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Il “nuovo” Martinelli, corsa a piedi e tanta potenza

18.03.2023
5 min
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Bastano pochi istanti, ascoltando la sua voce, per capire che è un Alessio Martinelli diverso da quello dello scorso anno. I problemi non erano stati pochi nella sua prima stagione alla Green Project Bardiani CSF Faizané, ma il corridore di Sondalo ha voltato pagina e ha ripreso con vigore quel cammino verso la conferma delle tante aspettative riposte su di lui, come una delle grandi speranze per riavere un corridore italiano adatto ai grandi Giri.

Martinelli viene dalla quarta piazza finale all’Istrian Spring Trophy, sfida istriana frequentata da corridori di buon livello (era gara 2.2 Uci) tutti giovani come lui. Gara con molti devo team e con molti ragazzi intenzionati a mettersi subito in evidenza per impressionare soprattutto i propri dirigenti. Più che il risultato, il valtellinese ha però messo l’accento su un altro aspetto.

«Ci riflettevo anche in corsa – afferma Martinelli – era da tempo che non mi divertivo così, ma è qualcosa che fa parte della squadra quest’anno e me ne ero accorto già a inizio stagione».

In Istria i corridori hanno trovato un clima difficile: qui la grandinata nel pieno della prima tappa
In Istria i corridori hanno trovato un clima difficile: qui la grandinata nel pieno della prima tappa
I tuoi risultati in Croazia non sono stati una sorpresa, è già da inizio stagione che vai forte…

A dir la verità mi aspettavo qualcosa in più dalla gara istriana. Ero partito per fare classifica, la corsa la conoscevo essendoci stato lo scorso anno. Il prologo era appena un assaggio, un chilometro in tutto, ho perso 4” e andava bene così. Il primo giorno effettivo è stato invece un disastro, climaticamente parlando: grandine e fulmini a più non posso, un freddo terribile.

E poi?

La tappa successiva era quella decisiva, noi abbiamo sempre tirato, in salita avevo gestito bene la situazione pensando al finale, ma sul pavé dissestato non mi sono trovato bene e ho perso il contatto con i primi. Nella frazione conclusiva abbiamo provato a raddrizzare la situazione ma ormai era impossibile, la Jumbo-Visma controllava tutto.

Anche con il team Development si ha la sensazione che gli olandesi abbiano una marcia in più. Hai notato se hanno l’abitudine a tenere la corsa bloccata?

Non direi, anzi nelle prime tappe correvano un po’ nascosti, poi quando Tijmen Graat si è preso la tappa decisiva, hanno messo in funzione tutte le tattiche di controllo. Sicuramente si vede che hanno un’abitudine maggiore a correre fianco a fianco con i grandi, sono gestiti esattamente come la squadra maggiore. Ma anche noi che facciamo attività di categoria all’estero, notiamo molti progressi. Occasioni come queste servono proprio per imparare a correre come un professionista.

Nelle prime uscite il valtellinese ha sofferto il freddo. Qui al Laigueglia, dove si è ritirato
Nelle prime uscite il valtellinese ha sofferto il freddo. Qui al Laigueglia, dove si è ritirato
Riguardandoti indietro, pensi che la stagione scorsa sia stata deficitaria o c’è qualcosa da salvare?

Molto direi, io non sono deluso. Fino al Giro dell’Appennino sono andato forte, poi lo strappo al polpaccio ha cambiato tutto. Se stai fermo per un mese, ripartire poi è difficile. L’Avenir è stato la mia ultima corsa, proprio pensando a quel che avevo passato ho staccato prima la spina per affrontare meglio l’inverno e i risultati ora si vedono. Ma comunque ho portato a casa tre vittorie che rappresentano comunque una crescita.

Che cosa è cambiato in quest’inverno?

Ho preso due chili di muscoli e stanno influendo molto, in positivo. Pedalando alla soglia mi accorgo che spendo meno energie in pianura e a cronometro. Inoltre ho aumentato un po’ la distanza in allenamento, continuando quel cammino di crescita ragionata che è alla base dell’impostazione scelta dal mio preparatore Omar Beltran.

La Green Project Bardiani ha lavorato molto per Alessio in Croazia, provando il colpo grosso
La Green Project Bardiani ha lavorato molto per Alessio in Croazia, provando il colpo grosso
Quei due chili li hai presi in palestra?

No, Omar è contrario. Abbiamo fatto molti lavori di forza in bicicletta, abbinandoli a esercizi a corpo libero e i risultati ci sono stati. Inoltre – e questa è stata una novità per me – ho corso molto a piedi, a ottobre e novembre abbinando le uscite podistiche agli allenamenti specifici. Serviva a far salire bene i battiti del cuore, con sedute fino a 40-50 minuti: all’inizio il batticuore era tanto, poi si è andato stabilizzando.

Effettuavi lavori specifici a piedi?

Cercavamo di ripetere un po’ l’impostazione in bici, ad esempio 30” a tutta e 30” piano. Ho raggiunto anche velocità medie di 4’ al chilometro che so essere molto apprezzabile. Per ora comunque non conto di emulare gente come Van Aert e Yates che hanno fatto anche la maratona, anche se da bambino avevo iniziato a fare sport proprio con la corsa. Io quando chiudo la stagione ciclistica ho bisogno di rilassarmi, pensare a tutt’altro. Magari chissà, a fine carriera…

Mondiali 2019, l’azzurro è secondo, qui il podio con Simmons e Sheffield, ora già affermati pro’
Mondiali 2019, l’azzurro è secondo, qui il podio con Simmons e Sheffield, ora già affermati pro’
Tutti ti vedono come uno specialista da corsa a tappe, ma ti senti davvero tale?

Diciamo che è un giudizio esterno, io credo di poter far bene anche nelle corse d’un giorno. Certamente il recupero è una delle mie doti migliori, ma in corse con strappi brevi e ripetuti io sono convinto di poter dire la mia. Esattamente come avveniva da junior, quando sono stato secondo ai mondiali. Infatti nelle prime classiche spagnole d’inizio stagione non ero andato male.

Hai una corsa specifica alla quale punti?

Voglio sicuramente essere in forma per il Giro Under 23, farlo come si deve puntando alla classifica, ma non corro pensando a quello. Ogni gara è un obiettivo, io quando parto voglio far bene sempre e d’altro canto è quello che anche la squadra vuole.

Martinelli: «La sfortuna è alle spalle e riparto dall’Avenir»

19.08.2022
4 min
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E’ partito ieri il Tour de l’Avenir, forse la corsa più importante del calendario internazionale under 23. Si è aperta con un prologo che serviva per scaldare le gambe e iniziare a togliere il velo sulle prime sensazioni in corsa, infatti questa prima prova non sarà valevole per la classifica generale. Oltre al prologo i giovani ciclisti dovranno affrontare otto prove in linea ed una cronometro a squadre, alla quinta tappa. 

La nazionale, guidata da Marino Amadori, schiera una selezione agguerrita e pronta a dare battaglia a tutti. Da una parte la sfortuna ha colpito gli azzurri, con le defezioni di Frigo e Germani. Dall’altra c’è chi ritrova il sorriso o almeno ci prova. E da questo Tour de l’Avenir vuole riprendersi un po’ di fortuna e qualche risultato: Alessio Martinelli

Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya)
Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya)

Una lunga estate

Il corridore della Bardiani CSF Faizanè, classe 2001, ha avuto una stagione a due facce: all’inizio dei buoni risultati in Turchia (in apertura al Tour of Antalya, ndr), avevano dato fiducia e morale per lavorare con maggiore convinzione. La seconda parte è stata invece costellata di problemi, tanto che per un infortunio aveva dovuto saltare il Giro d’Italia under 23, dove era atteso con i gradi di capitano. 

«E’ stato un avvicinamento disastroso – dice con serenità Martinelli – ho avuto anche l’influenza. Nelle gare non riuscivo a dare il meglio di me, tanto che non ero molto fiducioso. Poi Amadori mi ha portato in ritiro a Sestriere e da lì ho iniziato ad avere sensazioni via via migliori. Marino lo ha visto e così ha deciso di portarmi qui all’Avenir. Dopo i problemi fisici che ho avuto al Giro dell’Appennino, mi sono fermato 3 settimane.

«E’ stato come fare la pausa invernale, solo che farla a metà stagione non è il massimo. Al termine del periodo di recupero ho iniziato a fare allenamenti molto lunghi con settimane impegnative ed intense. A queste si sono aggiunte delle gare per riprendere il ritmo. Le due settimane del ritiro a Sestriere sono state fondamentali per riprendere la gamba».

Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane
Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane

Step dopo step

L’avvicinamento di Martinelli al Tour de l’Avenir è stato lento, una scalata fatta passo dopo passo. Il corridore lombardo è passato anche da gare importanti come il Giro della Valle d’Aosta.

«Il Valle d’Aosta non sono riuscito a finirlo – racconta – anche se mi stavo sentendo sempre meglio, giorno dopo giorno. La tappa del ritiro è stata proprio sfortunata, ho cambiato la bici sei volte. Mi si sono scaricate due volte le batterie del cambio, la prima volta proprio ad inizio tappa, così mi sono fatto quasi 100 chilometri da solo, è stata una giornata molto dura. Da lì siamo andati direttamente in ritiro con la nazionale. La prima settimana è stata di recupero, arrivavamo quasi tutti dal Valle d’Aosta.

«Nella seconda settimana abbiamo fatto 24 ore di allenamento complessive, con una giornata di sei. Abbiamo visionato anche le ultime tre tappe dell’Avenir. Sono tutte dure, con tante salite lunghe, come il Col de Madeleine, l’Iseran… Si avvicinano a quelle che sono le mie caratteristiche, vedremo le risposte che avrò dal mio fisico».

Alessio Martinelli, il secondo da destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa
Alessio Martinelli, a destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa

In attesa di risposte

L’opportunità di correre il Tour de l’Avenir dopo una seconda parte di stagione non proprio fortunata è una grande chance. Martinelli ha le caratteristiche per fare bene ed il cittì Amadori lo sa. 

«Non so ancora come sto, non voglio prendermi responsabilità – dice mettendo le mani avanti per il momento Martinelli – sarà una corsa molto lunga. La cosa buona è che si riusciranno a capire le sensazioni, ci saranno delle tappe mosse che toglieranno tutti i dubbi. La caduta del Sestriere non ci doveva essere, è stata una grande sfortuna, abbiamo perso due uomini importanti. Gli imprevisti accadono, i corridori che sono qui sono forti e la squadra è pronta. Delle otto tappe in linea che ci attendono le prime saranno abbastanza facili.

«Ci sarà la grande incognita meteo, che qui (a La Roche Sur Yon, nella regione della Loira, ndr) è molto variabile, bisognerà curare il vento. le ultime 4 tappe sono belle dure. La quarta e la sesta frazione saranno mosse, con molti muri di 2-3 chilometri, e tirerò, insieme alla squadra, le prime somme. Non ho paura a prendermi le mie responsabilità in caso dovessi stare bene, come non avrò problemi nel mettermi a disposizione dei compagni in caso contrario».

Pronti per il Valle d’Aosta? Cinque tappe per scontri micidiali

12.07.2022
5 min
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E adesso spazio agli scalatori. Sta per tornare il Giro Ciclistico Internazionale della Valle d’Aosta – Mont Blanc. La storica gara a tappe, che festeggia l’edizione numero 58, si annuncia dura come ai “vecchi” tempi.

Dopo l’edizione della rinascita della scorsa estate, si ritorna alle cinque tappe. Nel 2021 i ragazzi di patron Riccardo Moret riuscirono a mettere insieme tre frazioni. Fu un grande sforzo nonostante la “forma ridotta”, ma con tutta onestà ammisero che se non fossero ripartiti dopo un anno di stop (nel 2020 non si era disputato) probabilmente la storia di questa pietra miliare del dilettantismo si sarebbe conclusa lì.

Bernard Hinault trionfò in quel mondiale del 1980 a Sallanches. Baronchelli alla sua ruota fu secondo
Bernard Hinault trionfò in quel mondiale del 1980 a Sallanches

Tra storia e Tour

Si torna in pista dunque. E lo si farà da domani 13 luglio a domenica 17. Tutti a bordo strada, ma la gara sarà trasmessa anche in streaming.

Come dicevamo le tappe saranno cinque. La prima si annuncia subito molto impegnativa. Sarà seguita da due frazioni più “veloci”, per poi chiudere dando spazio agli scalatori puri. 

Ma andiamo nel dettaglio. La prima frazione è tutta in territorio francese. Lo sconfinamento era un must del Valle d’Aosta. Ma quest’anno c’è di più. Si percorrono infatti parte delle strade che il Tour de France affronta 24 ore prima. La Saint Gervais-Saint Gervais misura solo 84 chilometri, quasi tutti in circuito (da ripetere 4 volte) ma con la scalata di Le Bettex nel più lungo giro finale. Si toccano luoghi simbolo come Sallanches, che ospitò l’edizione dei mondiali ad oggi ritenuta la più dura di sempre. 

Attaccanti, a voi

La Saint Christophe-Saint-Christophe ospita la seconda frazione di 122 chilometri. Stavolta si pedala in Italia appena più a valle di Aosta. Probabilmente è la frazione più veloce. Ma strappi e dislivello non mancano neanche stavolta.

La terza tappa misura 120 chilometri. Va da Aosta ad Aosta e tocca luoghi simbolo come la Skyway del Monte Bianco in quel di Courmayeur. Ma soprattutto prevede quattro Gpm: Doues, Verrogne, Echarlod e Col d’Introd sulla desta e sulla sinistra orografica della Dora Baltea. A sensazione sarebbe la tappa perfetta per il tricolore Lorenzo Germani.

Garofoli gioisce sull’arrivo di Cervinia. Il marchigiano non ci sarà per motivi di salute (foto Giro Valle d’Aosta)
Garofoli gioisce sull’arrivo di Cervinia. Il marchigiano non ci sarà per motivi di salute (foto Giro Valle d’Aosta)

Come Garofoli

E’ mostruosa la quarta frazione, la Pont Saint Martin-Fontainemore (Pian Coumarial). E’ dura per il dislivello, che sballa i 4.000 metri, e per la distanza, sui 170 chilometri. Di pianura, a parte all’inizio, ce n’è ben poca. Le squadre, composte da soli cinque atleti, faranno fatica ad organizzarsi con un chilometraggio così importante. Da scalare: Col d’Arlaz, Col Tsecore, Col de Joux, Perloz, Fabiole e la lunga (circa 12 chilometri) scalata finale di Pian Coumarial.

Sarà super importante gestire le forze. Perché sì, probabilmente la corsa si deciderà a Coumarial, ma il giorno dopo, la quinta ed ultima tappa propone un fresco e durissimo “deja vu”: la Valtournenche-Cervinia di 119 chilometri. Negli ultimi 56 chilometri ci sono da scalare Verrayes, Saint Pantaleon e l’arrivo ai 2.000 metri di Breuil-Cervina.

Tappa mostruosa che, come detto, si corre sugli sforzi del giorno precedente. Lo scorso anno questa frazione regalò l’impresa, magnifica, di Gianmarco Garofoli. Il marchigiano contro ogni copione tattico scappò a 60 chilometri dal traguardo. Fu anche maglia gialla virtuale. Poi pagò qualcosa nel finale, contro corridori più esperti di lui.

Alessio Martinelli sembra essere l’italiano più accreditato per la classifica generale
Alessio Martinelli sembra essere l’italiano più accreditato per la classifica generale

Riscatto Martinelli?

Lo spazio per imprese e numeri proprio non manca dunque. E neanche gli interpreti. «Al via – dice Riccardo Moret – abbiamo 16 Nazioni rappresentate e 32 squadre. Abbiamo avuto più di 70 richieste da tutto il mondo. E’ stato un duro lavoro di selezione, ma ci ha permesso di poter schierare al via il top del panorama ciclistico internazionale degli under 23». 

«C’è un parterre mostruoso – gli fa eco il cittì azzurro, Marino Amadori di ritorno dagli europei in Portogallo che potrà schierare la sua nazionale – neanche il Giro d’Italia U23 era di così alto livello. La componente straniera è di qualità elevatissima. Ci sono i Trinity che sono fortissimi.

«I miei cinque ragazzi sono: Riccardo Ciuccareli, Federico Raccani, Walter Calzoni, Gabriele Porta e Ludovico Crescioli. Mi piacerebbe vincere una tappa, quello è l’obiettivo primario. E poi credo sia una bella esperienza per tutti, specie per il giovane Crescioli».

Ciuccarelli, sulla carta, dovrebbe essere il leader visto come è andato al Giro U23. Ma tra gli altri italiani che possono distinguersi non dimentichiamo Lorenzo Milesi, Davide Piganzoli e Marco Frigo. Insomma, i soliti noti. Aspettandoci una rivincita dai corridori del CTF.

E gli stranieri? Martinez e Gregoire, forti dell’esperienza al Giro, vorranno riscattarsi. Ancora una volta sono loro, i Groupama-Fdj, i fari della corsa. La speranza è che Germani, facendo leva sulla maglia tricolore, non debba per forza tirare per loro. Tra l’altro sono anche i campioni uscenti con Reuben Thompson (in apertura, foto Giro Valle d’Aosta).

Van Eetvelt, sempre dopo la corsa rosa, ha preso fiducia e soprattutto potrebbe far valere i suoi due anni in più di esperienza nei confronti die giovani francesi. Due anni che incidono sul recupero e sul farsi di nuovo trovare pronto mentalmente.

E a proposito di Trinity occhio a Gloag.

Grinta Martinelli: Alessio riparte dopo il crampo terribile

07.07.2022
4 min
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Al Sibiu Tour c’era un giovane valtellinese che stava rialzando la testa, che si stava riprendendo il suo posto nel gruppo. Parliamo di Alessio Martinelli: 21 anni da Valdidentro, perla incastonata alla base dello Stelvio, da una parte, e del Passo Eira, dall’altra.

Alessio avrebbe dovuto fare il Giro d’Italia U23. Doveva essere il leader della Bardiani-CSF-Faizanè e uno dei favoriti per la conquista della maglia rosa. Invece quando si dice che la sfortuna ci vede benissimo… purtroppo è vero.

Come da “progetto giovani”, Martinelli ha alternato gare con i pro’ (qui a Laigueglia) con gli U23
Come da “progetto giovani”, Martinelli ha alternato gare con i pro’ (qui a Laigueglia) con gli U23

La ripartenza 

«Ho ripreso al Sibiu Tour – racconta Martinelli – e devo dire che è andata molto bene, almeno per le sensazioni dopo quel che mi è successo. Parlo della contrattura fortissima che mi ha costretto a saltare il Giro under 23 e a stare fermo due settimane».

«Il Sibiu l’ho preso un po’ come un allenamento visto che ci arrivavo con uno stato di forma minimo. E poi per me è stato doppiamente duro visto che le tappe erano lunghissime: 200 chilometri la prima, 190 la seconda e anche nel terzo giorno tra semitappa, riscaldamento e crono ne sono usciti altri 170. Però ho notato dei miglioramenti e dei wattaggi davvero buoni… anche se i distacchi dai primi sono stati grandi».

Il prossimo grande obiettivo di Alessio Martinelli si chiama Giro della Valle d’Aosta. La corsa a tappe italiana è un po’ il “terzo Giro”, dopo la corsa rosa e l’Avenir. Pertanto è importantissima e per Alessio può essere un buon riscatto.

«Adesso – continua Alessio – farò un paio di giorni di stacco e poi rifinirò la condizione in vista del Valle d’Aosta. Cosa farò? Qualche lavoro soprattutto sulla distanza, perché le frazioni più dure sono quelle finali. La corsa probabilmente si deciderà in quei giorni. Però neanche sono tante tappe, cinque, quindi non ci sarà da fare moltissimo.

«La prima frazione è molto dura, ne seguono due più mosse e di nuovo due impegnative. Bisognerà vedere come sarà interpretata la corsa».

Pochi giorni prima dell’Appennino, Alessio aveva vinto il Gp Industrie del Marmo
Pochi giorni prima dell’Appennino, Alessio aveva vinto il Gp Industrie del Marmo

Era il suo Giro?

Con Alessio non si può prescindere dall’argomento Giro d’Italia U23. Lui davvero poteva giocarsi la maglia rosa. 

«Eh – sospira Alessio – l’ho seguito da casa. Il più delle volte mentre andavo dal fisioterapista. Lo guardavamo insieme. E’ stato un brutto colpo. Era l’obiettivo principale della stagione, quello per cui avevo lavorato tanto. Ci tenevo moltissimo, soprattutto pensando alla tappa di Santa Caterina Valfurva che arrivava “a casa mia”.

«Penso che avrei potuto fare bene, ma neanche posso dire che sarebbe stato il mio Giro non vivendo in prima persona certe situazioni. Quello lo scopri solo facendolo, solo stando in gruppo».

«Hayter lo conosco, ma mai avrei immaginato che Leo potesse vincere. Mi ha sorpreso, soprattutto nella tappa che arrivava a Santa Caterina Valfurva. Mi sarei aspettato di più altri corridori, come i due della Groupama-Fdj, che comunque hanno fatto un grande Giro. Hanno vinto una tappa, delle maglie e sono sempre stati protagonisti. Hanno provato a vincerlo in tutti i modi».

Il percorso di casa Alessio chiaramente lo conosceva bene, ma uno scalatore come lui avrebbe potuto fare bene anche sul Fauniera.

«Non conoscevo quella salita, ma mi ero informato bene. Avevo visto dei video. Era bella dura! E una salita così mi sarebbe piaciuta tanto: più è lunga e dura e meglio è per me».

Questa foto scattata al via dell’Appennino ritrae un Martinelli pronto e sereno. Il sondriese ha chiuso quella gara al 7° posto
Questa foto scattata al via dell’Appennino ritrae un Martinelli pronto e sereno. Il sondriese ha chiuso quella gara al 7° posto

Il fattaccio

Ma prima di congedarci dal valtellinese ritorniamo sul motivo, quasi incredibile, che lo ha messo fuori gioco dal Giro U23. Un motivo che ci dice ancora una volta quanto oggi gli atleti siano davvero al limite.

«Io stavo davvero bene – spiega Martinelli – ero al Giro dell’Appennino, ultima gara prima del Giro under 23. C’erano quasi tutti pro’ ed io ero davanti con loro. Ho avuto un problema d’idratazione. Il gruppo era spezzato, l’ammiraglia era dietro e per molti chilometri non sono riuscito a prendere l’acqua. Ho iniziato ad avere qualche crampo.

«In fondo alla discesa c’è stato un attacco, al quale io ho risposto nonostante i crampi: così facendo ho provocato dei danni».

«Già a fine corsa ho avvertito dei forti dolori. Pensavo passassero e invece nei giorni successivi la situazione è andata a peggiorare finché al terzo giorno sono salito in bici e non sono riuscito a fare mezza pedalata. A quel punto ho capito che la cosa era grave. Un incubo.

«Ho chiamato il massaggiatore, ho chiamato il fisioterapista, sono andato da uno specialista presso cui ho fatto un’ecografia alla gamba. Mi dicevano che non era nulla di che. In un paio di giorni sarebbe passato tutto. In realtà andava sempre peggio.

«A quel punto ho capito che il Giro sarebbe svanito. E’ stato un brutto colpo. Ma il ciclismo è anche questo e bisogna andare avanti».

Almè, Bergamo. Mettiamo in sella Alessio Martinelli

22.11.2021
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Alessio Martinelli osserva la bicicletta come un cavaliere fa con il suo destriero, quasi le bisbiglia qualcosa che solo loro possono capire. L’ha affidata a Luciano Santo che ad Almè (Bergamo) è titolare dello studio Equilibrium Bike. Grazie alla tecnologia Velosystem che certifica il suo lavoro, mette in sella alla perfezione tutti, dall’amatore al professionista.

Martinelli professionista lo diventerà ufficialmente dall’inizio del 2022 con la Bardiani-Csf-Faizanè che lo ha prelevato dal bergamasco Team Colpack, ma di fatto pro’ lo è già, tant’è che ha appena ritirato la Cipollini che la squadra gli ha affidato per allenarsi.

Cambio radicale

Il giovane corridore, 20 anni, abita a Bormio e si è sciroppato un paio d’ore abbondanti di macchina per trovare il giusto assetto. Tanti cambiamenti che quest’anno dovrà affrontare: cambio del telaio (da Cinelli a Cipollini), altro modo di cambiare (da Shimano Dura Ace a Sram), scarpe differenti, da Sidi a Gaerne e il passaggio dai freni tradizionali a quelli a disco.

«Non è male Sram – dice – è intuitivo. Mi servirà una settimana di allenamenti per abituarmi, poi sarà tutto semplice».

Sui freni: «Li ho provati solo sulla Mtb – ammette – sono curioso di vedere come si comportano su strada. Quest’anno con quelli tradizionali ho avuto problemi sul bagnato».

Soletta su misura

Per quanto riguarda le calzature invece, Martinelli – che porta il 39,5 – si rivolge subito a Luciano, porgendogliele: «Vorrei provare una soletta su misura quest’anno».

Lui provvede, prima prendendo le misure con un apposito strumento, poi scaldando la soletta, adattandola al suo piede, inserendola nella scarpa e lasciando che trascorrano alcuni minuti affinché piede, soletta e scarpa diventino una cosa sola. Poi, uno spessore di 3 millimetri posizionato sul pedale sinistro, per compensare il fatto che quella gamba è più corta della destra.

Lavoro specifico anche sulla sella: «L’anno scorso correvo con Prologo – dice il neopro’ – quest’anno Smp. Ho chiesto la più stretta perché dai rilevamenti con Luciano è emerso che sia la migliore per me».

Dalla bici alla Dynavelò

Luciano misura e analizza la nuova bicicletta, rileva che la “S” di Cipollini misura 51 ed è molto “sloopy”, ovvero compatta, rigida, scattante. Con Martinelli che sentenzia: «Meglio».

In effetti per un corridore come lui che pesa 58 chili e si vede bene sulle salite non lunghe e dure, un mezzo del genere sembra il meglio che possa avere: 7,2 chili il peso.

Prese le misure della bici nuova, Luciano le trasporta sulla Dynavelò, una sorta di “cyclette” che replica esattamente la posizione in sella dell’atleta.

«Il vantaggio di lavorare qui – spiega – è che mentre l’atleta pedala, io posso spostare sella, manubrio senza farlo fermare».

Tra U23 e professionisti

Durante questo test, una telecamera laterale riprende evidenziando angoli e misure fondamentali: altezza della sella, arretramento, scarto sella-manubrio e distanza manubrio-sella. Un esame più approfondito analizza la posizione dall’alto e da dietro per rilevare eventuali asimmetrie.

Alessio Martinelli termina il check-up e c’è tempo per qualche sogno. «Correrò tanto con gli under 23 – rivela – e questo mi permetterà di mantenere il ritmo gara e di partire per fare risultato. Quando correrò con i big cercherò di dare una mano ai miei compagni, puntando a qualche… risultatino».

Palestra e partenze

Intanto si sta allenando da tre settimane. Ha iniziato prima del solito e si sta concentrando sui lavori di forza, solo in sella, niente palestra. La sua salita di riferimento quando è a casa è quella di Bratta, verso Tirano, mentre a Bergamo si misura sul Selvino.

Per ora i tempi non contano: si sciroppa partenze in salita con rapporto lungo ed esercizi a corpo libero. Il suo bello? «Durante l’anno utilizzo poco il potenziometro, vado a sensazione – spiega – del resto, se gli altri accelerano, tu devi seguirli». 

A tutta adrenalina! Alessio Martinelli c’è…

15.01.2021
5 min
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Avere la maturità di un corridore esperto e l’entusiasmo di un ragazzino. Alessio Martinelli è così. Da Valdidentro, dove si attaccava la salita dei Laghi di Cancano al Giro, ecco un altro gioiellino  del nostro movimento e di casa Colpack-Ballan. Alessio aveva conquistato l’argento ai mondiali di Harrogate del 2019 (foto in apertura), quando era juniores. Il passaggio tra gli U23, il lockdown e l’incidente: in pratica un 2020 inesistente per lui dal punto di vista agonistico.

Come tanti altri ragazzini è salito in bici seguendo il padre, Fulvio, e il fratello, Nicola. «Ho iniziato da G0», dice serio. Noi ridiamo. «Sì, sì davvero. Avevo 4-5 anni e facevo quelle garette promozionali, non competitive».

Alessio Martinelli è alla Colpack dal 2020
Alessio Martinelli è alla Colpack dal 2020
E quindi hai sempre corso?

Sì, da G1 è iniziata tutta la trafila. Quando ho compiuto 6 anni mi hanno regalato la bici, una Mtb e da lì subito tante gare. All’inizio ero nella Bormiese, poi nella Valdidentro Bike. Fino da esordiente ho fatto solo Mtb, poi ho iniziato ad alternarla con la strada. Ma più passava il tempo, e i percorsi si facevano troppo tecnici, e meno la Mtb mi piaceva. Facevo meno bene. Per di più su strada ho colto subito i risultati e mi è venuta una voglia assurda. Ho fatto poi allievi e junior nel Team Giorgi e sono arrivato alla Colpack due anni fa. Il mio sogno di diventare pro’ si sta avverando, visto che ho firmato con la Bardiani CSF Faizanè (ma correrà il 2021 alla Colpack, ndr).

Si diceva che potessi passare subito dopo il tuo argento ai mondiali juniores del 2019…

Subito dopo quei mondiali arrivarono un “casino” di offerte, anche dal WorldTour. Ma con il mio allenatore, Omar Beltran, e il mio procuratore, Fabio Perego, abbiamo sempre avuto l’idea di crescere gradualmente, senza fare il passo più lungo della gamba. L’obiettivo è arrivare forti ad un’eta di 22-23 anni, quella giusta per cogliere risultati importanti.

Con le offerte del WT perché hai firmato per una professional? Rifaresti questa scelta?

Sì, rifarei tutto – risponde con prontezza Martinelli – Primo, perché la Bardiani mi aveva cercato prima del mio risultato iridato, e questo vuol dire che credeva in me da tempo. E secondo, perché credo che in una professional potrò avere più spazio. Magari potrei cogliere un risultato entrando in una fuga. In una WT avrei meno spazio. Dovrei lavorare per gli altri e davanti a me ci sarebbero 15-20 corridori. Guardate cosa ha fatto Ciccone. E’ stato proprio alla Bardiani ed è arrivato alla Trek-Segafredo da capitano.

Però! Hai le idee chiare…

Grazie!

Da juniores con la Giorgi ha vinto 12 gare: 3 al primo anno, 9 al secondo. (Foto Scanferla)
Da juniores, con la Giorgi. Martinelli ha vinto 12 gare (Foto Scanferla)
Sei in una famiglia di ciclisti: a casa ti pressano, ti dicono la loro o ti lasciano spazio?

Finché sono stato esordiente ho ascoltato i consigli di papà e di mio fratello. Era un gioco. Poi da allievo, quando ero seguito dal Team Giorgi, papà non mi ha mai detto nulla e non ha mai neanche commentato. Piuttosto sono io che amo parlare con loro, magari farmi vedere da mio fratello come sono messo in bici. Mi piace avere un parere esterno.

Che scuola hai fatto?

Una scuola professionale di cinque anni: manutenzione assistenza tecnica. In pratica posso fare l’idraulico, l’elettricista, il meccanico… però non è stata una scelta ideale visto che adesso vado all’università e studio Scienza Alimentari. Insomma, non ho seguito un percorso lineare.

Eh no, però se ti si rompe la bici sai ripararla!

Sì – ride – Mi piace trafficare con la bici. Ci metto spesso mano per cercare di renderla più scorrevole. Adesso sono in ritiro con la squadra e al meccanico chiedo sempre come fare per sistemare quella guaina, per migliorare la scorrevolezza di questa o quello…

Abiti ai piedi della salita dei Laghi di Cancano. Ma prima del Giro su questa strada, a giugno, hai avuto un incidente molto serio. Come è andata?

Posto che non ricordo praticamente nulla, sono caduto in discesa. Non so come, sono riuscito a far chiamare mio fratello. Lui a sua volta ha fatto chiamare i soccorsi. Sono venuti a prendermi in elicottero e mi hanno portato all’ospedale di Brescia in codice rosso (Martinelli ha sbattuto la testa, subìto la rottura di alcuni denti e la frattura dello zigomo, ndr). Adesso sto bene, anche se qualche problemino sulla pelle ancora c’è.

Alessio Martinelli e Alessandro Vanotti nella tappa di Cancano al Giro
Martinelli e Vanotti nella tappa di Cancano al Giro
E a livello di postura?

Dopo le tante sedute da osteopata e massaggiatore è tutto okay. Sono prontissimo per la prossima stagione. Non avendo praticamente corso nel 2020, ho una voglia assurda. Ho fatto un paio di gare ma col senno del poi sarebbe stato meglio non farle. Adesso però sento di stare bene, mi sto allenando nel modo giusto. Ho l’adrenalina nelle vene. Voglio dimostrare il mio valore.

Torniamo sui Laghi di Cancano, ma stavolta in salita al Giro. Che effetto ti ha fatto vedere i pro’ in azione sulle tue strade quel giorno? 

Mi hanno dato un pass elite. Mi hanno portato all’arrivo in elicottero. Il mio primo viaggio da cosciente su elicottero! Abbiamo mangiato lassù e visto la tappa dai maxischermi. E’ stato un giorno fantastico. Immaginavo me stesso dentro la corsa e pensavo che sarebbe stato un sogno vivere una corsa così a casa mia e magari raccogliere un bel risultato. Sono saliti molto forte, ma dopo tanti giorni di gara e dopo lo Stelvio non hanno siglato i tempi migliori in assoluto sulla salita…

E i tempi migliori li hai te?

No, altri ragazzi non dei pro’ su strada.

Beh lì si allena Samuele Porro, campione della Mtb! I Kom saranno suoi… Tu invece che corridore sei? Cronoman, scalatore…

Di sicuro non cronoman. La salita è il terreno che preferisco. Mi trovo bene un po’ dappertutto, magari non tanto sui percorsi totalmente piani. Mi piacciono le gare a tappe. Ho un buon recupero e vado meglio di giorno in giorno. Insomma mi vedo bene per i grandi Giri, almeno come sogno…