CRO Race 2025, Damiano Caruso

La scelta di Caruso: prima il Giro, il resto si vedrà

20.12.2025
8 min
Salva

E’ l’inizio dell’ultima stagione e Damiano Caruso si è seduto a tavola con l’intenzione di godersi anche l’ultima briciola, prima di alzarsi e seguire altrove il filo della vita. Le giornate nel ritiro di Altea si susseguono sempre uguali, ma la consapevolezza che sia tutto per l’ultima volta fa sì che gli sguardi siamo meno sbadati e le parole meno frettolose. Questo è almeno quel che ci è parso chiacchierando con lui con la leggerezza di quando ne hai viste tante e sai che i momenti in cui essere seri sono altri.

«Sto bene – dice – tutto in ordine. Sto anche bene in bici. Quest’inverno è andato tutto liscio, come speravo che andasse. Non ho avuto intoppi di salute o altro. Pensavo che mi avrebbe intristito essere di nuovo qui a dicembre, rivivendo per l’ultima volta quello che ho fatto per tanti anni, invece non sta succedendo. Mi dà motivazione, perché voglio farlo bene e mi sto divertendo».

Giro d'Italia 2025, Castelnuono nei Monti, Damiano Caruso con i figli Greta e Oscar
Visita parenti al Giro d’Italia: Caruso con i figli Greta e Oscar. La famiglia continua a vivere in Sicilia
Giro d'Italia 2025, Castelnuono nei Monti, Damiano Caruso con i figli Greta e Oscar
Visita parenti al Giro d’Italia: Caruso con i figli Greta e Oscar. La famiglia continua a vivere in Sicilia
Tiberi ci ha detto che farai il Giro, ma non hai chiuso la porta al Tour…

La verità è questa. Di base c’è il Giro, ho chiesto io di farlo perché mi piace l’idea. Col Giro ho un altro feeling. Però è vero che non ho chiuso le porte per andare anche al Tour, Tiberi ha detto bene. Sulla carta, lo sapete meglio di me, è sempre facile dire certe cose. Faccio il Giro, il Tour, la Vuelta, questo e quell’altro. Poi però bisogna vedere come va la stagione, come stai, quanto sei stanco fisicamente e mentalmente. Teoricamente Giro e Tour si potrebbero fare, perché la squadra mi sta mettendo nelle condizioni giuste, però dobbiamo vedere come andranno le cose.

Come si corre l’ultimo Giro? Non è stato infrequente che tu sia partito da gregario e ti sia ritrovato a fare classifica, no?

Se questi cuccioli cadono, si ammalano… Sono fragili (sorride, ndr), sono fragili. No, l’ambizione è quella di provare a vincere una tappa. Mi voglio fare quest’ultimo regalo e se riesco a farlo al Giro sarebbe la ciliegina sulla torta. Alla classifica non ci penso nemmeno, anche se dopo il quinto posto di quest’anno, uno potrebbe pensare che non sia andata poi male. Però voglio concentrare le energie per vincere una tappa, essere in supporto a Santiago (Buitrago, ndr) perché immagino che farà lui classifica e prendermi qualche soddisfazione personale.

E la soddisfazione personale esclude quindi la classifica generale?

Se faccio la classifica, so che le possibilità di vincere una tappa sarebbero molto esigue, come pure quelle di andare al Tour, perché sarei troppo stanco. Fare classifica t’impegna, non è solo la gara per sé. E’ tutto il contesto, devi rimanere sempre concentrato, non puoi mai mollare. Devi stare attento a mille cose. Se vado per la tappa, avrò di certo un’ottima condizione. Però un giorno vado in fuga e quello dopo, magari in una tappa di pianura, non avrò bisogno di limare. E alla fine si parla di tante energie spese o risparmiate nell’arco di tre settimane.

Il 2021 è stato uno degli anni più solidi di Caruso, che a Valle Spluga vince così la sua prima tappa al Giro, che chiuderà 2° alle spalle di Bernal
Il 2021 è stato uno degli anni più solidi di Caruso, che a Valle Spluga vince così la sua prima tappa al Giro, che chiuderà 2° alle spalle di Bernal
Parlaci della tua primavera, ti va?

A differenza dell’anno scorso, quando a febbraio ero già in ritiro, questa volta ho chiesto di andare a correre, proprio per il discorso che vi dicevo prima. Mi voglio godere ogni singolo momento. Quindi inizio alla Valenciana, di lì vado al UAE Tour, poi penso la Parigi-Nizza o la Tirreno: devono ancora dirmelo, ma ho lasciato alla squadra la libertà di scegliere in base a dove servo di più. Poi faccio la Milano-Sanremo, quindi il classico blocco di altura, Romandia e Giro. Niente classiche, perché sono nel periodo del ritiro.

Niente classiche, mentre quest’anno saresti dovuto andare al mondiale. Visto che sarà duro anche il prossimo, ci hai pensato?

Anche questo dipende da come si svolgerà la stagione. Immagino che se dovessi rispettare appieno il programma, quindi fare Giro e Tour, forse non troverei le energie per essere competitivo in un mondiale a settembre. La vedo dura. Però mi ha fatto piacere che un paio di settimane fa mi abbia chiamato Amadio, il nuovo commissario tecnico.

Che cosa ti ha detto il tuo vecchio capo della Liquigas?

Mi ha detto: «Guarda Damiano che a me dell’età che hai non interessa (Caruso ha compiuto 38 anni in 12 ottobre, ndr). A me interessa che se tu mi dici che sei della partita, sarai sempre nella nostra lista». Devo ammettere che mi ha fatto parecchio piacere, non essere scartato a priori è sempre un grande motivo di orgoglio. Perciò, se il programma lo prevedrà e sarà compatibile, perché no? Anche concludere questa storia con la maglia azzurra non sarebbe male, sarebbe bellissimo.

L’ultimo mondiale corso da Caruso fu quello di Imola nel 2020: arrivò decimo, migliore degli azzurri
L’ultimo mondiale corso da Caruso fu quello di Imola nel 2020: arrivò decimo, migliore degli azzurri
Caruso, come il vino buono, migliora invecchiando?

Non è che me lo aspettassi, diciamo che ho semplicemente continuato a lavorare con dedizione e con disciplina. Magari ha inciso anche il fatto che nella prima parte della mia carriera non mi sia spremuto più di tanto e adesso questo mi dà la possibilità di essere ancora solido. Era un ciclismo differente, al giovane appena passato si chiedeva semplicemente di crescere. Ti insegnavano il mestiere, ti lasciavano i tuoi tempi. E forse è anche colpa mia.

Di quale colpa parliamo?

Forse mi sono adagiato, credendo di aver raggiunto un livello già buono, invece ero ancora lontanissimo dall’aver trovato i miei limiti. Ho viaggiato per qualche anno in una comfort zone in cui facevo fatica, ma non il salto di qualità. In quel momento pensavo che andasse bene, convinto che col tempo sarei maturato. Invece le situazioni cambiano e sono riuscito ad autoimpormi un cambio di ritmo, che alla fine ha pagato. Dal 2019-2020 a oggi, sono sempre stato a livelli più che accettabili.

Hai parlato degli anni spartiacque del Covid dopo cui i corridori maturi hanno iniziato a pagare.

La verità è che se avevi raccolto prima, continuare a fare gli stessi sacrifici dopo quel periodo è diventato più difficile. Io mi sono detto che fin tanto che mi divertivo a fare questo lavoro, avrei continuato. Nel 2024 non mi sono divertito, infatti pensavo di smettere. Ho avuto cadute, malanni e altri intoppi e ho detto basta, così non era più divertente. Infatti pensavo che il 2025 sarebbe stata l’ultima stagione.

Damiano Caruso, Giro d'Italia 2025, Colle delle Finestre, Bahrain Victorious
Giro 2025, Colle delle Finestre. Con Tiberi fuori classifica, Caruso ha preso la squadra sulle spalle, chiudendo in 5ª posizione
Damiano Caruso, Giro d'Italia 2025, Colle delle Finestre, Bahrain Victorious
Giro 2025, Colle delle Finestre. Con Tiberi fuori classifica, Caruso ha preso la squadra sulle spalle, chiudendo in 5ª posizione
Invece?

Invece le cose cambiano. Ho dimostrato in primis a me stesso che il fatto di non andare forte non avesse ragioni fisiologiche, ma semplicemente era stato la conseguenza di una serie di circostanze. Nel 2025 ho dimostrato a me stesso che, facendo tutto bene e avendo anche un po’ di fortuna, evitando cadute e acciacchi vari, sono ancora competitivo e soprattutto mi diverto. E questo ha fatto la differenza.

Il tuo amico De Marchi ha ammesso che nell’ultima stagione da pro’ ha iniziato a guardare la squadra con gli occhi da direttore sportivo. Tu potresti pensare di diventarlo?

Non dico che non ci sto pensando, però non è un assillo. Mi sento ancora corridore, posso aver pensato a come sarebbe, ma non è un pensiero che la notte non mi fa dormire. Diciamo che se tutto va in un certo modo, il prossimo anno potrei anche provare a fare il direttore sportivo. Ma devo capire una serie di cose.

Quali cose?

Se è una cosa che mi si addice, se sono adatto e se mi piace. Se sono bravo abbastanza, se ho voglia di continuare a fare questa vita sacrificata, perché anche il direttore sportivo fa tanti giorni fuori casa. Non è comunque una cosa che escludo, ma potrebbe succedere.

Trofeo Laigueglia 2011, primo anno alla Liquigas: Caruso ne ha 24. Per lui il tempo di maturare e prendere le misure
Trofeo Laigueglia 2011, Damiano Caruso, Ivan Basso, Simone Ponzi
Trofeo Laigueglia 2011, primo anno alla Liquigas: Caruso ne ha 24. Per lui il tempo di maturare e prendere le misure
Che cosa ti sembra della squadra per il 2026?

E’ molto giovane, abbiamo tanti ragazzi. Inutile sottolineare che per età vinco a mani basse. Quando sono seduto a tavola, ci sono tutti ragazzetti di 21, 22 anni, uno ne ha 19 (Jakob Omrzel, il vincitore del Giro Next Gen, ndr). Però è una squadra che ha voglia di ripartire bene, ho notato subito un ambiente propositivo. Ragazzi che vogliono crescere e mettersi in evidenza. Qualcuno cerca conferme, qualcuno vuole dimostrare che vale tanto. Chiaramente è sempre difficile quando in gara devi confrontarti con una corazzata come la UAE, ma quello non è solo un problema del Team Bahrain, ma di tutte le altre 17 squadre del WorldTour. Mi piace dire che lavoriamo tutti al massimo delle nostre capacità, con ambizione e serietà, che sono due aspetti di cui non si può fare a meno. Vedremo alla fine che cosa saremo stati in grado di portare a casa.

Natale a casa?

Certamente. Sono stato sempre a casa anche prima di venire qui, perché con i bambini che vanno a scuola, non è facile spostarsi. Allora ho preferito fare delle brevi vacanze, dei weekend, giusto per stare insieme. Non ho avuto il tempo di prendermi dieci giorni per andare alle Maldive o da qualche altra parte. Primo perché non avevo il tempo e secondo, sinceramente, non avevo neanche la voglia. Giù da noi (Caruso vive alle porte di Ragusa, ndr) abbiamo la fortuna che fino a ottobre, novembre è praticamente estate. A ottobre si andava al mare, perché c’erano 26-28 gradi e si stava benissimo. Per cui le Feste le passiamo a casa, poi ritorno qui a gennaio, faccio un’altra decina di giorni e poi iniziamo a correre.

Tour de Pologne 2025, Antonio Tiberi, quarto a Wieliczka

Liegi, meno altura e Tour: per Tiberi è iniziata la fase 2

18.12.2025
6 min
Salva

Il 2026 di Antonio Tiberi ha il nuovo orizzonte del Tour. Dopo il quinto posto e la maglia bianca nel Giro 2024 del debutto, quest’anno una caduta e il morale a pezzi hanno portato al piazzamento fuori dai 15 che non rende giustizia. Il problema è che in questo ciclismo superveloce, non sono solo i bambini a crescere precocemente, bruciano come paglia anche le attese dei tifosi. Per cui Tiberi, che ha ancora 24 anni, da parte di molti è stato messo ingiustamente nel cestino.

In questi giorni di allenamento sulle strade di Altea, Antonio ha iniziato a costruire la prossima stagione. Le vacanze sono finite e quest’anno, per la prima volta, sono state vacanze vere, prima di ritrovarsi in famiglia e coltivare i rapporti che la vita nomade inevitabilmente allenta. Quando nel pomeriggio gli chiediamo di raccontarci i suoi programmi, il tono è rilassato e consapevole.

«Ci stiamo allenando bene – dice a bordo piscina – le sensazioni sono buone, quindi tutto procede bene. La temperatura anche verso l’interno non è male, magari qualche pioggerella ogni tanto. Finora non abbiamo visto giornate di sole pieno, però riusciamo a fare quello che abbiamo nel programma».

L'Hotel Cap Negret di Altea è nuovamente la base di partenza per la nuova stagione della Bahrain Victorious
L’Hotel Cap Negret di Altea è nuovamente la base di partenza per la nuova stagione della Bahrain Victorious
L'Hotel Cap Negret di Altea è nuovamente la base di partenza per la nuova stagione della Bahrain Victorious
L’Hotel Cap Negret di Altea è nuovamente la base di partenza per la nuova stagione della Bahrain Victorious
Sembra proprio che l’anno prossimo andrai al Tour…

Dobbiamo ancora fare il meeting per definire i particolari, però è così. Inizierò alla Valenciana, poi Tirreno, Liegi, Romandia, Delfinato e poi debutterò al Tour de France. L’obiettivo? Arrivare a Parigi. Ci sono stato per la prima volta quest’anno in vacanza e mi è piaciuta tantissimo. Per cui punto a tornarci per festeggiare la fine del Tour de France sui Campi Elisi.

Una scelta per evitare le troppe attese del Giro?

Sono curioso e anche contento di debuttare in Francia. Tanti, anche compagni di squadra, mi dicono che per la loro esperienza il Tour mi si addice più del Giro, quindi sono curioso di vedere se è vero. Mi piace sempre fare il Giro d’Italia, perché è la gara di casa. Però parlando con la squadra, abbiamo visto che è anche il momento giusto per andare in Francia. Da parte mia ho detto subito che sarei stato super contento e così abbiamo scelto.

Se pensi al Giro sono più i bei ricordi o quelli amari?

Sono passato dal 2024 in cui è andato tutto benissimo, al 2025 in cui è andato tutto stortissimo. Perciò tengo davanti i bei ricordi piuttosto che quelli del 2025. Anche se fino alla maledetta caduta di Nova Gorica, stava andando tutto come ci eravamo prefissati. Ero terzo in classifica, ed è vero che ancora non erano arrivate le vere tappe di montagna, però da quel momento i problemi fisici e muscolari hanno rimodellato le mie ambizioni. La condizione ha iniziato a scendere col passare delle tappe, ma fa tutto parte del nostro sport e quindi va accettato. Sono esperienze che in futuro torneranno utili.

Giro 2025: all’indomani della caduta di Nova Gorica, Tiberi ha avuto una bella reazione verso Asiago, poi sono cominciati i problemi
Giro 2025: all’indomani della caduta di Nova Gorica, Tiberi ha avuto una bella reazione verso Asiago, poi sono cominciati i problemi
Fra le esperienze c’è anche un 2025 pieno di troppi ritiri in altura e il senso che tu arrivassi alle corse già sfinito…

E’ sicuramente uno dei primi punti che abbiamo trattato nel mettere giù la bozza del prossimo anno, sia come preparazione sia come gare. La sensazione dell’anno scorso è stata quella di aver fatto troppa altura e aver spremuto troppo il fisico al di fuori delle gare. Spremi fuori gara, poi spremi in gara, spremi fuori dalla gara, poi spremi in gara e a un certo punto diventa troppo. Per questo nel programma l’altura è stata prevista in modo più specifico e mirato rispetto ai veri obiettivi.

Prima Bennati, poi Villa e probabilmente anche Amadio dicono che per fare bene nei prossimi mondiali, Tiberi deve fare più esperienza nelle corse in linea.

L’ho richiesto personalmente alla squadra, quando mi hanno chiesto qualche preferenza per il prossimo anno. Ho chiesto di correre più gare di un giorno, magari delle classiche. Per questo farò la Liegi, ma a inizio stagione anche il Trofeo Laigueglia, che è una classica, si corre in Italia e mi fa molto piacere. Poi, giustamente, avendo il Tour nel programma, le gare a tappe sono la parte principale.

Tour e basta oppure Tour e Vuelta?

Per adesso, direi Tour e basta. Poi magari si può pensare a qualche gara a tappe più breve o gare di un giorno. Dobbiamo ancora parlare di quello che accadrà dopo luglio, magari a gennaio saremo più precisi e comunque dipenderà dall’andamento della stagione.

Giro d'Italia 2025, giorno d i riposo, Cittadella, Franco Pellizotti, Damiano Caruso, Antonio Tiberi
Pellizotti in ammiraglia, Caruso e Tiberi sulla strada. La coppia si ritroverà anche al Tour?
Giro d'Italia 2025, giorno d i riposo, Cittadella, Franco Pellizotti, Damiano Caruso, Antonio Tiberi
Pellizotti in ammiraglia, Caruso e Tiberi sulla strada. La coppia si ritroverà anche al Tour?
Sei stato per due volte al Giro con Caruso: lo avrai accanto anche al Tour?

La certezza di Damiano è che, essendo il suo ultimo anno, vorrà fare molto bene al Giro. Detto questo, io mi auguro che non smetta, perché va ancora molto forte. Dopo il Giro, vedremo cosa dirà la squadra, perché non mi pare che lui abbia chiuso completamente la porta sul Tour.

Se parliamo del Tour, che cosa ti viene in mente?

Vincenzo Nibali, lo guardavo in televisione quando l’ha vinto. E poi mi ricordo di Voeckler e delle sue smorfie con la linguaccia. Il Tour l’ho sempre guardato in tivù e anche questo mi fa provare tanta grinta e gioia al pensiero di debuttare.

Curiosità: avete scelto il Tour dopo aver visto il percorso?

No, in realtà avevamo deciso prima, quando abbiamo fatto la chiamata con i capi per confrontare le idee che avevamo. Quando è uscito fuori il percorso c’è stata la conferma finale.

Che cosa ti piace del percorso?

Il fatto che la prima tappa sia una cronosquadre, una specialità che mi piace e che faccio sempre molto volentieri (in apertura Tiberi in azione al Tour de Pologne 2025, nella crono in cui ha conquistato il quarto posto, ndr). La modalità scelta è diversa dal solito: il tempo si prende sul primo e i distacchi di ciascuno diventano effettivi. Poi, come dicevo, l’arrivo in salita del terzo giorno rende la prima settimana più interessante. E poi le classiche salite del Tour e la doppia Alpe d’Huez alla fine.

Chiudiamo con la novità tecnica della nuova bici: cosa ti sembra?

Sono rimasto sorpreso in modo molto positivo. Ho provata la Bianchi per la prima volta qui in ritiro, ma l’avevo vista dal vivo quando abbiamo fatto il bike fit, dopo il Lombardia più o meno. E’ molto leggera, reattiva, scattante: un’ottima bici.

Hai provato anche quella da crono?

Certamente e pur essendo una bici completamente diversa dalla Merida, mi sono trovato perfettamente in posizione sin dalle prime pedalate. E’ bastato riportare la posizione della vecchia bici e non abbiamo dovuto cambiare nulla. Pur essendo una bici da crono, è molto leggera e reattiva. Si sente che scorre bene.

Anche sulla bici da strada è bastato riportare le misure?

Dopo il Lombardia abbiamo fatto il bike fit sulla Merida e con quella mi sono allenato. Quando sono arrivato qui in Spagna, abbiamo riportato le misure sulla Bianchi e non ho dovuto aggiustare nulla. La cosa che ha reso più facile il lavoro del meccanico è il fatto che sella e il gruppo siamo gli stessi e questo ha tolto di mezzo altre complicazioni. Mi sono trovato molto bene anche con il manubrio, che è particolare e diverso rispetto a quello che usavamo. Però devo dire che è veramente comodo e permette una guida molto pronta e un ottimo feeling. Insomma, mi pare ci sia tutto per cominciare.

Bahrain Victorious

La Bahrain e il 2026: giovani, programmi, materiali. Pellizotti a te

08.12.2025
7 min
Salva

E’ tempo di voltare pagina in casa Bahrain Victorious. Il 2026 si avvicina e la squadra è pronta a inaugurare una nuova fase, costruita su un mix di giovani talenti e guide esperte. Se da una parte salutano figure di riferimento come Andrea Pasqualon e Torstein Traen, dall’altra il team continua a puntare con decisione su un vivaio che negli ultimi anni ha iniziato a dare frutti importanti.

Per capire come si sta preparando il gruppo e quali saranno i punti chiave della prossima stagione, abbiamo parlato con Franco Pellizotti, direttore sportivo e figura centrale nella costruzione di questo nuovo corso. Con lui abbiamo provato a stendere un primo velo sui programmi, sulle ambizioni e sull’identità tecnica che la Bahrain vuole consolidare nel 2026.

Franco Pellizotti (classe 1978) è uno dei direttori sportivi della Bahrain-Victorious
Franco Pellizotti (classe 1978) è uno dei direttori sportivi della Bahrain-Victorious
Dicevamo, Franco, una Bahrain un po’ diversa, quella 2026: è così?

Arrivano un po’ di giovani. Negli ultimi anni stiamo investendo tanto su di loro perché andare a prendere corridori esperti costa molto. Abbiamo un bel vivaio dagli juniores al devo team ed è giusto attingere da lì. Secondo me questi ragazzi sono ottimi atleti e li inseriamo accanto agli esperti. E’ chiaro che magari a fine anno le vittorie non sono tantissime, ma se guardiamo al futuro abbiamo giovani molto promettenti. Non bisogna avere fretta: vanno fatti crescere bene, affiancandoli ai nostri “vecchi”, tra virgolette.

Anche perché ormai di vecchi ne avete pochi, tolto il “super vecchio”!

Alla fine abbiamo Damiano Caruso, che è un vecchio per davvero… ma solo anagraficamente. Potremmo dire che anche Matej Mohoric sia vecchio, ma ha 31-32 anni: è un vecchio relativo.

Quando arrivano questi giovanissimi di 18-20 anni, vale ancora la pena affiancarli ai “vecchi”, o magari dialogano meglio con pro’ di 23-24 anni?

E’ vero che molti giovani quando passano pro’ pensano già di sapere tutto, ma ce ne sono altri che sanno cosa vogliono, si fidano e ascoltano. E’ difficile trovare giovani che abbiano voglia di imparare davvero: è la vera sfida di questo periodo storico.

Antonio Tiberi e Damiano Caruso: una coppia consolidata. Stessi programmi anche nel 2026?
Antonio Tiberi e Damiano Caruso: una coppia consolidata. Stessi programmi anche nel 2026?
Togliamo Caruso, che ben conosciamo come corridore e come persona, chi è un ragazzo che invece vedi particolarmente sensibile con i nuovi giovani arrivati?

Direi Mohoric. Matej dispensa consigli a destra e a manca, soprattutto nelle gare in Belgio o nelle corse a tappe. Se fossi un giovane mi fiderei ciecamente di lui. Mohoric dà il 100 per cento per la squadra e per i giovani. Damiano è un altro che non ha problemi: basta vedere quel che sta facendo con Antonio Tiberi.

Che poi ormai Tiberi non è nemmeno più un giovanissimo…

Vero. Dieci anni fa sarebbe stato giovanissimo, oggi col ciclismo diverso che stiamo vivendo è uno pronto. E’ già al terzo anno con noi, il quarto da pro’. Di Damiano si è fidato molto: senza di lui non dico sia perso, ma sicuramente trova una guida importante. Ci sono giovani che vogliono ascoltare e altri che pensano di sapere già tutto, ma…

Ma?

Ma dopo un po’ di gare si accorgono che il ciclismo vero inizia lì, quando passi. Tutto quello che hai fatto prima ti è servito per il passaggio, ma poi si può azzerare. E’ da professionista che devi dimostrare quello che vali.

Bahrain Victorious
Uno dei cinque rinforzi 2026 della Bahrain è Alec Segaert, cronoman belga classe 2003
Bahrain Victorious
Uno dei cinque rinforzi 2026 della Bahrain è Alec Segaert, cronoman belga classe 2003
Questo è il periodo in cui s’inizia a parlare di programmi. Alcuni rumors dicono che Tiberi vorrebbe fare il Tour de France. E’ così?

Chiaro che ripetere sempre le stesse cose non dà stimoli. Il 2024 per lui è stato molto buono, al Giro d’Italia soprattutto, mentre il 2025 è stato sotto le aspettative. Magari un po’ di spirito di rivalsa in più ce l’ha. Prima di decidere attendevamo di vedere com’era strutturato anche il nuovo Giro. Sapete, a ottobre dire: tu fai il Giro e tu fai il Tour è spesso prematuro se non conosci i percorsi.

Appunto te lo abbiamo chiesto: dopo aver visto il Giro, qualcosa è cambiato? C’è una crono lunghissima e nessuna salita stile Mortirolo o Zoncolan…

Con una crono così lunga cambia tutto, per uno come Tiberi. Adesso staremo due settimane in Spagna e studieremo Giro e Tour in modo approfondito. In base ai percorsi e alle volontà degli atleti decideremo. E’ giusto ascoltare cosa vuole il corridore: alla fine in bici ci sale lui.

Tra i nuovi innesti c’è anche Jakob Omrzel: cosa possiamo aspettarci da lui?

Jakob vorrebbe già fare corse importanti. E’ talentuoso e ha dimostrato cose non comuni. La Bahrain, giustamente lo ha blindato per anni e per questo dobbiamo farlo crescere senza fare passi più lunghi della gamba. Alla fine ha fatto solo un anno da under 23: il ciclismo vero ancora non l’ha assaggiato. Lo inseriremo in qualche corsa importante, magari vicino a un leader altrettanto importante. Ma di certo lo schiereremo anche in gare meno dure, non WorldTour.

Bahrain
Jakob Omrzel vincitore del Giro Next Gen 2025 è la nuova stella della Bahrain – Victorious (foto La Presse)
Bahrain
Jakob Omrzel vincitore del Giro Next Gen 2025 è la nuova stella della Bahrain – Victorious (foto La Presse)
Perché?

Perché possa togliersi soddisfazioni e per non fargli perdere l’attitudine a vincere. Quest’anno ha dimostrato al Giro di Slovenia, con un quarto posto nella generale, e in Croazia che è un corridore affidabile per questo livello di gare.

Franco, l’hai detto tu prima: la stagione della Bahrain-Victorious non è stata super. Visto che dall’anno prossimo si riparte da zero con i punti WorldTour come correrete? Stile “stile Astana” oppure in modo classico cercando di vincere?

Nel tradizionale management meeting che facciamo dopo il Lombardia, lo abbiamo ripetuto: il nostro modo di competere è questo, cercare di vincere. Poi è chiaro che devi guardare anche ai punti perché comunque è importante, però non stravolgeremo il nostro modo di correre. Correremo come abbiamo sempre fatto… da squadra. Cercheremo di ben figurare nelle corse importanti. Se vai a guardare il numero di vittorie è chiaro che non è altissimo, ma chi ha vinto tanto? La sola UAE Emirates ne ha colte quasi 100, altre 50 e passa la Soudal-Quick Step che ha velocisti esperti e fortissimi. La Red Bull – Bora che ha un budget enorme, anche se non ha fatto una super stagione, ha mostrato di avere corridori di assoluto valore che sono stati costanti.

Mettiamoci anche che qualche vostro leader ha avuto varie sfortune…

Mohoric sono un paio d’anni che fatica a trovare continuità per vari motivi fisici, ma conosciamo il suo valore. Tiberi viene da una stagione sottotono. Martinez secondo me ha fatto molto bene, a parte il finale. Però il suo discorso è diverso.

In che senso?

Un ragazzo francese che lascia una squadra francese: per un transalpino spostarsi all’estero non è semplice. Per i francesi è più difficile lasciare la loro Nazione: storicamente è così. Parliamo di un ragazzo che è letteralmente uscito dal suo nido. Sono convinto che il prossimo anno farà ancora meglio.

Bahrain Victorious
La Oltre RC è il modello aero del Reparto Corse Bianchi: qui la livrea Bahrain presentata qualche giorno fa
Bahrain Victorious
La Oltre RC è il modello aero del Reparto Corse Bianchi: qui la livrea Bahrain presentata qualche giorno fa
In cosa deve migliorare Martinez?

Un po’ nella costanza, sulla performance più o meno ci siamo, ma credo che questa arriverà da sola. Lui più di altri ha dovuto adattarsi: ha trovato una lingua diversa. L’inglese lo parla, ma non come il francese che usava alla Groupama-FDJ. E per uno timido come lui può essere un ostacolo ulteriore. Anche noi dovevamo capire com’era il ragazzo. Vedere come si muoveva, come la pensava, com ‘era coi compagni. Lenny è un patrimonio che va tutelato senza fretta.

Domanda che rivolgiamo più al Pellizotti ex corridore che diesse: avete cambiato bici, da Merida a Bianchi. Com’è stato l’approccio?

Quando cambi un’azienda partner così importante dopo nove anni non puoi non essere titubante: sai cosa avevi, ma non cosa troverai. E invece abbiamo trovato un’azienda ambiziosa, con una grande voglia di migliorarsi. Bianchi non ha problemi ad investire, oltre a fornirci i materiali è disposta anche a lavorare in prima persona per migliorarsi, per sviluppare i prodotti. E’ ambiziosa.

I ragazzi hanno già entrambe le bici?

No, solo quella da strada. Ma torneranno dal training camp anche con quella da crono e la seconda bici da strada. Comunque tornando su Bianchi l’ho detto ai ragazzi: «E’ un marchio storico, io ci ho corso tanto e vinto anche un campionato italiano. Nel ciclismo, che è passione ed è uno sport che più di altri si lega alla sua storia, per me è un valore aggiunto. Insomma Bianchi è stata la bici di Coppi, Gimondi e Pantani».

Gianluca Valoti, Antonio Tiberi ricognizione Lombardia

Tiberi e una giornata con Valoti sulle strade del Lombardia

05.10.2025
5 min
Salva

Antonio Tiberi è ripartito dal Giro dell’Emilia, è vero siamo a fine stagione e le corse in programma sono ancora due: Tre Valli Varesine e Il Lombardia, ma per il corridore della Bahrain Victorious si può davvero parlare di ripartenza. Lo raggiungiamo al telefono mentre era in stazione a Milano Centrale, destinazione Bologna. Il viaggio davanti non è lungo e così per una breve parte lo abbiamo affrontato insieme, il tono è quello solito: leggero, ma serio e determinato. Antonio Tiberi ha ritrovato l’equilibrio dopo una Vuelta che lo ha scombussolato parecchio, tanto da rinunciare alla trasferta iridata di Kigali.

«Ho passato questi ultimi giorni sul lago di Como – racconta – per questo sto raggiungendo Bologna da Milano. Sono stato insieme alla mia fidanzata, che è originaria di un paese che si affaccia proprio sulle sponde del lago, sulla sponda di Lecco. Torno in corsa e le sensazioni sono buone, mi piacciono. Durante i giorni di allenamento avevo un buon feeling, ho voglia di provare a chiudere al meglio questa stagione».

Durante i duri giorni della Vuelta Tiberi ha parlato con il cittì Villa e ha rinunciato ai mondiali di Kigali
Durante i duri giorni della Vuelta Tiberi ha parlato con il cittì Villa e ha rinunciato ai mondiali di Kigali
Dopo i giorni difficili della Vuelta ti sentiamo di nuovo allegro e convinto…

Vero, i giorni successivi alla Vuelta avevo il pensiero e il pallino di arrivare pronto a queste ultime gare dell’anno. Penso di aver lavorato nel miglior modo possibile e per fortuna il fisico ha risposto ottimamente. 

Come mai questo cambio d’aria?

Sono venuto sul lago di Como per restare insieme alla mia fidanzata e la sua famiglia. Qui sto tranquillo e stare insieme a lei mi fa sentire sereno, posso concentrarmi bene su quel che devo fare. Ho anche avuto modo di provare il percorso del Lombardia.

Antonio Tiberi, Bahrain Victorious, Giro dell'Emilia 2025
Tiberi è tornato in corsa ieri al Giro dell’Emilia dopo un periodo di stacco
Antonio Tiberi, Bahrain Victorious, Giro dell'Emilia 2025
Tiberi è tornato in corsa ieri al Giro dell’Emilia dopo un periodo di stacco
Abbiamo visto che per un tratto di ha accompagnato Gianluca Valoti

E’ stato gentilissimo perché gli avevo chiesto solamente il giorno prima se fosse disponibile a farmi fare un po’ di dietro moto per le fasi finali dell’allenamento. Mi ha fatto piacere condividere un po’ di tempo anche con lui, mi ha ricordato i tempi della Colpack quando ci accompagnava con lo scooter in allenamento. 

Quali parti del percorso hai visto?

Gli ultimi 170 chilometri, ho preso il percorso da Lecco e l’ho fatto tutto. Alla fine è venuto fuori un bell’allenamento da 250 chilometri perché da casa della mia ragazza a Lecco sono una quindicina di chilometri, ai quali c’erano da aggiungere quelli da Bergamo fino a casa. Nella parte iniziale mi ha fatto compagnia il fratello della mia fidanzata che fa triathlon, poi sono andato avanti da solo fino a quando non ho trovato Valoti. Devo dire che mi sono goduto la giornata, pedalare da quelle parti mi piace, le strade e i panorami sono davvero unici. 

Cosa ne pensi di questo Lombardia?

Il fatto che si parte da Como e si arriva a Bergamo mi piace. L’arrivo in Città Bassa mi fa dire che sia il vero Lombardia. 

Ricognizione fatta il giorno del Mondiale, un caso?

Sì, dovevo fare l’allenamento lungo quel giorno. Però è anche vero che non mi sono concentrato molto sulle prove iridate, ho guardato le cronometro ma il resto meno perché coincideva con gli allenamenti. Il giorno della ricognizione quando ho visto Valoti gli ho chiesto come fosse andata la corsa

Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Dopo una Vuelta complicata il ciociaro aveva bisogno di recuperare energie mentali, ora vuole provare a fare un bel finale di stagione
Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Dopo una Vuelta complicata il ciociaro aveva bisogno di recuperare energie mentali, ora vuole provare a fare un bel finale di stagione
Ti sei pentito di non essere andato a Kigali?

No, è stata una mia decisione, mi serviva fermarmi un attimo per ricaricarmi sia fisicamente che mentalmente. 

Come si ricarica la mente a fine stagione?

E’ stato un qualcosa che è tornato in automatico, da solo. Staccare mi ha dato modo di recuperare dai ritmi serrati delle corse. In queste settimane mi sono preparato in maniera diversa, con maggiore libertà negli allenamenti. Non un’autogestione ma quasi. Seguivo tanto la testa e quello che mi chiedeva, se sentivo di aver bisogno di riposare e stare più tranquillo cambiavo programma. Così ho ritrovato la voglia di fare ancora fatica. 

Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Tiberi correrà ancora alla Tre Valli Varesine il 7 ottobre e poi finirà la stagione con Il Lombardia sabato 11 ottobre
Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Tiberi correrà ancora alla Tre Valli Varesine il 7 ottobre e poi finirà la stagione con Il Lombardia sabato 11 ottobre
Non un qualcosa che si può fare sempre, ma ogni tanto fa bene…

Sicuramente, sono convinto che le cose si devono fare con metodo e sono un corridore a cui piace avere delle tabelle precise che mi permettono di arrivare ad alti livelli. La maggior parte dell’anno è importante seguire un metodo e dei programmi ben definiti, ogni tanto però restare più leggeri è bello. Soprattutto in certi momenti dell’anno. 

Se ti chiedessimo quali sono i tuoi obiettivi per queste ultime gare?

Non saprei a cosa posso ambire, non conosco esattamente il mio livello per le gare di un giorno. So di avere buone sensazioni e di essere sereno, carico e con la voglia di fare il massimo in quest’ultima settimana di gare.

Nicolò Buratti, Team Bahrain Victorious, Vuelta 2025

Buratti e il primo Grande Giro: una Vuelta movimentata

23.09.2025
5 min
Salva

Nicolò Buratti si è messo alle spalle il suo primo Grande Giro: La Vuelta, tre settimane di corsa intense che sono partite in Italia per arrivare fino alle porte di Madrid. Le manifestazioni ProPal hanno costretto l’organizzazione a cancellare la tappa conclusiva e a rimodellare altre due frazioni, quella di Bilbao e quella di Mos. Castro de Herville

Una Vuelta movimentata anche per quello che ha detto la strada, visto che la Bahrain Victorious ha visto il ritiro di Damiano Caruso avvenuto ancora prima della partenza da Torino. Mentre qualche giorno dopo è stato il capitano Antonio Tiberi ad alzare bandiera bianca uscendo di classifica. Ma non ci sono state solo note negative. Infatti Torstein Traen ha tenuto la maglia rossa per tre giorni, ceduta poi a Jonas Vingegaard. Il norvegese è riuscito a conquistare poi un top 10 finale.

«Per essere il mio primo Grande Giro – racconta Buratti – sono felice, sia per me che per l’ambiente in squadra. L’avventura non era iniziata nel migliore dei modi vista la caduta di Caruso che lo ha costretto a non partire. Quando Tiberi è andato in difficoltà non è stato semplice, per fortuna c’è stata la buona notizia di Traen che ha portato la maglia rossa. In questo ciclismo, se non corri nel UAE Team Emirates o alla Visma, non capita spesso di avere il capitano in maglia di leader».

Tante emozioni in tre settimane…

E’ stato un primo Grande Giro intenso ma che mi è piaciuto molto, è stato parecchio lungo e me ne sono accorto nei giorni in cui stavamo per arrivare a Madrid. A un certo punto mi sono fermato a pensare alla tappa di Torino e mi sembrava lontanissima nel tempo. Allo stesso modo sono settimane frenetiche che passano rapidamente, e questo anche grazie all’atmosfera positiva all’interno del team. 

Nonostante le difficoltà riscontrate con il ritiro di Caruso e le difficoltà di Tiberi?

Sì. Mi è dispiaciuto molto non avere Caruso al nostro fianco. Sarebbe stata una figura di riferimento per tutti, anche per me. E’ un corridore esperto che ha sempre la parola giusta per ogni momento. Inoltre eravamo partiti a lavorare insieme dal Pordoi. So la fatica che ha fatto, è un peccato quando tanti mesi di lavoro svaniscono così. Con Tiberi ho condiviso la stanza, l’ho visto tranquillo e concentrato. Era svanita la classifica ma è stato bravo a cambiare mentalità e correre per le ultime tappe andando in fuga.

Nicolò Buratti, Bahrain Vicotorious, Vuelta 2025
Dopo tre settimane di corsa Buratti ha avvertito un po’ di stanchezza
Nicolò Buratti, Bahrain Vicotorious, Vuelta 2025
Dopo tre settimane di corsa Buratti ha avvertito un po’ di stanchezza
Come ti sei trovato in questa nuova esperienza?

Sono uscito bene dalla Vuelta, già dai primi allenamenti fatti a casa ho capito di aver assorbito bene le fatiche di quelle tre settimane di gara. Il grande dubbio che avevo era su come avrei reagito dopo il primo giorno di riposo, una volta messo alle spalle sono andato avanti giorno per giorno. 

C’è stato un momento più difficile?

La seconda settimana è stata dura, con un percorso impegnativo e sei tappe davvero molto toste. La terza e ultima settimana di gara è andata via più tranquilla, sicuramente hanno aiutato l’umore e la mentalità, eravamo stanchi ma mi è sembrata quasi semplice gestirla. Sapevamo di essere alla fine.

Nicolò Buratti, Bahrain Vicotorious, Vuelta 2025
Buratti è uscito dalla Vuelta con una buona condizione che vuole sfruttare per questo finale di stagione
Nicolò Buratti, Bahrain Vicotorious, Vuelta 2025
Buratti è uscito dalla Vuelta con una buona condizione che vuole sfruttare per questo finale di stagione
Una tappa che ti è rimasta impressa? 

Quella dell’Angliru mi è rimasta nel cuore, non solo per aver scalato una salita storica del ciclismo ma anche per il calore del pubblico. C’era un calore e un’emozione unica, poi io non l’ho fatta con intenti di classifica, magari me la sono goduta di più.

Pubblico che ha avuto anche un ruolo con le numerose proteste ProPal…

Credo che questa Vuelta entrerà nella storia anche per questo aspetto. Sinceramente mi è dispiaciuto non arrivare fino a Madrid, dopo tante fatiche sarebbe stato un motivo di orgoglio e di coronare il tutto con quell’atmosfera che ti fa dire: «Ce l’ho fatta».

Vuelta Espana 2025, gruppo protesta Gernika Palestina (foto EFE)
Vuelta Espana 2025, gruppo protesta Gernika Palestina (foto EFE)
Com’è stato viverlo dall’interno del gruppo? Ne avete parlato?

Ogni mattina non si capiva come sarebbe andata avanti la corsa, fino all’ultima tappa ogni giorno era un punto di domanda. Protestare è un diritto, chi era a bordo strada ha fatto quello che era nelle sue facoltà. L’unica cosa che mi sento di dire è che non deve andarci di mezzo la sicurezza dei corridori, in gruppo c’era la sensazione di dover restare sempre all’erta.

Ora in che modo concludi la stagione, con quali ambizioni?

Sto bene, sarò al via del Giro dell’Emilia, della Coppa Bernocchi, Tre Valli e Gran Piemonte. Sono motivato per fare bene, voglio fare del mio meglio. So che il percorso della Bernocchi e della Tre Valli di solito si sposa bene con le mie caratteristiche, vedremo. Mi farò trovare pronto.

La Vuelta riposa, facciamo luce su Tiberi

01.09.2025
5 min
Salva

«Abbiamo la maglia rossa – dice Tiberi – stiamo facendo una bella Vuelta. Personalmente invece non sta andando come avrei sperato, ho avuto delle sensazioni ben diverse da quelle che mi aspettavo. Nei primi giorni ero abbastanza tranquillo, perché in avvio di una gara a tappe non mi sono mai sentito super. Ho bisogno sempre di qualche giorno per prendere il ritmo. Con il primo arrivo in salita serio, sono arrivato con i primi (ad Andorra è arrivato 15° nel gruppo di Vingegaard, Almeida e Ciccone, ndr). Ho risposto bene agli scatti e ho avuto la conferma di essere in crescita. Invece il giorno dopo, di punto in bianco, si è spenta la candela, mi sono trovato senza energie».

La Vuelta riposa a Pamplona, la città di Miguel Indurain. Nell’hotel della Bahrain Victorious alle 14,30 ha parlato il leader della corsa Traen Torstein, che con la sua storia di sopravvissuto al cancro è un eroe fra gli eroi. Nella sua stanza invece Tiberi sta cercando di capire il perché di un passaggio a vuoto inatteso. Al Giro era stata la caduta a farlo fuori dai giochi, che cosa è successo in Spagna?

A Limone Piemonte, per Tiberi passivo di 21 secondi. Ancora nessun allarme: in avvio ha sempre faticato
A Limone Piemonte, per Tiberi passivo di 21 secondi. Ancora nessun allarme: in avvio ha sempre faticato
Come stai?

Ho un po’ di stanchezza, sto sfruttando la giornata per cercare di recuperare. Dall’arrivo di Cerler è cambiata tutta la mia Vuelta, è cambiato l’approccio. Il giorno prima i dati erano giusti, buoni e tutto nella norma, anzi anche meglio. Invece dal giorno dopo i numeri fanno vedere che il corpo ha iniziato a subire troppo la fatica. Il recupero non era dei migliori. Anche il rapporto tra la potenza che riuscivo ad esprimere e l’affaticamento del corpo, con i dati e le sensazioni, non era normale. Non era come al solito e non lo è tutt’ora.

In che senso?

Anche oggi, nel fare una sgambata in bici, non mi sono sentito come al solito. Avevo le sensazioni di quando il fisico inizia a chiedere di calare un po’ il gas.

E’ settembre, la stagione è stata lunga. Al Polonia andavi forte: è possibile che tu sia arrivato alla Vuelta già stanco?

Secondo me, sì. A questo punto direi non solo secondo me, perché i dati e le sensazioni parlano chiaro. Al Polonia ci sono arrivato che stavo particolarmente bene. Subito dopo sono andato diretto in altura e appena arrivato a Sestriere, sono stato male per 2-3 giorni. Ho avuto un po’ di nausea, qualche linea di febbre e sensazioni di stanchezza. Ugualmente sono rimasto in altura e forse lo potevo evitare, perché in quota il recupero è meno agevole. Anche questo potrebbe essere un fattore che ha fatto la sua parte.

Come reagisci all’altura? Ti dà sempre dei buoni risultati?

E’ un discorso delicato, che dipende tanto da persona a persona. Addirittura c’è anche chi non ci crede. Io sento dei benefici, ma oltre all’essere a duemila metri, è il fatto che sei con la squadra, isolato da ogni distrazione. Fai i tuoi allenamenti, hai il massaggiatore, il fisioterapista, il nutrizionista. Un ambiente che ti permette di allenarti al 100 per cento. Puoi curare ogni minimo dettaglio, quindi a parer mio è più quello che fa la differenza, che l’altura in sé per sé. Poi è ovvio che ci sono dietro mille studi, per cui anche stare in quota fa bene, ma quantificarlo compete a chi certe cose le studia. Una cosa l’ho notata.

Quattro ritiri in altura nel 2025 di Tiberi e altri due al livello del mare. Qui è sul Pordoi con Damiano Caruso
Quattro ritiri in altura nel 2025 di Tiberi e altri due al livello del mare. Qui è sul Pordoi con Damiano Caruso
Che cosa?

Che magari farla troppo potrebbe dare qualche svantaggio. Se non la si mette nei momenti precisi della preparazione, può anche farti stancare troppo. Comunque a stare a certe quote, il fisico è già sotto stress di suo.

Questo vivere completamente dedicato all’allenamento può essere pesante?

Questo secondo me è uno dei punti chiave. Come quando si cerca di fare sempre il meglio, bisogna cercare anche di non estremizzare troppo. Da noi si dice che il troppo storpia, bisogna cercare il giusto compromesso.

Conoscendoti e viste le sensazioni che hai, che cosa succede nelle prossime due settimane? C’è modo di salvarsi?

L’approccio è cambiato. Non devo più pensare alla classifica generale e tutto quello che comporta. Non c’è più lo stress ogni giorno di recuperare il più possibile, stare attento a tutto in gara, non abbassare l’attenzione neanche per un secondo. Sotto questo aspetto posso avere più serenità. Magari mi può aiutare a recuperare qualche energia da qui all’ultima settimana, per la quale manca ancora un po’. L’obiettivo è tornare ad avere delle sensazioni e dei numeri buoni, in modo da potermi permettere di andare in fuga e fare un risultato di tappa.

Hai parlato di serenità: si rischia di perderla quando le cose vanno così?

Direi di no. Con la squadra mi sento molto sereno, perché sanno tutto, sanno quello che ho fatto, vedono i numeri e capiscono benissimo la situazione. Quindi sono i primi a non darmi assolutamente pressione. Mentre con le attese dall’esterno ci so convivere. So come funziona lo sport a questi livelli e so che ci sono sempre alti e bassi. Non siamo macchine, quindi ci sta che alla fine della stagione, dopo che si è partiti con dei ritiri già da dicembre, il fisico arrivi a un certo punto e chieda un attimo di recupero.

Dopo il passo falso di Cerler, l’obiettivo di Tiberi è stato correre per la squadra
Dopo il passo falso di Cerler, l’obiettivo di Tiberi è stato correre per la squadra
La domanda di prima nasceva da questo: sei ritiri in un anno, mediamente di due settimane, non sono facili da assorbire. Ed è lo schema che oggi seguono quasi tutti.

Diciamo che andare in ritiro inizia ad essere un po’ troppo di moda. Si parte da due settimane a dicembre per poi farne altre due a gennaio. Quest’anno ho fatto il primo ritiro sul Teide a marzo, se non ricordo male. Un altro ad aprile, quello prima del Giro. A luglio prima del Polonia e poi l’altro al Sestriere prima della Vuelta. Ero già stato via per il Polonia, una gara impegnativa in cui ho attinto parecchio alle mie energie fisiche e mentali. Forse in quel momento, sapendo che sarei stato fuori per altre tre settimane di gara, sarebbe stato più rilassante e migliore per il recupero andare per qualche giorno a casa.

Il tetris di Villa tra l’Africa e la Francia: nasce l’Italia

28.08.2025
6 min
Salva

Tornato con soddisfazione dai mondiali juniores su pista, in cui ha affiancato Salvoldi e Bragato, Marco Villa adesso fa rotta verso il doppio impegno dei mondiali e degli europei su strada. Il Rwanda e la Francia chiamano corridori resistenti e forti in salita. Ma mentre per la spedizione africana bisognerà che alla crono (ugualmente dura) pensi chi poi farà anche la strada, nella sfida europea la prova contro il tempo sarà per specialisti e sarà possibile prevedere un avvicendamento.

Tiberi ha esordito al mondiale pro’ lo scorso anno a Zurigo. Ora è alla Vuelta: secondo Villa dovrebbe pensare di più alle classiche
Tiberi ha esordito al mondiale pro’ lo scorso anno a Zurigo. Ora è alla Vuelta: secondo Villa dovrebbe pensare di più alle classiche
Si è molto ragionato, la conclusione è che il gruppo mondiale e quello europeo non saranno identici?

No, non saranno due gruppi uguali. Quando due mesi fa ebbi il primo contatto con Ciccone, mi disse che a lui il mondiale capitava bene, dopo la Vuelta, però poi aveva Emilia e Lombardia nel programma (i due sono insieme in apertura al Tour of the Alps, ndr). E l’Emilia si corre il giorno prima dell’europeo, quindi non si riesce.

Hai già in testa le due rose diverse?

Col mondiale mi ero mosso, con gli europei mi sono detto che avrei potuto aspettare anche la Vuelta. Inizialmente per il Rwanda sembrava che avremmo avuto cinque nomi ed era abbastanza facile individuarli. Dovevo tenere presente che due di loro dovevano essere cronoman e serviva anche il terzo per fare il Team Relay. Quindi solo due sarebbero stati stradisti puri, ma avrei avuto cronoman in grado di dare una mano su quel percorso. Adesso invece la prospettiva è di avere sette o anche otto nomi, quindi qualcuno che a malincuore avrei dirottato sull’europeo, ora potrei tirarlo dentro.

Quando ci sarà l’ufficialità?

Un meeting tra presidente, segretario generale, Amadio e il vicepresidente è stato fatto a Torino sabato mattina, prima della partenza della Vuelta. Qualcosa hanno già deciso e preventivato, però probabilmente si dovrà passare per il Consiglio federale. In attesa, a me è stato comunicato che c’è la volontà di aprire ad altri atleti.

Recuperare Caruso è l’auspicio di Villa: dipenderà dalla sua possibilità di tornare in condizione
Il Giro ha dato a Caruso il quinto posto e un grosso carico di soddisfazione personale
Per il tuo primo mondiale su strada l’idea è di avere un leader unico?

Con cinque corridori il discorso sarebbe stato diverso, ma l’idea rimane, perché Ciccone ha dimostrato che su certi percorsi sa vincere, sa provare a vincere. Non nascondo che farei fatica a definire Tiberi un gregario. Ad Antonio ho detto che mi piacerebbe portarlo come seconda punta. Però, secondo me, corre poco nelle prove di un giorno. Anche in funzione del fatto che i prossimi tre mondiali hanno tutti caratteristiche simili, mi piacerebbe formare un gruppo e Tiberi potrebbe essere la figura del campione che deve acquisire esperienza correndo i mondiali e altre corse di un giorno. Ad ora si concentra tanto sulle corse a tappe, ma con le sue caratteristiche potrebbe perfezionare un po’ l’attitudine alle prove singole.

Pensi di poter recuperare Caruso dopo la caduta per cui ha saltato la Vuelta?

Inutile nascondere che Caruso come regista ha trovato il pieno consenso anche da parte di Ciccone. Sono amici e si fida, in più Caruso in squadra è l’uomo spalla di Tiberi. Sarebbe l’uomo giusto per quel ruolo. Adesso vediamo quello che si può fare. Ci siamo sentiti e mi è sembrato di capire dall’entourage della squadra che ci sia margine per lavorare in questi giorni. Gli ho dato 7-8 giorni in cui capire se riesce ad allenarsi, se riesce a ritornare e fare qualche gara, nel calendario italiano, forse anche il Canada. Io mi fido perché ha grande personalità e ha dimostrato di sapersi allenare. Quando abbiamo parlato, mi disse che sarebbe venuto, ma dopo due mesi senza correre, era curioso di vedere come sarebbe rientrato a Burgos. E’ andato e ha vinto.

Quanto è brutta la frattura della mano?

Il giorno dopo è andato in bici, riusciva a tenere il manubrio in una certa posizione, ma non a fare tutto quello che può capitare in gruppo durante una gara. E così ha rinunciato. Per questo penso che possa allenarsi e magari in 10-12 giorni possa tornare a correre. L’ho trovato molto determinato, entusiasta del ruolo che gli ho dato e di questa possibilità di maglia azzurra. Per questo ci spero anche io fino alla fine.

Pellizzari, al pari di Tiberi, ha bisogno di esperienza nelle corse di un giorno: Villa lo vorrebbe a Kigali
Pellizzari, al pari di Tiberi, ha bisogno di esperienza nelle corse di un giorno: Villa lo vorrebbe a Kigali
I tre cronoman che farebbero anche la strada sono Cattaneo e Sobrero, con l’aggiunta di Tiberi?

Esatto. I primi con cui ho parlato sono questi. Sobrero inizialmente avrebbe dovuto fare il Tour, ma è andato al Polonia ed è andato forte e adesso sta facendo bene alla Vuelta. Lui e Cattaneo possono dare una mano anche su strada, perché vanno forte in salita. Tiberi l’anno scorso non sembrava tanto dell’idea di fare il Team Relay, vediamo se cambia opinione. Al momento è tutto concentrato sulla Vuelta e non voglio stressarlo più di tanto. Abbiamo la coincidenza che la cronometro è per scalatori, perché se fosse stata veloce e avessi portato un Ganna, su strada avrebbe potuto aiutare poco. Invece agli europei la crono è per specialisti e la strada per scalatori, ma siamo vicini e si possono fare due gruppi che si interscambiano, così costi e stanze in hotel restano invariati.

Se avessi qualche posto in più per il Rwanda, Pellizzari sarebbe un nome da aggiungere?

Pellizzari era già una richiesta di sacrificio che avevo chiesto alla Federazione e ad Amadio che l’avrebbe portata avanti, per un discorso parallelo a quello di Tiberi. Abbiamo tre mondiali duri e Pellizzari è un altro che in questi tre anni può crescere, ci può far comodo e può diventare un leader. Mi piacerebbe già a questo mondiale. Abbiamo parlato, era un po’ titubante.

Come mai?

Abbiamo parlato dei vaccini e del livello degli ospedali, gli ho detto che l’UCI ha dato delle garanzie precise. Era il periodo dell’incidente di Baroncini, comprensibile che esitasse. Infatti poi si è tranquillizzato e mi ha dato l’okay per esserci. Adesso aspettiamo di avere i numeri definitivi, ma almeno per il sesto già ci sto lavorando.

Cattaneo, terzo agli europei crono 2024, è uno dei candidati di Villa a strada e prova contro il tempo ai mondiali
Mattia Cattaneo, terzo agli europei crono 2024, è uno dei candidati a strada e prova contro il tempo ai mondiali
Se il blocco del mondiale non si può replicare agli europei, qual è l’orientamento?

Mi piacerebbe fare un blocco XDS-Astana. Ulissi, Scaroni, Lorenzo Fortunato, Velasco, Conci sono tutti atleti che sto tenendo d’occhio. Stiamo valutando anche con Ganna, anche perché Cattaneo e Sobrero rientrano martedì dal Rwanda e la crono c’è di mercoledì e il team relay il giovedì. Affini mi ha chiesto di non considerarlo perché gli nasce la bimba, così per la crono ho allertato Lorenzo Milesi. Tornando alla strada, mi piace come si sta muovendo Frigo, da capire se per mondiale o europei, come pure Aleotti. Quello che cambia, se andiamo al mondiale in più di sei, è che qualcuno della strada potrebbe correre anche l’europeo. Ci sono 4 giorni dal rientro e magari c’è lo spazio per recuperare.

Hai una scadenza per dare i nomi?

Non c’è un termine come per le Olimpiadi, ma certo servono i nomi per i biglietti aerei. Per cui aspettiamo le conferme sul numero effettivo e poi tirerò fuori la squadra.

Facce, quote e nomi della Vuelta: Ciccone tira il gruppo azzurro

15.08.2025
6 min
Salva

Dopo la partenza del Giro d’Italia e un pezzetto della Grande Depart del Tour 2024, Torino darà il via anche alla Vuelta. Dal 23 agosto, la corsa spagnola partirà dal capoluogo piemontese e sarà il consueto esame di fine anno per chi ha risultati da confermare e chi deve invece recuperare una stagione balbettante. La statistica racconta che il primo vincitore italiano della Vuelta, Angelo Conterno nel 1956, era proprio di Torino. Se ne andò nel 2007 a 82 anni, dopo aver vinto un Giro del Piemonte e tre tappe al Giro d’Italia.

Sono appena sei i vincitori italiani della Vuelta Espana. Ci fu Conterno nel 1956, poi Gimondi nel 1968, Battaglin nel 1981, Giovanetti nel 1990, Nibali nel 2010 e Aru nel 2015. Sono sei: uno in meno dei vincitori italiani del Tour che sono sette. Significa che non c’è niente di facile a vincere la Vuelta, ma questo crediamo lo abbiate capito da un pezzo.

Angelo Conterno, vincitore della Vuelta 1956: foto tratta dalla mostra allestita dalla Città Metropolitana di Torino
Angelo Conterno, vincitore della Vuelta 1956: foto tratta dalla mostra allestita dalla Città Metropolitana di Torino

L’assenza di Pogacar, nell’aria dopo le tante energie spese al Tour de France, sarà compensata da alcuni nomi di primissima grandezza, dando vita si spera a uno spettacolo come quello che ha reso davvero indimenticabile il Giro d’Italia di Yates. Il percorso si snoderà nella parte superiore di Spagna, con l’arrivo di Madrid che ne costituisce anche il punto più a sud. Quattro le tappe pianeggianti (una con arrivo in altitudine). Sei di media montagna, cinque di alta montagna, con tre arrivi in alta quota. Una cronometro e due giorni di riposo.

Vingegaard e il mondiale

Il favorito numero uno è Jonas Vingegaard, per nome e palmares. Il danese, che al Tour le ha provate tutte per staccare Pogacar, lo aveva detto già alla fine della sfida francese: «Prima mi prenderò una settimana di riposo e poi comincerò ad allenarmi di nuovo. E’ andata bene nel 2023, spero che funzioni ugualmente». La sua preparazione si è svolta ad Annecy, dove vive con la famiglia. Non ha svolto lavori di preparazione in altura, avendone accumulata parecchia per il Tour. A quanto risulta, nelle due settimane e mezza di allenamento, il suo unico obiettivo è stato recuperare freschezza. Come è chiaro, per averlo dichiarato da tempo, che il suo grande appuntamento di fine stagione sia il mondiale di Kigali.

«E’ stato il piano fin dall’inizio – ha spiegato il tecnico danese Michael Morkov – quando ho parlato con Jonas durante l’inverno e mi ha detto chiaramente di essere motivato per i campionati del mondo. E’ ad un punto della carriera in cui punta ai grandi appuntamenti».

Proprio per questo, in Danimarca si respira un po’ di apprensione perché Jonas non avrà abbastanza tempo per preparare i mondiali, che si correranno appena due settimane dopo la fine della Vuelta.

Vingegaard sarà il favorito numero uno della Vuelta con il supporto di Matteo Jorgenson
Vingegaard sarà il favorito numero uno della Vuelta con il supporto di Matteo Jorgenson

Ciccone alla prova

Dato il meritato spazio al più blasonato dei concorrenti, torniamo volentieri in Italia per Giulio Ciccone, che al rientro dalla preparazione in altura ha vinto a San Sebastian e alla Vuelta Burgos (foto di apertura). Il suo obiettivo 2025 sarebbe stato il Giro d’Italia, ma la caduta di Gorizia ha vanificato i suoi piani e quelli di altri corridori del gruppo. L’abruzzese ha detto chiaramente che vivrà la Vuelta giorno per giorno, ma sappiamo che per il Giro aveva lavorato tanto e bene in ottica classifica.

A chi gli contesta si aver sempre sofferto di un giorno di blackout nell’arco della tre settimane, lui per primo e la sua squadra rispondono che l’atleta è molto maturato. Vivrà alla giornata, ma non avendo mai chiuso un Grande Giro nei primi 10, è legittimo pensare che voglia mettersi alla prova.

«Mi piace confrontarmi con corridori forti – ha detto dopo aver battuto Del Toro a Lagunas de Neila, tappa più dura della Vuelta Burgos – preferisco gare così. Questa volta sapevo di avere il vantaggio di non essere in classifica e che lui avrebbe spinto a tutta. Ho approfittato della situazione e poi ho preferito non aspettare la volata. In questa corsa ci sono state diverse belle tappe, che sono state anche un’ottima preparazione per la Vuelta. Ci vado molto motivato, con l’intenzione di far bene».

Almeida e Ayuso sul Galibier al Tour 2024: i due non hanno avuto molte occasioni di correre insieme
Almeida e Ayuso sul Galibier al Tour 2024: i due non hanno avuto molte occasioni di correre insieme

Fra Almeida e Ayuso

La voglia di riscatto si respira anche in casa UAE Team Emirates. Il forfait di Pogacar è stato favorevole al ripescaggio di Ayuso: dopo il ritiro del Giro, altrimenti, lo spagnolo non avrebbe avuto un programma degno di interesse. Purtroppo per lui o per sua fortuna, dovrà fare i conti con l’identica sete di rivincita di Joao Almeida. Dopo la vittoria al Giro di Svizzera, il portoghese si è ritirato dal Tour con svariate abrasioni e una costola fratturata ed ha trascorso la convalescenza a casa. I due leader non sono mai stati grandi amici, si vedrà in che modo riusciranno a convivere.

«E’ una sensazione speciale iniziare la Vuelta da leader della squadra – ha detto Almeida – soprattutto con la forma che ho mostrato in questa stagione. Il recupero dall’incidente del Tour è stato fluido e le mie sensazioni in allenamento sono migliorate. Spero di continuare a progredire e di essere vicino al mio miglior livello all’inizio di questa Vuelta. Abbiamo un gruppo forte intorno a noi e credo che possiamo lottare per qualcosa di grande».

Dopo il passo a vuoto del Giro, Tiberi ha conquistato il secondo posto al Polonia
Dopo il passo a vuoto del Giro, Tiberi ha conquistato il secondo posto al Polonia

Tiberi per la generale

In casa Italia annotiamo anche altri nomi di sicuro interesse. Quello di Filippo Ganna, ritirato dal Tour, che avrà una cronometro in cui farsi valere. Lorenzo Fortunato, re degli scalatori al Giro d’Italia. In casa Red Bull-Bora, i nomi di Giovanni Aleotti, Matteo Sobrero e Pellizzari: pare che il marchigiano vada forte come e più che al Giro d’Italia. E’ la prima volta che Giulio affronta il secondo Grande Giro nella stessa stagione, ma non è da escludere che possa trovare il suo spazio accanto a due leader come Hindley e Vlasov.

Chi invece partirà con i gradi cuciti sulle spalle è Antonio Tiberi, affiancato da Damiano Caruso e Andrea Pasqualon. Uscito male dal Giro d’Italia, il laziale della Bahrain Victorious ha lavorato sodo in altura sul Passo Pordoi e al rientro ha centrato il secondo posto finale al Tour de Pologne.

«Dopo il Polonia – ha detto – una settimana di altura a Sestriere mi permetterà di arrivare direttamente a Torino per la Vuelta. Cercherò di rifarmi della sfortuna patita al Giro, sperando che possa andare meglio. La voglia è di fare bene, cercando di curare la generale».

Il Pologne è di McNulty. Gianetti: «Una vittoria per Baroncini»

10.08.2025
6 min
Salva

WIELICZKA (Polonia) – Le miniere di sale che fanno da cornice alla crono conclusiva del Tour de Pologne cristallizzano la vittoria di McNulty nella generale, il solito dominio UAE ed una bella giornata per gli italiani che salgono sul podio di tappa e finale.

Il baffuto statunitense rovina una possibile tripletta tricolore sul traguardo di Wieliczka. Prima del suo arrivo, davanti a tutti a comandare i 12,5 chilometri della prova contro il tempo ci sono nell’ordine Milesi, Sobrero e Tiberi. Ci vuole quindi una grande prestazione di McNulty per batterli e per sfilare contemporaneamente la maglia gialla a Langellotti.

Langellotti nella crono conclusiva non riesce a salvare la maglia gialla: 21° al traguardo, 5° nella generale
Langellotti nella crono conclusiva non riesce a salvare la maglia gialla: 21° al traguardo, 5° nella generale

Il pensiero a “Baro”

Il successo di McNulty – il numero 72 stagionale per la UAE Emirates-XRG – ha un sapore decisamente speciale ed un destinatario ben preciso: Filippo Baroncini. Proprio negli istanti in cui si stava chiudendo la lunga cerimonia protocollare delle premiazioni della gara, partiva il volo per l’Italia con a bordo il ragazzo di Massa Lombarda. Per l’occasione era arrivato in Polonia anche Mauro Gianetti, general manager della squadra.

«Questa vittoria – ci dice in mixed zone – la dedichiamo col cuore a Filippo. Per tutta la settimana tutti i nostri corridori non facevano altro che chiedere informazioni su di lui. I ragazzi qua in Polonia li ho visti molto pensierosi. La nostra squadra vive di grandi emozioni e in questi giorni c’era un tono più basso del solito per un sentimento triste. Tutti ci tenevano a conquistare la corsa per lui.

«I compagni che lo hanno visto subito per terra dopo l’incidente – continua Gianetti – ci sono rimasti molto male naturalmente. Per chi invece non c’era e sapeva che era in ospedale intubato non era una bella cosa. Non abbiamo grande voglia di esultare, però credo che il vero successo straordinario sia il trasporto di Filippo in Italia in queste ore a Milano dove verrà preso in consegna dall’ospedale Niguarda per l’operazione e per tutte le cure del caso».

Gianetti è arrivato al Polonia per vedere Baroncini prima del volo per l’Italia per l’operazione
Gianetti è arrivato al Polonia per vedere Baroncini prima del volo per l’Italia per l’operazione

Passione per la vita

L’incidente occorso a Baroncini ha scosso tutti e tutti si sono fatti sentire per fare sentire la propria vicinanza ad un ragazzo tanto talentuoso quanto sfortunato.

«Filippo sta bene – riprende Gianetti – ha tutti i parametri vitali a posto. Sarà una questione di tempo, di pazienza e di passione per la vita. Tornerà più forte di prima. Sono venuto perché lo volevo vedere, stare vicino a lui e alla famiglia. E’ stata un’impressione impattante.

«Quando entri in quei reparti di cure intensive – prosegue – e vedi uno dei tuoi ragazzi in quelle condizioni è una brutta sensazione. Devo dire che il reparto dell’ospedale di Walbrzych è stato veramente eccezionale. Hanno preso veramente a cuore la situazione di Filippo e lo hanno seguito ogni secondo. Hanno fatto bellissime cose, stabilizzandolo. Grazie a questi interventi lui sta bene e può essere fiducioso».

McNulty per Gianetti può diventare in futuro un capitano nelle grandi corse a tappe
McNulty per Gianetti può diventare in futuro un capitano nelle grandi corse a tappe

UAE pronta per la Vuelta

All’orizzonte per la UAE c’è la campagna spagnola che partirà dal Piemonte. Come sempre il team di Gianetti andrà per vincere e arrotondare il proprio bottino.

«La Vuelta – spiega il general manager – è una delle gare più importanti per noi di tutto l’anno. Almeida si è dovuto ritirare dal Tour per una caduta e sta preparando a puntino la corsa spagnola. Vuol provare ad essere protagonista e dovrà combattere con corridori di altissimo livello a partire da Vingegaard. Avremo il rientro in una grande corsa a tappe di Ayuso, che purtroppo ha dovuto abbandonare il Giro prematuramente. Si sta preparando molto bene anche lui e può essere una valida alternativa per la generale.

«Rispetto al 2024 di questo periodo – Gianetti risponde ad un dato statistico – siamo in vantaggio di una decina scarsa di vittorie in più. Sarebbe bello raggiungere il record delle 85 (che appartiene alla HTC High Road nel 2009, ndr), ma credo che le 100 siano un po’ esagerate (sorride, ndr). Cerchiamo di prendere giorno per giorno e non guardare troppo lontano».

Il podio della crono della settima e ultima tappa del Pologne: McNulty fra Milesi e Sobrero
Il podio della crono della settima e ultima tappa del Pologne: McNulty fra Milesi e Sobrero

A proposito di McNulty

Brandon McNulty è il primo americano, nonché extra europeo ad entrare nell’albo d’oro del Tour de Pologne. Con la crono e la generale ha conquistato i primi due successi stagionali che diventano venti da quando è pro’. Gianetti ci saluta spendendo grandi parole su di lui.

«E’ un ragazzo – conclude – che ha fatto una grande crescita e sempre dietro le quinte. Quest’anno ha fatto un Giro d’Italia straordinario a disposizione di Ayuso prima e Del Toro poi finendo nella top 10. Non si tira mai indietro, sa sacrificarsi. Qui ha avuto occasione per fare classifica e non ha sbagliato. Ieri gli è sfuggita la vittoria a Bukowina perché è stato bravissimo Langellotti. Oggi ha fatto una grande crono vincendo anche la generale. Brandon ha ancora del margine, può ancora migliorare. Con questo successo in una gara così importante come il Pologne, sono sicuro che prenderà una grossa iniezione di fiducia per il suo futuro e lo vedremo protagonista in un grande giro».

Italiani in alto

Li abbiamo seguiti tutta la settimana e alla fine gli italiani hanno saputo essere protagonisti. Dopo il traguardo mentre Milesi era sulla hot seat, abbiamo seguito le fasi conclusive della crono con Sobrero e Tiberi sia per i piazzamenti parziali che generali. Sul podio di giornata ci vanno Milesi e Sobrero (rispettivamente a 12” e 15” da McNulty) e su quello finale salgono Tiberi e Sobrero (rispettivamente a 29” e 37” dallo statunitense).

«Sono abbonato al secondo posto – scherza Milesi in mixed zone – anche se credo che sia la prima volta che batto Sobrero a crono e quindi va bene così. Battute a parte, sono felice delle prestazioni che ho avuto in questi giorni. Negli ultimi due giorni purtroppo non mi sono sentito tanto bene, ma credo che anche senza problemi McNulty avrebbe vinto lo stesso. Da domani saprò il resto del calendario della stagione».

«Oggi – racconta soddisfatto Sobrerocon questo doppio podio chiudo un cerchio col Tour de Pologne del 2022 come vi dicevo ieri. Al di là del risultato, ho il morale alto per partire “da casa” dalla Vuelta.

«Sono partito a tutta – confida Tiberi con un sorriso – per arrivare a tutta. Non mi sono risparmiato in questa gara, però sono stato attento a non “limare” troppo per non rischiare di cadere o compromettere l’avvicinamento alla Vuelta. Sarebbe stato bello avere tre italiani nei primi tre di tappa, però dobbiamo essere contenti tutti per esserci saliti in due sui due podi».