Ci risiamo! Dopo cinque anni Giuseppe Martinelli e Vincenzo Nibali tornano insieme. La scorsa settimana è stata ufficializzata la notizia che era nell’aria già da un po’ e che Vinokourov ci aveva dato per fatta già in agosto. Ma si sa come vanno certe cose: fino a che non c’è la firma… tutto tace. E qualche settimana fa lo stesso “Martino” ci disse di aspettare. Chissà magari anche per un po’ di scaramanzia.
Martino, torna Nibali. Come è andata? Come è nata l’idea del suo ritorno?
E’ stato quasi fortuito. Eravamo alla Tirreno, prima del tappone, i nostri bus non erano lontani. Lui è sceso per andare al foglio firma e io gli ho detto: ohi, quando torni indietro fermati qui. Una battuta come tante. Vincenzo invece si è fermato per davvero. Con me c’è era anche Federico Borselli (autista dell’Astana, ndr) e gli abbiamo detto: dai torna qui. E lui: okay, ci penserò. Sono quelle cose che hanno un qualcosa di bello.
Quindi primi contatti alla Tirreno e poi?
E poi abbiamo iniziato a parlarne un po’ di più al Giro, ma fino a che c’è stato il trambusto su Vinokourov sì, Vinokourov no…. Poi le cose sono cambiate e abbiamo insistito di più. Ma al di là di Vino, l’idea è piaciuta a tutti e questo ha agevolato il suo ritorno. E anche Vino l’ha presa nel mondo giusto.
Cioè?
Non penso che Nibali venga per vincere il Giro o il Tour, ma perché lui stesso ha piacere di venire e perché è una figura che vogliamo. E’ bello che abbia voglia di tornare nel team che lo ha consacrato campione. Sono storie belle che ti gratificano. Qui conosce tutti. Ci sono tutti coloro che lo hanno accompagnato nei successi: da Borselli a Zanini, da Tosello a Vinokourov… E poi ricordiamo che lui andò via non per andare in un’altra squadra, ma per un progetto. Perché la Bahrain era un progetto creato intorno a Nibali.
Qual è il ricordo più caro che hai? La vittoria più bella?
Facile dire Giro o Tour, ma per me la più bella è stata il Giro di Lombardia (del 2015, ndr). Quella corsa l’abbiamo voluta vincere. Quel giorno tutti quanti abbiamo lavorato in un senso. E per me ha un fascino quella giornata… sarà poi che è l’ultima di stagione e la vittoria ti consente di andare incontro all’inverno con serenità. Sì, me la sono proprio goduta.
Martino, Vincenzo è un grande campione ma bisogna anche essere realisti: non è più un ragazzino, tanto più in un ciclismo sempre più a trazione giovanile. Cosa può fare ancora?
Ho detto più volte a Vino che se è arrivato il merito è il suo, perché alla fine è stato fatto un investimento. Significa che quindi ci crede. E Vino mi ha risposto che Vincenzo ci avrebbe fatto tornare ad essere l’Astana di una volta. Una squadra di grandi campioni, con tutto il rispetto per i presenti, perché Fuglsang è un campione. Ma io dico come quando avevamo Contador. E questa mancanza l’abbiamo sentita. Cosa ci può dare dunque: qualità e compattezza di squadra. E da qui possiamo costruire dell’altro e dietro lui può nascere qualcosa di buono.
Sarà quindi il capitano chioccia…
Io sono convinto che può dare ancora molto sia all’Italia che all’Astana. Io credo che se Vincenzo va alla partenza delle gare con la serenità di chi non ha l’obbligo di vincere, può davvero inventarsi qualcosa com’è nelle sue corde, tanto più con alle spalle una squadra che crede compatta in lui. E da un presupposto di fiducia simile, conoscendolo, dico che Vincenzo tira fuori qualcosa di buono. Magari si va ad una Tirreno o ad una Parigi-Nizza non so non dico per puntare alla classifica ma magari per fare delle belle azioni nelle frazioni più dure o spettacolari e magari vincere. E in una situazione così avere Nibali con noi è un valore aggiunto.
Quanto è cambiato caratterialmente Nibali?
Io ho passato con lui quattro anni nei quali c’è stata tanta serenità e nessuno screzio. E’ diventato un uomo, ma per me il suo carattere non è per nulla cambiato. Guardate anche l’azione dell’altro ieri per Moschetti al Giro di Sicilia. Si è messo a tirare per un compagno. Se non hai un carattere buono quelle cose non le fai. Almeno dai primi incontri telefonici posso dire che non è cambiato. Si è sempre mostrato pronto al dialogo, disponibile. Quando c’è da prendere un campione non si tratta solo con lui e su ogni aspetto contrattuale da limare Vincenzo si è reso disponibile.
Chi lo allenerà, Martino?
Maurizio Mazzoleni – risponde secco il diesse bresciano – chiunque arriva in Astana è seguito dal nostro staff. Vincenzo sarà preparato dal nostro capo allenatori.
Quando nell’inverno del 2013 L’Astana prese Nibali gli scenari e le aspettative erano diverse, chiaramente. Lo Squalo era lanciato all’apice della sua carriera e si aveva la consapevolezza di “spaccare il mondo” vincendo tutto o quasi come di fatto è andata. Adesso le cose sono differenti, ma la posta in palio non è certo meno intrigante, specialmente per i tanti tifosi che ha Nibali.
«Per me – aggiunge a fine intervista spontaneamente un motivatissimo Martinelli – è il fiocco di una bella storia, lo ripeto. Tipo quando Baggio tornò al Brescia… Quei grandi campioni che ritornano dove li porta il cuore, dove sei stato bene».