Giovani delle continental al Giro di Sicilia: e la preparazione?

11.04.2022
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Tra meno di 24 ore scatterà il Giro di Sicilia. Al via un parterre più che di qualità. Certo, non è lo stesso di un’Amstel o di un Giro d’Italia, ma di certo i campioni non mancano. Campioni, ma anche ragazzi, quelli delle continental.

Ebbene, viene da chiedersi come i ragazzi di queste squadre infarcite di giovani e con meno mezzi possano contrastare lo strapotere delle WorldTour.

Quattro tappe

Arrivare al meglio della condizione è quantomai vitale per questi ragazzi, per tenere le ruote del gruppo. Per resistere alla accelerazioni dei corridori più forti, per resistere bene alla distanza… Le quattro frazioni, la prima a parte, sono alquanto impegnative. In tutto 662 chilometri e 9.840 metri di dislivello.

Un impegno importante dunque per chi corre in una continental e magari ha appena compiuto 20 anni. Per questo motivo abbiamo interpellato tre preparatori (e diesse), di tre continental impegnate in Sicilia. Scopriamo come si sono preparati e come affronteranno questa corsa.

Alessio Mattiussi, giovane coach del Cycling Team Friuli (foto Instagram)
Alessio Mattiussi, giovane coach del Cycling Team Friuli (foto Instagram)

Mattiussi e il recupero

Alessio Mattiussi è uno dei preparatori del Cycling Team Friuli (in apertura foto PhotoRs). Più che preparazione, la parola chiave per lui è recupero.

«I nostri ragazzi – dice Mattiussi – vengono da ottimi training camp, soprattutto quello svolto in Spagna con il quale abbiamo gettato le basi dell’intera stagione. Hanno corso molto, spesso sia il sabato che la domenica, e più che di una preparazione ad hoc per il Giro di Sicilia dico che è importante programmare bene il recupero.

«In più si tratta di “solo” quattro tappe, come due giorni in più di quel che siamo soliti fare nel weekend. Semmai abbiamo allungato un po’ la distanza in qualche allenamento».

«Per noi si tratta di una vetrina importante ed è appunto importante arrivarci bene fisicamente e anche mentalmente. E se un atleta è stanco anche mentalmente è meno disposto a certi sforzi. E noi non vogliamo fare una corsa passiva».

Gianni Faresin, diesse e preparatore della Zalf (foto Instagram)
Gianni Faresin, diesse e preparatore della Zalf (foto Instagram)

Faresin e il dislivello

Dal Friuli passiamo al Veneto e andiamo in casa Zalf Euromobil Fior. Gianni Faresin oltre che diesse è anche un preparatore di lungo corso.

«Per noi – spiega Faresin mentre attende i ragazzi all’aeroporto in Sicilia – è già una grande soddisfazione essere presenti in questa importante corsa. Lo scorso anno ci siamo fatti vedere e quest’anno l’obiettivo è ancora quello. E per farlo non abbiamo modificato troppo la nostra preparazione».

«Non l’abbiamo modificata perché di base è buona e abbiamo già fatto corse dal chilometraggio importante come la Per Sempre Alfredo e l’Alpe Adria. In più si tratta di quattro tappe. Fossero state otto il discorso sarebbe cambiato parecchio.

«E’ vero quando le WorldTour aprono il gas la differenza si sente, ma in ogni caso abbiamo fatto corse di buon livello, come il Piva o San Vendemiano che danno qualità. L’unica cosa che semmai abbiamo implementato è stato il dislivello. In allenamento abbiamo allungato la durata delle salite proprio in ottica delle tappe siciliane, specie l’ultima (sull’Etna, ndr)».

Marco Milesi segue i ragazzi della Biesse Carrera
Marco Milesi segue i ragazzi della Biesse Carrera

La teoria di Milesi

Chi esce un po’ dal coro è Marco Milesi, preparatore e diesse della Biesse Carrera. Il tecnico bresciano fa una sorta di ragionamento al contrario.

«Per noi – dice Milesi – queste gare, così come la Coppi e Bartali sono importanti per fare la gamba e trovare la condizione per quelli che sono invece i nostri veri obiettivi, quelli alla nostra portata. Dobbiamo trovare condizione e ritmo. E infatti dopo le prime gare con i pro’ siamo andati molto bene. Noi dobbiamo pensare al Belvedere, al Liberazione…

«Poi è chiaro che ci tengono i ragazzi a fare bene, ci tengono gli sponsor».

«E per tirare fuori il meglio dai ragazzi in queste corse devo fare in modo di tirargli il collo il meno possibile, altrimenti se fanno troppi fuorigiri ne escono peggio di come ci sono arrivati. Per questo motivo, magari nei finali gli dico di mollare un po’. Ma non è facile convincerli!

«Questo discorso vale ovviamente per i più giovani. Garosio e Belleri invece, che sono più grandi ed esperti, devono tenere duro e cercare di fare risultato»

Coach Mattiussi su Olivo: il motore e il perché della rinuncia al cx

18.01.2022
5 min
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Bryan Olivo resta l’argomento del momento a quanto pare. Il talento friulano è stato più volte chiamato in causa, soprattutto per il fatto che quest’anno non ha corso nel cross dove sembrava essere un predestinato dopo la conquista del tricolore juniores della passata stagione. Bryan è passato al CTF e tra i suoi preparatori c’è anche Alessio Mattiussi (i due sono insieme nella foto di apertura).

Alessio segue Bryan già da un po’, in quanto lo stesso team di Roberto Bressan aveva posto l’attenzione sul ragazzo, lui pertanto potrà darci delle indicazioni concrete da un punto di vista tecnico. Che motore ha? È tagliato per la strada? Oppure può fare molto bene anche su pista e nel cross?

Si dice che sia fortissimo per la strada, forte per la pista e per assurdo meno portato per il ciclocross. Proprio da questi “dubbi” partiamo con Mattiussi.

Bryan Olivo, campionati europei juniores, 2020
Bryan Olivo, classe 2003, nei campionati europei juniores 2020
Bryan Olivo, campionati europei juniores, 2020
Bryan Olivo, classe 2003, nei campionati europei juniores 2020
Alessio, abbiamo visto Olivo impegnato in questi anni su più fronti. Qual è secondo te quello dove potrà fare meglio?

Bryan per tanti anni ha corso nel cross e nella strada, dall’anno scorso ha provato anche la pista. La sua vecchia squadra, l’UC Pordenone, giustamente gli ha fatto provare più discipline e forse lui è uno degli atleti più multidisciplinari che abbiamo. Su strada si è mostrato molto generoso, ha corso spesso all’attacco. Ma io sono convinto che con le sue qualità di endurance tra i dilettanti possa fare ancora meglio, perché negli juniores le gare sono più brevi, il modo di correre è più “intermittente”. Anche se quell’argento ai mondiali su pista conta abbastanza.

Come mai non è stato fatto gareggiare nel cross?

Non volevamo appesantirlo troppo. Ricordiamoci che lui adesso è un primo anno. I ragazzi hanno anche la scuola e mettere troppa carne al fuoco può essere controproducente. Noi vogliamo dargli tempo. Non è detto poi che il prossimo anno qualche gara di cross non possa farla, chiaramente programmandola a dovere.

Che caratteristiche ha il motore di Olivo?

È un corridore molto endurance, ripeto, ma analizzando i suoi dati nell’inseguimento, quindi in quei 4′ circa, si è visto che può andare molto forte anche sotto questo punto di vista, anche pensando alla sparata. Di sicuro non è un ragazzo superveloce e neanche uno scalatore. Però in salita si difende bene. Io lo definirei un passista-scalatore.

Quanto è alto e quanto pesa?

È alto 1,80 metri per 66,5 chili.

Bryan Olivo impegnato in pista con ancora la maglia dell’UC Pordenone (foto Instagram – AT Photographyy)
Bryan Olivo impegnato in pista con ancora la maglia dell’UC Pordenone (foto Instagram – AT Photographyy)
In pratica l’identikit perfetto che cerca Pontoni!

In effetti fisicamente è cresciuto molto quest’anno. Negli ultimi tre anni ha avuto un grande sviluppo, ma sono certo che trarrà grandi benefici da questo inverno. Non ha fatto il cross, è vero, ma ha lavorato molto sulla base aerobica e anche in palestra.

Prima, Alessio, hai parlato di endurance, ma come fai a capire che sono queste le sue qualità migliori?

Come preparatore il potenziometro è la nostra fonte di dati principale. Dati che assumiamo in modo costante, anche in gara, cosa che fino a qualche anno fa non era possibile. E altri strumenti ci consentono di incamerarne altri, penso per esempio alla pressione o alle pulsazioni prese al mattino. Più dati abbiamo e meglio è per il futuro. Oggi moltissimi juniores utilizzano il potenziometro, a volte anche troppo, però questo permette di verificare la crescita dell’atleta e i suoi miglioramenti. Come lo vediamo: analizzando la sua curva di potenza. Da questa emergono pregi e difetti.

E come si comporta in questo caso la curva di Olivo?

Capiamo che sia portato per l’endurance perché dopo un certo periodo di sforzo la sua curva non va mai in picchiata. Se a questo aggiungiamo che sui 10 secondi non ha valori altissimi, possiamo dedurre che sia più portato per gli sforzi prolungati.

Quindi ha ragione Bressan: in teoria nel cross non servono queste attitudini di endurance, o quantomeno non sono quelle che ti fanno emergere a livelli mondiali… Ma torniamo a noi, Alessio: tu che Olivo lo conosci già da un po’ cosa gli piace di più?

Devo dire che la prestazione in pista lo ha colpito parecchio. Bryan è cresciuto nel cross e di certo questo gli è rimasto nel cuore, però si è fidato del nostro giudizio e non ha avuto ripensamenti. Con il campionato italiano a Variano in casa, magari un pensiero ce lo ha fatto, ma è anche consapevole che adesso sta entrando nel mondo vero del ciclismo. Noi del Team Friuli, come sapete, facciamo spesso delle competizioni all’estero ed è quello il mondo che dovrà affrontare.

Lo scorso anno il corridore di Fiume Veneto ha vinto il tricolore juniores nel cross (foto Roberto Ferrante)
Lo scorso anno il corridore di Fiume Veneto ha vinto il tricolore juniores nel cross (foto Roberto Ferrante)
Che Olivo vedremo in questo 2022?

Adesso Bryan è in Spagna con il team, l’idea è quella di partire bene, di farsi vedere subito. Come ho già detto, non dobbiamo dimenticare che si tratta di un ragazzo di primo anno, che deve ancora completare la sua crescita e che ha anche la scuola, cosa che per noi è importante. Lo vedremo all’attacco. E dopo la scuola lo vedremo ancora di più. Al CTF abbiamo l’idea di fargli fare qualche corsa a tappe… una volta finita la scuola.

Bryan è cresciuto, questo vi ha fatto rivedere anche la sua posizione in bici? E lo avete ottimizzato per la strada in qualche modo?

Sì, da quando lo abbiamo preso sotto la nostra ala, in parallelo alla preparazione, c’è stata la sua messa in bici. Certamente qualche accortezza nel passaggio dal cross alla strada c’è stata, penso alla posizione un po’ più aerodinamica. Però il lavoro con lui è stato costante: tre volte l’anno lo vedevamo e tre volte l’anno adeguavamo le misure alla sua crescita.

Olivo forte su strada e su pista: vedi delle analogie con Jonathan Milan?

Jonathan è Jonathan! Lui è diventato campione olimpico ed è ancora giovanissimo. Va detto che anche Jonathan è emerso alla fine del primo anno da dilettante ed è esploso durante il secondo. Da juniores ha vinto “poco”…  e chi lo sa!

Cross, strada e pista: caro Bryan come fai?

16.01.2021
5 min
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E poi, dopo mezz’ora a parlare di Bryan Olivo con Alessio Mattiussi del CTF Lab, ti viene voglia di avere ancora 18 anni. Il campione italiano juniores di ciclocross, come ci aveva raccontato a Lecce, fa cross, strada e pista ed è il manifesto di come l’insieme delle discipline concorra a formare l’atleta a 360 gradi, dandogli le capacità tecniche, tattiche e atletiche con cui da grande potrà rincorrere i suoi traguardi.

Il Centro friulano con sede a Pradamano lo segue da due anni e nell’impostarne la preparazione, registra le sue risposte alle varie sollecitazioni, per capire quanto e come gestire la triplice attività.

Alessio Mattiussi
Alessio Mattiussi, parte dello staff del CTF Lab (Foto GF)
Alessio Mattiussi
Alessio Mattiussi, staff del CTF Lab (Foto GF)

«Fino ad ora è stato tutto possibile – spiega Mattiussi – grazie al calendario juniores, che è meno fitto di quello under 23 e soprattutto inizia più avanti nella stagione. Quando Bryan salirà di categoria, ci sarà da studiare. Quest’anno, con i mondiali di ciclocross juniores saltati, la sua stagione potrebbe concludersi prima. Correrà domani a Variano di Basiliano e poi, se la fanno, il 24 gennaio a Bassano. Poi basta».

Cominciamo dalla prima curiosità: dove lo trova il tempo per recuperare?

Non ne ha molto e per questo l’inizio dell’attività su strada a marzo ci permette di organizzarci meglio. Finito il cross, farà dieci giorni fermo. Anche se vincendo a Lecce ha preso un sacco di morale, il 2020 e poi il Covid e l’attività nel cross sono state un impegno esigente e voglio che recuperi innanzitutto a livello mentale. Poi si partirà pensando alla strada.

In che modo?

Le prime tre settimane le dedicheremo a fare il volume che gli manca nel cross. A marzo lavoreremo sull’intensità, per arrivare ad aprile pronti per correre. La base fatta ad agosto e settembre su strada gli è stata utile per iniziare a fare i lavori specifici del cross, ma adesso va ricreata.

Quindi di fatto non si potrà sfruttare la condizione del cross per la strada?

Bisognerà vedere i calendari, ma di certo calerà. Però, grazie all’abitudine di fare quei 40 minuti a tutta, confido che avrà tempi più brevi nel ritrovare la condizione.

Già al primo anno da esordiente, Olivo si divideva fra strada e cross
Al primo anno da esordiente, fra strada e cross
Guardando le foto dello scorso anno e avendolo visto a Lecce, si fa fatica a capire che corridore potrà diventare…

Fisicamente è cambiato tanto, vogliamo capire come si sta trasformando. Di sicuro non è un corridore per le salite lunghe, ma per quelle medie e per gli strappi, con la sua esplosività, lui c’è. Non è velocista, ma neanche è fermo.

La preparazione della pista si innesta su quella della strada?

Bryan era già stato in pista a livello regionale, ma dallo scorso anno ha un buon rapporto con Villa, perciò durante la stagione va anche a Montichiari. L’anno scorso il fine estate è stato impegnativo, da non trovare il tempo in cui recuperare.

Come va sul piano delle motivazioni?

E’ super entusiasta. Aver scoperto la pista, stare in mezzo ai ragazzi della nazionale, gli ha dato una super motivazione. Anche perché oltre all’ambiente, si è reso conto di quanto cresca la condizione. Di fatto, la triplice attività farà di lui un corridore completo su tutti i fronti. L’occhio e la tattica della pista e la tecnica di guida del cross compongono un bel curriculum.

Si nota la differenza nella guida?

E’ molto sveglio anche su strada e questo lo ha aiutato anche a muoversi bene in pista.

A un certo punto Bryan dovrà fare una selezione?

Bella domanda. Bisognerà capire quanto saprà essere performante ad esempio nel cross, se potrà inserirsi fra i migliori al mondo. I mondiali ci avrebbero aiutato a collocarlo. Fare tre specialità è stressante, prima o poi di deve scegliere. Se fai la stagione del cross, salti la preparazione in palestra, che è decisiva per strada e pista e non la recuperi. Il tempo è poco e la parte più complicata è fargli capire quando recuperare, perché se fosse per lui sarebbe sempre in bici e questo gli si ritorcerebbe contro.

Bryan Olivo, Ctf Lab
Nella sede del CTF Lab per mettere a punto la posizione in sella
Bryan Olivo
Nella sede del CTF Lab per mettere a punto la posizione
Le tre discipline sono una sua idea oppure è stato guidato?

Olivo rientra nella filiera che abbiamo creato con il Pordenone, quindi è nel nostro giro. Sono due anni che lo seguiamo, da quando era con il Gruppo Ciclistico Bannia, che ha dai giovanissimi agli allievi. Sono stati molto bravi a fargli provare tutto. Stiamo curando anche altri loro ragazzi saliti negli juniores e si vede che hanno una marcia in più, perché non sono sfruttati e sono completi nella loro formazione. Con loro facciamo il posizionamento e poi adesso, causa Covid, ci vediamo in videochat.

Tre discipline, tre bici diverse: come si fa?

Si tende a tenere lo stesso atteggiamento per bacino e ginocchia, la parte relativa alla gamba. Cambia invece la guida. Per cui se in strada e pista può stare più basso, nel cross serve più guidabilità. A tutto ciò si aggiunga il lavoro a secco, che si fa ogni giorno, per coltivare l’elasticità.

Che rapporto c’è tra il CTF Lab e il gruppo di Daniele Pontoni?

Con il Dp66-Giant collaboriamo da quest’anno, visto che seguivo Bryan. Daniele ci ha chiamato a ottobre per affidarci anche qualche altro atleta ed è un valore aggiunto importante. Perché noi sappiamo di biomeccanica e preparazione, ma lui ha una competenza tecnica notevole, che ci permette di completare la formazione.