Filippo Ganna

Testa e perfomance. Parola a coach Beltran

11.12.2020
4 min
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Spesso si dice che quel corridore ha vinto perché ne aveva di più, ma non sempre le cose vanno così. Non è solo una questione di watt, di muscoli, di battiti cardiaci… tante, ma proprio tante, volte entra in gioco la testa. Chiamateli nervi saldi, forza di volontà, magari anche rabbia in alcune situazioni, ma gli impulsi che vengono dal cervello possono fare la differenza, sia in positivo che in negativo. La faccia di Ganna nella foto di apertura parla da sola: è ritratto pochi istanti prima dell’inseguimento iridato di Berlino 2020.

Parliamo di testa e performance con Omar Beltran, mental coach e preparatore di alcuni atleti, tra cui Gioele Bertolini. 

Pensieri ed energia

Quanto conta la testa? Pensiamo ad uno dei casi più eclatanti degli ultimi anni: il Giro 2016 di Nibali. Prima della vittoria a Risoul lo Squalo era “imbrigliato” in se stesso. Come si è liberato ha spaccato le montagne. O all’incubo di Roglic nella crono finale del Tour.

«Insegno ai miei atleti che lo sport è prevalentemente gestione delle energie – spiega Beltran – Se controlliamo al 100% la nostra testa, il 100% delle energie finisce sui pedali. Ogni pensiero ha bisogno di energie e quando l’atleta pensa le va a togliere alla perfomance. Pertanto il flusso dei pensieri va gestito. Ogni pensiero ruba quel “nanogrammo” di energia che può fare la differenza tra il mettere la ruota avanti o dietro in una volata.

«Ognuno ha il suo modo di essere. Per esempio Gioele è un caso atipico. Lui è molto calmo di suo. Non ha l’ansia da prestazione e questo ci consente di lavorare su altri aspetti e di concentraci più sulla preparazione fisica».

Carapaz e Roglic
Vuelta 2020, Carapaz nell’attacco finale. Roglic insegue: chissà se rivive i fantasmi del Tour?
Carapaz e Roglic
Vuelta. Carapaz nell’attacco finale. Roglic insegue: rivive i fantasmi del Tour?

“Qui ed ora”

Ma allora se pensare ruba energie bisogna spegnere il cervello? Che tipi di pensiero influiscono maggiormente?

«Spegnere il cervello è impossibile – continua Beltran – La mia filosofia è vivere il presente, nella vita così come nel momento dello sforzo. Bisogna entrare nell’ottica del “qui e ora”, quando sei consapevole di questo, cioè di ciò che stai facendo in quel preciso momento hai fatto bingo! Che poi non è altro che recuperare il sano rapporto con le sensazioni.

«Il nostro copro ci dice continuamente cosa stiamo provando, ci dice di quel momento: vivere il presente e non essere schiavi dei pensieri. Il fatto stesso di programmare gli impegni e dire: ho lavorato, ho fatto questo, ho fatto quello e nel fine settimana vado a fare quella cosa… genera un flusso negativo, che può portare ad ansie».

Nel caso del corridore che pensa al momento della volata o dell’attacco si traduce in stress e perdita di energie nervose. In una parola: pressione.

Bertolini prima del via si scalda e si rilassa con le cuffie
Bertolini prima del via si scalda e si rilassa con le cuffie

L’importanza dell’intestino

Il mental coach estende poi il discorso anche ad aspetti apparentemente più filosofici, ma in realtà molto fisici nel vero senso della parola.

«Noi – dice Beltran – abbiamo “tre cervelli” (centraline diremmo noi, ndr): quello della mente, quello del cuore e quello della pancia, cioè dell’intestino. Spesso si tende a trascurare questa parte, ma pensiamo alla cosa più semplice: quando si ha paura spesso si va in dissenteria. Per questo prima di dare un programma ai miei atleti, la mattina sento come stanno, che sensazioni hanno e in base a queste decidiamo il da farsi.

«I dati dei computerini? In allenamento certo che bisogna osservarli, ma in gara assolutamente no. In gara, come detto, bisogna essere liberi e l’atleta deve conoscersi». In pratica il computerino fa pensare e porta via energie.

Aspettative: bene o male?

«La prima causa delle nostre angosce sono le aspettative. Ma io dico sempre che il nostro risultato non dipende dalle aspettative, ma da quello che riusciamo a dare. Spesso i miei corridori mi dicono: oggi ho vinto. E io gli rispondo: ma sei sicuro di aver vinto tu? O hanno perso gli altri?».

Che cosa si fa dunque prima di una gara? Secondo Beltran ogni persona è diversa, non c’è un procedimento standard. 

«Lavoro molto sul training autogeno. I miei atleti per prima cosa devono imparare ad essere autonomi. Con loro stipulo una sequenza di “lavori”, spesso accompagnati da “sound training” che si fa prima del via. C’è chi lo fa a ridosso della partenza, chi la sera prima e chi nei giorni precedenti».