Faresin, che cosa ti ricordi del primo Vendrame?

11.07.2021
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Andrea Vendrame ha caricato bici e speranze sulla sua auto e a un certo punto dell’estate, dopo i campionati italiani, è salito al passo del Pordoi, altura dolomitica forse meno di moda, ma sempre ottima altura. Lo avevamo incontrato proprio alla vigilia del tricolore e dal suo racconto della passione che mette nel praticare il ciclismo e del fatto che raramente il suo andare in bici è un passeggiare di poco conto, ci è venuto in mente di fare qualche domanda al suo preparatore. Non uno a caso, ma un tecnico che da professionista ha vinto il campionato italiano e il Giro di Lombardia. Uno che magari parla poco, ma ha cose da dire: Gianni Faresin. E se un corridore come Vendrame ha continuato ad averlo come allenatore anche dopo cinque anni che è professionista, allora forse ha anche cose da insegnare.

Su podio tricolore 2019 con Frigo, Faresin ha rivinto l’italiano quest’anno con Benedetti
Su podio tricolore 2019 con Frigo, Faresin ha rivinto l’italiano quest’anno con Benedetti

Under 23 vincente

Oggi Faresin è in corsa con i suoi ragazzi della Zalf Desirée Fior. Lo scorso anno cambiò maglia, ma quando la squadra di Castelfranco ha fatto il passo di diventare continental, Gianni ha ringraziato la Casillo ed è tornato a casa. La stessa casa in cui nell’ormai lontano 2015 incontrò Andrea Vendrame.

«Era uguale ad adesso – ricorda – veloce da gruppi ristretti. Arrivò da noi che aveva già fatto qualcosina (nel 2014 fra i risultati migliori di Vendrame, che correva alla Marchil, il 4° posto al Medaglia d’Oro Frare De Nardi e il quinto alla Bolghera, ndr), ma appena trovò il giusto ambiente, crebbe in modo netto. E’ sempre stato molto serio e preciso, a volte bisognava e bisogna ancora frenarlo, perché fa più di quel che gli viene detto. La squadra lo ha lasciato libero di farsi seguire e lui ha scelto di proseguire con me».

Vendrame era partito per il Giro con l’idea di vincere una tappa ed ecco il successo di Bagno di Romagna
Vendrame era partito per il Giro con l’idea di vincere una tappa ed ecco il successo di Bagno di Romagna

Uomo da Nord

Il passato è storia nota. Vendrame approdò alla Zalf nel 2015 e centrò quattro vittorie: il Giro della Provincia di Belluno, la notturna di San Donà, il Trofeo Zanchi e il Giro del Belvedere. Il 2016 sarebbe stato certamente l’anno della consacrazione, ma un’auto lo investì alla metà di aprile e rischiò di mettere fine alla sua carriera. I risultati di quell’anno sono la conseguenza della rincorsa alla migliore condizione. Nessuna vittoria, ma sette secondi posti in corse di rilievo, come Felino, Briga, il Giro del Casentino, la Ruota d’Oro e il Piccolo Lombardia. E soprattutto il terzo posto agli europei di Plouay, con le cicatrici di quella caduta ancora sul volto.

«Andrea crescerà ancora – dice Faresin – con l’esperienza e con il crescere della resistenza. Ogni anno è più consapevole che su certi percorsi può essere vincente. Si butta anche nelle volate di gruppo, perché la squadra glielo permette. E’ pericoloso, ma gli tornano utili per le volate ristrette. Quanto alle classiche, se riesce a fare un buon inverno, può essere vincente anche in Belgio. Non gli serve tanto per trovare la condizione. Basti pensare alla caduta dell’ultima Coppi e Bartali, alla pausa necessaria e al fatto che al Giro sia stato in grado di vincere».

Vendrame ha corso il Giro per il secondo anno con la maglia della Ag2R, con cui ha contratto fino al 2023
Vendrame ha corso il Giro per il secondo anno con la maglia della Ag2R, con cui ha contratto fino al 2023

I piccoli Giri

La sua serietà in allenamento è un file che merita di essere riaperto, soprattutto perché il Faresin corridore era proprio così.

«Tanti corridori – ammette sorridendo Faresin – dopo un Giro d’Italia tendono a mollare, perché hanno la corsa successiva dopo un mese. Non si rendono conto che se fanno così, il dispendio energetico del riprendere la condizione è superiore a quanto gli costerebbe non mollare. Andrea l’ha capito. E francamente non vedo grossi punti da migliorare. Forse, se qualcosa va cambiato, è il fatto che prima delle corse in linea cui punta non ha mai fatto quelle corse a tappe di una settimana che ti danno la marcia in più. I Baschi prima delle classiche, ad esempio. Quest’anno ha fatto la Tirreno prima della Sanremo, ma quella corsa per lui è stregata. Alla fine viene dura, ma permette a quei 5-6 velocisti più forti di lui di arrivare in fondo. Servirebbe una corsa dura, magari col cattivo tempo perché potesse esaudire questo suo sogno».

Andrea Vendrame vittoria al Giro d'Italia

Rosti ancora per tre anni con l’AG2R – Citroën

21.06.2021
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Durante il Giro d’Italia è stato ufficializzato il rinnovo per altri tre anni dell’accordo di sponsorizzazione tecnica dell’AG2R – Citroën da parte di Rosti. Per farci raccontare qualcosa di più siamo andati a trovare Giovanni Alborghetti, titolare insieme al fratello Maurizio di Rosti Maglificio Sportivo, presso la sede dell’azienda a Brembate, in provincia di Bergamo.

Allora Giovanni, come è andato il rinnovo della sponsorizzazione?

Ci siamo incontrati con Vincent Lavenu, manager dell’AG2R – Citroën a Torino alla vigilia della partenza del Giro ed abbiamo raggiunto subito l’accordo per la conferma della nostra partnership. Si tratta di un rinnovo triennale e tenendo conto che quello in corso è già il quarto anno in cui lavoriamo con loro, alla fine arriveremo ad una collaborazione lunga sette anni. Un bel record!

Da sinistra, Giovanni Alborghetti, Vincent Lavenu e Maurizio Alborghetti
Da sinistra, Giovanni Alborghetti, Vincent Lavenu e Maurizio Alborghetti
Da sinistra, Giovanni Alborghetti, Vincent Lavenu e Maurizio Alborghetti
Da sinistra, Giovanni Alborghetti, Vincent Lavenu e Maurizio Alborghetti
Come è nata la vostra collaborazione con il team francese?

Tutto nasce da una forte arrabbiatura (in realtà usa una espressione più colorita, ndr) provata nel 2018 a seguito del mancato invito al Giro del Team Androni di cui eravamo fornitore tecnico. Ne ho parlato allora con Michael Magnin, responsabile di Rosti Francia, dicendogli di trovarmi una formazione francese da poter sponsorizzare. Dal momento che lui in passato aveva gareggiato con la formazione under 23 dell’AG2R mi ha creato un contatto con Vincent Lavenu. Ci siamo così visti alla Parigi – Nizza. Nel frattempo lo stesso Lavenu aveva avuto dei riscontri positivi sulla qualità dei nostri prodotti da chi li stava già indossando. Purtroppo all’inizio non se ne è fatto nulla dal momento che le sue richieste e quanto noi proponevamo non combaciavano.

L'interno della sede di Rosti
L’interno della sede di Rosti
L'interno della sede di Rosti
L’interno della sede di Rosti rispecchia la creatività tipica del marchio bergamasco
Alla fine come si è arrivati all’accordo?

Eravamo a luglio e Magnin era qui da noi in azienda. Ad un certo punto l’ho visto agitarsi mentre stava telefonando. Non sapevo con chi stesse parlando e neppure il motivo della sua agitazione. Al termine della chiamata è venuto da me tutto euforico per dirmi che avevamo trovato l’accordo con Lavenu. Da lì è iniziato tutto.

E’ stata una collaborazione fin dall’inizio facile o ci sono stati dei problemi?

Per prima cosa abbiamo deciso di sottoscrivere un accordo annuale con opzione per il secondo anno. Volevamo essere sicuri che alla fine del primo anno sia noi che loro fossimo soddisfatti dell’accordo raggiunto. Devo dire che il primo anno è stato davvero difficile in quanto le pretese del team erano altissime costringendoci ogni volta a innumerevoli modifiche e correzioni. Alla fine però sono stati contenti del lavoro che abbiamo fatto per loro e lo stesso Lavenu è stato felice di far valere l’opzione per il secondo anno. Subito dopo è arrivato un ulteriore rinnovo per altri due anni fino all’accordo sottoscritto alla vigilia del Giro che porterà alla fine ad una sponsorizzazione di sette anni.

Giovanni Alborghetti nella sede dell'azienda
Giovanni Alborghetti nella sede dell’azienda
Giovanni Alborghetti nella sede dell'azienda
Giovanni Alborghetti nella sede dell’azienda
C’è qualche curiosità che ci puoi raccontare sulla divisa di quest’anno?

A essere sinceri, la divisa è stata disegnata dai vertici Citroën e noi ci siamo attenuti alle loro indicazioni. All’inizio non ero molto convinto dell’impatto che avrebbe avuto. Poi ho iniziato ad usarla anch’io nelle mie uscite in bicicletta e mi è piaciuta sempre più. Aggiungo una piccola curiosità che pochi hanno forse notato. Quando il team corre in Francia, sul pantaloncino viene riportato il logo AG2R. In tutte le altre corse troviamo invece al suo posto il logo Citroën. È il frutto di un accordo fra il team e la casa automobilistica.

Tra le tante squadre che vestite troviamo anche il team Colpack – Ballan…

Abbiamo collaborato con loro per nove anni. Con l’arrivo dell’AG2R avevamo deciso di interrompere la collaborazione perché temevamo di non poter soddisfare appieno le loro aspettative. Dopo tre anni di pausa siamo tornati a lavorare insieme.

Un’ultima domanda. C’è un corridore che ti piacerebbe veder gareggiare in maglia Rosti?

Come primo nome mi viene in mente Sagan, ma è un sogno. Sarei però contento che in una squadra vestita da Rosti corresse Giacomo Nizzolo che è un amico e qui da noi è uno di casa.

 Ayuso con i pantaloncini rosa realizzati in tempi record da Rosti
Ayuso con i pantaloncini rosa realizzati in tempi record da Rosti
 Ayuso con i pantaloncini rosa realizzati in tempi record da Rosti
Ayuso con i pantaloncini rosa realizzati in tempi record da Rosti

Mentre ci stavamo salutando (n.d.r. erano le 11.00) è arrivata una telefonata dalla Colpack impegnata in quei giorni al Giro Under 23. Dal team chiedevano per le 17.00 un paio di pantaloncini rosa per Ayuso per la tappa del giorno dopo. Una saluto veloce e Giovanni Alborghetti si è messo subito all’opera per prepararli. Se avete fatto attenzione, erano i pantaloncini che lo spagnolo ha utilizzato nell’ultima tappa, quella che ha decretato il suo trionfo.

rosti.it

Vendrame, genesi di una tappa vinta a notte fonda

20.05.2021
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Ma quanto la voleva Andrea Vendrame questa vittoria? Il corridore dell’Ag2R-Citroen ci aveva lasciato prima del Giro con un «Voglio una tappa, scegliete voi quale». Ebbene lui aveva puntato la Siena-Bagno di Romagna. Aveva capito che questa poteva essere l’occasione giusta. E ieri sera l’ha analizzata a tavolino con il suo staff fino alle 23. Da quella riunione sono emerse «motivazioni tattiche – come dice lui – perfette. L’ho studiata dal puntino zero al puntino dei 200 chilometri».

All’inizio la fuga non partiva e il gruppo era sempre allungatissimo
All’inizio la fuga non partiva e il gruppo era sempre allungatissimo

Come diavoli 

Stamattina la fuga proprio non voleva partire. Una difficoltà in più per chi voleva attaccare come il corridore veneto.

«E’ sempre più difficile prendere la fuga – spiega Vendrame – negli ultimi due o tre anni quando ci riesci sembra che hai vinto una tappa. Ieri sera con il mio mental coach, che tra l’altro è toscano delle zone da dove si partiva, avevamo studiato bene quel frangente e, fatalità, la fuga buona è andata via verso Firenze. C’erano dei restringimenti e le squadre dei leader volevano proteggere gli uomini di classifica, così dopo quel punto siamo riusciti a scappare. Un pizzico di fortuna serve sempre. Per 90 chilometri siamo andati come diavoli».

Il momento dell’attacco sul Passo del Carnaio per anticipare gli scalatori
Il momento dell’attacco sul Passo del Carnaio per anticipare gli scalatori

Andrea il rivoluzionario

Una volta sarebbe stata una rarità, oggi invece sono tanti i corridori italiani che corrono in squadre straniere.

«Sono un rivoluzionario – dice Vendrame – sapete perché? Perché un italiano che va a correre in Francia non può non esserlo. Italiani e francesi nel calcio, nel ciclismo e nello sport in generale sono stati spesso nemici. Poi i francesi hanno un modo di correre un po’ strano, molto all’attacco. E in qualche modo va bene per me. Guardate oggi: sono veloce, ma non ho aspettato lo sprint».

Questo aspetto infatti ci ha colpito. E quando glielo facciamo notare Andrea è molto tecnico nella sua spiegazione. «Ho attaccato nel punto più duro dell’ultima salita perché così avevo programmato. Temevo quel tratto. Sapevo che se fossi riuscito ad anticipare gli scalatori poi le mie chances sarebbero aumentate».

Nel finale ci ha messo una furbizia e una cattiveria pazzesche. Cercava questa vittoria da un bel po’.

«Vero sono stato cattivo e potevo aspettare lo sprint, ma mi sono ricordato di quando nel 2019 a San Martino di Castrozza mi è sfuggita la vittoria per un salto di catena. No, stavolta no: la vittoria me la devo andare a cercare, non la devo aspettare».

Il veneto non ci crede, per lui anche qualche lacrima di gioia
Il veneto non ci crede, per lui anche qualche lacrima di gioia

Rui, Faresin, Savio

Vendrame dopo l’arrivo si raccoglie su se stesso. Piange. Sono momenti unici nella carriera di un corridore. Abbraccia il suo massaggiatore e aspetta il compagno Bouchard in fuga con lui quest’oggi. Però di fronte a questo successo Andrea non dimentica il passato.

«Oggi ho realizzato un sogno che avevo da bambino. Voglio ringraziare Ciano Rui e Gianni Faresin che alla Zalf mi hanno fatto crescere e fatto diventare un corridore e soprattutto mi hanno ripreso quando stavo per smettere. Con Gianni Savio poi ho passato tre anni belli all’Androni Giocattoli, i primi tre da professionista».

E mentre tagliava il traguardo sapete cosa ci ha detto Gianni Savio? «Vendrame: sono proprio contento che abbia vinto questo ragazzo».

L’abbraccio tra Bouchard e Vendrame a fine tappa
L’abbraccio tra Bouchard e Vendrame a fine tappa

Bouchard, un fratello

Vendrame lo ha atteso sull’arrivo. Bouchard, in maglia azzurra, è colui che lo ha accolto meglio di tutti nel team. Ormai sono amici veri, anche fuori dalle corse.

«Adesso comincia un altro Giro per noi – dice Vendrame – la squadra è più rilassata e magari potremmo vincere ancora. In più c’è da difendere la maglia di Bouchard. “Goffredo”, per gli amici, è un fratello ormai. Siamo sempre in camera insieme. Quando sono scattato per radio mi ha detto un sacco di cose, mi ha incitato. Anche per questo è stato bello andare in fuga insieme».

Champoussin, nuovo talento per le corse a tappe

24.03.2021
3 min
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Un anno fa, erano in pochi, anche fra gli addetti ai lavori, a considerare Clement Champoussin come un prospetto fra i più interessanti del ciclismo attuale. Tutto è cambiato, al punto che se anche non compare (ancora) fra i vincitori di stagione, sul suo nome sta montando un’attenzione clamorosa, soprattutto nei social e anche in chi magari guarda con poca simpatia i cugini d’Oltralpe. Il perché? E’ presto detto: Champoussin è uno che fa spettacolo e non ha mai paura di mettersi in gioco, proprio come i big attuali.

Champoussin alle spalle di Bernal: il Laigueglia lo ha rivelato al grande pubblico
Champoussin alle spalle di Bernal: il Laigueglia lo ha rivelato al grande pubblico

Il 2020 iniziato tardi

Una dimostrazione l’abbiamo avuta anche in casa, al recente Trofeo Laigueglia, dove il transalpino dell’AG2R-Citroen ha corso da protagonista, sempre in fuga. Eppure solo un anno fa questo era un sogno, come ha raccontato lui stesso a Cyclingnews: «Ad aprile 2020 ero ancora un dilettante, oltretutto senza gare dove poter correre. Sono rimasto fino ad agosto in compagnia di pensieri e dubbi, senza sapere che cosa aspettarmi. Per giunta ho anche preso il Covid, così ho potuto iniziare solo a settembre, ritrovandomi però già fra i professionisti. Quelle settimane alla fine sono state utili per rimanere tranquillo e prepararmi con calma. Poi iniziando le gare mi sono sentito sempre meglio».

Champoussin alle spalle di Gaudu alla Faun Ardeche Classic, per la gioia dei francesi
Champoussin alle spalle di Gaudu alla Faun Ardeche Classic

Alla Vuelta i primi squilli

Un esordio bello tosto, il suo, passando per la Vuelta di Spagna condita da due belle top 10 di tappa: «All’inizio è stata una fatica enorme. Però man mano che si andava avanti stavo sempre meglio e nelle tappe di montagna ho potuto far vedere le mie qualità. Come corridore sono principalmente uno scalatore e non ho una preferenza specifica, mi adatto bene alle salite brevi come a quelle lunghe, agli strappi secchi come alle salite pedalabili. Ogni tappa che finivo ero stanco, ma mai troppo…».

A ben guardare le prove di Champoussin, non può essere definito solo uno scalatore: va bene anche sul passo, a cronometro se la cava (alla Vuelta ha chiuso una tappa fra i primi 20) e non è propriamente fermo in volata. Insomma, ci sono tutte le qualità per emergere e all’AG2R-Citroen lo sanno, stanno investendo molto su di lui. «Andrò al Giro d’Italia per fare esperienza e dare una mano, ma prima potrò correre il Giro di Catalogna e il Romandia come capitano della squadra, credo che la dimensione delle corse a tappe di una settimana sia quella che attualmente più mi si attaglia».

Nato dalla Mtb

Interessante anche un riferimento ai suoi inizi: «Quando ho cominciato non ci pensavo neanche alle corse su strada. Pedalavo con la Mtb per divertimento. Ma visto che andavo forte, ho cominciato a gareggiare nei cross country, fino alla categoria junior. Andavo su strada solo per allenarmi e fare esperienza in qualche gara di pari età. Perciò, vedendo che andavo bene anche lì, ho pensato di provarci». Non è stato il primo, non sarà l’ultimo, speriamo anche dalle nostre parti…

Vendrame racconta la rivoluzione Van Avermaet

11.03.2021
3 min
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Andrea Vendrame sta finalmente maturando. Un ragazzo con un passato del genere tra i dilettanti, non poteva non emergere e piano piano ci sta riuscendo. Ieri sul velocissimo arrivo di Lido di Camaiore ha chiuso al quinto posto. E Bennet e Demare a parte, i più forti sprinter c’erano tutti. Andrea senza un vero treno si è buttato nella mischia. E anche in salita sul Pitoro lo abbiamo visto pedalare sempre composto.

Tirreno Adriatico 2021
Andrea Vendrame subito dopo l’arrivo di ieri alla Tirreno
Tirreno Adriatico 2021
Andrea Vendrame subito dopo l’arrivo di ieri alla Tirreno

L’impronta di Greg

In un precedente incontro, il corridore veneto ci aveva detto una cosa che ci aveva incuriosito: «Affronterò la Sanremo in modo diverso perché è arrivato con noi un vero capitano, Greg Van Avermaet». E la questione è: quanto si sente la sua influenza dopo un mese abbondante di gare?

«Sicuramente c’è stato un grande cambiamento – spiega Vendrame – perché appunto arrivano l’esperienza e la classe di un campione olimpico e vedo che il rispetto in gruppo è diverso. Adesso affronto la Sanremo con un compagno così importante al mio fianco e questo conta. Da parte mia posso dire che dopo l’undicesimo posto dell’anno scorso, con una persona così nel nostro gruppo puntiamo molto in alto. Speriamo bene dai, la condizione sta per arrivare al top».

Vicini in corsa

Vendrame sorseggia una lattina di Coca (lo abbiamo sentito appena dopo lo sprint di ieri). Il massaggiatore lo copre dal vento che spira dal mare. Lui sembra aver recuperato subito lo sforzo. Inoltre, per una volta i corridori non devono affrontare lunghi trasferimenti: gli hotel sono affianco all’arrivo e quello dell’Ag2R in particolare è praticamente sulla linea del traguardo. Questo rende tutto più tranquillo.

Il veneto parla di rispetto in gruppo, ma anche di ranghi serrati, grazie a Van Avermaet. La squadra francese adesso ha una quadratura anche per le corse di un giorno. Corrono in modo più ordinato.

«Greg ha portato delle innovazioni, soprattutto nel correre più uniti. Ormai ci vedete sempre più spesso per fare cerchio e stare tutti ben stretti. Ma per farlo serviva un personaggio così».

Tirreno Adriatico 2021
Greg Van Avermaet, appena arrivato è già un leader dell’Ag2R Citroen
Greg Van Avermaet, appena arrivato è già un leader dell’Ag2R Citroen

Verso Sanremo

Van Avermaet però non ha inciso solo con il suo arrivo. La sua presenza ha influenza anche sulle prestazioni degli altri e sulle tattiche. E infatti Vendrame a quanto pare non sarà solo l’uomo di fiducia del belga. Con la sua presenza emergono delle gerarchie e delle opportunità al tempo stesso.

«Possiamo essere una doppia carta da giocare – dice Vendrame – ma vediamo un attimo come arriviamo a Sanremo, non dimentichiamoci che sono 300 chilometri!».  Insomma se il campione olimpico fosse troppo marcato o non ce la dovesse fare, c’è pur sempre un ragazzo forte e veloce su cui puntare.

Andrea e Greg non hanno mai condiviso la camera, per ora, però tutto il ritiro di gennaio l’hanno passato insieme. E della Sanremo ne hanno parlato sicuramente. Chissà se hanno fatto simulazioni gara, come per esempio prendere la Cipressa a tutta…

«Abbiamo creato un buon feeling – conclude Vendrame – no, simulazioni non ne abbiamo fatte. Io in allenamento sono un ragazzo abbastanza tranquillo, cerco di fare sempre i miei lavori. Il finale della Sanremo sono già andato a vederlo, ma adesso ci torneremo insieme dopo la Tirreno». 

Andrea Vendrame

Quella Sanremo che cambiò pelle a Vendrame

11.02.2021
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Tra i corridori che nella passata (pazza) stagione sono cresciuti di più c’è anche Andrea Vendrame. Purtroppo spesso ci si ricorda solo di chi vince. In realtà si può lasciare il segno in molti modi. A partire dall’essere sempre presenti, dal lavoro per il team e anche dal saper interpretare gli ordini d’arrivo.

Lo scorso anno il veneto, trapiantato ad Andorra, ha colto diversi piazzamenti. Ha disputato un buon Giro andando spesso all’attacco e per questo la sua squadra, l’Ag2R Citroen dov’era approdato proprio la scorsa stagione, ha previsto un bel programma di gare e di lavoro per quest’anno. Un cammino tracciato, delineato… 

Andrea Vendrame
Vendrame (26 anni) risiede ad Andorra dove esce spesso con i ragazzi della Movistar
Andrea Vendrame
Andrea Vendrame (26 anni) risiede ad Andorra
Andrea, è vero che la mentalità delle squadre francesi è quella di correre all’attacco? Hai avvertito questa differenza rispetto al nostro modo di correre?

Oggi il ciclismo è molto cambiato. Si basa sui dati scientifici dei potenziometri e degli apparecchi che hanno in ammiraglia i diesse con i quali conosci le pendenze che incontrerai, i distacchi, quanto puoi spingere tu e quanto il gruppo… e le differenze si assottigliano, però devo dire che questa mentalità garibaldina si avverte, ma più nelle gare, tipo quelle della Coppa di Francia, che nelle squadre. Nel WorldTour invece si corre in tutt’altro modo. L’anno scorso alla Paris-Camembert iniziarono ad attaccare a 60 chilometri dall’arrivo e menavano come se ne mancassero cinque!

E’ vero che in Ag2R Citroen vogliono puntare su di te per le classiche? Ti stai specializzando verso questa tipologia di gare?

Sì, è la verità. Ci stiamo lavorando sia con il mio preparatore, Gianni Faresin, sia con quello della squadra. Stiamo “trasformando” il fisico nel migliore dei modi per queste gare. Vado bene nelle volate ristrette (e non solo, visto che al Giro ha fatto anche quarto a Villafranca, ndr) e tengo in salita. Perdere queste qualità non varrebbe la pena.

Un’evoluzione lenta quindi. Ma cosa intendi quando parli di trasformazione fisica?

Che stiamo lavorando su diversi aspetti, a cominciare dalla forza. Per le classiche ne serve tanta. Rispetto ad uno scalatore che fa dei fuorigiri in agilità e li mantiene a lungo, io cerco una forza diversa. Spingo rapporti più duri, per minor tempo. Le salite che interessano a me durano dieci minuti.

Andrea Vendrame
Il veneto è stato spesso in fuga al Giro 2020
Andrea Vendrame
Il veneto è stato spesso in fuga al Giro 2020
Quindi pensiamo a classiche tipo Freccia, Liegi… o anche stile Sanremo?

L’anno scorso ho fatto la Classicissima per la prima volta e l’ho finita undicesimo, non me lo aspettavo. Non sapevo come avrei reagito dopo 300 chilometri. Ho visto che è un qualcosa di fattibile e adesso è un mio obiettivo.

Quindi è stata la Sanremo che in qualche modo ha indirizzato te e la squadra? Che ti ha dato una strada da seguire?

Diciamo di sì. E’ stata la prova del nove. Okay, Van Aert e Alaphilippe erano arrivati, ma dietro di loro c’era un gruppetto di 15-20 corridori e io ne facevo parte. E’ stata una bella cosa. Rivedendo l’ordine d’arrivo nei primi 15 c’erano 16 titoli mondiali!

E le altre classiche?

Ho il pallino dell’Amstel Gold Race, una corsa che mi è sempre piaciuta. E mi affascina anche la Freccia Vallone.

Però prima di puntare subito a queste gare così grandi, non sarebbe meglio “sporcarsi le mani” con un Laigueglia, un Larciano, una Coppa Sabatini?

Con la mia squadra le occasioni per prendere parte a gare di secondo livello sono davvero poche. Hanno previsto per me subito un calendario importante. Dopo Almeria e UAE Tour farò Strade Bianche, Tirreno e Sanremo! Un bel blocco WorldTour e spazio per fare esperienza ce n’è poco.

Andrea Vendrame
Vendrame sta per iniziare la sua quinta stagione da pro’
Andrea Vendrame
Vendrame sta per iniziare la sua quinta stagione da pro’
Però per imparare a correre prima bisogna saper camminare e lo stesso vale per “imparare a vincere” certe gare…

Penso che ad un certo punto il corridore debba correre con i grandi. La gavetta l’ho fatta. In più quest’anno sarà diverso dall’anno scorso.

Perché?

Perché l’anno scorso ero da solo e senza leader e non apprendevo benissimo, correvo un po’ così. Quest’anno invece sono in squadra con Van Avermaet e stare con lui è tutt’altra cosa. La Cipressa e il Poggio li avevo presi in coda e poi rimontavo in salita, perché non avevo il rispetto degli altri. Con un capitano come Greg sarà diverso e la sua esperienza sarà fondamentale per me.

Grande! Insomma vedremo Van Avermaet sulle pietre e tu nelle Ardenne?

Sì, più o meno sarà così. Van Avermaet ha la Roubaix in testa.

Ag2R La Mondiale Citroen

L’Ag2R Citroen mette le classiche nel mirino

21.12.2020
4 min
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«Cercheremo di vincere classiche monumento e tappe». Se a dirlo fosse stato Patrick Lefevere sarebbe stato normale, invece sono parole di Vincent Lavenu, team manager dell’Ag2R Citroen.

La squadra francese è tra quelle che destano più curiosità in vista della prossima stagione. I bianco-azzurri-marrone infatti sono nel bel mezzo di una rivoluzione: dai corridori agli obiettivi e persino allo sponsor e alle maglie. Spariscono definitivamente infatti i famosi cubetti e si passa ad una tonalità bianca con le scritte Ag2R e Citroen a dominare la maglia. Non bellissima, ma che di sicuro non passa inosservata. Lo stesso Lavenu ha detto che ci hanno lavorato per cinque mesi e che l’impatto avrebbe dovuto lasciare il segno: «Un cambio netto che si sposa con la rivoluzione della nostra squadra».

Vincent Lavenu
Vincent Lavenu, team manager della Ag2R La Mondiale-Citroen
Vincent Lavenu
Vincent Lavenu, team manager della Ag2R La Mondiale-Citroen

Rivoluzione francese

Questa squadra ha infatti lasciato andare via due pezzi importanti: la spina dorsale Romain Bardet e uno storico corridore del sodalizio di Lavenu come Pierre Latour. Bardet è andato alla DMS (ex Sunweb) e Latour alla Total-Direct Energie. Al loro posto però sono arrivati due corridori di spessore: il campione olimpico Greg Van Avermaet e Bob Jungels.

«È vero – ha detto Lavenu in occasione della presentazione del team qualche giorno fa – vogliamo vincere una Classica Monumento. Guardando la nostra rosa e i nostri acquisti si può pensare che punteremo alle Classiche e così sarà, ma non per questo non vogliamo fare bene al Tour de France. Quello rimane il nostro obiettivo principale, ma non punteremo alla top five come abbiamo fatto negli ultimi anni con Bardet, e com’era giusto che fosse. La squadra era per lui, correvamo con una certa mentalità. Dal prossimo anno avremmo una squadra di guerrieri, anche per le tappe del Tour, tanto più con il percorso 2021 che lascia spazio ad imboscate. C’è spazio per puntare alla maglia gialla nelle prime frazioni e magari tenerla per un po’, come è successo quest’anno con quella a pois».

Greg Van Avermaet
Greg Van Avermaet con la sua bici color oro, come quello conquistato a Rio 2016
Greg Van Avermaet
Van Avermaet con la sua bici color oro, come quello conquistato a Rio 2016

Il Fiandre per Greg

Il grosso della rivoluzione passa dal belga Greg Van Avermaet. Il campione olimpico in carica è sì un 35 enne, ma sente di poter dare ancora molto. Lui è un vero lottatore e forse proprio per questo ha voluto (e dovuto) cambiare squadra (era alla CCC-Sprandi, che ha chiuso i battenti). Ma attenzione per le classiche non ci sarà solo lui: Greg avrà al suo fianco Benoit Cosnefroy (bravo nelle classiche e maglia a pois per alcuni giorni), Nasn Peters (vincitore di una tappa al Tour 2020) e Oliver Naesen (vincitore di alcune classiche minori e in grado di fare 2° alla Sanremo 2019). E chiaramente Bob Jungels.

«Il mio sogno è quello di vincere il Giro delle Fiandre – ha detto Van Avermaet, nella presentazione del team – non l’ho mai vinto e quest’anno neanche l’ho fatto dopo essere caduto alla Liegi. E magari vorrei andare molto forte anche alla Roubaix, ma il Fiandre viene prima. E’ l’obiettivo della mia carriera. Mi rendo conto che ci sono nuove generazioni che vanno davvero forte, ma ho una buona squadra. Intanto pensiamo ad arrivarci in forma.

«Arrivare in un nuovo team è stato un enorme stimolo per me che in tutta la carriera ne avevo cambiate solo due (Lotto e gruppo Bmc, ndr). È positivo per la squadra concentrarsi maggiormente sulle Classiche, per me è davvero importante. Essere l’unico leader? No, non è un problema questo. Ho già un buon palmares, ma voglio continuare a vincere grandi gare, non ci sono riuscito nel 2020, spero possa succedere con Oliver e Bob al mio fianco».

Bob Jungels
Bob Jungels (28 anni) in azione all’ultimo Tour
Bob Jungels
Bob Jungels (28 anni) in azione all’ultimo Tour

Jungel non solo classiche

E poi c’è Jungels. Il lussemburghese sembra tagliato per la nuova Ag2R-Citroen e per il percorso del Tour che verrà. Un tracciato che a dire il vero pare essere stato disegnato sulle caratteristiche di Julian Alaphilippe. Bob è forte a crono, ma per chi ha vinto la Liegi, quelle tappe movimentate d’inizio Tour e le salite nel complesso non impossibili (per numero e pendenze) potrebbero giovare anche a lui. E chissà che l’esperto manager francese, quando dice che non correranno per la classifica, non faccia pretattica. Una cosa è certa. I primi obiettivi di Jungels sono le Ardenne. Alla Deceuninck-Quick Step non aveva vita facile con tutti quei pretendenti. Qui, invece, potrà essere capitano e avere così più fiducia: dalla squadra e da sé stesso.

«Pestarsi i piedi? No, non ho nessuna preoccupazione – ha detto Lavenu – Greg e Bob sono grandi professionisti e sanno cosa ci si aspetta da loro. Abbiamo quattro leader forti, ognuno avrà il suo posto anche se in certi momenti li coinvolgeremo in modo diverso. È sempre bello avere due o tre leader nelle gare molto grandi. Questo ti consente di avere diversi “assi nella manica”».

E a proposito di Alaphilippe, in Francia (Cyclism’Actu) si vocifera che il campione del mondo possa far rotta proprio sulla Ag2r-Citroen. Il suo contratto con la Deceuninck-Quick Step scade nel 2021, se si considerano anche l’investimento (importante) di Citroen e il cambio di rotta della squadra di Lavenu, la cosa non sembra impossibile. Corridore francese, in squadra francese con sponsor francesi…