Nibali saluta. Vincenzo accolto dai suoi sul traguardo

09.10.2022
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Sono le 16:33 di sabato 8 ottobre 2022 Vincenzo Nibali taglia il traguardo del Giro di Lombardia e conclude la sua carriera. I suoi uomini sono tutti dietro la linea d’arrivo che lo aspettano. Camminano, confabulano e anche se non lo ammettono apertamente sono emozionati. Si chiude un ciclo. Un pezzetto di vita piena di tante emozioni.

Michele Pallini, Emilio Magni, Federico Borselli… sono tutti vicini. Allungano il collo per vederlo spuntare. «Eccolo, Eccolo…», dicono in coro e gli vanno vicino. Poi solo tanti abbracci e poche parole. Bastano gli sguardi e quelle strette di mano. C’era persino Geoffrey Pizzorni, che di Nibali è stato addetto stampa per qualche anno. Geoffrey, che è ora alla BikeExchange Jayco, ci si ritrova per caso però resta lì anche lui.

Martino emozionato

«Eh – sospirava Giuseppe Martinelli alla vigilia – ci siamo. Uno dice: “Ma lo sai dai sei mesi che lascia”. Ma intanto vai avanti e pensi sempre che siano sei mesi e invece il momento è arrivato. Ammetto che è un po’ particolare.

«Sono stati tanti anni insieme. E il fatto che Vincenzo abbia voluto finire qui la sua carriera per me conta molto. Io credo che lui sia voluto tornare all’Astana Qazaqstan perché qui si sente in famiglia. Non ha mai criticato gli altri team in cui è stato, ma qui ha detto che si sentiva a casa. Tante volte anche io lo chiamavo non da direttore sportivo, ma per sapere come andavano le cose. Quando andò via parlammo a lungo affinché io potessi seguirlo. Mi voleva con sé».

I suoi uomini

Mentre Martino racconta, Gabriele Tosello è lì che prepara la sua ultima bici. La Wilier con la verniciatura speciale che ricorda i successi di Nibali nei grandi Giri.

“Toso”, che forse è il più indaffarato di tutti, dice che solo quest’anno gli avrà montato una trentina di bici. Ha invece perso il conto di tutte le altre nel corso degli anni.

«Io – dice Tosello – so solo che anche se era alla sua ultima gara anche oggi borbottava! Aveva questa bici nuova, sella nuova, manubrio nuovo… e cambiarla a ridosso del via di una gara così importante non lo rende felicissimo. Mi diceva: “Ma le misure? Hai ricontrollato tutto?”. Ci ha fatto solo 30 chilometri. Fosse stato per lui avrebbe di sicuro usato la sella “vecchia”». 

«Il momento è arrivato, avete visto? Sono 17 anni che sono con lui – racconta il dottor Magnisolo un anno non riuscii a seguirlo, avevo ancora il contratto con la vecchia squadra, ma poi l’ho raggiunto. Diciassette anni sono un bel pezzetto di vita. L’ho visto crescere».

Chi invece è una sfinge, che le emozioni non le sbandiera al vento è Michele Pallini, il massaggiatore. Siamo quasi certi, percezione nostra, che Michele più di tutti ha sentito questo momento. Ma anche lui fino alla fine è stato “sul pezzo”. Il via vai della vigilia per i massaggi fatti tardi per i tanti impegni con gli sponsor. I soliti preparativi. 

«Emozionato? Io lo sarò da domani», cioè oggi. 

Al lato del podio, appoggiato alle transenne, c’è Alex Carera. Ha un sorriso velato di malinconia. Ricorda quando lo conobbe. «Eravamo ai mondiali di Hamilton del 2003. Lo aiutai perché aveva dei problemi con una sella, cercava dei contatti con l’azienda. Gli dissi che ero un procuratore e che magari avremmo potuto collaborare. Da lì è nato tutto. Sono passati venti anni ragazzi…».

E Vincenzo?

Beh, anche lui forse è più emozionato di quel che dà a vedere. «Se sono emozionato? Pensa che ho dormito tutto il pomeriggio!», ci aveva detto in una battuta alla vigilia.

Nessuno meglio di lui, chiaramente, può conoscere le sue sensazioni. Covava questo ritiro già da un po’, lo ha reso pubblico durante il Giro e magari più di altri lo ha maturato, lo ha metabolizzato.

In tv ha detto che c’è stato un solo momento in cui si è reso conto davvero di concludere la carriera. Stava facendo il trolley prima di partire per il Lombardia. «Ho realizzato, mi sono fermato un attimo… ma poi ho continuato. Via, voltare pagina».

Ieri mattina a Bergamo si è goduto l’applauso della folla. La parata con Valverde tra gli applausi dei colleghi. Hanno sfilato tra due corde di canapa per recarsi in testa al gruppo. Eppure fino alla fine è stato professionale, così come Alejandro. Okay il fine carriera, ma prima c’era una corsa da fare. 

Nessuna lacrima da parte sua. Almeno non in pubblico. E’ Nibali. Lo Squalo ci ha regalato 17 anni di grande ciclismo, ci fatto saltare sul divano, ci ha fatto piangere per quella caduta di Rio, ci ha fatto sognare e qualche volta anche arrabbiare, come nel Giro 2019 quando per discutere con Roglic “regalò” la maglia rosa a Carapaz.

Ma i campioni sono questi. Baggio sbaglia un rigore nella finale dei mondiali. Coppi e Bartali pur di farsi la guerra arrivano ultimi. Tomba non partiva se la pista era rovinata. La grandezza passa anche da qui… se prima però si sono calcati i grandi podi. E Nibali li ha calcati eccome.