Il 2024 di Martinelli: una collezione di sfortune, ma ora vede la luce

18.07.2024
5 min
Salva

La stagione di Alessio Martinelli ad oggi, 17 luglio giorno in cui stiamo scrivendo questo articolo, conta solamente 12 giorni di gara. Ha iniziato a marzo con la Milano-Torino, prima di fermarsi al termine del Giro d’Abruzzo il 12 aprile. Da lì un’assenza dai tabellini delle gare, anzi ci sarebbe un DNS al Tour of the Alps. Un periodo lungo che ci ha spinti a chiederci quale sia stato il problema che ha tenuto Martinelli lontano dalle corse per tutto questo tempo. 

«Ce ne fosse stata solamente una di sfortuna – spiega il giovane della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè – deve essere l’anno bisestile. Nel 2020 sono caduto e ho subito una frattura facciale con tanto di cicatrici e operazione. Questa stagione, invece, le disavventure sono iniziate a novembre con un problema al ginocchio che mi ha costretto a fermarmi fino a gennaio. Ho potuto fare solamente fisioterapia e palestra, camminate ed esercizi a secco. Si trattava di una sindrome femororotulea dovuta al modello di sella utilizzato. Una volta scoperto il problema ho fatto dei test ho cambiato modello, rimanendo sempre in casa Selle SMP».

Nonostante i problemi al ginocchio Martinelli era riuscito a ripartire a gennaio per allenarsi
Nonostante i problemi al ginocchio Martinelli era riuscito a ripartire a gennaio per allenarsi

Una sfortuna dietro l’altra

Fin qui i problemi per Martinelli sono stati fastidiosi ma sembrano ancora gestibili. Vero che ha perso tutto il periodo della preparazione invernale, ma una casa può essere costruita in qualsiasi momento, serve il tempo giusto. 

«Sono tornato in bici il 20 gennaio – racconta – e da lì ho affrontato le prime gare della mia stagione, con l’esordio alla Milano-Torino e poi alla Sanremo. La condizione non era al massimo, visto che ho avuto modo di lavorare seriamente per un solo mese. Ma la fiducia c’era, d’altronde non avevo più dolori al ginocchio. Tornare a correre era l’obiettivo per aumentare la condizione e lanciarmi comunque verso il Giro d’Italia, che avrei dovuto e voluto correre. Alla Coppi e Bartali erano anche arrivate delle buone risposte, con un nono posto nella tappa finale. Non un risultato eccezionale ma la fiducia cresceva».

Alla Settimana Coppi e Bartali le prime sensazioni positive in vista di una ripresa
Alla Settimana Coppi e Bartali le prime sensazioni positive in vista di una ripresa
Ad attenderti ci sarebbe stato un aprile intenso, fino alla partenza del Giro. 

Esatto. Avevamo già deciso, insieme alla squadra, dei blocchi di allenamento con il Giro d’Abruzzo e il Tour of the Alps in preparazione alla Corsa Rosa. Finite quelle gare sarei andato sull’Etna insieme ai miei compagni. 

Invece al Tour of the Alps non sei nemmeno partito…

E’ arrivato un altro problema a guastare il tutto. Sedendomi sulla sella nuova mi si erano formate delle cisti che si erano poi ingrossate. Questo già al Giro d’Abruzzo, che ho fatto fatica a finire, ma ho stretto i denti sperando mi passassero. Invece alla vigilia del Tour of the Alps il problema persisteva e in accordo con il dottor Giorgi, medico del team, mi sono fermato. 

Ma dietro l’angolo si nascondeva il problema al soprasella che lo ha fermato in primavera
Ma dietro l’angolo si nascondeva il problema al soprasella che lo ha fermato in primavera
Che hai fatto?

Sono andati a farmi vedere da uno specialista, il dottor Antonino Cassisi, lo stesso che ha operato Masnada e Ciccone. Abbiamo provato con una cura antibiotica ma le cisti erano troppo grosse per essere curate in quel modo. Siamo ricorsi all’operazione, il 24 aprile, e sono stato fermo ancora un mese e mezzo. Il periodo di convalescenza è stato lungo perché il taglio dell’operazione era grande 15 centimetri, sono serviti 25 punti di sutura per chiuderlo. 

Poi a inizio giugno sei tornato in sella ancora…

Sì, ho cambiato definitivamente modello, passando alla TT3 di Selle SMP, quella da cronometro. Il dottor Cassisi mi ha tenuto sotto controllo e a metà giugno era tutto ok. Sarei dovuto andare a correre in Cina al Tour of Qinghai Lake, ma il martedì prima di partire ho avuto una brutta caduta in allenamento a causa di un pedone che ha attraversato fuori dalle strisce. 

Il rientro definitivo al Giro dell’Appennino il 14 luglio con il modello nuovo di Selle SMP: la TT3
Il rientro definitivo al Giro dell’Appennino il 14 luglio con il modello nuovo di Selle SMP: la TT3
Altro infortunio?

Questa volta per fortuna no. Ho temuto per il peggio, perché nei giorni successivi all’incidente avevo un gran dolore al femore. Pensavo di essermelo rotto. Ma si sono confermate essere delle forti contusioni senza conseguenze. Però la trasferta in Cina è saltata. 

Sei tornato a correre al Giro dell’Appennino, domenica 14 luglio. Com’è andata?

Bene per quello che era il mio livello di condizione è andato al meglio. Non ero alla ricerca del risultato ma i valori espressi e il feeling con la bici erano buoni. Il Giro dell’Appennino è una gara con tante salite, ben cinque. Mi sono staccato sulla penultima ascesa, poi sono andato al traguardo tranquillo. Era importante finire la gara e mettere chilometri nelle gambe. 

Quanto erano buoni i valori espressi?

Sono lontano rispetto a quelli fatti registrare lo scorso anno. Nel 2023 su una salita da 45 minuti salivo a 350 watt e non ero a tutta. All’Appennino ho fatto gli stessi watt ma su salite di 20 minuti e con più fatica addosso. Ma è un primo passo del cammino, voglio tornare ad essere competitivo per settembre e ottobre. Poi, nel 2025, vorrei essere alla partenza del Giro d’Italia.

Reverberi e il Giro: «Una questione di vita o di morte»

29.01.2024
5 min
Salva

Forse la partecipazione della VF Group-Bardiani al Giro d’Italia non è mai stata in discussione. Nonostante ciò, vedere il proprio nome fra quelli che il 4 maggio prenderanno il via da Torino ha portato in casa Reverberi la serenità per continuare sulla strada intrapresa a dicembre nel primo ritiro.

«Per una squadra italiana – spiega Roberto Reverberi – l’ufficialità del Giro è questione di vita o di morte. L’80 per cento della pubblicità di uno sponsor è legata a questo. E’ vero che non è un diritto, a meno che non arrivi fra le prime due professional. Ma noi l’anno scorso siamo arrivati sesti nella classifica europea, ci ha passato la Q36.5 per una multa presa da Henok e i punti che gli hanno tolto. Per cui certi commenti sul nostro organico e sul fatto che non meriteremmo il Giro li rimando al mittente. Siamo stati la prima squadra italiana, da qualche parte quei punti li avremo pur fatti…».

Roberto Reverberi, durante le prima corse 2024 a Mallorca, con la testa già sul Giro. In apertura, una foto VF Group Bardiani
Roberto Reverberi, durante le prima corse 2024 a Mallorca, con la testa già sul Giro. In apertura, una foto VF Group Bardiani
Avevate già pronto il piano B?

No, zero. Abbiamo programmato tutta la stagione in previsione del Giro. Facciamo sempre doppia e anche tripla attività, il piano B sarebbe stato fare richiesta per qualche gara a maggio. Ma onestamente non abbiamo mai pensato al rischio di non esserci. Insomma, avevamo già prenotato due ritiri in altura con le date per il Giro

Esiste anche una lunga lista di nomi?

Proprio per un fatto di programmazione, abbiamo un gruppo di 10 corridori ai quali però si potrebbe unire qualcun altro, se durante l’anno dovesse andare bene. A quel punto si potrebbe inserirlo nel secondo ritiro, come pure non è da escludere il coinvolgimento di qualche giovane all’ultimo momento, come già capitato in passato.

Pellizzari fa parte di quella lista. Quale potrebbe essere un suo obiettivo realistico al Giro?

Finirlo sarebbe già una cosa importante. Il massimo con un giovane così, visto che qualcosina l’ha già dimostrata, sarebbe provare a vincere una tappa. Non avrà l’assillo della classifica e allora potremmo puntare sulle 2-3 giornate importanti, con percorsi adatti e dove magari c’è meno controllo. Potenzialmente una potrebbe anche giocarsela: vincere è difficile, fare un bel piazzamento è alla sua portata. Lo ha dimostrato l’anno scorso al Tour of the Alps. Poi conoscendolo, quando si trova là davanti, gli viene anche più grinta. Credo sia presto pensare alla classifica, visto anche il livello dei partecipanti.

Chi altri, oltre a Pellizzari?

Uno potrebbe essere Martinelli che finora non è stato troppo costante per problemi di salute, tra cui il Covid. Finalmente ha risolto un problema al ginocchio e se trova la sua dimensione, può mettersi in luce. Di solito programmiamo tutto, ma se venti giorni prima uno di quelli prescelti non va e c’è un giovane che ha dimostrato qualcosa, lo mettiamo dentro. E a volte succede come con Ciccone, che prima del Giro 2016 aveva fatto vedere qualcosa e ha vinto la tappa di Sestola da neoprofessionista.

Martinelli sta risolvendo i suoi acciacchi e potrebbe essere uno dei giovani in rotta sul Giro
Martinelli sta risolvendo i suoi acciacchi e potrebbe essere uno dei giovani in rotta sul Giro
Come capisci se un giovane è pronto per debuttare al Giro?

Lo vedi dalle prime corse. Li vedi fare certi numeri che ad altri non riescono. Li riconosciamo noi dall’ammiraglia, ma se ne accorgono anche i corridori più grandi. Tonelli è uno dei più esperti, quello su cui si fa un po’ più affidamento. Penso a Modolo, brillante dall’inizio. Di Ciccone abbiamo detto. Colbrelli che per poco vinceva il Giro del Piemonte da stagista. Oppure Battaglin. Si vedono subito, non c’è bisogno di aspettare tanto.

Avere un corridore esperto e forte con cui misurarsi e confrontarsi fa crescere prima: perché non avete mai valutato di riprendere Pozzovivo?

Per una squadra come la nostra, al limite potrebbe essere utile. Potrebbe curare la classifica e permetterci di avere l’ammiraglia più avanti. Però con la politica dei giovani che ci siamo dati, non avrebbe senso prenderlo, anche se è un grande professionista e va ancora forte. Preferiamo dare spazio a un giovane, che magari trova il giorno giusto, si fa vedere e fa parlare di sé e della squadra.

Non è un fatto di stima.

Per lui ho tanto rispetto e ammirazione, è il corridore più serio che abbia mai visto. Domenico è stato anche sfortunato. Nell’ultimo anno con noi vinse cinque corse, compresa la tappa di Lago Laceno al Giro, l’ultima che ha portato a casa. Capisco che non sia facile smettere quando hai passato tutta la vita a fare questo lavoro, specialmente quando sai di essere ancora competitivo. Magari non è proprio un vincente, però capisco la voglia di chiudere la carriera in modo dignitoso e non perché qualcuno ti dice che devi smettere perché sei vecchio.

Tonelli è il corridore più esperto della squadra, il riferimento per i direttori
Tonelli è il corridore più esperto della squadra, il riferimento per i direttori
Facciamo un passo indietro, dove farete i due ritiri in altura?

Entrambi sull’Etna. Bisogna stare dietro a quello che fanno anche gli altri. Il gap rispetto agli squadroni è già abbastanza grande: se non fai le cose nel modo giusto, la differenza aumenta e fare risultato è impossibile.

Senza dimenticare che avendo messo in piedi una struttura di preparatori, anche loro spingeranno in questa direzione, no?

Hanno messo tutto nero su bianco. Il dottor Vicini, che rappresenta lo staff tecnico, ha preteso una serie di cose ben precise. E noi a quel punto gli abbiamo dato carta bianca. Almeno arriveremo al Giro senza rimpianti per quello che si sarebbe potuto eventualmente fare.

I corridori sembrano soddisfatti del lavoro fatto in ritiro a gennaio.

Abbiamo lavorato bene. Borja, il nostro allenatore spagnolo, è veramente bravo. Segue anche gli allenamenti delle squadre WorldTour, così abbiamo dei parametri di riferimento che vengono condivisi anche con i corridori. E proprio per questo i ragazzi hanno capito che devono lavorare il doppio rispetto a quanto facevano prima. Borja è un vero ricercatore. Dopo ogni corsa ha già in mano i dati dei protagonisti e li confronta con quelli dei nostri. L’altra mattina Zoccarato gli diceva di avere mal di gambe. E lui gli ha risposto che va bene, significa che ha lavorato come doveva. Se ti alleni forte, il mal di gambe fa parte del pacchetto…

Due mesi di fuoco per Amadori, tra Glasgow e Avenir

27.06.2023
6 min
Salva

«Per una volta la trasferta era vicino a casa – esordisce così il cittì Amadori in riferimento al campionato italiano under 23 – 30 minuti di macchina ed ero lì. Ho anche seguito la gara dalla moto, un modo per vivere la corsa da dentro. Il campionato italiano è uscito tecnicamente bello e impegnativo, tirato insomma. I ragazzi se le sono date per tutto l’arco della corsa, hanno gareggiato a viso aperto (in apertura il podio, foto Mario Zannoni). Come presumibile chi usciva dal Giro Next Gen aveva qualcosa in più, lo testimonia la vittoria di Busatto».

Alessio Martinelli è stato il miglio italiano al Giro Next Gen, sesto in classifica generale (foto Lisa Paletti)
Alessio Martinelli è stato il miglio italiano al Giro Next Gen, sesto in classifica generale (foto Lisa Paletti)

Un passo indietro

Il Giro Next Gen si è concluso da poco più di una settimana, Staune-Mittet ha vinto, e dopo la tappa dello Stelvio era già abbastanza chiaro il suo dominio. Il norvegese si è fatto carico degli oneri della maglia rosa custodendola fino alla fine. Gli italiani non hanno tuttavia sfigurato, il sesto posto di Martinelli ed i piazzamenti di tappa hanno dato al cittì del materiale su cui lavorare. 

«Ci siamo difesi bene – ammette – partendo dalla classifica direi che il sesto posto di Martinelli non è da buttare, anzi. La sfortuna ci ha privato di Pellizzari, il quale sulla carta era un ragazzo che poteva ambire al podio. Sarebbe stata la strada a parlare, ma una sua sfida con i grandi avrebbe fatto piacere.

«Se guardiamo tappa per tappa – continua – le cose sono andate molto meglio. I ragazzi hanno sofferto molto nella cronometro, l’unico buon risultato è stato quello di Busatto, sedicesimo. Per quanto riguarda le altre frazioni, non mi lamento. Sono andati molto bene con una vittoria di tappa e tanti piazzamenti. I due tapponi di montagna ci hanno visti in qualche modo protagonisti, con il quarto posto di Martinelli sullo Stelvio e di Cretti a Cansiglio. Non dobbiamo dimenticare che il parterre era di altissimo livello, questi atleti li vedremo anche al Tour de l’Avenir».

Due mesi di fuoco

Il tutto in vista degli impegni futuri, che saranno costruiti dal ritiro di Sestriere, per il quale si partirà il 9 luglio. Amadori passerà gran parte della sua estate in trasferta, il periodo si farà caldo non solo per il clima ma soprattutto per gli appuntamenti. 

«Dal 9 luglio – racconta Amadori – faremo un primo blocco di lavoro per il mondiale di Glasgow. Partiremo poi in direzione Francia per correre una breve gara a tappe e lì avrò le mie risposte. Il mondiale, che si correrà il 12 agosto, sarà il primo obiettivo. Senza dimenticare il Tour de l’Avenir, per il quale lavoreremo nella seconda parte del ritiro di Sestriere. Eccezionalmente questo evento è stato spostato al 20 agosto».

I giorni del Giro Next Gen hanno confermato al cittì della nazionale under 23 un fatto già noto: i devo team delle squadre WorldTour stanno scavando un solco

«Queste squadre giovanili – afferma – sono tanta roba. Programmano la stagione con obiettivi e allenamenti mirati. Hanno un modo di lavorare uguale a quello delle squadre superiori con l’obiettivo di far crescere i loro ragazzi con gare di un certo livello. Busatto ne è l’esempio più grande. Ma di ragazzi che si giovano di questo metodo ce ne sono altri, basti vedere come hanno corso il campionato italiano Belletta e Mattio, entrambi nel devo team della Jumbo-Visma».

Strade diverse

Mondiale e Tour de l’Avenir presentano tante differenze, difficile che corridori adatti come fisionomia al percorso di Glasgow possano essere protagonisti poi in Francia. Le strade da percorrere quindi sono divise, obiettivi diversi e quindi preparazioni differenti. Quello che si è notato nelle ultime gare, Giro Next Gen su tutti, visto anche il cambio di regolamento per i corridori da schierare, è che non ci sia più spazio per distinguere tra under 23 e professionisti

«Forse – dice Amadori – gli unici due che possono correre mondiale e Avenir sono Romele e Busatto. Il percorso di Glasgow si addice molto ai nostri ragazzi, su tutti loro due, ma penso anche a De Pretto o Bruttomesso. Poi c’è anche da fare un paragone su chi verrà a giocarsi la gara delle altre nazionali. Segaert è a tutti gli effetti un professionista, basta vedere cosa ha fatto ai campionati nazionali, sia a crono che in linea. Kooij è un altro corridore che potremmo avere come avversario. E’ chiaro che davanti a scelte simili noi ci adegueremo, il confine tra under 23 e professionisti è ufficialmente caduto. Noi abbiamo dei ragazzi under 23, che corrono già con i professionisti, che possono essere utili alla causa. Per il mondiale ho in mente Buratti e Milesi, per l’Avenir Piganzoli». 

Parentesi Stelvio

Sulle strade del Giro Next Gen il cittì Amadori era presente, ed ha assistito in prima persona al disastro dello Stelvio. Un suo parere è d’obbligo in situazioni delicate come questa. 

«La prima cosa che mi viene da dire – spiega – è che bisogna voltare pagina. E’ stata un’esperienza negativa che è servita a far capire a tutti che bisogna essere professionali a 360 gradi. Si è trattata di una concausa di errori e altre cose superficiali, reputo i ragazzi come ultimi nella fila delle persone che hanno sbagliato. Prima viene chi li ha messi in quelle condizioni».

Martinelli: viaggio a ritroso nel suo Giro Next Gen

26.06.2023
5 min
Salva

Il miglior italiano al Giro Next Gen è stato Alessio Martinelli, che si è portato a casa la maglia tricolore, dedicata a questa classifica (in apertura, foto Lisa Paletti). Nelle otto tappe che hanno attraversato il Nord dell’Italia, il corridore della Green Project Bardiani CSF Faizanè ha costruito la sua prestazione, coronata da un sesto posto finale in classifica generale conquistato con solidità e costanza. Qualità che gli hanno permesso di lottare gomito a gomito con i più forti.

Martinelli era uno dei tre capitani designati, la strada ha poi deciso che diventasse lui l’uomo di classifica (foto Lisa Paletti)
Martinelli era uno dei tre capitani designati per la Green Project Bardiani CSF Faizanè (foto Lisa Paletti)

Mattone dopo mattone

Martinelli ha ottenuto due ottimi piazzamenti nelle due tappe più impegnative del Giro Next Gen. Un quarto posto sul temuto Stelvio ed un decimo nella tappa forse più impegnativa, quella di Pian del Cansiglio

«E’ stata una bella esperienza – racconta alla vigilia del campionato italiano di Comano Terme – direi super positiva. Ho ottenuto un buon risultato ed un ottimo piazzamento finale, dispiace aver corso in quattro fin da subito. Ma tra tutti noi della Green Project si è creato un bel rapporto già dalle prime tappe». 

Martinelli ha conquistato la maglia di miglior italiano sulle rampe dello Stelvio, nella tappa di casa (foto Lisa Paletti)
Martinelli ha conquistato la maglia di miglior italiano sulle rampe dello Stelvio, nella tappa di casa (foto Lisa Paletti)
Negli occhi abbiamo ancora la prestazione dello Stelvio, la migliore del Giro?

Sì, direi proprio di sì. Ci tenevo tantissimo a quella tappa, d’altronde era quella di casa. Ho perso poco dai primi ed il morale era alle stelle. Ho pagato lo sforzo, forse, durante la tappa a Pian del Cansiglio, dove ho preso quasi due minuti dal vincitore. 

Hai comunque portato a casa un buon sesto posto finale…

Mi sono sempre sentito bene, quando una corsa va bene e le sensazioni sono promettenti, riesci a dare un qualcosa in più. Anche nella penultima tappa ho dato il massimo e ne sono contento. 

La svolta positiva è arrivata sullo Stelvio? Lì sei diventato il miglior uomo di classifica della squadra.

Fin da prima della cronometro di Agliè si era deciso che la tappa decisiva sarebbe stato lo Stelvio. Da lì in poi avremmo capito chi sarebbe stato il capitano per la restante parte del Giro Next Gen. All’inizio eravamo in tre a “giocarci” quel ruolo: Pinarello, Pellizzari ed io. 

Martinelli ha potuto contare sull’appoggio di tutti i suoi compagni di squadra (foto Lisa Paletti)
Martinelli ha potuto contare sull’appoggio di tutti i suoi compagni di squadra (foto Lisa Paletti)
Il ritiro di Pellizzari è stato un duro colpo?

Sapevamo fin da prima di partire che stesse male, il mercoledì prima del Giro aveva ancora qualche linea di febbre, ma sembrava poter migliorare. Invece ha avuto una ricaduta ed alla seconda tappa si è ritirato. 

Correre in quattro vi ha penalizzato?

Non direi, alla fine noi come squadra eravamo votati alla montagna, quindi in pianura abbiamo sempre lasciato lavorare gli altri. Una volta in salita, recuperare tempo alla fuga di giornata risulta più semplice, la tappa dello Stelvio ne è stato un esempio.

Dopo il Tour de l’Avenir dello scorso anno hai avuto un’altra occasione di misurarti con gli under 23 più forti al mondo… 

E’ sempre bello correre a questi livelli. Alla fine, se ci penso, ho perso tanto nella cronometro iniziale: 40 secondi. Poi per il resto sono sempre rimasto con i primi, considerando che ho chiuso a 3 minuti da Staune-Mittet direi che già togliendo quei secondi persi a cronometro sarei rientrato nei primi cinque. 

Il ritiro di Pellizzari ha lasciato i ragazzi della Green Project in quattro per tutto il Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)
Il ritiro di Pellizzari ha lasciato i ragazzi della Green Project in quattro per tutto il Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)
Non hai mai avuto un “giorno no”?

No. Come detto prima sono stato costante durante tutti gli otto giorni di gara, sia come sensazioni fisiche sia a livello di recupero. 

Questo grazie ad una buona gestione dello sforzo o ci sono stati altri fattori?

In generale ogni anno sento di migliorare molto e non ho ancora raggiunto il mio limite. Nelle prossime stagioni correrò ancora per crescere, con la consapevolezza che lo sto facendo bene. 

Nelle prove contro il tempo Martinelli, qui a destra, può migliorare ancora (foto Lisa Paletti)
Nelle prove contro il tempo Martinelli, qui a destra, può migliorare ancora (foto Lisa Paletti)
Correre con i professionisti ti ha aiutato nella crescita?

E’ sicuramente un buon modo per confrontarsi e capire a che punto si è arrivati. A inizio stagione nelle gare in Spagna ho fatto bene, quindi sono fiducioso di potermi ripetere anche a quei livelli. 

Hai fatto per la prima volta lo Stelvio in gara, quando tornerai per la prima volta in allenamento?

Questa settimana non sono andato perché non ho avuto modo. I primi due giorni dopo il Giro Next Gen li ho usati per fare del riposo completo, gli altri mi sono concentrato per preparare al meglio i campionati italiani. Ho comunque promesso ai miei amici di tornare e salire più piano, ci sono delle scritte che devo leggere. In gara ero a tutta e non sono riuscito!

Il “nuovo” Martinelli, corsa a piedi e tanta potenza

18.03.2023
5 min
Salva

Bastano pochi istanti, ascoltando la sua voce, per capire che è un Alessio Martinelli diverso da quello dello scorso anno. I problemi non erano stati pochi nella sua prima stagione alla Green Project Bardiani CSF Faizané, ma il corridore di Sondalo ha voltato pagina e ha ripreso con vigore quel cammino verso la conferma delle tante aspettative riposte su di lui, come una delle grandi speranze per riavere un corridore italiano adatto ai grandi Giri.

Martinelli viene dalla quarta piazza finale all’Istrian Spring Trophy, sfida istriana frequentata da corridori di buon livello (era gara 2.2 Uci) tutti giovani come lui. Gara con molti devo team e con molti ragazzi intenzionati a mettersi subito in evidenza per impressionare soprattutto i propri dirigenti. Più che il risultato, il valtellinese ha però messo l’accento su un altro aspetto.

«Ci riflettevo anche in corsa – afferma Martinelli – era da tempo che non mi divertivo così, ma è qualcosa che fa parte della squadra quest’anno e me ne ero accorto già a inizio stagione».

In Istria i corridori hanno trovato un clima difficile: qui la grandinata nel pieno della prima tappa
In Istria i corridori hanno trovato un clima difficile: qui la grandinata nel pieno della prima tappa
I tuoi risultati in Croazia non sono stati una sorpresa, è già da inizio stagione che vai forte…

A dir la verità mi aspettavo qualcosa in più dalla gara istriana. Ero partito per fare classifica, la corsa la conoscevo essendoci stato lo scorso anno. Il prologo era appena un assaggio, un chilometro in tutto, ho perso 4” e andava bene così. Il primo giorno effettivo è stato invece un disastro, climaticamente parlando: grandine e fulmini a più non posso, un freddo terribile.

E poi?

La tappa successiva era quella decisiva, noi abbiamo sempre tirato, in salita avevo gestito bene la situazione pensando al finale, ma sul pavé dissestato non mi sono trovato bene e ho perso il contatto con i primi. Nella frazione conclusiva abbiamo provato a raddrizzare la situazione ma ormai era impossibile, la Jumbo-Visma controllava tutto.

Anche con il team Development si ha la sensazione che gli olandesi abbiano una marcia in più. Hai notato se hanno l’abitudine a tenere la corsa bloccata?

Non direi, anzi nelle prime tappe correvano un po’ nascosti, poi quando Tijmen Graat si è preso la tappa decisiva, hanno messo in funzione tutte le tattiche di controllo. Sicuramente si vede che hanno un’abitudine maggiore a correre fianco a fianco con i grandi, sono gestiti esattamente come la squadra maggiore. Ma anche noi che facciamo attività di categoria all’estero, notiamo molti progressi. Occasioni come queste servono proprio per imparare a correre come un professionista.

Nelle prime uscite il valtellinese ha sofferto il freddo. Qui al Laigueglia, dove si è ritirato
Nelle prime uscite il valtellinese ha sofferto il freddo. Qui al Laigueglia, dove si è ritirato
Riguardandoti indietro, pensi che la stagione scorsa sia stata deficitaria o c’è qualcosa da salvare?

Molto direi, io non sono deluso. Fino al Giro dell’Appennino sono andato forte, poi lo strappo al polpaccio ha cambiato tutto. Se stai fermo per un mese, ripartire poi è difficile. L’Avenir è stato la mia ultima corsa, proprio pensando a quel che avevo passato ho staccato prima la spina per affrontare meglio l’inverno e i risultati ora si vedono. Ma comunque ho portato a casa tre vittorie che rappresentano comunque una crescita.

Che cosa è cambiato in quest’inverno?

Ho preso due chili di muscoli e stanno influendo molto, in positivo. Pedalando alla soglia mi accorgo che spendo meno energie in pianura e a cronometro. Inoltre ho aumentato un po’ la distanza in allenamento, continuando quel cammino di crescita ragionata che è alla base dell’impostazione scelta dal mio preparatore Omar Beltran.

La Green Project Bardiani ha lavorato molto per Alessio in Croazia, provando il colpo grosso
La Green Project Bardiani ha lavorato molto per Alessio in Croazia, provando il colpo grosso
Quei due chili li hai presi in palestra?

No, Omar è contrario. Abbiamo fatto molti lavori di forza in bicicletta, abbinandoli a esercizi a corpo libero e i risultati ci sono stati. Inoltre – e questa è stata una novità per me – ho corso molto a piedi, a ottobre e novembre abbinando le uscite podistiche agli allenamenti specifici. Serviva a far salire bene i battiti del cuore, con sedute fino a 40-50 minuti: all’inizio il batticuore era tanto, poi si è andato stabilizzando.

Effettuavi lavori specifici a piedi?

Cercavamo di ripetere un po’ l’impostazione in bici, ad esempio 30” a tutta e 30” piano. Ho raggiunto anche velocità medie di 4’ al chilometro che so essere molto apprezzabile. Per ora comunque non conto di emulare gente come Van Aert e Yates che hanno fatto anche la maratona, anche se da bambino avevo iniziato a fare sport proprio con la corsa. Io quando chiudo la stagione ciclistica ho bisogno di rilassarmi, pensare a tutt’altro. Magari chissà, a fine carriera…

Mondiali 2019, l’azzurro è secondo, qui il podio con Simmons e Sheffield, ora già affermati pro’
Mondiali 2019, l’azzurro è secondo, qui il podio con Simmons e Sheffield, ora già affermati pro’
Tutti ti vedono come uno specialista da corsa a tappe, ma ti senti davvero tale?

Diciamo che è un giudizio esterno, io credo di poter far bene anche nelle corse d’un giorno. Certamente il recupero è una delle mie doti migliori, ma in corse con strappi brevi e ripetuti io sono convinto di poter dire la mia. Esattamente come avveniva da junior, quando sono stato secondo ai mondiali. Infatti nelle prime classiche spagnole d’inizio stagione non ero andato male.

Hai una corsa specifica alla quale punti?

Voglio sicuramente essere in forma per il Giro Under 23, farlo come si deve puntando alla classifica, ma non corro pensando a quello. Ogni gara è un obiettivo, io quando parto voglio far bene sempre e d’altro canto è quello che anche la squadra vuole.

Martinelli: «La sfortuna è alle spalle e riparto dall’Avenir»

19.08.2022
4 min
Salva

E’ partito ieri il Tour de l’Avenir, forse la corsa più importante del calendario internazionale under 23. Si è aperta con un prologo che serviva per scaldare le gambe e iniziare a togliere il velo sulle prime sensazioni in corsa, infatti questa prima prova non sarà valevole per la classifica generale. Oltre al prologo i giovani ciclisti dovranno affrontare otto prove in linea ed una cronometro a squadre, alla quinta tappa. 

La nazionale, guidata da Marino Amadori, schiera una selezione agguerrita e pronta a dare battaglia a tutti. Da una parte la sfortuna ha colpito gli azzurri, con le defezioni di Frigo e Germani. Dall’altra c’è chi ritrova il sorriso o almeno ci prova. E da questo Tour de l’Avenir vuole riprendersi un po’ di fortuna e qualche risultato: Alessio Martinelli

Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya)
Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya)

Una lunga estate

Il corridore della Bardiani CSF Faizanè, classe 2001, ha avuto una stagione a due facce: all’inizio dei buoni risultati in Turchia (in apertura al Tour of Antalya, ndr), avevano dato fiducia e morale per lavorare con maggiore convinzione. La seconda parte è stata invece costellata di problemi, tanto che per un infortunio aveva dovuto saltare il Giro d’Italia under 23, dove era atteso con i gradi di capitano. 

«E’ stato un avvicinamento disastroso – dice con serenità Martinelli – ho avuto anche l’influenza. Nelle gare non riuscivo a dare il meglio di me, tanto che non ero molto fiducioso. Poi Amadori mi ha portato in ritiro a Sestriere e da lì ho iniziato ad avere sensazioni via via migliori. Marino lo ha visto e così ha deciso di portarmi qui all’Avenir. Dopo i problemi fisici che ho avuto al Giro dell’Appennino, mi sono fermato 3 settimane.

«E’ stato come fare la pausa invernale, solo che farla a metà stagione non è il massimo. Al termine del periodo di recupero ho iniziato a fare allenamenti molto lunghi con settimane impegnative ed intense. A queste si sono aggiunte delle gare per riprendere il ritmo. Le due settimane del ritiro a Sestriere sono state fondamentali per riprendere la gamba».

Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane
Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane

Step dopo step

L’avvicinamento di Martinelli al Tour de l’Avenir è stato lento, una scalata fatta passo dopo passo. Il corridore lombardo è passato anche da gare importanti come il Giro della Valle d’Aosta.

«Il Valle d’Aosta non sono riuscito a finirlo – racconta – anche se mi stavo sentendo sempre meglio, giorno dopo giorno. La tappa del ritiro è stata proprio sfortunata, ho cambiato la bici sei volte. Mi si sono scaricate due volte le batterie del cambio, la prima volta proprio ad inizio tappa, così mi sono fatto quasi 100 chilometri da solo, è stata una giornata molto dura. Da lì siamo andati direttamente in ritiro con la nazionale. La prima settimana è stata di recupero, arrivavamo quasi tutti dal Valle d’Aosta.

«Nella seconda settimana abbiamo fatto 24 ore di allenamento complessive, con una giornata di sei. Abbiamo visionato anche le ultime tre tappe dell’Avenir. Sono tutte dure, con tante salite lunghe, come il Col de Madeleine, l’Iseran… Si avvicinano a quelle che sono le mie caratteristiche, vedremo le risposte che avrò dal mio fisico».

Alessio Martinelli, il secondo da destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa
Alessio Martinelli, a destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa

In attesa di risposte

L’opportunità di correre il Tour de l’Avenir dopo una seconda parte di stagione non proprio fortunata è una grande chance. Martinelli ha le caratteristiche per fare bene ed il cittì Amadori lo sa. 

«Non so ancora come sto, non voglio prendermi responsabilità – dice mettendo le mani avanti per il momento Martinelli – sarà una corsa molto lunga. La cosa buona è che si riusciranno a capire le sensazioni, ci saranno delle tappe mosse che toglieranno tutti i dubbi. La caduta del Sestriere non ci doveva essere, è stata una grande sfortuna, abbiamo perso due uomini importanti. Gli imprevisti accadono, i corridori che sono qui sono forti e la squadra è pronta. Delle otto tappe in linea che ci attendono le prime saranno abbastanza facili.

«Ci sarà la grande incognita meteo, che qui (a La Roche Sur Yon, nella regione della Loira, ndr) è molto variabile, bisognerà curare il vento. le ultime 4 tappe sono belle dure. La quarta e la sesta frazione saranno mosse, con molti muri di 2-3 chilometri, e tirerò, insieme alla squadra, le prime somme. Non ho paura a prendermi le mie responsabilità in caso dovessi stare bene, come non avrò problemi nel mettermi a disposizione dei compagni in caso contrario».

Pronti per il Valle d’Aosta? Cinque tappe per scontri micidiali

12.07.2022
5 min
Salva

E adesso spazio agli scalatori. Sta per tornare il Giro Ciclistico Internazionale della Valle d’Aosta – Mont Blanc. La storica gara a tappe, che festeggia l’edizione numero 58, si annuncia dura come ai “vecchi” tempi.

Dopo l’edizione della rinascita della scorsa estate, si ritorna alle cinque tappe. Nel 2021 i ragazzi di patron Riccardo Moret riuscirono a mettere insieme tre frazioni. Fu un grande sforzo nonostante la “forma ridotta”, ma con tutta onestà ammisero che se non fossero ripartiti dopo un anno di stop (nel 2020 non si era disputato) probabilmente la storia di questa pietra miliare del dilettantismo si sarebbe conclusa lì.

Bernard Hinault trionfò in quel mondiale del 1980 a Sallanches. Baronchelli alla sua ruota fu secondo
Bernard Hinault trionfò in quel mondiale del 1980 a Sallanches

Tra storia e Tour

Si torna in pista dunque. E lo si farà da domani 13 luglio a domenica 17. Tutti a bordo strada, ma la gara sarà trasmessa anche in streaming.

Come dicevamo le tappe saranno cinque. La prima si annuncia subito molto impegnativa. Sarà seguita da due frazioni più “veloci”, per poi chiudere dando spazio agli scalatori puri. 

Ma andiamo nel dettaglio. La prima frazione è tutta in territorio francese. Lo sconfinamento era un must del Valle d’Aosta. Ma quest’anno c’è di più. Si percorrono infatti parte delle strade che il Tour de France affronta 24 ore prima. La Saint Gervais-Saint Gervais misura solo 84 chilometri, quasi tutti in circuito (da ripetere 4 volte) ma con la scalata di Le Bettex nel più lungo giro finale. Si toccano luoghi simbolo come Sallanches, che ospitò l’edizione dei mondiali ad oggi ritenuta la più dura di sempre. 

Attaccanti, a voi

La Saint Christophe-Saint-Christophe ospita la seconda frazione di 122 chilometri. Stavolta si pedala in Italia appena più a valle di Aosta. Probabilmente è la frazione più veloce. Ma strappi e dislivello non mancano neanche stavolta.

La terza tappa misura 120 chilometri. Va da Aosta ad Aosta e tocca luoghi simbolo come la Skyway del Monte Bianco in quel di Courmayeur. Ma soprattutto prevede quattro Gpm: Doues, Verrogne, Echarlod e Col d’Introd sulla desta e sulla sinistra orografica della Dora Baltea. A sensazione sarebbe la tappa perfetta per il tricolore Lorenzo Germani.

Garofoli gioisce sull’arrivo di Cervinia. Il marchigiano non ci sarà per motivi di salute (foto Giro Valle d’Aosta)
Garofoli gioisce sull’arrivo di Cervinia. Il marchigiano non ci sarà per motivi di salute (foto Giro Valle d’Aosta)

Come Garofoli

E’ mostruosa la quarta frazione, la Pont Saint Martin-Fontainemore (Pian Coumarial). E’ dura per il dislivello, che sballa i 4.000 metri, e per la distanza, sui 170 chilometri. Di pianura, a parte all’inizio, ce n’è ben poca. Le squadre, composte da soli cinque atleti, faranno fatica ad organizzarsi con un chilometraggio così importante. Da scalare: Col d’Arlaz, Col Tsecore, Col de Joux, Perloz, Fabiole e la lunga (circa 12 chilometri) scalata finale di Pian Coumarial.

Sarà super importante gestire le forze. Perché sì, probabilmente la corsa si deciderà a Coumarial, ma il giorno dopo, la quinta ed ultima tappa propone un fresco e durissimo “deja vu”: la Valtournenche-Cervinia di 119 chilometri. Negli ultimi 56 chilometri ci sono da scalare Verrayes, Saint Pantaleon e l’arrivo ai 2.000 metri di Breuil-Cervina.

Tappa mostruosa che, come detto, si corre sugli sforzi del giorno precedente. Lo scorso anno questa frazione regalò l’impresa, magnifica, di Gianmarco Garofoli. Il marchigiano contro ogni copione tattico scappò a 60 chilometri dal traguardo. Fu anche maglia gialla virtuale. Poi pagò qualcosa nel finale, contro corridori più esperti di lui.

Alessio Martinelli sembra essere l’italiano più accreditato per la classifica generale
Alessio Martinelli sembra essere l’italiano più accreditato per la classifica generale

Riscatto Martinelli?

Lo spazio per imprese e numeri proprio non manca dunque. E neanche gli interpreti. «Al via – dice Riccardo Moret – abbiamo 16 Nazioni rappresentate e 32 squadre. Abbiamo avuto più di 70 richieste da tutto il mondo. E’ stato un duro lavoro di selezione, ma ci ha permesso di poter schierare al via il top del panorama ciclistico internazionale degli under 23». 

«C’è un parterre mostruoso – gli fa eco il cittì azzurro, Marino Amadori di ritorno dagli europei in Portogallo che potrà schierare la sua nazionale – neanche il Giro d’Italia U23 era di così alto livello. La componente straniera è di qualità elevatissima. Ci sono i Trinity che sono fortissimi.

«I miei cinque ragazzi sono: Riccardo Ciuccareli, Federico Raccani, Walter Calzoni, Gabriele Porta e Ludovico Crescioli. Mi piacerebbe vincere una tappa, quello è l’obiettivo primario. E poi credo sia una bella esperienza per tutti, specie per il giovane Crescioli».

Ciuccarelli, sulla carta, dovrebbe essere il leader visto come è andato al Giro U23. Ma tra gli altri italiani che possono distinguersi non dimentichiamo Lorenzo Milesi, Davide Piganzoli e Marco Frigo. Insomma, i soliti noti. Aspettandoci una rivincita dai corridori del CTF.

E gli stranieri? Martinez e Gregoire, forti dell’esperienza al Giro, vorranno riscattarsi. Ancora una volta sono loro, i Groupama-Fdj, i fari della corsa. La speranza è che Germani, facendo leva sulla maglia tricolore, non debba per forza tirare per loro. Tra l’altro sono anche i campioni uscenti con Reuben Thompson (in apertura, foto Giro Valle d’Aosta).

Van Eetvelt, sempre dopo la corsa rosa, ha preso fiducia e soprattutto potrebbe far valere i suoi due anni in più di esperienza nei confronti die giovani francesi. Due anni che incidono sul recupero e sul farsi di nuovo trovare pronto mentalmente.

E a proposito di Trinity occhio a Gloag.

Grinta Martinelli: Alessio riparte dopo il crampo terribile

07.07.2022
4 min
Salva

Al Sibiu Tour c’era un giovane valtellinese che stava rialzando la testa, che si stava riprendendo il suo posto nel gruppo. Parliamo di Alessio Martinelli: 21 anni da Valdidentro, perla incastonata alla base dello Stelvio, da una parte, e del Passo Eira, dall’altra.

Alessio avrebbe dovuto fare il Giro d’Italia U23. Doveva essere il leader della Bardiani-CSF-Faizanè e uno dei favoriti per la conquista della maglia rosa. Invece quando si dice che la sfortuna ci vede benissimo… purtroppo è vero.

Come da “progetto giovani”, Martinelli ha alternato gare con i pro’ (qui a Laigueglia) con gli U23
Come da “progetto giovani”, Martinelli ha alternato gare con i pro’ (qui a Laigueglia) con gli U23

La ripartenza 

«Ho ripreso al Sibiu Tour – racconta Martinelli – e devo dire che è andata molto bene, almeno per le sensazioni dopo quel che mi è successo. Parlo della contrattura fortissima che mi ha costretto a saltare il Giro under 23 e a stare fermo due settimane».

«Il Sibiu l’ho preso un po’ come un allenamento visto che ci arrivavo con uno stato di forma minimo. E poi per me è stato doppiamente duro visto che le tappe erano lunghissime: 200 chilometri la prima, 190 la seconda e anche nel terzo giorno tra semitappa, riscaldamento e crono ne sono usciti altri 170. Però ho notato dei miglioramenti e dei wattaggi davvero buoni… anche se i distacchi dai primi sono stati grandi».

Il prossimo grande obiettivo di Alessio Martinelli si chiama Giro della Valle d’Aosta. La corsa a tappe italiana è un po’ il “terzo Giro”, dopo la corsa rosa e l’Avenir. Pertanto è importantissima e per Alessio può essere un buon riscatto.

«Adesso – continua Alessio – farò un paio di giorni di stacco e poi rifinirò la condizione in vista del Valle d’Aosta. Cosa farò? Qualche lavoro soprattutto sulla distanza, perché le frazioni più dure sono quelle finali. La corsa probabilmente si deciderà in quei giorni. Però neanche sono tante tappe, cinque, quindi non ci sarà da fare moltissimo.

«La prima frazione è molto dura, ne seguono due più mosse e di nuovo due impegnative. Bisognerà vedere come sarà interpretata la corsa».

Pochi giorni prima dell’Appennino, Alessio aveva vinto il Gp Industrie del Marmo
Pochi giorni prima dell’Appennino, Alessio aveva vinto il Gp Industrie del Marmo

Era il suo Giro?

Con Alessio non si può prescindere dall’argomento Giro d’Italia U23. Lui davvero poteva giocarsi la maglia rosa. 

«Eh – sospira Alessio – l’ho seguito da casa. Il più delle volte mentre andavo dal fisioterapista. Lo guardavamo insieme. E’ stato un brutto colpo. Era l’obiettivo principale della stagione, quello per cui avevo lavorato tanto. Ci tenevo moltissimo, soprattutto pensando alla tappa di Santa Caterina Valfurva che arrivava “a casa mia”.

«Penso che avrei potuto fare bene, ma neanche posso dire che sarebbe stato il mio Giro non vivendo in prima persona certe situazioni. Quello lo scopri solo facendolo, solo stando in gruppo».

«Hayter lo conosco, ma mai avrei immaginato che Leo potesse vincere. Mi ha sorpreso, soprattutto nella tappa che arrivava a Santa Caterina Valfurva. Mi sarei aspettato di più altri corridori, come i due della Groupama-Fdj, che comunque hanno fatto un grande Giro. Hanno vinto una tappa, delle maglie e sono sempre stati protagonisti. Hanno provato a vincerlo in tutti i modi».

Il percorso di casa Alessio chiaramente lo conosceva bene, ma uno scalatore come lui avrebbe potuto fare bene anche sul Fauniera.

«Non conoscevo quella salita, ma mi ero informato bene. Avevo visto dei video. Era bella dura! E una salita così mi sarebbe piaciuta tanto: più è lunga e dura e meglio è per me».

Questa foto scattata al via dell’Appennino ritrae un Martinelli pronto e sereno. Il sondriese ha chiuso quella gara al 7° posto
Questa foto scattata al via dell’Appennino ritrae un Martinelli pronto e sereno. Il sondriese ha chiuso quella gara al 7° posto

Il fattaccio

Ma prima di congedarci dal valtellinese ritorniamo sul motivo, quasi incredibile, che lo ha messo fuori gioco dal Giro U23. Un motivo che ci dice ancora una volta quanto oggi gli atleti siano davvero al limite.

«Io stavo davvero bene – spiega Martinelli – ero al Giro dell’Appennino, ultima gara prima del Giro under 23. C’erano quasi tutti pro’ ed io ero davanti con loro. Ho avuto un problema d’idratazione. Il gruppo era spezzato, l’ammiraglia era dietro e per molti chilometri non sono riuscito a prendere l’acqua. Ho iniziato ad avere qualche crampo.

«In fondo alla discesa c’è stato un attacco, al quale io ho risposto nonostante i crampi: così facendo ho provocato dei danni».

«Già a fine corsa ho avvertito dei forti dolori. Pensavo passassero e invece nei giorni successivi la situazione è andata a peggiorare finché al terzo giorno sono salito in bici e non sono riuscito a fare mezza pedalata. A quel punto ho capito che la cosa era grave. Un incubo.

«Ho chiamato il massaggiatore, ho chiamato il fisioterapista, sono andato da uno specialista presso cui ho fatto un’ecografia alla gamba. Mi dicevano che non era nulla di che. In un paio di giorni sarebbe passato tutto. In realtà andava sempre peggio.

«A quel punto ho capito che il Giro sarebbe svanito. E’ stato un brutto colpo. Ma il ciclismo è anche questo e bisogna andare avanti».

Almè, Bergamo. Mettiamo in sella Alessio Martinelli

22.11.2021
5 min
Salva

Alessio Martinelli osserva la bicicletta come un cavaliere fa con il suo destriero, quasi le bisbiglia qualcosa che solo loro possono capire. L’ha affidata a Luciano Santo che ad Almè (Bergamo) è titolare dello studio Equilibrium Bike. Grazie alla tecnologia Velosystem che certifica il suo lavoro, mette in sella alla perfezione tutti, dall’amatore al professionista.

Martinelli professionista lo diventerà ufficialmente dall’inizio del 2022 con la Bardiani-Csf-Faizanè che lo ha prelevato dal bergamasco Team Colpack, ma di fatto pro’ lo è già, tant’è che ha appena ritirato la Cipollini che la squadra gli ha affidato per allenarsi.

Cambio radicale

Il giovane corridore, 20 anni, abita a Bormio e si è sciroppato un paio d’ore abbondanti di macchina per trovare il giusto assetto. Tanti cambiamenti che quest’anno dovrà affrontare: cambio del telaio (da Cinelli a Cipollini), altro modo di cambiare (da Shimano Dura Ace a Sram), scarpe differenti, da Sidi a Gaerne e il passaggio dai freni tradizionali a quelli a disco.

«Non è male Sram – dice – è intuitivo. Mi servirà una settimana di allenamenti per abituarmi, poi sarà tutto semplice».

Sui freni: «Li ho provati solo sulla Mtb – ammette – sono curioso di vedere come si comportano su strada. Quest’anno con quelli tradizionali ho avuto problemi sul bagnato».

Soletta su misura

Per quanto riguarda le calzature invece, Martinelli – che porta il 39,5 – si rivolge subito a Luciano, porgendogliele: «Vorrei provare una soletta su misura quest’anno».

Lui provvede, prima prendendo le misure con un apposito strumento, poi scaldando la soletta, adattandola al suo piede, inserendola nella scarpa e lasciando che trascorrano alcuni minuti affinché piede, soletta e scarpa diventino una cosa sola. Poi, uno spessore di 3 millimetri posizionato sul pedale sinistro, per compensare il fatto che quella gamba è più corta della destra.

Lavoro specifico anche sulla sella: «L’anno scorso correvo con Prologo – dice il neopro’ – quest’anno Smp. Ho chiesto la più stretta perché dai rilevamenti con Luciano è emerso che sia la migliore per me».

Dalla bici alla Dynavelò

Luciano misura e analizza la nuova bicicletta, rileva che la “S” di Cipollini misura 51 ed è molto “sloopy”, ovvero compatta, rigida, scattante. Con Martinelli che sentenzia: «Meglio».

In effetti per un corridore come lui che pesa 58 chili e si vede bene sulle salite non lunghe e dure, un mezzo del genere sembra il meglio che possa avere: 7,2 chili il peso.

Prese le misure della bici nuova, Luciano le trasporta sulla Dynavelò, una sorta di “cyclette” che replica esattamente la posizione in sella dell’atleta.

«Il vantaggio di lavorare qui – spiega – è che mentre l’atleta pedala, io posso spostare sella, manubrio senza farlo fermare».

Tra U23 e professionisti

Durante questo test, una telecamera laterale riprende evidenziando angoli e misure fondamentali: altezza della sella, arretramento, scarto sella-manubrio e distanza manubrio-sella. Un esame più approfondito analizza la posizione dall’alto e da dietro per rilevare eventuali asimmetrie.

Alessio Martinelli termina il check-up e c’è tempo per qualche sogno. «Correrò tanto con gli under 23 – rivela – e questo mi permetterà di mantenere il ritmo gara e di partire per fare risultato. Quando correrò con i big cercherò di dare una mano ai miei compagni, puntando a qualche… risultatino».

Palestra e partenze

Intanto si sta allenando da tre settimane. Ha iniziato prima del solito e si sta concentrando sui lavori di forza, solo in sella, niente palestra. La sua salita di riferimento quando è a casa è quella di Bratta, verso Tirano, mentre a Bergamo si misura sul Selvino.

Per ora i tempi non contano: si sciroppa partenze in salita con rapporto lungo ed esercizi a corpo libero. Il suo bello? «Durante l’anno utilizzo poco il potenziometro, vado a sensazione – spiega – del resto, se gli altri accelerano, tu devi seguirli».