La doppietta Giro-Tour è possibile? Sì o no? E perché? Se nel ciclismo maschile Pogacar sembra il maggior indiziato ad essere il successore di Pantani (ultimo a riuscirci nel 1998) – rispondendo così ad uno degli interrogativi più suggestivi che si rinnova ogni anno – nel 2022 ci sarà da porsi le stesse domande anche in campo femminile. Le abbiamo girate a tre diesse per approfondire il nostro sondaggio di opinioni: Giorgia Bronzini della Liv Racing Xstra, Davide Arzeni della Valcar Travel&Service e Pablo Lastras della Movistar.
Prima però diamo qualche dato sulle due gare che si correranno a distanza di quattordici giorni l’una dall’altra. Il Giro d’Italia Donne, del quale deve ancora uscire il percorso, è in programma dall’1 al 10 luglio, mentre il Tour de France Femmes, che torna dopo dodici anni di assenza, dal 24 al 31 luglio e per il quale si conoscono già le tappe.
Marsal, Luperini e Somarriba
Dal 1988 – stagione in cui nacque il Giro Donne, quattro anni dopo il Tour – al 2009 solo tre atlete sono state capaci della doppietta. La francese Catherine Marsal nel 1990, la nostra Fabiana Luperini per ben tre volte consecutive dal ’95 al 97 (sfiorando un clamoroso poker nel ’98 quando vinse il Giro e fu seconda al Tour) e la spagnola Joane Somarriba nel 2000. Tutte imprese compiute nell’arco di una decade e quando lo spazio tra i due eventi era in media di quasi un mese.
Sulla carta la corsa rosa dovrebbe avere un tracciato più duro rispetto a quella francese, restando in linea quindi a quello delle passate edizioni, ma la Grande Boucle si ripresenta sul calendario agonistico con un montepremi stellare (il più ricco del World Tour femminile) grazie alla partnership con Zwift come abbiamo spiegato nei giorni scorsi. E la nostra analisi va subito al sodo della questione.
Bronzini scettica
«E’ un azzardo – spiega Giorgia Bronzini – se ci basiamo sul disegno del Giro di quest’anno. Se io fossi un corridore che vuole fare classifica non li preparerei entrambi. Per me è difficile essere al top in tutte e due gare. Non ci sarebbe il tempo necessario per recuperare a dovere, magari facendo un’altura fatta bene e rientrare senza essere imballati. Poi è ovvio che se in squadra hai una come la Van Vleuten allora non ti devi nemmeno porre il problema. Lei è l’unica al momento che può fare l’accoppiata».
La 38enne piacentina prosegue il suo ragionamento: «Se invece fossi una cacciatrice di tappe allora penso che sarebbe possibile fare bene al Giro e al Tour. Però bisogna considerare anche la pressione mentale che hanno queste gare. Per questo motivo se fossi una velocista ne sceglierei una e punterei a fare risultato in Norvegia nell’altra corsa a tappe World Tour (la neonata Battle of the North dal 9 al 14 agosto, ndr). Importante ma meno stressante».
Per essere competitivi bisognerà anche fare del turn-over nelle formazioni. Su questo aspetto la Bronzini termina la sua osservazione: «Penso proprio che sarà indispensabile. Qualcuno comunque farà entrambe le gare. Ad oggi io ho in mente di fare una rotazione di corridori e di ruoli. Chi andrà in Italia per fare risultato poi potrebbe andare in Francia ad aiutare le compagne o viceversa. Poi vedremo naturalmente come sarà la nostra condizione generale in quel periodo».
Arzeni ottimista
La pensa diversamente invece Davide Arzeni, che non ha dubbi: «Per me è possibile fare molto bene in entrambe le gare, sia puntando alle tappe che alla generale con la stessa atleta. Il ciclismo femminile non è come quello maschile. Sì, c’è stress anche da noi ma non come ai loro livelli.
«La Van Vleuten secondo me non avrà problemi a correre Giro e Tour puntando alla vittoria finale. Ne è capace, le ho visto vincere gare da sola contro tutto il gruppo. Però non ci sarà solo lei, anche la stessa Longo Borghini sarà molto competitiva. Detto questo, io porterei sempre una velocista in una gara a tappe perché se non fa lo sprint può aiutare una capitana in pianura».
«Noi – conclude il “Capo” della Valcar – non abbiamo l’atleta per la generale come altre squadre, che possono portarne una diversa dall’altra tra le due corse. Puntiamo più alle tappe e con Consonni, Persico, Sanguineti o altre possiamo farcela. Certo, un po’ di classifica nelle prime dieci o quindici posizioni potremmo farla ad esempio con la canadese Olivia Baril o la polacca Karolina Kumiega. Sono due ragazze nuove, ancora tutte da scoprire ma che mi hanno dato buone sensazioni quando le ho viste all’opera. In ogni caso anch’io penso che effettuerò qualche avvicendamento di ragazze e ruoli tra Giro e Tour».
Lastras: obiettivo doppietta
Inevitabilmente si arriva dove tutti sarebbero andati a finire. Annemiek Van Vleuten. Si sapeva che il suo nome sarebbe saltato fuori da tutte le considerazioni possibili. Sia la Bronzini che Arzeni (e forse non solo loro) vedono la fuoriclasse olandese – nonostante compirà 40 anni il prossimo ottobre – come principale (unica?) favorita all’accoppiata, con buona pace delle rivali più agguerrite. E Lastras, dalla sua dimora di San Martin de Valdeiglesias, cos’ha da dirci? Avverte già un po’ di pressione?
«Conquistare Giro Donne e Tour femminile con Annemiek è il nostro obiettivo – commenta il diesse della Movistar ed ex pro’ con la società spagnola dal 1998 al 2015 – lei si preparerà proprio come quest’anno per le Olimpiadi (oro nella cronometro, argento nella prova in linea, ndr). Sarà uno stimolo molto importante per lei, per le sue compagne e per tutti noi. Siamo e saremo pronti per affrontare al meglio questi appuntamenti».
Per Lastras è totalmente possibile correrli entrambi ad alto livello, puntando anche alle frazioni intermedie. Chiude così il suo pensiero.
«Si può grazie alla tecnologia, agli allenamenti e alla nutrizione che hanno fatto passi in avanti. Ora le cicliste sono più disposte a fare gli sforzi e quindi a correre gare così importanti e così ravvicinate. Possono tranquillamente raggiungere anche tre picchi di forma in una stagione.
«Sarà comunque fondamentale fare anche un mix tra recupero e riattivazione. E cambierò qualche ragazza tra Giro e Tour, più o meno metà squadra, per cercare di centrare anche le vittorie di tappa, come ad esempio Emma Norsgaard in Francia».