Lui i consigli a Roglic non li darà mai. Roglic lo sfrutta perché ha delle doti e quando servirà lo metterà a tirare.

Infatti dovrà essere lui a imparare da Primoz…

E’ chiaro che il mestiere del gregario, che è un’arte, lo impari strada facendo. A me viene in mente un altro nome che è qua: Rafal Majka. Un gregario di lusso, uno che potrebbe essere capitano e che a 35 anni lavora per Del Toro e Ayuso. Come pure Adam Yates, che faceva delle cose stratosferiche al Tour de France. Sono stati leader, ma adesso sono al servizio dei loro capitani. Pellizzari è stato ingaggiato perché sarà sicuramente un ragazzo di futuro e di talento, ma in questo momento può fare solamente il domestico. E si dovrà vedere se Roglic vorrà insegnargli qualcosa. Io sono stato nei panni del vecchio corridore e quando non vuoi insegnare, certe cose te le tieni per te.

Pellizzari ha iniziato a lavorare a stretto contatto con Roglic al Catalunya, dove si è guadagnato la convocazione per il Giro
Pellizzari ha iniziato a lavorare a stretto contatto con Roglic al Catalunya, dove si è guadagnato la convocazione per il Giro
Cosa potrebbe insegnargli Roglic?

Fare il gregario non è solamente mettersi là davanti e tirare, ci sono tante sfumature. Quando intervenire e come gestirti e a volte anche avere il coraggio di dire no. Quando chiedere di mettere un altro a tirare, perché può tornarti utile per il resto della corsa. Sono cose che Pellizzari non può decidere da sé, ma se gliele dice Roglic, allora è diverso. Fermo restando che certe cose le impari quando ci sbatti il naso. I bambini li puoi sgridare, ma imparano solamente quando sbagliano. Sicuramente Pellizzari è giovanissimo e se saprà metabolizzare i suoi errori, sarà uno che potrà dare grandi soddisfazioni.

Questo dipende anche dalla generosità del corridore più esperto?

Mi viene in mente un aneddoto di quando avevamo il Chiappucci giovane e noi eravamo i vecchi. Non è mai bello fare i paragoni col passato, però ricordo quando Claudio sgomitava e aveva voglia di farsi vedere, cosa che a noi più vecchi dava un po’ fastidio. E allora succedeva che non ci aprissimo tanto con lui per insegnargli, anche se poi ha imparato da sé. E’ capitato che fossimo frenati e che lo lasciassimo sbattere il naso. Ecco, se l’anziano non si apre, questo può accadere. Diciamo che Caruso ha già una storia ed è pagato anche per quel ruolo: non l’hanno portato perché faccia la sua classifica. C’è da vedere se a un certo punto fra Pellizzari e Roglic, magari non in questo Giro, verranno fuori gelosie interne.

Roglic ha fatto una bella crono dopo il passaggio a vuoto di Siena, come vedi il seguito della storia?

Roglic non si discute. Quando ne parliamo tra di noi, si fanno delle analisi. Credo che la tappa di Siena l’abbia pagata dal punto di vista psicologico e quando si è trovato in quella situazione, ha salvato il salvabile. Ma non diamolo per morto. Ero sicuro che avrebbe fatto una bella crono, è bastato guardare quella che ha fatto a Tirana. La fortuna dei suoi avversari è stata che ieri era una crono corta, altrimenti il suo margine sarebbe stato superiore. Ora però bisognerà vedere la sua squadra.

La collaborazione fra Caruso e Tiberi (di spalle) è il filo conduttore da quando Antonio è approdato alla Bahrain Victorious
La collaborazione fra Caruso e Tiberi (di spalle) è il filo conduttore da quando Antonio è approdato alla Bahrain Victorious
Uscito di scena Hindley, appunto, Pellizzari si trova al centro delle operazioni.

C’è da capire. Martinez va meno dello scorso anno, ma è di quei “cagnacci” che saltano fuori nella tappa giusta. Hanno Aleotti, che ancora si è visto poco. E c’è Pellizzari, appunto, che si troverà costretto a maturare in questo nuovo incarico. Si trova proiettato in una situazione nuova, dopo gli anni alla Bardiani in cui era discretamente libero. Ha davanti questo ruolo nuovo. Dovrà mettersi alla prova e imparare. Lo aspetta una grande scuola.

Il riposo prima della crono: la ricetta di Bartoli per Tiberi

19.05.2025
4 min
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Ce ne aveva parlato Damiano Caruso qualche settimana fa dell’importanza del giorno di riposo all’alba della crono di Pisa. «Avere una prova contro il tempo dopo una giornata di riposo non è semplice – ci aveva detto il siciliano – gli uomini di classifica dovranno gestire al meglio la pausa per non arrivare con le gambe imballate e perdere tempo».

Il Giro d’Italia è lungo e pieno di insidie e spesso queste si nascondono nei momenti più inaspettati. Avere una giornata di stacco può essere utile per la mente, ma un tranello per le gambe. Incuriositi dalla gestione di questo momento particolare, siamo andati direttamente da Michele Bartoli. Il toscano, che a Lucca è di casa, è il preparatore di Tiberi e Caruso, tra gli altri. I due italiani della Bahrain Victorious al momento sono entrambi in classifica e proprio la crono di domani farà da spartiacque. Dopo la tappa di Siena (foto di apertura), il ciociaro al momento si trova in terza posizione a 17″ da Ayuso e 1’30” da Del Toro.

Nell’unico arrivo in salita Tiberi si è fatto trovare pronto, ma il Giro deve ancora prendere forma
Nell’unico arrivo in salita Tiberi si è fatto trovare pronto, ma il Giro deve ancora prendere forma
Entriamo subito nel dettaglio, come si gestisce la giornata di oggi per Tiberi?

Il riposo completo è sempre sconsigliato. Meglio fare un’uscita in bici e restare attivi. Se ci si ferma dopo dieci tappe il rischio è di fare come quando una macchina sbatte contro un guardrail, ovvero che si distrugga tutto. In questo caso parliamo del lavoro fatto.

Spiegaci meglio…

Il fisico degli atleti durante il Giro è abituato a certi ritmi e determinati sforzi. Fermarsi completamente vorrebbe dire arrestare un processo e cambiare di colpo il metabolismo. Di base non contemplo l’idea di non fare nulla, il mio concetto di “riposo attivo” vuol dire comunque prendere la bici.

Nel giorno degli sterrati Tiberi ha guadagnato 7″ su Ayuso e 1′ e 22″ su Roglic, un bottino importante in vista della cronometro di domani
Nel giorno degli sterrati Tiberi ha guadagnato 7″ su Ayuso e 1′ e 22″ su Roglic, un bottino importante in vista della cronometro di domani
Cosa si deve fare?

A mio avviso c’è da inserire una buona pedalata con qualche lavoro, come la produzione di lattato e altre piccole cose. Con Antonio (Tiberi, ndr) parliamo di pedalare un paio d’ore, anche due ore e mezza, e nell’uscita inseriamo qualche attivazione in salita.

Il rischio è di non avere una prestazione all’altezza?

Se un corridore potenzialmente ha nelle gambe una cronometro da 400 watt medi e la conclude a 380 watt è un problema. Per come la vedo io questa è anche la prima crono vera del Giro, quella di Tirana era atipica ed è emerso chi ha avuto voglia di rischiare un po’ di più.

La crono di Tirana ha lasciato poco spazio al motore degli specialisti
La crono di Tirana ha lasciato poco spazio al motore degli specialisti
Quindi il giorno di riposo diventa un’altra tappa?

In un certo senso sì. Non per gli sforzi in bici ma per la routine: colazione, bici, massaggi e certamente una parte di recupero. Il Giro fino a ora non è stato estremamente impegnativo, quindi oggi Tiberi farà la sua classica uscita di attivazione con un po’ di lavoro in Z3. Starà in bici tra le due ore e le due ore e trenta.

Che idea ti sei fatto per questa cronometro, pensi sia adatta a Tiberi?

E’ un percorso molto dritto, quindi la sua buona aerodinamicità può sicuramente essere sfruttata al meglio. Poi c’è una salita praticamente impercettibile, all’uno o 2 per cento. Lì ci sarà da spingere e Tiberi è molto bravo anche sotto quell’aspetto. La discesa è breve, brevissima, con quattro curve da fare in velocità. Concede un breve respiro e poi ci si rimette sul rettilineo e si spinge ancora. E’ sicuramente una cronometro da specialisti che può scavare dei grandi distacchi, per questo è importante arrivare pronti.

Tiberi cresce e Roglic è pericoloso. Parola di Caruso

17.05.2025
4 min
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TAGLIACOZZO – Ad eccezione di Ayuso e Del Toro, abbastanza giovani e sfrontati da minacciare le certezze dei più grandi, fra i primi otto della tappa di ieri ci sono i corridori più titolati di questo Giro d’Italia. Gli altri sono appena più indietro, ma la classifica ora ha finalmente una forma. Damiano Caruso e i suoi 37 anni sono la voce più autorevole del primo gruppo. Ancora una volta il siciliano ha tagliato il traguardo accanto ad Antonio Tiberi. Franco Pellizotti dice che non lo vedeva da un pezzo così in forma e Damiano e le sue prestazioni gli danno ogni giorno ragione.

Con Tiberi quarto a 27 secondi da Roglic, Caruso viaggia in undicesima posizione e mantiene lo sguardo fisso su ciò che gli accade intorno, a metà tra il fratello maggiore e l’angelo custode. «E’ andata anche bene – dice – per essere un arrivo così esplosivo. Per quanto mi riguarda sono super soddisfatto sia della prestazione della squadra, della mia e anche per quella di Antonio. Non è una sorpresa, sta facendo quello che ha promesso. Ma di Roglic non mi fido, lui la sa lunga, nell’arco delle tre settimane può ancora dire molto…».

Tiberi che cresce

La Bahrain Victorious ha preso in mano la corsa poco prima dell’ultimo bivio verso Marsia, la località sciistica ormai dismessa che ha ospitato il traguardo della settima tappa del Giro d’Italia.

«Siamo atleti che lavorano insieme da tanto – spiega Caruso – quindi è un gruppo affiatato. La squadra ci dà fiducia, quindi è giusto ricambiarla. Si vede anche da come corriamo, in gara non c’è bisogno nemmeno di parlare. Ci guardiamo e ognuno sa quello che deve fare e questo è gratificante. In questo quadro, Antonio sta crescendo nella personalità e in tutti gli aspetti, quindi il progetto va avanti. E alla fine è andata bene anche per me. Era un finale molto impegnativo, perché gli ultimi due chilometri erano abbastanza tosti. Tutta la tappa, specialmente la partenza, è stata corsa a ritmi veramente importanti. E’ venuta fuori una giornata impegnativa, ma anche soddisfacente per me, per la squadra e per il nostro leader, quindi oggi (ieri, ndr) andiamo a riposarci contenti».

Un livello altissimo

E’ mancato Roglic, dice Caruso. Ieri tutti lo aspettavano, invece Primoz non ha risposto all’attacco di Ayuso e neppure ai precedenti di Ciccone e Bernal. Ha preferito o è stato costretto a starsene alla finestra e alla fine ha perso un’occasione.

«Siamo andati forte tutto il giorno – racconta – regolari e a tutta. L’accelerazione è una delle caratteristiche di Ayuso, lo scatto secco, più di quanto lo abbia Antonio. L’importante però è che ci sia stata una reazione da parte di entrambi. Sono felice di questo, perché ho risposto anch’io bene, nonostante i miei 37 anni. Se tutto va bene e uno ha voglia di correre e continuare a fare sacrifici, può ancora correre ad alti livelli. Però devono esserci questi presupposti, altrimenti non si va più avanti. C’è da dire che si va davvero forte. Si potrebbe pensare che non sia stato un grande arrivo, dato che non ha fatto differenze notevoli. L’arrivo invece era giusto, il fatto però è che tutti i corridori sono preparatissimi e il livello è così alto che certi giorni i percorsi non bastano più…».

Il Giro dei giovani: la lotta per la maglia bianca e non solo

12.05.2025
5 min
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Il Giro d’Italia è ufficialmente iniziato e le prime tappe albanesi hanno assegnato le varie maglie ai rispettivi, anche se momentanei, padroni. La Corsa Rosa, con le sue ventuno tappe, è lunga e ogni giorno tutto può cambiare. Dobbiamo attenderci passaggi di mano ed eventuali ribaltamenti. Della lotta al simbolo del primato, la maglia rosa, abbiamo parlato tanto. Ma tra le varie classifiche ce n’è una che apre uno spiraglio sul futuro e il presente di questa corsa: quella del miglior giovane. Il simbolo del primato è la classica maglia bianca, quest’anno sponsorizzata da ConadLa classifica riservata ai giovani è aperta a tutti i corridori under 25, quindi nati dal 2000 in avanti.

Sono quarantasei gli atleti che rientrano in questo criterio, ma non tutti per caratteristiche tecniche e ruoli in squadra saranno alla caccia del simbolo del primato a loro riservato. 

Tiberi ha vinto la maglia bianca nel 2024, l’ha presa alla tappa numero 11 e l’ha portata fino a Roma
Tiberi ha vinto la maglia bianca nel 2024, l’ha presa alla tappa numero 11 e l’ha portata fino a Roma

Corsa a due?

Per provare a capire chi tra i giovani possa lottare per questa speciale maglia, indossata in passato da corridori come Aru, Quintana, Richie Porte e Bernal, abbiamo chiesto aiuto a Marino Amadori. Il cittì della nazionale under 23 ha visto in azione tutti i pretendenti alla maglia bianca 2025 e ha le idee chiare sui favoriti. 

«Intanto segnerei il nome di chi l’ha indossata a Roma lo scorso anno – dice Amadori – ovvero Antonio Tiberi. E’ stato il primo italiano, a distanza di nove anni da Fabio Aru, a trovare di nuovo la vetta di questa speciale classifica. Per il resto c’è tanta qualità, anche da parte dei corridori stranieri. Uno su tutti direi che è Juan Ayuso, lo spagnolo è venuto qui per vincere il Giro quindi rientra di diritto tra i pretendenti alla maglia bianca. In effetti, per forza di cose, la classifica dei giovani va di pari passo con quella generale».

Giovani e leader

Il ragionamento del cittì azzurro non fa una piega. La maglia bianca era stata inserita nei Grandi Giri per dare rilevanza e un segno distintivo ai giovani in grado di combattere insieme ai grandi. Nelle ultime stagioni però è successo che i giovani arrivano nel professionismo pronti a fare bene. Lo si è visto al Tour de France con Tadej Pogacar, capace di vincere la maglia bianca per quattro anni di fila abbinando in due occasioni la vittoria della classifica generale. Insieme allo sloveno hanno contribuito a riscrivere questa regola anche Remco Evenepoel e proprio lo stesso Juan Ayuso. Il belga e lo spagnolo hanno vinto la classifica riservata ai giovani alla Vuelta Espana rispettivamente nel 2022 e nel 2023. 

«E’ chiaro che la lotta per la maglia bianca – spiega il cittì Amadori – è riservata a quei ragazzi le cui squadre lasciano campo libero. In questo Giro d’Italia di leader dichiarati che hanno meno di venticinque anni sono pochi, oltre a Tiberi e Ayuso mi viene in mente Piganzoli. Questi sono i tre che metterei su un possibile podio riservato ai giovani, esattamente nell’ordine elencato. Ayuso lo vedo favorito addirittura per la maglia rosa finale, ha una squadra forte che sa come correre sulle tre settimane. Anche nel suo passaggio tra gli under 23, seppur breve, aveva mostrato qualità incredibili. Lo stesso ha fatto Tiberi quando era alla Colpack. In corsa si vedeva un divario netto con gli altri. Entrambi sono forti in ogni aspetto, Ayuso dalla sua ha anche una grande esplosività. Tiberi invece è un regolarista. Se dovessi fare un paragone lo accosterei a Indurain. 

La prima maglia bianca del Giro d’Italia 2025 è andata a Francesco Busatto, il veneto l’ha indossata al termine della tappa di Tirana
La prima maglia bianca del Giro d’Italia 2025 è andata a Francesco Busatto, il veneto l’ha indossata al termine della tappa di Tirana

Tanti talenti

Il vincitore della maglia bianca probabilmente uscirà da un duello a due tra Ayuso e Tiberi ma i giovani interessanti al via di questo Giro sono diversi e in gradi di fare bene, anche solo per una tappa o per mostrare le loro qualità accanto ai capitani. 

«Poi se allarghiamo il discorso ai giovani in grado di competere e fare bene nel corso dell’intero Giro d’Italia – conclude Amadori – me ne vengono in mente tanti. Uno su tutti è Pellizzari, un predestinato nelle corse a tappe. Il solo fatto di essersi conquistato un posto al Giro, che non era nei programmi iniziali, gli fa onore. Sarà al servizio di Roglic, vero, ma la sua forza non si discute. Tra gli altri giovani interessanti inserirei Garofoli e Marcellusi. La UAE ha elementi forti come Del Toro e Baroncini, ma correranno tutti in appoggio ad Ayuso, sarà difficile che trovino spazio per emergere».

Pello Bilbao: «Bahrain forte? E’ vero, siamo tutti per Antonio»

05.05.2025
5 min
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E’ tutto pronto per il Giro d’Italia 2025 e la Bahrain-Victorious vi si presenta con una delle squadre più solide e complete. Dopo aver sentito Damiano Caruso, siamo tornati sul tema con un’altra pedina fondamentale del team, Pello Bilbao. Con la sua esperienza e il suo italiano fluente, il basco ci ha raccontato i piani per condurre Antonio Tiberi al podio.

Pello è convinto della forza del gruppo, tanto da mettere la squadra al livello di Red Bull-Bora e UAE Emirates. Abbiamo parlato della condizione di Tiberi, delle sue possibilità, delle tappe chiave per la classifica e del ruolo che avrà con Caruso. Tra l’altro tra i due l’intesa non è mai mancata. Basta ricordare quel Giro del 2021 e quel che combinarono verso l’Alpe Motta. Insomma due road capitan così farebbero gola persino a Pogacar.

Pello Bilbao (classe 1990) è alla quindicesima stagione da professionista
Pello Bilbao (classe 1990) è alla quindicesima stagione da professionista
Pello, il Giro d’Italia è alle porte. Vi presentate con una squadra davvero forte…

Sì, davvero. Per noi “forte” è una parola importante. Sappiamo che Antonio ha fatto un grande lavoro l’anno scorso e che essendo italiano dà naturalmente priorità al Giro. Anche a me personalmente piace molto questa corsa, tra i grandi Giri è quella dove mi trovo meglio. Caruso può confermarlo! Abbiamo la fortuna di essere un bel gruppo e tutti motivati. E dai, penso che possiamo davvero puntare al podio.

Chi sarà il leader designato visto che siete in tanti così forti?

Il leader senza dubbio è Antonio. Per me è quello che offre più garanzie. Gli manca un po’ di esperienza, ma con Caruso e me accanto possiamo dargli una mano in questo senso. Lui è fortissimo in salita e a cronometro. Che poi è il terreno dove possiamo sbagliare io o Damiano, lui invece può fare la differenza.

Al Tour of the Alps, però, non ha corso alla fine. Si è dovuto ritirare. Come sta?

Non ho idea precisa, però non sono preoccupato. Ha fatto una preparazione specifica per arrivare al top al Giro. Sì, ha avuto un problema di salute in quel periodo, che gli ha tolto la possibilità di testarsi contro avversari diretti, ma il lavoro svolto fin qui è stato ottimo. Alla Tirreno ha dimostrato di essere in grande condizione. Riponiamo il 100 per cento della fiducia in lui.

E tu come ti sei preparato?

Io non ho fatto altura. Sono nato al mare e non mi piace stare lontano da lì. Preferisco lavorare a casa, fare un altro tipo di preparazione, più intensità, dietro moto. Non ho nemmeno avuto tante occasioni per allenarmi a lungo: ho corso tanto e sempre al massimo. Anche per questo non punto alla classifica. Ho fatto un bel blocco di gare prima e ora il mio obiettivo è supportare Antonio e provare a cogliere qualche opportunità di tappa.

Pello e Caruso sapranno guidare alla grande la Bahrain-Victorius e Tiberi
Pello e Caruso sapranno guidare alla grande la Bahrain-Victorius e Tiberi
Quali tappe possono essere adatte a te?

Ce ne sono diverse, anche se il percorso non ha il classico tappone monster. Ci sono molte tappe miste, nervose, di quelle che ti spaccano le gambe. Quelle saranno le mie occasioni. Mi piacciono le frazioni dove si può anticipare o fare la differenza con un’azione nel finale. Ne ho già segnate alcune…

E per la classifica generale, dove pensi si possa decidere davvero il Giro?

Secondo me tra le due cronometro e l’ultima settimana. Ma occhio anche a tappe come quella di Siena e quella successiva in Toscana: sono giornate dove puoi perdere tutto. Sono tappe insidiose, con strade dure e difficili da controllare.

Intendi quella con il San Pellegrino in Alpe e arrivo a Castelnovo ne’ Monti?

Esatto, proprio quella. Non mi ricordavo il nome della salita, ma è quella lì. Sono tappe pericolose, dove succede sempre qualcosa. Quindi sì: credo proprio che le due crono e l’ultima settimana siano decisive.

Quelle toscane che dici tu sono precise, precise le tappe a trabocchetto del Giro.

Penso di si, ma spero di no. Io sono abbastanza convinto che possiamo entrare nella nella terza settimana in posizione già da podio, chiaramente con Antonio.

Giro d’Italia 2021: nella tappa dell’Alpe Motta super azione di Caruso e Bilbao. Pello aiutò Damiano che poi terminò al secondo posto nella generale
Giro d’Italia 2021: nella tappa dell’Alpe Motta super azione di Caruso e Bilbao. Pello aiutò Damiano che poi terminò al secondo posto nella generale
Pensate di arrivarci già ben piazzati?

Penso di sì, specie dopo la prima crono. Spero di non dover rincorrere. L’idea è di essere già nella terza settimana in una situazione di vantaggio, o comunque di controllo. Antonio ha i mezzi per farlo. Poi se ci sono difficoltà, ci siamo io e Caruso per gestirle. Ma, ripeto, l’obiettivo è quello di fare una terza settimana da protagonisti.

Red Bull-Bora e UAE Emirates sembrano le rivali più pericolose…

Sì, su carta sono le squadre più forti. La Red Bull-Bora di Roglic, la UAE di Ayuso, sono squadre da podio. Però anche noi lo siamo. Abbiamo esperienza, qualità e motivazioni. E abbiamo Antonio che ha un margine di crescita enorme. Se sta bene, può giocarsela alla pari.

Anche Damiano ci aveva parlato del podio: quindi è un obiettivo reale?

Assolutamente sì. Non sarà facile, perché la concorrenza è tanta, ma noi ci crediamo. E non è solo un sogno: è una possibilità concreta. Con Antonio al centro, ma anche con la forza del gruppo. Siamo pronti.