Almè, Bergamo. Mettiamo in sella Alessio Martinelli

22.11.2021
5 min
Salva

Alessio Martinelli osserva la bicicletta come un cavaliere fa con il suo destriero, quasi le bisbiglia qualcosa che solo loro possono capire. L’ha affidata a Luciano Santo che ad Almè (Bergamo) è titolare dello studio Equilibrium Bike. Grazie alla tecnologia Velosystem che certifica il suo lavoro, mette in sella alla perfezione tutti, dall’amatore al professionista.

Martinelli professionista lo diventerà ufficialmente dall’inizio del 2022 con la Bardiani-Csf-Faizanè che lo ha prelevato dal bergamasco Team Colpack, ma di fatto pro’ lo è già, tant’è che ha appena ritirato la Cipollini che la squadra gli ha affidato per allenarsi.

Cambio radicale

Il giovane corridore, 20 anni, abita a Bormio e si è sciroppato un paio d’ore abbondanti di macchina per trovare il giusto assetto. Tanti cambiamenti che quest’anno dovrà affrontare: cambio del telaio (da Cinelli a Cipollini), altro modo di cambiare (da Shimano Dura Ace a Sram), scarpe differenti, da Sidi a Gaerne e il passaggio dai freni tradizionali a quelli a disco.

«Non è male Sram – dice – è intuitivo. Mi servirà una settimana di allenamenti per abituarmi, poi sarà tutto semplice».

Sui freni: «Li ho provati solo sulla Mtb – ammette – sono curioso di vedere come si comportano su strada. Quest’anno con quelli tradizionali ho avuto problemi sul bagnato».

Soletta su misura

Per quanto riguarda le calzature invece, Martinelli – che porta il 39,5 – si rivolge subito a Luciano, porgendogliele: «Vorrei provare una soletta su misura quest’anno».

Lui provvede, prima prendendo le misure con un apposito strumento, poi scaldando la soletta, adattandola al suo piede, inserendola nella scarpa e lasciando che trascorrano alcuni minuti affinché piede, soletta e scarpa diventino una cosa sola. Poi, uno spessore di 3 millimetri posizionato sul pedale sinistro, per compensare il fatto che quella gamba è più corta della destra.

Lavoro specifico anche sulla sella: «L’anno scorso correvo con Prologo – dice il neopro’ – quest’anno Smp. Ho chiesto la più stretta perché dai rilevamenti con Luciano è emerso che sia la migliore per me».

Dalla bici alla Dynavelò

Luciano misura e analizza la nuova bicicletta, rileva che la “S” di Cipollini misura 51 ed è molto “sloopy”, ovvero compatta, rigida, scattante. Con Martinelli che sentenzia: «Meglio».

In effetti per un corridore come lui che pesa 58 chili e si vede bene sulle salite non lunghe e dure, un mezzo del genere sembra il meglio che possa avere: 7,2 chili il peso.

Prese le misure della bici nuova, Luciano le trasporta sulla Dynavelò, una sorta di “cyclette” che replica esattamente la posizione in sella dell’atleta.

«Il vantaggio di lavorare qui – spiega – è che mentre l’atleta pedala, io posso spostare sella, manubrio senza farlo fermare».

Tra U23 e professionisti

Durante questo test, una telecamera laterale riprende evidenziando angoli e misure fondamentali: altezza della sella, arretramento, scarto sella-manubrio e distanza manubrio-sella. Un esame più approfondito analizza la posizione dall’alto e da dietro per rilevare eventuali asimmetrie.

Alessio Martinelli termina il check-up e c’è tempo per qualche sogno. «Correrò tanto con gli under 23 – rivela – e questo mi permetterà di mantenere il ritmo gara e di partire per fare risultato. Quando correrò con i big cercherò di dare una mano ai miei compagni, puntando a qualche… risultatino».

Palestra e partenze

Intanto si sta allenando da tre settimane. Ha iniziato prima del solito e si sta concentrando sui lavori di forza, solo in sella, niente palestra. La sua salita di riferimento quando è a casa è quella di Bratta, verso Tirano, mentre a Bergamo si misura sul Selvino.

Per ora i tempi non contano: si sciroppa partenze in salita con rapporto lungo ed esercizi a corpo libero. Il suo bello? «Durante l’anno utilizzo poco il potenziometro, vado a sensazione – spiega – del resto, se gli altri accelerano, tu devi seguirli». 

A tutta adrenalina! Alessio Martinelli c’è…

15.01.2021
5 min
Salva

Avere la maturità di un corridore esperto e l’entusiasmo di un ragazzino. Alessio Martinelli è così. Da Valdidentro, dove si attaccava la salita dei Laghi di Cancano al Giro, ecco un altro gioiellino  del nostro movimento e di casa Colpack-Ballan. Alessio aveva conquistato l’argento ai mondiali di Harrogate del 2019 (foto in apertura), quando era juniores. Il passaggio tra gli U23, il lockdown e l’incidente: in pratica un 2020 inesistente per lui dal punto di vista agonistico.

Come tanti altri ragazzini è salito in bici seguendo il padre, Fulvio, e il fratello, Nicola. «Ho iniziato da G0», dice serio. Noi ridiamo. «Sì, sì davvero. Avevo 4-5 anni e facevo quelle garette promozionali, non competitive».

Alessio Martinelli è alla Colpack dal 2020
Alessio Martinelli è alla Colpack dal 2020
E quindi hai sempre corso?

Sì, da G1 è iniziata tutta la trafila. Quando ho compiuto 6 anni mi hanno regalato la bici, una Mtb e da lì subito tante gare. All’inizio ero nella Bormiese, poi nella Valdidentro Bike. Fino da esordiente ho fatto solo Mtb, poi ho iniziato ad alternarla con la strada. Ma più passava il tempo, e i percorsi si facevano troppo tecnici, e meno la Mtb mi piaceva. Facevo meno bene. Per di più su strada ho colto subito i risultati e mi è venuta una voglia assurda. Ho fatto poi allievi e junior nel Team Giorgi e sono arrivato alla Colpack due anni fa. Il mio sogno di diventare pro’ si sta avverando, visto che ho firmato con la Bardiani CSF Faizanè (ma correrà il 2021 alla Colpack, ndr).

Si diceva che potessi passare subito dopo il tuo argento ai mondiali juniores del 2019…

Subito dopo quei mondiali arrivarono un “casino” di offerte, anche dal WorldTour. Ma con il mio allenatore, Omar Beltran, e il mio procuratore, Fabio Perego, abbiamo sempre avuto l’idea di crescere gradualmente, senza fare il passo più lungo della gamba. L’obiettivo è arrivare forti ad un’eta di 22-23 anni, quella giusta per cogliere risultati importanti.

Con le offerte del WT perché hai firmato per una professional? Rifaresti questa scelta?

Sì, rifarei tutto – risponde con prontezza Martinelli – Primo, perché la Bardiani mi aveva cercato prima del mio risultato iridato, e questo vuol dire che credeva in me da tempo. E secondo, perché credo che in una professional potrò avere più spazio. Magari potrei cogliere un risultato entrando in una fuga. In una WT avrei meno spazio. Dovrei lavorare per gli altri e davanti a me ci sarebbero 15-20 corridori. Guardate cosa ha fatto Ciccone. E’ stato proprio alla Bardiani ed è arrivato alla Trek-Segafredo da capitano.

Però! Hai le idee chiare…

Grazie!

Da juniores con la Giorgi ha vinto 12 gare: 3 al primo anno, 9 al secondo. (Foto Scanferla)
Da juniores, con la Giorgi. Martinelli ha vinto 12 gare (Foto Scanferla)
Sei in una famiglia di ciclisti: a casa ti pressano, ti dicono la loro o ti lasciano spazio?

Finché sono stato esordiente ho ascoltato i consigli di papà e di mio fratello. Era un gioco. Poi da allievo, quando ero seguito dal Team Giorgi, papà non mi ha mai detto nulla e non ha mai neanche commentato. Piuttosto sono io che amo parlare con loro, magari farmi vedere da mio fratello come sono messo in bici. Mi piace avere un parere esterno.

Che scuola hai fatto?

Una scuola professionale di cinque anni: manutenzione assistenza tecnica. In pratica posso fare l’idraulico, l’elettricista, il meccanico… però non è stata una scelta ideale visto che adesso vado all’università e studio Scienza Alimentari. Insomma, non ho seguito un percorso lineare.

Eh no, però se ti si rompe la bici sai ripararla!

Sì – ride – Mi piace trafficare con la bici. Ci metto spesso mano per cercare di renderla più scorrevole. Adesso sono in ritiro con la squadra e al meccanico chiedo sempre come fare per sistemare quella guaina, per migliorare la scorrevolezza di questa o quello…

Abiti ai piedi della salita dei Laghi di Cancano. Ma prima del Giro su questa strada, a giugno, hai avuto un incidente molto serio. Come è andata?

Posto che non ricordo praticamente nulla, sono caduto in discesa. Non so come, sono riuscito a far chiamare mio fratello. Lui a sua volta ha fatto chiamare i soccorsi. Sono venuti a prendermi in elicottero e mi hanno portato all’ospedale di Brescia in codice rosso (Martinelli ha sbattuto la testa, subìto la rottura di alcuni denti e la frattura dello zigomo, ndr). Adesso sto bene, anche se qualche problemino sulla pelle ancora c’è.

Alessio Martinelli e Alessandro Vanotti nella tappa di Cancano al Giro
Martinelli e Vanotti nella tappa di Cancano al Giro
E a livello di postura?

Dopo le tante sedute da osteopata e massaggiatore è tutto okay. Sono prontissimo per la prossima stagione. Non avendo praticamente corso nel 2020, ho una voglia assurda. Ho fatto un paio di gare ma col senno del poi sarebbe stato meglio non farle. Adesso però sento di stare bene, mi sto allenando nel modo giusto. Ho l’adrenalina nelle vene. Voglio dimostrare il mio valore.

Torniamo sui Laghi di Cancano, ma stavolta in salita al Giro. Che effetto ti ha fatto vedere i pro’ in azione sulle tue strade quel giorno? 

Mi hanno dato un pass elite. Mi hanno portato all’arrivo in elicottero. Il mio primo viaggio da cosciente su elicottero! Abbiamo mangiato lassù e visto la tappa dai maxischermi. E’ stato un giorno fantastico. Immaginavo me stesso dentro la corsa e pensavo che sarebbe stato un sogno vivere una corsa così a casa mia e magari raccogliere un bel risultato. Sono saliti molto forte, ma dopo tanti giorni di gara e dopo lo Stelvio non hanno siglato i tempi migliori in assoluto sulla salita…

E i tempi migliori li hai te?

No, altri ragazzi non dei pro’ su strada.

Beh lì si allena Samuele Porro, campione della Mtb! I Kom saranno suoi… Tu invece che corridore sei? Cronoman, scalatore…

Di sicuro non cronoman. La salita è il terreno che preferisco. Mi trovo bene un po’ dappertutto, magari non tanto sui percorsi totalmente piani. Mi piacciono le gare a tappe. Ho un buon recupero e vado meglio di giorno in giorno. Insomma mi vedo bene per i grandi Giri, almeno come sogno…