Jakob Omrzel, Bahrain Victorious, CRO Race 2025

Borgo e Omrzel: due cammini diversi e ora la sfida del WT

04.10.2025
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Prima l’annuncio di Alessandro Borgo, poi quello di Jakob Omrzel, così la Bahrain Victorious ha comunicato che i due atleti del devo team sono stati promossi nella formazione WorldTour. Il tutto è avvenuto nei giorni del mondiale africano, al quale entrambi hanno preso parte. Da un lato Borgo ha corso da protagonista aiutando Lorenzo Finn a conquistare il titolo iridato under 23. Mentre, dall’altra parte, Jakob Omrzel si è giocato le sue carte chiudendo la corsa al quattordicesimo posto. 

Alessandro Borgo, Italia, mondiali under 23, Kigali 2025
Borgo ha corso un mondiale da protagonista confermando i grandi progressi fatti durante il 2025
Alessandro Borgo, Italia, mondiali under 23, Kigali 2025
Borgo ha corso un mondiale da protagonista confermando i grandi progressi fatti durante il 2025

Stesso destino

Due volti giovani e promettenti si stanno per affacciare nel mondo dei grandi, con due cammini e storie altrettanto differenti. Insieme ad Alessio Mattiussi, diesse del team Bahrain Victorious Development abbiamo parlato del percorso fatto da entrambi, analizzandone similitudini e differenze.

«Alessandro Borgo – racconta Mattiussi – ha fatto un percorso più canonico all’interno della categoria under 23, dimostrando progressi costanti all’interno delle due stagioni. Ha ottenuto ottimi risultati e anche quando è andato a correre con i professionisti ha dimostrato di poter stare in quel gruppo. Su Jakob Omrzel vi faccio una domanda: «Come fai a tenere under 23 uno che ha vinto il Giro Next Gen e che, a valori e risultati, ha fatto vedere ottime cose anche tra i professionisti?».

Borgo insieme a Mattiussi (a destra) in questa stagione si è tolto tante soddisfazioni tra cui la vittoria alla Gent U23, ora vuole mettersi alla prova tra i pro’
Borgo insieme a Mattiussi (a destra) in questa stagione si è tolto tante soddisfazioni tra cui la vittoria alla Gent U23, ora vuole mettersi alla prova tra i pro’
Partiamo da Borgo? 

Credo che la performance al Tour de l’Avenir ci abbia dimostrato una crescita impressionante dal punto di vista fisico e atletico. Il salto nel WorldTour per lui arriva nel momento giusto, è pronto per andare alla ricerca di quel qualcosa in più. Di qualche sfida.

Quale?

Borgo ama le sfide. Vi faccio un esempio: quando ha vinto la Gent U23 quest’anno, la prima cosa che ci siamo detti era che si deve puntare a quella dei grandi. Nella categoria under 23 avrebbe ancora qualche sfida da cogliere, come cercare di vincere una tappa al Giro Next Gen o all’Avenir, ma quelle che può trovare dall’altra parte fanno più gola

La consacrazione per Borgo è arrivata con la vittoria del titolo italiano under 23 a Darfo Boario Terme
La consacrazione per Borgo è arrivata con la vittoria del titolo italiano under 23 a Darfo Boario Terme
Dove vorresti vederlo all’opera?

In Belgio. Non è un caso che appena arrivato nel nostro devo team, lo scorso anno, sia andato forte proprio in quelle gare. Vento, pavé, fango, fatica, insomma dove c’era da lottare è emerso il suo talento. Borgo si alza l’asticella delle sfide da solo, tra i professionisti potrà trovarne di davvero appetibili.

Passiamo a Omrzel? 

Lui è un corridore da corse a tappe, ama le salite lunghe e si trova bene su quelle distanze. Poi arrivano le gare di un giorno come Capodarco, dove il percorso esigente fa emergere comunque le sue qualità. Al Val d’Aosta ha fatto fatica, ma è stato più un discorso mentale dopo quello che è successo (la scomparsa di Samuele Privitera, ndr). 

Jakob Omrzel, Bahrain Victorious Development, Giro Next Gen 2025, Prato Nevoso (foto La Presse)
Le prestazioni fatte registrare da Omrzel hanno fatto capire che lo sloveno è un corridore da corse a tappe (foto La Presse)
Jakob Omrzel, Bahrain Victorious Development, Giro Next Gen 2025, Prato Nevoso (foto La Presse)
Le prestazioni fatte registrare da Omrzel hanno fatto capire che lo sloveno è un corridore da corse a tappe (foto La Presse)
Che corridore è lo sloveno?

Intelligente e sveglio. Non è uno scalatore con caratteristiche esplosive come Widar, però basta ricordare l’azione che gli ha permesso di vincere il Giro Next Gen. L’ha vinto l’ultimo giorno a Pinerolo, ma le basi le ha gettate nella quinta tappa (a Gavi, ndr) quando è entrato nell’azione con Tuckwell e ha guadagnato due minuti. 

Hai fatto l’esempio di Widar, per Omrzel non sarebbe stato meglio fare come il belga? Vincere e poi affermarsi tra gli under 23?

Per lui vale lo stesso discorso di Borgo, tra i professionisti le sfide sono più grandi e una corsa a tappe di categoria WorldTour è stimolante per un ragazzo come lui. Senza dimenticare che al Giro di Slovenia (corsa 2.1, ndr) è arrivato quarto nella generale. Personalmente mi ha stupito il suo miglioramento tra il Giro di Slovenia e il Giro Next Gen. 

La vittoria del Giro Next Gen ha proiettato in alto il nome di Omrzel, che dopo un solo anno nel devo team ora passa nel WT (foto La Presse)
La vittoria del Giro Next Gen ha proiettato in alto il nome di Omrzel, che dopo un solo anno nel devo team ora passa nel WT (foto La Presse)
Quali sono i suoi margini?

Il 2025 è stato il primo anno nel quale ha inserito dei ritiri in altura e ha iniziato a curare gli allenamenti al massimo. Comunque non dimentichiamoci che può sempre fare come ha fatto Nordhagen, ovvero venire a fare qualche gara tra gli under. 

Omrzel sembra essere mentalmente più sensibile, visti anche alcune situazioni che ha vissuto

E’ un ragazzo con i piedi per terra e che ascolta molto, conosce i passi da fare e sa dove vuole arrivare. Lo scorso anno, da junior, aveva fatto una stagione di grande livello ma non si era montato la testa. Il 2025 lo ha affrontato con la voglia di mettersi alla prova e con la giusta sicurezza. 

Jakob Omrzel, Bahrain Victorious, Giro di Slovenia 2025
Jakob Omrzel nelle gare con i professionisti ha fatto vedere di potersi giocare le sue chance, qui al Giro di Slovenia dove ha vinto anche la maglia di miglior giovane
Jakob Omrzel, Bahrain Victorious, Giro di Slovenia 2025
Jakob Omrzel nelle gare con i professionisti ha fatto vedere di potersi giocare le sue chance, qui al Giro di Slovenia dove ha vinto anche la maglia di miglior giovane
Anche lui è molto determinato, gli ultimi due giorni del Giro Next Gen sapeva di poter vincere.

Il momento in cui mi ha impressionato maggiormente è stato alla partenza dell’ultima tappa, a Pinerolo. Sul van mi ha guardato e ha detto: «Oggi vinciamo». Ha le idee veramente chiare su quello che vuole ottenere. Sarà comunque un cammino ponderato. 

Può ambire a vincere una Grande Giro in futuro?

Le corse a tappe di tre settimane sono il sogno di tutti i corridori, ma fare ventuno giorni a quel livello è difficile anche solo per la mente. Omrzel ha quella mentalità e le gambe possono seguirlo, a mio modo di vedere al Giro Next Gen se fossimo andati avanti ancora qualche giorno sarebbe emerso ancora di più.

Borgo: «Per il mondiale in Rwanda ci sono anche io»

16.09.2025
5 min
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Un volo che partirà a mezzanotte del 18 settembre dall’aeroporto di Milano Malpensa e diretto prima ad Addis Abeba, in piena Etiopia, per poi volare su Kigali dopo uno scalo di sette ore. Il viaggio che attende i corridori diretti al primo mondiale africano della storia durerà quasi un giorno intero. Qualche giorno dopo, il 21 settembre, inizieranno le prime gare. A dare il via al mondiale di Rwanda ci saranno le cronometro, come da consuetudine. Per gli under 23 i due nomi segnati sulla lista della prova contro il tempo sono quelli di Lorenzo Mark Finn e Alessandro Borgo (in apertura foto Philippe Pradiert/DirectVelo). 

Alessandro Borgo per rifinire la condizione in vista del mondiale in Rwanda ha scelto di passare una decina di giorni a Livigno
Alessandro Borgo per rifinire la condizione in vista del mondiale in Rwanda ha scelto di passare una decina di giorni a Livigno

Altura e cronometro

Si è dovuto fare i conti con i costi di questa spedizione iridata, quindi i nomi dei cronoman sono rimasti nel taccuino di Marino Amadori, in attesa di essere rispolverati per l’europeo della settimana successiva. Lorenzo Finn e Alessandro Borgo sapranno difendersi nella cronometro di lunedì 22 settembre, anche se il corridore del Bahrain Victorious Development Team non utilizzava la bici con le protesi da tempo. Lo abbiamo intercettato ieri (lunedì) mentre rientrava dal ritiro di Livigno.

«Ero insieme a Pietro Mattio – racconta Alessandro Borgo mentre lo accompagnamo per un pezzo del suo viaggio di rientro – ci siamo allenati bene per una decina di giorni, undici per la precisione. Ho scelto Livigno anche per utilizzare un po’ la bicicletta da cronometro. Non ci pedalavo dal Giro Next Gen, e anche nei mesi prima di quella gara non è che la utilizzassi molto. Ho utilizzato questi giorni per riprenderci la mano e migliorare nella posizione».

La convocazione di Borgo per i mondiali in Rwanda è arriva grazie alle prestazioni al Tour de l’Avenir (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
La convocazione di Borgo per i mondiali in Rwanda è arriva grazie alle prestazioni al Tour de l’Avenir (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Come ti sei diviso tra bici da strada e da crono?

Qui in altura ho fatto qualche ora di allenamento in più rispetto al solito, soprattutto nei primi giorni. La mattina uscivo con la bicicletta da strada per fare salite e ritmo, una volta rientrati verso casa facevo cambio bici e pedalavo con quella da cronometro. 

Com’è stato riprenderci la mano?

E’ andata bene. Peccato che ho scoperto di fare anche la cronometro non molto tempo fa, mi sarebbe piaciuto provare a fare qualcosa di buono. Il percorso è adatto alle mie caratteristiche, anche perché non è totalmente piatto. 

Borgo a Capodarco con la maglia tricolore under 23 conquistata a Boario Terme a fine giugno (photors.it)
Borgo a Capodarco con la maglia tricolore under 23 conquistata a Boario Terme a fine giugno (photors.it)
Amadori ha detto che la convocazione al mondiale te la sei guadagnata grazie a un ottimo Tour de l’Avenir…

Ci speravo, era un obiettivo. Ad essere sincero è da un anno che ci penso al mondiale in Rwanda, da quando ho visto il percorso della prova in linea. Ho subito pensato potesse essere adatto a me. E’ selettivo con 3.300 metri di dislivello e molto esplosivo, con questa salita da un chilometro e mezzo da ripetere tante volte. Ne ho parlato fin da inizio stagione con il mio preparatore, Alessio Mattiussi, secondo cui il percorso è al limite per me, perché è molto duro. 

Conoscendovi lo avrà fatto per farti tirare fuori il 110 per cento…

Probabilmente sì (ride, ndr). Con lui ho un bel rapporto e la battuta ci sta sempre, ora gli ho dimostrato che avevo ragione. 

Mondiale guadagnato grazie alle prestazioni in salita?

Sapevo di poter arrivare all’Avenir con le carte in regola, infatti ho fatto registrare dei numeri incredibili sulle salite lunghe. Nella tappa regina sono riuscito a scollinare con i primi. L’unico rammarico è non aver vinto una tappa, era il mio obiettivo dall’inizio. Peccato, ma sono tornato a casa consapevole di stare bene. 

Borgo e il suo coach Mattiussi (a destra) lavorano insieme da due anni
Borgo e il suo coach Mattiussi (a destra) lavorano insieme da due anni
Per la gara in linea ci sei anche tu?

Non metto il numero sulla schiena per correre, ma per vincere, sempre. Con Amadori non abbiamo ancora parlato di strategie, ma la squadra è forte. C’è Finn che è uno degli scalatori più forti della categoria, saremo parecchio controllati. 

Come giudichi la tua seconda stagione tra gli under 23?

Sono soddisfatto, ho fatto degli enormi passi in avanti. Arrivavo alla Gent U23 dopo il quinto posto dello scorso anno e pensavo che sarebbe stato bello ripetersi, sono riuscito a vincere. Mi sono riconfermato con la vittoria del campionato italiano, e ho dimostrato di poter correre ad alti livelli. Ho solo due rammarichi.

Sui 53 giorni di corsa messi insieme in questa stagione Borgo ha corso per 13 volte con i pro’, qui al Tour de Wallonie
Sui 53 giorni di corsa messi insieme in questa stagione Borgo ha corso per 13 volte con i pro’, qui al Tour de Wallonie
Quali?

Il secondo posto di tappa al Giro Next Gen e non aver vinto una tappa all’Avenir. Ma va bene così, d’altronde non aver vinto al Giro mi ha messo la giusta fame per conquistare il tricolore. Chissà se il mancato successo all’Avenir mi dia la giusta spinta per la prossima corsa. 

E il prossimo anno?

Mi ero detto, dopo la prima stagione, che mi sarebbe piaciuto fare un altro anno tra gli under per confermarmi e poi passare nel WorldTour. Ne ho parlato anche con la squadra e siamo tutti della stessa idea, prima di pensarci però è meglio godersi le ultime gare.

Mondiali ed europei a ranghi ristretti, ma Amadori ha le idee chiare

01.09.2025
5 min
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Il Tour de l’Avenir ha lasciato negli occhi del cittì della nazionale under 23, Marino Amadori, la certezza di aver tra le mani un futuro campione. Ma la corsa a tappe francese non ha solo mostrato le qualità di Lorenzo Finn, le risposte di tutti i ragazzi chiamati in causa sono state più che soddisfacenti. Così, una volta richiuse le valige e tornato a casa, il tecnico della nazionale si prepara per i prossimi impegni con le idee chiare (in apertura foto Philippe Predier/DirectVelo). 

«Lorenzo (Finn, ndr) ha fatto una bellissima corsa – racconta da casa Marino Amadori – era lì con i migliori e ci siamo giocati il podio fino all’ultimo momento. Le ultime tre tappe sono state divertenti, ma si è trattato di un Tour de l’Avenir complicato. La Francia ha corso all’attacco, anche quando la maglia gialla era sulle loro spalle. Sapevamo che i nomi da “bollino rosso” erano quattro: Seixas, Nordhagen, Widar e Torres. Tutti questi, a parte Widar, sono già nel WorldTour. Essere così vicini e riuscire a mettere dietro lo spagnolo (Torres, ndr) è stata un’ottima cosa per il nostro Finn».

Lorenzo Finn ha corso un grande Tour de l’Avenir e ha messo il suo nome tra i favoriti per i mondiali in Ruanda (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Lorenzo Finn ha corso un grande Tour de l’Avenir e ha messo il suo nome tra i favoriti per i mondiali in Ruanda (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Ci presentiamo ai mondiali e agli europei con una pedina importante…

Con una squadra importante, perché l’Avenir ha dimostrato questo. Siamo forti, e rispetto agli scorsi anni avevamo un nome concreto per la classifica generale. Però tutti gli atleti sono stati bravi, a partire da Turconi che è stato capace di inserirsi nella fuga dei diciannove atleti che ha caratterizzato la seconda tappa. Mattio e Donati hanno svolto un lavoro eccezionale, così come Borgo. Gualdi, invece, è stato bravo a risalire la classifica e arrivare nei primi 20. 

E’ mancata la vittoria di tappa?

Quando si corre con il mirino puntato alla classifica generale è difficile concentrarsi anche sulle vittorie di tappa. Nelle edizioni passate non arrivavamo con un corridore da podio, il nome di Lorenzo Finn faceva paura a molti. La Francia ci ha corso contro dal primo giorno, hanno tentato di metterlo in difficoltà in tutte le maniere. Essere arrivati a sette secondi dalla medaglia d’argento è un risultato notevole

Simone Gualdi e Lorenzo Finn saranno gli unici due a correre sia mondiali che europei (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
In Ruanda sarà davvero una sfida a due con Widar?

Non saprei, perché le incognite per quella gara sono molte. Inoltre ci sono tanti altri corridori da attenzionare: Mateo Ramirez, Pavel Novak, Omrzel e soprattutto Jarno Widar. A Kigali arriveremo con una squadra ridotta, con quattro atleti. Visto che occupiamo la prima posizione nel ranking under 23 ne avremmo potuti schierare sei di ragazzi, ma la Federazione ha dovuto fare delle scelte legittime (l’Italia si presenterà a ranghi completi solamente nelle prove elite, ndr). 

Quattro nomi soltanto, scelte facili o difficili?

Facili, a essere onesti. Perché qualche corridore non mi ha dimostrato una solidità tale da poter pensare di schierarlo al mondiale. Sull’aereo per il Ruanda saliranno: Lorenzo Finn, Simone Gualdi, Alessandro Borgo e Pietro Mattio. I primi due sono le migliori pedine a disposizione per una gara come il mondiale, Mattio è una certezza e Borgo ha fatto vedere di essere forte anche in salita. 

Una trasferta impegnativa, non solo per la durezza del percorso…

Per tanti aspetti: il viaggio, i vaccini (non obbligatori ma consigliati, ndr), il fatto che si corre a quote elevate. L’obiettivo principale sarà di arrivare al giorno della gara, il 26 settembre. Partiremo il 18 settembre, perché Finn e Borgo faranno anche la cronometro, decisione presa insieme a Villa. 

All’europeo, invece, ci presenteremo con la squadra al completo?

No. La decisione, presa in accordo con la Federazione è di correre in quattro anche l’europeo in Francia. Anche perché il percorso sarà ancora più duro del mondiale, con una salita vera di sette chilometri da ripetere tre volte. Verrà fuori una gara individuale, se fatta a certi ritmi. Le uniche due certezze saranno Lorenzo Finn e Simone Gualdi, gli altri due nomi li capiremo strada facendo con le gare di settembre (Giro del Friuli, Pantani e Matteotti, ndr). 

Davide Donati, Italia, Tour de l’Avenir 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Davide Donati, Italia, Tour de l’Avenir 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Si correrà una settimana dopo Kigali, tempi stretti…

Strettissimi. Anche qui ci sarà da capire come rientreranno i nostri dal viaggio in Ruanda. Il ritorno è previsto per il 29 di settembre, quattro giorni prima dell’europeo. La cronometro non sarà un problema perché porteremo nomi diversi da quelli che correranno su strada, visto che si tratta di un percorso per specialisti pensavo a Davide Donati e Nicolas Milesi. Ma ci sarà modo di capire.

Gualdi fa il punto: le prove da scalatore e il WorldTour nel 2026

13.08.2025
5 min
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Il rumore di sottofondo durante la chiamata con Simone Gualdi è quello della sua macchina che lo sta riportando da Livigno a Trepalle. E’ ancora tardo pomeriggio e il corridore bergamasco sta rientrando da una merenda in paese. Questi giorni in altura, con il pensiero fisso sul Tour de l’Avenir, scorrono a tratti lenti. Tra le montagne della Valtellina Simone Gualdi ha trovato in Alessandro Borgo un ottimo compagno di allenamento. Anche il campione italiano under 23 sarà al via della corsa a tappe francese, ma i loro cammini di avvicinamento sono leggermente diversi. 

«Io sono salito qui a Trepalle – racconta Gualdi – il 26 luglio. Mentre Borgo è arrivato il 2 agosto, prima ha corso al Tour de Wallonie con i professionisti. Rimarremo ad allenarci da queste parti fino al 14 agosto per poi rientrare. Per quanto mi riguarda non farò giorni di gara prima del Tour de l’Avenir, al contrario Borgo dovrebbe correre a Capodarco».  

In questi giorni Simone Gualdi e Alessandro Borgo (insieme al centro) sono in ritiro a Livigno e nei giorni scorsi hanno scalato lo Stelvio
In questi giorni Simone Gualdi e Alessandro Borgo (insieme al centro) sono in ritiro a Livigno e nei giorni scorsi hanno scalato lo Stelvio
Come stanno andando questi giorni?

Bene, essere in altura con compagni che conosci è meglio. Tendenzialmente pedali sempre con qualcuno e in ogni caso anche nel pomeriggio ci facciamo compagnia. Abbiamo scelto un hotel qui a Trepalle per restare un po’ più alti di quota, rispetto al paese siamo qualche centinaia di metri più alti. Cerchiamo di non partire troppo presto la mattina, così da fare le cose con calma e in modo da non avere troppe ore libere al pomeriggio. Altrimenti diventa tutto monotono. 

Vi siete organizzati per allenarvi insieme?

Sì, Borgo mi ha mandato il suo piano di allenamento, io ho parlato con la squadra e ho fatto il mio programma per questi giorni. Non facciamo sempre le stesse cose, ma siamo riusciti a far combaciare i lunghi. Proprio ieri (mercoledì, ndr) ci siamo fatti cinque ore, almeno se siamo in due il tempo passa velocemente. 

Gualdi nel 2025 ha corso molto con i pro’ imparando a muoversi in gruppo
Gualdi nel 2025 ha corso molto con i pro’ imparando a muoversi in gruppo
Si avvicina il tuo primo Tour de l’Avenir, ti senti pronto?

Sono carico. Inizialmente il mio programma prevedeva una piccola pausa dopo il campionato italiano, giusto un paio di giorni, per poi riprendere ad allenarmi in vista del Giro della Valle d’Aosta. Purtroppo i giorni dopo il tricolore sono stato male e ho dovuto saltare l’unica gara che avevo in programma prima dell’Avenir. Quando riattaccherò il numero sulla schiena saranno passati due mesi dall’ultima volta. 

Hai qualche dubbio?

In realtà no, ho lavorato a casa sull’intensità. Restare fermo qualche giorno in più mi ha permesso di recuperare meglio. Qui in ritiro ho notato di avere buoni valori e ottime sensazioni. Penso di essere sulla strada giusta. 

Tra gli under 23 ha raccolto ottimi risultati, tra i quali un terzo posto al campionato italiano di categoria dietro Belletta e Borgo
Tra gli under 23 ha raccolto ottimi risultati, tra i quali un terzo posto al campionato italiano di categoria dietro Belletta e Borgo
E’ la prima volta che stai così tanto tempo senza correre durante la stagione?

Sì, non è facile allenarsi e basta, ma ho degli obiettivi in testa e so che sto lavorando per quelli. La motivazione di certo non manca. A livello mentale mi sento anche maggiormente carico, sono stato quasi un mese a casa. Una cosa che sicuramente non capita spesso durante la stagione e questo mi ha aiutato tanto a recuperare. 

Guardiamo un attimo indietro, quest’anno hai voluto testarti per curare la classifica generale…

Al Giro Next Gen ho provato a lottare per la classifica, vero. Ho notato che mi manca ancora qualcosa e non so nemmeno se è questo tipo di sforzo sia nelle mie corde. E’ stato un bel test, ci ho provato anche perché sono giovane e c’è da capire che tipo di corridore posso diventare da grande. Però all’Avenir non sarò io l’uomo di classifica, avremo Lorenzo Finn e Filippo Turconi che hanno dimostrato di andare forte in queste corse. Per quanto riguarda la mia corsa so che avrò anche i miei spazi, senza in mente la generale, però vedremo un po’ come sarò messo tappa dopo tappa. 

Tra i pro’ a inizio stagione ha dimostrato di sapersi difendere, qui al Laigueglia chiuso al decimo posto
Tra i pro’ a inizio stagione ha dimostrato di sapersi difendere, qui al Laigueglia chiuso al decimo posto
Secondo te vale la pena snaturarsi?

Vedremo un po’ quando riprenderò la preparazione durante il prossimo inverno quali saranno gli obiettivi della squadra. Anche perché dal 2026 faccio il salto (Gualdi passerà nel WorldTour con la Intermarché Wanty, ndr). Cambieranno anche tante cose, il livello si alzerà ancora di più e ci sarà sicuramente da lavorare. 

Il passaggio nel WorldTour era già siglato da tempo, ti senti pronto?

Direi di sì. So che non è mai arrivata la vittoria in questi due anni nella categoria under 23. Allo stesso tempo ho raccolto tantissimi risultati, come il terzo posto alla Liegi U23 o alla Corsa della Pace insieme alla nazionale. Credo sia il momento giusto per fare questo salto. Comunque ho già fatto molte esperienze con i professionisti in corse di livello. In un paio di occasioni, come al Laigueglia e in altre gare in Francia, sono riuscito a entrare nella top 10. Sono pronto e curioso per vedere come andrà tra i grandi.

Le voci intorno all’unione tra il team Intermarché-Wanty e Lotto Cycling in vista della prossima stagione rimangono senza conferme o smentite ufficiali. I corridori lavorano e rimangono vincolati ai contratti firmati, fino a quando qualcosa non si muoverà ci rimane solamente da aspettare e capire.

I giovani nel ciclismo: professionisti nelle gambe e nella mente

10.07.2025
4 min
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Le parole di Alessandro Borgo appena terminato il campionato italiano under 23 di Darfo Boario Terme, con il tricolore addosso ci hanno lasciato qualcosa su cui ragionare: «Quando ero al secondo anno juniores avevo iniziato a lavorare con un mental coach, penso sia una figura importante per chi corre a questi livelli. Alleniamo ogni giorno il corpo, ma serve allenare anche la mente appoggiandoci a queste figure. Avevo perso il campionato italiano di categoria e la notte non avevo dormito a causa di tutte le lacrime che ho versato. Lavorare con un mental coach mi ha aiutato tanto (in apertura lo stesso Borgo al Giro della Lunigiana 2023, photors.it)».

Anche la categoria under 23 sta alzando il livello con l’arrivo dei devo team (foto La Presse)
Anche la categoria under 23 sta alzando il livello con l’arrivo dei devo team (foto La Presse)

Pressioni anche da giovani

Spesso abbiamo parlato dell’importanza di lavorare sulla mente tra i professionisti, ma anche tra i giovani è fondamentale non sottovalutare questo aspetto. I ragazzi a diciassette e diciotto anni, ovvero nella categoria juniores, sono ormai sottoposti a stress e confronti che non fanno sempre bene. Siamo andati così da Paola Pagani, mental coach, e ci siamo fatti raccontare in che modo si lavora e ci si confronta con i giovani. Le sue parole non si discostano, nel significato, da quelle di Stefano Garzelli di qualche giorno fa.

«Nella performance – racconta Paola Pagani – la mente ha sempre il suo peso, che un atleta sia junior, under 23 o professionista. I ragazzi, anche i più giovani, subiscono pressioni stratosferiche e affrontano le categorie giovanili con il coltello tra i denti. A volte il carico mentale è addirittura superiore rispetto ai professionisti».

La categoria juniores è la prima nella quale c’è un confronto a livello internazionale e aumentano le aspettative (photors.it)
La categoria juniores è la prima nella quale c’è un confronto a livello internazionale e aumentano le aspettative (photors.it)
A volte i ragazzi giovani vivono tutto come un qualcosa di determinante…

Ciò che dico ai più grandi vale anche per loro: la vita non finisce dopo una corsa e non sarà un risultato negativo a determinare il loro futuro. Tutto è questione di passaggio e alla base c’è un cammino. Nessuno di noi è definito da un risultato, in ogni campo della vita. 

Nei giovani come si disinnesca questo pensiero?

C’è da dire una cosa, i ragazzi giovani che fanno sport hanno una maturità non indifferente. Lavoro con pochi ragazzi di categorie giovanili, ma questa caratteristica la riscontro in tutti. Non sono dei classici adolescenti.

Il pubblico e l’attenzione mediatica sono due fattori da gestire, lavorare sulla mente può dare un giusto supporto
Il pubblico e l’attenzione mediatica sono due fattori da gestire, un mental coach può dare un giusto supporto
Come mai?

Fare sport fin da bambini ti mette davanti a fatica e impegno costanti. Si fanno allenamenti duri, lunghi e si corre con il freddo, la pioggia, il caldo. Questi ragazzi fanno cose che altri adolescenti nemmeno si sognano. E’ normale abbiano una resilienza mentale totalmente diversa. Però va fatto un passaggio importante.

Quale?

Si deve ricordare a questi ragazzi che lo sport comunque deve avere una base di divertimento. Questo aspetto è capace di non farci percepire il peso di tante cose. Nella testa di ragazzi juniores e under 23 c’è un cammino delineato: vogliono diventare dei professionisti. Non fanno ciclismo come hobby ma vogliono farlo diventare il loro lavoro. 

Il rischio è che ogni gara diventi una lotta interna tra successo e fallimento…

Tanto del mio lavoro passa da qui. Non performare in una gara che si aveva nel mirino a volte diventa una tragedia e ci si concentra solamente su ciò che non è andato. Invece io li prendo e dico loro: «Guarda anche quello che è andato bene». Il focus deve essere su quello che si può dare. E’ importante cercare di farli rimanere loro stessi e non guardare agli altri. 

Da giovani le emozioni di una sconfitta o di una vittoria vengono amplificate dalla passione verso questo sport (photors.it)
Da giovani le emozioni di una sconfitta o di una vittoria vengono amplificate dalla passione verso questo sport (photors.it)
Con gli juniores l’approccio cambia?

Entra in gioco un fattore di “accudimento” ovvero di tutela. Ma non è questo che porta a porre domande diverse o fare discorsi tanto differenti rispetto a quelli che si fanno agli under 23 e ai professionisti. Nel parlare cerco di usare l’umorismo come arma di comunicazione, per sdrammatizzare, ma l’equilibrio è delicato.

In che senso?

Non deve entrare nella loro testa che li prendo in giro o che non si dà il giusto peso a ciò che dicono. Comunque bisogna riconoscere l’impegno e il doppio lavoro, sia sportivo che scolastico. Questi ragazzi, specialmente gli juniores, dedicano praticamente tutto il loro tempo alle due attività. 

Si deve valorizzare ciò che fanno…

Esattamente, il loro impegno e tutto il tempo che dedicano. Questo aggiunge valore alle loro attività. E’ difficile perché questi ragazzi stanno diventando sempre più professionisti e anche la loro mente

Borgo è tricolore: un cerchio che si chiude un anno e mezzo dopo

29.06.2025
5 min
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DARFO BOARIO TERME – «Nel finale siamo rimasti in pochi, quelli che avevano le gambe – racconta Alessandro Borgo vestito della maglia di campione italiano U23 – ai meno 500 metri mi sono girato e ho visto che c’era spazio per un’azione diversa e ci ho provato. Sono riuscito ad arrivare da solo, è sempre bello vincere così ed eccomi qua, con il tricolore addosso». 

Per la prima volta vediamo Alessandro Borgo emozionato, il veneto del Bahrain Victorious Development Team si lascia andare in un pianto liberatorio e una dedica speciale. «Questo successo va al mio coach Alessio Mattiussi, che ha sempre creduto in me, a mio papà Massimo e mia mamma Michela, ai miei amici e ad un amico speciale che mi guarda da lassù: Daniele Gnoffo (un ragazzo che correva insieme a Borgo e venuto a mancare a causa di un incidente stradale in moto, ndr)».

Occhi su Borgo

Era il favorito Alessandro Borgo, le tappe del Giro Next Gen hanno fatto bene al suo motore e alla sua fiducia. L’occasione mancata ad Acqui Terme ha aumentato anche la fame di vittoria. Sapeva di stare bene e ha confermato quanto fatto vedere sulle strade della corsa rosa under 23

«Sapevo che il percorso di oggi era adatto a me – continua mentre cammina verso l’antidoping – ieri sono andato a provare qualche passaggio e ho capito che la corsa era disegnata per corridori con le mie caratteristiche. In più arrivavo consapevole di stare bene. Sapevo che la gara sarebbe stata difficile da gestire, anche perché tutti stamattina dicevano: «Mettiamoci a ruota di Borgo!». Quando il margine della fuga ha iniziato ad essere pericoloso ho deciso di mettere davanti la squadra a tirare».

«Sull’ultimo strappo – prosegue – avevamo nel mirino Bracalente (autore di una bellissima azione solitaria, ndr) e una volta imboccata la salita l’abbiamo fatta veramente forte. Non ho mollato di un metro e ho chiuso tutti gli attacchi da lì all’ultimo chilometro. Appena abbiamo iniziato a guardarci, dentro gli ultimi tre chilometri, ho trovato il momento giusto per partire e ce l’ho fatta».

Ti abbiamo visto sempre molto serio e pragmatico, oggi ti sei lasciato andare…

Vero, non ho la lacrima semplice però è arrivata una vittoria importantissima che aspettavo da quando ero secondo anno juniores. Arrivavo a quella gara in condizione ma ho avuto dei problemi e non era andata bene. La notte non avevo dormito ripensando all’occasione persa e continuavo a piangere. Indossare questa maglia ora da under 23 è un grande regalo per me.

Una gara non facile da gestire.

Sono riuscito a tenere sotto controllo tutto, anche la pressione. La squadra era tutta per me, i miei compagni hanno fatto un lavoro bellissimo e siamo riusciti a portare a casa un bellissimo risultato. 

Sei maturato tanto in questi anni, rispetto a quella tappa al Giro della Lunigiana riesci a controllare meglio le emozioni…

Quello era il periodo in cui raccoglievo i primi risultati di valore, alla fine sono emerso tardi perché da più piccolo facevo fatica a vincere. Ho imparato a gestire queste situazioni, adesso sono molto più tranquillo e sono consapevole che non serve a nulla innervosirsi. 

Ci hai lavorato con qualcuno?

Con un mental coach, penso sia una figura importante per chi corre a questi livelli. Alleniamo ogni giorno il corpo ma serve allenare anche la mente appoggiandoci a queste figure

Alessandro Borgo insieme al massaggiatore Ilario Contessa mentre aspetta di fare l’antidoping
Alessandro Borgo insieme al massaggiatore Ilario Contessa mentre aspetta di fare l’antidoping
Quando hai iniziato a lavorarci?

Un anno e mezzo fa, in questo periodo ho mollato un attimo ma non è detto che non tornerò a curare anche questo aspetto. Mi ha consigliato Sacha Modolo di affidarmi a un mental coach, ne ho parlato con la squadra ed erano d’accordo anche loro. 

C’è stato un episodio che ti ha fatto dire che fosse giunto il momento di cercare un supporto?

Quel campionato italiano perso da Gualdi quando ero juniores. La notte non ho dormito a causa di tutte le lacrime che ho versato. Sacha mi ha visto e ha pensato di portarmi da questa figura che mi ha aiutato tanto. 

Dormirai con il tricolore addosso questa notte?

Probabilmente sì.

Borgo, la vittoria alla Gand e una notte insonne

15.05.2025
6 min
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Com’è stato il ritorno a casa dopo la Gand? Borgo sorride, ricorda e racconta. «Abbiamo passato la notte all’hotel dell’aeroporto, perché avevo il volo il giorno dopo. E’ stata una notte… Diciamo che ho dormito sì e no un paio d’ore. Era impossibile prendere sonno, era una sensazione che non avevo mai provato fino ad ora. Pian piano mi rendevo conto di quello che avevo fatto e tutt’oggi ci penso. Poi l’accoglienza a casa sicuramente è stata bella, con i tifosi che mi supportano da sempre…».

Sono passati quattro giorni dalla vittoria di Alessandro Borgo alla Gand-Wevelgem U23. Il ragazzo di Conegliano, vent’anni compiuti il 6 febbraio, è stato a casa fino a ieri e da oggi si trasferirà sul Passo Pordoi per un blocco di altura che lo porterà in condizione al Giro Next Gen. La vittoria belga è arrivata dopo una serie di piazzamenti che lo avevano contrariato e in qualche modo ha pareggiato i conti con la sorte.

Borgo, il suo coach Mattiussi e Alessandro Pessot: ex pro’ e ora massaggiatore, ma prossimo alla laurea magistrale in Scienza dell’Alimentazione
Borgo, il suo coach Mattiussi e Alessandro Pessot: ex pro’ e ora massaggiatore, ma prossimo alla laurea magistrale in Scienza dell’Alimentazione
Eri andato su sapendo di avere le gambe per vincere?

Diciamo che era un obiettivo stagionale, cerchiato in rosso da me e dal mio coach Alessio Mattiussi. In precedenza ero venuto a casa mangiandomi le mani per un paio di occasioni sfumate. Avevo una gamba buona e le ho buttate via, ma ritengo siano stati passaggi che mi fanno crescere. Quindi sono venuto a casa e ho continuato il mio avvicinamento per la Gand. Sapevo di essere uno dei favoriti e ce l’ho fatta.

Le occasioni mancate sono i piazzamenti al Tour de Bretagne?

Esatto. Mi sono mangiato le mani in due tappe e ho fatto decimo nella generale. Il penultimo giorno, avevo le gambe buone, ma ho aspettato troppo e alla fine ho perso secondi in classifica perché non ho azzardato. Il giorno dopo invece sono stato chiuso in volata, avevo una buona gamba e sono arrivato terzo.

Gand cerchiata di rosso perché il percorso è adatto a te?

Già l’anno scorso avevo fatto un po’ di esperienze in Belgio e pur essendo al primo anno, avevo fatto quinto, quindi volevo sicuramente migliorarmi. E’ una gara abbastanza adatta alle mie caratteristiche, anche se quest’anno non è venuta troppo dura perché mancava il vento, in cui speravo. Però mi sono inventato comunque qualcosa e ce l’ho fatta.

La corsa si è accesa nel circuito del Kemmelberg e grazie al vento (foto Facebook/Gent-Wevelgem)
La corsa si è accesa nel circuito del Kemmelberg e grazie al vento (foto Facebook/Gent-Wevelgem)
Che cosa ti sei inventato?

Il giorno prima avevamo analizzato la gara sempre con Mattiussi e il vento era previsto a 18 km/h. Non bastava per fare chissà quale azione, infatti la prima parte è stata un po’ controllata con la fuga che è andata via. Poi quando ci siamo avvicinati al circuito del Kemmelberg, è arrivato anche un po’ di vento. E in una parte di percorso che già conoscevo dall’anno scorso, dove bisognava stare attenti, si è staccato un gruppetto. Io inizialmente non c’ero dentro, ma sono rientrato assieme al ragazzo della Lidl-Trek che poi ha fatto secondo (Patrick Boje Frydkjaer, ndr).

E come è andata?

All’inizio non c’era molta collaborazione, però quando siamo arrivati sulla parte più dura con le salite in successione, c’è stata una selezione naturale. Siamo rimasti in tre, negli ultimi 10 chilometri abbiamo raggiunto Golliker che era via da solo e siamo arrivati in quattro al traguardo.

Non vincevi da Collecchio nel 2024, nervoso al momento di affrontare la volata?

Diciamo che dall’anno scorso ho iniziato a trovarmi in finali di corsa abbastanza importanti. Non voglio sminuire la gara di Collecchio, però sicuramente le gare internazionali all’estero che ho fatto hanno un’importanza maggiore e ovviamente anche degli avversari superiori. Avevo già provato questo tipo di arrivi e di adrenalina. Tanto che è stato l’arrivo in cui mi sono scoperto più tranquillo. Forse non mi sono neanche reso conto di quello che stavo vivendo.

Dopo il quinto posto del 2024, per Borgo una grande conferma (foto Facebook/Gent-Wevelgem)
Dopo il quinto posto del 2024, per Borgo una grande conferma (foto Facebook/Gent-Wevelgem)
Vittoria scontata?

Quello mai. So di essere veloce, però si sa che dopo una gara di 190 chilometri, appena ti alzi in piedi per la volata, può succedere di tutto. Può partire un crampo o che ti cada la catena, perciò l’ho presa di petto, ma restando freddo. Sono partito lungo perché la strada era particolare: ai lati il pavé, mentre al centro era liscia. E siccome ho una buona volata lunga, mi sono infilato nel tratto liscio e nessuno mi ha passato.

Hai parlato di corse importanti che hai fatto, cosa possiamo dire della Freccia del Brabante?

Penso che ad oggi sia la gara più importante in cui sia partito. C’erano avversari come Van Aert, Evenepoel e Pidcock. Insomma, sono gli idoli dei corridori e ho avuto l’opportunità di correrci assieme. E’ stata forse una delle gare dove ho sofferto di più, non ero in condizione al 100 per cento e poi i ritmi erano sicuramente alti. Però mi sono trovato spalla a spalla con Remco ed è stata una sensazione molto strana. Perché da guardarlo in TV vincere le Olimpiadi, ero lì a correrci contro ed è stato stranissimo. Per questo, anche se ero a tutta, ho pensato alla maglia che avevo addosso e che dovevo onorarla. Non potevo staccarmi e così sono riuscito ad arrivare col gruppetto degli inseguitori. Ho anche provato a tirare la volata ai miei compagni Zambanini e Buratti, che però nel finale hanno avuto qualche problema. Quindi sì, è stato emozionante anche per me.

Come sta andando questo primo anno nel devo team? Tanto diverso dall’anno passato?

Sicuramente abbiamo un budget diverso, quindi le cose venivano fatte bene già prima, ma sicuramente abbiamo più materiale e più staff. Viene tutto meglio e possiamo permetterci di fare anche dei giorni di trasferta in più e questo ci fa migliorare. 

C’era tanta gente a Ieper per l’arrivo?

L’anno scorso era ovviamente di più, perché si correva nello stesso giorno dei professionisti. Però è comunque una gara sentita, una gara di spessore.

Adesso si va in altura, verso quali obiettivi?

Vado sul Pordoi e scendo il 30. Poi farò il Tour of Malopolska in Polonia, che sono quattro giorni di gara. Torno a casa il 9 giugno, faccio una rifinitura per il Giro d’Italia e da lì vediamo di portare a casa un bel risultato.

L’anno scorso, quando la squadra si chiamava CTF Victorious e Alessandro Borgo era un U23 di primo anno, il Giro Next Gen gli portò il quarto posto nella penultima tappa. Il progetto va avanti, anche se ha cambiato nome e finanziatore. Fa piacere vedere che nella squadra della Gand-Wevelgem ci fossero anche Thomas Capra che l’aveva vinta da junior e Bryan Olivo che spinge per uscire. Fa piacere riconoscere il lavoro di Alessio Mattiussi e Renzo Boscolo e il profilo di Alessandro Pessot, che ha fatto due anni da pro’ alla Bardiani e poi si è dato allo studio. In attesa della laurea magistrale per diventare nutrizionista, è massaggiatore nella sua ex squadra. E fa piacere ricevere gli aggiornamenti da Bressan ogni volta che arriva un bel risultato. L’anima friulana continua a battere, anche se a volte parla un dialetto diverso.

Borgo nel WorldTour: tra emozioni e gambe che girano

19.02.2025
5 min
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Il devo team della Bahrain Victorious in questi giorni è in ritiro a Udine per preparare le prime gare del calendario under 23. La formazione che fino all’anno scorso era CFT Victorious ha cambiato il nome ma non le abitudini. Tra le differenze che si trovano rispetto allo scorso anno possiamo menzionare la maggior possibilità di scambio con il team WorldTour. Essere diventato devo team della Bahrain Victorious permette ai ragazzi di Boscolo uno scambio continuo con la formazione principale. Questo si trasforma in esperienze per i giovani della squadra under 23 che possono essere chiamati tra i pro’ per alcuni appuntamenti. 

La prima gara del 2025 di Alessandro Borgo è stato il Tour de la Provence con la formazione WorldTour
La prima gara del 2025 di Alessandro Borgo è stato il Tour de la Provence con la formazione WorldTour

Un passo tra i grandi

Questa occasione è toccata prima ad Alessandro Borgo al Tour de la Provence, e ora a Bryan Olivo alla Volta ao Argarve. Per entrambi si tratta dell’esordio stagionale, e a portarci con sé in questo debutto tra i grandi è Borgo

«Stiamo facendo questo ritiro a Udine – spiega – prima dell’inizio delle gare under 23. Ho raggiunto il gruppo ieri, visto che sono tornato da poco dalla Francia. Questi giorni insieme ci servono per fare gruppo e prendere le misure per i vari treni e situazioni di gara. Non manca molto alle gare e bisogna farsi trovare pronti».

Una prima esperienza per prendere le misure: eccolo in testa a tirare per i compagni
Una prima esperienza per prendere le misure: eccolo in testa a tirare per i compagni
Tu hai già iniziato…

Ho ricevuto la prima chiamata dalla squadra WorldTour. E’ stata un’emozione davvero grande, indescrivibile. Indossare quella maglia tra i professionisti è un onore, che sarà doppio visto che mi hanno chiamato anche per fare tre gare in Belgio a inizio marzo. 

Che esperienza è stata?

Bella, entusiasmante e che mi ha permesso di vedere un mondo diverso da quello che sono abituato a vivere. Prima di partire ero sicuro che avrei trovato tante differenze, ma l’impatto è stato strano.

Borgo si è messo a disposizione dei capitani, trovando in Mohoric una figura di riferimento
Borgo si è messo a disposizione dei capitani, trovando in Mohoric una figura di riferimento
In che senso?

Nel WorldTour sei trattato come un principe. L’organizzazione è massima e anche lo staff è lì per te e farti trovare tutto in ordine. Anche gli hotel sono eccezionali. Tutto funziona ed è sistemato alla perfezione. Non mi sarei mai aspettato di avere subito accanto lo chef e il nutrizionista che mi dicono cosa mangiare. 

Come ti sei sentito?

A mio agio. Di italiani eravamo Buratti e io. Come riferimento, in corsa e non, ho trovato un gran maestro in Mohoric. Ho avuto modo di conoscerlo al Tour de la Provence ed è una persona dalla quale imparare davvero tanto. E’ uno che parla molto volentieri e poi sa benissimo l’italiano. 

Sei stato fortunato ad avere un mentore come Mohoric.

Assolutamente, è un corridore estremamente intelligente che ha la pazienza e la voglia di correggere anche i più piccoli errori. Fin dalla prima tappa mi ha dato tanti piccoli spunti sui quali lavorare e migliorare. Ad esempio nello sprint della terza tappa ho sbagliato una cosa nel fare il treno e subito dopo la gara ne abbiamo parlato. 

Il Tour de la Provence è stato un testa a testa tra Mohoric e Pedersen
Il Tour de la Provence è stato un testa a testa tra Mohoric e Pedersen
Pedalare in gruppo insieme ai professionisti come ti ha fatto sentire?

Bene. Non ero agitato. La squadra sapeva che non ero nella miglior forma e mi ha lasciato sereno. Mi sono messo a disposizione dei compagni per tirare o andare alla macchina a prendere borracce e tanto altro. Mi sono goduto questo esordio, dal quale spero di aver imparato tanto per essere un buon braccio destro per i miei capitani. Portare una borraccia o uno smanicato a Mohoric è un onore e spero possa essere solo l’inizio

Raccontaci qualcosa anche degli attimi prima della gara, la presentazione delle squadre, il foglio firma…

E’ tutto bello. Magari la gente non ti conosce, ma questa maglia sa cosa rappresenta e quindi vieni trattato come tutti gli altri. Ti chiedono autografi e foto, cosa che magari capita anche qui ma in quel contesto tutto è amplificato. Ero convinto però di non farmi prendere dalle emozioni, sapevo di non avere pressioni esterne e non volevo mettermene troppe. Prima di partire mi sono detto: «Se mi trovo qui vuol dire che qualcosa di buono l’ho fatto».

Nella terza e ultima tappa Borgo ha evitato la caduta ed è riuscito a trovare un buon ottavo posto
Nella terza e ultima tappa Borgo ha evitato la caduta ed è riuscito a trovare un buon ottavo posto
Qualcosa di buono è uscito anche dalla corsa, visto l’ottavo posto nell’ultima tappa. 

In quella frazione dovevo tenere sotto controllo la corsa nella prima parte, per evitare di far andare via grosse fughe. Dopo un’oretta e mezza di gara c’era un traguardo volante importante, poi dopo è andato via un gruppetto e la corsa è rimasta tranquilla. Gli ultimi venti chilometri sono stati da MotoGP, non siamo mai scesi sotto i sessanta chilometri orari. Questa è stata la cosa che mi ha colpito maggiormente. Poi nella volata finale c’è stata confusione e una caduta, io ero davanti e continuando a pedalare sono arrivato ottavo. Mohoric, nonostante l’errore nel treno di cui abbiamo parlato, mi ha fatto i complimenti perché ero davanti e ho dimostrato di avere gamba. 

Ora tocca alle gare al Nord. 

Sono contento di andare e farò in modo che possano essere un’altra bella esperienza. Mi serviranno per abituarmi alla distanza e per capire cosa vuol dire correre sul pavé e i muri del Belgio con i professionisti.

Borgo e la maturazione passo dopo passo insieme al CTF

10.11.2024
6 min
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Uno dei corridori che ha fatto passi da gigante al suo primo anno da under 23 è Alessandro Borgo (in apertura photors.it). Il passaggio di categoria sembra non averlo sofferto, o comunque si è adattato in maniera molto rapida. Con il CTF Victorious si è messo subito alla prova in gare di alto livello, uscendo spesso nei chilometri finali quando le gambe contano. Delle prime risposte che fanno sperare in un talento pronto a sbocciare, ma servono pazienza e i passi giusti. Per questo il corridore veneto rimarrà per un altro anno nel team CTF Victorious. Intanto si gode gli ultimi giorni di vacanza, anche se la voglia di ripartire è tanta. 

«Sono tornato dalle Canarie venerdì 1° novembre – racconta – e ora mi godo gli ultimi giorni senza far nulla. Mi sono fatto i miei 9 giorni di vacanza nei quali ho riposato e mi sono rilassato. Penso sia meglio partire per qualche giorno, così da staccare la testa, fare un bagno al mare, divertirsi. Cose normali, che un ragazzo di 19 anni fa in estate e che io mi sono goduto ora, a stagione conclusa. Tra poco si comincerà a fare un po’ di attivazione muscolare, con palestra e uscite in bici leggere. In questi giorni ho fatto anche una pedalata in gravel, giusto per godermi il panorama».

Nelle corse di inizio stagione Borgo (il primo a sinistra) ha fatto fatica ad adattarsi alla distanza
Nelle corse di inizio stagione Borgo (il primo a sinistra) ha fatto fatica ad adattarsi alla distanza

Step di crescita

Nel 2023 Alessandro Borgo ha fatto passi da gigante, arrivando a giocarsi tanti risultati importanti. Il suo ultimo anno da junior ci aveva regalato un corridore sul quale riporre buone aspettative, ma il passaggio di categoria è sempre complicato. Borgo ha attutito il colpo alzando il proprio livello mese dopo mese. Abbiamo così deciso di individuare insieme a lui dei momenti chiave della stagione, attraverso questi raccontiamo il suo primo anno da under 23. 

«Partirei dal ritiro di gennaio – spiega Borgo – perché era il primo confronto con i miei compagni. Avevo dei dubbi su quello che sarebbe potuto essere e non sapevo bene cosa aspettarmi. Fin da subito ho capito di non essere lontano dal loro livello. In gara mi è servito un periodo di adattamento alla distanza, direi che è la cosa che ho sofferto di più. Ero abituato a fare 130 chilometri e sono passato a farne 170.

«Ricordo che ero al Memorial Polese – prosegue – una gara nazionale che passa vicino a casa mia (Pieve di Soligo, ndr). La pioggia ci aveva accompagnato tutto il giorno, faceva freddo, ma la corsa non era impegnativa a livello altimetrico. Ero riuscito a rimanere con i migliori, ma nella volata finale ero pieno di crampi. Ho subito pensato che fosse tutto troppo, ma la squadra è stata brava a tranquillizzarmi e a farmi capire che faceva parte del processo di adattamento».

Pietre e vento

Da metà marzo la svolta, almeno dal punto di vista dei risultati, con un doppio appuntamento in Belgio che ha mostrato un Alessandro Borgo diverso, più pronto e già competitivo. 

«Tra i due piazzamenti in Belgio, Youngster e Gent U23 – dice – considero più importante il primo. E’ stata l’unica e vera gara corsa con un clima da Classica del Nord. In 180 chilometri avremo fatto 400 metri di dislivello, eppure siamo arrivati tutti divisi. Quel giorno era la prima volta che correvo con tanto vento. Avevo però una buona condizione e quella mi ha salvato, ci ho creduto parecchio e questo mi ha aiutato molto nel crescere e acquisire consapevolezza. Se guardo all’ordine d’arrivo vedo che c’è tutta gente che nel 2025 correrà nel WorldTour, compreso il campione del mondo Behrens (che quel giorno ha vinto, ndr).

«Dopo il quinto posto della Gent – continua Borgo – e il quattordicesimo all’europeo ho capito che correre al Nord può fare per me. Proprio alla prova continentale ne ho avuto conferma. A 80 chilometri dall’arrivo, al primo vero settore di pavé, sono rimasto con un gruppo di quindici. Gli stessi che poi si sono giocati la vittoria. Ricordo che uscito dal settore mi sono guardato intorno e ho visto corridori di grande spessore: Teutenberg, Pedersen, Christen e tanti altri. Ho pensato: «Se ci sono vuol dire che sono le mie strade».

A San Daniele, senza watt

L’ultimo episodio è legato alla Coppa Città di San Daniele, dove Borgo ha conquistato un ottimo terzo posto alle spalle della coppia della Visma Lease a Bike Development composta da Nordhagen e Huising. Nonostante prima avesse ottenuto la sua prima vittoria da under 23 il corridore veneto ha scelto questo come ultimo momento chiave della sua stagione. 

«La corsa era lontana dalle mie caratteristiche – analizza visto che erano previsti 2.400 metri di dislivello e nel finale era prevista la doppia scalata del Monte di Ragogna. Una salita di 2,7 chilometri e 10 per cento di pendenza media, non esattamente il mio terreno. Era l’ultima corsa, e si disputava vicino a casa, quindi ero motivato. Nel finale, prima della doppia salita, ho preso il computerino e l’ho messo in tasca. Mi sono detto: «Ora vado su per quello che riesco, ascoltando il mio corpo». Grazie a quella mossa ho capito tante cose, la prima che ho imparato a conoscermi bene e credo sia fondamentale. La seconda, invece, che su salite da dieci minuti posso provare a rimanere con i migliori. Se avessi dovuto guardare i watt magari mi sarei demoralizzato o avrei mollato prima. Invece con la forza della mente ho tenuto botta».

Roberto Bressan (a sx) e Fabio Baronti (a dx) sono state due figure importanti per Borgo nella stagione 2024
Roberto Bressan (a sx) e Fabio Baronti (a dx) sono state due figure importanti per Borgo nella stagione 2024

Le parole di Bressan

Nel mezzo della sua stagione 2024 Borgo ha preso parte anche al Giro Next Gen. Per un corridore al primo anno tra gli under 23 è sempre un banco di prova importante, in grado di fare da spartiacque. Nel caso del ragazzo del CTF Victorious la forza è arrivata da fuori. 

«Al Giro Next Gen – conclude nell’analisi della sua stagione – sono andato perché Stockwell era caduto alla Corsa della Pace fratturandosi la clavicola. E’ stato difficile perché pochi giorni dopo la fine della corsa avrei avuto l’esame di maturità. Mentalmente ero provato, stanco, anche affaticato. Nella seconda tappa, quella più adatta a me, ho preso più di 10 minuti. Volevo tornare a casa e lì è intervenuto Roberto Bressan, il team manager del CTF. Mi ha fatto capire quanto fosse importante tenere duro, finire la corsa e portare a termine quella esperienza. Pochi giorni dopo il nostro colloquio, a Zocca, ho ottenuto un quarto posto. Lo devo ringraziare, perché mi ha fatto capire quanto sia importante non arrendersi mai».